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Racconti Gay

Al parco col cane

By 9 Aprile 2020No Comments

NEL PARCO COL CANE -1

 

Avevo portato il cane a fare una passeggiata al parco, era il cane di mia sorella, me l’aveva lasciato perché doveva assentarsi per qualche giorno per lavoro.

Era un grosso e tenero cucciolone e con i suoi atteggiamenti mi fece capire che voleva uscire.

Lo portai al parco che era pomeriggio inoltrato ed era già buio, col freddo che la faceva da padrone non c’era nessuno in giro così liberai l’amico peloso lasciandolo libero di correre e scodinzolando si allontanò nel parco con me al seguito.

Ogni albero era il suo, ne sentiva gli odori e su ognuno alzava la zampa per segnare il territorio anche se non ne aveva più neanche un goccio con cui segnarlo.

Si diresse verso una macchia di grosse con me sempre dietro, a ridosso della siepe vidi un uomo intento a guardare tra la siepe, pensai che stesse cercando qualcosa ma avvicinandomi ulteriormente mi sembrò evidente che invece stesse spiando qualcuno oltre la siepe.

Sentì i miei passi e si voltò, mise il dito indice sulla bocca per dirmi di stare zitto e sempre con dei cenni mi fece capire di guardare anch’io tra la siepe.

Curioso ma diffidente mi avvicinai con circospezione, vidi che non c’era pericolo e guardai, nella semi oscurità c’erano due persone in una posa che non lasciava dubbi, stavano facendo sesso, una a 90 gradi e l’altro dietro che la possedeva.

Rimasi di stucco e mi voltai verso lo sconosciuto, questi sempre col dito sulla bocca mi fece segno di non fare rumore e mentre mi giravo per guardare con la coda dell’occhio vidi che si stava masturbando.

Rimasi basito, non credevo ai miei occhi, era talmente preso che non si accorse che lo stessi guardando da tanto era preso dalla scena dei due che fottevano.    

Poi sentimmo dei versi, erano dell’uomo che aveva accelerato i colpi e stava venendo.

Quando si staccarono potei vederli bene, erano entrambi uomini,  quello che era sotto si mise ritto, si girò verso l’altro e tenendosi il cazzo duro in mano attese che l’altro si abbassasse e glielo prendesse in bocca.

Senza staccare gli occhi dalla scena lo sconosciuto allungò la mano e me la mise sul culo, prontamente e in malo modo gliela scostai.

Mi guardò con uno sguardo libidinoso che mi gelò e per niente intimorito mi prese per il polso e mi mise in mano il cazzo fino a che riuscii a liberarmene e prontamente mi allontanai.

In quel momento sentii degli altri versi e lui cacciò subito la testa tra la siepe e così feci anch’io, stava godendo pure l’altro e quando finirono mentre stavo per allontanarmi lo sconosciuto mi venne vicino e sussurrando mi disse che se volevo quella sera lui sarebbe stato li alle nove.

Non gli risposi, misi il guinzaglio al cane e me ne andai.

Lungo il percorso di ritorno pensai a quello che era successo e al fatto che quel cretino mi avesse messo il cazzo in mano, senza pensarci sollevai la mano e portai il palmo alle narici per odorarlo.

E lo sentii, aveva un odore strano, forse acro che non avevo mai sentito.

Arrivato a casa andai in bagno per lavarmi le mani ma prima di farlo volli ancora sentire quell’odore e sapendo da dove proveniva mi ritrovai senza volerlo con il cazzo in tiro.

Mi lavai le mani e l’odore sparì, mangiando pensavo a quel cretino nel parco e mi chiedevo come si fosse permesso di fare ciò che aveva fatto, ero seccato.

Mi sedetti sul divano e pensai agli altri due dietro la siepe e a cosa avessero fatto e automaticamente mi venne da pensare anche allo sconosciuto, più ci pensavo e più l’incazzatura si affievoliva fino a che cominciai a pensare alla sensazione che ebbi quando me lo mise in mano.

Nonostante fosse duro tenerlo in mano aveva un che di morbidezza e me n’era rimasto il ricordo e pensarlo non mi dava più repulsione, portai la mano al naso per sentirne ancora una volta l’odore ma fu inutile e quasi mi pentii di averle lavate.

Erano quasi le nove, misi il guinzaglio al cane che scodinzolò come sempre di gioia e uscimmo per andare al parco.

Girai un po’ in giro e tenendo il cane con me guardavo di tanto in tanto verso la fitta siepe dove avevo incontrato lo sconosciuto per vedere se davvero fosse li, non vedendolo m’incamminai verso la siepe e aggirandola mi portai dall’altra parte dove poche ore prima avevo visto i due fare gli sporcaccioni.

Non l’avevo visto, sentii un colpetto lieve di tosse e voltandomi lo vidi seduto su una panchina in penombra.

Col capo mi fece un cenno di saluto che contraccambiai, lascia libero il cane e risi a guardarlo mentre scodinzolando felice trotterellava di qua e di la restando nei paraggi.

Ti chiedo scusa per oggi disse lo sconosciuto rivolgendomi la parola, vieni siediti.

Non sapevo se farlo o meno, ci pensai un attimo poi mi sedetti.

Hai visto cos’hanno combinato oggi quei due? E’ difficile vedere certe cose l’inverno, di solito qui si aspetta la primavera per farli all’aperto.

Però mi sono eccitato tantissimo a guardarli scopare, tu no? Al solo pensarlo mi viene ancora duro, a me piace tirarlo fuori quando fa freddo e scappellarlo per sentire l’aria fredda accarezzarlo, hai mai provato chiese mentre si apriva la lampo dei pantaloni.

Feci finta di nulla e risposi che mi era capitato spesso di farlo quando stavo pescando e mi scappava la pipì.

E ti piace vero disse mentre tirava fuori il cazzo. Ora che lo vedevo bene devo dire che era un vero portento e di dimensioni superiori alla media.

Guarda disse tenendoselo in mano, ora la cappella è coperta ma adesso la faccio uscire e già so che proverò piacere nel sentirla avvolgere dall’aria fredda. Fece scorrere in giù il prepuzio e vidi uscire la grossa e lucida cappella violacea.

Ah che bello disse, hai le mani fredde o calde domandò.

Fredde risposi pensando che al contrario mi potesse chiedere di scaldarglielo.

Allora scaldale disse e prendendomi la mano se la portò sul cazzo svettante, senti com’è caldo, e un attimo dopo mi ritrovai con la sua nerchia virile in mano.

Questa volta non feci neanche finta di resistere e quando mi lasciò il polso la mia mano rimase stretta su quell’asta pulsante e calda.

Guardandolo in viso vidi il suo sorriso compiaciuto poi mi prese per il polso e guidò la mia mano su e giù a fargli una sega.

No dai gli dissi senza convinzione cercando di fermarmi.

Perché che male c’è disse, è per questo che sei tornato stasera, non c’è niente di male a darsi e tra l’altro non c’è nessuno che ci vede.

Avevo il cuore in gola tanto che pensai che potesse sentirli anche lui i battiti del mio cuore che riempivano le mie orecchie, mi guardai intorno e sinceratomi che eravamo soli mi misi a menargli il cazzo, mi piaceva sentirlo scorrere pulsante nel palmo della mano e più lo facevo, più mi piaceva.

I minuti passavano e lui non dava nessun segno di venire e avevo il braccio indolenzito a furia di menarlo.

Dai disse mettendomi una mano sulla nuca prova a dargli un bacetto, vedrai che apprezzerà molto e lo aiuterai a venire.

Ne parlava come di una terza persona.

No, questo no risposi, non l’ho mai fatto.

C’è una prima volta per tutto disse, hai provato a fare quello che stai facendo e mi sembra che ti piaccia giusto?

Si risposi, mi piace.

Bene, ora hai l’occasione e potresti provare, potrebbe essere un’unica occasione, prova, se ti piace bene altrimenti smetti.

Provavo vergogna e tenevo lo guardavo basso, guardavo la mia mano che scorreva lenta sul tronco di carne pulsante e sentendomi attratto mi abbassai.

Percepii subito l’inconfondibile odore di eccitazione, la cappella era umida di liquido pre eiaculatorio e una goccia biancastra appena uscita brillava calda sulla cappella.

Non so dove presi il coraggio ma aprii le labbra e avvolsi la cappella con la bocca, e come se fosse mia consuetudine presi a succhiare la grossa cappella.

Evidentemente lo eccitai al massimo perché subito dopo mi accorsi dai suoi versi che stava per venire e qualcosa in me aveva deciso che sarei andato avanti fino alla fine.

Attento disse lui, sto per venire.

Mi concentrai ancora di più, rallentai il ritmo e lo avvolsi bene continuando a succhiarlo fino a che lo sentii indurirsi, si gonfiò ancora di più e cominciò a fremere tra le mani, e accompagnati da versi gutturali sentii i primi fiotti di sborra seguiti subitaneamente da altri fino a che non sentii la bocca piena.

Lo tenni in bocca fino a che smise di fare versi in contemporanea alla cappella dalla quale non usciva più una goccia, l’avevo prosciugato.

Staccandomi tenni le labbra ben serrate per non sporcarlo col suo stesso sperma, mi spostai e sputai in terra quanto avevo in bocca, ma ciò non tolse che non volendo ne ingerii un po’, non mi schifai perché il sapore non era cattivo.

Ci ricomponemmo, richiamai il cane e gli misi il guinzaglio, lui mi allungò un biglietto da visita e mi disse di farmi vivo quando volevo e visto che mi piaceva la pesca disse di avere una casa galleggiante ormeggiata sul Po nei pressi di Pavia dove avremmo potuto organizzarci e passarci un week end.

Ma questo lo leggeremo nel prossimo racconto…      

 Sono graditi commenti  krakatoanew@gmail.com

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