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Racconti Gay

Cinema galeotto

By 9 Febbraio 2009Dicembre 16th, 2019No Comments

Sabato sera, dopo quasi cinque anni che non ci vedevamo, ho incontrato per caso un mio vecchio compagno di classe. Eravamo in un cinema, entrambi soli, a guardare Milk, l’ultimo film di Sean Penn.
All’uscita, increduli per lo strano incontro, ci siamo accordati per una birra in un vicino pub.
Tra una chiacchiera e l’altra arrivarono le due e il gestore del locale (eravamo rimasti gli unici clienti) ci fece notare che doveva chiudere.
Imbarazzati salutammo ed uscimmo. Ma era troppo tardi perché io prendessi il treno per ritornare a casa, così Fausto, così si chiama il mio compagno, mi invitò a trascorrere la notte a casa sua.
Da qualche anno infatti, mi disse, aveva preso un miniappartamento in centro a Mestre nel quale viveva da solo.
Accettai l’invito e salimmo in macchina. Giunti a casa sua chiesi il permesso di farmi una doccia calda.
Mi condusse al bagno e mi diede un asciugamano. Mi chiese se gradivo una tisana per rilassarmi ed accettai di buon grado. Uscì ed andò a prepararla. Nel frattempo io mi docciai per bene, mi asciugai e, memore di non avere un cambio, mi avvolsi l’asciugamano attorno ai fianchi.
Fausto mi accolse in pantaloncini corti e a torso nudo.
Aveva un bel fisico scolpito da ore di palestra ed esercizi.
Sorseggiammo in tranquillità la nostra tisana e chiacchierammo ancora un po’.
Giunte ormai le quattro decidemmo di andare a dormire. Scusandosi mi disse che non aveva molte stanze e che, essendo il divano molto scomodo, mi sarei dovuto accontentare di dividere il letto con lui. Imbarazzato gli dissi che, non avendo un cambio, avrei dovuto dormire nudo.
Con la massima serenità mi rispose con un sorriso che non c’era nessun problema.
Giunti in camera mi tolsi l’asciugamano dalla vita e mi infilai sotto le coperte. Stupefatto vidi Fausto togliersi i pantaloncini e rimanere nudo davanti a me. Aveva un bel uccello che cadeva pesante su due testicoli grossi e gonfi. Pur essendo in stato di riposo, aveva delle dimensioni spaventose. Credo che, già in quello stato, misurasse almeno una dozzina di centimetri.
Si infilò sotto le lenzuola e, cogliendo l’imbarazzo nel mio volto, mi disse che non voleva farmi sentire a disagio. Risposi che il suo tentativo non era stato molto efficace e scoppiammo a ridere entrambi. Fausto poi spense la luce e si mise a dormire. Ma la visione di quel corpo, che sembrava uscito dalle pagine di una rivista porno, mi impedì di chiudere occhio.
Mi girai dandogli le spalle, con la speranza che questo servisse a togliermelo dalla testa. Provai a chiudere gli occhi ma la visione del suo membro mi opprimeva.
Mi girai nuovamente verso di lui e vidi che si era scoperto. Il suo uccello adagiato in tutta la sua lunghezza lungo il fianco sinistro sembrava invitarmi a saggiarne la consistenza.
Mi misi seduto sul letto a gambe incrociate. Il desiderio saliva e si era concretizzato in un uccello teso e duro come non mai. Allungai una mano e mi fermai a qualche centimetro dal suo uccello. Avevo il timore che si svegliasse e mi buttasse fuori casa. Ma il desiderio continuava a salire, sentivo il sangue circolare vorticosamente intorno al cervello, tanto da annebbiarmi la vista.
Non ce la facevo più. Cedetti alla tentazione e toccai quel pezzo di carne. Era bollente. Lo sentii crescere un po’ sotto il mio tocco. Delicatamente lo presi in mano e, sempre con delicatezza, lo scappellai. Lo vidi crescere molto più rapidamente. Si stava indurendo ad una velocità incredibile. E cresceva paurosamente. Saranno stati almeno venti o ventidue centimetri di carne tra le mie mani e ancora non accennava a fermarsi.
Quando avvertii che fu bello teso la misura che mi trovai davanti mi fece trasalire. Saranno stati almeno venticinque i centimetri nei quali si sviluppava la lunghezza. E la circonferenza era tale che le mie dita non riuscivano a stringere completamente quel bastone.
Comincia a muovere la mano su e giù e sentii un lamento provenire da Fausto che, ancora addormentato, si abbandonava al piacere che la mia mano gli stava procurando. Sempre guardandolo e continuando la mia sega, cambiai posizione mettendomi in ginocchio, mi abbassai su quella nerchia e la imboccai.
Una piccola goccia di liquido preseminale inebriò il mio palato e aumentai la foga. Quel sapore di maschio che avvertivo tra le labbra mi fece perdere il controllo della situazione. Pompai con foga e, quando in un attimo di lucidità, guardai verso Fausto, lo vedi sollevato sulle braccia intento ad osservarmi soddisfatto.
Mi afferrò e mi fece girare col sedere verso di lui.
Sentii la sua lingua lubrificarmi il buchino mentre due dita si insinuavano all’interno allargandolo e preparandolo ad accogliere l’ospite che di lì a poco si sarebbe presentato.
Quando fu ben lubrificato estrasse il suo cazzo dalla mia bocca e, con un colpo secco, mi penetrò.
Un dolore lancinante mi fece stramazzare col viso sul letto. Ma le mie anche, ben sorrette dalle braccia muscolose di fausto, mantennero il mio culo incollato al suo ventre. Prese a muoversi lentamente dentro di me e, poco a poco, il dolore si trasformò in piacere, sempre più intenso e sempre più avvolgente.
Sentivo l’orgasmo montarmi dentro impetuoso.
Dopo neanche dieci minuti di scopata furiosa, venni con un getto prorompente che macchio tutte le lenzuola.
Fausto si staccò da me e, piantandosi davanti al mio viso, prese a masturbarsi selvaggiamente.
Mi venne in faccia con due o tre potenti getti.
Cademmo sul materasso stremati ma appagati.

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