Skip to main content
Racconti Gay

clisma terzo episodio

By 26 Giugno 2014Dicembre 16th, 2019No Comments

Clisma terzo episodio

Arrivai finalmente a casa, stanco ma soddisfatto, il culo mi bruciava ancora per via della penetrazione violenta ed improvvisa di Sandro.
Dopo una doccia abbondante ed un pasto veloce, mi sdraiai sul letto di schiena a cosce aperte e lubrificai con abbondante crema lenitiva,- che mi aveva preparato una amica che aveva una erboristeria- il buco del culo lievemente dilatato dalla precedente inculata.
Delicatamente infilai due dita piene di crema in culo, massaggiando lo sfintere che si faceva dilatare con facilità, in rapida successione riuscii ad infilare quattro dita, poi presi un plug , di dimensioni discrete, nel punto di massima larghezza arrivava a venti centimetri di circonferenza , circa sei di diametro e pian piano lo infilai su per il retto.
Dopo un attimo di adattamento mi alzai dal letto sempre con il dilatatore infilato e tenuto in situ dalla sua stessa forma, ed infilatomi degli slip molto stretti , che usavo solo per l’occasione mi preparai per andare a dormire.
Tardai un po’ ad addormentarmi per via del plug che mi dilatava il buco del culo, ma la stanchezza ebbe il sopravento e ben presto mi abbandonai nelle braccia di Morfeo.
L’indomani mattina mi svegliai presto e dopo un caff&egrave nero mi accinsi a farmi una doccia, mi sfilai gli slip e il plug scivolò sul pavimento uscendo senza difficoltà dal mio buco ormai dilatatissimo.
Mi controllai con uno specchio e vidi con soddisfazione che il mio buco rimaneva bello dilatato. Dopo aver evacuato, e dopo una doccia, mi cosparsi di crema e mi recai in ambulatorio.
Elena era già arrivata, aperte le finestre per cambiare l’aria, si avvicinò con aria indagatrice per chiedermi cosa era successo in ambulatorio dopo che era uscita.
Non feci in tempo a rispondere che già il primo paziente si presentò puntualissimo per la visita, per fortuna le visite la mattina erano poche, ma tutte piuttosto impegnative, per cui il tempo volò in un attimo.
Puntuale alle dodici arrivò Sandro che fu ricevuto da Elena, che subito lo indirizzo nella seconda sala delle visite, lo fece sdraiare in posizione ginecologica e si apprestò a raderlo.
Dalla mia scrivania potevo vedere che il massaggio sui genitali e sul buco del culo con la mano piena di schiuma iniziava a eccitare Sandro infatti , il suo cazzo cresceva a vista d’occhio.
Con mano esperta iniziò a radere il ragazzo prima sul pube poi i testicoli,poi fu la volta dell’interno cosce ed infine la regione perianale, durante queste manovre il cazzo del ragazzo veniva spostato con noncuranza dalla mia assistente.
Terminato di rasare prese un asciugamano e pulì la schiuma che era rimasta, e in un lampo si infilò con ingordigia il cazzo in bocca, non senza aver prima infilato un dito in culo a Sandro.
Mi avvicinai piano con il tubetto di crema in mano e lo porsi ad Elena, che continuava imperterrita con i giochi di lingua sulla cappella, cercando di infilare la punta nell’uretra.
Dopo essersi ben unta la mano iniziò ad infilare le dita in quel culo dilatato che per l’eccitazione si dilatava sempre più.
La mano ormai entrava con facilità, legata anche al fato che Elena aveva le mani piccole, il tutto eccitava sempre più Sandro che spingeva il culo in fuori, mentre la bocca perversa di Elena continuava a tormentargli la punta del cazzo che aveva raggiunto dimensioni mostruose per l’eccitazione.
Elena sfilò la mano dal culo, mi guardò, ed ad un mio cenno di assenso con la testa la chiuse a pugno e di colpo la infilò tutta dentro senza mai smettere di spompinare.
Sandro con un urlo venne in bocca della mia assistente che da brava non si lasciò sfuggire neanche una goccia.
Lentamente sfilò il pugno dal culo e alzatasi si diresse verso di me,
‘ lo hai gia aperto tu vero?’ mi disse. In poche parole le spiegai cosa era accaduto la sera prima, dicendole che ora avevo preferito non partecipare per paura di fare cilecca la sera all’incontro con Maria e Flavio.
Sandro venne congedato dopo aver fissato l’appuntamento per il lunedì sera, chiudemmo l’ambulatorio e andammo a pranzo.
Il pranzo piacevole come sempre, come quando si &egrave in compagnia di una persona splendida come la mia assistente,lo passammo stuzzicarci sessualmente , provando a pensare a come trattare la coppia di amici che stavamo per ricevere.
Durante una pausa del pranzo, mentre Elena era in bagno mi venne in mente come l’avevo conosciuta, allora più giovane lavoravo ancora in ospedale, e durate un turno di notte venni chiamato al Pronto Soccorso per vedere una persona che stava male, il collega non aveva voluto dirmi nulla al telefono.
Arrivai il più presto al Pronto Soccorso e li trovai una giovane ragazza che singhiozzava nascondendosi il viso.
Il collega mi informò che la giovane si era infilata una bottiglietta nel retto e non riusciva più a toglierla, e che la vergogna la stava sommergendo.
Mi avvicinai alla ragazza che piangeva con la testa coperta e le spiegai che ci saremmo dovuti trasferire in reparto dove sarei riuscito meglio a rimuovere l’oggetto.
La giovane venne trasferita in reparto in barella fatta entrare in medicheria, chiamai una delle infermiere di turno la notte, Elena appunto, e brevemente le spiegai come avremmo agito.
Prima di tutto posizionammo una flebo con del Valium per rilassare la muscolatura anale, poi messa la donna di fianco con le gambe raccolte in posizione fetale, infilai un paio di guanti, presi una pinza e facendola scorrere sul dito che avevo gia infilato nell’ano della ragazza afferrai la bottiglia infilando una branca delle pinze dentro ed una fuori, senza stringere per non rompere la bottiglia iniziai a fare trazione verso l’esterno, ma la ragazza era ancora contratta, e persi la presa.
Allora Elena si avvicinò si tolse i guanti e senza dire nulla iniziò a carezzare il clitoride della giovane dopo averle aperto le gambe, la manovra ebbe l’effetto desiderato infatti, la ragazza si rilassò e riuscii a sfilare per metà la bottiglia fino al primo restringimento.
A questo punto presi la bottiglietta di Cocca Cola con la mano per sfilarla del tutto, ma la ragazza afferrandomi la mano mi costrinse a stare fermo. Elena intanto continuava a titillare la clitoride e ai primi gemiti afferrò saldamente la bottiglietta e di colpo la tolse per poi ripiantarla dentro il culo che non aveva fatto un tempo a chiudersi. Visibilmente eccitata, rossa in viso continuava a spingere la bottiglia dentro e fuori del culo della ragazza che aveva sostituito le lacrime con un sorriso. Stupito assistevo eccitato alla scena, la giovane prese il mio cazzo duro che premeva sui pantaloni della divisa, e tiratolo fuori inizio un pompino meraviglioso, Elena alla vista del mio cazzo si eccitò ancora di più aumentando la velocità con la mano che stantuffava il culo della ragazza che dilatando all’inverosimile il culo si prendeva dentro di se la bottiglia e parte della mano che la stringeva.
Venimmo tutti e tre quasi contemporaneamente, e dopo esserci ricomposti diedi alla ragazza una pomata per lenire il dolore e le raccomandai caldamente di non infilare più degli oggetti che potevano sfuggirgli dentro, e in ogni caso le diedi il numero del mio cerca persone, mentre lei mi diede il suo numero di casa.
Elena intanto era ancora sconvolta e si era seduta sul lettino con un aria da ebete, una volta uscita la ragazza mi prese le mani e piangendo mi chiese di perdonarla, che non sapeva cosa le fosse successo, che non lo aveva mai fatto, che non lo avrebbe più fatto, e che non poteva perdere il posto e così via.
La ascoltai in silenzio, le spiegai che quello che aveva fatto era gravissimo ma che se la paziente aveva gradito e, se eravamo riusciti a rimuovere la bottiglietta era grazie alla sua iniziativa, anche se stava cercando di sfondarla infilandole la mano.
Diventammo complici in moltissime cose, mi piaceva lavorare con le ed anche Elena prima di compilare gli orari verificava che ci fossi io di turno. Chiaro che non ci capitarono più episodi del genere ma diversi episodi a sfondo sessuale ci videro protagonisti nelle lunghe notti in Ospedale, fino a quando non mi misi in proprio con un mio ambulatorio,ed Elena mi chiese di seguirmi visto che avevo bisogno di una infermiera ‘assistente- segretaria.
In effetti non avevo bisogno di lavorare, quello che avevo era più che sufficiente, ma il contatto con la gente, di quello si che avevo bisogno, e tra l’altro ero considerato un bravo medico.
Elena rientrata dal bagno mi riportò alla realtà chiedendomi se mi ricordavo di fra Paolo, un giovane frate francescano che era rimasto vittima di un incidente stradale e che io avevo dovuto cateterizzare poiché a seguito di una frattura del femore non si poteva spostare dal letto ed aveva problemi ad urinare nel pappagallo, aveva un uccello talmente lungo che gli arrivava alla valvola del catetere, ed un orifizio uretrale molto largo.
Quando mi ero licenziato dall’ospedale lui era ancora ricoverato, ed ero andato a salutarlo, ma quando alla dimissione gli avevano rimosso il catetere, non riusciva più ad urinare spontaneamente, e dopo due cateterismi in urgenza al Pronto Soccorso, Elena gli aveva suggerito di venire a visita da me.
Quando si presentò per l’appuntamento, visto che era in ritenzione decisi di cateterizzarlo, lo feci coricare sul lettino e dopo avergli disinfettato il pube ed il pene gli infilai un catetere n’ 20 gonfiai il palloncino con circa 40 cc di fisiologica e collegai il tutto ad una busta, l’intenzione era di rimuoverlo dopo il completo svuotamento della vescica, ma il frate alzandosi dal lettino mise il piede sulla busta con il risultato che si sfilò il catetere con il palloncino gonfio.
Preoccupato mi alzai dalla sedia e mi diressi verso il frate, che con tutta calma aveva raccolto il catetere e si era seduto di nuovo sul lettino con una erezione che incominciava a fargli crescere il cazzo asinino.
Con lo sguardo basso mi confessò che quella era una pratica che usava da diverso tempo per eccitarsi si infilava un catetere e dopo aver gonfiato il palloncino lo sfilava lentamente. Lo informai dei danni che poteva farsi all’uretra ma capii che stavo sprecando il mio tempo.
Il frate si stava lentamente accarezzando il grosso e lungo cazzo, quando suonarono alla porta dell’ambulatorio; era Elena che si era licenziata e prendeva servizio presso di me.
Alla vista del cazzo del frate si gettò come una lupa affamata, prendendoli il cazzo in bocca, e stringendoli le palle, il frate a tale trattamento non resistette a lungo e dopo un paio di colpi venne in bocca di Elena copiosamente.
Elena per prima aveva capito che l’uomo era un masochista e che gli piaceva sentire dolore, continuando a spompinarlo gli torceva le palle stringendole con la mano destra mentre con due dita della sinistra gli frugava il culo.
Il frate abbandonata ogni inibizione gemeva mostrando una generosa erezione che non accennava a diminuire, velocemente mi spogliai e gli diedi il mio cazzo da succhiare.
Si vedeva benissimo che non era nuovo a tali manovre, perché succhiava con perizia inusuale che solo chi ha molta pratica può avere.
Elena intanto aveva abbandonato le palle di fra Paolo e si frugava la fregna infilandosi tre dita dentro con un rumore di sciacquettio che ci faceva capire come godeva, tolsi il mio cazzo dalla bocca del frate e mi spostai dietro di lei infilandole di colpo il cazzo dentro. Mentre la scopavo Elena continuava a leccare e succhiare il grosso cazzo, che a malapena entrava nella sua bocca, e a infilare le dita in culo al frate.
Ad un certo punto Elena sfilò le dita dal culo dell’uomo ed impugnando il cazzo con la destra infilò l’indice della mano destra nell’orifizio uretrale, il frate si contorse tutto e il suo cazzo diventò ancora più grosso, la ragazza allora infilò anche il medio fino alle nocche mentre il frate diventava paonazzo e iniziò ad eruttare una quantità enorme di sperma che ci colpì in faccia, io venni in figa ad Elena mentre mi leccavo lo sperma che scivolava sulle mie labbra. Mi sfilai da dentro di lei e iniziai leccare quel cazzo stupendo mentre Elena lo reggeva e lo leccava insieme a me, la finimmo che mi scopai il frate che a sua volta inculava la mia futura assistente.
IL pranzo era terminato, e ci recammo insieme nell’ambulatorio, ed Elena iniziò a preparare il tutto per l’esame di Maria, (ancora non le avevo detto nulla ), quando suono alla porta Flavio che era arrivato prima della moglie, su mia richiesta per iniziare a conoscere Elena.
Invitai Flavio ad accomodarsi e finsi che avesse un problema alle emorroidi, ed invitai Elena a prepararlo, lo fece distendere sul lettino ma , non contenta della posizione lo mise in posizione genu-pettorale, ed infilatasi un paio di guanti iniziò a lubrificare l’ano aspettando il mio arrivo.
Intanto Maria era arrivata e senza suonare, aspettava che io le aprissi la porta, scivolò dentro l’ambulatorio e le feci vedere il marito che già in posizione veniva lubrificato a dovere da Elena.
Lasciai Maria dietro il paravento e mi avvicinai ai due, e sostituendomi ad Elena iniziai a massaggiare il culo di Flavio, che in evidente stato di eccitazione spingeva indietro il culo.
Chiesi ad Elena di aiutarmi nel massaggio e prendendole la mano feci infilare due dita dentro il culo del mio amico, con quattro dita dentro Flavio, sempre spingendo il sedere il fuori ci incitava a sfondarlo di più.
Intanto Maria era uscita allo scoperto e nuda si avvicinò a noi, cogliendo Elena di sorpresa, infilandole due dita in figa da sotto la gonna, facilitata dal fato che la mia assistente per mio volere non portava mai le mutande se non quando aveva le mestruazioni.
La sorpresa era riuscita in pieno, Elena felice e sorridente apri di più le gambe per permettere una migliore introduzione delle dita a Maria, mentre continuava a infilare la mano in culo a Flavio, che dal canto suo la incitava sempre di più a sfondarlo con tutta la mano.
Elena eccitatissima fistava Flavio a pugno chiuso ormai, riceveva la mano intera di Maria nella sua figa ed io non sapevo se scoparmi il culo di Elena o di Maria, optai per quest’ultima, e con un colpo deciso la infilai di colpo, eravamo come una catena di montaggio, il mio colpo si ripercosse su Maria che infilò di più la mano nella figa di Elena che a sua volta infilò di più il braccio nel culo di Flavio, era incredibile, il braccio infilato fin oltre il gomito.
Decisi di aprire il culo a Maria, tolsi il mio cazzo e iniziai ad infilare le dita, Maria che era abituata a grosse dilatazioni si spinse indietro schiudendo le gambe per facilitarmi nell’impresa, in breve riuscii ad infilare la mano come il sabato precedente tutta dentro fino al polso, a questo punto mentre Elena, con la mano di Maria che entrava ed usciva sempre più velocemente dalla sua figa, si accingeva ad infilare anche la seconda mano in culo a Flavio, che con occhi chiusi si faceva una sega spingendo indietro il culo ed accompagnando Elena nei suoi movimenti.
Ormai la mia mano era tutta dentro, chiusi il pugno e continuai ad aprire Maria, la dilatazione aveva raggiunto delle dimensioni spaventose, come sfilavo il pugno una piccola parte di retto la seguiva, decisi allora di unire alla prima l’altra mano, pian piano riuscii a farmi strada e Maria con un grido si accasciò in preda ad un orgasmo violento, ne approfittai per infilare ancora più in fondo le mie mani, riuscendo ad arrivare fino a metà degli avambracci.
Anche Elena e Flavio vennero urlando e sborrando abbondante-mente, mentre io non ancora pago e con il cazzo ancora duro sfilai le mani dl culo di Maria e gli infilai il cazzo in figa.
Caldissima e abbondantemente bagnata mi accolse con gioia e inizio a muoversi Flavio intanto liberato da Elena si inginocchiò sotto di noi leccando la figa alla moglie e leccandomi il cazzo nella porzione che rimaneva fuori.
Elena intanto dopo essersi lavata si cambiò i guanti ed iniziò a infilarmi due dita in culo, scopare ed essere scopato, era una cosa fantastica, purtroppo al quarto dito venni dentro Maria e la nostra serata si concluse così.
Continua’..

Le giornate scorrevano noiose, ogni tanto mi capitava di vedere qualche paziente strano, o ben dotato ma vuoi l’etica professionale, vuoi per il fatto che non potevo rovinarmi la reputazione solo per qualche scopata anche se qualcuno in tutta sincerità mi tentava.
Come quel signore, tal Marco S***** che era stato inviato nel mio studio dal mio ex primario, il sig. S**** era affetto da una ragade anale fastidiosissima, ma non voleva farsi operare in un reparto ospedaliero in quanto personaggio noto nel nostro ambiente, e si vergognava farsi vedere con il culo in aria in sala operatoria, da persone che lavoravano per lui o sotto di lui.
Lo ricevetti, nonostante non avessi più spazio in agenda un pomeriggio, solo perché il mio ex primario aveva insistito tanto, lo feci accomodare nella sedia davanti alla mia scrivania ed iniziai a raccogliere l’anamnesi, poi dopo le domande di rito, lo invitai ad abbassarsi i pantaloni e sdraiarsi sul lettino.
Con la coda dell’occhio, mentre si spogliava , vidi un cazzo con una parziale erezione, con fare professionale facendo finta di niente, mi avvicinai e infilatomi un paio di guanti iniziai l’esplorazione rettale, l’erezione si fece più marcata, dopo averlo visitato accuratamente e confermata la diagnosi, gli proposi l’intervanto che potevo effettuare anche subito senza dolore e ricoveri, il sig. S***** ci pensò un attimo e acconsentì all’intervento.
A questo punti gli feci firmare una liberatoria, il consenso informato , dove veniva spiegato tutto, il tipo di intervento, le contro indicazioni , i rischi, e così via.
L’intervento durò meno di due minuti senza perdite di sangue, il dolore nullo perché l’intervento eseguito in anestesia locale.
Al termine lo feci rialzare dal lettino, l’erezione sempre più grossa, nonostante la tensione, lo mise un po’ in imbarazzo, ma facendo finta di nulla gli diedi la terapia da eseguire a domicilio per tre giorni e lo congedai non dopo avergli dato il mio numero del cellulare per ogni evenienza.
A mio modesto parere il sig. S**** godeva da matti ad infilarsi qualche cosa in culo, anche se non lo confessava apertamente la sua erezione parlava da sola.
Dopo qualche giorno ricevetti una telefonata da fra Paolo che mi chiedeva se potevo passare da lui quella sera perché aveva un problema e voleva parlarmene, dopo un veloce controllo degli appuntamenti della serata confermai l’appuntamento per le ore venti nel suo convento .
Arriva con un po’ di anticipo rispetto all’orario previsto e rimasi in macchina davanti alla porta d’ingresso del convento, quando vidi un giovane che poteva avere si o no 19- 20 anni che si avvicinava guardandosi intorno con fare guardingo, biondino efebico esile minuto , bussò alla porta del convento, scesi velocemente dalla macchina e di diressi verso l’ingresso arrivando prima che la pesante porta si richiudesse alle spalle de giovane.
Il frate che aveva aperto la porta rimase un attimo interdetto, forse non mi aspettava così presto ma, mi fece accomodare nella sala d’aspetto mentre conduceva il giovane con lui.
Dopo alcuni minuti arrivò fra Paolo che mi chiese di seguirlo nella sua cella dove mi doveva parlare.
Aprì la porta della misera stanzetta e mi fece entrare, la stanza quasi spoglia era arredata con un letto singolo un comodino con sopra una lampada, un lavabo in ferro con un lavamano ed una brocca piena di acqua, un asciugamano piegato sul lavabo ed una piccola finestrella senza tendina, una sedia completava lo scarno arredamento.
Mi fece accomodare sulla sedia mentre lui si sedeva sul lettino, sollevando la ampia tunica.
La sua voce diventò un sussurro e chinandosi verso di me iniziò a parlare,- da quando sono andato nel suo studio non sono più lo stesso, penso in continuazione a quello che abbiamo fatto e sono sempre così- disse, sollevandosi la tonaca e mostrandomi il cazzo enorme che avevo già avuto occasione di apprezzare nel mio studio, 23- 25 centimetri di lunghezza per 23 centimetri di circonferenza.
Rimasi quasi ipnotizzato, non lo ricordavo così, mi sembrava ancora più grosso e lungo, il frate si alzò avvicinandosi a me e mi sbatte letteralmente il cazzo in faccia.
Lo presi in mano, non riuscivo a cingerlo tutto e pian piano iniziai a lambirlo con la lingua, presi in mano i suoi coglioni grossi, lui aprì le gambe permettendomi di infilargli due dita in culo.
Nonostante non le avessi lubrificate scivolarono dentro di lui con facilità, piegandosi in avanti sporse in dietro il culo e mentre continuavo a spompinarlo infilavo più dita dentro.
Il cazzo del frate s’ingrossava sempre di più con mia grande gioia, come infilai tutta la mano dentro di lui mi venne in bocca come una fontana, mi colse di sorpresa e perdetti parte della sborra che mi aveva versato in gola, ma fu sufficiente.
La sborra mi colava ancore dalla bocca quando mi alzai e girando dietro il frate continuai la mia opera infilando tutto il pugno dentro di lui.
Nonostante fosse già venuto l’erezione del frate non accennava a diminuire, a questo punto sfilai la mano lo feci coricare supino e gli allargai le gambe, mi misi su di lui dandoli la schiena e dopo essermi riempito di saliva il mio ano che palpitava mi sedetti a smorza candela su quel cazzo imperioso, trattenei il fiato mentre quel grosso nerbo si faceva strada con delicatezza dentro di me e pian piano infilavo la mia mano dentro il suo culo. Mi scopava mentre lo fistavo, continuammo così per diversi minuti, il mio culo accoglieva tutto quel bene dentro di me, fino ai coglioni mentre il suo dilatato al massimo riceveva senza difficoltà il mio pugno.
Mi masturbavo con vigore mentre il frate mi sfondava il culo con il suo cazzo enorme venni copiosamente mentre lui mi inondava l’intestino con una quantità tale che sembrava stesse pisciandomi dentro il culo.
Ci lavammo e rivestimmo quasi in religioso silenzio, fissai un appuntamento con quel magnifico cazzo per la settimana successiva e mi avviai alla porta mentre il frate si recava in bagno per evacuare.
Quando ero vicino all’uscita mi ricordai del giovane che avevo visto entrare, ed mi incamminai verso la zona delle celle degli altri frati.
Non c’era nessuno in giro, nessun rumore arrivava dalle celle dove i frati riposavano, arrivai così alla fine del corridoio dove una scala portava sicuramente allo scantinato.
Scesi silenziosamente tutti i gradini fino ad una porta in ferro, spinsi piano il pesante infisso,e mi introdussi come un ladro nel locale illuminato da potenti luci.
Davanti ai miei occhi comparvero due frati di una certa età sui 55- 60 anni nudi, con un a pancia prominente e il ragazzo nudo anche lui, con un cappuccio di pelle sul viso, solo gli occhi erano scoperti, coricato su un attrezzo tipo cavallo- quelli che si usano in palestra-, con le braccia e le gambe legate ai piedi dell’attrezzo
I due frati armati di grossi cazzi di plastica erano dietro di lui e infilavano a turno i grossi cazzi nel culo del giovane che si dimenava per il piacere, lo si vedeva dall’erezione del suo pene che se pur di dimensioni ridotte si ergeva al di sopra di tue testicoli piccolini, grandi come due mandorle.
Il mio ingresso passò inosservato e mentre i due frati continuavano ad inculare il ragazzo, iniziai a spogliarmi, uno dei due frati si accorse di me si arrestò un attimo, mentre l’altro con un salto degno di un atleta si precipitò verso di me, bloccandomi e impedendomi ogni movimento.
Il primo dei due mi riconobbe e lo disse al secondo che nonostante le assicurazioni sulla mia serietà ancora non mi lasciava, mi aveva preso da dietro circondandomi con le sue braccia imprigionandomi completamente.
Sentivo il suo grosso cazzo che premeva contro il mio culo, ed io nel tentativo di liberarmi da quella potente presa mi agitavo, mentre lui spingeva sempre di più il bacino, appoggiandomi la nerchia tra le natiche.
Il mio culo per l’eccitazione si schiuse, e un po’ di sborra mi bagnava il buco,il frate si accorse che mi stavo eccitando e , facendomi piegare in avanti appoggiò la punta del suo pene e con un movimento lento ma deciso iniziò ad incularmi, mi abbandonai a quel cazzo che mi sfondava,e caddi in ginocchio mentre il primo eccitatissimo mi spingeva il suo cazzo in gola
Il frate che mi scopava in bocca si getto in terra costringendomi a continuare a succhiare mentre il secondo continuava a scoparmi.
Il primo frate, fra Mario, mi prese per le orecchie e mi tirò verso l’alto,costringendomi a lasciare il cazzo, mi trovai la sua lingua in bocca, una lingua lunga, dura, maschia mi frugava la bocca lasciandomi senza fiato.
Scivolando lungo il suo corpo mi sedetti su di lui, e approfittando del fato che l’altro frate, fra Giacomo,era momentaneamente uscito dal mio culo mi sedetti sul cazzo di fra Mario infilandomi tutto il cazzo dentro.
Fra Giacomo intanto alla vista del mio culo che si apriva sotto i colpi di fra Mario si posizionò dietro di me e iniziò ad infilare anche lui il suo cazzo dentro il culo gia slabbrato da fra Paolo, urlai per il dolore quando tutti e due i cazzi entrarono completamente dentro di me, si e vero che non erano grossi come fra Paolo ma avevano un cazzo grosso almeno come il mio, nonostante la mie urla continuarono imperterriti la doppia inculata, non l’avevo mai fatto ed il dolore attenuava solo di poco la mia eccitazione.
Continuarono instancabili per oltre dieci minuti, scopandomi da matti, sentivo i muscoli dello sfintere sempre più rilassati, e il mio culo accoglieva sempre meglio quei due cazzi magnifici ed instancabili, non avendo bisogno neanche di lubrificazione vista la quantità industriale di sperma che fra Paolo mi aveva scaricato dentro.
Sentivo i due cazzi diventare sempre più grossi dentro di me, segno che stavano per venire, ed allora gli incitai a riempirmi il culo di sborra, di sfondarmi come una troia, fino a quando con delle urla vennero dentro di me allagandomi il retto di calda sborra.
I due frati appagati uscirono da me lasciandomi vuoto, stringendomi le natiche andai dal ragazzo,velocemente la liberai dalle cinghie, e gli sfilai il cappuccio e fattolo coricare sul pavimento dello scantinato mi sedetti sopra il suo viso obbligandolo a leccarmi il buco del culo, pian piano spinsi come per cagare e mentre la sua lingua si infilava dentro li mio retto una grande quantità di sborra calda gli cadde in bocca, la lingua del ragazzo prese a muoversi sempre più velocemente e, mentre lo sentivo deglutire spinsi ancora di più, si fermò un attimo ma mi sedetti letteralmente sopra di lui,costringendolo ad aprire la bocca, la sborra scivolò dentro la sua bocca, e il ragazzino eccitatissimo venne bagnandomi il torace mentre la sua lingua continuava a frugarmi il culo aperto.
Venne il turno dei frati che senza dirmi nulla s’inginocchiarono davanti a noi piegandosi in avanti e aprendosi le natiche con le mani, si vedeva benissimo che non erano nuovi a pratiche del genere perché il loro buco era dischiuso, anzi aperto, pronto per essere violato nuovamente, uno in particolare, fra Giacomo lo aveva particolarmente largo.
Leccai il culo di fra Mario, mentre il suo cazzo flaccido iniziava ad accennare una erezione e fra Giacomo sempre in ginocchio leccava il cazzetto del giovane che lo teneva per le orecchie.
Il culo di Mario si apriva sempre di più sotto i sapienti tocchi della mia lingua, iniziai lentamente ad infilare tre dita fino alle nocche, il suo cazzo ebbe un guizzo inarcandosi, segno evidente che non gli dispiaceva, continuai ad entrare e uscire dal culo sempre più largo.
Mi unsi la mano con dell’olio d’oliva da una bottiglia che evidentemente avevano già preparato i frati, e infilai tutte e cinque le dita a cuneo, nel ano slabbrato del frate, mentre nel fra tempo anche il ragazzino seguiva i miei movimenti imitandomi con fra Giacomo che infatti, subiva lo stesso trattamento.
Ormai tutta la mano era entrata dentro Mario, che spingeva il culo indietro infilandosi da solo la mia mano in culo, chiusi il pugno per dilatarlo di più e spinsi in fondo, ero ormai arrivato a metà braccio e seguendo l’andamento dell’intestino infilavo sempre più in fondo il braccio, mi lubrificai ancora il braccio fino al gomito e meraviglia, il braccio scivolò dentro quasi fino al gomito, l’erezione del frate era al massimo, un cazzo duro e grosso s’intravedeva sotto le grosse palle, d’istinto lo afferrai e iniziai a segarlo, ma fra Giacomo che aveva anche lui la mano del ragazzo in culo fino a metà braccio, si sposto fino a imboccare il cazzo di Mario ingoiandolo con libidine.
Mario non resistette a lungo a tale trattamento , un braccio in culo, le palle tirate e torte e una bocca calda e vogliosa che gli succhiava il cazzo, venne contraendo il culo e stringendomi il braccio con l’ano, riempì velocemente la bocca di Giacomo che non pronto rischiò di soffocare.
Il ragazzino intanto continuava la sua opera infilando in profondità il braccio in culo al frate, lo incitai ad infilare anche l’altra mano, e prendendo l’olio lo lubrificai abbondantemente.
Fra Giacomo che era disteso di schiena e succhiava ancora il cazzo a Mario accennò a una lieve protesta, ma non potendosi muovere subì anche questa seconda introduzione, sollevai il grosso culo del frate infilandovi sotto tre coperte ripiegate, e il giovane fece scivolare la seconda mano sul braccio che già era dentro il frate infilandola nel culo.
Non passò molto tempo che entrambi la mani entravano e uscivano dal culo di fra Giacomo, lo incitai a fare meglio e di più, spiegandoli che doveva unire le braccia e infilarle fino al gomito, Giacomo dilatato fino all’inverosimile chiedeva di finire, non riusciva a sopportare il dolore, ma io incitai il ragazzo a continuare, e così fece.
Le braccia infilate fin quasi al gomito un cazzo ancora duro in bocca, dovevano piacere molto al frate che manifestava il suo piacere con una erezione spaventosa, il glande paonazzo, quasi viola, con delle gocce di pre- sperma che iniziavano a fuoriuscire, lo presi in bocca e iniziai a leccarlo infilandomelo per quanto possibile in gola, dopo alcuni colpi il frate non riuscì a trattenersi venendomi in bocca una quantità industriale di sperma, che ingoiai tutto senza farmene sfuggire una goccia.
Fra Mario decise che era arrivato il momento di incularsi il ragazzino e si mise dietro di lui per iniziare.
Stanco e appagato presi i miei vestiti e dopo essermi sciacquato gli lasciai intenti a sodomizzare il giovane.
Continua”

&egrave passato circa un anno da quando sono andato in convento a trovare fra Paolo, e l’avventura con fra Giacomo e fra Mario, (cnf. Clisma quarto episodio), ho cambiato studio, ora grazie ad un lascito di una mia vecchia zia, mi sono trasferito in una villa con giardino nella zona centrale della mia città.
Grazie ad un cospicuo conto in banca,che faceva parte della eredità, ho potuto fare i lavori di ristrutturazione e miglioramento della vecchia villa che aveva ben dodici stanze distribuite su due piani, con un parco giardino di circa seimila mq e una dependance, un tempo riservata alla servitù che l’architetto ha modificato e dove ho ricavato il mio studio.
D’intesa con l’architetto e la sovrintendenza alle belle arti, siamo riusciti a modificare tutta la villa, ottenendo quattro grandi stanze da letto, tre bagni al piano superiore, mentre al piano inferiore abbiamo conservato i due saloni originali l’enorme cucina che &egrave stata dotata di tutti i migliori elettrodomestici, e due bagni.
Per lo studio medico invece ho acquistato i migliori strumenti che si trovavano in commercio.
Con un po’ di nostalgia ho reso le chiavi del mio appartamento e del vecchio studio, consapevole che la nuova sistemazione mi avrebbe permesso di lavorare e perché no, divertirmi meglio.
Elena dal canto suo mentre aspettavamo il trasferimento ha scritto a tutti i pazienti avvisandoli del nuovo indirizzo e allegando una piantina con l’esatta ubicazione dello studio.
Una volta terminate le formalità burocratiche con il comune, la ASL e ottenute tutte le autorizzazioni previste, abbiamo aperto lo studio.
Chi doveva accedere allo studio entrava direttamente passando da un cancello che dava ad un piccolo giardino antistante la vecchia dependance, avevo fatto chiudere con una recinzione e separare il resto del giardino in modo che i pazienti non andassero in giro per il parco, dove tra l’altro erano liberi i miei due alani arlecchino, cani tranquilli per carità, ma con i cani non si sa mai sono imprevedibili.
Il nuovo ambulatorio mi piace molto, a parte che &egrave mio e non pago l’affitto, ma l’ho dotato di tutte le tecnologie possibili compreso un sistema di telecamere nascoste, per la video sorveglianza, ma che all’occorrenza possono riprendere tutti i particolari delle visite, collegato ad un sistema capace di contenere grazie ad un hard disk bel 300 ore di registrazione, lo stesso sistema &egrave stato montato in tutta la villa con telecamere nascoste, in tutte le camere, compresi i bagni, dove grazie alla tecnologia giapponese miniaturizzata, la ditta tedesca che ha eseguito i lavori ha piazzato le telecamere anche nei water, non ho capito bene come ci siano riusciti, ho capito che grazie ad un gioco di specchi le riprese venivano effettuate come se la persona che usava la tazza si fosse seduta sulla telecamera, chiaramente le mini telecamere riprendevano anche in condizioni di assenza di luce grazie agli infrarossi, e si attivavano con il rumore.
Nessuno neanche Elena era a conoscenza di questo piccolo segreto, ma mi riproponevo di informarla alla prima occasione.
La centrale di controllo era situata al piano superiore della villa nella mia camera da letto in una stanza segreta nascosta da una parete dietro un camino.
Primo giorno di ambulatorio, solita routine, salvo una giovane signora che porta il figlio 18enne che lamentava stitichezza.
Niente di particolare se non fosse stato che il mio sesto senso mi suggeriva di indagare meglio sul rapporto madre figlio.
Il ragazzo grazioso leggermente gracile, si lasciava guidare dalla mamma, mentre spiegava i problemi del figlio che in silenzio si limitava ad annuire.al momento della visita chiedo se voleva assistere o uscire, ma il figlio ha chiesto alla mamma di rimanere.
Come di consueto le visite nel mio ambulatorio si effettuano con il paziente, o la paziente completamente nudi, si spogliano dietro un paravento, e devono indossare un camice a fiorellini-idea di Elena ‘ poi si devono sdraiare sul lettino, che come tutti i lettini da visita &egrave dotato anche di due sostegni per le gambe per far assumere ai pazienti la posizione cosi detta ginecologica, a gambe aperte e sollevate sul bacino in modo da esporre alla visita il perineo.
Il ragazzino si sdraia sul lettino, sollevo il camice in modo da scoprirlo completamente fino al torace, infilo un paio di guanti e inizio con la palpazione dell’addome, nulla di particolare, scendo a controllare i genitali, ha pochi peli chiari, i testicoli sono piccoli per l’età , mentre il pene &egrave di dimensioni regolari, gli faccio sollevare le gambe sui sostegni e lo faccio abbassare sul lettino, ora il suo buco del culo &egrave completamente esposto alla mia vista e a quella della madre che segue tutto con attenzione mentre spiego cosa sto facendo.
Prendo dal carrello la crema lubrificante e spiego alla mamma ed al ragazzino che avrei proceduto con una esplorazione rettale per verificare che non ci fossero emorroidi. Mentre lubrifico l’ano che appare come una rosetta rosa con le pieghe e le pliche rilevate, la madre mi poggia una mano sul braccio, inizio a penetrare lo sfintere con l’ indice mentre la mamma tenendomi sempre una mano sulla spalla come per abbassarla e vedere meglio, si mordeva il labbro inferiore. Penetro l’ano con tutto il dito fino alla nocca, e lo ruoto per sentire la prostata che si trova in alto rispetto al paziente sdraiato sulla schiena.
Durante l’esplorazione rettale, che tra l’altro &egrave fastidiosa per i più, il cazzo del ragazzino accenna a una debole erezione, normale anche quello. Finisco la visita soddisfatto per non aver rilevato nulla di patologico e faccio rivestire il ragazzo mentre la madre con il viso rosso per l’eccitazione si siede davanti alla mia scrivania.
Considerato che non ha nulla di patologico dispenso come sempre i consigli dietetici consigliando di incrementare l’assunzione di cibi con molte fibre e se proprio non riusciva ad evacuare, consiglio un sano e robusto clistere.
La mamma subito mi dice che lei non lo ha mai fatto, lei si &egrave fatta qualche peretta, ma mai dei clisteri, chiamo Elena e affido la coppia alle sue cure.
Dopo circa un ora trascorse con la mia infermiera nel suo studio che rimane separato dal mio, passano a salutarmi ed escono.
Elena &egrave eccitata, mi racconta come la madre ha voluto fare il clistere al figlio, e come ha dovuto insegnarle la posizione da far assumere, i tipi di cannula e il preparato per i clisteri.
Finalmente ho finito, lascio ad Elena l’incombenza di chiudere e vado a farmi una doccia nella mia nuova villa.
Dopo la doccia ancora in accappatoio raggiungo il mio computer nella stanza celata dietro il cammino e inizio a visionare i filmati, il primo &egrave il mio, della mattina, mi vedo mentre mi alzo, vado in bagno, sono davanti al water e si vede mentre sto pisciando, si nota l’uretra che si apre per far uscire il getto d’urina. Successivamente mi vedo sotto la doccia, poi di nuovo sul water sto defecando, vi vede il mio buco del culo che si apre mentre un cilindro di feci cadono nella tazza, tiro lo sciacquone e mi abbasso, cercando di vedere la telecamera, non riesco a capire dove sono, la cosa bella di questo sistema e che le telecamere seguono a perfezione i movimenti accendendosi e spegnendosi, come se ci fosse un regista a comandare il tutto.
Scorro velocemente le immagini fino a quando non trovo quelle della sera in ambulatorio, si vede Elena che piscia e durante la sua pisciata si sente un fragoroso petto con l’ano che si schiude per far passare l’aria, la vedo che si cambia l’assorbente, ma non si fa il bid&egrave.
Finalmente la scena della visita del ragazzino, ecco una cosa che mi era sfuggita, mentre eseguivo l’esplorazione rettale al ragazzino la madre aveva una mano poggiata sul mio braccio ma con l’altra mano alle mie spalle si toccava la figa da sopra la gonna, lo stesso mentre eseguiva il clistere al figlio e Elena dava le spalle alla coppia, infilava con foga la cannula dentro il culo del figlio come se lo stesse scopando e si toccava la figa questa volta con la mano sotto la gonna,interessante.
Chiudo tutto eccitato, mi sa che ho esagerato con le telecamere, non vorrei diventare un guardone.
I giorni passano monotoni, nulla di eccitante, ho il cazzo che mi prude, chiamo fra Paolo con la scusa di vedere come sta, mi comunica che adesso &egrave diventato il priore e che quando voglio posso andare a trovarlo.
Perfetto, mi preparo con accuratezza, clisterino, rasatina del perineo e delle palle, foglio essere in forma.
Alle 20 eccomi davanti al convento, busso e aspetto che qualcuno apra il portone. Dopo alcuni minuti ecco che mi apre un fraticello, giovane, non lo conosco deve essere nuovo, mi presento e chiedo del priore, che mi aspetta.
Vengo introdotto in un salone, il frate m’indica una panca e mi chiede di aspettare che avvisa il padre priore.
Passano alcuni minuti ed ecco arrivare fra Piero con fra Giacomo, mi fanno un sacco di feste e m’invitano in refettorio dove stanno finendo di cenare, mi scuso non sapevo della cena, mi dicono che non ci sono problemi che con un buon fratello come me loro dividono anche il loro pasto frugale.
Così sia, gli seguo in refettorio, in fondo ad un dedalo di corridoi e chiostri, arriviamo in una sala dove in religioso (non per dire) silenzio i frati aspettavano il priore per mangiare.
Fra Piero mi fa accomodare in uno sgabello al suo fianco e mentre un frate inizia a leggere fra Piero afferra un cucchiaio e inizia a mangiare la minestra seguito dai confratelli.
Solo un frate, a parte quello che legge non mangia, sta in ginocchio dando la schiena al refettorio a testa bassa.
Alla fine della minestra ad un segnale del priore tutti eccetto il frate in ginocchio si alzano per raggiungere in silenzio le loro celle.
Chiedo a fra Piero che cosa ha combinato il fraticello per meritare la punizione, e lui mi risponde che il suo confratello ha peccato di vanagloria e di gelosia, ma che quella non era la punizione, anzi la dovevano ancora somministrare e se volevo potevo assistere.
Non chiedevo di meglio, assistere ad una punizione corporale di un frate, non mi era mai successo.
Alcuni minuti dopo le parole di fra Piero in fondo al refettorio si sentono i passi di alcuni frati che si posizionano accanto al frate in ginocchio e lo circondano mentre quest’ultimo si alza.
Ad un cenno di fra Piero tutti e quattro i frati si dirigono verso il chiostro scomparendo alla mia vista.
‘Vieni’ mi dice fra Piero, ‘precediamoli’, lo seguo e passando per un paio di porticine che si aprivano nei spessi muri del convento, e percorrendo alcuni aditi e scale arriviamo allo scantinato dove avevo avuto l’incontro con fra Giacomo e fra Mario.
L’arredamento era lo stesso, degli armadi di metallo alle pareti, delle forti lampade al soffitto, il solito attrezzo da palestra (il cavallo senza anelli) e due anelli che pendevano dal soffitto due sedie e tre poltrone senza braccioli.
Un paio di minuti dopo il nostro arrivo nello scantinato, si apre la porta di metallo che io avevo varcato circa un anno prima, ed entrano i quattro frati.
Una volta dentro tre di loro si spostano lasciando un frate solo al centro, fra Piero chiede al frate se si &egrave pentito delle sua azioni e alla risposta affermativa gli chiede di prepararsi per la punizione, a questo punto il frate si scopre la testa e vedo che &egrave il fraticello nuovo, poi si slaccia il cordone e fa scivolare il saio fino al pavimento rimanendo nudo completamente.
Non ho mai capito se i frati gli scelgono solo tra i più ben dotati, perché anche questo come i suoi confratelli che ho avuto il piacere di conoscere ha un cazzo enorme, a riposo, figuriamoci in erezione.
Una volta spogliato si gira dandoci le spalle, alcuni segni come di frustate solcano e segnano al schiena del fraticello che si chiama Nicola.
Fra Piero si avvicina, prende una sedia e lo fa sedere a cavalcioni facendoli abbracciare lo schienale, fra Nicola &egrave abituato a sedersi così, infatti si siede spingendo in dietro il culo e il cazzo che sporga dal bordo del sedile, esponendo sia il culo che il cazzo e palle dal sedile.
Fra Piero prende uno staffile che uno degli altri frati gli porge e inizia a colpire la schiena di fra Nicola, i colpi non sono volutamente forti ma secchie precisi, colpiscono la schiena e alternativamente le palle, il cazzo e il buco del culo.
Fra Nicola subisce passivamente la punizione, ma i colpi che Piero gli somministra sulle palle e sul buco del culo lo fanno eccitare infatti, il cazzo s’ingrossa ad ogni colpo indirizzato sui genitali, ad un certo punto anche gli altri frati si spogliano, riconosco fra Giacomo e fra Gesuino mentre il terzo non lo conosco, poi ho scoperto che era il fratello di Nicola, fra Giuseppe. Giacomo si corica spalle a terra con la faccia quasi sotto la sedia per prendere in bocca il cazzo di Nicola, che sempre più grosso e lungo dopo i colpi, non aspettava che quello. Giacomo inizia a spompinare Nicola mentre i colpi di Piero si fanno più forti e precise colpendo ormai quasi sempre i coglioni e il buco del culo che si sta aprendo.
Giuseppe intanto si &egrave avvicinato a Nicola che ha la testa china sulla spalliera della sedia e gli ficca il suo cazzo in bocca. Gesuino si sta imboccando il cazzo del priore che come misura non ha nulla da invidiare a quello dei confratelli, ed io? Come uno scemo con il cazzo in mano, aspetto che qualcuno si prenda cura di me.

Leave a Reply