Skip to main content
OrgiaRacconti Gay

Club Privè – 3 Orgasmo

By 19 Marzo 2012Dicembre 16th, 2019No Comments

La serata aveva preso una piega assolutamente inaspettata.
Senza nemmeno essermene reso conto, mi trovavo ora coricato su di un divano imbottito, circondato da gente sconosciuta intenta a godere o a fare da spettatrice ai più esuberanti, mentre un ragazzo poco più che ventenne, il mio Virgilio che in quella incredibile serata m’aveva fatto da guida lungo i cunicoli di quel girone dei lussuriosi, si trovava avvinghiato a me, il suo fiato caldo e profumato sul mio volto, le sue dita affusolate aggrappate alla carne vellutata ma tesa del mio cazzo duro e pulsante.
Vestito di tutto punto, me ne stavo stravaccato su quei cuscini imbottiti, appoggiato all’indietro con un braccio aperto sullo schienale, mentre l’altra mano, finalmente, decise di scendere sulla spalla del mio Virgilio e scivolare dietro la sua schiena per accarezzarne e percepirne la robustezza.
Mai prima d’ora m’era capitato di trovarmi in una situazione del genere.
Pur essendo attratto da tutto ciò che ha a che fare con la sensualità e il piacere, mai m’era capitato di instaurare un rapporto fisico con un altro uomo…
Ciononostante, neppure per un istante ebbi a domandarmi se stavo commettendo un errore: la sensazione di eccitazione a livello cerebrale era talmente intensa da offuscare ogni qualsiasi altra percezione, ogni altro possibile pensiero sulla ragionevolezza delle mie azioni.
La stretta delle sue dita calde attorno al mio tronco carnoso mi faceva percepire ancora maggiormente le pulsazioni del mio sangue all’interno del pene, elettrizzandomi incredibilmente e facendomi rabbrividire seguendo un tracciato che dall’asta scendeva alla pelle dello scroto, la quale, continuamente, tendeva rilassarsi per poi irrigidirsi nuovamente una volta stimolata sensorialmente.
Pur essendo piuttosto gracile, ora che lo tastavo con le mie mani, sentivo la forza virile esplodere nel suo torace. Continuava a guardarmi, mentre lentamente faceva scorrere la sua mano lungo il mio cazzo svettante, in una specie di masturbazione lenta, preparatoria.
Per prima cosa faceva scorrere l’abbondante pelle del mio prepuzio fino in cima, a coprire la boccia violacea della cappella, poi l’abbassava, fino a tenderla verso il basso. Lentamente.
Le mani di un uomo mi stavano toccando. Il mio cazzo, era nelle mani di un uomo.. e non ci trovavo niente di male…
Continuava a fissarmi in silenzio, aspettando forse un mio segno d’assenso.
Non lo feci attendere troppo: quella mano che tenevo aggrappata al suo torace si sollevò fin sopra la sua testa, infilandosi tra i suoi capelli mossi; con un leggero movimento del polsto gliela spinsi verso il basso e il resto lo fece da solo, chiudendo finalmente gli occhi e schiudendo le labbra carnose.
Come al rallenty potei osservare attentamente ogni suo movimento e quando lo spiraglio di luce tra le sue labbra e la mia cappella gonfia si affievolì fino a scomparire, come un terremoto, percepii il morbido contatto con la sua bocca umida, mi godetti fremendo il suo lento scivolare all’interno lungo l’acquosa morbidezza della lingua fino a che non mi sentii completamente inguantato dal suo calore, al che s’arrestò.
Ma come per il movimento di mani di poco prima, anche ora l’arresto non era altro che una nuova partenza, scivolosa, verso l’alto, a labbra serrate alla base della mia cappella, la lingua inturgidita contro il frenulo già arrossato dall’eccitazione scomoda nei pantaloni… e poi di nuovo giù!
E poi su… e giù ancora…
Era davvero bravo. La mia mano rimaneva sulla sua testa, ma non osavo dargli il tempo, era un pompinaro nato!
Io mi godevo queste magiche sensazioni alternando occhi aperti ad occhi chiusi… D’un tratto, mentre al buio mi gustavo i movimenti capaci e agili della sua lingua, sentii uno spostamento d’aria leggero accanto alle mie gote. Aprii gli occhi, un viso di donna era a pochi centimetri dal mio naso e si avvicinava ancora.
A quel punto non ero certamente nella posizione di prendere una decisione sul da farsi; lasciai che fossero gli altri a gestire la mia situazione.
Un bacio intenso avvolse la mia bocca con quella di questo nuovo personaggio, il suo profumo intenso e fruttato, tipicamente femminile, riempì l’aria e con essa le mie narici assetate di nuove sensazioni.
Ancora ad occhi chiusi la sentii infine staccarsi da me, finalmente riuscii a vederla nella sua interezza.
Era una donna sui quarant’anni, piuttosto robusta, morbida, con un seno abbondante e florido. Il viso era deliziosamente sensuale: capelli sulle spalle, un carrè castano scuro, occhi nocciola e labbra ben disegnate. Il suo sguardo, poi, esprimeva una passione incontenibile e un’attrazione folle per il sesso.
Sempre bloccato su quel divano con il mio perno conficcato nella bocca del mio caro Virgilio, allungai le braccia verso la nuova venuta la quale, comprendendo la mia richiesta, si chinò nuovamente porgendo le sue generose mammelle alla mia bocca. I suoi capezzoli grossi e duri mi scivolarono un paio di volte lungo il viso prima che riuscissi ad aggrapparmi ad uno di essi con le mie labbra.
Son sempre stato molto attratto dal seno delle donne. Dai loro capezzoli.
Quando riuscii ad acciuffarne uno, già bello turgido, non resistetti alla tentazione di succhiarglielo. Per risposta, lei mi afferrò per la nuca e premette la mia testa contro il suo petto, come per soffocarmi o per farmi inghiottire a forza quel seno polposo e caldo.
– Succhiamelo, succhi melo!… – mi incitava
E io obbedivo, la schiena inarcata verso di lei, il mio cazzo sempre spompinato da quel ragazzo.
D’un tratto la donna mi lasciò libero e si sollevò in piedi. Frastornato, rimasi con le braccia protese verso di lei, fino a che non compresi le sue intenzioni.
Non potevo desiderare di meglio: facendo il giro dietro di me salì con un piede sul divano a gambe divaricate finì con il posizionare la sua figa pelosa proprio sopra il mio viso.
Non ce ne sarebbe neppure stato il bisogno, ma quasi a sottolineare la mia posizione di sottomissione rispetto alla sua volontà, mi incitò: – Leccami, dai… leccami tutta adesso…
Io mi aggrapai ai suoi fianchi e tirandola leggermente verso il basso affondai con tutta la bocca nelle sue carni.
Mmmmm… il sapore leggermente salato, umido degli umori di una donna!
La mia lingua inumidiva le labbra esterne della vulva, poi affondava il più possibile al suo interno. Il contrasto tra la superficie vellutata delle sue labbra e il secco groviglio del suo pelo stimolava la mia fantasia e la mia voglia. Lei a tratti premeva la sua carne contro il mio viso (questa continua simulazione di soffocamento!) poi si risollevava.
Nel frattempo il ragazzo s’era staccato dal mio pisello o meglio, se l’era tolto dalla bocca, ma continuava a masturbarmi con movimenti lenti cui alternava accelerazioni particolarmente stimolanti. Non potevo vedere, ma sicuramente i due adesso si stavano baciando perché sentii la donna dirgli che la sua bocca: – “sapeva di cazzo”. “Del mio cazzo!”, pensai.
A quelle parole l’eccitazione salì alle stelle: sempre facendo presa sui suoi fianchi la spinsi un briciolo in avanti, fino a ritrovarmi di fronte al suo buco del culo, poi iniziai a slinguarla.
Il suo bocciolo carnoso era leggermente salato, salmastro… il gusto del sudore… un gusto che mi spinse a continuare con ancor maggiore intensità. La mia lingua premeva sotto quel ritaglio di carne… sapevo che era li… premendo con la punta della lingua riuscii a penetrare leggermente… Cazzo, che godere!
Con le mani ora le strofinavo il clitoride e le labbra bagnate, mentre lei e lui iniziarono a spogliarmi. La donna cominciò dalla camicia mentre lui, dopo aver sbottonato i pantaloni, iniziò a sfilarmeli soffermandosi maliziosamente sull’interno coscia e sotto i glutei.
Una volta tolti questi indumenti la donna sollevò la coscia e mi lasciò libero.
Era evidente, aveva una voglia di cazzo incredibile!
– Bel porcellino – sembrava una maestrina con un bambino discolo – cosa leccavi, eh?
Io la fissavo senza rispondere.
– Mi leccavi il culo, eh? Ti piace, il culo, eh? – e così dicendo se lo schiaffeggiava. Attorno a noi s’era radunata un po’ di gente: due uomini si erano seduti in terra a poco più di un metro da noi, masturbandosi distrattamente, mentre una coppia e una donna sui cinquant’anni s’erano fermati in piedi a guardare la scena.
– Hai voluto leccarmelo, eh? E allora adesso sfondamelo!
Io mi ero alzato. Lei si mise in ginocchio sul divano, le braccia appoggiate alla spalliera, la testa appoggiata sulle mani: – Sfondami, sei capace o no?
Non me lo feci ripetere. Mi posizionai dietro alla donna e da quella posizione allungai il dito medio, fino a infilarglielo in bocca. Lei comprese al volo: mimando un rapporto orale iniziaò ad insalivarlo il più possibile fino a che lo sfilai dalle sue labbra e lo appoggiai al suo sfintere.
Si sentiva subito che era abituata a prenderlo in culo, perché quel dito scivolò nelle sue budella senza la minima difficoltà. Il sospiro che le sentii tirare non era altro che un briciolo di dolore in un mare di finzione… dopotutto era una donna, mica poteva dare a vedere che era talmente slabbrata nel culo da non sentire più nulla!
Tuttavia, pur sentendola abbastanza dilatata, decisi di inumidirla ancora un poco, per evitare che le dimensioni del cazzo potessero creare qualche spiacevole inconveniente; così, una volta sfilato il dito, glielo ripassai ancora una volta in bocca.
Senza essere minimamente schizzinosa ripetè da capo il procedimento, poi la penetrai ancora una volta, questa volta aggiungendoci anche il dito indice.
Che vacca… era davvero aperta. Non esitai più. Dopo aver fatto colare un poco di saliva sulla cappella l’appoggiai a quel buco del culo rotto, esercitai una leggera pressione e senza difficoltà scivolai all’interno per una decina di centimetri, allora mi fermai.
Che sensazione incredibile: quando la cappella sfonda l’anello dello sfintere il cazzo lo senti come se dovesse esplodere da un momento all’altro. Le pulsazioni delle sue vene son talmente compresse dalle pareti anali da estendere il loro segnale intermittente a tutto il tronco e fino a quel sottile strato di carne che negli uomini separa lo scoto dall’ano. In quel momento, mi capita spesso di sentire una forte stimolazione in quel preciso punto del corpo, una sensazione di “preparazione al piacere” che presto arriverà. Poi si affievolisce, e quello è il segnale d’inizio della battaglia.
Lasciai un attimo che quella cagna si abituasse a sentirmi dentro di sé, poi provai a muovermi. Lei se ne stava a testa china sulle sue braccia, ma quando mi mossi ebbe un sussulto, un urlo strozzato sembrò volerle uscire di bocca, ma riuscì a trattenersi.
– Male? – le chiesi
– No, no… – rispose con respiro affannoso; il mio cazzo, senza essere troppo lungo è piuttosto tozzo, credo che subito un poco di dolore lo provasse, ma non volesse darlo a vedere davanti a tutta quella gente – Su… sfondami dai!
Non aspettavo altro, iniziai a muovermi dentro di lei. Le sue budella strette rendevano difficile ma estremamente piacevole la penetrazione. Dal canto suo si toccava la figa dal di sotto, per cui io potei dedicarmi esclusivamente al suo culo, che oltre a sfondare schiaffeggiavo e pizzicavo.
Per evitare di raggiungere troppo presto l’orgasmo cercavo di mantenere un ritmo costante ma lei spesso mi urlava di “darci più forte”, al che non potevo resistere dall’accontentarla.
Le davo botte decise, profonde, ma lei non demordeva:
– Così!…. così!… ancora, dai… fino in fondo..
Ed io facevo del mio meglio, ignorando le sue urla straziate ma attento solo a seguire i suoi ordini.
Glielo spingevo fino in fondo, fino all’attaccatura dei coglioni, poi rimanevo così, in pressione, godendo della sua strettezza e della favolosa sensazione di chiuso che provavo all’attaccatura del pene, poi ricominciavo a scivolare dentro e fuori.
Il caro Virgilio, peraltro, non era rimasto con le mani in mano: senza essersi ancora svestito, aveva solamente tirato fuori dai pantaloni il suo cazzo depilato e si era posizionato di fronte alla vacca, la quale non ci aveva messo molto a farglielo drizzare del tutto e a iniziare un bel pompino.
Ora, tuttavia, i colpi che le davo da dietro la squassavano talmente tanto da non riuscire più a tenere quel cazzo glabro tra le labbra, per cui il giovanotto era venuto a posizionarsi di fianco a me e tenendomi per i fianchi accompagnava i miei affondi.
Io mi divertivo a sfilarlo del tutto, lasciare che il buco slabbrato di quella troia iniziasse a richiudersi e allora rituffarmi dentro, fino in fondo. Di continuo, per una decina di volte. Ad ogni affondo l’aria accumulata nel culo della donna fuoriusciva con un suono ridicolo e bizzarro, mentre ad ogni uscita uno schiocco richiamava il rumore dello stappo di una bottiglia.
D’un tratto il mio Virgilio, sempre tenendosi al mio fondoschiena, approfittò di un momento in cui ero uscito da quell’ano accogliente per chinarsi e prenderselo un attimo in bocca.
Che porco! Nella realtà non succede come nei porno… il cazzo, quando fuoriesce da quella fogna non è propriamente lindo e pulito! Tuttavia lui se lo prendeva in bocca come se niente fosse!… Molto eccitante!
Poi si staccava e puntandolo verso quell’apertura sfondata lo guidava di nuovo dentro alla donna.
Era su di giri, si vedeva. Tuttavia, in questo frangente si sentiva forse un po’ in disparte… Lo capivo e un po’ mi dispiaceva, perciò, senza ragionarci troppo sopra mi sfilai ancora una volta da quella puttana e ordinai al ragazzo di succhiarmelo per bene:
– Sarà meglio che me lo inumidisci come si deve, perché ora tocca a te!
Il ragazzo fremette dall’eccitazione. Si vedeva che era quello che desiderava!
– Ora mettiti a novanta – gli ordinai quando mi sembrò che potesse bastare
Lui salì sul divano al posto della donna e inarcando la schiena mi mise in faccia il suo fondoschiena muscoloso. Con un dito umido di saliva, poi, iniziò a stimolarsi il buco del culo, a penetrarsi.. Io intanto me lo facevo leccare dalla puttana.
– Dai, sono pronto
Mi avvicinai a lui, tenendomi ai suoi fianchi appoggiai la cappella al suo bocciolo e esercitai una leggera pressione. Lui, da sotto, se lo prese in mano e lo indirizzò meglio che poteva poi mi incitò a spingere.
– Piano… piano… così, si, così,,,
Il suo buco del culo era estremamente più stretto di quello della donna. Una volta entrata la cappella dovetti fermarmi per un buon minuto perché i muscoli anali si adattassero alle mie dimensioni, perché altrimenti non sarei riuscito ad andare oltre.
– Dai, ora… ancora un po’… così..
Scivolavo lentamente, le pareti delle sue budella sembravano spaccarsi a metà al mio passaggio come il legno per effetto del cuneo.
Finalmente fui dentro per una decina di centimetri. Rimanemmo immobili per un lasso di tempo lunghissimo, poi mi diede il via:
– Dai, scopami, scopami!
I miei movimenti si fecero subito decisi, entravo e uscivo mentre le sue urla di piacere rimbombavano nel locale. Proprio di fronte a noi un uomo aveva appena sborrato in terra, mentre anche le donne ora si toccavano guardandoci.
La cagna, per non rimanere a mani vuote, si posizionò alle mie spalle e agguantato il pisello penzoloni della mia vittima iniziò a mungerlo al contrario, dal basso verso l’alto.
Non ci mise molto a farlo godere. Io me ne accorsi perché ad un tratto sentii dal di dentro il giovane serrare fortemente le natiche, poi le sue urla di piacere, i suoi gemiti.
La sborra colò verso il basso come latte durante la mungitura, inzaccherando la superficie lucida del divano. Io intanto continuavo a sfondarlo, ma tutto quel trambusto aveva avuto la meglio su di me.
Nel giro di pochi secondi percepii anche io l’imminenza dell’orgasmo: mi assestai ai suoi fianchi e con tutta la forza rimastami diedi gli ultimi strattoni a quella carcassa senza più forze. Uno, due, tre colpi decisi, poi finalmente l’orgasmo avvolse il mio organismo: percepii limpidamente la prima schizzata di sperma, poi la seconda.. solleticare la mia uretra e liberarsi in quelle carni sfatte. La foga del momento mi portò a scivolare fuori per un attimo da quel culo bollente, per cui un rivolo lattiginoso schizzò sulle sue palle paonazze, ma volevo finire al suo interno, perciò raccolsi le mie ultime forze per ricacciarglielo a forza dentro. Forse gli feci male, non so.. A quella ulteriore effrazione lo sentii sobbalzare e emettere un gemito strozzato, ma in quel momento non capivo nulla… Vuotai tutta la sborra che avevo nel suo intestino con un ultimo affondo, poi, senza più forze, mi accasciai su di lui e rimanemmo immobili per diversi minuti, con il fiatone e un’infinita stanchezza.

Quando mi fui sufficientemente ripreso per sollevarmi, mi accorsi che il nostro pubblico si era già allontanato. Quella troia insaziabile cui avevo aperto il culo s’era trovata altri due partner e ora tutti stavano ad ammirare le loro acrobazie.
Io, invece, non avevo più alcun interesse, perciò andai a cercare i miei vestiti e li indossai indisturbato.
Il mio caro Virgilio era stremato da tanta lotta e dormiva beatamente. Non volli svegliarlo, a che pro?
Me ne uscii dal locale tutto solo e una volta nella biglietteria chiesi che mi venisse chiamato un taxi.
– Ah, ancora una cosa – mi appoggiai alla scrivania e tirata fuori la biro dal taschino interno della giacca firmai un assegno – Quando quel ragazzo si sveglierà dategli questo da parte mia…
– Lei è il signor…? – mi chiese sorridendo
– Gli dica che è un piccolo regalo da parte del signor “Dante”, lui capirà…

NOTE DELL’AUTORE: A differenza delle prime due, nella terza e ultima parte mi son trovato nella difficile situazione di dover descrivere un esperienza sessuale vissuta in prima persona.
Consapevole di non esser riuscito a rendere perfettamente le sensazioni e le azioni, continuo a chiedere a voi, mie lettrici e miei lettori, di comunicarmi le vostre sensazioni, critiche, consigli, rivolgermi le vostre domande all’ indirizzo swann@live.it
Vi aspetto
A presto

Leave a Reply