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Racconti Gay

Compagno di classe

By 19 Maggio 2015Dicembre 16th, 2019No Comments

Circa 15 anni fa, cioè quando frequentavo la quinta liceo, mi recai a studiare a casa di un compagno di classe.
Luigi, questo il suo nome, mi aveva invitato per fare la versione di latino insieme ed io avevo accettato prontamente. Nemmeno lontanamente avrei immaginato ci fosse stato un secondo fine. Non mi ero accorto di niente; certo, lui era un tipo timido e taciturno, ma non avrei mai pensato che avesse una cotta per me.
Vi racconto come si sono svolti i fatti:

Eravamo seduti al tavolo della cucina, uno di fianco all’altro, alle prese con la versione di latino. Stavamo provando a tradurre una frase più ostica delle altre quando, gesticolando per esprimere la mia opinione, feci cadere la penna in terra tra noi due. Mi chinai per raccoglierla e l’occhio mi cadde sul grosso rigonfiamento che tendeva i pantaloni della tuta di Luigi. Aveva una bella erezione!
Mi fermai un attimo sorpreso, dopodiche raccattai la penna e ritornai in posizione.
“Trovi eccitante il latino?”, gli chiesi scherzando.
“Cosa?” ribattè Luigi arrossendo e distogliendo lo sguardo.
A quel punto mi ero già pentito di aver aperto bocca, anche perchè mi era venuto il dubbio che l’erezione fosse dovuta alla mia presenza. Era tutto nuovo per me, non sapevo come comportarmi. Dopo un istante di imbarazzato silenzio, la curiosità prevalse sul resto.
“Perchè hai il cazzo duro?”
Se prima pensavo che fosse arrossito, dopo questa domanda diventò color porpora. Farfugliò qualcosa di incomprensibile e si portò le mani sul bacino per coprire l’erezione.
“Ti prego, non dire niente a scuola!” disse con le lacrime agli occhi.
Mi dispiacque vederlo ridotto in quello stato; con la mia battuta non avevo avuto certo intenzione di farlo scoppiare a piangere. Gli poggiai una mano sulla coscia e provai a rassicurarlo:
“Tranquillo, non ne farò parola con nessuno. Resterà tra di noi!”
Vidi la sua espressione cambiare repentinamente a più riprese. Dal terrore al sollievo, alla speranza fino ad arrivare all’eccitazione. Se il sollievo era dipeso dalle mie parole, la speranza e l’eccitazione risiedevano tutte nella mano poggiata su di lui. Io, che non avevo mai avuto nessuna esperienza gay e nemmeno nessuna voglia di provarla, in quel momento mi ritrovai assai incuriosito dall’intera situazione. Il cervello cercava di dirmi qualcosa, ma il corpo remava contro come testimoniava l’imbarzottimento del pisello e decisi di lasciarmi andare.
Continuando a sussurrargli parole di conforto, cominciai lentamente a spostare la mano su lungo la coscia. Sotto la carezza, spalancò le gambe invitante, dicendomi implicitamente di proseguire ed io risalii su, sempre più su. Mi fermai quando arrivai a lambire con le dita il rigonfiamento delle palle; un attimo di esitazione e poi gliele presi in mano attraverso la tuta, tastandole con decisione ma allo stesso tempo in maniera delicata. Il cotone che si frapponeva tra di noi, non poteva celare la grossezza dei testicoli e la sensazione di pienezza che trasmettevano. Nel massaggiarli sfiorai a più riprese l’asta del cazzo e la voglia di afferrarla in mano era davvero tanta. Aveva una bella erezione che gli modellava i pantaloni e formava una visibile protuberanza.
“Vuoi che ti tocchi il cazzo?”, chiesi con voce roca.
Luigi aveva la testa reclinata all’indietro con gli occhi chiusi e dovetti ripetergli due volte la domanda prima di ottenere la risposta.
“Sì!” sussurrò.
“Sì cosa?”
“Sì, voglio che mi tocchi il cazzo!”
Sorrisi soddisfatto e, continuando a tastargli i coglioni con la destra, protesi la mano sinistra e l’appoggiai sul cazzo afferrandolo saldamente. Era davvero grosso e duro come appariva. Appena lo strinsi in mano, Luigi mugolò di piacere. Per la prima volta stringevo un cazzo che non era il mio ed era una sensazione strana, eccitante da morire, ma strana. Osservai le mie dita percorrere il suo pisello, segandolo attraverso i pantaloni, mentre l’erezione che avevo nelle mutande si faceva sempre più voluminosa. Dovetti smettere di toccargli le palle per provvedere a sistemarmi il pisello nei pantaloni e, così facendo, finii per avere tra le mani due cazzi. Erano entrambi durissimi ed avevano circa le stesse dimensioni; per verificare per bene la rispettiva grossezza mi sarebbe servito un confronto visivo ed a quel punto non vedevo l’ora di farlo.
“Se andassimo in camera tua e ci mettessimo più comodi?” proposi a Luigi.
Lui si limitò a sorridere e si alzò subito in piedi, imitato da me; non volevamo perdere tempo.
Lo seguii lungo il corridoio impaziente; avevo un gran voglia di riprendere il contatto con il suo corpo e di mettergli allo scoperto il cazzo. Giunti in camera, adocchiai soltanto il letto ad una piazza, dopodichè riportai lo sguardo su Luigi. Sembrava più sicuro di sè rispetto a prima e questa volta mi guardò dritto negli occhi senza distogliere lo sguardo.
“Sai, ho sognato una cosa simile….te qui in piedi in camera mia…..a dir la verità nel sogno eri completamente nudo, ma la situazione è molto simile.” disse arrossendo un pò.
“Ok, rimedio subito.”, esclamai cominciando a spogliarmi.
Via via che procedevo nella svestizione, i suoi occhi si allargavano sempre di più e rimanevano incollati a me, facendomi eccitare in maniera incredibile. Alla fine, rimasi davanti a lui con soltanto i boxer addosso, ben tesi sul davanti a causa dell’erezione.
“Nel sogno li indossavo oppure devo sfilarmi anche questi?”, domandai abbassando un pò la stoffa e mettendo allo scoperto i peli neri del pube.
“Eri nudo!”, mormorò Luigi divorandomi con gli occhi.
“Per fortuna, non so come mai ma i boxer cominciavano a starmi stretti!”, replicai con tono malizioso, mentre me li calavo lungo le gambe.
Li scalciai via e rimasi nudo davanti a lui. Il pisello si ergeva ritto nell’aria, proteso in direzione del mio amico quasi che avesse voluto raggiungerlo, ed io lo accarezzai brevemente scappellandolo. Stavo per venire, un contatto più lungo non avrei potuto sopportarlo senza sborrare.
“Ed ora cosa succedeva nel sogno?” domandai con un filo di voce.
Chiuse la distanza tra di noi e, senza dire niente, si inginocchiò davanti a me e si gettò sul cazzo cominciando a spompinarmi. Il ragazzo timido ed impacciato era scomparso ed ora al suo posto c’era una persona sicura di sè e di cosa voleva fare…..succhiarmelo! Avevo preso tra le mani la sua testa e gli accarezzavo i capelli, mentre lui prendeva in bocca il pisello. Non c’era bisogno di sollecitarlo a fare ciò, dato che me lo stava divorando. La lingua scorreva instancabile lungo l’asta, stuzzicando il prepuzio e ripulendo la cappella dagli umori. Le labbra afferravano e rilasciano ritmicamente il cazzo, schioccandoci sopra ogni tanto qualche bacio umido. La bocca, invece, era in versione idrovora; succhiava che era un piacere facendomi mugolare e contorcere per la goduria. I gemiti emessi da entrambi accompagnavano il suono costante prodotto dal pompino, quel rumore di saliva impiastricciata con altri effluvi, così eccitante. Combattendo contro il desiderio di chiudere gli occhi e gustarmelo appieno, sbirciai in basso per godermi la scena. Luigi era una bestia famelica che si stava sfamando con il mio pezzo di carne. Lo accoglieva tutto fino a quasi farlo sparire e lo restituiva scintillante di bava. Quando si accorse che lo stavo guardando, iniziò a lapparmi la cappella, gli occhi fissi nei miei.
“Sto per venire”, lo avvisai con un sussurro tremolante.
Lui, per tutta risposta, mi sorrise e, con la lingua sempre alle prese con il glande, cominciò a segarmi in maniera vigorosa facendomi perdere la testa.
Venni con un urlo belluino, la testa reclinata indietro e gli occhi chiusi. Venni tanto, tantissimo; percepivo i fiotti di sperma uscire dal cazzo in possenti ondate. Venni di brutto e per riscuotermi dal torpore e dalla sensazione di sogno, impiegai qualche istante. Quando finalmente rimisi a fuoco la vista, tornai a guardare verso Luigi e, ciò che vidi in quel momento, è un’immagine che da allora rivivo ogni tanto con estrema eccitazione…..il viso di lui, ricoperto dai miei schizzi, la sborra sui capelli castani e che pende dall’orecchio, ed infine il suo sorriso compiaciuto, mentre continua a leccarmi la cappella…questa visione è sempre con me. Tornando a quella scena, passai le dita sulla faccia di Luigi per ripulirlo almeno un poco e, durante il passaggio, recuperai un bel pò di sperma. Terminata l’operazione avvicinai la mano alla sua bocca, allo stesso modo in cui mi sarei approcciato ad un animale domestico per dargli da mangiare, e lo guardai lapparmela con gusto fino a cancellare ogni traccia di sborra. Mi osservai le dita, luccicanti di umori, e me le infilai in bocca, succhiandole. Il cazzo mi stava tornando già in tiro ed ero sempre più eccitato. Feci alzare Luigi e lo baciai con foga, insinuando la lingua nella sua cavità orale con ardore. Sapeva di sesso e la cosa mi fece impazzire. Lo afferrai per le chiappe e me lo strinsi addosso, strusciando la mia erezione contro la sua, ben presente nonostante la presenza dei pantaloni; fu uno dei momenti più erotici della mia vita. Aveva labbra morbide e lisce, da donna, per questo il bacio mi sembrò così normale. Ci succhiammo le lingue a vicenda, ma a quel punto smaniavo per succhiare un’altra parte del suo corpo…..volevo prendere in bocca il mio primo cazzo!
Con un solo movimento gli tolsi le maglie, la tshirt e la felpa, lasciandolo a dorso scoperto. Aveva il petto completamente glabro, da ragazzo più che da uomo. Glielo accarezzai con delicatezza, chinandomi per poggiarvi qualche bacio e qualche colpo di lingua….sapeva di buono!
“Dai, sdraiati sul letto!” lo invitai con un filo di voce, interrompendo per un attimo i suoi gemiti di piacere.
Mi sorrise con fare complice ed eseguì docilmente.
“Questi me li levo?” domandò una volta sdraiato mettendo le mani intorno all’elastico dei pantaloni.
“No, faccio io!” replicai mangiandomelo con gli occhi.
La risposta, e soprattutto il tono con cui l’avevo data, gli fece scaturire una risata gutturale. Vederlo lì, disteso languidamente sul letto, mi fece arrapare di brutto.
“Ti leccherò ogni centimetro del corpo!” promisi mentre mi ponevo a cavalcioni sopra di lui.
Strusciai il sedere sulla sua erezione, gustandomi la sensazione che mi comunicava il cazzo duro che, imbrigliato ancora nei pantaloni, cercava invano di ergersi in tutta la sua potenza.
“Fai presto, non so quanto ancora quanto resisterò prima di venire!” mi informò con voce trafelata.
Io, che già non vedevo l’ora di prenderlo in bocca, alle sue parole velocizzai le operazioni. Gli leccai il naso e la bocca languidamente e poi scesi giù lungo il corpo, sempre proseguendo a baciare e leccare., e godendomi la pressione esercitata dal suo cazzo sul mio petto. Gli stuzzicai l’ombelico con la lingua e continuai a baciare verso il basso fino a raggiungere i pantaloni. Avevo letteralmente l’acquolina in bocca, pregustavo quello che sarebbe accaduto di lì a poco.
“Mi dai una mano?” chiesi mentre mi accingevo a togliergli i pantaloni.
Lui ovviamente mi assecondò e, sollevati i fianchi, favorì la svestizione. Rimossi con un colpo solo pantaloni e mutande, lasciando libero di ergersi in tutta la sua potenza il cazzo di Luigi.
“Wow!” esclamai senza pensare.
Era davvero grosso, come il mio direi, ma più diritto e meno spesso. La cappella era rosea e ben lubrificata e sembrava chiamarmi. Non la feci attendere, dato che ero sempre più eccitato. Mi misi a cavalcioni di una gamba, per avere modo di sfregare l’erezione dolorosa che avevo contro di lui, e mi dedicai al mio nuovo amico. Lo afferrai con la mano, gustandomi il contatto con quel pezzo di carne duro e caldo, e tirai in basso scappellandolo per bene e facendo in modo che il frenulo fosse ben teso. Ci passai sopra il pollice, compiaciuto nel vedere il corpo di Luigi contrarsi dal piacere.
“Guardami!” mormorai avvicinando la bocca al cazzo e cercando con lo sguardo i suoi occhi .
Aveva sul volto un’espressione di puro godimento ed era completamente alla mia mercè. Quando tirai fuori la lingua per passarla sul glande, un filo di bava la precedette atterrando sul pisello. La prima lappata fu brevissima, solo un assaggio, ed in breve fu seguita da altre, ognuna di esse sempre più lunga e profonda. Ci eravamo guardati solo durante le prime, poi lui aveva chiuso gli occhi troppo arrapato per tenerli aperti, ed io avevo preferito concentrarmi solo sul suo cazzo. Più leccavo la cappella e più mi eccitavo. Quasi inconsapevolmente stavo sfregando il pisello contro la sua gamba masturbandomelo, andando a ritmo con le lappate. Il sapore era forte, salmastro ed animalesco; mi piaceva da morire! Ne volevo di più! Spalancai la bocca e lo misi tutto dentro, fin quasi in gola, massaggiandolo con la lingua e le labbra. Magari non ero molto pratico, ma di sicuro non mi difettava la passione. Succhiai forte, eccitato all’ennesima potenza, ed iniziai a spompinarlo con vigore. La saliva era colata fino alle palle e me ne accorsi perchè le stavo massaggiando con la sinistra. Ero totalmente concentrato sulle sue parti basse. Per la prima volta mi ritrovavo dall’altra parte del pompino ed era un’esperienza afrodisiaca. Avere in bocca un pisello, sentirne la durezza, assaporarne il sapore e l’aroma e percepire il suo pulsare…..sensazione meravigliosa!
“Sto per sborrare!” mi avvertì Luigi con un filo di voce.
Per un attimo non seppi cosa fare. Da una parte mi sarebbe piaciuto allontanare la bocca e proseguire segandolo fino a farlo venire per così osservare da vicino i suoi schizzi; dall’altra, e questo dà il senso di quanto fossi in modalità “porco”, avrei voluto continuare a spompinarlo fino a ricevere la sborra in bocca e sul viso. Alla fine optai per la prima e staccai a malincuore la bocca dal pisello che comunque rimasero collegate grazie ad un filo di bava che non ne voleva saperne di staccarsi. Presi a fargli la sega, ma non mi tornava il fatto di avere la cavità orale così vuota, così decisi di leccargli e succhiargli le palle in attesa della sborrata. I gemiti ed i mugolii sempre più forti provenienti da Luigi mi indussero a smettere di trafficare con i coglioni. Volevo godermi lo spettacolo dell’eiaculazione. Accelerai il movimento segatorio con la mano e, anticipato da un urlo di piena goduria da parte del mio amico, lo sborra party prese vita. Il primo schizzo volò in alto nell’aria, seguito da presso da un altro ed un altro ancora, senza soluzione di continuità. Un bel filamento di sperma bianco riatterrò tra i pochi peli neri del pube creando un bel contrasto, un altro sulla sua coscia, uno sul mio braccio. Dal cazzo colava sperma e ne avevo la mano ricoperta. Sentii il pisello di Luigi perdere la rigidezza nella mia stretta, mentre il mio pulsava voglioso di sborrare di nuovo.
“Non ti muovere!” dissi al mio amico, mettendomi in ginocchio tra le sue gambe.
Passai la mano sinistra sulla coscia di lui per raccogliere lo sperma e poi lo spalmai sul mio cazzo, prendendo a masturbarmi. Ora avevo la destra che proseguiva ad accarezzare dolcemente il pisello di Luigi, mentre l’altra percorreva freneticamente la mia asta.
“Dai, schizzami addosso! Sborra per me!” mi incitò con gli occhi fissi nei miei, contribuendo a farmi arrapare di brutto. Il primo schizzo partì potente e lo raggiunse sotto il mento, con gli altri che si limitarono a finire sulla pancia e sul pisello. Con le mani completamente inzaccherate di sborra e strette intorno ai cazzi mi sentii il re del mondo. Avvicinai il bacino al suo fino a far strusciare i membri tra di loro e mi distesi per lungo riportando la testa vicino alla sua.
“Questa è roba tua” dissi muovendo la destra tra di noi ed iniziando a leccarla. Luigi recepì il messaggio e fece lo stesso, ripulendola in uno scontro di lingue. Una volta finito, alzai l’altra.
“Questa è roba mia” e ripetemmo la stessa operazione.
Il sapore mi sembrava uguale, ma ormai ero impregnato dall’essenza di cazzo. In quel momento lì, probabilmente anche un gelato alla fragola avrebbe avuto un forte sentore di pisello.
Finito di leccarmi le dita, ci stringemmo uno contro l’altro e ci scambiammo una serie di baci appassionati.
“Mi sono divertito a fare la versione di latino!” esclamò Luigi accarezzandomi il culo.
“E poi dicono che il latino sia una lingua morta….le nostre non mi sono sembrate tali!” ribattei dandogli un ultimo colpo di lingua sulle labbra, prima di iniziare a ridere insieme a lui.

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