Skip to main content
Racconti di DominazioneRacconti Gay

Da compagno a cagnolino. Come Giulio impara ad amare la sottomissione a Max

By 24 Marzo 2019Dicembre 16th, 2019No Comments

Tutto è iniziato un pomeriggio, dopo aver parlato e scambiato qualche foto xxx su un sito di incontri, abbiamo deciso di vederci. Una passeggiata insieme sul mare per conoscersi, una birra e tante parole, per poi finire a letto a casa di lui. Lui, l’ing. Massimo Forti, lo chiamerò Max per ora, è un ragazzo di 30 anni. Un ragazzo dottor Jeckill e Mister Hide. Infatti, a vederlo a tutta prima sembra un bravo ragazzo, educato, molto preciso (come lo sono gli ingegneri) e quasi ingenuo in termini di sesso e cose piccanti. Un Dottor Jeckill, insomma, quando tiene i vesti addosso. Ma quando si toglie i vestiti… si trasforma, un po’ come da Peter Parker a SpiderMan, o da Clark Kent a superman. Un gran figo, un adone, pieno di tatuaggi, palestrato, attivo, dotato. Uno di quegli attivi che non chiede ma ordina. Ma andiamo con ordine. Le prime scopate erano tranquille, gli piaceva prendere il suo tempo, vedevo che godeva nel farsi guardare. Il mio sguardo da cagnolino estasiato sul suo corpo perfetto, dai pettorali ai bicipiti al cazzo, rinfocolava il suo orgoglio virile. E tutto si concludeva in una scopata e un pompino. Roba vanilla. Ma andiamo con ordine…

 

La prima volta che ci siamo visti, sono finito subito nel suo letto. Mi ha scopato il culo. Non era la prima esperienza e di cazzi e culi ne ho visti tanti. La maggior parte delle volte tutto si conclude con una scopata, o magari ci si rivede per una nuova scopata ogni due mesi, se c’è feeling. Con Max era diverso. Ho perso subito la testa. Ma è meglio se mi presento prima. Sono Giulio Sbaraccato (nome di fantasia), Giulio o Giù per gli amici, ho 24 anni e ho un fisico niente male. Un po’ devo ringraziare mamma e papà, perché già dai sedic’anni avevo i pettorali quasi naturali. Però io c’ho messo il mio a tenermi in forma, facendo nuoto per tanti anni. Tra l’altro nuoto era un paradiso per guardare gli altri ragazzi in speedo e i piselli sotto la doccia (anche se tanti pudici tenevano il costume). Ma torniamo a noi.. Nuoto, faccio sport, per tenermi in forma per essere appetibile agli altri maschietti. E ho un bel fisico, pettorali addominali, schiena, culo. Fisicamente, Il mio pezzo forte è il culo. Tanti mi hanno detto che ho un bel culo, e qualcuno che è il più bel culo che ha mai visto “dal vivo”. Alle volte passo il tempo anche io a guardarlo allo specchio, e quasi quasi vorrei scoparmelo io. Ma non si può. Sull’altro versante sono meno prestante, il mio biscotto è di dimensioni medie (intorno ai 15-16 centimetri), ma non mi lamento, ci ho già fatto tanto, per la mia età l’ho infilato in molteplici buchi di ragazzi felici di essere sverginati e risverginati. Sessualmente, mi definirei versatile, pronto sia ad accogliere banane di marmo tra le mie dolci colline che a donare a caldi orifizi il ferro rovente che custodisco tra le gambe. Alla fine però, come potete intuire, sia dalla storia che vi sto per raccontare che dalla mia presentazione. Viste le mie modeste dimensioni di cazzo, e all’opposto un culo che rizza molti cazzi, finisco il più delle volte a fare il passivo. Sulle prime mi vergognavo di questa cosa e, addirittura mi sentivo in colpa a prenderlo in culo. Nonché mi faceva anche male. Quanti brucia-culo a 18 anni!! Poi piano piano ho imparato come rilassarmi e come prepararmi prima, per accogliere cazzi senza inconvenienti e a provare piacere invece che dolore. Ora, con qualche anno di esperienza in copule e sodomia, posso dire con orgoglio che so godere col culo e far sborrare i ragazzi attivi. Ma torniamo a Max…

 

Dopo il primo incontro ci siamo visti altre volte. Tutte le volte, lui mi sodomizzava e io godevo. La cosa piaceva a tutti e due, e i nostri incontri settimanali, sono diventati routine e, senza dircelo apertamente, siamo diventati di fatto una coppia. Tutti i weekend ci vedevamo, ed era per me diventata una droga. Solo una volta mi ha chiesto di metterglielo in culo, forse voleva provare, non so. E’ stata la prima e l’ultima volta che mi ha fatto fare l’attivo. A me è anche piaciuto, ma lui ha detto che “non gli piace la sensazione, e siccome vedeva che io ero molto ben disposto a “prenderlo nel culo”, ha presto deciso che nella nostra relazione i ruoli potevano essere fissi: lui solo attivo, io solo passivo. Un po’ come negli etero, mi è venuto da pensare -dove c’è l’uomo che infila e la donna che riceve. Fatto sta che lui ha deciso e io mi sono adeguato.

 

A parte i ruoli fissi, la nostra era una relazione completamente normale. OK, gay, eravamo due maschi, quindi niente bambini, asilo, e cose così, la storia non si sarebbe mai evoluta in quel senso. Ma, a parte la doppia spada nella fondina, i due cetrioli nel frigo, le due salsicce in padella… Tutto normale! Una banalissima, romantica, smielosissima (e noiosissima?) relazione vanilla. O almeno così sembrava a me a tutta prima. Solo a pensarci bene qualche segnale di un carattere dominante di Max, c’era anche nei primi mesi. Ad esempio, presto ho iniziato a capire che la relazione per funzionare necessitava che io fossi particolarmente “accondiscendente” ai suoi desideri, ai suoi orari, ai suoi programmi, alle sue esigenze. Io non vivo da solo e quindi ci vediamo a casa sua. Essendo io ospite a casa sua, le regole le faceva lui. Esempi scemi, la sera rigorosamente si guardava su netflix quello che Lui decideva, ho provato qualche volta a proporgli di vedere altro, ma lui semplicemente lasciava cadere le mie proteste nel vuoto. Si andava a letto ci si alzava secondo i Suoi orari. Per me, ghiro, troppo mattinieri. Ma mi sono adeguato piano piano. Si usciva con i Suoi amici, che ho imparato a farmi piacere, anche se alcuni, (forse gelosi?) continuavano (e continuano) a trattarmi male e lanciarmi frecciatine. Lui ci ride su, e io ingoio in silenzio. Dove uscire la sera, i viaggi da fare, decide Lui, alle volte decide insieme ai suoi amici, che conosce da una vita e a cui è fortemente legato. Altre volte decide da solo e poi mi informa della decisione. Io ho provato un po’ a proporre le mie idee, vedendo però che venivano sempre bocciate, alla fine ho rinunciato e mi sono rassegnato ad adeguarmi alle Sue decisioni. Forse voi potete pensare che sono cose stupide, sì forse avete ragione. Che ti importa se andare a Milano a ballare o in una escursione in montagna, se hai accanto un figo della madonna come fidanzato? Sì avete ragione, mi sono fatto guidare anche io da questi pensieri. Detto volgarmente, ragionavo (e ragiono ancora) in base al prurito al buco del culo, invece che col cervello. Adattarsi, ubbidire, non è stato facile però, infatti dovete sapere che io, di testa sono parecchio ribelle e orgoglioso. Nonché ho tutte le mie routine, le mie abitudini, ho bisogno dei miei spazi e dei miei tempi e mi risulta quindi pesante adeguarmi. Accettare alcune cose stupide, come “non decidere cosa guardare alla tv”, essere rimproverato se lascio i calzini in giro. Sono piccole cose che un po’ mi mortificano. Nonostante questo mi adeguavo, lui mi ha fatto capire che, quelle erano le regole e se non mi andava bene “mi sbatteva fuori di casa”. Lo diceva col sorriso, e forse scherzava, ma non ne ero così sicuro…

 

 

 

(continua)

Era un pomeriggio di marzo, era già qualche mese che ci frequentavamo, ma io (Giulio) ero sempre emozionato come le prime volte. Io ero tutto affettuoso e innamorato e pensavo solo a lui, Max. A lui invece non piaceva parlare di sentimenti e quando si toccava quel tasto si infastidiva. “Ci conosciamo da poco” (5 mesi) mi diceva “Smetti di fare il mieloso”. Io lasciavo cadere la cosa, un po’ risentito, e passavo oltre. Comunque, era tutta una settimana che non ci si vedeva e non vedevo l’ora di passare il tempo con lui, solo io e lui, fuori e poi “a casa sua” -che significava nel suo letto a scopare di brutto. Il wurstel di Max che spara la maionese nel panino di Giulio.-

Mi aveva dato appuntamento per fare una passeggiata in centro, solo io e lui, ed ero contento come una pasqua lgbt. La doccia fredda mi cade addosso quando arrivo lì, non siamo solo io e lui, ma ci sono tutti i suoi amici! Li aveva invitati e si era scordato di dirmelo. Riccardo, Andrea e Pablo, tutti e tre gay. Riccardo, il palestrato ingegnere, con cui era sempre insieme, pappa e ciccia, prev attivo. Andrea, la classica passiva acida, moderatamente carina, ma con fisico niente di speciale, che però copriva bene con vestiti ricercati. E Pablo il sudamericano, dichiarato attivo, ma di cui si sparlava che desse il culo di nascosto tramite un profilo anonimo su grindr. Tre nemici che mi tenevano lontano dal mio Max. Max quando era con loro mi ignorava, parlava di cose che io ignoravo, cose tra ingegneri, videogiochi, calcio. In più, con Riccardo mi aveva confessato che ci aveva già scopato tempo fa. Ed ero geloso. Per dirla tutta, secondo me si era fatto anche Pablo, forse anche Andrea, chi lo sa. In ogni caso in quel momento non li avrei voluti lì, a rubarmi la compagnia di Max, che già si era messo a parlottare con loro e mi ignorava. Inoltre, Andrea mi trattava sempre in modo acido, ogni scusa buona per criticarmi. Gli altri due erano fin troppo manzi e spesso, per scherzare, “mettevano le mani” su Max mentre ridevano e si battibeccavano allegri. Max dal canto suo, non si opponeva alle affettuosità. Nella testa, mi facevo mille film di gelosia, vedevo concorrenti ovunque.

Mi spiego meglio, non arrivavo a pensare che mi avrebbe tradito con loro, ma lo avrei voluto tutto per me, anche quel pomeriggio. In conclusione, il pomeriggio va di merda, ci rimango male e provo a nasconderlo, ma non ci riesco. I miei gesti, l’aria un po’ rassegnata e apatica, il fare taciturno, sono come un libro aperto. Lui vede come sono, ma non dice nulla. Finisce che parla molto con gli amici e io per lo più sto in un angolo tipo soprammobile, mortificato. Vorrei essere lontano anni luce, ma sono lì. Arriviamo la sera a casa, chiude la porta e vedo che lui è incazzato con me, mi vuole far pagare che ho “tenuto il muso” davanti ai suoi amici, e parte la tirata d’orecchi:

 

“Giulio, che cazzo avevi oggi, pareva che ti avessero ucciso la famiglia! Hai intristito pure i miei amici, cazzo! Potevi parlarci, tirare fuori un po’ il carattere. Fare una battuta ogni tanto! Eccheccazzo! Oggi eri tra il palloso e il depresso. Che cazzo hai?? Mi rovini le uscite così”

 

E io “Scusa, Max, hai ragione, ero un po’ giù oggi, perché, non so… cioè, io pensavo che saremmo stati solo io e te…”

 

E lui “Che palle Giulio, sono solo i miei amici! Okay, Mi sono dimenticato di avvisarti che c’erano anche loro, va bene, hai ragione. Ma non puoi reagire così, a fare il moscio, cioè che palle! Poi non capisco, sei geloso?”  vede che sto zitto e la interpreta come una ammissione di colpevolezza. “Giulio, non mi puoi stare con il fiato sulle spalle così. Sei troppo geloso, non si fa vita, smuoviti! La relazione così diventa pesante”

 

Io subito spaventato che “mi volesse lasciare” mi affretto a rispondere “Si, hai ragione Max, devo imparare a essere meno geloso e più socievole, scusami”.

 

Lui resta un po’ in silenzio. Non sembra troppo convinto, ma comunque l’argomento cade, anche perché è l’ora di cena e abbiamo entrambi fame. Come al solito, secondo la nostra routine consolidata, lui è lo chef e io il cameriere. Cioè, Lui cucina e io mi occupo del resto: apparecchiare, sparecchiare e soprattutto la parte più noiosa lavare i piatti e le pentole a fine cena. Ha deciso lui la divisione dei ruoli, poiché gli piace cucinare e soprattutto odia lavare i piatti. Io avevo pensato di obiettare, anche perché nemmeno a me piace lavare i piatti. Ma poi non l’ho fatto, non volevo creare attriti. In fondo era casa sua, ci stava che -alla fine della fiera- facesse lui le regole. Così il dopocena finiva così, io alla conca a lavare i piatti, mentre lui si guardava una serie Netflix sul divano. Io sentivo i dialoghi, tra uno scroscio di pentole e l’altro. Non era male, quando guardava cose che mi interessavano poco, i dialoghi frammentati mi bastavano. Quella sera però guardava “Teen Wolf” la serie con tutti quei ragazzetti boni che lottavano senza maglietta, con pettorali e six-pack da paura e quindi rodevo a perdermi tutto quel ben di Dio.  Stoicamente… sospiravo piano e pensavo “Giulio, stai facendo una cosa che va fatta, poche storie, d’altronde le pentole e i piatti non si possono mica lavare da soli! Max si sta solo godendo un po’ di riposo per la lunga giornata, fai il tuo dovere col sorriso ” e intanto immaginavo Scott che si scopava Jackson doggystyle, e ridacchiavo pensando che ululava quando gli faceva il nocciolo dopo lo schizzo.

 

Mentre penso a ste maialate mentre lavo i piatti, finalmente finisco e lo raggiungo sul divano. Finalmente, mi posso godere i bonazzi di Teen Wolf. Ma ecco che appena mi siedo, mi parla all’orecchio “Ho voglia stasera”, e per rendermi edotto mi porta la mano sul suo bozzo duro che ha davanti –forse ispirato da teen wolf? Penso io- Comunque, lo sento bello duro tra le dita e mi mordo le labbra. Mi fa “Perché non ti vai a preparare?”. Quello era il linguaggio in codice per –fatti una peretta, che poi ti inculo- Quando mi dice così già mi fa arrapare. Penso un attimo che ero venuto lì per vedere i bonazzi di teen wolf.., ma alla fine -chi cazzo se ne frega. Ciao Scott, ciao Stiles, ho di meglio da fare, Mi faccio scopare!- Così, Mentre lui finisce di vedere la puntata. Io vado in bagno dove mi preparo con un paio di perette al culo per essere pulito in previsione della ravvicinata penetrazione anale. Ci metto un po’ a prepararmi. Così lui ha tempo di finire con calma di vedere la puntata e poi si mette a letto, in mutande, aspettando che finissi, mentre spippola sullo smartphone.  Io lo raggiungo già pronto per fare il passivo. Nudo con solo jockstrap addosso e un buttplug inserito dietro. Lui è al cellulare, con la coda dell’occhio mi vede e mi fa “Oh finalmente, quanto ci hai messo! Dai, fatti perdonare per il ritardo di ora, e soprattutto per oggi che hai fatto la bimbetta stronzetta e capricciosa! Datti un po’ da fare quaggiù” E con la mano mi indica il suo cazzo che fa un bel bozzo dentro le mutande. Io rimango un po’ male per come mi tratta e perché ritira fuori un argomento dolente per me, ma so cosa vuole, in silenzio ubbidisco, mi inginocchio davanti al suo cazzo, glielo tiro fuori, lo imbocco e inizio fargli un bel pompino. Lui continua a scorrere sul cellulare mentre io lo pompo. Mi ignora, penso sia su instagram, non so. Forse guarda cosa fanno i suoi amici. Io non mi do per vinto. Lavoro di lingua, labbra e bocca e il suo cazzo reagisce, diventa bello duro e grosso nella mia bocca. Alterno leccate alla cappella, con affondi lenti di gola a tutt’asta, poi ci do giù con pompaggi di cazzo più veloci. A un certo punto, mi prende la testa e la spinge bene giù sul cazzo, infilzandomi con l’uccello fino in fondo alla gola. Poi con le mani mi tiene la testa ferma lì, anche se io mezzo affogo nel frattempo. Sono paonazzo e sofferente, ma godo. Infatti devo confessare che quando fa così il dominante mi piace da morire. Quando prende iniziativa senza sentire cazzi e mi spinge tutto la fava in gola, cazzo, quella è la parte migliore! E Max lo fa in modo naturale. Alla nerchia non si comanda! Io intanto mi arrapo, il mio pisello non riceve altrettante attenzioni, anzi non riceve nessuna attenzione proprio, così ci penso io a strusciarlo un po’ tra le lenzuola, mentre godo di bocca. Max intanto con una mano mi direziona testa e bocca sul cazzo, per spingermelo bene in gola e tenerlo lì. In mano ha ancora il cell, che guarda distratto, come se io non meritassi tutta la sua attenzione. Mi deve bastare il suo cazzo ritto e la sua mano sulla mia testa che dà il ritmo del bocchino.

A un certo punto però vedo che mi punta il cellulare e fa partire un video e mi dice “Fai vedere ai miei amici come succhi il cazzo, amore, fatti perdonare per oggi”. Io lo guardo attonito, occhi a palla, tolgo il cazzo di bocca: “no Max, dai, che fai? sei matto! non mandare nulla ai tuoi amici dai!”. Intanto però ho il suo cazzo bello ritto e pulsante a un centimetro dal viso, e lui mi sta sempre riprendendo in quello stato. E lui “dai Giulio scherzo, cazzo, che palle, dai continua a succhiare, il video è solo per me, dai, fammi vedere come lo succhi che mi arrapa, poi me lo riguardo domani sera che non ci sei, dai da bravo succhia”. Io sono un po’ diffidente ancora, non so se la racconta giusta, ma ho troppa voglia di ciucciarglielo e cedo come una qualsiasi ninfomane da marciapiede. Così imbocco nuovamente il cazzo, mentre Lui mi riprende e mi incita per dare pepe al video – sa che mi piace quando mi chiama troia e così non perde occasione di farlo- ma gli piace sentirmelo dire di nuovo, così mi chiede “Ti piace essere chiamato troia, vero?” Io annuisco con la testa e lui sorride e parte “Ahahah lo sapevo, infatti sei una troia, una pompinara del cazzo! Dai troia succhia, succhiamelo tutto, mmmmh si vede che ti piace il cazzo, ciuccia, ciuccia l’uccello, mmm che bocca d’oro che hai dovresti stare più spesso in ginocchio ” e intanto me lo infila in gola fino a livello palle e mi scopa la gola con colpi di bacino. Io affogo e mi lacrimano gli occhi, ma lui mi tiene sempre tutto il cazzo in gola ben piantato. Lo vede che sono un po’ in difficoltà ma continua imperterrito, con ritmo sempre più deciso e mentre mi lacrimano gli occhi e mi sbatte le palle sul mento, mi sfotte “ti piace quando ti scopo la bocca, eh, zoccolona, dillo che ti piace” io vorrei dire qualcosa, ma ho il suo cazzo in bocca, e non posso parlare. Poi rallenta un po’ il ritmo, come per riprendere fiato e mi fa “ehi pompinaro, guarda in cam”. Io eseguo e, ispirato dal momento, faccio lo sguardo da puttana navigata a beneplacito dell’obiettivo del suo Iphone, mentre scorro su e giù con la lingua sul suo uccello. Lui geme. Lecco la cappella e intanto guardo in cam. Poi lo prendo tutto in bocca, sempre fissando l’obiettivo. Lui sorride compiaciuto e fa “ e ora saluta i miei amici, troietta”. Io contrariato, faccio gli occhi a palla, faccio per togliere il cazzo di bocca. Ma lui mi ferma con la mano. “Dai è uno scherzo, stai al gioco”. E intanto mi tiene la bocca sul cazzo. Allora mi arrendo, continuo a guardare in cam e faccio “Ciao Riccardo, Ciao Andrea, Ciao Pablo”. Solo che ho il cazzo in bocca e non si capisce una minchia. Esce una cosa tipo “Uao Uiwaddo, Uao Awwea, Wuao Pawwo”. Max ride come un matto e mi fa “sembri Paperino o tipo uno dislessico, ahaha”. Io tolgo un attimo il calippo di bocca. E dico “ e invece sono solo un succhiacazzi multitasking, ahahah”. Max, mi guarda un po’ sorpreso della mia audacia forse. Poi subito torna nel ruolo di alpha se lo impugna in mano e me lo sbatte sul viso“ Sbagliato sei UNA succhiacazzi, una troia succhiacazzi, dillo” Io eccitato ripeto quello che ha detto a bassa voce “sono una troietta succhiacazzi” uso il diminutivo, perche mi sembra più gentile detto così. Lui me lo lascia passare, mi fa aprire la bocca e mentre me lo sbatte sulla lingua “e anche un rottoinculo” Io gemo, non posso parlare, perché ho il cazzo che mi sbatte sulla lingua e so che tra poco mi scoperà il culo. “Mettiti a 90 ora, troia”, e poi mi incula per bene, finchè mi sborra soffisfatto sul viso. Anche io mi vengo addosso, poco dopo, sulla pancia. Ci ripuliamo.

 

Più tardi ci mettiamo a letto contenti. Prima di addormentarmi ripenso a quel video “per gli amici”, pensare che possa veramente inviarglielo mi eccita e mi terrorizza al tempo stesso, e mentre sono perso tra questi pensieri, mi addormento.

La mattina successiva (domenica) lui ha degli impegni e mi sbatte fuori casa. In fondo, è casa sua. Io un po’ triste, ma ok, accetto. Lui fa un’escursione con altri amici, che non conosco. Io sono geloso, ma non dico niente. La settimana, lui lavora, io studio poi nuoto, lui palestra. Insomma passa una settimana, ci scriviamo un paio di porcate in chat, ma tutto lì. Io gli mando foto mie nudo, sperando in qualche complimento, ma lui si limita a mandarmi una emoticon di un cane. Al mio punto interrogativo, mi spiega che “sono una cagna”. Va bene, mi eccita quando mi tratta male, quindi mi è venuto duro la sotto. Però, alla lunga un po’ anche soffro, -una parolina dolce ogni tanto?- Un complimento tipo, -che bel culo-, cose così.. niente. Lui molto preso al lavoro, sostanzialmente non mi caga, però trova tempo per vedere gli amici, fare palestra, andare al cinema con Riccardo e gli altri. Io ci rimango male ma ingoio. Mi immagino Max che si fa fare un pompino da Riccardo nelle poltrone in fondo durante la proiezione. Ci sto male, anche se mi eccita l’idea.

         Arriva sabato. Mi invita da lui e già dalla mattina arrivo a casa sua. Poggio le cose e subito mi fa:

“Ah eccoti, non lasciare tutto in giro come fai di solito”.

Ci resto male, ma smorzo.“Ah, buongiorno anche a te” rispondo ironico ma pungente.

Lui è in mutande in bagno. Si lava i denti. Io non resisto e gli mordo le chiappe da attraverso le mutande –che culo che hai- gli faccio (ha veramente un bel culo!). Lui per risposta si gira e mi struscia il cazzo sul viso, che sento gonfio attraverso il cotone delle mutande. Gli diventa barzotto e lo sento che si ingrossa e indurisce sulle labbra. Lo tira fuori, lo pompo.

Poi mi spinge via “Dai ninfomane” mi fa “togliti dal cazzo ora, dobbiamo partire tra poco”.

Resto un attimo interdetto “ninfomane”.. “togliti dal cazzo” (che era doppiamente corretto in quel caso, ma così rozzo però) Che gli è preso stamattina? Non reagisco, mi allontano mogio, tipo cagnetta a cui è stato sottratto l’osso.

         La fretta di Max era dovuta al fatto che avevamo già deciso da tempo che quel giorno saremmo andati a fare trekking sulle colline vicine, a Rocca La Punta. Ed era già tardi. Rocca La Punta, verde e natura incontaminata, un posto meraviglioso, almeno così dicevano, perché io non c’ero mai stato. Un posto romantico anche, e io sognavo che fossimo io e lui, mano nella mano, a baciarsi, scopare a pecora appoggiati a una quercia secolare, fare il bagno nudi nei torrenti cristallini.

         Naturalmente, il Suo progetto era diverso, e aveva subito invitato anche il suo amico Riccardo. Esco dal bagno e sento che mi fa, mentre piscia nella tazza “vai in cucina a preparare i panini, facciamo il pranzo al sacco”.

Ecco, mi ha già trovato i compiti da fare.

“..E sbrigati che è tardi” aggiunge non contento.

Da brava donna di casa, eseguo. Li farcisco, impacchetto.

Una volta fatto lo zaino, partiamo, troviamo Riccardo a metà strada, salta in macchina con noi.

Da quel momento in poi, Max e Riccardo iniziano a parlare dei cazzi loro, giochi che non conosco, film e serie tv che non ho visto. Ridono e scherzano. Io sono già geloso e perlopiù silenzioso.

         Arriviamo. Il posto è bellissimo. Iniziamo il percorso. A un certo punto del trekking, arriviamo a un ruscello con una pozza d’acqua. Max, incitato da Riccardo pensa bene di proporre una goliardata: Bagno nudi nel ruscello.

Riccardo esulta. Io resto di sasso. Nudi? Davanti a Riccardo? Il mio Max nudo, con l’uccello al vento, il culo all’aria. Non voglio che lo veda così Riccardo, già passano troppo tempo insieme coi vestiti, figurarsi senza. In più l’acqua è fredda, l’aria umida. E’ una pazzia. Debolmente protesto. Ma loro non mi cacano nemmeno di striscio. Vedo che si guardano con aria di sfida. Non mi considerano, capisco che non ho voce in capitolo sull’argomento.  Non sono “uno di loro”. Max e Riccardo, sono totalmente affiatati tra loro, in versione Bros. Sono tipo membri di una fraternity, o compagni di squadra. Io no.

La sfida è stata chiamata e loro si spoglieranno. Se non vogliono essere etichettati come “pussy” si devono spogliare e fare il bagno nudi nel torrente.

         Iniziano a spogliarsi. Io li guardo, impietrito dall’imbarazzo, ma anche un po’ eccitato. Max è proprio bello di fisico. Riccardo meno, è un po’ più alto, ma anche più magro, meno muscoloso, più peloso. A guardare bene, sono fatti bene tutti e due alla fine. Ora sono entrambi in mutande.

Io gli faccio “ragazzi, fa freddo, magari rimettete la maglietta”

loro, come prima, non mi cagano. Esitano a togliere gli slip.

Io totalmente in imbarazzo esclamo “Dai è una pazzia rivestitevi, l’acqua è fredda”.

A quel punto vedo Max che guarda Riccardo e si toglie le mutande. Ecco, il mio ragazzo è nudo, col cazzo di fuori. Merda. Riccardo non perde tempo, le sfila anche lui. Sono nudi, corrono al torrente. Rallentano. Le pietre fanno male ai piedi. Max scivola e quasi s’ammazza. Ma si rialza, ridono. Riccardo saltella dietro (e lo sgamo a guardare il culo a Max). Si bagnano, tremano.

 –Che pazzia- penso. Non riesco a togliermi dalla testa che Riccardo ha visto il cazzo di Max ora, del mio ragazzo, che lo sta ancora guardando, ce l’ha davanti- vado in paranoia. Penso “Ok, avevano già scopato prima, ok, si sono già visti i cazzi a vicenda, ok, si sono già succhiati il cazzo forse anche. Ma. Ma era il passato, adesso si stanno guardando i cazzi, ora. Ora. Qui. Davanti a me.”

 Battono i denti, ridono, si sfottono a vicenda. I cazzi diventano barzotti. Forse anche per superare il loro imbarazzo cercano di coinvolgermi. Mi urlano “Giulio, che fai là buttati, spogliati, l’acqua è fantastica, uno specchio”.

Soprattutto Max mi provoca senza freni “Dai Giulio non fare la femminuccia, spogliati come noi e vieni qua”

 Riccardo, più timoroso, gli fa eco “Sì, dai, si sta bene qua l’acqua è fresca, vieni con noi” e intanto spruzza Max che subito si incazza e sbaruffano.

– che idioti- penso. Ma noto tutti i momenti in cui si toccano e dalla superficie dell’acqua mi pare che vengano su le punte dei loro cazzi, dritte. Divento paonazzo. -Che cazzo succede?-penso Intanto io non mi spoglio.

Allora Max insiste e vira sullo sfottò “Giulia, dai mostraci la topa, ahahah” ride.

E Riccardo ride anche lui, sguaiato “dai mostracela che ci piace, ahahah”.

Ed io “che scemi che siete” rispondo.

Ma loro insistono, sono andati sul femminile ormai. Max grida “Dai Giuuulia, -fa poi cantando- ollelle ollallà….”

E parte anche Riccardo col coro “…faccela vede, faccelà toccà!!” e ridono.

Io sono un po’ a disagio, divento rosso, -perché sono diventato Giulia ora?-mi domando.

Ma Max ormai c’ha preso gusto a sfottermi davanti a Riccardo.

Questa cosa non mi piace, ma non reagisco.

A un certo punto, vedo che Max mette una mano sulla spalla a Riccardo, lo guarda e gli fa “Riccardo, sai perché secondo me la Giulia si vergogna a spogliarsi?” Parla a Riccardo ma fa la voce alta per farsi sentire da me.

Riccardo “No Max, non lo so, dimmelo, forse ha le sue cose? Ahahaah” ride.

Subito anche Max ride.

Si danno il cinque.

Stanno iniziando a farmi incazzare. Vorrei dirgli -Mi chiamo Giulio, non ho le mie cose, non ho una figa, idioti- ma non dico niente, sono troppo a disagio a questo punto.

Intanto Max continua a voce alta per farsi sentire anche da me“No Riccardo, vedi, in realtà Giulia ha un segreto, in mezzo alle gambe ha un pisellino”

Riccardo ride, fa la faccia finta stupita “E’ trans allora!” ridacchia.

E Max, “Si ma mini, mini pisello, mini trans!!”

E ridono sguaiati.

Io resto di sasso. Non capisco. Dove vuole arrivare Max con questi discorsi? Che gioco sta giocando? Vuole offendermi? Anche Riccardo che lo asseconda mi fa girare le scatole. Tirare fuori il discorso del pisello piccolo è un colpo basso, una coltellata. Tra l’altro perché effettivamente è vero! Max ha il cazzo più grande del mio, e, a quanto mi sembra di aver visto finora sbirciando l’uccello di Riccardo, anche il suo aggeggio è più grande del mio. Dei tre sono quello con la pistola a canna corta, e la cosa non mi fa piacere.

Riccardo e Max intanto ridono, ogni tanto Max mi lancia uno sguardo beffardo.

Intanto vedo che hanno entrambi il cazzo ritto. Max ogni tanto se lo tocca, in modo distratto, si rivolge verso di me “Dai Giulia, spogliati, mostraci il tuo pisellino, ahhaah”.

 Riccardo pure ride e gli fa da coro: “Dai Giulia, nuda!”

Si scambiano sguardi di intesa, ridacchiano.

Riccardo evidentemente non è imbarazzato come me, e continua la sceneggiata di Max, così rivolto a voce alta a Max gli fa: “Ma davvero Giulia ha un pisello, pensavo fosse una donna, che schifo!”

-Ma guarda che discorsi cretini –penso.

 Max invece coglie l’occasione al balzo per continuare a prendermi per il culo, e gli fa di rimando “Sì, ma non lo chiamerei pisello, è solo un pisellino vedi, piccolo piccolo, io lo so perché l’ho visto”.

 Che stronzo, penso.

Riccardo però lo trova divertente, ride.

Io mantengo un silenzio attonito, la cosa sta andando un po’ oltre, per me. Sono umiliato, non so come reagire. Riccardo se ne accorge, forse inizia a sentirsi in colpa? non lo so.

Max invece continua “ma proprio piccolo Riccardo, dovresti vedere.” E mentre lo dice mi guarda e fa il segno con le dita, pollice e indice, distanti appena pochi centimetri, a indicare la lunghezza della mia virilità. Io sono furente. Riccardo invece è piegato dalle risate.

Max pure si diverte: “per questo si vergogna di farlo vedere, -poi rivolto verso di me – vero Giulia?”

Io voglio scomparire, Riccardo penso sia imbarazzato quanto me, ma abilmente copre l’imbarazzo con una risata fragorosa “AHAHAHAHAH”. Io resto immobile di sasso.

Max ride con Riccardo e poi mi guarda col sorriso sardonico.

Io mi alzo in piedi, sono incazzato, mi passano mille pensieri per la testa. Vorrei andare lì e spaccargli la faccia, fargli una scenata, mandarlo a fare in culo ed andarmene, o forse vorrei solo andare a mille miglia da lì, per mettermi a piangere tranquillo su un tronco d’albero caduto lontano da tutti. –ho i pensieri che viaggiano- quando vedo che Max sta venendo verso di me.

Max mi guarda serio “Dai Giulio, non ti offendere”  

-Finalmente, mi chiama col mio nome-penso

E la sua voce è diventata più gentile, continua “Si scherza, ti prendo in giro per stimolarti, dai spogliati, unisciti a noi” Intanto è vicino a me, nudo, barzotto, Riccardo è lontano, non ci sente “mi piacerebbe averti nudo davanti a me, fare questa cosa insieme” poi, aggiunge, guardandomi negli occhi con voce sincera “lascia stare tutte quelle cose del pisello piccolo, che ti importa? Stavo solo giocando per far divertire Riccardo”. Mi mette una mano sulla spalla “la dimensione del tuo pisello non ha importanza per me, mi piace vederti nudo, dai spogliati e vieni”

Mentre parla vede che mi sciolgo, così si tranquillizza anche lui. Decido, facciamolo. Inizio a spogliarmi, mentre lui mi guarda soddisfatto.

Poi ritorna al centro del torrente verso Riccardo e girato di schiena mi grida “..ma fai veloce a spogliarti che fa freddo!”

Che cazzo sto facendo? perchè lo faccio? Non lo so, sono impazzito anche io. Mentre penso queste cose sono in mutande e esito a toglierle. Mi ritorna in mente la frase di Max che mi chiama al femminile “Giulia” che dice che ho “il pisello piccolo, mini”. Mi blocco. Sento le voci che mi chiamano. Chiccazzosenefotte. Abbasso le mutande. Sono nudo. Guardo un attimo giù. Il mio compare mi sembra più piccolo del solito, di sicuro più piccolo dei loro bei membri barzotti. Tronfi in mezzo alle gambe, arditi, spavaldi, che reclamano attenzione. Il mio sembra un pulcino spelacchiato. Mi sento inadeguato vorrei coprirmi. Ma non lo faccio. Corro, verso di loro. Scivolo, Mi ritiro su. Loro ridono a crepapelle. E a quel punto, non so se ridono di me o ridono con me. Mi resta il dubbio. Lascio correre. Restiamo un po’ lì ci bagnamo. Giochiamo, è quasi divertente. Ogni tanto ci guardiamo i cazzi, i loro sono ritti, il mio no, sono troppo imbarazzato per avere un’erezione. Sono imbarazzato quando mi accorgo che Riccardo mi guarda il pisello. Fa il confronto, panico. Per fortuna almeno non fanno più commenti sulle mie dimensioni, sennò sarei sprofondato. Inoltre, sto morendo di freddo e lui si rimpicciolisce ancora di più. Mentre quello d Max invece è sempre barzotto, e forse anche quello di Riccardo, non ho il coraggio di guardarlo. A un certo punto, mentre giochiamo in acqua, Max mi tira la testa a sè, verso il suo cazzo, mentre ride. La punta della cappella mi sfiora la guancia, mentre mi ritraggo “che cazzo fai dico?” sono imbarazzatissimo, -così davanti a Riccardo? Che gli salta in testa? –

Mi fa “Dai Giulia” e ride.

Riccardo sogghigna.

Dopo poco, rientriamo a riva, ci asciughiamo, ci rivestiamo, ci scaldiamo un po’. Siamo contenti alla fine. Mangiamo i panini. Relax sdraiati sul prato, camminata e torniamo alla macchina.

 Nel viaggio in macchina non parliamo più di quello che è successo al torrente. Per fortuna. La giornata è stata bella, ma anche molto imbarazzante con Riccardo. Resto nei sedili dietro e faccio finta di dormire mentre loro parlano di videogiochi e cose tecniche. Ripenso alla giornata. Sono incazzato con Max. Stasera dobbiamo parlare assolutamente. Non accetterò più un suo comportamento così di nuovo. Glielo devo dire. E’ stato veramente umiliante, crudele. Non mi può trattare così davanti ai suoi amici. Sono fermamente deciso sul fatto che stasera deve ascoltarmi. Inoltre, lo so che lui si aspetta stasera di scoparmi, di aprirmi il culo. Da per scontato che io sarò disponibile. E’ inaccettabile. Se mi tratta così, il culo non glielo do! Voglio fargliela pagare in qualche modo e questo è l’unico che capisce. Sì, ho deciso, stasera non gli darò il culo. Peggio per lui. Chiudo gli occhi, e mi addormento.

 

 

—– fine cap III ——-       

 Nel viaggio in macchina non parliamo più di quello che è successo al torrente. Per fortuna. La giornata è stata bella, ma anche molto imbarazzante con Riccardo. Resto nei sedili dietro e faccio finta di dormire mentre loro parlano di videogiochi e cose tecniche. Ripenso alla giornata. Sono incazzato con Max. Stasera dobbiamo parlare assolutamente. Non accetterò più un suo comportamento così di nuovo. Glielo devo dire. E’ stato veramente umiliante, crudele. Non mi può trattare così davanti ai suoi amici. Sono fermamente deciso sul fatto che stasera deve ascoltarmi. Inoltre, lo so che lui si aspetta stasera di scoparmi, di aprirmi il culo. Da per scontato che io sarò disponibile. E’ inaccettabile. Se mi tratta così, il culo non glielo do! Voglio fargliela pagare in qualche modo e questo è l’unico che capisce. Sì, ho deciso, stasera non gli darò il culo. Peggio per lui. Chiudo gli occhi, e mi addormento.

———–

 

Mi sveglio ancora mezzo rimbambito col sorriso di Max davanti.

“Hey principessa, ben svegliata!” mi fa, guardandomi davanti alla portiera aperta “hai dormito proprio bene, ora alzati, poltrone, su”

Io biascico un –sì- mentre apro piano gli occhi. Mi alzo lento ancora mezzo addormentato.

Max chiude la macchina e saliamo in casa. Io intanto riprendo coscienza e ricordo le vicende del pomeriggio. L’umiliazione subita. Mi decido di aspettare il momento giusto per parlare con Max, per poi fargli il grande rifiuto. 

In ascensore, Max mi rimprovera “Manco mi hai fatto compagnia mentre guidavo, bello comodo sui sedili di dietro a ronfare. La principessa sul pisello!” mi fa

Mai che abbia una parola dolce per me! Vorrei rispondergli male subito, ma non dico niente, tengo lo sguardo basso.

Mentre entriamo in casa mi fa- Ora, visto che hai poltrito tutto il tempo in macchina, renditi utile! C’è la biancheria da stendere, pensaci te-

Lo sapevo che mi trovava subito qualcosa da fare, penso. “Va bene” rispondo conciliante, non voglio fare polemiche, per ora. Però ho molta sete, così aggiungo: “bevo un attimo un bicchier d’acqua però prima e poi lo faccio subito”.

Lui si blocca e mi guarda negli occhi serio “No, stendi la biancheria ora, poi bevi. Prima il dovere, poi il piacere”.

Mi fermo, lo guardo. Per un attimo mi domando se è serio. Che cazzo cambia se mi bevo un bicchiere d’acqua prima? Penso. Ma il suo sguardo è serio. Forse mi vuole mettere alla prova? Non ho voglia di ribattere, così faccio come dice. Vado in bagno dove c’è la lavatrice, e, anche se ho la gola secca e la voglia di bere, inizio a prendere i panni da stendere. I panni sono tanti, così devo fare due giri dal bagno al balcone.

Al secondo giro, quando entro lui è in bagno, davanti alla tazza che piscia in piedi.

Esito un attimo sulla porta.

Lui mi guarda mentre piscia.

“Scusa, devo prendere dei panni ancora, entro”

Lui distoglie lo sguardo e non mi risponde. Se lo tiene in mano e continua a pisciare.

Così io entro, mi metto in ginocchio davanti all’oblò della lavatrice (che è proprio lì vicino alla tazza) e faccio per tirare fuori i panni. Nonostante il disagio e il mio stato d’animo ancora un po’ contrariato per il pomeriggio, ammetto che un po’ mi eccita la situazione. Lui col pisello di fuori. Ma sono anche imbarazzato, cerco di non guardarlo e mi concentro sui panni puliti. In più, mi ripeto il mio proponimento–non devo concedermi- . Mentre penso queste cose sento che Max mi parla.

“Giulio, non è che avresti voglia di provare una cosa nuova” mi dice mentre piscia.

“Cosa intendi?” cado dal pero.

Lui è sempre davanti al cesso e, adesso, con la coda dell’occhio, vedo che non piscia più. –Forse ha già finito?- penso. Ma Max resta comunque fermo davanti al cesso, e non si rimette il cazzo dentro. Resta immobile e mi guarda.

Invece di rispondermi, mi domanda di rimando “Ti fidi di me?”

Vorrei rispondergli -Ecco, insomma, me ne hai fatte passare tante veramente..-, ma invece dico “Sì dai”

“Ok allora chiudi gli occhi” mi fa

Penso che non è tempo per i giochi, ho da fare. “Aspetta che devo stendere la roba qui, facciamo dopo, ok?” gli dico, e mi rimetto a frugare tra i panni nell’oblò. Voglio finire e poi bere qualcosa. Sono assetato!

“Fermo, i panni li stendi dopo” dice con tono deciso.

Vedo che fa sul serio, allora mi fermo. Resto là davanti alla lavatrice in ginocchio e chiudo gli occhi. “Va bene così?” gli chiedo, “E ora?”

Sento che viene verso di me, sento il suo corpo più vicino. Non dice nulla. Forse mi guarda? A un certo punto, sento un dito sulle labbra.

Che fa? Non lo vedo, ma mi sento i suoi occhi addosso, mentre mi scorre le dita sul labbro superiore. Mi piace la sensazione al tatto, però sono anche un po’ contrariato. Stavo stendendo i panni, volevo fare in fretta per poi andare a bere! Invece sono bloccato qua, in ginocchio, a occhi chiusi in bagno, davanti a lui, che si sollazza col cazzo di fuori e gioca a strusciarmi le dita sulle labbra. In più non capisco proprio dove vuole arrivare? Non vedo l’ora che finisca, così stendo i panni e poi finalmente potrò bere un po’. Sento tutta la gola secca. Lui non ha sete, forse ha già bevuto in cucina, e non capisce! Non ha fretta lui! Scorre il dito sulle labbra. La sensazione è piacevole. Cerco di calmarmi, mi concentro sulla sensazione tattile. -Lasciati andare Giulio-, penso, -stai al suo gioco, accontentalo e presto tornerai a stendere i panni-. Respiro profondamente. Sento l’odore del dito. Sa di cazzo, lo stava tenendo sul cazzo di sicuro prima mentre pisciava. Ha un buon odore, selvaggio, da maschio. Mi eccito. E se mi facessi scopare stasera? No, devo essere forte! Il culo non lo do! Lui deve imparare che non può fare tutto quello che vuole! Mi perdo nei miei pensieri. Ad occhi chiusi è più facile perdersi nel proprio mondo.

         A un certo punto, sento che forza col dito per entrare in bocca. Apro un poco la bocca per farlo entrare. Sento che il suo dito forza l’ingresso e entra in bocca. Lo sento sulla lingua.

“Maaax” gli dico piano-mentre lui mi muove il dito dentro le guancie “ccheee ffaaih?”

“Non ti preoccupare Giulio, te apri la bocca e lasciala bene aperta, ubbidisci, fidati!”

Eseguo. Resto così con la bocca aperta e gli occhi chiusi, in ginocchio in bagno. Mi fanno pure un po’ male le ginocchia, ora sento anche il freddo delle mattonelle. Ho una sete da morire. Sono stanco e ora ho anche fame, è quasi ora di cena, e ho ancora in mano i suoi calzini lavati.

“Maaax hoo ssheetee” dico, cercando di scandire le sillabe (non facile con un dito in bocca) mentre tengo sempre la bocca più aperta possibile “quuaa-ndhoo poo-sshoo beee-reee?”

Lui è sempre davanti a me, ridacchia, è col pisello di fuori e se lo tiene in mano.

“Avresti dovuto bere mentre eravamo al torrente” mi rimprovera “L’acqua là era pura e cristallina. Io l’ho bevuta, era buonissima, e ora non ho sete, e non mi lamento come te!”

-Mannaggia, se avessi bevuto al torrente, che pirla sono stato!- ora rimpiango di non averlo fatto. Il suo dito asciutto che si muove in bocca, è salato, e peggiora la mia arsura.

“Vuoi assaggiare un po’ dell’acqua del torrente” mi dice

Cado dal pero- “La ha-ii poo-‘tha-tha iinh boo-ttih-gliah?” chiedo.

Lui toglie il dito dalla bocca. Forse è stufo di sentirmi parlare così, e mi dice “Ancora meglio, te la posso far provare direttamente dalla fonte”

-Finalmente!- penso “Ci sto” gli dico

Lui sento che ridacchia, e mi dice “Apri bene la bocca, che te la faccio provare”

Io la apro tutta. Ho sete e voglio l’acqua della fonte.

Un attimo dopo sento che mi dice “E’ l’acqua della fonte Fallica” e sento che continua a ridacchiare.

Io sono sempre a bocca aperta e occhi chiusi, ma a questo punto, mi viene un sospetto. Quando ridacchia così, di solito sta preparando uno scherzo dei suoi. –fonte.. fallica- penso, -che strano nome!-

“Ecco che arriva” annuncia.

E subito dopo sento uno schizzo che mi colpisce la lingua. Non è fresca, è calda, e il sapore .mm non è buono. Sorpreso, d’istinto, chiudo la bocca, mi ritraggo. Poi apro gli occhi, vedo che ha il cazzo davanti a me, puntato alla mia bocca. Guardo più in su, vedo che mi guarda e se la ride, un sorriso a 32 denti compiaciuto stampato sul viso. Lo schizzo mi ha preso alla sprovvista e l’ho ingoiato quasi tutto in un attimo. -Che cazzo succede? –penso- cos’era quella. Forse sborra??- E’ calda un po’ acida, non ha un buon sapore.

“Max che cazzo fai?” gli grido. Lo guardo adirato, ingoio la saliva, cerco di togliere il sapore dalla bocca. Mi porto la mano sulle labbra. Faccio un’espressione schifata “Ha un sapore cattivissimo, cos’è?”.

Lui ride.

Io finalmente capisco. “Mi hai pisciato in bocca?” sono umiliato, sconfortato, alzo la voce “Che stronzo che sei!” chiudo gli occhi e inizio a colpirlo a caso, senza guardare.

Lui si ritrae ridendo come un matto “Aahah lo hai capito finalmente, bionda, ahhahaha, ce he hai messo di tempo!!”

Mi sfotte pure ora, mi viene da piangere. Ho sempre in bocca questo sapore amaro, disgustoso. Me lo ha fatto di nascosto, penso. Una cosa schifosa, vile. “Max, come hai potuto? Io mi sono fidato!” Lo rimprovero. Nello sguardo tutta la mia delusione, il mio sconforto ferito. Provo a continuare a colpirlo con le braccia, ma lui è più veloce e più forte di me, mi viene incontro, mi prende i polsi e non riesco più a muovermi. Mi ha bloccato.

Max ridacchia, mi dice “Dai era solo uno schizzetto, e poi avevi sete, no? Non avevi detto anche tu che volevi bere dalla fonte? aahah” ride forte.

–che stronzo- penso amareggiato. Ho sempre le mani intrappolate, bloccate ai polsi, ma, quando dice così, mi dimeno. Da fuori, appaio come un criceto in gabbia. Sono sconfortato, vinto e impotente.

Lui invece continua a tenere il sorriso sulle labbra e mi guarda soddisfatto. Poi, vedendo che sono sempre agitato e arrabbiato, si fa più conciliante e mi dice serio “Scusa Giulio, ehi ehi, calmati adesso, io sul serio pensavo che avessi capito subito dove stavo andando a parare e che ti piacesse anche a te, sennò non lo avrei fatto, ok? dai, calmati ora!”

“Io invece non lo avevo capito” gli rispondo piccato, per puntualizzare che non ero d’accordo!

Mi guarda serio “Ok scusa, non lo faccio più” mi dice. “Solo aspetta un attimo che lo devo proprio sgrullare ora”. Così, mi lascia i polsi, va verso il lavandino, e finisce la pisciata là. (dopo realizzo che deve aver tenuto il pisello premuto prima, per tenere bloccata la pipì prima di schizzarmi). Lo sgrulla per bene, lo pulisce alla bene e meglio, e lo rimette dentro. Mi guarda comprensivo, mi fa mettere in piedi, mi abbraccia. Ci stringiamo un po’. -Però –penso- non mi bacia, mica è scemo, non vuole sentire quel sapore in bocca, ma io invece, sono costretto a sentirlo, forte pungente, che mi invade la bocca. Il suo sapore, mi resta in bocca controvoglia.

Forse mi legge nel pensiero, infatti, subito mi dice “Ehi, Giulio, non è che vuoi bere un po’ d’acqua adesso, per togliere il sapore di bocca?”

Io lo guardo. Resto un attimo in silenzio. Abbasso lo sguardo. E’ imbarazzante ammettere che hai il sapore di piscio del tuo ragazzo in bocca e lo vuoi togliere. Umiliante anche. “Ok” rispondo piano, tenendo sempre gli occhi bassi, non riesco a guardarlo negli occhi, mentre gli dico questa cosa.

Lui mi guarda, mi carezza un po’ i capelli. Poi mi fa, “Va bene” e poi aggiunge sempre in tono molto comprensivo e dolce “allora finisci di stendere i panni e poi, quando hai finito, ti puoi prendere un bicchiere d’acqua per togliere il sapore”.

Quando sento queste parole, resto di stucco. –Coosa?? Devo prima finire di stendere i panni?- Lo guardo sorpreso. Mi aspettavo una parola carina, e invece questo! Un colpo al cuore. Vorrei dire qualcosa, ma non trovo le parole. Ho perso l’attimo. Lui intanto esce. Tronfio e soddisfatto.

E dall’ingresso sento che mi dice a voce alta. “E sbrigati a stendere, tra poco si cena.”

 

 

Giulio, ripresosi dallo shock, rassegnato, apre l’oblò della lavatrice e tira fuori i panni. “Sono uno scemo” pensa, “mi sono fatto infinocchiare un’altra volta. Ma da ora in poi, basta, non cederò più. Stasera pensa di scoparmi, avrà un’amara sorpresa. Terrò il culo chiuso. Dovrà accontentarsi di una sega al massimo, o altro. Gli parlerò del torrente. Mi dovrà chiedere scusa. Se mi chiede scusa, allora, forse mi concederò, ma altrimenti. Niente! Dopo cena, gli dirò tutto. Non può continuare a fare tutto quello che gli pare!” E intanto, con i panni in mano e le mollette, va a stendere i panni.

Leave a Reply