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Racconti Gay

DALLA PADELLA ALLA BRACE

By 30 Dicembre 2006Dicembre 16th, 2019No Comments

Dopo l’estate passata in campagna dagli zii, condita dalla scoperta del sesso attraverso gli insegnamenti di mio cugino più grande, arrivò il momento di tornare a casa. Rientravo alla normale routine cittadina con una nuova consapevolezza: mi piaceva interpretare il ruolo della verginella viziosa e curiosa. D’altronde, ne avevo l’aspetto fisico: con un viso molto grazioso senza traccia di peli illuminato da due splendidi occhi azzurri e incorniciato dai lunghi capelli biondi, che mi conferivano una amabile aria da ragazzina distratta e ingenua. Proprio per via dei capelli lunghi fin quasi alle spalle avevo dovuto litigare un pochino con i miei, ma tutto sommato l’avevo spuntata. In quel periodo era di moda’
Il corpo poi era una magnifica siluette, con le gambe lunghe e uno splendido culetto a mandolino.

Ecco perché le interminabili sedute in cui apprendevo le basi per la mia femminilizzazione m’iniziarono a mancare quasi subito.
Passò qualche giorno, durante il quale ripensavo a quelle esperienze. Su una cosa, in particolare, soffermavo la mia attenzione. Ero molto incuriosito dal desiderio di indossare abiti femminili. Così un pomeriggio che i miei genitori si assentarono per qualche ora lasciandomi a casa da solo, colsi l’occasione al volo. Facendo molta attenzione rovistai tra la biancheria intima di mia madre. Notai come fosse molto curata e, da quello che ne potevo capire io, di gran lusso. Un brivido stranissimo mi passò attraverso la schiena e quasi meccanicamente presi un perizoma e delle autoreggenti. Scappai via, andandomi a nascondere nella mia stanza. Mi spogliai e indossai lo slip. Poi infilai anche le calze, facendo molta attenzione a non romperle. Vedermi allo specchio così abbigliato mi fece uno strano effetto: il cazzo si era indurito e ormai spuntava dalle mutandine. In preda all’eccitazione, ripensai ai momenti passati insieme a mio cugino quell’estate. Colai un pò di saliva sulla mano e la usai come lubrificante; presi a massaggiare il buchetto. Continuai a giocare con le dita per alcuni minuti: le succhiava e poi le infilava nell’orifizio, prima uno e poi due. Non riuscii a fermarmi e iniziai a masturbarmi. Chiaramente la seduta terminò con un’ abbondante eiaculazione.

Quello strano desiderio di vedermi femmina cresceva con il passare del tempo. Una passione che si era trasformata progressivamente in ossessione. Infatti appena potevo, indossavo quella lingerie e mi masturbavo, rimirando nello specchio il lato femminile che tanto avrei voluto portare completamente allo scoperto.
E un pomeriggio di metà settembre successe’

La scuola doveva cominciare da lì a pochi giorni, ma quella mattina mi svegliai comunque presto. Non avevo dormito bene perch&egrave il mio sonno era stato disturbato dall’eccitante pensiero che il pomeriggio i miei sarebbero andati al centro commerciale. Quindi avrei potuto dilettarmi nel mio nuovo gioco.
Scelsi con cura le cose che più mi eccitavano. Dopo essermi denudato, incorniciai il culo sodo e ben proporzionato con un perizoma di pizzo nero. Completai il quadro con delle autoreggenti a rete con la balza alta ricamata in tinta con i ridottissimi slip.

All’improvviso sentìì il rumore della porta d’ingresso che si apriva e poi quello di passi nel corridoio. Preso dal panico e con il cuore in gola per la paura di essere scoperto vestito da donna mi girai di scatto e feci cadere una boccetta di profumo dal comodino, urtandola con il gomito.
– : ‘C’&egrave qualcuno?’ – sento chiedere dal corridoio.
Riconosco la voce di Amid, il custode dello stabile, marocchino trapiantato in Italia da 10 anni.

In preda all’agitazione, cercai convulsamente di ricompormi. Ma non feci in tempo. Mentre ero impegnato a infilarmi i pantaloni e la felpa della tuta da ginnastica, la porta della camera da letto si aprì.
– : ‘Che stai facendo?’ – domanda Amid in tono allegro, affacciandosi.
Rosso in viso per l’imbarazzo, risposi balbettando – : ‘Sto c’ c’ cercando dei l… l’ libri che non trovo p’ p’ più. Vai via, ti prego esci subito’ – urlo di riamando, con la voce rotta da una tensione che mi sta facendo scoppiare il cuore.
Lui mi guarda con espressione di scusa, rimanendo però fermo all’entrata della camera.
– : ‘Non volevo spaventarti. Devo sistemare la grondaia e tua mamma mi ha dato le chiavi”. Interruppe la frase a metà, consapevole solo in quel momento del mio stato. I pantaloni della tuta, infatti, rivelavano ancora parzialmente il filo del tanga che portavo sotto, mostrando all’intruso il mio perfetto culetto da femminuccia, bianco, morbido e sodo come molte donne avrebbero desiderato avere.
Non sapevo che fare. Mi sentivo morire di vergogna in maniera talmente intensa che la mia mente non reagiva. Amid mi guardava fisso e senza fiatare. Poi si avvicinò e con lentezza tirò verso il basso la tuta, rivelando anche le calze che indossavo sotto.

– : ‘Ti prego, non dire nulla a mia madre” – lo implorai disperatamente, scoppiando in lacrime per la tensione.
L’idea del castigo che mi avesse imposto se fosse venuta a conoscenza delle mia passioni segrete mi terrorizzava. Sento la sua mano accarezzarmi la guancia e costringermi a guardarlo. I suoi occhi ipnotizzanti mi fissano, mentre cerca di rassicurarmi – : ‘Non dirò niente, ma solo a patto che tu ti confidi con me’. A quel punto Amid chiuse la porta, mi prese gentilmente per un braccio e si sedette sul letto. Quindi mi fece accomodare sulle sue gambe, badando che il solco delle mie natiche fosse direttamente sopra il suo basso ventre.

– : ‘Ora voglio che mi racconti per bene da quanto tempo ti travesti’ – disse in tono persuasivo, tenendomi per la vita.
– : ‘Io… io…. ho iniziato al ritorno dalle vacanze. Quest’estate ho avuto delle esperienze” – esordii.
– : ‘Continua, non devi mica vergognarti’ – mi incitò Amid, spronandomi a proseguire.
– : ‘Mio cugino mi ha fatto fare delle cose” – rispondo a bassa voce.
– : ‘Hai fatto sesso con lui?’ – mi chiese con un’occhiata maliziosa.
– : ‘No’ dai’ non voglio dirtelo’ mi vergogno” – balbettai, ma non riuscivo a pensare, perché sentivo il cazzo di Amid fra le natiche. Così non potei trattenermi dal muovermi. Sento la sua erezione contro la mia schiena. Un brivido mi percorre fino alla testa e un gemito involontario esce dalle mie labbra.
Il suo mento si appoggia sulla mia spalla destra.
– : ‘Ti ha usato come una donna, vero” – mi sussurra con le labbra attaccate al mio orecchio.
Incalzato a quel modo, confermai i suoi sospetti – : ‘S’ s’ si” – esclamai, con la voce tesa ed imbarazzata.
Amid, ormai eccitatissimo dopo aver sentito quelle parole, continuava a muoversi avanti e indietro, strusciandomi il bacino contro il sedere. Intanto le sue grandi mani scorrevano sul mio corpo accarezzandomi le gambe, la pancia e il petto.
– : ‘In effetti non posso biasimarlo. Non sembri proprio un maschietto’ – dice con una strana espressione nella voce – ‘Con qualche piccolo ritocco chiunque potrebbe giurare che sei una ragazzina dal seno quasi inesistente. Hai un corpicino delicato, un culetto delizioso e una boccuccia da pompini”.
: – ‘Non ti capisco, che intendi dire” – risposi interrogativamente.
: – ‘Sei molto carina’ – prosegue lui, stringendo la mano intorno alla mia coscia. La sua presa era forte, autorevole. ‘Anche al mio paese prima di andare con una ragazza &egrave normale fare l’amore con i ragazzi’ Soprattutto quelli che hanno un aspetto femmineo come te’.

A quelle parole il mio corpo risponde con una vampata di eccitazione, sento le guance arrossarsi e il magone che mi serra la gola sparisce magicamente. Amid inizia a darmi dei piccoli morsi sui lobi, poi sul collo e sulle guance, mentre ritmicamente continua a spingere su e giù il bacino. Quindi avvicina la sua bocca alla mia e mi bacia. Il contatto con le sue labbra ha il potere di cancellare i miei pensieri: le gambe mi tremano ma mi lascio andare. Comincia con la lingua a muoversi nella mia bocca, stuzzicandomi e giocando con la mia ed io rispondo alle sue attenzioni cercando di imitarlo al meglio. Quando le nostre bocche si staccano, dalle sue labbra esce una domanda perentoria – : ‘Ti piacerebbe farlo con me’ diventare la mia bambolina?’ – ribadendo, se ancora ce ne fosse bisogno, quale dovesse essere il mio ruolo e quale il suo. Le parole che aveva appena pronunciato mi convinsero che per lui in quel momento non ero altro che una femmina di cui approfittare, anche se inesperta.
Così accettai con un sospiro di desiderio – : ‘Si’ voglio farlo’ – bisbigliai.

Allora’ da brava’ inginocchiati e dimostrami quanto vuoi essere donna!!!’ – ordinò, afferrandomi per i capelli e spingendomi giù verso il suo sesso ancora celato dai calzoni.
In piedi a circa un metro da me, Amid prese le mie mani e le accompagnò sulla sua patta: fu come un elettroschock. Un attimo dopo si slaccia i calzoni, che ricadono fino alle caviglie.
Sento in gola il battito del mio cuore mentre lo guardo attraverso la stoffa dei boxer che, per il loro tessuto molto sottile, lasciano intravedere ogni forma. Cominciai a tastarlo con mano tremante. Quindi presi coraggio e trattenendo il respiro per l’emozione abbassai l’elastico del boxer. Era a pochi centimetri dal mio viso, potevo vederlo bene: un tronco duro, con la cappella rossa e congestionata, solcato da grosse vene pulsanti.
– : ‘Ti piace, vero’?’ – sorride sarcastico e immagino che la mia espressione debba essere una chiara risposta alla sua domanda.

A quel punto, tenendomi per la testa mi obbligò verso il basso.
Ero in posizione di completa sottomissione, esattamente come avrebbe fatto una adolescente in soggezione, alle prese con un ragazzo assai più grande di età.
Esitai un attimo guardandolo negli occhi.
– : ‘Su’ coraggio, datti da fare’ &egrave il momento di lavorare di bocca, puttanella” – mi incitò Amid.
Con il cuore impazzito, quasi sbavante dalla voglia, non me lo feci ripetere e ubbidii. Ero deciso ad abbattere l’ultimo tabù e dimostrargli la mia sottomissione completa.
Mi scostai i capelli dal volto per dare ad Amid la possibilità di osservarmi mentre mi accingevo ad accogliere il suo sesso in bocca e abbassai la testa. Iniziai a premere il viso contro quel grosso membro. Mi ci strusciavo contro come fanno i gatti e mi accorsi di quanto fosse pieno di vene che lo rendevano bitorzoluto. Seguendo il mio istinto, avvicinai la bocca alla cappella e, dopo un intervallo di tempo che a lui dovette parere interminabile, cominciai a riempirla di baci. Quelle moine si prolungarono poi in timide leccatine sulla piccola apertura in cima al punta e sul filetto. Mi stupì immediatamente il fatto che la cappella fosse così liscia e levigata. Aveva un buon sapore con una decisa nota salata.
Passo a ciucciare voluttuosamente la sacca dei testicoli. Quindi insalivo bene tutta l’asta: muovo vorticosamente la lingua inumidita, dando lunghe leccate, partendo dalla radice fino alla punta. Lo sposto leggermente a destra e a sinistra per poter arrivare con la lingua in tutti i punti. Uso pure i denti per stimolare le sue parti più sensibili.
Quindi lo infilo in gola, mentre lui geme – : ‘Ohhh sìii, brava’ come ciucci bene’ non pensavo che fossi cosi assatanata’ continua !!!’.

Il cazzo di Amid scorre veloce nella mia bocca. Lui preme sulla nuca per farmelo inghiottire tutto. Lo spinge dentro così forte da provocarmi conati di vomito quando la cappella giunge troppo in profondità nella mia bocca. Spalanco gli occhi per lo sforzo e provo a respirare con il naso. Ma poi lui se ne accorge lo estrae quasi per intero, consentendomi di rifiatare. La pausa dura appena un attimo; tenendomi la testa con le mani per dettare il ritmo del pompino, continua a dondolare il bacino inarcandosi in modo ritmico. Naturalmente voleva che mi abituassi a quella presenza ingombrante. Così, accompagnato dai suoi sospiri e dalle sue mani che mi accarezzavano i capelli, ad ogni sua spinta tentavo di prendere in bocca una quantità sempre maggiore di cazzo. Ma purtroppo mi accorgevo che con il massimo dello sforzo riuscivo a tenerlo in bocca solo per metà: era troppo lungo per me!!!

Mi sentivo in trance; ancora non riuscivo a credere di avere davvero la bocca piena della carne dura e bollente di quel uomo. Sentivo che avrei potuto continuare a succhiarglielo per tutto il giorno. Ma d’un tratto Amid, in un estremo momento di lucidità mi scostò i capelli che mi coprivano il viso e guardandomi negli occhi mi disse con voce rotta dall’eccitazione – : ‘Adesso ti godo in bocca puttanella’ fammi vedere come ingoi”.
Il pensiero che mi venisse sul viso mi faceva impazzire. Credo che Amid lo avrebbe fatto comunque. Qualcosa nella mia passività aveva stimolato talmente il lato più rozzo della sua sessualità che per nulla al mondo avrebbe rinunciato allo spettacolo del suo seme che mi impastava le labbra e mi riempiva la faccia. Afferrandomi ancora una volta per i capelli, questa volta mi tira indietro la testa. Tengo aperta la bocca in modo da non perdere nulla, perfettamente consapevole di ciò che mi sarebbe aspettato di lì a pochi secondi.
Mi feci forza, in attesa dell’esplosione finale.
Dopo istanti che a me parvero interminabili, Amid si inarcò emettendo una specie di grugnito animalesco – : ‘Aaaahhhhhhhhh’ siiiiiiiiiii’non resisto più’ vengo… vengooooooo!!!’ – ed esplode un grosso getto di sperma. Immediatamente sentii in gola uno strano sapore amarognolo con un retrogusto salato, che cercai di deglutire immediatamente con naturalezza. Dopo il primo schizzo mi allontanai istintivamente per respirare, così fui colpito da un secondo getto caldissimo, che mi impiastricciò il viso. Poi ripresi la cappella in bocca, mulinando teneramente la lingua attorno alla sommità del glande, in modo da raccoglierne sulla punta lo sperma man mano che usciva. Seguirono altre raffiche in rapida successione che spruzzò direttamente nella mia gola. Tenni dolcemente il cazzo in bocca per tutto il resto dell’eiaculazione, lasciando che l’afrodisiaco sapore della sua sborra saturi il mio palato.
Lo assaporo come fosse miele.

Trattenni in bocca il cazzo ancora per due minuti abbondanti e poi rialzai il viso per osservare l’espressione di Amid, il quale, carezzandomi la guancia, commentò estasiato – : ‘Sei proprio una brava pompinara, nessuna me lo aveva mai succhiato così. Nemmeno tutte quelle donne bianche con cui sono stato sono troie come te. Non se la bevono mai’!’.
Io gli sorrisi e per dimostrargli che mi era piaciuto, mi leccai maliziosamente le labbra ancora inzaccherate del suo seme.

Mi alzai poi dal letto, incamminandomi verso il bagno, dove mi lavai con cura, visto che il viso erano impiastricciato di sperma che non ero riuscito ad ingoiare. Quando ritornai, Amid aggiunse – : ‘Sei stata fantastica’ ho idea che andremo d’accordo io e te’.
Ma questa &egrave un’altra storia…
Quella stessa sera, mentre ero a letto, ripensi a quello che avevo fatto durante il pomeriggio. Non ci credevo ancora, invece era proprio successo e al solo pensiero mi sentivo nuovamente eccitato. Poi ripensai a quello che mi aveva detto Amid: – ‘Ascoltami, da oggi in poi devi fare quello che ti dico’ Lo sai cosa ti succede se non ubbidisci’ Non sei nella situazione di poterti rifiutare”.
La minaccia di spiattellare tutto ai miei non era neanche tanto implicita.

Ormai nella mente di Amid si era delineata una precisa strategia su come poter sfruttare la situazione a suo piacimento. Così, quando un paio di giorni dopo mi ha chiesto: – “Bambolina domani ci vieni a casa mia?”, non mi sono sorpreso più di tanto a rispondere: – ‘Si’ certo”.

Decisi di fare una breve doccia. Mi lavai con cura e mi asciugai vigorosamente, curando specialmente i lunghi capelli biondi. Ovviamente li portavo in maniera maschile, ma decisi di acconciarli come una ballerina di danza classica: li tirai tutti sù lasciando libero il collo, li bloccai sul lato con un fermaglio e imprigionai i restanti con delle mollettine. Il look era abbastanza adolescenziale…
Poi, con addosso l’accappatoio, percorsi il corridoio che portava alla stanza dei miei, per andare a scegliere la lingerie che avrei indossato.
La prima cosa che misi furono le mutandine, in tessuto di raso nero con inserti argentati. Lasciavano ben poco all’immaginazione, dal momento che erano piccole e scoprivano quasi completamente la parte inferiore del sedere, insinuandosi morbidamente nel solco. Mi toccai lentamente, era bello sentire la setosità del tessuto sulla pelle. Difficile capire se fosse più piacevole accarezzarmi il culetto tondo attraverso il tessuto o nudo.
Fu poi la volta delle calze: grigio scuro, velatissime. Le infilai con eccitazione, gustando ogni centimetro di quel tessuto. Aderivano perfettamente sulla pelle liscia delle mie gambe. Per completare la vestizione, indossai un jeans di quelli a vita bassa.
Mi guardai allo specchio con un pò di narcisismo; ma quando mi girai, mi accorsi che la parte superiore delle natiche risultava esposta e sottolineata dal capo di lingerie. Cercai allora, con scarsi risultati, di far sparire il bordo degli slip sotto il pantalone.

A quel punto sembravo proprio un’innocente puttana, con il viso dolce, le labbra carnose ed il corpo efebico inguainato in quegli indumenti invitanti.

Scesi le scale fino al piano terra. Provavo una sensazione di paura mista ad eccitazione e mi avvicinai all’abitazione di Amid. Non dovetti suonare, perch&egrave ero atteso. Lui aprì la porta accogliendomi con un cordiale sorriso nel suo mini appartamento. Ero piacevolmente sorpreso: tutta la casa aveva la moquette, rendendo l’atmosfera ancora più caldo e confortevole. Inoltre era arredata con gran gusto.
Mi fece cenno di seguirlo, guidandomi nel piccolo salottino, dove ci attendeva il divano sistemato davanti al piccolo televisore. Mi indicò una poltroncina, mi sedetti.

Lui si affrettò a portare delle birre appena prese dal frigo, che emanavano un piacevole aroma. Cominciammo a sorseggiare svogliatamente la bevanda spumeggiante, che bene si intonava con lo spirito trasgressivo della serata. Ero preso dall’ansia; preoccupato di cosa sarebbe avvenuto di lì a poco. Ma decisi di non pensarci, semplicemente mi lasciai trasportare dagli avvenimenti seguendo la guida di Amid.

Fu proprio lui infatti a prendere l’iniziativa. seduto comodamente al mio fianco, appoggiò una mano sulla mia coscia e la accarezzò per qualche attimo. Poi prese la mia mano e se la portò direttamente sui boxer. Per circa una ventina di secondi la tenni ferma sulle sue parti intime, esattamente dome l’aveva messa lui. Sotto la stoffa avvertivo distintamente il suo membro che lentamente si ingrossava e, contemporaneamente la mia mano iniziava istintivamente a produrre movimenti impercettibili, quasi un abbozzo di piccole carezze. Presi coraggio e infilai lentamente la mano sotto l’intimo. Poco a poco, quello che all’inizio era stato semplicemente un timido contatto si trasformò in una vera e propria sega. La mano destra stringeva con la massima naturalezza la base del cazzo. Dopo avere fatto scorrere la pelle verso il basso, in modo da scoprire completamente la cappella, iniziai a masturbarlo, prima timidamente e poi con sempre maggiore sicurezza.
Sentivo il suo respiro veloce ed eccitato, mentre il cuore mi batteva all’impazzata. Non ero più me stesso. Facevo fatica ad ammetterlo, ma mi sentivo un altro, o meglio “un’altra”. Stavo incredibilmente iniziando a vedere il mondo con gli occhi di una femmina: dolce come il miele e disponibile come una ragazzina sottomessa.
Amid all’improvviso mi riportò bruscamente alla realtà, interrompendo la sega: – ‘Andiamo di là… Vieni”. Mi prese per mano e dolcemente mi condusse lungo il corridoio. In pochi istanti arrivammo nella camera da letto (dove c’era un letto ad una piazza e mezza). Le pareti erano rivestite in legno. Anche qui l’atmosfera era calda ed invitante…
La paura e l’ansia per la terribile situazione nella quale mi ero cacciato mi assillava e mi faceva sentire lo stomaco in subbuglio.
Amid mi guarda compiaciuto e non parla, mi sembra di sentire il suo sguardo bruciarmi sulla pelle. Mi sento morire di vergogna, così squadrato. Lentamente si avvicina mentre io resto paralizzato al centro della stanza in balia delle sue occhiate. Dopo una lunga pausa avverto le sue mani carezzarmi sensualmente le gambe e poi i fianchi.
Quindi le sue labbra vicino al mio orecchio,
– : ‘Lo sai che sei proprio carina’ – mi dice – ‘sembri proprio una ragazzina’.

Poi scende lungo la mia schiena e provocandomi una marea di brividi passa a sfiorarmi con un dito l’attaccatura delle natiche bene esposta dal pantalone a vita bassa. Il dito indugia un pò sotto l’elastico e scorre per qualche centimetro nel solco del culetto. Sentirmi toccato lì mi fa contrarre istintivamente i glutei e quasi imprigiono il suo dito.
Comunque la manovra continua indisturbata. Amid mi apre la cerniera fino in fondo, per favorire ulteriormente il palpeggiamento. Con decisione mi abbassa i pantaloni fino a mezza coscia: a quel punto le mie gambe sono completamente scoperte e lui può vedere il reggicalze e il tanga affondato nel mio culetto completamente esposto.

– : ‘Guardati’ sembri una puttanella vogliosa, ce l’hai scritto in faccia’ – disse facendomi avvicinare ad un grande specchio. Quindi rincarara la dose,
– : ‘Hai un corpicino magro’ con una vita stretta e un culetto femminile’ Hai anche pelle liscia, belle gambe e un faccino da adolescente che fa venir voglia di riempirtelo di sperma!!!’.

Abbassai la testa perché non potevo reggere il suo sguardo. Non volevo ammettere a me stesso che quella situazione di totale impotenza mi eccitava, ma Amid mi accarezzò il viso dolcemente e poi continuò in tono suadente,
– : ‘Vorrei che tu ti lasciassi andare’ Non puoi mentire con me, te lo leggo in faccia. Non c’&egrave nulla che ti piacerebbe di più che fare la donna, vero!!!’

Mi sentivo come se fossi in trans: terrorizzato e al contempo ubriacato dalla quello che sarebbe successo di lì a poco.

Lo guardai interdetto senza rispondere. E lui continuò ad incalzarmi,
– : ‘Voglio che la tua anima femminile venga fuori’ e la prima cosa che dobbiamo fare &egrave darti un nome da donna. Da oggi in poi tu sarai Laila’ ‘ – disse ad alta voce.

In quel momento tutte le mie resistenze sembrarono crollare di colpo: più ubbidivo e più mi piaceva quella condizione. Istintivamente cercai di fare quello che Amid mi chiedeva, mi lasciai andare e pensai solo al piacere che avrei potuto provare.

– : ‘Ti piace il tuo nuovo nome?’ – dichiarò con voce perentoria, guardandomi fisso per un tempo che mi sembrò eterno.
Balbettando a bassa voce, risposi titubante,
– : ‘Si”.

Amid mi aveva conquistato, volevo sentirmi femmina e lui mi avrebbe aiutato ad esserlo.
Mi ordinò in tono autoritario di mettermi a quattro zampe, indicandomi la sponda del letto.
Ubbidii subito.
Lui era in piedi dietro a me e mi sovrastava. Con dita esperte scostò il sottile filo del perizoma, aprendomi con decisione i glutei. Mi sentii cedere le gambe di botto per il piacere e un gran calore mi eruttò dentro quando lui cominciò a leccare con la lingua contro lo sfintere.

Il mio corpo reagisce abbandonandosi completamente, percepisco che il buchino si rilassa e permette alla lingua di avanzare di qualche millimetro ancora. Dopo qualche minuto di lappate furiose sento un dito che cerca di forzare il mio stretto canale: avanza lentamente mentre Amid non smette di leccare il suo ingresso. Mi sento tutto sconvolto dalla penetrazione e a poco a poco cerco di rilassare lo sfintere. Mi piace da morire quel dito che mi viola in profondità e con vero piacere lo sento arrivare fino in fondo.

Precisamente non posso dire quanto tempo durò il ditalino. Dopo un poco, però, sentii qualcosa di grosso e duro premere contro il buchino.
– : ‘Adesso Laila ti faccio sentire che cosa prova una femmina araba quando il suo uomo la monta!!!” –
Poi le mani di Amid si appoggiarono ai miei fianchi e spinsero verso il basso con il risultato di farmi inarcare la schiena; quella posizione favoriva l’accesso al mio culetto.
– : ‘Non ti preoccupare, verginella’ fai la brava e rilassati’ Vedrai, tra poco lo sentirai tutto dentro e sarà bellisimo’.

Amid prova a spingere un pochino e la sua cappella scivola dentro senza difficoltà. Sento i muscoli dello sfintere contrarsi in risposta al suo affondo, ma lui spinge ancora un po’: mi rendo conto che il buchino si allarga e l’uccello scorre dentro lentamente ma inesorabilmente. Fino a quando il suo bacino non aderisce completamente alle mie natiche.
Urlai sconvolto dalla tempesta di sentimenti contrastanti che mi affollavano la mente, ma specialmente dalla lussuria di sentirmi pieno di cazzo.

Mi sentivo usato e la cosa incredibile era che mi piaceva. Non opponevo nessuna resistenza, semplicemente godevo della mia nuova condizione di donna. Molte volte mi ero immaginato in una simile situazione, ma viverla era tutta un altra cosa.

Amid intanto me lo spingeva con forza avanti e indietro, colpi secchi e profondi che mi facevano urlare, mentre il buchetto si contraeva ritmicamente in risposta ai suoi affondi.
– : ‘Sei proprio una brava signorina, diventerai presto un esperta’ ora ascoltami’ sto per venire’ preparati’.
Detto questo, affondò con forza e un istante dopo si lasciò andare ad una sborrata liberatoria…. un primo fiotto di sperma improvviso e violentissimo mi riempie l’intestino: poi gli schizzi si sono succeduti gli uni agli altri.

Si accascia sul letto di fianco a me.
– : ‘Dimmi la verità Laila’ ti &egrave piaciuto, eh” – mi sussurra all’orecchio.
– : ‘Non sai quanto” – gli rispondo a voce più alta.
Dopo quel pomeriggio, la mia vita &egrave diventata piuttosto standard. Nel senso che, ogni qual volta i miei genitori si assentavano per qualche ora, coglievo l’occasione per indossare della biancheria intima femminile. Aspettavo con ansia il sabato sera, approfittando dell’uscita teatrale dei miei per godere di un sano divertimento con Amid.
Ma ieri sera c’era una sorpresa ad aspettarmi.
Ho aperto la porta e sul divano c’era Amid con un altro ragazzo arabo’ sono rimasto molto incuriosito da quella situazione ‘ ho guardato Amid ma semplicemente lui mi ha presentato Kaled dicendomi che era un suo amico. Ho notato uno strano sguardo di complicità tra loro due. La cosa mi ha messo un po’ a disagio, ma mi ha dato pure una leggera sensazione di eccitazione.
Non potrà andare che in un modo, rifletto dentro di me. Ma &egrave come se fossi proprio io ad aver causo tutto. La mia voglia sfrenata di sesso contagia tutte le persone che mi stanno accanto: prima mio cugino e adesso Amid.

Mentre penso a queste cose, non mi accorgo che Amid ha iniziato a spogliarsi… poi ha invitato Kaled a prendersi cura di me: – ‘Fa quello che ti pare con questa troietta’ fa tanto la santarellina, ma il cazzo le piace dappertutto”.
Come un fulmine Kaled &egrave arrivato alle mie spalle: mi sono ritrovato con le sue mani che mi aiutavano a togliere la maglia e mi facevano scivolare per terra il jeans.
Adesso sono completamente alla sua merc&egrave: mi ha cinto la schiena, ha iniziato a baciarmi sul collo e ad accarezzarmi la schiena’ le braccia’ i fianchi’ fino a risalire ai capezzoli, mentre sentivo la sua erezione che mi premeva con insistenza sul culetto protetto solo dagli slip neri di stoffa molto leggera – praticamente trasparente – con due laccetti rosa legati a fiocchetto, che ancora indossavo.

Ad un certo punto mi ha girato, ha tolto le mani dai miei fianchi e me le ha messe sulle spalle, costringendomi ad abbassarmi fino all’altezza del suo cazzo. Senza tante smancerie mi ritrovo in ginocchio davanti a lui. Ero a occhi chiusi, ma appena sentii la pressione della sua cappella che spinse contro le mie labbra, strinsi forte i denti nel vano tentativo di non farlo entrare.
Si &egrave avvicinato Amid e sussurrando al mio orecchio mi ha detto semplicemente: – ‘Coraggio Laila, guarda com’ &egrave bello grosso” – indicandomi oscenamente il membro del suo amico a pochi centimetri dalla mia faccia. Rimasi inchiodato con gli occhi su quella cappella turgida, che mi guardava con quel suo occhio ciclopico.

Senza dire una parola, Kaled spinse nuovamente il membro contro le mie labbra e allora dischiusi le mascelle lentamente. Sentii la pella liscia della cappella riempirmi la bocca. Lentamente riuscì a farmelo prendere fino in fondo; ebbi un conato di vomito e cercai di farlo uscire, ma lui premette più forte. Cercai di lottare contro quell’affare che mi stava strozzando, ma capii che era sbagliato contrastarlo. Dovevo assecondarlo e regolare il respiro. Così feci e alla fine riuscii a prendere il ritmo giusto.
Ero spaventato ma eccitato da quella sensazione: mentre le mani sulla mia testa dettavano i movimenti, trattandomi come se fossi una bambola gonfiabile, ho iniziato a pensare di non voler fare brutta figura, bensì essere all’altezza della situazione. Così ho aperto ancora di più la bocca, messo in fuori le mie labbra carnose e con la lingua ho iniziato ad assecondarlo con sempre maggiore entusiasmo.

Alla fine ho sentito che stava per venire, i suoi movimenti si erano fatti spasmodici. Quindi ho provato a divincolarmi. Non volevo ricevere il suo sperma in bocca, ma sentendo la mia resistenza, Kaled si stava eccitando di più. Dunque non ha accettato proteste; più mi divincolavo e più ottenevo soltanto maggiore decisione in ciò che stava facendo. Affondandolo ritmicamente e con forza nonostante tentassi di allontanarmi, si &egrave spinto ancora più in profondità. Stavo per soffocare con la bocca piena del suo cazzo e non potei evitare che mi schizzasse in gola. Fu un attimo e poi mi sentii inondare da un fiotto di sperma caldo e denso. Pensai di vomitare anche lo stomaco. Tossii ma Kaled non si decideva ad uscire dalla mia bocca, pretendendo di farmi ingoiare anche l’ultima goccia. Sentivo la mia saliva mischiarsi al suo liquido vischioso. Aprii le labbra al massimo e un rivolo di quella mistura mi uscì da un angolo della bocca, finendo per terra proprio davanti ai suoi piedi.

Ormai spompato, Kaled si toglie. Non mi guarda nemmeno e rivolgendosi semplicemente ad Amid, dice con strafottenza: – ‘Ora &egrave il turno tuo’ metti questa puttanella bianca a bere”.

L’altro mi si fece vicino e lisciandomi i capelli mi disse: – ‘Brava la mia puledrina. Adesso tocca a me’ Però non devi farne cadere neanche una goccia; tutto ti devi ingoiare, hai capito”. A quel punto Amid si dispose davanti al me, che continuavo a rimanere in ginocchio. Mi prese per il viso e mi infilò le dita tra le labbra, aprendomi per bene la bocca. Non reagii: un pò perché sapevo già cosa avrebbe fatto, un pò perché non ne avevo la forza, e mi ficco in gola il suo membro. Ritornò il vomito, ma adesso sapevo come regolarmi; avevo imparato a adeguare il mio riflusso della trachea con il respiro. Ho spostato la mia attenzione sul cazzo che mi scopava la bocca, succhiando ed assaporare quella cappella liscia e grossa che sbatteva contro la mia gola, cercando di prepararmi al fiotto. Che puntualmente venne, anticipato dalle sue esortazioni: – ‘Attenta Laila’ che ti vengo in bocca’ – urlò Amid, che temendo mi spostassi, mi prese saldamente per i capelli.
– ‘E ricorda che devi bere tutto!!!’ ‘ aggiunse con aria di trionfo. Feci un cenno di assenso con la testa e aprii la bocca. Bastarono pochi colpi e venne. Sospirai e non mi opposi aspettando il getto violento, che mi scese fin dentro lo stomaco. Il sapore adesso era più accettabile. Bevvi tutto senza sprecarne neanche una goccia’
A quel punto ogni mia resistenza era vana’ la mia mente si rea arresa’ il mio corpo e il mio istinto avevano preso il sopravvento. Cercavo l’imbarazzo, ma stranamente ne restava solo il ricordo. Ora una sensazione di piacere si stava impossessando di me e mi spingeva a fare il più grande errore della mia vita; più grande di quello di accettare di stare con loro.
La cosa più orrenda che mi potesse capitare era che non vedevo l’ora che venisse il turno che mi montassero. Alla fine dissi quelle tragiche parole: – ‘Adesso scopatemi come una troia!!!’.

Tirandomi nuovamente per i capelli Kaled mi ha sbattuto letteralmente sul letto. Quindi mi ha intimato di mettermi a pecorina. A quel punto mi sono sentito nuovamente accarezzato’ Era Amid, che aveva preso a strusciare lentamente un dito in su e in giù nel solco cercando ogni tanto di far pressione sul buchetto. Poi ha iniziato a leccarmi la rosellina con lussuria e con grande esperienza, cercando di inumidirla il meglio possibile. Mi accarezzava e mi parlava con voce calma e rassicurante. Mi faceva i complimenti per il mio culetto, come se fossi stato davvero una donna. Stavo pensando a queste cose e mi ero lasciato andare, così mi accorsi della penetrazione solo quando fu troppo tardi. Appena la cappella si fece strada nel mio ano, provai un dolore lancinante e cercai di scansarmi. Si accorse che le cose precipitavano, che stavo ritraendomi e allora mi parlò di nuovo con dolcezza: – ‘ Non ti preoccupare Laila’ sarò delicato’ ora fa la brava e rilassati” – facendomi sciogliere come una cagnolina con le coccole del padrone. Chiaramente mi stava mentendo. Appena mi rilassai diede un violento colpo di reni. Fu una sensazione tremenda: mi sentivo spaccare lo stomaco e allo stesso tempo mi mancava il respiro. Poi come era successo tutte le altre volte in cui l’avevo fatto, il dolore raggiunse il suo apice e iniziò a scemare lentamente, lasciando il posto ad un nascente piacere; piacere che aumentava ad ogni colpo che ricevevo. Mi stupii notando che non resistevo più. Anzi, stavo iniziando a godere. Accorgendomi di quella mia nuova reazione mi odiai come non mai, ma dovetti cedere all’evidenza e alla fine assecondai la penetrazione: inarcai la schiena, divaricai leggermente le gambe e presi un ritmo regolare andando su e giù lungo l’asta.
D’un tratto sentii un fiotto violento allagarmi l’intestino: era morbido e bollente, come un unguento che leniva i miei dolori interni’

Immediatamente dopo, pure Kaled si prese il suo piacere con me.
Entrò a fatica, perché era decisamente di una taglia superiore a quello di prima, anche se di poco. Il dolore mi investì d’improvviso, inaspettato. Ma le pareti dell’ano erano ancora aperte e lubrificate dall’eiaculazione precedente. Quindi, superato l’impatto iniziale, fu facile accettarlo tutto dentro. Il dolore scomparve di nuovo e ritornò, come il sereno dopo la tempesta, il piacere.
Kaled spinse più a fondo’ sempre più a fondo. Lo sentivo entrare: ogni millimetro viveva dentro di me. Era come se un serpente si stesse scavando la tana dentro di me. Iniziammo a muoverci a ritmo. Mi penetrava ed io mi aprivo, usciva ed io lo cercavo indietreggiando. Ci volle perché venisse e sentii di nuovo quel caldo getto colarmi dentro.

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