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Racconti Gay

E VENNE NUOVAMENTE L’ESTATE

By 6 Maggio 2009Dicembre 16th, 2019No Comments

N.B. Questo racconto riprende idealmente una ‘serie’ . Ognuno ha un inizio e una fine. Tuttavia, per completezza, sarebbe il caso di leggere gli avvenimenti che l’anno preceduto.

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L’estate prima (Vedi la trilogia: LA SCOPERTA DEL SESSO – CONTINUANDO A SCOPRIRE IL SESSO – L’ULTIMA SCOPERTA…LA SODOMIA) era cominciato quasi come un gioco. Nel pieno di quella tempesta ormonale che &egrave la pubertà, era bastato veramente poco per solleticare le mie fantasie. Avevo vissuto la situazione con un forte senso di colpa e turbamento perché mi vergognavo di provare una morbosa attrazione verso mio cugino, ma alla fine gli stimoli adolescenziali avevano prevalso sulla razionalità e sull’educazione ricevuta.
Per tutta l’estate, dunque, sono stato con ‘LUI’, che mi ha iniziato ai piaceri del sesso e che &egrave stato il mio biglietto da visita per diventare ‘la sua ragazza’.

D’altronde, per uno strano scherzo del destino, ora come allora, i miei caratteri maschili non si erano ancora palesati!!!
A causa di uno sviluppo piuttosto ritardato, quindi, ho proprio l’aspetto fisico di una femminuccia, con un corpicino magro e ben proporzionato.
Le spalle rimanevano sottili (mentre quelle dei miei compagni si irrobustivano a dismisura); con i fianchi più larghi di quello che sarebbero dovuti essere, il giro vita stretto e un culetto a mandolino tondo e sodo assai femminile’ con le gambe lunghe ed i lineamenti del viso regolari.
Il faccino efebico senza traccia di peli molto dolce e sensuale illuminato da due occhi grandi da cerbiatta di una splendida sfumatura azzurra, era incorniciato dai capelli biondi lunghi fin quasi alle spalle, che tenevo scalati e con la frangetta. Il naso dritto e un po’ all’insù, la bocca forse un po’ piccola ma dalle labbra piene e ben disegnate, completavano la figura.

Nonostante il mio comportamento esterno non tradiva niente di particolare, quelle ‘voglie da femminuccia’ estive avevano caratterizzano l’evolversi della mia sessualità, facendomi entrare in contatto con un mondo del tutto sconosciuto. Mi avevano incuriosito a tal punto da non poterne più fare a meno. Non a caso, rientrato alla normale routine cittadina post-vacanza, ero caduto nelle grinfie di Amid (Vedi DALLA PADELLA ALLA BRACE), capace di trasformarmi in Laila; una ‘creatura’ con cui lui poteva sfogare tutti i suoi istinti perversi.

Come se non bastasse, ultimamente Amid mi aveva costretto a soddisfare anche i suoi amici in una sorta di gioco/stupro (Vedi LO STUPRO DI LAILA). A volte, però, il contatto con il branco coinvolge talmente tanto la vittima da innescare un meccanismo opposto. Ripensandoci bene, quegli avvenimenti, piuttosto che sconvolgermi, hanno fatto uscire fuori la mia vera natura, assuefacendomi a tal punto da non vergognarmi ad ammettere che mi piace essere una schiava sessuale sottomessa – fisicamente e mentalmente – pronta a tutto per soddisfare i desideri di uno o più uomini. Specialmente se africani, con i loro corpi scultorei’ le grandi labbra carnose’ la pelle liscia e glabra’
Del resto, ognuno ha la sua ossessione: questa &egrave la mia!!!

Ma veniamo all’attualità. Ormai &egrave passato già un anno dal momento in cui ho cominciato ad apprendere le basi della mia femminilizzazione ed &egrave nuovamente tempo di passare un mesetto in campagna. Come negli anni precedenti, l’estate segna un lungo periodo da trascorrere nella casa che la mia famiglia condivide con gli zii paterni.
Mi immaginavo situazioni e dialoghi che mi si sarebbero proposti nei giorni a venire. Non avrei potuto evitare confronti imbarazzanti e sorrisi maliziosi da parte di mio cugino. Sapevo che sarei tornato, ma non pensavo di ritrovare gli indizi di una perversione che non &egrave mai stata accantonata. O forse no; intuivo esattamente cosa mi aspettava!!!

Infatti, appena apre la porta per accoglierci al nostro arrivo, mio cugino mi guarda stupefatto: – “Ciao, come stai” – il suo primo saluto fu rivolto proprio a me.
Si avvicina e ci scambiamo un delicato bacio sulle guance. Poi abbracciandomi mi dice all’orecchio con una voce dal tono calmo e deciso, tipica di chi sa di avere la situazione sotto controllo: – ‘Cazzo’ lo sai che ti sei fatta bellissima’ vero?’.

Quella stessa sera, come tante volte ci era già capitato, andammo a festeggiare il nostro arrivo in compagnia di tutta la ‘sacra famiglia’: una pizza e quattro chiacchiere, cercando di non fare troppo tardi e poi nuovamente a casa. Chiaramente, accanto a me si sedette mio cugino. Niente da dire, da non farci neanche caso, ma nel corso della cena, più volte, chiacchierando, ‘LUI ‘non esita a sussurrarmi all’orecchio quali sono le sue intenzioni, con frasi orientate tutte nella stessa direzione, il cui senso era più o meno sempre lo stesso: – ‘Stasera riprendiamo il discorso interrotto l’anno scorso”.
Così, la serata scorre per il suo verso, quando, poco prima di ricevere il conto, mi accorgo che una mano struscia con circospezione, per non farsi vedere, lungo la mia coscia’ A quel contatto un po’ sfacciato ed impertinente, fatto proprio sotto gli occhi di tutti, un fremito d’eccitazione mi colpisce come una frustata’ Il viso di mio cugino non fa trapelare nulla, mentre ‘LUI’ si fa ancora più audace e licenzioso. Avevo l’impressione che le mie gote avvampassero dal rossore, eppure allargai un pochino le cosce ed abbozzai un lieve sorriso al suo indirizzo quasi fosse un tacito assenso: ero pronto ad accettare, ancora una volta e senza riserve, le sue peccaminose attenzioni. Sento dapprima l’insistenza, poi la piacevole sensazione delle sue dita insinuarsi a pochi centimetri dalla mia intimità: il mio sesso si risveglia progressivamente, irrigidendosi contro gli slip che lo imprigionano. Avverto la lieve carezza da sopra la leggera stoffa del pantalaccio di lino’ In breve tempo raggiungo l’orgasmo’ Un orgasmo travolgente che mi svuota di ogni energia’

Terminata la cena, ci avviammo tutti verso le auto. Approfittando del fatto che a quell’ora il parcheggio del ristorante fosse deserto e semibuio, mio cugino elargì al mio culetto una fugace carezza. Poi mentre stavo salendo sull’auto, mi sentii prendere per la vita: con una certa vigoria mi attirava a se da dietro, appoggiandomi il sesso contro il mio fondo schiena. Tutto questo durò alcuni di secondi, forse dieci o poco più. A quel punto avvertii la sua lingua intrufolarsi un attimo nell’orecchio. Quindi bisbigliò: – ‘Ti ho comprato una cosa’ Quando sarai da sola in camera, provala e se ti piace, tienila addosso per la notte’.

Curioso come una bimba quando vuole rompere l’uovo di Pasqua per vederne la sorpresa, una volta rientrati in casa, con la scusa di dover riposare dopo il viaggio sfibrante, corsi nella mia stanza. Il pacchetto faceva bella mostra di sé sopra il comodino. Una volta aperto, rimasi piacevolmente sorpreso. Mi resi conto che si trattava di biancheria intima: il coordinato era composto da un perizoma in pizzo finemente lavorato di colore blu notte ed un paio di calze autoreggenti della stessa tonalità e con la stessa lavorazione in pizzo delle mutandine.
Con mia soddisfazione, una volta indossati, notai che gli slip erano molto ridotti, lasciando ben poco all’immaginazione. In pratica, una striscia sottile di stoffa lavorata che copriva a malapena il culetto. Indossai pure le calze, che con la fascia autoreggente a metà coscia, valorizzavano le mie gambe esaltandone la lunghezza.

Dal rientro a casa erano trascorsi circa venti minuti. All’improvviso sentii bussare in modo discreto alla porta e l’aprii. Davanti a me, con una vestaglia da camera e con sotto un leggero pigiama di lino, c’era mio cugino.

Senza dire una parola, chiuse a chiave la porta. Lo vidi muoversi verso di me. Avrei voluto scappare, ma c’era qualcosa nei suoi occhi che mi teneva bloccato, quasi ipnotizzato. Si avvicina e mi bacia; una scossa elettrica mi percorre tutta la schiena. Rispondo al suo invito, avvinghiando la mia lingua alla sua, mentre con la mano gli tocco il cazzo già gonfio attraverso i pantaloni del pigiama.
Anche le sue mani non riescono a stare ferme ed esplorano il mio corpo all’altezza del petto. Con l’indice e il pollice si diverte a stimolarmi i capezzoli, che subito diventano duri ed eretti. Un fuoco selvaggio mi si accende dentro, e comincio a tremare come una foglia. Lui nota la mia reazione. Quindi si fa sempre più ardito. Mi afferra per i fianchi con vigore, costringendomi a voltarmi con la faccia rivolta alla parete, dove mi appoggio per non cadere; la mano che prima indugiava sui fianchi scende lungo il corpo e inizia ad accarezzarmi lascivamente il culetto, assaporandone la consistenza e poi giù, cercando di infilarsi in mezzo alla mie gambe. Cerco di assecondargli i movimenti ruotando lentamente il bacino.
Qualche istante e mi accorsi che il suo dito era scivolato dentro me, praticamente senza incontrare nessuna resistenza. Istintivamente mi piegai in avanti per facilitargli l’introduzione, mentre lui continuava fuori e dentro, saggiando il contatto con le pareti morbide ed elastiche che lo avvolgevano. Un senso di calore diffuso mi prese alla gola mentre lo sfintere si contraeva intorno al dito in modo convulso, regalandomi spasmi di piacere intenso e molto profondo.
A quel punto, mio cugino mi prese per i capelli: – ‘Mettiti in ginocchio” ‘ disse con voce suadente, spingendomi ai suoi piedi. L’asta di carne era già sulle mie labbra.
‘Chiudi gli occhi e apri la bocca” – mi ordinò. Al suono di quelle parole, la mia lingua si animò, come se vivesse di vita propria: uscì ed inizio a fare il pompino. Lo presi in bocca, facendo fatica data la misura. Quando vide che la mia boccuccia non poteva contenere quell’enorme cappella, spinse ancora a più fondo forzandomi dietro la nuca.
‘Avanti’ così’ voglio vederti con la bocca piena!!!’ – esclamò compiaciuto, consigliandomi come dovevo comportarmi.
In quel momento mi resi conto che assomigliavo a una delle tante pornostar viste nei film. Ero come loro’ forse pure meglio: una troia, amante del cazzo allo stato puro.
Presi a leccargli il prepuzio; poi con movimenti ritmici passai a succhiare il membro in tutta la sua lunghezza, mentre i coglioni mi sbattevano sulle guance. Con la lingua madida di saliva gli avvolgevo il sesso, non facendomi sfuggire neanche un millimetro della sua superficie. Il bastone di carne entrava ed usciva ad un ritmo forsennato; ‘LUI’ lo estraeva quasi del tutto e poi lo sbatteva nuovamente dentro con colpi poderosi. Ad un certo punto prese ad intensificare i colpi. Poi con un movimento rapido, sfilò l’enorme randello di carne dalla mia boccuccia, masturbarsi in piedi davanti a me.

‘Adesso’ troietta’ limitati a tenere la bocca spalancata, che ti metto a bere!!!’ ‘ grugnì, in tono perentorio, poggiandomi la cappella sulla lingua.
In breve mi sono sentito raggiungere in gola e sul viso da un fiume di sborra calda e vischiosa.
La sborrata era stata come un fiume in piena, quasi m’aveva soffocato, tanto che la lava bianca cominciò a colarmi dai lati della bocca.

Dopo un pò, ‘LUI’ si &egrave rivestito per tornare nella sua stanza. Ancora meravigliato, non finiva di lodare la mia evoluzione: – ‘Sei diventata davvero una porca’ da verginella in troia in così poco tempo… certo che ne devi aver fatta di esperienza in quest’ anno!!!”.

“Voglio che domani mi racconti tutto!!!” – aggiunse lascivamente e poi sgattaiolò fuori in maniera furtiva per evitare di svegliare tutti gli altri…
Per tutta la notte il ricordo di quel glande grosso e violaceo contro le mie labbra fu vivo nella mia memoria, impedendomi di crollare in un sonno profondo. Probabilmente il mio alter ego femminile non era stato del tutto appagato: volevo sentirmi penetrare come una donna avida di sesso; quasi fossi una giovane puledrina pronta per la monta’ Dopo le attenzioni particolari cui ero stata sottoposta per tutto l’inverno dai miei aguzzini di colore, ora toccava nuovamente a mio cugino sollecitare i miei istinti peccaminosi. Fu così che in preda a quei pensieri lussuriosi, perversamente eccitata da quanto era successo quella sera, quando quel mattino mio cugino, mentre ciondolavo per casa non sapendo cosa fare, chiese la mia risposta all’invito di andare assieme al mare, gli risposi con un flebile sì.
Il tempo era molto bello: una giornata piena di sole che si diffondeva insieme al calore della stagione estiva. Ma chiaramente’non andammo al mare!!!
Adesso, mentre con la mente andavo a rievocare quanto accaduto fino ad allora, mio cugino ripet&egrave per l’ennesima volta che ero davvero una troietta. Non era la prima volta che mi diceva cose del tipo: – ‘Sei la porca più fantastica che abbia mai incontrato”. Completamente amorale, LUI mi aveva fatto trascorrere la maggior parte di quell’estate a esplorare il vasto regno della sessualità; cosa che io avevo dimostrato di apprezzare con un piacere da ricercatrice entusiasta. Niente più pareva ormai disgustarmi poiché ogni nuova esperienza nascondeva nella sua stessa essenza una sfida da raccogliere a ogni costo. Dal giorno in cui ci eravamo incontrati nuovamente, dopo l’iniziazione dell’anno precedente, per mio cugino avevo indiscutibilmente costituito l’oggetto delle sue premure più attente e dei suoi studi più spinti, senza che la nozione del peccato di incesto venisse per nessun motivo a frenare i nostri slanci verso il piacere. Quasi tutti i pomeriggi ci appartavamo in quella piccola baracca abbandonata che da sempre era stata la sua tana. Offriva una discrezione quasi assoluta poiché si trovava in una zona molto isolata del paese, immersa in un boschetto tra erbe alte e cespugli informi. Comunque era difficile che in quel periodo ci fosse gente in giro, erano tutti al mare. In quell’atmosfera libertina, dopo avermi denudato completamente e fatto indossare lingerie femminile, ci sdraiavamo tranquillamente su un vecchio divano sgangherato e facevamo sesso liberamente, traendo spunto dalla valanga di riviste hard di tutti i tipi che LUI nascondeva lì.
: – ‘E’ soprattutto quella tua espressione da verginella innocente a mandarmi in estati – stava intanto continuando a dire con la massima serietà – invece so fin troppo bene di cosa sei capace quando indossi un paio di mutandine da ragazza!!!’. Quando si interruppe, il silenzio si fece quasi imbarazzante. LUI era pienamente consapevole delle mie debolezze. Avevo fatto l’errore di confidargli le esperienze maturate durante tutto l’inverno con AMID’ quella sorta di gioco/stupro in cui il maghrebino (in maniera più o meno consenziente) mi aveva costretto a soddisfare alcuni connazionali suoi amici e le sensazioni di appagamento dall’essere trattata come una schiava sessuale sottomessa – fisicamente e mentalmente – a uno o più uomini. Specialmente se di colore!!!
Mentre diceva quelle parole, dunque, il suo sguardo era caratterizzato da quel sorriso tipico di chi ha provato un intenso piacere, ma piuttosto che godersi i momenti di rilassatezza che ne seguono, si sforza di immaginare l’ipotetico evolversi delle circostanze in qualcosa di ancora più spregiudicato. Mi guardava in modo penetrante, dandomi l’impressione che i suoi occhi stessero scavando dentro di me. Dopo un’ultima un occhiata allusiva e concupiscente mi chiese senza tanti giri di parole: – ‘Pensa se oggi qui ci fossero stati pure i miei amici’ ti saresti scopata anche loro’???’.
Con il pensiero tornai immediatamente alla gangbang cui avevo partecipato. Quel giorno avevo provato attimi di perverso piacere e dopo le mie inibizioni si erano affievolite sempre più. Gli amici di Amid mi avevano fatto perdere ogni tipo di resistenza, abbattendo quasi del tutto le remore che una rigida educazione mi aveva radicato fin da bambino/a. Ora, mio cugino mi voleva offrire ad altri uomini ed io iniziavo a pensare che avrei avuto l’opportunità di ripetere quel piacere’ Risposi che l’avrei fatto; per soddisfare le sue immorali voglie ma anche – pensai – per compiacere me stessa.
: – ‘Ne sei davvero convinta’???’ – domandò con curiosità mista a stupore.
: – ‘Mettimi alla prova!!!’ – conclusi con aria di sfida.
Nei tre giorni immediatamente successivi la sua scabrosa proposta, non ebbi altre avventure di carattere sessuale con mio cugino. Ci vedevamo in spiaggia, insieme al suo gruppo di amici: Luca, Mauro e Sergio. Erano tre ragazzi intorno ai trenta anni che facevano parte della stessa squadra di calcio; abbastanza conosciuti nella zona per lo stile di vita godereccio e dissennato: si facevano qualche canna e nelle loro feste l’alcool scorreva a fiumi, ma in fin dei conti non facevamo del male a nessuno’
Mi avevano preso in grande simpatia: molto probabilmente mio cugino li aveva messi al corrente della mia disponibilità nei loro confronti!!!
Dal canto mio, in quelle notti di astinenza, mi sentivo nervosa’ agitata’ provavo a resistere a quella pulsione che mi stava bruciando l’anima, ma alla fine, cedevo puntualmente e mi toccavo lentamente il buchino per procurarmi piacere’ con un po’ di pazienza lo sentivo cedere alle mie carezze’ le dita insalivate si facevano strada dentro il mio culetto mentre rivedevo come un film i giorni passati a fare sesso con mio cugino.

Quando quella mattina risposi al telefono, riconobbi subito la voce squillante di mio cugino. Senza fare tanti convenevoli mi dice di approfittare del bel tempo per passare nel pomeriggio alla villa di Luca per fare un bagno in piscina. Poi riattacca senza darmi il tempo di replicare. Quando riaggancio il cuore mi batte a mille, mi sento stranamente eccitata e confusa. Ovviamente sono consapevole dei risvolti che implica quell’invito. Certo, mi cugino non &egrave stato molto esplicito. Tuttavia, intuisco tra le righe cosa possa realmente comportare la sua offerta.

Luca abita in una bella villa alla periferia del paese, con annesso giardino, piscina e campo da tennis. Quando arrivo e mi avvicino al citofono, mi prende una certa ansia, che cerco di controllare in tutti i modi. Suono il campanello e viene ad aprirmi proprio il padrone di casa, che mi sorride e abbraccia con trasporto. Percepisco tutto il suo corpo muscoloso aderire al mio. Ci avviamo lungo vialetto pieno di ghiaia, fino alla magione che si intravede in fondo, tra gli alberi. Una volta giunti nei pressi della piscina, noto mio cugino e Sergio sulle sdraio.
Poi dalla porta-finestra vedo scendere Mauro: – ‘Allora sei venuta’ pensavo che ci avessi ripensato’ – mi dice, stampandomi un bacio sulla guancia e palpandomi con vigore il culo. Non sono abituata a questi complimenti così diretti rivolti pubblicamente alla mia femminilità. Dunque, gli amici di mio cugino sembrano dare per scontata la mia seconda natura di donna. Ricambio con un sorriso imbarazzato il suo saluto: – ‘Sicuramente in un’altra occasione non sarei venuta’ anzi. Ma oggi mi sento una troia e voglio fare la porca con voi!!!’.
: – ‘Beh’ hai sentito’ viva la sincerità!!! Faremo l’impossibile per accontentarti. Nel frattempo, che ne dici di andare a cambiarti’ potresti indossare qualcosa di più adatto alle circostanze’ – mi risponde a tono Mauro.
A quel punto vengo spedito in casa con Luca, che mi porta nella camera della sorella per trovare qualcosa da indossare. Lascia sul letto tanti costumi e mi dice di prepararmi che di lì a qualche minuto ripassa a prendermi. Quindi scompare dietro la porta. Guardo i costumi femminili: sono tutti ridotti al minimo, in pratica poco più che due triangoli uniti da un sottile filo di stoffa.
Mi spoglio completamente degli abiti maschili. Una volta nudo, mi rimiro allo specchio e mi sembra tutto irreale. Non lo so cosa sono diventato, ma di certo sono proprio carina conciata così. Sembro una ragazza nel fiore degli anni, tutto parla di me al femminile: il culetto tondo e morbido’ le gambe lisce e lunghe. Inoltre, non ho un pelo su tutto il corpo e questo accresce il mio aspetto efebico. Scelgo il perizoma che mi sembra meno osceno e mi accingo a indossarlo: tiro su la stoffa con gesto deciso fin quando non la sento posizionarsi tra le mie natiche. Non ancora soddisfatta, mi scosto i glutei per far arrivare il triangolo bene a contatto con il mio posteriore. Una buona porzione del mio culetto &egrave chiaramente risaltata in quel succinto costumino nero!!!

Improvvisamente arriva Luca. Mi guarda con un sorriso stupefatto a 32 denti; mi si avvicina e abbracciandomi dice all’orecchio: ‘Sei un vero spettacolo’ piacerai a tutti’ Devo confessarti che da quando tuo cugino ha cominciato a raccontarci di te, non sai quante volte abbiamo fantasticato sulla possibilità di metterti in mezzo’ vedrai, non immagini neanche cosa abbiamo in serbo per te’.

Sono pronta – fisicamente e moralmente – ad affrontare pure questa esperienza: le mie avventure sessuali sono state tutt’altro che normali. Per questo mi limito a rispondere: – ‘Non mi dire così che sono curiosa’ muoio dalla voglia di sapere cos’altro avete organizzato. Che aspetti’ raggiungiamo gli altri!!!’ – uscendo dalla stanza e dirigendomi verso la piscina.
Arrivo sul prato e vedo sdraiati al sole Mauro, Sergio e mio cugino in pieno relax. Il rumore li fa voltare ed io mi sento nuovamente al centro dei loro sguardi lascivi che mi squadrano compiaciuti e questo sollecita la mia vanità femminile. Cerco di essere indifferente e mi accosto al gruppo. Sergio si alza subito dal lettino, mi carezza un fianco e con la mano scivola sulla parte posteriore della mia sedere. Si insinua nel solco tra le mie natiche. Come se fosse la cosa più naturale del mondo, le divarica leggermente e con un dito prova a forzarmi la stretta parete, difesa solo da un sottile filo di stoffa. Avrei voluto sentirlo scivolare dentro, ma lo slip rimane aderente al mio culetto nonostante le carezze. Dietro, invece, il buchino si contraeva come se anelasse un contatto più diretto. Sergio aggiunse a quelle movenze un apprezzamento pesante: – ‘Lo dicevo io, che sotto hai un gran bel culo”. Un brivido mi paralizza e fa svanire di colpo tutta la disinvoltura che cercavo di ostentare. Mi sento di nuovo preda e soprattutto non riesco a celare, nemmeno a me stessa, il fatto che mi piace quella situazione. La palpazione del mio centro di piacere, intanto, dura un po’ e io mi sento sciogliere tutta, vorrei che quelle mani esperte non abbandonassero mai il mio corpo.

Anche Mauro si avvicina. Mi passa un dito sopra le labbra. Si sofferma a giocarci un po’; le divarica leggermente, facendo scorrere su e giù il suo indice in modo erotico e sensuale, mimando letteralmente la fellatio. Quindi, seguendo l’esempio dell’amico, mi palpa deciso il sedere, assaggiandone la consistenza: – ‘Sei morbida come un cuscino di piume’ Tra poco sentirai cosa vuol dire scopare in gruppo’ sei uno spreco per un ragazzo solo!!!’. Mi sento sciogliere, come un ghiacciolo al sole. Vedo che anche lo sguardo di Luca vaga su di me, con particolare interesse per il mio didietro. Mentre sorridendo come un gattone, si avvicina pure mio cugino. Approfittando del fatto che gli volgo le spalle, dapprima mi sfiora da dietro l’interno gamba con movimenti lenti e circolari, quasi involontariamente. Poi con sempre maggiore insistenza gioca maliziosamente con il bordo del perizoma. Sento la sua mano stimolare la mia rosellina attraverso la stoffa.

Sento un calore sordo crescermi dentro; sono nel pallone più completo’ tremendamente eccitata dalle loro manovre. Ogni forma di dubbio e pudore si &egrave dissolta in me. Mi rendevo conto che quel gruppo di ragazzi mi erano entrati nel sangue come un veleno e che la cura era tra le loro gambe: mi avevano trasformato in una donna vogliosa che chiede unicamente di essere soddisfatta!!!

Li guardo con aria di sfida e sorrido; le loro parole, invece di offendermi o terrorizzarmi, mi hanno eccitata da morire. Non gli rispondo, ma comincio a dimenarmi impudicamente, ancheggiando in mezzo a loro. Pensavo tra me e me: – ‘Non si può negare che di cazzi ce ne siano in abbondanza e tocca a me soddisfarli tutti!!!’. Sento le gambe piegarsi: ci sono quattro maschi tutti attorno a me, inginocchiata, eccitatissimi e decisi a farmi la festa’ quattro maschi che non vedevano l’ora che decidessi a lasciarmi andare, piegandomi così alla loro volontà’ quattro maschi che non si sarebbero fermati fino a quando non avessi succhiato loro il cazzo, ed i coglioni gonfissimi di sborra. Dopo mi avrebbero penetrata in tutti i modi’ fino a quando non avessero esaurito l’ultimo anelito di energia necessaria a montarmi ed io avessi ingoiato l’ultima goccia del loro godimento. Rompendo gli indugi, presi l’iniziativa: afferrai con la mano destra il primo cazzo che mi fosse a tiro (Mauro), già bello scappellato, e me lo misi completamente in bocca. Con l’altra mano, invece, stringevo il cazzo di Sergio che iniziai a masturbare, mentre mio cugino mi stimolava i capezzoli già turgidi per l’eccitazione. Con la bocca passai dunque a soddisfare Sergio. Dopo averlo succhiato a dovere, fu il turno di Luca che facendosi posto nella calca mi prese per i capelli e me lo le mise con forza tra le labbra.
Li succhiavo avidamente’ con trasporto’ come una vera zoccola sa fare, massaggiandogli i coglioni. Mi piaceva il modo in cui mi trattavano. Ero circondata completamente da cazzi eretti e scappellati: chi si masturbava in attesa di farmelo assaggiare’ chi mi forzava a prenderlo in bocca, mentre in ginocchio, semi nuda ed a bocca aperta il mio viso tradiva tutto il piacere che stavo provando: sentirsi una troia, una puttanella ninfomane felice di esserlo. Consapevole che di lì a poco quei maschi mi avrebbero montata con forza, violando ogni loro limite ma soprattutto violando me!!!
Dopo non so quanto tempo, mi fecero alzare dal giardino e per mano mi condussero nella camera da letto, dove dominava un enorme letto a due piazze, posto di fronte ad un enorme armadio a parete le cui ante erano tutte rivestite di specchi.
Ormai la situazione &egrave alquanto degenerata.
Mi spingono sul grosso letto a due piazze, facendomi piegare carponi nella posizione della ‘pecorina’: le gambe completamente aperte mettevano in bella mostra il culetto invitante. Sergio, con un gesto deciso, mi strappò il costumino e portandomi al bordo del letto, si abbassò i calzoni mostrando il suo sesso duro e teso: – ‘Adesso ti monto come una cavalla!!!’ – disse. Lo guardavo inebriata, mentre avvicinatosi al mio sedere, reggendosi il cazzo con la mano destra, me lo appoggiava tra le gambe, penetrandomi con un colpo secco e risoluto. Rimasi senza fiato e gemetti: – ‘Piano’ ti prego, fai piano” – quell’arnese smisurato sembrava quasi che mi stesse squarciando le pareti dello sfintere. Cercai di ritrarmi, ma lui con forza mi obbligò a spingere indietro il bacino verso il suo inguine, urlando: – ‘E non fare la santarellina’ tanto lo sai devi soddisfare ogni nostra richiesta, schiava del cazzo!!!’. Mi preparo ad eseguire; sento la mia voce mormorare: – ‘Siiiii’ sono la vostra serva, fatemi tutto quello che volete” – e vedo la sua faccia compiaciuta. Lentamente incominciai a rilassarmi, non senza difficoltà data la lunghezza. Guardandomi nello specchio dell’enorme armadio a parete, mi abbandonai al puro piacere di essere doppiamente penetrata, nel momento in cui anche Mauro, ancora più eccitato dalle mie parole, mi mise in bocca il suo cazzo: – ‘Succhialo tutto piccola’ devi farlo diventare di ferro che dopo, vedrai, sapremo farti godere come una vera donna!!!’. Erano ambedue ottimi amatori, ma volevo togliermi lo sfizio di assaggiare gli attributi di cui anche gli altri due erano dotati. Quindi, dopo alcuni minuti, dissi in tono dolce ed affettato: – ‘Siete favolosi, ma adesso &egrave il turno dei vostri amici’ coraggio’ su’ non datemi tregua!!!’.
Così, si diedero il cambio: Luca prese il suo cazzo e con un colpo deciso me lo mise tutto dentro. Afferrando le anche, iniziò a sbattermi lentamente per aumentare poi il ritmo con passione, intensificando la potenza degli affondi. Nel frattempo mio cugino, tirandomi per i capelli, mi obbligò a fargli un pompino. I miei mugolii di piacere mischiati ai loro incitamenti facevano da cornice perfetta a quella fantastica scena. In quel momento in cui ero la regina dei cazzi, resa schiava dal depravato piacere di essere una troia, presi consapevolezza del fatto che solo in quel modo provavo piacere nel fare sesso.!!!
Con incredibile ed insospettabile resistenza fisica, tutti e quattro fecero il giro completo dei miei due orifizi, riempiendomi a dismisura la bocca ma soprattutto scopandomi il culo senza sosta per più di due ore, come neanche un puttana da strada’ sempre senza perdere la concentrazione per il gran finale’ gran finale che arrivò!!!
Mi fecero alzare dal letto, per inginocchiarmi al centro della stanza. Poi si misero in circolo attorno a me. Mugolavo di piacere con la bocca semi aperta come una ninfomane quando, quasi fosse stata una coreografia ben studiata, i quattro eruttarono all’unisono un fiume di sperma caldissima. Una colata di crema bianca mi imbrattò rapidamente il viso ed i capelli’ bevevo con ingordigia, ma ne era talmente tanta che colava copiosamente lungo il collo.
Dopo, cado in una sorta di torpore, quasi un oblio del tempo. Non so bene quando torno alla realtà. Guardo la mia immagine riflessa dallo specchio: non avevo mai visto tanta sborra messa insieme; sembrava quasi che qualcuno ne avesse versato un recipiente intero sul mio viso.
Mi alzo’ sono completamente sfinita e aperta come mai prima’ faccio fatica a stringere le cosce: sento male da tutte le parti; il culetto &egrave un fuoco ardente. Mi rivesto piano ed esco per dirigermi verso casa. Una volta arrivata a destinazione, salgo piano le scale’ non vedo l’ora di buttarmi sul letto.
N.B. con questo racconto termina un ciclo; quello delle ‘seconde’ vacanze in cui il sesso nel ruolo di femminuccia non &egrave più solo una scoperta iniziatica, ma una vera e propria consapevolezza di sé’ Mi auguro, quanto prima, di iniziare un nuovo ciclo di ‘avventure’, sempre con lo stesso ambiguo/efebico personaggio!!!

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Il giorno prima che terminassero le vacanze estive, era una giornata molto calda ed appiccicosa, ed io mi ero concesso una pausa dalla solita compagnia di mio cugino ed i suoi tre amici. Avevo deciso di andarmi a rilassare su una spiaggia gay/naturista che nessuno dei miei conoscenti avrebbe avuto il coraggio di frequentare. Quando arrivai verso le 11 c’erano pochissime persone, perlopiù coppie gay e lesbiche. Così scelsi un posto un po’ appartato dove potessi sentirmi a mio agio.
Ero da poco uscito dall’acqua dopo un’ennesima nuotata, bagnato e riscaldato dal sole, quando notai un giovane nero sdraiato a pochi metri da me. Non c’era dubbio che mi stesse osservando con un certo compiacimento. Non avevo potuto fare a meno di notare il suo modo insistente di guardarmi’ tipico di chi vuole scoparti!!!
Infatti, non feci neanche in tempo a intuirlo, che mi invito eloquentemente a raggiungerlo.

Era alto almeno un metro e novanta; superbo nella sua nudità, fatta eccezione per un costumino che disegnava i suoi attributi, fasciandoli come un guanto. Aveva il corpo proporzionato, il ventre piatto e muscoloso spiccava sulla pelle bruna dai riflessi quasi dorati. Le gambe e il torso erano lucenti per l’olio che le ungeva. Affascinato, non potei impedirmi dal guardarlo insistentemente, ammirando la felinità del suo portamento. Ogni centimetro del suo corpo emanava un violento profumo di sensualità primitiva, e io sentii un onda dolce e calda invadermi lentamente il ventre. Guardai il gonfiore che spingeva sotto la stoffa e mi venne quasi un mancamento. Mi sforzai di distogliere lo sguardo da quella creatura favolosa per risalire fino al suo viso: bastò la sua strizzata d’occhio per preparami a subirne le avances!!!
Il nero, infatti, aveva seguito il mio sguardo ed un largo sorriso gli si era dipinto sul viso scuro, mentre con la mano sinistra si accarezzava l’enorme dotazione, come per assaporare il piacere che di lì a poco avrebbe tratto nell’approfittare della mia buona predisposizione.
Ero emozionato, più di quanto avrei voluto. Arrossendo fino alla radice dei capelli, lo ricambiai con un sorriso abbastanza eloquente. Ondulando leggermente, andai ad accoccolarmi contro di lui e gli accarezzai nervosamente il petto liscio, facendo le fusa come una gatta in amore. Gli lanciai uno sguardo da congelare un braciere, che attraversò la pantera senza turbarlo minimamente. Senza abbandonare i suoi occhi, scesi lungo i fianchi con le mani, per poi sfiorargli maliziosamente il sesso. A un tratto, con un rapido gesto, mi afferrò la mano per posarla di prepotenza sopra i suoi slip. Era il momento che speravo e temevo insieme.
– ‘Tu devi essere una puttanella in cerca di compagnia” – disse in tono beffardo, ridendo come uno scolaro che si prepari a fare uno scherzo. Poi prese il mio viso tra le sue mani e venne a sfiorarmi le labbra con la punta della lingua. Dopo la timida conoscenza iniziale, la sua lingua cominciò a scivolare ritmicamente nella mia bocca. Non osai fare nessun movimento. Vedendo che ero inerte, allora lui si accostò all’orecchio e con una voce bassa e convincente, mi disse: – ‘Non avere timore’ non sei mica la prima bambolina bianca che ha un debole per quelli come me!!!’.
Divenni tutta rossa a quelle parole e abbassai gli occhi come una bambina mortificata. Avrei voluto ribellarmi, ma il mio corpo rispose diversamente: – ‘Ti prego’ non farmi troppo male e potrai avermi senza problemi!!!’ – borbottai.
Mi lasciai cadere con grazia in ginocchio, le mie mani si aggrapparono ai suoi short come un naufrago disperato, tirandoli giù di colpo. La mia bocca socchiusa urtò la punta ritta di quel membro indurito dall’eccitazione. Non era lunghissimo, ma enorme nella circonferenza: con la cappella rossa ed i coglioni sproporzionati, grossi come delle palle da tennis e sicuramente gonfissimi di sborra.
Lui stava davanti a me, sormontandomi con le mani sui fianchi, esibendo fieramente il suo cazzo eretto, che svettava come un Dio del sesso. Strusciandolo vicino al mio viso, esclamò: – ‘Coraggio’ non essere timida’ sai cosa devi fare!!!’. Non disse altro, non ce ne era bisogno. Le mie ultime esitazioni si erano polverizzate. Guardavo esterrefatta quell’enorme cazzo nero, con la punta rossa, quasi violacea. Senza riflettere, cominciai a poggiare le labbra sulla cappella. Cercai, per quello che era possibile, di farla entrare tra le mie labbra. Lavoravo di bocca, ciucciandola’ succhiandola’ come se avessi tra le mani un gioiello prezioso: avidamente leccavo’ mugolavo’ sbavavo. La testa continuava ad oscillare avanti/indietro freneticamente: avrei accettato di ingoiare tutto ciò che passava a portata delle mie labbra per calmare definitivamente l’esplosione di puro erotismo che mi aveva infuocato. Dopo cinque minuti di quel trattamento, ero stravolta. Avevo fatto di tutto per farlo venire e gli sforzi che il nero doveva fare per dominarsi da un precoce godimento avevano coperto il suo corpo d’ebano di un velo di sudore. Ma lui imperterrito, guardandomi soddisfatto, non ne voleva assolutamente sapere di svuotarsi. Improvvisamente mi afferrò la nuca con tutte e due le mani; spingendomi violentemente il suo bacino contro le labbra, mi costrinse ad accentuare il pompino.
Mi sentivo soffocare, ma non volevo cedere.
Mi irrigidii subito, sentendo le sue parole: – ‘Adesso ti faccio bere’ piccola troietta bianca’ Mi raccomando, butta giù tutto!!!’. Agitato da tremiti convulsi, lanciò un rantolo di sollievo, mentre l’onda del suo orgasmo esplodeva nella mia bocca in un geyser vischioso di crema bollente!!!

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