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Racconti Gay

Esperienza estiva

By 30 Luglio 2014Dicembre 16th, 2019No Comments

Estate 2013, Laigueglia &egrave una graziosa cittadina di mare in provincia di Savona, il lungomare continua verso Capo Mele allontanandosi dalla strada, che sale appunto per superare il Capo, e resta sospeso fra le rocce ed il mare.
Nella parte finale, proprio per questa sua caratteristica, il lungomare poggia come sui dei portici, sotto i quali, all’ombra, a volte si fermano a dormire i ‘vu cumprà’ nelle ore più calde della giornata.
L’estate scorsa stavo passando alcuni giorni di ferie con la mia famiglia proprio a Laigueglia, dopo aver pranzato nel bar del bagno non avevo voglia di sdraiarmi sul lettino, ho deciso così di andare verso la punta di Capo Mele per vedere se c’era qualche punto interessante per fare snorkeling.
Passando sulla spiaggia sotto il lungomare e vicino ai portici mi accorgo di un ragazzo di colore, probabilmente un ghanese, che sta dormendo.
Mentre mi avvicino il ragazzo apre gli occhi e mi guarda con uno strano sorriso, non capisco bene la ragione ma mi sembra un sorriso ambiguo, quasi lascivo.
Per rendere ancora più esplicito il suo messaggio il ragazzo si tocca in maniera evidente il pacco che si nota sotto i jeans e, sempre con il sorriso sulle labbra, richiude gli occhi fingendo di dormire.
Io fino a quel momento avevo avuto contatti sporadici con altri uomini, in qualche cinema a luci rosse avevo goduto di qualche pompa o con alcuni ci eravamo masturbati a vicenda, ma il cinema &egrave un luogo protetto da curiosi, quasi una zona franca dove tenere alcuni atteggiamenti che altrove avrebbero un valore diverso.
Ma quel sorriso e quell’invito mi avevano raggelato, l’idea di quel cazzo di colore mi attraeva moltissimo ma ero bloccato dal luogo in cui mi trovavo, però il mio uccello mi stava dando dei segnali molto chiari.
Mi sono guardato intorno con molta calma, il portico era al riparo dagli sguardi di eventuali passanti e quella spiaggia di sassi non attirava nessuno in quell’ora così calda.
Una parte di me voleva andare via, far finta di non avere notato l’invito o di non esserne interessato ma la mia erezione sempre più evidente non mi permetteva di mentirmi. Ero eccitato e se fossi andato via avrei rimpianto quella possibile esperienza.
Così, piano piano, mi avvicinai al ragazzo, il quale faceva ancora finta di dormire. Mi sedetti di fianco a lui ed appoggiai una mano sul suo ginocchio destro, il suo sorriso aumentò ma continuò a tenere gli occhi chiusi.
Il ragazzo aveva un forte odore di sudore misto a quello un po’ acre che spesso hanno gli africani, ma anziché crearmi problemi mi eccitava, cominciai a risalire la sua gamba muscolosa, prima esternamente poi all’interno coscia.
Arrivato all’inguine mi fermai ad osservare il cazzo che si intuiva sotto i jeans, doveva essere già un po’ eccitato. Dovevo superare l’ultimo ostacolo psicologico, arrivare al suo uccello voleva dire non tornare indietro, era l’ultima occasione di pensare bene a quello che stavo facendo in una spiaggia pubblica, per quanto deserta, a poche centinaia di metri dalla mia famiglia che non immaginava certo queste mie tendenze.
Potevo alzarmi ed andarmene, anzi era la cosa più logica da fare, ma me ne sarei pentito per molto tempo, mi sarei chiesto come sarebbe stato maledicendomi per la mia codardia.
Perciò allungai la mano e l’appoggiai sul suo cazzo cominciando ad accarezzarlo, il suo sorriso si allargò ancora di più. Ormai il dado era tratto, continuai con una mano ad accarezzare il suo sesso mentre con l’altra gli slacciai i pantaloni.
Sollevò un po’ il bacino per permettermi di abbassargli i pantaloni e le mutande, mi apparve un cazzo non ancora del tutto in erezione ma sicuramente più grande del mio e di quelli che avevo avuto per le mani fino ad allora.
Lo presi con la destra ed era bellissimo un po’ ‘barzotto’ ma non ancora non completamente in tiro, iniziai a segarlo piano piano mentre con la sinistra palpavo le sue palle gonfie. La sensazione della sua erezione che aumentava mi eccitò moltissimo.
Continuavo a segarlo con calma mentre il suo cazzo prendeva vigore, e la cosa mi eccitava sempre di più, aveva veramente un uccello bellissimo, lungo almeno una ventina di centimetri con la pelle scurissima e una cappella molto più chiara.
Il suo respiro stava cambiando e io mi sentivo orgoglioso di eccitarlo in quella maniera, era un momento bellissimo lui che ansimava leggermente e il suo cazzo duro nella mia mano.
Ma non mi bastava, quando mi sembrò al culmine dell’erezione mi piegai e lo presi in bocca, come vi ho detto prima non ero un esperto di pompe e avevo paura di non sapergli dare piacere.
Cominciai con la lingua a leccargli la cappella per poi scendere lungo l’asta, ero al settimo cielo, raggiunsi la base del suo cazzo e iniziai a stuzzicargli i coglioni. Poi lentamente risalii, mentre con la mano continuavo a segarlo, quando raggiunsi di nuovo il glande spalancai la bocca e incominciai a succhiarlo.
Il mio cazzo era sempre più duro e il suo respiro ormai un gemito continuo. Sentii la sua mano ruvida appoggiarsi alla mia schiena e accarezzarmi scendendo verso il mio costume, arrivato all’elastico forzò un po’ e raggiunse la mia natica.
Mi spostai leggermente per facilitare le sue carezze, con la mano di taglio si infilò fra le natiche continuando ad accarezzarmi, poi con un dito cominciò a stuzzicare il mio ano. Fu una esplosione nella mia mente, cercava di penetrarmi, quella stimolazione ni faceva impazzire.
Poi mi penetrò con il suo grosso dito, provai un po’ di fastidio ma niente di paragonabile alla libidine che mi scatenava. Mi ancora più impegno nel mio pompino cercando di capire dai suoi gemiti cosa lo eccitasse di più.
Lui lasciò per alcuni secondi il suo dito fermo nel mio culo poi cominciò un dolcissimo avanti e indietro.
Tutto stava andando ogni mio sogno, avevo in bocca e fra le mani un bellissimo cazzo di colore e contemporaneamente un grosso dito che mi chiavava. La mia eccitazione era alle stelle e l’erezione del mio uccello era quasi dolorosa.
Un rumore improvviso fra i sassi mi raggelò, mi guardai interno temendo di essere stato scoperto ma si trattava solo un gabbiano che stava cercando qualcosa da mangiare.
Lo spaventò mi spinse però a finire quel bellissimo gioco fatto purtroppo con poca privacy, accelerai il mio pompino continuando anche a segarlo, il suo ansimare divenne sempre più forte ed il suo cazzo mi sembrò incredibilmente crescere ancora.
Anche il suo dito dentro di me si muoveva sempre più velocemente, improvvisamente lo spinse più in fondo che pot&egrave senza più muoverlo e si irrigidì tutto, tolsi quel bellissimo uccello dalla mia bocca, volevo vederlo venire. Un secondo dopo alcuni fiotti di sborra esplosero letteralmente dalla sua cappella colpendomi ovunque .
Mi ritrovai la sua sborra sul braccio, sul petto e persino sul viso, l’odore di quel seme e la vista di quella sborrata mi eccitarono talmente tanto che anch’io, senza neanche toccarmi, raggiunsi l’orgasmo. Fu bellissimo, forse perché non mi toccavo ma la mia sborra non uscì di colpo ma la sentii risalire lentamente dai coglioni fino alla cappella, fu un orgasmo lento ma una sensazione profondissima che non so raccontare meglio.
Mi ritrovai così sporco della sua sborra e con il costume pieno della mia, mi sentivo soddisfatto anzi una puttana soddisfatta. Senza dire una parola al ragazzo gli sorrisi e mi tuffai in mare per provare a ripulirmi.

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