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Racconti Gay

Farsi inculare – 2 (gay)

By 3 Ottobre 20236 Comments

Avevo preferito il vaporetto all’aliscafo, un viaggio più lento e più tranquillo, senza l’intensità del rumore della navigazione veloce. Il vaporetto mi consentiva di viaggiare all’aria aperta. Settembre è un mese ancora caldo per i bagni di mare e Giancarlo mi aveva dato le chiavi della sua casa. Avevo lavorato tutta l’estate in città, servizio turistico, grazie alle mie conoscenze di inglese e di tedesco: avevo raccolto abbastanza soldi per pagarmi le tasse universitarie ed un anno di studi senza gravare sulla famiglia, ma avevo bisogno di una vacanza per rilassarmi e ritemprarmi. A settembre, però, amici ed amiche erano già tutti impegnati ed avevo deciso di andarci da solo. In fondo tra bagni di mare e passeggiate, non avrei sofferto troppo la solitudine in quella settimana.
Accanto a me, sulle ultime panchine, solitamente occupate dai fumatori, vi era seduto un signore un po’ anziano, capelli brizzolati e vestito elegante; aveva un fisico asciutto ed era molto alto. In quel posto, però, vi era vento e mi volò via la sigaretta dalle labbra. Lui aveva visto, sorrise. e mi offrì una delle sue.
– Tu non navighi spesso – mi disse.
– Infatti. Grazie. Non ho mai viaggiato in vaporetto.
– E’ la prima volta che vieni all’isola?
– Beh, si. Un amico mi ha prestato la sua casa per una breve vacanza.
– In vacanza da solo?
– Beh, a metà settembre non si trovano facilmente amici ed amiche per andarci insieme.
– Poco male. Di questo periodo all’isola vi sono molti turisti e turiste molto disponibili a fare amicizia. Molte signore interessate ai giovani ragazzi e molti signori anche loro interessati ai giovani ragazzi.
– Lei abita sull’isola?
– No. Ho una casa lì ed anch’io faccio una breve vacanza da solo. Tu cosa studi?
– Psicologia. Voglio approfittare del tempo per scrivere una tesina un po’ tosta sulla sessualità umana.
– Interessante. Perché non me ne parli?
– Lo farei volentieri, ma dovrei prima spiegarle premesse molto noiose. In effetti io sostengo che le categorie sessuali tradizionali, al di là delle mere funzioni biologiche, non hanno senso compiuto: ad esempio dire “eterosessuale”, “omosessuale” ecc. non ha senso compiuto in quanto non esiste un confine definito nei comportamenti sessuali umani.
– Vorrei capire il tuo ragionamento, ma abbiamo poco tempo, stiamo per arrivare. Ti faccio una proposta: ceniamo insieme e mi spieghi tutto, mi interessa moltissimo. Ci vediamo alle nove al ristorante della scogliera, basta che chiedi dov’è, e vorrei che tu venissi.

Lo trovai già seduto ad un tavolo panoramico, il ristorante era di gran lusso, e mentre aspettavano che arrivassero le vivande, mi chiese:
– Adesso ti ascolto. Spiegami perché, secondo te, non hanno senso le definizioni dei tipi sessuali.
– Per le donne non ne hanno nessuno, concettualmente. Veda una donna vive la sua omosessualità come donna, non deve superare l’inversione del ruolo richiesta nella omosessualità maschile. Concettualmente una donna è donna anche nel lesbo. Ma io considero anche l’omosessualità maschile con un fatto del tutto naturale, ma deve seguirmi, è una spiegazione complessa.
– Naturale, dici?
– Mi fermi se di qualche termine le sfugge il significato. Veda tutti gli umani, all’origine, sono femmine, vengono concepiti come femmine. Di ciò abbiamo alcune prove incontrovertibili. Gli ormoni che inducono il feto a specializzarsi nella forma maschile o femminile sono gli stessi, solo che agiscono a concentrazioni diverse ed alcuni forzano l’organismo in formazione dalla forma femminile a quella maschile. Abbiamo una traccia del fatto che questo processo è incompleto, i capezzoli maschili, ma l’uomo stesso nasce incompleto, sia nel corpo, sia in uno stato transeunte tra i due sessi che non si risolve interamente né con la nascita, né con la crescita; rimane nella psiche umana maschile una parte consistente dell’essere femminile. Dire “maschio” è biologicamente errato perché l’individuo non è totalmente definito come tale.
– Quindi, come tu dici, lo stato “maschile” non è definitivo, né stabile?
– Si. Molte persone che vivono una esperienza omosessuale, sentono in sé un trasporto in quella condizione. Non riescono più a dimenticare quella esperienza e talvolta ritorna come desiderio o come desiderio soppresso. Occorre una dose massiccia di repressione sociale e culturale per mantenere il maschio nel suo ruolo, laddove abbia avuto quella esperienza. Ma non si tratta solo di psiche. Ad esempio un maschio che ha vissuto una persistente stimolazione dei capezzoli , diventa sensibilissimo: i suoi capezzoli divengono in grado di dargli piacere, a volte molto più di quanto possano darlo alle donne i capezzoli femminili. Ciò è dovuto alla stimolazione che fa sviluppare, per anastomosi, la rete nervosa sotto ed intorno ai capezzoli.
– Si, ma la penetrazione anale, ad esempio non è fonte di piacere , almeno per chi la subisce.
– Non è del tutto esatto. C’è un piacere che è psichico; sentire il pene nel proprio corpo è una sorta di riscoperta della parte di sé che è stata negata e silenziata. Quando questo piacere di combina, d esempio, con l’orgasmo, diviene un piacere fortissimo. Il piacere omosessuale non è un artificio, ma una risposta ad una parte della personalità che vuole riemergere. Veda per i popoli antichi tutto ciò era naturale, voluto e coltivato; anzi, presso i Greci antichi, ad esempio, i giovani dovevano fare l’esperienza dell’eromene come soggetto passivo dell’erasta, che era un uomo adulto. Ciò non impediva a nessuno dei due di avere normali rapporti con le donne e di avere figli. Questo legame omosessuale era così forte che il battaglione sacro dei Tebani, il punto di forza del loro schieramento in battaglia, era composto a coppie omosessuali. Poi vi è il postillonage.
– Cos’é?
– E’ una pratica medica che ha lo scopo di svuotare la prostata. Anche il maschio possiede il suo punto G, è detto punto A ed è proprio la prostata. Vi è una tecnica di stimolazione capace di portare l’uomo all’orgasmo senza stimolare il pene; è difficile farla per erotismo, s tratta di sfiorare la prostata col glande.
– Sei un vero pozzo di scienza. Tu come giudichi gli uomini che preferiscono possedere i giovani anzi che le donne?
– Normalissimi umani e spesso si tratta di persone di grande intelligenza la cui sensibilità li porta a percepire e desiderare anche la bellezza del corpo maschile.

Quando uscimmo dal ristorante mi disse che voleva mostrami la sua casa. La strada dalla scogliera era buia e lui mi mise un braccio sulle spalle.
– Puoi darmi del tu, Nicola. Io mi chiamo Lelio. Tu hai avuto esperienze omosessuali?
– No. Da adulto no. Da ragazzi a volte giocavamo, lei comprende la curiosità dei ragazzi per il sesso.
– Bellissimo, e cosa facevate?
– Be provavamo a baciarci in bocca, poi cominciammo a masturbarci, insieme, reciprocamente, ma accadeva che il mio compagno si stancava presto e mi lasciava continuare da solo.
– A te piaceva farglielo?
– Beh, me lo facevo anch’io mentre lo facevo a lui.
– Vedo che ricordi queste tue esperienze giovanili con molto piacere. Ci hai ripensato qualche volta?
– Si, qualche volta.
– E mai avuta la tentazione di riprovare quelle emozioni?
– No. Sai, le ragazze, l’ideologia del ruolo maschile e poi non è facile trovare la persona, il modo e le occasioni. Mi è rimasta solo un po’ di curiosità.
– A me piacerebbe una trasgressione con te, ma dovresti essere tu da dirti disponibile.

Abitava in un villino isolato ai piedi di una collinetta. Quando arrivammo a casa sua , mi pressò contro il muro e mi baciò in bocca; resistetti, ma poi sentii che mi piaceva e risposi al suo bacio.
– Bravo, Niki, così. Toccami mentre mi baci
Prese la mia mano e la mise sulla sua patta, Continuò a baciarmi e sentii desiderio di stringere quella mano. Sentii il suo cazzo duro e provai emozione a toccarlo. Lui mi abbassò i pantaloncini e mi mise il cazzo nudo tra le cosce. Era bello sentire il liscio del suo glande tra le mie cosce, mi veniva di stringerle per sentire la sua durezza.
– Hai belle cosce, come quelle di una ragazza. Stringiti, così lo senti meglio.
– Lelio, mi piace sentirti tra le cosce.Mi viene il desiderio di farti continuare e sentirti venire.
– Si, voglio venirti tra le cosce, così. Vuoi sentire il mio sperma, vero?
Continuò a baciarmi ed a chiavarmi tra le cosce finché non lo sentii venire e sentii il caldo del suo sperma bagnarmi.
Mi mostrò il bagno ed andai a lavarmi ed a lavare i miei slip ed i pantaloncini bagnati del suo sperma.
Aprì la porta del bagno, mi vide nudo a metà e disse:
– Togliti anche la maglietta, fatti vedere nudo. Hai un corpo davvero bello.
Anche lui si spogliò e mi portò nel suo grande letto.
– Perché questo grande specchio, Leio?
– Da molto piacere vedersi mentre si fa sesso. Vieni abbracciami e continuiamo a baciarci.
Quando mi girai mi baciò sui capezzoli con un lieve succhiotto. Vide la mia reazione di piacere e cominciò ad insistere; succhiava molto forte e stringeva i denti sula carne intorno al capezzoli.
– Ti fa sentire più femmina così, vero?
– Fammelo ancora, mi piace molto.
E mentre me lo faceva , il suo grosso dito cercò il mio ano e mi penetrò. Avevo il cazzo durissimo ma lui mi impedì di masturbarmi. Mi fece toccare il suo grosso cazzo che si induriva ed ebbi la sensazione di quanto fosse grosso. Poi si sollevò e lo avvicinò alla mia bocca.
– Lelio, io non…..
– Prendilo in bocca, ti darà un grande piacere.
Sentivo il glande duro e liscio sotto il mio palato, sentivo la sua asta dura e gonfia di vene tra le dita che la tenevano; mi venne di istinto di succhiare, una strano desiderio di farlo venire, di sentirlo godere di me.
– Vuoi che ti venga in bocca? – chiese
Non pensai, assentii senza pensare, stordito da quelle sensazioni e non ci volle molto perché sentissi in bocca il sapore del suo sperma. Andai a sputare nel lavandino ed a sciacquarmi la bocca. Lui venne, mi abbracciò e disse:
– Sei stato un vero amore, ho sentito la sua passione.
– Avevo lo strano desiderio di farti venire, di darti piacere.
– Dovevi ingoiarmi, avere il mio sperma nel tuo corpo. Tu non l’hai mai preso, vero? Devi essere mio. Non stasera, sono stanco, ma domani sera vieni a dormire da me, avremo una notte d’amore e lo faremo.

Il mattino dopo mi alzai presto ed andai al mare. Durante la notte ripensai a ciò che era accaduto e mi masturbai, Non riuscivo a dormire: ci ripensai di nuovo, la sensazione di quel grosso cazzo in bocca, e mi masturbai di nuovo.
Passai la giornata al lido, a fare bagni e prendere sole. C’erano turiste tedesche, anzianotte. Con il seno scoperto e le tette che pendevano. Qualcuna mi guardò sorridendo e passandosi il dito medio nell’inguine, sotto l’elastico del costume. Naturalmente non sapevano che io comprendevo la loro lingua. Due avevano le sdraio accanto alla mia e sentii una di loro dire: “Dieser Typ muss einen wirklich schönen Schwanz haben. Wer weiß, ob wir Freunde finden und von ihm verarscht werden können.” (questo ragazzo deve avere un cazzo davvero bello. Chissà se riusciamo a fare amicizia ed a farci chiavare da lui). “Vielleicht hätte ich es wirklich gerne zwischen meinen Schenkeln”- rispose l’altra (Magari, mi piacerebbe davvero averlo tra le cosce).
Mi fecero ridere e dissi loro: “Ihr seid nur zu zweit. Finde einen dritten Freund und wir machen es” (Siete solo in due. Trovate una terza amica e lo facciamo).
Risero a crepapelle, chiamarono il cameriere e mi fecero portare una birra.
– Tu pensi di farcela con tre di noi? – mi chiese quella più alta e con i capelli rossicci.
– Mi ci vorrebbe una intera notte, però.
– Forse non possiamo trovare una terza amica ma possiamo avere una notte.
– Vi do tempo fino a domani.
– Speravo stasera – disse quella più grossa.
Mi avevano divertito, erano spiritose e simpatiche e per niente inibite. Volevo ripensarci e quella sera dovevo andare da Lelio.

Appena entrai mi baciò in bocca ed io, mentre ci baciavamo, toccavo il suo cazzo.
– Stanotte devi essere la mia femmina – disse – e ti darà un grande piacere esserlo.
– Lelio, io non l’ho mai fatto. Mi farai male.
– Vuoi rinunciarci?
– No, non m’importa. Se devo farlo voglio che sia tu a farmelo. Non importa, rompimi e godi nel mio corpo.
Gli aprii la patta e toccai il suo cazzo. Poi lo tirai fuori e gli feci un succhiotto sul glande.
– Bravo, così, goditi il cazzo senza inibizioni. Vieni spogliamoci.
Nel letto si mise dietro di me, corpo contro corpo. Mi mise il cazzo tra le cosce, da dietro mentre mi strizzava i capezzoli. Poi lo mise in lungo, tra le natiche , in modo che lo sentissi sull’ano e sentii il fresco del gel che mi stava mettendo, spingendolo col dito dentro. Mi fece mettere in ginocchio, con la testa poggiata alla spalliera del letto. Lo passava tra le natiche e sull’ano.
– Dimmelo ancora che vuoi fartelo fare da me. Dimmi che sei la mia femmina
– Si, voglio che me lo fai tu, voglio il tuo sperma nel mio corpo. Ora sono la tua femmina. Rompimi.
La spinta fu terribile, sentii i mio ano dilatato a forza finché si lacerò lo sfintere. Il dolore era davvero terribile, mordevo il cuscino per non gridare. Ma lui era entrato, sentivo il suo glande che teneva dilatato il mio ano. Aspettò, non si mosse, finché si accorse che il mio culo si era arreso. Allora lo spinse tutto dentro e cominciò a chiavarmi con forza, quasi con violenza, scaricando sul gande tutto il suo peso e tutta la forza delle sue reni. Mi sentivo dominato, mi brucava l’ano eppure non volevo che finisse, volevo sentirlo venire.
– Bravo Niki, lo hai accettato, cominci ad avere di nuovo il cazzo duro. Masturbati mentre ti chiavo, veniamo insieme.
Fu lui a venire per primo, con colpi violenti che sentivo anche nella pancia, Poi si fermò ed io sentivo il suo sperma che mi colava dall’ano. Allora riuscii a venire prima che lui uscisse. Soffrivo ma non ero pentito, glielo avrei fatto fare di nuovo nonostante il dolore. Mi lavai, l’acqua fredda mi diede un po’ di benessere ma trovai sangue insieme al suo sperma. Nonostante sentissi il gonfiore ed il dolore capii che quel desiderio di farlo di nuovo ml sarebbe rimasto, ma dovevo tenerlo segreto.

Il giorno dopo trovai le signore tedesche sulla piattaforma del lido.
– Avete detto stasera, signore? Venite voi da me, vi spiego dov’è la mia casa.
– Stasera ti faremo stare in paradiso.

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