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Racconti Gay

il seme nell’ano

By 15 Gennaio 2012Dicembre 16th, 2019No Comments

Il sapore del suo sesso ancora in bocca, l’odore del suo ano nelle mie narici, il suo sperma che lentamente raffreddava sopra la pelle del mio petto. Questi elementi mi inchiodavano di fronte ai fatti appena accaduti.
Avevo avuto un rapporto omosessuale con il fidanzato della mia collega.

Valeria mi stava ancora baciando il collo mente io realizzavo tutto questo.
La sorpresa maggiore ovviamente era che mi era piaciuto e che ero ancora eccitato dagli echi di quell’amplesso.
La foga che avevo messo nell’accoppiamento appena finito non aveva eguali nella mia storia. La perversione di quel rapporto mi incatenava di fronte al dato oggettivo che ne scaturiva.

Trovavo bello il cazzo che Valeria amava e dal quale regolarmente traeva piacere. Desideravo lo stesso piacere e fremevo dall’idea di poterlo ancora chiudere nella mia mano, avvolgere nella mia bocca, stringere nel mio ano.

Lui, il maschio, dominava con la stessa potenza e con la stessa passione sia la sua donna amata che il suo nuovo e giovane amante, senza alcuna distinzione di genere dato la stessa attitudine passiva di entrambi.

Ci incontrammo ancora, spesso a casa di Valeria, con la quale per altro, forse per complicità femminile, avevo iniziato ad avere rapporti sessuali anche in assenza di lui. Il maschio tollerava questi nostri incontri, probabilmente perché pensava di trarne un giovamento o forse, più semplicemente, era eccitato dall’idea di essere il sultano di quell’harem.

Il pompino è una questione di pazienza. Ci vuole costanza, ritmo, resistenza e precisione. Bisogna essere meticolosi e dare importanza ad ogni minima increspatura, studiando con attenzione la risposta ai movimenti della lingua, od ai cambiamenti di ritmo o movimento. Bisogna avere una certa sensibilità per farlo ma anche potenza nei muscoli delle mascelle e nel collo.
è stata Valeria ad insegnarmi tutto facendomi sentire sulla mia pelle, facendomi vedere come lo faceva, facendomi provare con pazienza e dolcezza sul cazzo del nostro uomo.

II parte

Dopo circa un mese le cose cambiarono leggermente ed una miscela di stanchezza e di un non so ché di decadente, iniziarono a caratterizzare i nostri incontri.
Non avevamo mai rapporti senza che lei fosse presente. Di solito iniziavamo noi maschietti.
Amavo quei baci indecenti che riuscivo a rubare all’inizio di un rapporto, era carichi di passione e desiderio ed avevano tutto il calore che di solito dedicava solo a lei.
In questa fase anche Valeria mi baciava spesso e spesso accarezzava il mio corpo teso e proteso verso di lui. I seni di Valeria era turgidi e bellissimi e più di una volta mi sono trattenuto su di essi mentre lui mi baciava il collo e mi tocca il ventre.
Il primo a ricevere nel proprio ventre il sesso teso e lo sperma del nostro maschio ero sempre io.
L’amplesso di solito era veloce e dopo questo primo orgasmo lui si dedicava completamente ed in modo molto più intenso a lei.
A quel punto io diventavo solo uno spettatore ed in più di una occasione me ne sono andato prima che loro finissero.
Altre volte invece facevamo la doccia insieme e qualche volta, molto di rado, avevo dei veloci rapporti con Valeria.
Non ci volle molto affinché Valeria iniziasse a considerarmi una specie di sex toys al servizio del loro piacere. Credo mi vedesse come un’ancella umile e sottomessa, funzionale alla coppia ed di particolare pertinenza del suo uomo una specie di svago da lei concesso al suo uomo come un capriccio di gioventù.
Iniziò così a trattarmi con sufficienza appellandomi con nomignoli femminili ed offensivi e non perdendo occasione per deridermi. Sempre meno si concedeva al mio piacere.
Credo, comunque, che lei fondamentalmente fosse gelosa del fatto che lui dimostrasse di apprezzare molto i miei pompini ed il sesso con me diventava sempre più lungo ed intenso nel coinvolgimento. A differenza di lei riuscivo spesso a farlo venire solo con la bocca e quando succedeva ingoiavo il suo sperma come aria di trionfo prendendomi così la mia rivincita sulla mia maestra arpia.

Un pomeriggio successe una cosa diversa dal solito.

III parte

Erano le cinque e mezza di un mite venerdì pomeriggio di giugno. Ci eravamo incontrati come tante altre volte a casa di Valeria. Quel pomeriggio Lui mi aveva scopato con particolare fervore e poi come sempre si era dedicato a lei.
Dopo aver fatto la doccia si mise sul letto ad asciugarsi minuziosamente il corpo con un asciugamano verde chiaro. I suoi movimenti lenti avevano qualcosa di languido e sensuale, e mi arrivavano come una vampata di calore improvvisa allo stomaco quando, con non curanza, alzava lo sguardo su di me che lo osservavo.
Valeria era ancora sotto la doccia e Lui mi chiese se potevo accompagnarlo a casa perché la sua auto aveva un problema.

L’orologio della macchina, con i suoi numeri digitali color arancione, segna le diciotto e trenta. Spensi il motore.
Mi disse con voce calma che non era vero che la sua macchina era guasta. Voleva stare solo con me un po’ per parlare. Non l’avevamo mai fatto e la cosa mi turbò.

Lo segui in casa, mi offri da bere e mi propose, dato che stava aspettando altri due amici, di restare a cena da lui.

Ero seduto accanto al biondo con i capelli lisci. Di fronte a me c’era lui che mangiava gli spaghetti con gli scampi che avevamo preparato insieme circa venti minuti prima. Parlava di auto e vacanze in Argentina, di ragazze e di sport. Accanto a lui c’era il ragazzo moro con i capelli ricci e la pelle abbronzata.

‘se mi permettete il dolce lo offro io’ disse Lui guardandomi fisso con sorrisetto malizioso.

Non so cosa mi scattò nella testa ma le occhiate di lui furono il come un segnale che accese in me qualcosa di recondito ed estremamente perverso.
Allungai la mano da sotto il tavolo direttamente sulla coscia del biondo, coperta da un bel jeans chiaro. Palpavo con ardore il suo cazzo. Mi allungai verso di lui ed inizia a leccargli il lobo dell’orecchio ed il collo.
Sentivo lo sguardo degli altri convitati mentre ed i commenti del mio uomo che diceva con soddisfazione quanto ero bravo a succhiarlo.

All’improvviso mi alzo ed insceno uno spogliarello muovendomi come avrebbe potuto fare una spogliarellista di quelle che escono dalla torta per gli addio al celibato. Era comparsa della panna montata sul tavolo. Di quelle nel tubetto spray.
Mi sdraiai sul tavolo e cosparsi il corpo di panna come fossi una torta e guadando fisso il biondo negli occhi dissi:

‘chi si serve per primo?’

Il sesso di gruppo è una questione di concentrazione e determinazione, soprattutto quando sei l’unico passivo in mezzo a tre maschi attivi con le palle gonfie di sperma e pieni di voglia di eccedere e trasgredire a tutte le regole. L’offerta del mio corpo, da parte di lui, come fosse un oggetto di piacere pervertito e gratuito li esaltava più dell’alcool che avevano in corpo.

IV parte

Lo sperma che solcava il mio ventre, la mia schiena, la mia faccia e fuoriusciva dal mio ano ad ogni movimento delle mie gambe era ancora caldo quando Lui si avvicinò e mi sussurrò all’orecchio

‘sei stato grande’

Quelle parole mi ripagarono in pieno del dolore che provavo. Ero stato scopato a più riprese da tutti e tre e tutti mi erano venuti addosso o direttamente dentro.

Avevo succhiato i loro cazzi con tutte le mie forze, ingoiato il loro sperma, offerto il mio ventre al loro piacere, ma sembravano non essere mai sazi. Adesso, esausti dormivano sul letto nudi ed appagati.

Io ed il mio uomo eravamo sotto la doccia a baciarci sotto il getto caldo dell’acqua.
Ero devastato dai dolori ed avevo delle perdite di sangue ma ero felice del calore che lui mi stava donando. Non riuscivo a smettere di pensare a Valeria, a quello che avevo fatto insieme al suo, anzi, al nostro uomo, a sua insaputa, a come lui mi aveva guardato quella sera, a come mi aveva toccato ed al modo in cui aveva fatto l’amore con me ed infine a come mi stava baciando.
Da quella sera nulla fu più come prima.

scrivetemi: ambiguamente_74@libero.it

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