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Racconti Gay

IL VICINO CURIOSO

By 3 Agosto 2006Dicembre 16th, 2019No Comments

Avevo ormai compiuto 18 anni quell’estate che passai in campagna a casa di mia zia materna.
Quel pomeriggio mi aveva lasciato solo in casa per andare a fare shopping con amiche e io, preso da una fregola che ormai si faceva sempre più forte, decisi che me la sarei spassata a modo mio.
Recuperai il vibratore anatomico che avevo scoperto il giorno prima, un baby doll nero e delle scarpe con tacco della zia e mi recai nel capanno degli attrezzi in giardino, in modo tale che se fosse rientrata prima avrei avuto il tempo di riassettarmi.
All’epoca non avevo molti peli sul corpo anzi, si può dire che ero glabro e le parti intime me le rasavo. In più portavo i capelli lunghi fino alle spalle.
Mi infilai il baby doll e le scarpe con i tacchi e mi ammirai nel vecchio specchio nel capanno. Avevo delle belle gambe e un bel culo, insomma ero veramente eccitante.
Preso dalla fregola mi inginocchiai col culo in aria e cominciai a leccare il dildo come se stessi spompinando il più grande stallone del mondo. Il cazzo mi diventava duro mentre mi assaporavo ogni centimetro dell’uccello di plastica.
Dopo un pò decisi di spostarmi su una vecchia poltrona e li, a gambe all’aria, mi infilai il cazzo finto.
Mentre me lo spingevo nel culo e mi masturbavo alzai gli occhi e vidi una persona che mi spiava dalla finestra.
Era Giorgio, vicino di casa della zia. Sospettavo che tra i due ci fosse qualcosa di più che una semplice amicizia, ma non avevo avuto mai conferma. Sorpreso dall’apparizzione improvvisa, mi bloccai all’istante.
Giorgio fece il giro ed entrò dalla porta del capanno.
– Bene, bene… ci divertiamo qui, eh? disse
Io colsi al volo quell’occasione d’oro e fingendomi impaurito dissi:
– La prego, non dica nulla alla zia… farò tutto quello che desidera.
L’amo era stato lanciato e il pesce abboccò tutta l’esca
– Vedremo – replicò – se ti comporti bene starò zitto…
Detto questo si avvicinò allla poltrona e mi fece mettere in piedi. Mi accarezzò il culo e le gambe.
– Però, non sei niente male… vediamo anche se sei bravo con un cazzo vero oltre che con quello finto.
Giorgio si sbottonò i calzoni mettendo in mostra un uccello proprio niente male anche se ancora un pò barzotto.
– In ginocchio e succhia, troietta!
Non me lo feci ripetere due volte. Abboccai quel cazzo succhiando la cappella e andando su e giù con la bocca mugulando di piacere mentre con una mano facevo una sega di sostegno e con l’altra gli accarezzavo le palle.
– Ti piace vero? Sei quasi meglio di tua zia!
Ogni tanto lui tirava fuori l’uccello dalla bocca e lo rimetteva dentro di scatto oppure mi spingeva la testa giù fino quasi all’attaccatura delle palle facendomi tossire e quasi vomitare. Il mio cazzo intanto era durissimo e non vedevo l’ora che me lo mettesse dentro.
Dopo venti minuti abbondanti di pompino intenso mi fece alzare e mi fece mettre alla pecorina con le ginocchia appoggiate sulla poltrona.
Raccolse l’olio per il corpo che avevo utilizzato per lubrificare il dildo, si spalmo il cazzo che aveva riccoperto con un preservativo e di scatto mi inculò.
Il dolore non fu forte, anzi. La sensazione di quel cazzo caldo e grosso nel mio sfintere mi fece eccitare ancora di più.
– Dai scopami!
Lui non se lo fece ripetere e cominciò a pompare nel mio culo a ritmo sempre più veloce mentre con una mano ogni tanto mi masturbava.
Questo doppio tratttamento mi portava vicino all’orgasmo sempre di più ma ogni volta che stavo per venire lui rallentava il ritmo.
Mi fece alzare e mi spogliò completamente.
– Mettiti sul pavimento
Io mi misi alla pecorina
– No, sulla schiena e allarga le gambe
Mi prese le gambe e se le appoggò sulle spalle infilandomi il cazzo nel culo.
Pompò per un buon quarto d’ora prima estrarlo.
– Adesso voglio venire insieme a te, masturbati
Si avvicinò al mio volto, tolse il preservativo e me lo infilò in bocca.
Sempre masturbandomi cominciaì a pomparlo in profondità aiutato anche dalla sua mano che mi spingeva la nuca.
D’un tratto si tolse dalla mia bocca e cominciò a schizzare la sua sborra sulla mia faccia. Al contatto e alla vista del cazzone sborrante non resistetti e venni copiosamente anch’io.
– Non sei niente male, per quanto ti fermi?
– Ancora una settimana – risposi
– Domani verrai da me, ho alcune sorprese per te.
In quel momento decisi che non mi sarei mai perso un’altra occasione.
Ma questa &egrave un’altra storia
commenti a: ducamaster2006@yahoo.it

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