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La Spada di Spartaco

By 7 Agosto 2016Dicembre 16th, 2019No Comments

Quel nome… ‘la Spada di Spartaco’, era seducente. Carico di promesse. Lo schiavo ribelle, straniero e forte, sconfitto sì, ma prima… desiderato dalle donne, sognato e usato anche da alcuni uomini…
Fu quel nome a conquistarmi. Mi immaginai subito nelle sue mani, nelle mani di Spartaco. Sì, lui armato della sua Spada ed io in suo potere, là, nudo, pronto ad essere il suo balocco, il suo piacere, il suo servo, lo schiavo di uno schiavo ribelle e della sua Spada… E così mi ritrovai nella situazione, il gioco era cominciato ed io, che non volevo uscirne, ora non potevo più uscirne.
‘Vieni qua’, mi disse il giovane uomo appena varcai la soglia di casa sua. ‘Vieni qua e spogliati’. Ed io mi spogliai, subito, senza dire nulla. Sono un bell’uomo, snello e in forma, ed ero nudo per lui, nudo fuori e dentro di me, disposto a farmi esplorare da lui, il mio Spartaco.
La ‘Spada’ la trovai sul web. Cercatela anche voi, esiste davvero. ‘La Spada di Spartaco’ &egrave un gioco in vetro trasparente, un plug. Sì, come il plug-in, solo che qua ‘in’ &egrave dentro di te. Lucido, perfetto, guardatelo ed avrete anche voi il desiderio che ho io.
Lo ordinai da un sito, arrivò in fretta e lo provai. Oddio, che piacere profondo, con l’olio denso e grasso che te lo fa scivolare in fondo… non volevo più lasciarlo uscire.
Poi, in breve, perché so che volete l’azione, vi dico che incontrai il mio Spartaco in una chat casuale. Non cercavo donne o uomini, volevo parlare, parlare della ‘Spada di Spartaco’. B&egrave, e così capitai su questo tipo che subito capì il mio desiderio inespresso: desiderio di essere schiavo di una spada e del suo manico, del suo guerriero, del suo schiavo ribelle.
L’uomo mi scopò subito la testa. Mi diede due o tre appuntamenti in chat in ore strane, tipo le quattro del mattino, per capire se ero docile e determinato. Ed io lo fui, volevo andare avanti. Lui era deciso, quasi duro, tagliente direi, ma mai volgare senza ragione.
Fino al punto in cui mi diede appuntamento da lui, e l’ingresso ve l’ho raccontato.
‘Sono Spartaco, il tuo padrone’, mi disse, ‘e tu sei il mio prigioniero’.
Ero nudo di fronte a lui vestito. Era estate, caldo, aveva jeans, infradito e t-shirt. Lo guardai in faccia e lui mi fece abbassare la testa con un cenno delle dita. Obbedii. Quel suo gesto mi fece già diventare duro. Il mio sesso fremeva. Lui emanava potere. Mi mise un collare in cuoio, e un guinzaglio. Mi tirò con lui in una stanza e mi disse ‘ora solleva il capo e guarda’. Al muro, una collezione di spade. Io non m’intendo d’armi, ma riconobbi una scimitarra a mezza luna, una lama giapponese lunga, un’altro aggeggio che sembrava dei crociati, uno spadone grosso e pesante, poi altri strumenti da guerra di paesi che non saprei identificare.
Lui mi guardò e sorrise, poi si avvicinò al muro, dopo aver avvolto, senza stringere, il guinzaglio attorno al mio sesso sempre più duro e nudo, così giusto per poggiarlo da qualche parte. Spartaco prese la scimitarra e me la mostrò, dentro la sua guaina. Per meglio dire, mi mostrò il manico. Era d’argento lavorato con delle strisce che, come serpentine in rilievo, si svolgevano dal pomello grosso e tondo sino alla base dell’impugnatura.
‘Ti piace?’, mi domandò dopo aver ripreso il guinzaglio, mostrandomi quel manico perfetto, freddo e duro, scolpito a mano. ‘Sì…’, risposi…
Così mi ritrovai su un letto, in penombra, pancia in giù sopra un cuscino e con le gambe ben aperte.
‘Ce la farai o devo legarti?’, mi domandò il giovane.
‘Ce la faccio, voglio farcela’, risposi mentre il sesso mi si gonfiava contro il cuscino e le prime gocce inumidivano il cotone.
Lui non disse nulla ma mi versò abbondante olio tra le chiappe. Sentii la colata calda e le dita guantate di lattice che mi aprivano un po’ per ungermi.
Lui passò davanti a me, mi mostrò la scimitarra sguainata che lui teneva per il piatto della lama. Mi fece vedere il pomello e disse: ‘Questo &egrave opposto rispetto alla piccola spada con cui giochi. Li la parte stretta ti apre per fare posto alla larga, che scivola dentro il tuo corpo dolcemente. Qui vedi ‘ e toccò l’argento, ungendolo d’olio ‘ si comincia con la parte larga, il che vuol dire che ti aprirà tutto subito, per poi fare entrare il manico scolpito. Ma non preoccuparti ‘ aggiunse ridendo ‘ sentirai comunque le spirali nella tua carne, quando ti richiuderai dopo aver accolto il pomello nel tuo profondo’. Oddio, ero eccitato e spaventato, volevo andare avanti ma avevo paura anche se il gioco, ovviamente, non arrivava alla lama, ma solo al manico. Non troppa paura, in verità, tanto che dissi: ‘Padrone vai avanti, fai con la tua spada quello che deve essere fatto’.
Lui spinse in basso la mia testa, fece il giro dietro di me e di colpo, sentii il pomello tondo e grosso, freddo e duro, della scimitarra che mi apriva. Tremai, scattai, gemetti mentre il mio cazzo si gonfiava al punto di esplodere, quasi. Tutto questo era forte, pulsavo ovunque, il mio culo accoglieva la spada, la forza di Spartaco, la scimitarra che mi spalancava. Lo sentii forte, urlai ‘ti prego, ti prego’ e lui subito mi disse: ‘Mi preghi di cosa?’.
Sì, lo pregavo di continuare ma non volevo dirlo, il pomello mi apriva ancora, tondo, duro, gelido. Fino a che entrò totalmente: sentii la mia carne rilassarsi e accoglierlo, poi come mi richiusi, ecco le serpentine scolpite che mi massaggiavano, mentre Spartaco faceva ruotare il manico dentro di me. Non potevo alzarmi, la scimitarra era lunga e lui la usava con capacità. Avevo la mia spada, una vera spada, che mi apriva fino in fondo. Mentre Spartaco faceva uscire il pomello, allargandomi ancora in una misura che non avrei mai potuto immaginare, gemetti e il mio sesso esplose sul letto.

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