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Racconti di DominazioneRacconti Gay

Lavora in albergo

By 7 Gennaio 2013Dicembre 16th, 2019No Comments

Avevo 18 anni e quell’estate lavoravo in un albergo. Non era un lavoro particolarmente duro, lavoravo molte ore ma non mi era mai costato molto. Il lavoro per certi aspetti era anche divertente, si conoscevano un sacco di persone e per me che sono sempre stato un ragazzo socievole era un piacere. Essendo giovane e carino spesso ero soggetto alle attenzioni della clientela, alcune volte era la tradizionale donna single che veniva in albergo per stare con le amiche, altre volte era l’uomo sposato che la moglie che aveva voglia di trasgressione e a volte è capitato anche la coppia a cui piacevano le esperienze estreme.
Un giorno come tanti mentre lavorando alla reception venni chiamato da una camera per cambiare le batterie del telecomando, guardando sul registro vidi che era una camera singola ma registrata sotto il nome di una coppia con la camera doppia affianco, quindi sicuramente si trattava di una coppia con l’anziana madre oppure di una coppia con il figlio/a. Preso dalla curiosità andai subito, bussai alla porta e una voce maschile adolescenziale mi disse di entrare che la porta era aperta e che lui era in bagno e non poteva venire. Entrai senza esitare e andai subito verso il televisore per cambiare le batterie, presi il telecomando e aperto il cofanetto sostituì le batterie. Stavo per salutare educatamente ed andarmene quando il ragazzo in accappatoio spuntò dalla porta del bagno e mi salutò:
-‘Ciao, scusa se ti disturbo ancora ma ho anche un problema qui nel bagno’
-‘Tranquillo è il mio lavoro, dimmi tutto’
-‘Ho un problema con il telefono della doccia, non va bene’
Detto questo entrai nella doccia, presi il telefono e lo provai, funzionava benissimo. Contemporaneamente il ragazzo mi abbraccio da dietro finendo con le mani su mio pacco
‘Scusa ma in realtà ho un altro problema, ti ho visto l’altro giorno quando sono arrivato con i miei e da allora non sono riuscito più a toglierti dalla testa’
Mi bacio con timidezza e dolcezza e poi si ritrasse per vedere la mia reazione. Non mi considero gay ne etero e la definizione bisessuale non mi piace, mi piace la passione, mi piace desiderare l’altra persona con tutto me stesso e mi piace far l’amore in tutte le sue forme. Lo baciai io questa volta però con molta più passione e sicurezza di come avesse fatto lui, prima lo abbracciai e poi con carezze gentili mi avvicinai al nodo dell’accappatoio che snodai. Piano piano introdussi le mani dentro l’accappatoio per investigare con dolcezza il suo corpo partendo dalle spalle fino ad arrivare al pene; trovai quello che più mi piace in un uomo da possedere, un corpo magro, glabro e tonico. Sempre baciandolo, con decisione gli tolsi l’accappatoio lasciandolo nudo in imbarazzo e in balia si qualsiasi volessi fargli. Lo baciai tutto, gustandomi quel corpo quasi più femminile che maschile, partii dal collo e piano piano scesi baciai e mordicchiai i capezzoli e diedi un morso anche alla pancia piatta e soda, arrivato al pene dritto, ben fatto e delle giuste dimensioni gli diedi solo un bacio e un lecco per fargli aumentare le voglie e per fargli capire che era in mio possesso. Lo spinsi con delicatezza sul letto e ricomincia a baciarlo tutto però con più passione e pazienza di prima. Arrivato al pene questa volta lo succhiai , lentamente e fermandomi di colpo per lasciarlo in estasi poi sempre più forte però senza intenzione di farlo già venire, intanto con una mano gli avevo preso l’uccello e lo segavo al ritmo con cui usavo la bocca mentre con l’altra gli stuzzicavo le palle, anch’esse glabre, prendendole e massaggiandole. Prima che gemiti divenissero troppo forti e insistenti mi fermai, mi guardava con desiderio e con quasi una supplica di continuare per farlo venire ma non era nel mio intento. Con decisione presi le gambe e gliele alzai, gli baciai, leccai e mordicchiai le palle e l’interno coscia e poi passai all’ano; leccai con avidità quel buchetto pulito e profumato per la doccia appena fatta, con la lingua cercai di penetrarlo il più possibile. Mi appoggia una sua gamba alla spalla e liberata una mano gli presi il l’uccello con decisione e lo segai lentamente. Stancato dei preliminari e con una gran voglia di lui mi alzai e gli puntai l’uccello sul buchetto, mi misi a spingere piano e cercando di capire da suo sguardo quanto potevo avanzare senza procurargli troppo dolore. Avanzavo lentamente nel suo intestino e mi fermavo spesso per farlo abituare al mio uccello e per godere al massimo di quell’ambiente caldo e stretto che mi bramava ardentemente quando mi avverrò i fianchi e mi spinse con determinazione verso di se facendomi entrare tutto in un sol colpo e facendogli uscire un urlo di piacere/dolore. Mi fermai un attimo per farlo riprendere e anch’ io ne avevo bisogno perché avevo raggiunto un livello di eccitazione assai alto. Lentamente mi rimisi a muovermi all’inizio con piccoli movimenti poi sempre con più passione e foga arrivando a penetrarlo per tutta la lunghezze del mio cazzo e ritirarmi fino a quasi farlo uscire. Mi guardava e godeva nel sentire il suo intestino percorso dal mio arnese, a volte provava a baciarmi ma la voglia che aveva di gemere era più della voglia che aveva di baciarmi. Mi abbraccio per il collo e lo alzai di peso sorreggendolo per le gambe, ora era ancora di più sotto il mio controllo, lo facevo saltellare impalandolo completamente, non capivo più se gli piaceva o no ma ormai non me ne importava più, per me era un godimento estremo, avere quel corpo cosi bello al mio servizio. Lo stavo inculando brutalmente e ripetutamente, sentivo il suo intestino aderire perfettamente al mio cazzo mentre lo mandavo su e giù e lui non poteva fare niente se non godere e tenermi stretto. I miei colpi erano sempre più violenti e veloci, i suo gemiti sempre più forti e ripetuti quando bussarono alla porta:
‘Ciao Amore, io e papà siamo tornati dal giro per negozi. Tutto bene? Ho sentito rumori strani!?’
Sorpreso ed irritato non potei fare altro che lasciarlo libero per andare a rispondere:
-‘Scusa mamma, sono caduto e mi sono fatto male, tutto bene, mi faccio una doccia veloce e vengo da voi’
-‘Ma quante volte sei caduto?’
-‘Parecchie, sai quanto sono sbadato.’
-‘Ok, ci facciamo una doccia anche io e il babbo, ci vediamo dopo’
Mandata via la madre, mi torno a guardare come se fossi il più bel regalo della sua vita, mi bacio e mi spinse alla parete, i suoi baci scesero piano piano, prima il collo, poi i pettorali stuzzicandomi i capezzolo poi giù fino ad arrivare al mio uccello, grande, gonfio e con un sacco di voglie ancora non soddisfatte. Lo succhio con avidità e passione, fermandosi come avevo fatto io con lui e stuzzicando la punta con la lingua. Si alzo e si girò, lasciandomi sempre attaccato alla parete si impalò da solo sul mio uccello, con decisione e fermezza dato che anche le sue voglie non erano ancora pienamente soddisfatte, era bellissimo sentirlo cosi tanto voglioso. Una volta entrato tutto incominciò subito a muoversi su e giù, per tutta la lunghezza del mio cazzo, con gemiti e urletti continui. Prima gli diedi una o due sculacciate per dargli il ritmo giusto poi con una mano gli presi l’uccello e incominciai a segarlo, per quando la posizione scomoda volevo farlo venire contemporaneamente a me. I colpi diventavano sempre più veloci e profondi e anche la mia stretta al suo uccello era sempre più forte quando entrambi esplodemmo tra gemiti e urla. Il mio cazzo pulsava e il suo culo si stringeva ritmicamente facendomi venire ancora più forte e facendomi godere a ogni spasmo. Finito l’orgasmo di entrambi eravamo ancora in quella posizione con il mio uccello ancora dritto impalato su per il suo sodo e bellissimo sedere, lentamente di si allontanò facendomi ancora godere a ogni millimetro di scorrimento, fino alla fine ad esclusione di quando mi fece uscire lasciandomi quasi spoglio. Mi diede un bacio e torno a succhiarmelo per pulirlo e per verificare che fosse ancora duro. Guardandomi dal basso verso l’alto, con il mio uccello a un cm dalla sua bocca e con gli occhioni da scolaretta maliziosa:
-‘Ancora non ti basta?’
-‘Se sarà sempre cosi mi sa che non basterà mai!’
-‘Andiamo a far la doccia insieme?
-‘Mi dispiace ma sono venuto su solo per cambiare le batterie del telecomando, tra un po’ si insospettiranno se non torno, è già passato un bel po’.’
Incominciai a rivestirmi continuandolo a guardare con voglia e desiderio, la voglia di ricominciare da capo era tanta però non si poteva. Lo baciai e gli morsi quel sedere sodo.
-‘Spero di aver risolto ogni problema, mi chiami pure se ha ancora bisogno, sono qui per questo.’
Mi accompagno alla porta mi diede un bacio e mi salutò.
-‘Certo, è stato molto gentile a passare e a risolvere ogni cosa, la chiamerò se ho ancora bisogno’
Uscito e richiuso la porta alle spalle mi senti felice e leggero come dopo una bella doccia calda, presi un bel respiro per tornare al lavoro. Una bellissima donna, bionda, slanciata ed elegante, sulla quarantina mi si parò davanti.
-‘Scusi, lei è?’
-‘Salve, sono il ragazzo della reception, ha bisogno?’
-‘Cosa è andato a fare nella stanza di mio figlio?’
-‘Non funzionava il telecomando e sono venuto a cambiare le batterie’
-‘Capisco, sono scariche anche le batterie nella mia stanza, non è che può passare anche da me?’
-‘Certo, tra poco stacco, passo domani ok?’
-‘Certo, anzi è meglio che sono da sola’
Detto questo con un’aria maliziosa che mi invoglio assai, si allontano. Finalmente potei tornare al lavoro..

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