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Racconti Gay

Le foto di Ernesto

By 1 Gennaio 2013Dicembre 16th, 2019No Comments

Conosco Ernesto da parecchi anni. Ha trentacinque anni, è nato a Trento e fa il geologo per una multinazionale. Non siamo mai stati ‘amiconi’, abbiamo una discreta dose di simpatia reciproca, ma siamo troppo diversi. Lui è spesso serio e quando non lavora gioca a calcetto con i colleghi d’ufficio. Tutti i fine settimana scappa tra le sue montagne nel Trentino. Erano le quattro del pomeriggio quando mi chiama: ‘ciao, ho bisogno di un favore.. devo correre sulla statale per Paullo a fare delle foto ad un capannone industriale sequestrato perché pare ci abbiano interrato dei fusti con sostanze tossiche. La mia Ditta deve fare un preventivo per bonificare l’area. Alle diciannove però devo giocare a calcetto e se vado in macchina sulla paullese non me la cavo più con il traffico che c’è.. mi accompagni tu in moto?.. Così è anche l’occasione per stare un po’ insieme, che non ci si vede mai..’ Uffa penso io, ma poi non ho nulla da fare e l’idea di vedere una vecchia fabbrica abbandonata mi stuzzica. Arriviamo al fabbricato. Ernesto ha le chiavi del cancello e entriamo. Che spettacolo di archeologia industriale. Quanta desolazione. Una scena da film fantascientifico stile Blade Runner. Ernesto estrae la sua macchina fotografica professionale e sparisce dietro i capannoni nella zona incriminata per l’interramento dei fusti. Io ne approfitto ed entro dentro i fabbricati a curiosare. Trovo le vecchie officine, la mensa degli operai, la fonderia.. Ci sono strumenti abbandonati, porte divelte, rifiuti di ogni genere. Quanta vita era passata lì dentro. Salendo una scala a chiocciola arrivo agli spogliatoi degli operai. File di armadietti di latta arrugginiti, vecchie panche scassate e poi il locale delle docce senza box, ma solo con tanti getti sul soffitto. I rubinetti sono così vicini che mi sembra di vedere tutti quei maschi nudi appiccicati tra il vapore dopo una giornata di fatica. Insaponandosi i grossi e massicci corpi si saranno sfiorati inevitabilmente. Ecco l’immagino mentre si lavano tutti presi a scherzare con battute da cameratismo sugli attributi del loro vicino. Questa situazione mi eccita. Il luogo, l’odore e la forza che ancora emana quel posto. Il mio cazzo diventa subito duro, lo sfioro sotto la stoffa dei pantaloni. E’ in tiro e teso come la fune di un ascensore, devo liberarlo. Mentre faccio questi pensieri che mi fanno aumentare i battiti del cuore e il mio colorito si accende, sento dei passi e entra Ernesto. Mi ricompongo in fretta e male. ‘Ecco dov’eri finito!.. Io sono pronto possiamo andare, ma.. vedo che questo posto ti piace! .. Cosa stai facendo? Hai il cazzo mezzo duro si vede benissimo dal gonfiore del pantalone! ..’ Dicendomi questo fissa il mio volto stravolto dall’eccitazione e sollevando la macchina fotografica inizia a scattarmi foto a raffica. Mi gira intorno. Io sono imbarazzato, infondo è un amico con il quale ho avuto sempre un rapporto abbastanza formale. Ora eccomi lì che non trattengo la mia eccitazione e lui che ne approfitta per calarsi nei panni di un fotografo d’avanguardia. Si sentiva Robert Mapplethorpe. Ernesto mi dice: ‘dai continua a fare quello che volevi fare prima che io arrivassi e raccontami cosa pensi..’ Io incoraggiato dal tono vellutato delle sue parole e ancor più eccitato di prima per i suoi scatti prepotenti.. Continuo: ‘va bene.. ero qui e immaginavo questo posto pieno di decine di uomini che si muovono abituati alla nudità dei colleghi..’, e mentre parlavo ho iniziato a slacciarmi la cintura, i bottoni e a calare lentamente i pantaloni e poi anche le mutande. Il cazzo si è liberato nuovamente. Non chiedeva di meglio che potersi mostrare. Ernesto è quasi impazzito.. Tic..Tic..Tic..Tic..Tic.. Scattava.. Scattava.. Da tutte le angolazioni. Io ho ripreso a parlare: ‘immagino di entrare qui come giovane apprendista al mio primo giorno di lavoro e, non abituato alla nudità, faccio fatica a spogliarmi per cambiarmi davanti agli altri. Poi i colleghi più anziani mi notano e iniziano a canzonarmi per quell’ aria tutta perbene che ho con il mio viso pulito e i miei modi gentili. Ecco iniziano a schernirmi. Mi prendono in giro. Uno si avvicina e mi chiede se ho bisogno di aiuto. Sono tutti nudi e si stringono intorno a me. Ho paura. Loro ridono, si fanno l’occhiolino e iniziano a spintonarmi facendomi fare rimbalzi ora verso un gruppo e ora verso un altro. A ogni rimbalzano mi strappano un indumento e mi mollano qualche sonora pacca sul sedere. Via la camicia.., i pantaloni.., la maglietta.., le calze.., i boxer.., ecco rimango nudo! Loro ridono.. ridono.. Dopo otto ore di turno massacrante in fonderia vogliono un po’ di svago prima di ritornare in famiglia dove sanno che li aspetta un altro turno forse ancora più pesante. Serate fatte di mille menate della moglie grassa che si lamenta, del figlio che chiede soldi.. Della suocera che critica.. Ora vogliono farsi solo quattro risate e si sfogano a modo loro. Qualcuno è meno innocente di altri e durante i rimbalzi mi sfiora il sedere con più insistenza. Qualcuno con il dito cerca di insinuarsi nel solco delle mie natiche e qualcuno propone cose più spinte, ma è solo un gioco. Pieno di vergogna io cerco di nascondere il mio piacere ..’ Ernesto ascoltava e scattava.., scattava e ascoltava e anche il suo viso si era fatto più colorito. Ormai io ero completamente nudo in quel luogo abbandonato. Mi inginocchio su una vecchia panca. Volto la schiena a Ernesto e abbassando il viso il più possibile. Divarico al massimo le chiappe. Penso che lì dietro non ci sia il mio amico con la sua macchina fotografica, ma dieci o venti uomini nudi eccitati e pronti ad alternarsi per svuotarsi dentro di me. Son venuto con un urlo liberatorio e uno schizzo poderoso! Mi sono rialzato, ho sorriso in modo malizioso ad Ernesto leccandomi le dita imbrattate e ho iniziato a ricompormi. Lui serio in volto si dirige frettolosamente verso i bagni attigui. Io aspetto il tempo di rivestirmi e piano .. piano.. lo seguo senza farmi vedere. Eccolo dentro uno dei cessi, pantaloni calati al ginocchio, davanti alla tazza del wc come se stesse pisciando.., ma non sento nessun rumore. Guardo meglio e vedo la sua mano destra che si muove in modo ritmico e silenzioso su e giù. Pochi istanti e la sua schiena si irrigidisce. Le gambe si tendono. Il collo va verso l’alto e con il bacino fa un movimento brusco in avanti. Ecco ha scaricato anche lui la sua eccitazione imprevista. Mi ritiro, non mi faccio accorgere che l’ho visto, e lo aspetto fuori vicino alla moto. Lui arriva tutto allegro subito dopo e dice: ‘dai andiamo che sono in ritardo..’ Io gli chiedo: ‘posso avere qualche foto ricordo..?’ Lui risponde facendomi l’occhiolino: ‘come no! Te le porto di persona a casa tua domani sera dopo l’ufficio e porto di nuovo anche la macchina fotografica. Ora muoviamoci che se no mia moglie si preoccupa..’, e ride, ride, ride!

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