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Racconti Gay

Lo sguardo di chi ama il cazzo

By 26 Settembre 2011Dicembre 16th, 2019No Comments

 

Squilla il telefono e rispondo, dall’altra parte: “E’ allora, ti ricordi chi sono?” No, un aiutino?” “Sono zio Cenzo, in fratello di tua mamma, come va?” Ve la faccio breve, zio Cenzo, che non vedevo da quando ero un bambino, voleva provare ad aprire al nord, vicino a dove vivevamo noi una succursale dell’attività che esercita giù con successo col fratello e voleva sapere se gli davamo una mano a trovare in affitto un negozio con annesso appartamentino in città.

Io andavo bene all’università, in regola con gli esami, grazie al mio “professore” di ripetizione e così ho deciso di dargli una mano e in breve tempo trovo il posto giusto e così zio Cenzo, con un tir pieno di roba parte per il trasferimento. Passa a casa per cenare e riposarsi e poi mi propone di dargli una mano per il trasloco e avviare l’impresa, ovviamente stipendiato. Accetto e il giorno dopo parto con lui per la città.

Ci mettiamo due giorni a svuotare il camion, il secondo giorno il motivo per cui sto scrivendo questo racconto, per caso ci troviamo nudi in bagno, io che ho appena finito di farmi la doccia e lui che sta per farsela e in quel momento io gli guardo il cazzo e lui fa lo stesso col mio, ci guardiamo e riconosciamo l’uno nell’altro lo sguardo di chi ama il cazzo, di chi l’ha provato e vuole continuare a provarlo. Sul momento per stanchezza, per imbarazzo, non facciamo ne diciamo nulla ma sappiamo che potremmo, basterebbe solo uno spunto, zio non si decide e così mi lancio io, gli dico che il divano letto dove ho dormito la sera prima è scomodissimo e gli chiedo se posso dormire con lui, lui mi guarda e mi dice: se non fossi il figlio di mia sorella te l’avrei proposto io” “Ho 20 anni e non saresti il primo con cui dormo quindi non vedo perché dovresti preoccuparti!” Sorride e mi dice “allora spero di essere bravo a dormire come chi è venuto prima, sai, sono un po’ stanco per il lavoro!” ridiamo, mi avvicino a lui, ci abbracciamo e ci baciamo in bocca mentre le mani cominciano a tastarci, io vado sul cazzo, lui sul culo, lo zio è attivo, perfetto, ci spogliamo velocemente ma lui dice “Porca troia, non ho vasella” In effetti non abbiamo nulla, ma la voglia è tanta, fortunatamente di fronte c’è un tabacchino, zio si riveste e scende, torna con dell’olio abbronzante e dice “speriamo che funzioni”, funziona alla grande, prima ce lo succhiamo un po’, ci vuole, siamo tutti e due stanchi e il 69 ci rimette in tiro, zio mi lavora anche il buco mentre succhia io no, lui mi dice che se voglio posso farlo anche io, gli rispondo che nei pompini mi piace sia farne che riceverne ma per il resto mi piace prenderlo più che darlo. A lui piacciono entrambe le possibilità ma mi accontenta, il suo cazzo è tozzo, grosso, con le vene in rilievo, diverso dal cazzo lungo e sottile del professore ma ormai sono anni che lo prendo e il mio culo è abituato, mi metto alla pecorina e mi faccio preparare, è incredibile come zio riesca ad essere delicato con quelle manone che si ritrova, me lo spinge piano dentro e come al solito il sentirmi penetrare mi piace tantissimo e mi fa gocciolare il cazzo già duro come il ferro, mi sussurra: “Nipotino, non hai un culo hai una figa” e comincia a bombarmi piano, è davvero bravo e i miei sospiri glielo fanno capire, non pensavo che quel trasloco mi avrebbe regalato così tanto, godo tantissimo e sento un torrente di sborra riempirmi l’intestino, è incredibile, e il lavoro per lui è appena cominciato.

Per commenti, curiosità e scambiare esperienze e ricordi contattatemi pure a baronkarzo@virgilio.it 

 

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