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Racconti Gay

MI PRESTERESTI LA TESSERA SANITARIA?

By 9 Ottobre 2015Dicembre 16th, 2019No Comments

MI PRESTERESTI LA TESSERA SANITARIA?

 

L’altra sera, o meglio notte, stavo rientrando al mio paese, saranno state l’una, e dopo una giornata intensa la stanchezza si faceva sentire. Uscito dall’autostrada, mentre percorrevo la statale, avvertivo l’esigenza di fermarmi un po’ per far riposare gli occhi, rallentai, mi guardai intorno, era tutto buio, la zona non mi ispirava molto, metteva i brividi e poi non avevo incrociato nemmeno un’auto, così pensai di fermarmi nell’area di servizio che si trova 8 kilometri più avanti, cercando di resistere ancora un po’…

Finalmente arrivo all’area di servizio, entrando vedo una BMW grigia, ed un ragazzo fermo al distributore automatico di sigarette, entro nel parcheggio e mi fermo davanti al muretto, spengo il motore e scendo dalla macchina per distendermi un po’ le gambe, accendo una sigaretta ed appoggiato al cofano della macchina inizio a fumarmela; nel frattempo vedo il ragazzo che cerca di prendere le sigarette, ma non capivo bene cosa stesse facendo; in un primo momento penso che  tentasse di scassinare il distributore, ma ciò era impossibile, perché in quel punto vi sono telecamere di sicurezza ovunque, così penso che forse si era inceppato il distributore, in ogni caso rimango dove sono.

Passato qualche minuto il ragazzo si dirige verso di me, lo osservo mentre cammina, sarà alto 1.80, barbetta, viso delicato, fisico da sportivo, con addosso una tuta grigio perla, circa 22 anni, arrivato da me lo osservo dalla testa ai piedi, anche perché di questi tempi e nel cuore della notte e in una strada per niente trafficata è meglio stare attenti, e non posso fare a meno di notare il suo pacco ben evidente dalla tuta.

Con gentilezza ed educazione mi saluta, ma noto anche un po’ di timidezza e mi dice:

–          Ciao, scusa posso chiederti una cortesia?

–          Ciao, prego dimmi pure!

–          Devo comprare le sigarette, ma non ci riesco, ho inserito il bancomat, la carta di credito e il codice fiscale, ma niente sembrerebbe che il distributore riconosca solo la tessera sanitaria, che io non ho… tu per caso c’è l’hai?

Rimango un po’ in silenzio, sono titubante su cosa fare, ma immediatamente penso che se non si inserisce la tessera sanitaria, il distributore non ti autorizza la vendita delle sigarette, del resto l’ho fatto anche io, ed è soltanto un metodo per riconoscere la maggiore età; il ragazzo nota la mia titubanza e dice:

–          Tranquillo, non ti preoccupare, voglio solamente comprare le sigarette…

–          Nessun problema, stavo solo pensando se ho addosso la tessera… (gli dissi così per nascondere il dubbio che avevo)

–          Se c’è l’hai me la presteresti, per favore?

–          Ma certamente!

Entro in macchina prendo il portafogli, estraggo la tessera e gliela do…

–          Grazie… due minuti e te la riporto!

Il ragazzo torna al distributore, e compra le sigarette, nel frattempo vedo che mi guarda, come a volermi dire qualcosa con lo sguardo, di tanto in tanto mi sorride e abbassa gli occhi, come se si vergognasse, completata l’operazione, entra in macchina e si parcheggia accanto alla mia e scende, mi ridà la tessera e mi ringrazia nuovamente, poi dice:

–          Ti dispiace se fumiamo una sigaretta in compagnia?

–          Ma certo che no, con piacere…

Mi offre la sigaretta, l’accendiamo ed iniziamo a parlare:

–          Anche tu giochi?

–          Veramente no, faccio palestra!

–          Stai tornando dall’allenamento?

–          No, ma quando guido, per comodità, indosso sempre la tuta.

Ci guardavamo entrambi dritti negli occhi, come a voler comunicare qualcosa, il suo sguardo era dolce ed estasiato, io non potevo fare a meno di osservare il suo pacco. Dalla sua mano fece cadere le chiavi sotto i miei piedi, d’istinto mi abbassai per raccoglierli, ma lui con uno scatto più veloce si abbassò per primo e rialzandosi lentamente strisciò la punta del suo naso sul mio pacco, forse per farmi capire il suo desiderio; si riappoggiò alla macchina continuando a fissarmi, come a dirmi “io ho fatto la prima mossa, ora tocca a te”.

Non sapevo cosa dire e fare, mi avvicinai di più a lui e la prima cosa che mi venne in mente e dissi fu:

–          Bella questa tuta!

Con la mano iniziai a toccarla, andando dritto sul suo pacco, e ne tastai la consistenza; era davvero enorme. Lui reclinò leggermente la testa indietro, ed emise un sospiro come a dire “finalmente”; la mia mano iniziava a carezzare quel ben di Dio ancora avvolto dalla tuta, lui alza la testa, mi guarda negli occhi e avvicina le sue labbra alle mie, iniziando a baciarmi con passione, non mi opposi per nulla, anzi infilai la lingua tra le sue labbra che si schiusero incontrando così la sua lingua. Con la mano stringe il pacco, lo accarezza, sale verso il mio petto, cerca i capezzoli, ci gioca un po’, e ridiscende nuovamente facendosi spazio tra l’elastico della tuta per andare ad afferrare il mio cazzo. Le mie mani le palpavano il cazzo e il culo, e di tanto in tanto sfioravano il buchetto, la cosa sembrava mandarlo in estasi, i suoi gemiti facevano capire che aveva una voglia pazzesca e che non si sarebbe accontentato di un semplice e reciproco pompino, ma che voleva andare ben oltre.

Ormai entrambi avevamo messo in moto la potente macchina dell’eccitazione e della lussuria, senza staccare la mano dal mio cazzo, mi dice:

–          Tu mi attizzi troppo, e voglio fare scintille in tutti i sensi… hai fretta di andare?

–          Assolutamente no, mi ero fermato un po’ per riposare, e in ogni caso, in situazioni simili la fretta può aspettare…

–          Sei fantastico… che ne dici se ci spostiamo da quella parte? Qui mi sembra che siamo un po’ in vista e leggermente illuminati dalla luce delle pompe di benzina.

Saliti ognuno nella propria auto, ci spostammo dall’altra parte del parcheggio, nella zona più buia, a ridosso delle alti siepi che delineano l’area del parcheggio, scesi dalle macchine, iniziammo a limonare, sentivo il suo cazzo duro che pulsava sotto la tuta, e con le bocche attaccate, iniziammo a spogliarci, rimanendo solo con i pantaloni della tuta. Lo accarezzavo delicatamente, godendo col tatto, di quella pelle liscia e giovane, lentamente mi staccai dalla sua bocca ed iniziai a baciarle il volto, passando al lobo del suo orecchio, che mordicchiavo e leccavo delicatamente per poi scendere al collo, e con la punta della lingua mi soffermai sul pomo di Adamo, abbastanza sporgente, formando dei cerchi; ripresi a baciarlo percorrendo il suo petto fino ad arrivare ai suoi capezzoli. Ora erano miei, iniziai a baciarli, e poi a morderli e a succhiarli, passando dal sinistro al destro… fu nell’istante in cui appoggiai le lebbra sul capezzolo destro che mi accorsi, che il ragazzo aveva un piercing; mi fermai un attimo e dissi:

–          Molto eccitante, con questo buio non avevo notato il tuo piercing… mi piace! Ne hai altri?

–          Si un altro piccolino come questo, lo scoprirai presto (e sorrise)… comunque io il tuo l’ho notato subito, appena ti sei tolto la maglietta, ed è uguale al mio; e se ne hai un altro come questo, mi sa che abbiamo gli stessi gusti!

–          Chi cerca trova! (sorrisi) chissà forse lo scoprirai pure tu!

In effetti, entrambi avevamo un piercing piccolo nel capezzolo destro e uno nel gioiello di famiglia, il suo con esattezza si trovava tra i testicoli e l’ano, il mio tra alla base del pene, nella parte di pelle dove si congiunge lo scroto al pene; in ogni caso non erano in entrambi nulla di eccessivo e di invadente, ma piccolini direi quasi invisibili e graziosi esteticamente.

Ma torniamo a ciò che stavo facendo. Finita la scoperta del suo piercing, ripresi a leccare i capezzoli per poi iniziare a scendere lungo tutto il suo busto, con una fermata nell’ombelico; abbassai la sua tuta velocemente, ricevendo uno schiaffo dal suo cazzo che scattò dall’elastico della tuta come una molla; non pensavo scattasse così violentemente, ma ciò avvenne perché non indossava le mutande; mi trovai così davanti un cazzo maestoso, duro ed enorme, degno di essere chiamato Cazzo.

Iniziai a leccare l’inguine, arrivando a quel ciuffo di peli ben curato che sormontava l’inizio del cazzo, ci giravo attorno con la lingua, ma senza sfiorarlo, le feci allargare le gambe, e con la lingua sfioravo le palle, spingendomi verso il culo, incontrai il piercing, ed iniziai a giocarci, lentamente partendo proprio dal piercing, cominciai a risalire, passando dalle palle, percorsi tutta l’asta nella parte inferiore con la lingua fino ad arrivare al glande, dal quale uscivano goccioline orgasmiche trasparenti, ci giravo tutto attorno ora con le labbra ora con la lingua, fino a farlo entrare nella mia bocca, e aprendo bene, lo feci scendere giù per la gola fin a che il mio naso si appiccicò al suo pube e il mio mento affondò tra le sue palle.

Il ragazzo godeva, sospirava, mi accarezzava i capelli e mi stringeva forte le mani, inghiottiva in continuazione ed era sudato in viso. Mi fece alzare, riprendemmo a baciarci con foga, ma ora fu lui ad entrare in azione, mentre ci baciavamo, le sue mani abbassarono la mia tuta, e con la lingua iniziò subito a leccare e a succhiare i miei capezzoli, e mentre con la mano accarezzava con foga il mio cazzo, ancora dentro agli slip, con la bocca si aggrappò al mio piercing, rimanendo in quella posizione per un bel po’.

Lentamente iniziò a scendere, e messosi in ginocchio si mise a leccare e baciare il mio cazzo senza tirarlo fuori dagli slip, ad un certo punto scostò la parte inferiore degli slip facendo uscire fuori solo le palle, sentivo che le faceva vibrare con la punta della lingua, il mio corpo vibrava tutto dal piacere, sentivo in me delle scariche elettriche che dai coglioni arrivavano al cervello, ma la scossa più forte l’avvertii quando le infilò dentro la bocca, sentivo il suo calore tutto attorno, non mi fece per niente male, avvertivo le labbra morbide che li tenevano ferme e la lingua che li massaggiava a ritmi alterni. Durante questo trattamento dolce ed altamente eccitante, tirò giù i miei slip, e con abilità ingoiò tutto il mio cazzo.

Cercava di farlo entrare tutto in bocca ma faceva fatica, no che il mio fosse più lungo del suo, ma di sicuro era più grosso; di tanto in tanto emetteva dei piccoli conati di vomito, cercavo di indietreggiare per permettergli di prendere fiato, ma lui mi seguiva con la testa. Uscito dalla sua bocca il mio cazzo era lucido e pieno di saliva, sembrava di avergli versato sopra un tubetto intero di lubrificante. D’un tratto, nudo per com’era, girò dall’altra parte della sua macchia, aprì il cofano e tirò fuori una materassino da palestra, di quelli che si usano per fare gli esercizi all’aperto, lo sistemò a terra nello spazio tra la macchina e la siepe e mi fece sdraiare e si posizionò sopra di me, col suo cazzo dritto in direzione della mia bocca, io aprii e subito me lo ritrovai tutto dentro fino alla gola, lui da che era fermo iniziò a muoversi su e giù, scopandomi la bocca.

Senza fermare i movimenti si abbassò verso il mio cazzo, ingoiandolo nuovamente il più possibile; dopo un po’ lo afferrai per i fianchi e lo sollevai per fare uscire il suo cazzo dalla mia bocca, gli chiesi di mettersi in ginocchio così da offrirmi il suo buchetto. Iniziai a baciarlo, roteavo la lingua attorno, sputai tutta la saliva che mi si era accumulata durante il pompino, e piano piano introdussi l’indice dentro al buco. Lo tirai fuori, l’annusai e controllai se si fosse sporcato, ma era pulito e non faceva puzza, (tra me dissi: meno male il canale è libero e pulito) infilai la lingua e l’alternavo al dito, man mano che quel buchetto si allargava infilai due e poi tre dita.

Sentivo le contrazioni del suo sfintere, che stringeva le dita e che sembravano scomparire in mezzo a quelle due chiappe lisce, sode e depilate; quando ritenni opportuno che fosse pronto ad accogliere il mio cazzo, gli diedi due schiaffetti sulle chiappe, stavo per dirgli di alzarsi, ma non c’è ne fu di bisogno, lo fece lui da solo, ad giudicare dall’intesa sembrava che scopavamo insieme da una vita ma in realtà era la prima volta,  e con la faccia rivolta a me iniziò a sedersi sul mio cazzo, talmente era bagnato che scivolò dentro come un coltello affonda nel burro, lo fece entrare proprio tutto, sentivo le sue chiappe premere su i miei coglioni e il suo cazzo sul mio ventre.

Stette fermo per qualche minuto in quella posizione, poi si abbassò e mentre mi baciava iniziò a muoversi lentamente su e giù, l’andamento diventava sempre più veloce, ma io potevo fare ben poco o nulla a causa della posizione; si sollevò un po’, mantenendo le gambe divaricate e senza far uscire il cazzo dal culo, appoggiò le mani nel paraurti dell’auto e continuava a salire e scendere; ora io avevo un po’ più di libertà, così lo bloccai ad una certa altezza, con le spalle ben salde a terra e i piedi puntati nelle ruote dell’auto, sollevai il bacino ed iniziai a scoparlo, non so come, ma ad un certo punto la mia posizione divenne più comoda, da permettermi di accelerare il ritmo, afferrai le sue ginocchia ed iniziai a sfondarlo, del resto lui mi incitava a scoparlo più forte, affondavo ed uscivo dal suo buco con forza, velocità e brutalità.

Lui sembrava in estasi, mi guardava dritto in faccia e si mordeva le labbra, ad un certo punto chiuse gli occhi e mi disse:

–          Per favore non ti fermare, continua così…dai!

E reclinando la testa indietro, il suo cazzo esplose, non li contai ma saranno stati un otto e abbondanti, schizzi di sborra con una pressione allucinante, mi arrivarono sul viso, su tutto il mio petto ed anche a terra al di la della mia testa; io feci come mi aveva chiesto lui, non mi fermai per niente, anzi continuai a sbatterlo con più forza, il suo cazzo rimase duro continuando a far sgorgare rivoli di sborra.

Il mio torace era interamente coperto della sua sborra, lo feci alzare e mettere a novanta gradi con le mani appoggiate sul cofano della macchina, mi misi dietro e glielo infilai nuovamente dentro, in questa posizione potevo essere ancora più libero, lo uscivo del tutto e lo rimettevo dentro con colpi decisi, ormai era abbastanza largo che non c’era bisogno di accompagnarlo con le mani, entravo ed uscivo facilmente, aiutato anche dalla sborra che, dal mio petto, scendeva sul mio cazzo bagnandolo e lubrificandolo. Anche io stavo per arrivare al culmine, mettendolo dentro e senza più uscire, scopai quel buco con tutte le mie forze, appena il tempo di far uscire la cappella, che lo inondai di sborra, su tutte il culo e la schiena, ma credo che una buona parte gli finì dentro visto che era poggiato sul buco abbastanza largo.

Sollevatosi, si girò e ci baciammo, ma cavolo i nostri cazzi erano ancora duri, anche più di prima; mi abbassai ed incominciai a fargli un bel pompino, il suo cazzo anche sapeva di sborra, ma non aveva ne un odore ne un sapore aspro anzi era molto dolce e profumato. Dopo averlo spompato un po’, mi alzai, ora era il mio turno. Mi sdraiai di spalle sul cofano della macchina, lasciando a lui la libertà di fare. Dapprima mi leccò il cazzo, lo mise in bocca e iniziò a farmi un pompino, poi afferrò le mie gambe, le sollevò, ed io li reggevo con le braccia, trovandomi così a gambe in aria e spalancate, lui si abbassò e allargandomi le chiappe con le mani iniziò a leccarmi il buco, ad infilarci la lingua e poi qualche dito.

Raccolse un po’ della mia sborra che aveva sulle sue chiappe, la passò sul mio buco, lo leccò e ci sputò; poi messosi in piedi punto il suo cazzo nel mio buco ed iniziò a farlo entrare lentamente, all’inizio non scivolava bene, ma poco a poco, facendosi colare la saliva sul cazzo, riuscì farlo entrare tutto. Lui godeva ad occhi chiusi, ed io sentivo delle sensazioni uniche, paradisiache, ad ogni suo movimento, lento e delicato, il mio cervello riceveva delle scosse elettriche cariche di godimento, mi sembrava di vedere gli angeli, stavo provando del vero e puro piacere, godevo.

Ora i suoi movimenti diventavano più veloci e più decisi, oltre a sentirle fisicamente, sentivo anche con le orecchie il tonfo dei suoi affondi, e dei suoi coglioni che sbattevano nelle mie chiappe; se vicino ci fossero state delle abitazioni, penso che avrebbero sentito tutto. Accelerò i movimenti sempre di più, iniziò a sbattermi con decisione, ma proprio sul più bello uscì da me, stringendo forte il cazzo; capii che stava per venire, mi sistemai sotto di lui a bocca aperta, e quando allentò la presa, iniziò a sborrare, non come prima, ma qualche schizzo mi arrivò dritto nell’occhio, il resto tutto in bocca.

Aprendo la bocca, piena di sborra, lo rimisi dentro, raccogliendo le ultime gocce di sborra che uscivano, ormai gli stava afflosciando, e mentre con una mano mi segavo con l’altra lo mungevo; mi alzai e lui si abbassò prendendo il mio posto. Iniziai a segarmi velocemente, ma essendo venuto prima sapevo che mi ci voleva molto, così per aumentare l’eccitazione feci colare la sua sborra, che avevo in bocca, sul mio cazzo, e di conseguenza  nella sua bocca, continuando a segarmi fino a che non arrivai all’apice, afferrai la sua testa e puntai la cappella nella sua bocca aperta, sborrandole dritto in gola. Lui l’ingoiò tutta e per concludere lo riprese in bocca pulendolo fino all’ultima goccia.

Eravamo stanchi, ma piacevolmente appagati e soddisfatti, ci guardavamo e ci baciavamo, pronti a voler ricominciare tutto. Andammo in macchina per prendere delle salviettine imbevute per pulirci, quando ci accorgemmo che erano quasi le quattro e mezza, e che tra non molto l’area di servizio stava per aprire, così velocemente ci pulimmo e vestimmo, nella fretta dimenticai di mettere gli slip che avevo appeso nello specchietto laterale della sua macchina. Ci spostammo nella zona illuminata, così da non destare sospetti nel caso fosse arrivato qualcuno. Scendemmo dalle macchine per fumare un’ultima sigaretta e scambiare i numeri di telefono.

Scesi dalla macchina si avvicina a me, tenendo in mano i miei slip, quasi fossero un trofeo, e dice:

–          Mi sa che questi ti appartengono!

–          Ecco perché mi sentivo strano! Beh ora mi scoccia spogliarmi per rimetterle… prendile tu te li regalo…

–          Uhmmm!!! Si, accetto volentieri…

Prima di posarli in macchina le annusò profondamente, e notai che la sua tuta iniziava ad alzarsi, ma a quella vista anche io ebbi la stessa reazione.

–          Ci conviene rilassarci, altrimenti faremo qualche figura di merda.

Nel frattempo il bar dell’area di servizio aprì, prendemmo un caffè, scambiammo i numeri del cellulare e ci salutammo dandoci un appuntamento tra due giorni, in campagna da lui, (ma questa è un’altra storia che presto vi racconterò), e saliti in macchina ci avviammo ognuno per la nostra strada.

 

Per commenti o altro contattatemi  soluma@hotmail.it

Grazie

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