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Racconti Gay

Quel pomeriggio di Luglio

By 10 Luglio 2008Dicembre 16th, 2019No Comments

E’ stata veramente un’estate calda quella del 2003. Mi trovavo nella sala d’attesa di una clinica stomatologica e attendevo il mio turno per una lastrina ad un dente. Erano le 14,30 e quella era l’ora del mio appuntamento: mi guardai attorno e osservai le tre persone rimaste: due donne che chiaccheravano tra loro e un tipo sulla quarantina, molto fico, tanto che il mio sguardo si soffermò su di lui a lungo, scrutandolo dalla testa ai piedi. Era fico davvero, vestito in modo classico sportivo, con la pelle abbronzata, i capelli leggermente lunghi e mossi, scuri con qualche riflesso argenteo. Aveva una camicia a righe celesti e blu, pantaloni blu in cotone e mocassini color cuoio, e non portava i calzini. Io invece avevo accolto con grande entusiasmo la moda del momento: jeans a vita bassa, camicia a fiori e il rilancio delle infradito, bianche, ma ne avevo diverse paia di vari colori. Il mio sguardo si era perso sul tipo e quando mi ripresi mi accorsi che anche lui mi stava guardando. Non so come ma arrossii pudicamente e cercai di mascherarlo chinandomi a raccogliere una rivista su un tavolino per poi sedermi accavallando le gambe. Notai tra i capelli del ciuffo che il tipo continuava ad osservarmi e in particolare guardava i miei piedi, messi in evidenza dal fatto che ero seduto. Mi lasciai sfuggire un sorriso di compiacimento e lui se ne accorse sorridendomi. Ricambiai il sorriso pensando alla fortuna di chi poteva usufruire di un manzo del genere. Lo chiamarono in ambulatorio, Luca era il suo nome, e lo vidi seguire l’infermiera lanciandomi un’occhiata che solo dopo capii essere molto eloquente. Mi misi a leggere ma non riuscii a concentrarmi: la mia mente stata pensando a Lui. Qunado fu il mio turno sperai di incrociarlo ma non si vide in giro. All’uscita guardai nella sala d’attesa con la speranza che fosse lì ma non c’era traccia. Scesci svogliatamente le scale e quando fui nel cortile il caldo torrido mi fece ritornare alla realtà. Arrivai sul portone e vidi che proprio di fronte c’era una grossa auto ferma con il finestrino aperto dal lato passeggero: buttai dentro l’occhio e vidi che era Lui! Sorridendomi disse qualcosa che non capii e allora mi avvicinai d’istinto all’auto. Mi invito a salire e ancora più istintivamente accettai aprendo la portiera e sedendomi sul comodo sedile dell’auto. Richiusi lo sportello e lui richiuse il vetro: mi girai verso di Lui senza dire niente e Lui si allungò quasi come per baciarmi. Mi avvicinai con la bocca e dischiusi le labbra e le nostre lingue cominciarono a d avvinghiarsi. Portai subito la mano sul suo cazzo che era già duro e cominciai a menarlo. Ci baciavamo furiosamente e io gli aprii i pantaloni prendendogli il cazzo in mano. Lui si ritrasse e disse che lì non era il caso mettendo in moto l’auto e partendo velocemente. Ne approffittai per slacciarmi la camicia e dopo essermela tolta feci lo stesso con i jeans. Quando vide che indossavo un perizoma maschile mi disse che ero una puttanella e io eccitato mi inginocchiai sul sedile e cominciai a segarlo. Per fortuna i vetri erano scuri e dopo il primo semaforo mi chinai sul suo cazzo cominciando a leccarlo. Dopo il secondo gli stavo già facendo un gran pompino mentre Lui guidava velocemente su per i colli del bolognese.

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