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Sottomissione ad un Padrone maturo: parte 2 – l’incontro

By 16 Aprile 2024No Comments

“Tutto sommato è solo un aperitivo, lontano da casa dove non mi conosce nessuno e posso andare via quando voglio…”
Nei giorni successivi il copione si ripete più o meno uguale e il Padrone mi usa per masturbarsi online e umiliarmi, aumentando a dismisura la mia eccitazione. Ogni giorno spero di mostrarmi per lui e pregusto quel momento.

Dopo un paio di settimane alla fine una seduta in cam mi mette davanti ad una scelta: – Troia è giunto il momento di fare un passo in avanti e vederci di persona e sarà in un bar che conosco. Non ci sarà molta gente, quindi saremo tranquilli. Ovviamente sei liberissima di non venire o di andartene una volta lì. Ad ogni modo se rifiuti considera chiuso il nostro rapporto. Pensaci e fammi sapere puttana.

La proposta mi manda in confusione. Da un parte mi eccita l’idea e non voglio concludere il rapporto con il Padrone, dall’altra mi spaventa un incontro reale.
Ci rifletto un paio di giorni e alla fine acconsento. Concordiamo un giorno e il Padrone mi dà l’indirizzo del bar. Nei giorni precedenti sono agitatissimo e penso mille volte se tirarmi indietro o meno.

Viene il giorno deciso, dobbiamo incontrarci alle 18.30. Il Padrone mi manda un messaggio verso ora di pranzo:
“Zoccola per stasera devi indossare la maglietta e pantaloncini della tuta più aderenti che hai. Niente intimo. Depilati culo e clitoride e fatti un clistere. A più tardi.

Il tuo Padrone”.

Questi ordini aumentano la mia agitazione, ma mi impegno e cerco di eseguirli. Per prima cosa mi depilo al meglio che posso, ma non mi sono mai fatto un clistere, vado a comprare il necessario e farlo quasi mi eccita. Passo poi a scegliere l’abbigliamento e opto per una maglietta blu molto aderente e un paio di pantaloncini grigi.

Attendo poi l’ora e mi metto in macchina per raggiungere il bar indicato. Durante il viaggio penso più volte di tornare indietro, ma resisto. Tutto sommato è solo un aperitivo, lontano da casa dove non mi conosce nessuno e posso andare via quando voglio.

Posteggio leggermente in anticipo e arriva un messaggio del Padrone: è una sua foto. Non si vede il viso, ma si distingue l’abbigliamento, camicia leggermente sbottonata, maglioncino sulle spalle e jeans.
Ne arriva subito un altro: “Ti sto aspettando troia, mandami una foto subito.”
Scatto una foto che renda riconoscibile come sono vestito e mi incammino: ho il cuore a mille, sono agitatissimo. Arrivo al bar, penso che posso ancora tornare indietro, quasi non mi reggono le gambe. Non so che fare, se andare o no e come comportarmi nel caso.
Sento una voce appena dietro di me: – Eccoti finalmente.
Mi si gela il sangue per un attimo, non riesco a fare nulla.
Mi mette una mano sulla schiena e mi spinge dolcemente verso il bar.
Non riesco neppure a guardarlo in faccia, mi fa strada e mi indica un tavolino: – Siediamoci pure qui, è perfetto. – mi dice.
Non capisco nulla, il cuore va a tremila, sono agitatissimo e viola in viso.
Lui se ne accorge (non che ci voglia molto) e cerca di tranquillizzarmi: – Non c’è nessuno qui, rilassati.
– S-si. – farfuglio.
– Non credevo fossi così timida. – dice sogghignando, evidentemente la situazione lo diverte.
– Sono solo un po’ agitato. – replico, poco convinto.
– Bene, bene. Finalmente ci vediamo di persona e posso guardarti in faccia. Devo ammettere che hai delle bellissime labbra, da vera pompinara. – ghigna.
– G-grazie. – dico imbarazzato. Non mi aspettavo un approccio simile.
– Devo dire che nel complesso, te lo avranno sicuramente già detto, hai veramente una faccia da troia. Sicura di non aver mai preso cazzi?
– No, no… mai. – sono imbarazzatissimo e lui sembra goderne.
– Dai, ma veramente? Con quelle labbra da pompinara? Non ci credo.
– Si, si… davvero. – replico ancora.
– Non ti preoccupare, ti prometto che entro stasera quelle labbra da succhiacazzi che ti ritrovi saranno intorno al mio cazzo. – dice ghignando.
Nel frattempo arriva il cameriere per le ordinazioni.
Non faccio tempo a ordinare che lui lo fa per me: – Una birra per me e un cosmopolitan.
Una volta allontanatosi il cameriere mi dice: – Spero non ti dispiaccia, ma mi sembra più adatto per te e comunque devi abituarti a non avere voce in capitolo. Capito cagna?
– Si si. – sibilo cercando di accontentarlo.
– Si dice si Padrone, troia.
– Si, scusi Padrone.
– Brava, inizi ad imparare.
Nel frattempo arriva da bere e il Padrone mi indica sorridendo, facendo cenno do servirmi per primo.
Appena il cameriere si allontana: – Sai come si dice, no? Prima la succhiacazzi. – dice ridendo.
– Direi che possiamo fare un brindisi… alla vacca che stai per diventare.
Alzo il bicchiere senza dire nulla.
Cominciamo a bere e lui cerca di incalzarmi non risparmiando battutine e frecciate.
Dopo qualche minuto tira fuori un astuccio che mi porge dicendomi: – Allora troia, ora vai in bagno e ti metti quello che trovi qui dentro. Non voglio discussioni, sia chiaro e non provare a mettere solo parte del contenuto. Muoviti.
Titubante mi alzo e mi avvio verso il bagno, mi ferma e mi fa cenno di avvicinarmi come per sussurrarmi qualcosa all’orecchio. Nel farlo con discrezione mi piazza una mano sul culo e mi palpa e mi infila la lingua nell’orecchio per poi sussurrarmi: – Non vedo l’ora di montarti come si deve.
Poi mi lascia e mi avvio verso il bagno, sconvolto. Non so cosa fare, potre andarmene, ma mi sento completamente asservito e impotente.
Entro in bagno e apro l’astuccio: contiene un perizoma, del lubrificante, un piccolo plug anale e una cintura di castità con un lucchetto. Resto indeciso sul da farsi, ma mi dico che tutto sommato ho le chiavi del lucchetto e posso andare quando voglio. L’unica preoccupazione è che la gabbietta e il perizoma si vedano sotto i pantaloncini. Decido comunque di eseguire gli ordini. È solo quando ho indossato la gabbietta che mi accorgo che in realtà le chiavi non ci sono. Sono terrorizzato, adesso dipendo completamente da questo sconosciuto. Mi faccio forza e decido di uscire, il perizoma praticamente non si vede e anche la gabbietta non si nota. Il plug è entrato abbastanza facilmente grazie al lubrificante. Torno al mio posto.
Il Padrone mi guarda e ride, in mano ha le chiavi della gabbietta.
– Bene bene, direi che ora possiamo andare. La tua macchina la lasci qui ovviamente e sali sulla mia. Ah Non ti preoccupare per la gabbietta. Per toglierla basta ubbidire ad ogni mio ordine troia.
Il Padrone paga il conto e ci incamminiamo verso la sua macchina.

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Di9

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