“Tutto sommato è solo un aperitivo, lontano da casa dove non mi conosce nessuno e posso andare via quando voglio…”
Nei giorni successivi il copione si ripete più o meno uguale e il Padrone mi usa per masturbarsi online e umiliarmi, aumentando a dismisura la mia eccitazione. Ogni giorno spero di mostrarmi per lui e pregusto quel momento.
Dopo un paio di settimane alla fine una seduta in cam mi mette davanti ad una scelta: – Troia è giunto il momento di fare un passo in avanti e vederci di persona e sarà in un bar che conosco. Non ci sarà molta gente, quindi saremo tranquilli. Ovviamente sei liberissima di non venire o di andartene una volta lì. Ad ogni modo se rifiuti considera chiuso il nostro rapporto. Pensaci e fammi sapere puttana.
La proposta mi manda in confusione. Da un parte mi eccita l’idea e non voglio concludere il rapporto con il Padrone, dall’altra mi spaventa un incontro reale.
Ci rifletto un paio di giorni e alla fine acconsento. Concordiamo un giorno e il Padrone mi dà l’indirizzo del bar. Nei giorni precedenti sono agitatissimo e penso mille volte se tirarmi indietro o meno.
Viene il giorno deciso, dobbiamo incontrarci alle 18.30. Il Padrone mi manda un messaggio verso ora di pranzo:
“Zoccola per stasera devi indossare la maglietta e pantaloncini della tuta più aderenti che hai. Niente intimo. Depilati culo e clitoride e fatti un clistere. A più tardi.
Il tuo Padrone”.
Questi ordini aumentano la mia agitazione, ma mi impegno e cerco di eseguirli. Per prima cosa mi depilo al meglio che posso, ma non mi sono mai fatto un clistere, vado a comprare il necessario e farlo quasi mi eccita. Passo poi a scegliere l’abbigliamento e opto per una maglietta blu molto aderente e un paio di pantaloncini grigi.
Attendo poi l’ora e mi metto in macchina per raggiungere il bar indicato. Durante il viaggio penso più volte di tornare indietro, ma resisto. Tutto sommato è solo un aperitivo, lontano da casa dove non mi conosce nessuno e posso andare via quando voglio.
Posteggio leggermente in anticipo e arriva un messaggio del Padrone: è una sua foto. Non si vede il viso, ma si distingue l’abbigliamento, camicia leggermente sbottonata, maglioncino sulle spalle e jeans.
Ne arriva subito un altro: “Ti sto aspettando troia, mandami una foto subito.”
Scatto una foto che renda riconoscibile come sono vestito e mi incammino: ho il cuore a mille, sono agitatissimo. Arrivo al bar, penso che posso ancora tornare indietro, quasi non mi reggono le gambe. Non so che fare, se andare o no e come comportarmi nel caso.
Sento una voce appena dietro di me: – Eccoti finalmente.
Mi si gela il sangue per un attimo, non riesco a fare nulla.
Mi mette una mano sulla schiena e mi spinge dolcemente verso il bar.
Non riesco neppure a guardarlo in faccia, mi fa strada e mi indica un tavolino: – Siediamoci pure qui, è perfetto. – mi dice.
Non capisco nulla, il cuore va a tremila, sono agitatissimo e viola in viso.
Lui se ne accorge (non che ci voglia molto) e cerca di tranquillizzarmi: – Non c’è nessuno qui, rilassati.
– S-si. – farfuglio.
– Non credevo fossi così timida. – dice sogghignando, evidentemente la situazione lo diverte.
– Sono solo un po’ agitato. – replico, poco convinto.
– Bene, bene. Finalmente ci vediamo di persona e posso guardarti in faccia. Devo ammettere che hai delle bellissime labbra, da vera pompinara. – ghigna.
– G-grazie. – dico imbarazzato. Non mi aspettavo un approccio simile.
– Devo dire che nel complesso, te lo avranno sicuramente già detto, hai veramente una faccia da troia. Sicura di non aver mai preso cazzi?
– No, no… mai. – sono imbarazzatissimo e lui sembra goderne.
– Dai, ma veramente? Con quelle labbra da pompinara? Non ci credo.
– Si, si… davvero. – replico ancora.
– Non ti preoccupare, ti prometto che entro stasera quelle labbra da succhiacazzi che ti ritrovi saranno intorno al mio cazzo. – dice ghignando.
Nel frattempo arriva il cameriere per le ordinazioni.
Non faccio tempo a ordinare che lui lo fa per me: – Una birra per me e un cosmopolitan.
Una volta allontanatosi il cameriere mi dice: – Spero non ti dispiaccia, ma mi sembra più adatto per te e comunque devi abituarti a non avere voce in capitolo. Capito cagna?
– Si si. – sibilo cercando di accontentarlo.
– Si dice si Padrone, troia.
– Si, scusi Padrone.
– Brava, inizi ad imparare.
Nel frattempo arriva da bere e il Padrone mi indica sorridendo, facendo cenno do servirmi per primo.
Appena il cameriere si allontana: – Sai come si dice, no? Prima la succhiacazzi. – dice ridendo.
– Direi che possiamo fare un brindisi… alla vacca che stai per diventare.
Alzo il bicchiere senza dire nulla.
Cominciamo a bere e lui cerca di incalzarmi non risparmiando battutine e frecciate.
Dopo qualche minuto tira fuori un astuccio che mi porge dicendomi: – Allora troia, ora vai in bagno e ti metti quello che trovi qui dentro. Non voglio discussioni, sia chiaro e non provare a mettere solo parte del contenuto. Muoviti.
Titubante mi alzo e mi avvio verso il bagno, mi ferma e mi fa cenno di avvicinarmi come per sussurrarmi qualcosa all’orecchio. Nel farlo con discrezione mi piazza una mano sul culo e mi palpa e mi infila la lingua nell’orecchio per poi sussurrarmi: – Non vedo l’ora di montarti come si deve.
Poi mi lascia e mi avvio verso il bagno, sconvolto. Non so cosa fare, potre andarmene, ma mi sento completamente asservito e impotente.
Entro in bagno e apro l’astuccio: contiene un perizoma, del lubrificante, un piccolo plug anale e una cintura di castità con un lucchetto. Resto indeciso sul da farsi, ma mi dico che tutto sommato ho le chiavi del lucchetto e posso andare quando voglio. L’unica preoccupazione è che la gabbietta e il perizoma si vedano sotto i pantaloncini. Decido comunque di eseguire gli ordini. È solo quando ho indossato la gabbietta che mi accorgo che in realtà le chiavi non ci sono. Sono terrorizzato, adesso dipendo completamente da questo sconosciuto. Mi faccio forza e decido di uscire, il perizoma praticamente non si vede e anche la gabbietta non si nota. Il plug è entrato abbastanza facilmente grazie al lubrificante. Torno al mio posto.
Il Padrone mi guarda e ride, in mano ha le chiavi della gabbietta.
– Bene bene, direi che ora possiamo andare. La tua macchina la lasci qui ovviamente e sali sulla mia. Ah Non ti preoccupare per la gabbietta. Per toglierla basta ubbidire ad ogni mio ordine troia.
Il Padrone paga il conto e ci incamminiamo verso la sua macchina.
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Bhe...è difficile che si ricevi un commento, Questo sito non è tantissimo frequentato da gente attiva :)
Una serie di racconti sempre più eccitanti, alla fine Gianni ha raggiunto il suo scopo
Mi sa che alla prossima Gianni raggiunge l'obbiettivo
Un vero cuck, lei senza problemi gli racconta, d'altronde lui glielo aveva permesso al telefono