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Racconti Gay

Un maschietto scopato da altri 5 maschi

By 17 Maggio 2011Dicembre 16th, 2019No Comments

Ero solo , mi diedero dei vestiti da indossare, erano dei collant col reggicalze incorporato, proprio da puttana da usare e non avevo niente altro.

Arrivarono dei signori grandi, erano 4 maschi villosi uno aveva 45 anni, uno 70, uno sui 60 e l’ultimo sui 23.

Io ero nudo, a parte i collant, e mi fecero mettere in ginocchio e subito prendendomi per i capelli mi tirarono verso i loro cazzi in tiro, volevano che li prendessi bocca.
Quello più forte mi prese con la sua mano grande e mi spinse sul cazzo: suca puttana.
Senti la capella spingere sulle mie labbra, mi chiuse il naso, e subito spinse facendomi entrare la sua cappella in bocca, con un leggero gusto di urina. La cappella era grande, molto grande e sentivo che la spingeva con forza, il più possibile.
Ero un po’ spaventato ma al tempo stesso ero eccitato, mi piaceva esser trattato così.
Ero in ginocchio, lui seduto sul divano, io su un tappeto, un altro subito arrivò da dietro e con forza mi aprì le cosce, sentì le sue mani grandi spingermi le natiche per aprirle, con forza.

Tutto era veloce, le mani le sentivo ovunque, sentivo spingermi nel secondo canale, e con i pollicioni cercare di dilatarmi.
Mamma mia che male, sentì un dolore lancinante.

Ad un certo punto mi presero e mi misero a pancia in su, sentì che mi tenevano per il sedere, allargandomi le natiche e sotto sentivo che qualcosa di veramente duro usava il mio peso, si il peso del mio corpo appoggiato tutto su un unico punto, un mastello che si faceva largo sul mio sfintere.
Pian piano che il tempo passava cedevo e sentivo un dolore sempre maggiore. Proprio così il culetto vergine si stava aprendo.
Sopra di me avevo l’arnese di un altro che ormai si era scappellato, la mia lingua scivolava con le mie labbra sulla sua pelle liscia.
Sentivo i suo testicoli pieni di peli toccare le mie labbra, le mie guance.
Fui costretto a massaggiargli i testicoli e sentì subito come quella sacca era come soda, si piena, piena di quel liquido denso e bianco che da li a poco avrei assaggiato per la prima volta, quel liquido che tanto volevo donare alle femmine e che invece questa volta avrei assaggiato e dovuto ingoiare.
Con l’altra mano invece mi trovai ad impugnare il cazzo di uno che neanche vedevo, mamma mia come era duro. Mi misi a stringerlo, a masturbarlo, si volevo farlo godere, anzi sentivo la voglia di succhiarlo, ma non potevo perché ne avevo già uno in bocca ed allora cercavo di segarlo al meglio ed al tempo stesso mi misi a spominare meglio che potessi quello che avevo in bocca.

Con la lingua continuavo a giocare con la cordicella ed ogni tanto lo mordicchiavo, facendolo saltare, e sentendolo anche godere come un matto ed insultarmi, mi diiceva di non provarci a fargli male altrimenti mi avrebbe massacrato di botte. Io a sentire che ero succube, mi sentivo femmina e mi eccitava, cercavo di succhiarlo al meglio, come se avessi sete, si sete di sborra.

Intanto ogni tanto aprivo la bocca per sprigionare il dolore che provavo, un dolore immane che però mi piaceva.
Mi sembrava di sentire come un treno entrarmi nel corpo, il mio buchetto vergine del sedere , mai violato stava per esser sverginato da un altro maschio, la mia mascolinità stava per esser infranta.
Sentivo lui eccitatissimo, darmi della puttana, sentivo le mani grandi dei maschi palparmi le cosce, il culo, ed anche masturbare il mio fallo in tiro.

Ad un certo punto sentì una mano scappellarmelo e appoggiarmelo sulla barba sfatta da un paio di giorni, bella appuntita, pungente, mi fece sfregare il mio punto del piacere su quegli aghetti.
Dopo avermela fatta arrossare, irritare sulla sua barba che sembrava fosse una setola di acciaio, sentì un certo rinfresco, l’aveva messa dentro la sua bocca fresca, fresca di menta.

A quel punto sentì la sua lingua, le sue labbra agire, dedicarsi al mio cazzo, rinfrescarmelo, come fosse un gelato. Era bello sentirlo leccato, succhiato e talvolta mordicchiato, da uno che papiva come farlo.

Nel mentre sentì le labbrette del sedere cedere, sentì entrare con irruenza una cappella durissima dentro di me, e appena entrata sentì che non ebbe pace, senza pietà continuava a spingere.
Sentivo le mani grandi cercare di aprire sempre più le mie natiche.
Aprì ancor di più la bocca dal piacere dolore che provavo nel sentimi sfondare il culo, ma quello che mi stava scopando la bocca ne approfittò mettendomelo tutto dentro.

Feci fatica a respirare, mi veniva da vomitare, ero a stomaco vuoto fortunatamente, ma volevo godere al massimo di quel momento ed allora cercai di tenere il controllo, lui mi scopava la bocca, la mia gola e le mie labbra erano la figa per il suo cazzo, la cappella la sentivo veramente in gola, sulle corde vocali, teveno la testa in modo da farlo entrare meglio e con la lingua e le labbra cercavo di leccargli lo scroto, pieno di peli, il mio naso era immerso nel bosco dei peli neri crespi, respiravo il suo odore di genitali, di intimo, di uomo, di padrone, più passava il tempo e più lo facevo mio.
Mi sentivo in colpa perché se avessi potuto gli avrei mangiato veramente anche le sue palle pelose, leccate, ma era impossibile.
Mi sembrava di sentire il suo mastello attaccarsi alla mia gola.
Intanto , nello stesso momento strinsi un cazzo con una mano ed un altro con un’altra, mi concentravo, mi sentivo un umile schiava puttana, che godeva nel sentirsi umiliata verbalmente e usata e sfruttata fisicamente, godevo nel sentirmi un arnese per soddisfare e svuotare le loro voglie perverse.

Ad un tratto sentii un dolore lancinante, fortissimo, pensai che mi fossi fatto male, quasi da svenire, ero come scivolato in basso di un 20 centimetri, infatti avevo ceduto, il mio peso fece penetrare il cazzo grosso e durissimo del porco che voleva sfondarmi a secco.
Lo sfintere aveva ceduto, adesso poggiavo sui suoi testicoli zeppi di crema bianca.

Non si capì più niente, tutti che ansimavano, mi insultavano, godevano, io con le mie mani masturbavo due grossi cazzi, mamma mia quanto era bello sentirli in mano, li stavo ammazzando si seghe, li stavo masturbando con tutta la passione l’amore, la devozione che solo una baldracca effemminata poteva fare, li volevo uccidere di seghe.

Intanto il mio profanatore mi sollevava e mi lasciava, mi stava sverginando, profanando il buco, mi bruciava, mi veniva da piangere per il dolore, ma mi piaceva.

Ero immobilizzato davanti dal maschio che in piedi mi stava scopando la gola.

In ultimo un altro porco mi stava spampinando il mio cazo, perché alla fine di tutto anche se ero la femmina baldracca da stuprare, avevo anche io un cazzo in tiro che mai come in quel momento stava ricevendo un pompino da sogno fatto così bene.

In pratica c’erano 5 maschi che usavano il mio corpo e dopo poche decine di secondi di simultaneo ordinamento tra tutti, si generò un energia tale, che tutti ci trasmettevamo , tale per cui venimmo tutti assieme.

I due maschi che masturbavo gli strinsi i loro mastelli tirandogli delle seghe che esplosero schizzandomi direttamente in faccia, nello stesso momento che i kiei occhi vennero accecati dalle loro schizzate violente, sentì nel mio culo una crema calda arrivare e con una tale spinta che entrò dentro il mio corpo, mi sentì profanato, violentato, posseduto da quel maschio forte e possessivo.

Il porco che stavo spampinando, lo sentii godere come non mai, ed anche gridare :succhia mia brutta troia, bevilo tuttooooo.

Un getto violento mi entro direttamente in gola, lo sentii andare direttamente nello stomaco , per diversi secondi, ci furono diversi schizzi e dopo che sentii anche le palle svuotarsi, lui cercò di estrarre il suo pene che però io fermai perché avevo voglia di succhiare e leccare direttamente per apprezzarne il gusto come fosse un buon vino.
Rimasi attaccato quasi lo volessi mungere, ed allora tutti uno alla volta me lo misero davanti alla bocca, in modo da pulirglielo e per me invece era l’opportunità per sentirmi più una vera serva assetata.
Ma intanto anche io ero venuto ed il mio spompinatore mi aveva succhiato, svuotato la mia sborra.
Ero sazio ma volevo sentirmi una troia e continuai a succhiarli anche contro voglia perché nel mio profondo mi eccitava, si volevo esser trattata così’.

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