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Racconti Gay

Un week end scopereccio.

By 25 Novembre 2015Dicembre 16th, 2019No Comments

Avevo conosciuto Mauro in chat.
Solitamente sono molto diffidente delle persone che incontro in chat ma mi piace entrarci, ogni tanto, per far quattro chiacchiere con qualcuno che ha voglia di farsi una sega mentre gli racconto delle avventure del mio culetto.
Mauro però mi ispirava fiducia e pian piano, dalla chat, gli ho dato il mio indirizzo email che lui ha opportunamente usato per scrivermi e corteggiarmi un po’.
Successivamente mi sono lasciato andare ancora di più, ci siamo scambiati un po’ di foto e alla fine mi ha convinto a dargli il mio nr. di telefono che però, per molto tempo dopo che lo ebbe ottenuto, non utilizzò.
Intanto i messaggi email diventavano sempre più espliciti e anche le foto che ci scambiavamo si facevano interessanti, ero perfino andato a comprarmi un cavalletto per la macchina fotografica in modo da farmi degli autoscatti e in uno di questi mi sono ritratto steso sul letto, nudo a pancia in giù con le gambe aperte e con qualche spruzzata di sapone liquido bianco in mezzo alle natiche, in modo che sembrasse una schizzata di sperma.
Una sera mentre ero a casa a guardare la TV suonò il mio cellulare, non conoscevo il numero perché lui, il suo, non me l’aveva dato.
Ho risposto incuriosito e una voce molto cordiale dall’altra parte ha detto: “ciao, sono Mauro, abbiamo chattato un po’ di volte poi ci siamo scambiati delle email, si, sono io (e pronunciò l’indirizzo email col quale era solito scrivermi) scusami se mi permetto di telefonarti ma dopo l’ultima foto che mi hai mandato (si riferiva a quella con la schizzata di sapone fra le natiche) non ho proprio resistito, devo farti i miei complimenti ed ammettere che invidio quello che ti ha conciato così”.
Io risposi divertito e gli confessai che non c’era nessuno da invidiare, si trattava solamente di sapone e l’avevo scattata apposta per lui.
Parlammo un po’, lui continuò con le sue avances da attivo e io incassavo con la civetteria che si confà a un passivo poi ci salutammo.
Mi chiamò altre volte finché una sera mi invitò ad andare a passare un week end a casa sua. Accettai.
Presi il treno il sabato mattina presto in modo da sfruttare al meglio il fine settimana e arrivai in stazione nella sua città alle 10 in punto, scesi dal treno trascinando il mio trolley e lo incontrai sul marciapiede ad aspettarmi, lo salutai e gli diedi un bacio sulla guancia mentre gli stringevo la mano, lui mi disse scherzosamente: “mi hai riconosciuto subito, io avrei dovuto vederti di spalle per essere sicuro”, io gli sorrisi, mi voltai mostrandogli il sedere e gli dissi: “allora togliti ogni dubbio, guarda, sono io”.
Ridendo ci incamminando verso l’uscita, il ghiaccio si era rotto e durante quel week end non sarebbe stata l’unica cosa ad essere rotta…
Salimmo sulla sua macchina e arrivammo a casa sua, aveva modi molto gentili e non mi faceva le avances pesanti che invece era solito fare in chat o per email, non glielo dissi ma ero un po’ deluso anche se la delusione era compensata dalla sua bella presenza, molto meglio dal vivo che in foto.
Mi offrì di usare la sua doccia per darmi una rinfrescata e accettai, mi aspettavo che volesse farla con me e invece niente, forse non gli piacevo?
Mi rivestii ancora in bagno dopo essermi lavato ed lo raggiunsi in salotto, era seduto sul divano mentre col telecomando in mano faceva zapping, mi guardò e mi disse: “ti sei rivestito? mi aspettavo uscissi nudo, ma dov’&egrave la porcellina che corteggiavo per email?”.
Io mi sedetti vicino a lui e gli risposi che avevo avuto l’impressione di non piacergli, lui rispose: “tutt’altro, ma sono un po’ imbarazzato, &egrave la prima volta che mi porto a casa qualcuno conosciuto in chat, mi aspettavo che tu uscissi nudo o che facessi battute per istigarmi a provarci con te”.
Appoggiai la schiena allo schienale del divano e assunsi una posizione rilassata, gli dissi che anch’io mi aspettavo che mi facesse la corte e che l’imbarazzo era anche mio, poi mi venne un’idea e gliela proposi:
“facciamo così”, dissi “non mettiamoci fretta, abbiamo tutto il week end, pranziamo poi ci mettiamo tutti e due nudi, quando vuoi, quando te la senti, senza dir nulla ne chiedere il permesso mi salti addosso, ti prometto che ci starò”.
L’idea gli piaceva e io non vedevo l’ora del dopo pranzo, avevo visto il suo cazzo in foto ed era veramente di dimensioni notevoli.
Ci alzammo per preparare da mangiare, lui stava cucinando e io apparecchiando, stavo mettendo i bicchieri in tavola quando mi sentii afferrare da dietro, mi spinse col suo bacino contro il tavolo, mi mise una mano sul collo e mi fece piegare in avanti, io non opposi resistenza e lui cominciò a strofinare il suo bacino contro il mio culo, i vestiti li separavano ma lo sentivo già gonfio e duro.
Poi mi ordinò: “abbassati i pantaloni e le mutande se hai il coraggio”
Io non me lo feci ripetere, alzai il busto un attimo per slacciarmi la cintura, sbottonarmi i jeans ed abbassarli fino a metà coscia poi mi ripiegai in avanti sul tavolo come mi aveva fatto mettere lui prima, lui sempre stando appoggiato a me aprì il frigo che era abbastanza vicino, allungò la mano e prese il burro, ne staccò un pezzo con le dita dal panetto e iniziò a spalmarmelo sul buco senza troppi complimenti. Una volta che mi ebbe unto per bene appoggiò la sua cappella al mio ano e lo spinse dentro deciso, in un colpo solo. Io feci un urlo e lui si fermò dentro, con voce preoccupata mi disse: “scusa, ho rovinato tutto, ti ho fatto male?” e io: “no no, dagli solo il tempo di abituarsi, &egrave collaudato, non ti preoccupare, ma stai fermo li un attimo finché mi rilasso”.
I jeans abbassati fino a metà coscia mi impedivano di allargare le gambe e questo faceva sembrare il suo cazzo ancora più grosso di quanto in realtà non fosse, quando il sottile dolore della sua penetrazione irruenta si dissolse gli dissi che ero pronto e cominciò a stantuffarmi lentamente.
Mi fece notare che non aveva messo il preservativo e mi disse “spero di potermi fidare”, io risposi “lo spero anch’io, ma in ogni caso ormai siamo qua, facciamo questa pazzia, una volta tanto bisogna fare qualche pazzia, no?!”.
Lui mi rispose che avevo ragione intercalando le parole con la stessa cadenza dei colpi che stava dando al mio culetto.
A un certo punto, senza estrarre il cazzo mi fece raddrizzare il busto e mi guidò sul divano, non so come ma riuscii a sfilarmi i pantaloni, mi ritrovai seduto sopra di lui impalato sul suo cazzo, lui era semidisteso e io dritto, di spalle, a smorzacandela.
Adesso ero io a muovermi su e giù sulla sua asta dura e grossa mentre lui mi accarezzava la schiena e le natiche.
Dopo un po’ mi sono sentito tirare il busto verso di lui, adesso ero steso a pancia in su sopra il suo corpo ed era di nuovo lui a comandare il ritmo dei colpi che il suo cazzo infliggeva al mio culo senza la minima pietà.
Sento la sua lingua sul collo e sull’orecchio, mi giro e lo bacio. Le nostre lingue si aggrovigliano mentre lui mi scopa il culo con tutta la forza che ha, mi fa addirittura un po’ male, ma questo rende tutto più eccitante.
Mi afferra il cazzo con la mano e prende a menarmelo, io gli dico: “no, altrimenti vengo!” e lui: “&egrave quello che voglio”.
Neanche una decina di movimenti della sua mano e sborro. Eccola li la solita reazione dei primi istanti dopo l’orgasmo, non voglio più niente dentro.
Gli chiedo di fermarsi e tirarlo fuori credendo che lui non mi ascolti e continui imperterrito fino al suo orgasmo mentre io lo prego di smettere. E’ una cosa che in realtà mi fa eccitare molto e in alcuni casi mi &egrave addirittura successo di venire una seconda volta senza che ne io ne il mio partner mi tocchi il cazzo, ma lui rispetta la mia richiesta, si ferma e lo tira fuori.
Vado in bagno a darmi una pulita perché mi sono venuto sulla pancia poi torno in salotto da lui, &egrave ancora li seduto, col cazzo durissimo, penso che lui non &egrave ancora venuto, ci starebbe bene un bel pompino ma non mi &egrave mai piaciuto succhiare il cazzo che &egrave appena stato nel mio culo senza che prima si vada a lavare, e se lo mandassi a lavarsi rovinerei tutto. Così gli dico: “qual’&egrave la tua posizione preferita? ti va di infilarmelo ancora e venirmi dentro?”
Lui: “davvero te lo lasceresti fare?”
Io: “certo, come vuoi che mi metta?”.
“Stenditi a pancia in giù sul divano” mi disse senza pensarci troppo. Obbedii, mi misi disteso ed aprii un po’ le gambe per permettergli di entrare più agevolmente, lui mi salì sopra e mi penetrò di nuovo poi, una volta dentro, mi fece chiudere le gambe.
Mi scopava piano, lentamente al punto che ogni tanto si fermava, era chiaro che stava per venire ma voleva trattenersi, allora gli dissi: “dacci dentro, lasciati andare”
Iniziò a muoversi velocemente e violentemente dentro di me, ad ogni colpo sembrava che mi dovesse uscire la sua cappella dalla bocca, io ansimavo di piacere come se prima non ne avessi avuto abbastanza, lui aveva il fiatone poi di colpo lo sentii esplodere dentro di me, potei distinguere nettamente lo spruzzo caldo che mi inondava le viscere, lui si fermò soddisfatto, rimase sdraiato sopra di me per un po’ finché sentii il suo cazzo afflosciarsi dentro di me. Una volta che fu mollo e quasi privo di consistenza il mio culo lo sputò fuori.
Mi diede un bacio sulla schiena, si alzò e mi diede un paio di robuste pacche sul culo dicendo: “grazie per il giro di giostra, non so te ma io non ho nessuna intenzione di uscire per mostrarti la città dopo pranzo, ne dopo cena e ne domani prima di portarti a riprendere il treno, ho in mente qualcosa di meglio che possiamo fare”.
Io a mia volta mi sono alzato in piedi, con una mano mi tenevo il culo per paura di gocciolare sul divano o sul pavimento e gli ho risposto: “mi sa tanto che di questo passo il viaggio di ritorno lo farò in piedi, perché se andiamo avanti così per un po’ farò fatica a sedermi, ma ne vale la pena.
Lui riprese a preparare il pranzo e io andai in bagno per scaricare nel wc il clistere di sperma che mi aveva appena fatto, mi diedi una lavata e tornai in sala da pranzo, era già pronto, ci sedemmo e consumammo il pasto con lui che mi elencava quello che avrebbe avuto intenzione di farmi dopo. Sono uscito dal bagno dopo essermi dato una ripulita dall’inculata che mi ero appena preso, lui sta mettendo in tavola e mi chiede se mi va di pranzare nudi, dico di si, mi spoglio di nuovo, si spoglia anche lui, e ci mettiamo a tavola.
“Sai”, mi dice, “speravo tu accettassi di pranzare nudo, voglio che quella sedia prenda l’odore del tuo culetto perché quando sarai andato via ogni tanto andrò li ad annusarla e mi masturberò pensando a te”.
“Ma ti piaccio così tanto?” chiesi io.
“io, come te del resto, se &egrave vero quello che mi hai raccontato, non mi innamoro dei maschi, mi piace avere un amico da scopare e tu sei senza dubbio uno degli amici che mi diverto di più a scopare”.
“Ma mi hai scopato una volta sola fin’ora”, rispondo io, e lui: “si, ma ho capito che il tuo culo e il mio cazzo vanno d’accordo alla grande”.
“Peccato che siamo così lontani” gli ho risposto, “altrimenti potremmo farlo molto spesso”.
“Beh, puoi venirmi a trovare col treno quando vuoi, un po’ di tregua al tuo culetto nel frattempo la dovrai pur dare, non voglio che si rovini”.
Io: “ho avuto una storia con un ragazzo, quando facevo l’università, col quale abbiamo diviso l’appartamento solo io e lui per un anno intero, ci saranno state si o no dieci sere, di quelle che abbiamo passato assieme, nelle quali non abbiamo scopato” poi, sorridendo, ho aggiunto: “lui ci sapeva fare, era molto delicato, aveva pazienza e mi preparava con calma, mica come hai fatto te prima che me lo hai infilato dentro senza nemmeno darmi il tempo di prendere fiato”.
Lui: “sai, &egrave quello che mi piace di voi maschietti, quando &egrave ora di prenderlo nel culo non fate molte storie, vi mettete in posizione e lo prendete, le ragazze invece trovano sempre mille scuse e quando concedono il culo &egrave sempre come se facessero il favore più grande del mondo, ma se ti ho fatto male mi dispiace, non volevo, mi era sembrato ti fosse piaciuto”.
io: “si, non preoccuparti, la mia era una battuta, mi &egrave piaciuto molto e te l’ho detto che mi piace giocare ad essere preso con la forza, va bene così basta che quando faccio capire che si &egrave oltrepassato il limite ci fermiamo”.
Dopo un po’ di silenzio in cui l’unico rumore erano le posate che toccavano i piatti mi chiede di raccontargli come ho cominciato e glielo racconto.
Da ragazzo un pomeriggio dopo la scuola andai a casa di un mio amico, ci frequentavamo molto e lui era uno di quei tipi che fra il serio e lo scherzo parlavano sempre di sesso, di inculate e di seghe.
Suonai il campanello, lui aprì, i suoi non c’erano mai perché erano sempre al lavoro e mi disse: “proprio adesso sei arrivato? mi stavo facendo una sega e mi hai interrotto”.
Io risi ed entrai in casa, ci sedemmo sul divano a guardare la TV e lui non faceva altro che parlare della sega che gli avevo interrotto suonando il campanello.
“Ma non potevi arrivare 5 minuti dopo?” mi diceva, “adesso ho le palle che scoppiano, se fossi un amico vero mi succhieresti il cazzo per farti perdonare, oppure ti lasceresti sborrare nel culo, e invece sei uno stronzo”.
Io glissavo anche se avevo capito che era talmente infoiato che il tono scherzoso delle sue avances nascondeva un desiderio reale, e iniziavo a pensare che al mio minimo accenno di consenso non si sarebbe più tirato indietro.
A un certo punto, visto che insisteva e che io più volte avevo già fantasticato sull’essere sodomizzato, e in particolar modo da lui, mi alzai in piedi, lo presi per mano e lo tirai fino al bagno, gli dissi di abbassarsi i pantaloni e di sedersi sul water, poi mi abbassai i miei, mi calai anche le mutande e gli mostrai il culo, allargai le natiche con le mani per mostrargli il buco e gli dissi “dai, finisci sta sega mentre guardi un culo, così poi avrai finito di rompermi i coglioni”.
Ero abbastanza vicino a lui affinché mi potesse afferrare, anche per via dello spazio ristretto del bagno, e lui invece di iniziare a segarsi mi afferrò per i fianchi e mi tirò verso di lui, facendo in modo che gli cadessi seduto in braccio. Ero seduto sulle sue cosce e il suo cazzo duro era appoggiato al mio osso sacro, infilò le mani sotto la mia maglietta e mi afferrò il petto come quando lo si fa a una ragazza presa in quella posizione per strizzarle le tette.
Io invece di rialzarmi e sottrarmi alla sua presa, come la pudicizia avrebbe dettato, rimasi li e mentre lui mi strizzava le il petto e premeva contro il mio osso sacro col cazzo duro iniziai ad ancheggiare, in modo da strofinare il mio culo contro la sua asta.
Dopo qualche minuto di questo gioco avevo tutta la schiena bagnata dal suo cazzo gocciolante, aprii le cosce e infilai una mano passando sotto il mio cazzo per accarezzare le sue palle, sembrava che l’avessi fatto mille volte e anche lui ostentava parecchia sicurezza, a quel punto mi disse: “dobbiamo farlo qua sul water? e se andassimo in camera mia?”
“Ma dobbiamo farlo davvero?” chiesi io.
“Beh” disse lui “mi hai già fatto interrompere la sega, non vorrai mica interrompere anche questo”.
Mi alzai in piedi, mi tirai su i pantaloni e sculettando mi diressi in camera sua facendomi seguire, ci spogliammo e mi distesi a pancia in giù sul copriletto.
Lui mi allargò le natiche e mi sputò sull’ano, poi si stese sopra di me e con una mano guidò il suo cazzo affinché la cappella mi si appoggiasse al buco.
“Fai piano, ti prego”, gli dissi, ma lui non fece affatto piano, con un colpo fece entrare la cappella, io sentii un male pazzesco e lo implorai di toglierlo promettendogli che poi mi sarei lasciato fare con calma, lui invece rimase dentro e io, data la posizione, non potevo scappare.
Iniziò a muoversi su e giù dentro di me e ad ogni colpo il suo cazzo affondava sempre di più nel mio culo tanto che dopo poco era dentro tutto.
Io non vedevo l’ora che finisse ed in realtà non ci mise poi molto, mi venne dentro e subito dopo, prima ancora che gli si afflosciasse, lo sfilò senza troppi complimenti tanto che mi fece quasi più male tirandolo fuori che mettendolo dentro.
Andò verso il bagno e io lo seguii, prese della carta igienica e iniziò a pulirsi il cazzo, allungai la mano per prenderne un po’ anch’io e pulirmi il culo e a quel punto lui mi disse: “guarda che cazzo mi hai fatto fare, adesso ho scopato un maschio, che schifo!”
Io: “cinque minuti fa però non sembrava farti tanto schifo, pensa io allora che adesso ho il culo sfondato, dai fammi prendere un po’ di carta che mi pulisco”.
Lui: “no, ti arrangi, adesso vai a casa col culo pieno, mi fai schifo! Se non avessi interrotto la mia sega non avrei avuto voglia a tal punto da farmi andare bene perfino il tuo culo! Non lo avevo mai infilato da nessuna parte e la prima volta proprio nel culo di un maschio dovevo metterlo?”
Non feci a tempo a rispondergli che quello che ci aveva rimesso di più ero io che mi urlò: “sparisci, non voglio più vederti, porta via il tuo culo di qua”.
Ci rimasi molto male, andai a casa e il giorno dopo a scuola non gli rivolsi la parola per tutta la mattina nonostante fossimo in banco assieme.
Quando suonò la campanella per la fine delle lezioni mi disse: “senti, scusa per ieri, se oggi vieni a casa mia ti devo parlare, non voglio perdere la nostra amicizia”.
Dopo pranzo presi il motorino e andai da lui, suonai il campanello e mi fece entrare con fare gentile, ci sedemmo e ne parlammo con calma e molto imbarazzo fino a che decidemmo di fare un patto:
Nessuno doveva sapere che era accaduto
Nessuno doveva sapere che accadeva regolarmente visto che avevamo deciso di farlo ancora.
Appena il primo di noi due avesse trovato una ragazza non l’avremmo mai più fatto (patto questo che poi non venne rispettato a dispetto delle nostre svariate, ignare, fidanzatine).
Io non gli avrei mai chiesto di ricambiare dandomi il suo culo
Se uno dei due non avesse avuto voglia quel giorno non avremmo fatto niente.
Da allora fino a quando le nostre strade si separarono finite le superiori ci incontrammo quasi tutti i pomeriggi, non sempre avevamo rapporti completi anche perché il mio culetto ne avrebbe risentito, a volte gli facevo un pompino, altre lasciavo che si segasse fino a venirmi sulle chiappe, altre gli facevo una sega. Il culo comunque me lo faceva due o tre volte a settimana e una volta all’università, senza di lui, sentii spesso la mancanza del suo cazzo che mi riempiva.
Finito di raccontare la storia avevamo ormai finito anche il pranzo, ci alzammo per sparecchiare e a un certo punto lui mi prese e mi fece piegare di nuovo in avanti sul tavolo, come era successo prima di pranzo.
Ma non mi inculò, mi infilò un dito e cominciò a massaggiarmi la prostata, ne avevo sentito parlare molte volte e, non lo nascondo, da solo avevo anche provato a stimolarmi ma con scarso successo.
Come finì quando me lo fece lui ve lo racconterò nel prossimo capitolo, ma vi anticipo che cambiò per sempre il mio modo di scopare. ero piegato in avanti coi gomiti appoggiati sul tavolo, gambe leggermente divaricate e lui dietro di me, seduto su una sedia, che si lavorava comodamente il mio culo.
Io mi lasciavo fare volentieri e mi piaceva molto, perché con un dito mi stava facendo quello che pochi hanno avuto la fortuna di provare: il massaggio della prostata.
Il suo dito si muoveva sapientemente dentro di me e massaggiava la parete anteriore del mio retto, massaggiando proprio il punto giusto, la sapeva lunga il mio stallone!
Poi ha tolto il dito, proprio mentre avevo la sensazione di stare per venire, ho protestato e lui ha risposto solo: “lascia fare a me”.
Ha iniziato a baciarmi il culo e a mordicchiarmelo, poi pian piano si &egrave avvicinato al buco ed ha cominciato a leccarmelo.
“Ma che fai?” gli ho detto, “dai, mi vergogno!”
“Stai tranquillo” ha risposto lui, “mi piace molto fartelo, non devi sentirti imbarazzato, questo non &egrave ancora niente di quanto di porcelloso ho intenzione di fare” (e scoprii solo la sera quanto fosse vero quello che mi aveva appena detto).
Mi ha leccato il buco del culo per circa 15 minuti, non capivo più niente finché l’ho implorato di incularmi, ma lui aveva in serbo per me qualcos’altro, così ricominciò a lavorare con le dita massaggiandomi proprio in quel punto, finché d’un tratto scoppiai in un lunghissimo e intensissimo orgasmo.
Il mio cazzo era moscio ma spruzzava sperma a terra come un idrante, e io godevo come la più grande delle troie.
Alla fine di quell’orgasmo ero esausto, le gambe mi tremavano e a stento mi reggevo in piedi, lui mi ha preso e fatto sedere sulla sedia, si &egrave messo in piedi appoggiato al tavolo, di fronte a me, si &egrave preso in mano il cazzo puntandolo verso la mia faccia e mi ha detto: “adesso tocca a te”.
Ho aperto la bocca ed ho accolto quel cazzo duro e grosso che prima di pranzo aveva sfondato il mio culo senza pietà.
Era depilato e questo lo faceva sembrare ancora più grosso e, soprattutto, lo rendeva più gradevole da succhiare.
Mi sono destreggiato in un pompino da maestro, alternando le succhiate di cappella a dei momenti intensi di gola profonda in cui, modestamente, me la cavo alla grande.
D’un tratto sento il suo cazzone enorme pulsare, capisco che sta per esplodere e mentre lui fa per allontanarmi la testa in modo da venire fuori, io oppongo resistenza e continuo a succhiare finché mi viene in bocca e ingoio tutto.
Ci spostiamo sul divano senza quasi dire niente, lui accende la televisione si mette a fare un po’ di zapping fra i canali per adulti, poi mi porge il telecomando e mi chiede di scegliere un film.
Sintonizzo la tv su un film in cui una bella trans viene scopata bruscamente da un maschio molto muscoloso e ben dotato, lui mi guarda con un sorriso malizioso e mi dice: “ti piacciono i trans, eh?”
Io: “mi piace guardarli nei film ma non ci sono mai stato”, e lui: “nemmeno io, ma ti piacerebbe provare a travestirti?” Quella sua domanda mentre guardavamo il porno con i trans, “ti piacerebbe provare a travestirti”, mi lasciò senza parole e senza fiato.
Si, mi sarebbe piaciuto molto provare, ma sebbene ormai mi avesse già scopato bocca e culo più volte in poche ore, mi sentivo in imbarazzo a dirgli di si.
Lui se ne accorse e mi disse: “sapendo che saresti venuto io mi sono portato avanti, &egrave un gioco che mi piacerebbe fare e quindi ho comprato un po’ di indumenti e una parrucca, vado di la e te li preparo sul letto, poi tu vai a metterteli e io ti aspetto qua, va bene?”
Annuii, e quando lui fu tornato dalla stanza nella quale aveva preparato i vestiti per il nuovo gioco io mi alzai dal divano per recarmici, ci incrociammo in sala, lui mi diede una forte pacca sul culo e mi fece l’occhiolino, poi disse: “vedrai, ci divertiremo” e io: “come sempre”.
Sul letto c’erano un paio di calze autoreggenti, una giarrettiera, un perizoma, un reggiseno e un seno finto di silicone, di quelli che si comprano nei sexy shop, doveva averci speso un bel po’ di soldi, poi c’era una parrucca mora, con i capelli mossi. Da mettere sopra c’erano una minigonna e una camicetta e sul comò, c’erano dei trucchi.
Mancavano le scarpe ma tanto sapevo già che sarei rimasto in piedi ben poco.
Mi misi tutto, poi venne il momento di truccarmi, non l’avevo mai fatto ma sono sempre stato uno che si sa ingegnare e alla fine ne uscì un buon lavoro.
Aprii la porta della camera e mi incamminai nel corridoio sculettando come la più vogliosa delle cagne in calore, arrivai da lui che mi fece un sacco di complimenti e mi sedetti in braccio a lui sul divano.
Cominciammo a limonare, lui aveva il cazzo già in tiro e mi chiedevo dove trovasse tutta quella carica, ero a casa sua da circa quattro ore e mi era già venuto una volta nel culo e una in bocca, eppure il suo cazzo era in tiro a tal punto che sembrava non venisse da settimane!
Mi alzai da in braccio a lui e mi inginocchiai fra le sue cosce, gli presi in mano il cazzo e cominciai a succhiarlo, in quello dicono tutti che io sia abbastanza bravo.
Alternavo le succhiate di cappella con sensuali leccate lungo l’asta, per poi soffermarmi di tanto in tanto sulle sue palle, quando ad un certo punto si alzò facendomi capire che voleva che io, invece, rimanessi li inginocchiato al bordo del divano.
Si mise dietro di me e io pensai: “ecco, adesso mi incula di nuovo senza troppi complimenti” e invece sentii la sua faccia che si appoggiava alle mie natiche aperte.
Se c’&egrave una cosa che mi rende docile al punto che mi lascerei fare qualsiasi cosa &egrave quando mi leccano l’ano, e lui lo sapeva fare molto bene.
Ero li inginocchiato, con la minigonna tirata su e il filo del perizoma spostato di lato mentre lui mi leccava il buco del culo, ogni tanto con la lingua entrava e questo mi provocava un piacere a dir poco devastante. Non avevo certo in mente di guardare l’orologio ma sono sicuro che continuò così per un quarto d’ora abbondante finché fui io a implorarlo piantarmi il cazzo nel culo e scoparmi con tutta la forza che aveva.
Lui mi fece alzare e mi accompagnò in camera da letto, mi fece stendere sul letto a pancia in su e si mise sopra di me alla missionaria, rimanemmo li a limonare per un po’ poi mi disse: “girati che ti faccio il culo”.
Obbedii, mi alzai di nuovo la minigonna, spostai il filo del perizoma e con le mani mi allargai le natiche mostrandogli il buco, ma lui mi allontanò le mani dal culo e me le fece mettere sotto il cuscino, mi fece chiudere le gambe e si sdraiò sopra di me.
Fece strada alla sua cappella fra le mie chiappe sode con la mano, il mio buco era fradicio della sua saliva e la sua cappella era gocciolante di liquido seminale; la sentivo premere ma ancora non entrava e sinceramente, da quella posizione, avevo anche un po’ paura.
Rimase li sopra di me un po’, baciandomi sul collo e sulle spalle, accarezzandomi, poi senza avvisare mi diede uno dei suoi colpi secchi con i lombi e mi impalò con il suo cazzo, questa volta mi fece male davvero ed iniziai a pregarlo di fermarsi un attimo.
Lui non mi diede retta, anzi, mentre mi inculava violentemente mi sussurrava nell’orecchio: “mi piace quando senti male, ti voglio sottomessa, sofferente, serva del mio piacere”
Intanto la sotto il suo bacino si muoveva facendo andare il suo cazzo su e giù dentro di me, il dolore era lancinante, non avevo mai sentito un male del genere e, sinceramente, non mi piaceva nemmeno più.
Pregarlo di smettere avrebbe solo aumentato la sua eccitazione, per un attimo ho anche temuto che potesse picchiarmi, quindi decisi che non mi rimaneva che lasciarlo fare e sperare che finisse presto.
Poi mentre mi sbatteva mi afferrò le finte tette di silicone che mi ero messo addosso mentre mi travestivo, non so perché ma quella cosa cominciava ad eccitare anche me, e se prima non vedevo l’ora che finisse adesso avrei voluto chiedergli di scoparmi ancora più forte. Ma se l’avessi fatto avrei rovinato tutto, era molto più bello recitare la parte di quello che lo implora di smettere.
Poi sentii un brivido corrermi lungo tutto il corpo e scoppiai in un lungo e intenso orgasmo anale (si esiste, se non l’avete mai provato mi spiace per voi e non sapete cosa vi siete persi). Quasi nello stesso momento anche lui scoppiò dentro di me riempiendomi il retto della sua sborra bollente.
Adesso era sempre sopra di me, col suo cazzo ancora dentro al mio culo ma si era trasformato dall’orco che mi inculava a forza in un partner premuroso e gentile.
Eravamo li, in quella posizione che parlavamo dei momenti più salienti della scopata, il suo cazzo non era più durissimo come prima ma non si era nemmeno afflosciato al punto che il mio culo lo sputasse fuori, era dentro di me, barzotto, e di colpo sentii un liquido caldo che mi riempiva.
“Ma cosa stai facendo?!” gli chiesi, e lui: “sto facendo pipì”
Nel mio culo? Ma sei matto? Almeno potevi chiedermelo!
“Dai che ti piace”, disse lui, e dovetti ammettere che era vero.
Quando ebbe finito gli dissi: “e adesso? quando lo toglierai non farà più da tappo e ti sporcherò tutte le lenzuola e il materasso”.
“Aspetta” disse lui “fai come ti dico io”.
Pian piano, sempre con lui sopra e dentro di me, ci girammo finché mi fece mettere col busto giù dal letto, in pratica come se fossi a testa in giù.
“Ecco, adesso non uscirà nulla” mi disse, poi sfilò il cazzo ed effettivamente non persi che qualche goccia.
Mi alzai ed andai in bagno a scaricare di nuovo il cliestere, questa volta davvero grosso, che mi aveva fatto.
Mi diedi una lavata veloce, tornai a letto, sotto le coperte, gli voltai le spalle e lui si appoggiò a me da dietro, allargai la natica che, stando su un fianco, si trovava più in alto e lui appoggiò il suo cazzo moscio di nuovo al mio buco, lasciai andare la chiappa e gli avvolsi quell’affarino che prima era enorme a stantuffare prepotentemente dentro di me fra le mie natiche.
Ci addormentammo così fino all’ora di cena.

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