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Racconti Gay

Vecchi amici

By 19 Agosto 2016Dicembre 16th, 2019No Comments

Da sempre faccio sport perché mi piace tenermi in forma e, da non molto in realtà, vado anche in bici. Mi ha convinto un vecchio amico, Emanuele, ci conosciamo dalle elementari e ci siamo sempre frequentati, si può dire che siamo cresciuti assieme ed assieme abbiamo condiviso anche i primi giornaletti porno e le prime seghe a vicenda a casa sua, il pomeriggio dopo la scuola quando andavo a trovarlo e i suoi non c’erano perché lavoravano. Una volta ha voluto che provassi a fargli un pompino, all’inizio accettai ma quando sentii il sapore acre del suo cazzo mi venne il vomito e smisi, un’altra volta mi volle mettere un dito nel culo e mi fece un male cane perché non l’aveva lubrificato prima. Ne abbiamo accennato qualche volta da grandi, a distanza di anni, ridendoci sopra e parlandone come di ragazzate.
Abbiamo un’altra passione in comune, io e Emanuele, quella della moto, e così l’anno scorso abbiamo deciso di andare assieme al salone di Colonia. Vista la distanza e la spesa abbiamo deciso di prendere la camera d’albergo doppia e dividerla, perché costava comunque meno di due.
Arrivati in stanza, stanchi del viaggio, io andai a farmi la doccia, mi asciugai, mi misi il pigiama ed uscii lasciando il posto a lui.
Finita anche lui la doccia si sedette sul letto mentre io dalla finestra guardavo la città, a un certo punto mi disse: ‘sai che hai messo su qualche chilo? L’ho notato prima, mentre ti sei spogliato per andare a fare la doccia, ah se ti interessa mi sono pulito il cazzo sulla parte delle tue mutande che ti copre il culo, sai che mi eccitano certe cose.
Io gli rispondo: ‘ma dai scemo’, poi stando allo scherzo incalzo: ‘avresti dovuto pulirtelo su quelle che mi sono messo adesso, così sarebbe stato come sborrarmi sul culo, non ci hai pensato?’
Lui ha riso poi mi ha risposto: ‘beh, farai la doccia anche domattina, no?’.
Poi si alza, io resto di spalle a guardare la finestra ma sento che cammina nella mia direzione, &egrave già arrivato, mi abbraccia da dietro e mi afferra il petto come se volesse palpare da dietro le tette a una ragazza, ‘senti che tettone hai messo su’ mi dice, peccato che non hai la fica altrimenti questa sera mi sarei divertito.
Mentre dice così e mima il gesto di strizzarmi le tette che non ho sento il suo bastone duro strofinarsi dietro di me, io indietreggio col bacino premendoci contro e lui mi stringe e mi bacia sul collo. E’ una pazzia, lo sappiamo tutti e due ma nessuno parla, stiamo li e ci godiamo il momento, &egrave una questione rimasta in sospeso da quel periodo in cui eravamo ragazzi e ci masturbavamo assieme, io ci ho sempre fantasticato sopra molto e adesso ho la conferma che &egrave stato così anche per lui.
Mentre sculetto contro il suo cazzo mi abbasso pantaloni e mutande, facendogli capire che ci sto, e lui fa lo stesso, appoggia la sua cappella al mio buco guidandola con la mano e nel frattempo mi sta ancora abbracciando da dietro e sbaciucchiando il collo.
Mi volto indietro verso di lui e mi bacia in bocca, limoniamo mentre la sotto la situazione si fa umida, spinge un po’ ma l’umido della sua cappella non basta e il mio culo non si lubrifica da solo, così si sputa su due dita e mi insaliva per bene, poi si fa largo nuovamente col cazzo fra le mie natiche e appoggia la cappella al mio buco, siamo eccitati e lui mi chiede: ‘sei pronto’?
Io gli rispondo: ‘ti ricordi quella volta che me l’hai messo in bocca perché volevi un pompino e io mi sono tirato indietro?’ e lui: ‘certo, secondo te potrei scordarmelo?’al che io gli risposi: ‘beh, avresti dovuto prendermi la testa fra le mani e tenermi li finché non mi sborravi in bocca’.
A quel punto lui mi afferrò per i fianchi e iniziò a spingere per entrarmi nel culo, io lo pregai di fare piano ma lui non mi ascoltò e con un colpo secco mi infilò tutto il suo palo.
Io feci uno strillo e lui mi tappò la bocca con la mano, ‘taci puttana!’ mi disse, adesso ti scopo anche per le volte che avrei voluto farlo e non l’ho fatto, poi mi spinse verso il davanzale della finestra, che era aperta, mi piegò in avanti e iniziò a stantuffarmi nel culo col suo cazzo duro e nodoso. Per fortuna eravamo al decimo piano e la gente in strada passava incurante, ma l’idea che qualcuno potesse alzare la testa e vedermi mentre venivo inculato con violenza da lui mi eccitava ancora di più.
Nel frattempo lui da dietro mi inculava senza rispetto, con tutta la forza che aveva e di tanto in tanto mi mollava una sonora sculacciata per farmi capire chi comanda.
Io non facevo che gemere e ansimare, poi a un certo punto lo sentii afferrare il mio cazzo con una mano, iniziò a menarmelo e mi fece venire, a quel punto io non volevo più, probabilmente per una questione di calo dell’eccitazione dopo l’orgasmo ed iniziai a chiedergli di smettere ma lui non voleva sentire ragioni, anzi più gli chiedevo di fermarsi e gli dicevo che non volevo e mi faceva male, più lui sembrava eccitarsi.
‘Non vorrai mica sborrarmi nel culo?’ gli chiesi, e mentre finii la frase sentii un caldo getto di sperma invadermi dentro.
Sfilò il cazzo dal mio culo e fece per allontanarsi ma nel frattempo io mi voltai, lo afferrai per un braccio e gli dissi: ‘hey cow boy, non crederai mica di mollarmi qua così adesso che hai fatto i tuoi porci comodi, altrimenti prima di andare via mi metti cento euro sul comodino) poi lo tirai verso di me e gli diedi un bacio in bocca.
Finito il bacio mi sorrise e mi disse: ‘sai che mi &egrave venuta fame? Sarà ancora aperto il ristorante?’
‘Penso di si’ risposi io
‘allora’, disse lui ‘vestiti che andiamo a cena, ma non andare in bagno a lavarti, voglio che tu stia seduto davanti a me per tutta la cena e poter pensare che ogni tanto ti verrebbe da scoreggiare ma non lo fai, perché altrimenti ti macchi le mutande essendo pieno del mio sperma.
L’idea mi piaceva ed accettai, andammo giù, cenammo e molto spesso lui mi lanciava sguardi complici e mi diceva sotto voce che gli pareva impossibile che io fossi seduto su quel culo che prima lui si era scopato.

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