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Racconti Gay

Vecchio compagno di scuola

By 20 Maggio 2017Dicembre 16th, 2019No Comments

Sono le sette di mattina e mi sveglio in questa bella stanza d’albergo per partecipare al primo giorno di una fiera alla quale espongo i miei prodotti, questo letto &egrave molto comodo e non ho voglia di alzarmi subito, mi serve qualcosa per darmi la carica così allungo la mano nella valigia che ho lasciato di fianco al letto ieri sera e tiro fuori il vibratore che porto sempre con me quando sono in viaggio. Ovviamente ho con me anche la crema, mi lubrifico bene, metto un preservativo sul grosso cazzo di gomma per farlo sembrare più reale e me lo infilo.
Mi masturbo così per una decina di minuti finché vengo, raccolgo tutto lo sperma che mi sono schizzato sulla pancia con la mano, estraggo il vibratore e me la spalmo tutta sul culo, lo faccio sempre e mi piace molto farlo!
Bene! mi alzo, una bella doccia e inizia la giornata.
La mattinata passa noiosa, qualcuno si avvicina curioso allo stand ma non mostra più interesse di tanto finché arriva una faccia che mi sembra conosciuta ma che non so dove collocare; il tizio mi fa domande sul materiale esposto, gli spiego tutto, sembra interessato, gli do un mio biglietto da visita per eventuali contatti futuri, lui lo guarda ed esclama: ‘ma allora sei davvero tu?! Avevo il dubbio ma pensavo fosse impossibile’.
Io lo guardo perplesso e gli rispondo: ‘anche a me sembra di conoscerti, ma non riesco a ricordare perché’.
Lui ride e mi dice: ‘sono Emanuele, abbiamo fatto le superiori assieme, non ti ricordi?’.
Un flash si accende nella mia mente, ‘certo che mi ricordo adesso! Come stai e cosa fai qua in Francia?’.
Ci abbracciamo come vecchi amici e parliamo per un po’ del più e del meno ricordando i vecchi tempi, quello a cui nessuno dei due accenna ma a cui sicuramente anche lui stava pensando era quella volta in cui, in gita al quinto anno, eravamo rimasti soli in camera d’albergo perché gli altri avevano optato per una serata in discoteca, lui era steso sul suo letto e io sul mio, parlavamo di figa tanto per cambiare sebbene l’avessimo appena a stento annusata, nel frattempo lui si strofinava il pacco con una mano e a un certo punto se l’&egrave tirato fuori ed ha cominciato a menarselo.
All’inizio io rimasi un po’ scandalizzato ma poi pensai che certe occasioni capitano di rado, così mi alzai dal mio letto, mi sedetti sul suo a fianco a lui e glielo presi in mano, lui mi lasciò fare, glielo menai per un po’ stando seduto poi, con la scusa di stare più comodo, mi stesi a fianco a lui continuando a menarglielo, non dicevamo niente e non ci guardavamo nemmeno in faccia.
Eravamo imbarazzati ma ci piaceva quel gioco poi, come se l’avessi già fatto altre mille volte, cambiai posizione appoggiando la testa di lato sulla sua pancia, avevo il suo cazzo a pochi centimetri dalla mia bocca, la sua cappella era magnifica, grande, lucida, e come se fosse la cosa più naturale del mondo la baciai.
A quel punto lui mi mise una mano sulla testa, mi spinse verso la sua asta dura ed esclamò: ‘succhiami il cazzo!’.
Non opposi la minima resistenza, aprii la bocca ed accolsi quel grosso pezzo di carne mentre con la mano continuavo a menare la parte che restava fuori.
Ogni tanto con la lingua davo qualche colpetto ma se ci penso adesso era un pompino abbastanza goffo e maldestro, comunque fosse gli stavo facendo un pompino e la cosa non dispiaceva ne a me ne a lui.
A un certo punto capii che stava per venire, feci per togliermelo dalla bocca ma lui mi rimise la mano sulla testa per tenermi giù, cominciò a muovere il bacino mentre mi teneva fermo e io, che non volevo mi sborrasse in bocca, con la mano che prima gli menava il cazzo battevo sul letto e sulle sue cosce per chiedergli di fermarsi. Ma non sentiva ragioni e in pochi secondi la sua cappella scoppiò dentro di me mentre la sua mano mi teneva la testa infilzata sul suo cazzo ed io fui costretto ad ingoiare tutto.
‘Stronzo! Mi hai sborrato in bocca, non volevo!’ gli dissi dopo che mollò la presa.
Lui rispose: ‘scusami ma non capivo più niente, non so cosa mi sia preso ma sei stato tu a cominciare a menarmelo e poi succhiarmelo, quindi il frocio sei tu’.
‘Nessuno di noi due &egrave frocio’, risposi, semplicemente &egrave andata così, a me la figa piace e piace anche a te, facciamo finta che non sia successo niente e non parliamone più’.
E così facemmo, me ne tornai sul mio letto e mi addormentai col gusto del suo cazzo in bocca finché a tarda notte tornarono gli altri festosi ed eccitati dalla serata in discoteca, ci svegliarono e ci raccontarono un po’ di cose divertenti poi andammo tutti a dormire e l’indomani, e i giorni a seguire, furono giorni come tutti gli altri, quel pompino non c’era mai stato, non ne parlammo più.
Adesso però, a distanza di anni, lui era ricapitato davanti a me, a più di mille chilometri di distanza da dove vivevamo all’epoca e, come ho scritto sopra: ‘certe occasioni mi capitano di rado’.
Così gli chiesi: ‘sei qua solo oggi o ti fermi?’
‘Mi fermo un paio di giorni’, rispose ‘ma sono arrivato stamattina con il volo delle sei e trenta, devo anche trovare un albergo perché non ho prenotato’.
‘Se vuoi possiamo dividere la mia stanza, &egrave bella grande ed &egrave una doppia’.
‘Magari’ rispose, ‘così potremmo riprendere un vecchio discorso lasciato a metà’.
Quasi mi pigliò un accidente, ci stava pensando anche lui!
Arrossii sicuramente, lo so anche se non avevo uno specchio per guardarmi, poi con fare sicuro risposi: ‘&egrave una doppia, non una matrimoniale’ ma lui prontamente rispose: ‘nemmeno l’altra volta era una matrimoniale’…
Mi feci una risata e gli dissi che avrei avvisato l’albergo del fatto che avrei diviso la stanza ‘con un collega’, e rimanemmo d’accordo che ci saremmo rincontrati allo stand a fine giornata per andare assieme all’hotel.
Ricomparve all’ora di pranzo e mi invitò, andammo al bar, ci sedemmo al tavolino ed io ordinai un hot dog, quando il cameriere me lo portò lui non seppe trattenersi e mi disse con aria scherzosa: ‘vedo che hai sempre la passione per i wuerstel’.
Risposi con naturalezza che si, mi piacevano ancora e che ne avevo assaggiati di diverse misure e colori dopo quella volta, precisando che comunque mi piace anche la figa.
‘E tu?’ gli dissi, ‘fai ancora assaggiare a tutti il tuo wuerstel?’.
‘No’ mi rispose, ‘ma dopo quella volta ci ho pensato molto, mi sarò fatto mille seghe pensandoci e anche pensando di fare qualcosa di più’.
‘Qualcosa di più, tipo?’ chiesi io con aria maliziosa.
‘Beh, sai, mentre me lo succhiavi pensavo che da un momento all’altro ti avrei voluto girare per mettertelo nel culo, che tu volessi o no, ma poi sono venuto e non l’ho più fatto, per tua fortuna’.
‘Perché per mia fortuna?’ risposi.
‘Perché te l’avrei fatto anche se tu non avessi voluto, ero troppo infoiato’.
‘Ah si?’ risposi io, ‘e dimmi, nelle tue fantasie io voglio o no?’
‘Assolutamente no’ mi rispose, ‘ti tiri indietro, non vuoi più, opponi resistenza ma io riesco a girarti, a metterti a pancia in giù, a salirti sopra e a infilartelo, tu mi chiedi di smettere ma io ti fotto fino a venirti dentro, e già che ci siamo ti confesso un’altra cosa: qualche volta facendo il culo a qualche ragazza ho pensato a te’.
‘Non so se essere lusingato o schifato’, risposi, poi mi alzai, presi i piattini dove erano appoggiati i panini che nel frattempo abbiamo mangiato con la scusa di portarli al bancone e gli passai vicino mentre era ancora seduto, strusciando apposta il culo contro la sua faccia dando la colpa al passaggio stretto.
Si alzò e si avvicinò al bancone anche lui dicendo: ‘offro io’ ed io risposi: ‘ci mancherebbe altro! Il modo migliore per finire in bianco &egrave far pagare il pranzo o la cena alla zoccola che vuoi portarti a letto’.
Mi sorride, allunga venti euro alla cassiera e mi dice: ‘beh dai, me la sto cavando con un panino’.
‘C’&egrave ancora la cena’, risposi, ‘e ti costerà molto perché sarà a base di pesce’.
‘Si si’ disse, ‘te lo do io il pesce stasera’.
Lo salutai con un sorriso malizioso e me ne tornai al mio stand.
Il pomeriggio sembrava non finire mai, forse perché ero già in calore e non vedevo l’ora di salire in camera e farmi sbattere da Emanuele. Mi eccitava molto il fatto che mi raccontò circa la sua fantasia nella quale io non volevo e lui mi prendeva con la forza, tra l’altro sebbene io non sia certo di corporatura minuta di fronte a lui, che &egrave alto più di due metri e peserà 130 Kg di muscoli, dubito che riuscirei ad opporre resistenza se decidesse di farmi qualcosa che io non voglio.
Arriva finalmente la sera, Emanuele mi raggiunge allo stand, chiudo tutte le mie cose nello sgabuzzino, usciamo dalla fiera e ce ne andiamo verso l’albergo a piedi, tanto &egrave poco distante.
Entriamo alla reception, lui consegna i documenti poi mi avvio verso l’ascensore e lui mi dice: ‘facciamo le scale’.
‘Perché?’ rispondo io.
‘Perché voglio starti dietro e guardarti il culo mentre sali’.
Annuisco e mi avvio verso i due piani di scale che ci separano dalla stanza, lui &egrave dietro di me e l’idea che stia già fantasticando sul mio culo mi eccita molto.
Arrivati in camera la doccia del bagno &egrave molto piccola e assieme non ci stiamo altrimenti sarebbe stato un bell’inizio, così gli dico di andare per primo mentre compilo un paio di dati su dei documenti relativi alla fiera. Fa prestissimo ed esce con un asciugamano attorno alla vita avvicinandosi a me ancora seduto allo scrittoio, dietro quell’asciugamano c’&egrave il suo cazzo, lo stesso cazzo che succhiai molti anni fa e lo stesso che mi sfonderà il culo fra poco, gli sfilo l’asciugamano, afferro il suo arnese con una mano, apro la bocca e lo assaggio, lui mi lascia fare e subito gli diventa duro. Mi alzo dalla sedia, lo lascio li col cazzo in tiro e mi dirigo sculettando maliziosamente verso la doccia.
Apro l’acqua e mi lavo bene, vedo che la cornetta ha le regolazioni fra cui quella con il getto forte così per prepararmi meglio me l’appoggio al culo, rilasso i muscoli e mi spruzzo dentro un bel po’ d’acqua finché riesco a trattenerla. Esco dalla cabina doccia, mi siedo sul water e scarico tutto, poi torno dentro e rifaccio la stessa cosa per tre o quattro volte in modo da essere pulito per bene.
Finisco di lavarmi ed esco dal bagno trovando lui &egrave sul letto disteso a pancia in su che mi aspetta col cazzo in mano, senza troppi complimenti gli salgo sopra a cavalcioni ma senza infilarmelo dentro per adesso, però mentre parliamo e definiamo i dettagli mi strofino per farlo arrapare ben bene.
‘dunque vorresti che io non voglia?’ gli chiedo.
‘Beh, quella &egrave una mia fantasia, sai che non farei mai del male a nessuno’.
‘Lo so’ rispondo, ‘per questo mi fido, stabiliamo una parola d’ordine, se la dico significa che non voglio davvero, altrimenti ogni no, ogni preghiera di smettere, ogni lamento, saranno parte del nostro gioco, ti va?’.
‘Certo che mi va!’ esclamò, ‘la parola d’ordine sarà quinta B, come la classe che frequentavamo quando mi facesti quel pompino e ti riempii la bocca di sperma’.
Mi alzai da cavalcioni al suo cazzo e presi nella valigia la crema che usavo per giocare col mio vibratore, iniziai a spalmarmela sul culo e mi chiese se dato che ero così organizzato avevo anche dei preservativi, risposi di si ma aggiunsi: ‘avresti usato il preservativo quella volta?’
‘No’ rispose seccamente lui.
‘E allora perché dovremmo usarlo questa volta? Tra l’altro se io non voglio mentre te lo metti mi dai il tempo di scappare, non ti pare?’.
‘Hai ragione’ mi rispose.
Cominciammo a giocare a far la lotta sul letto e lui, essendo un gigante, ovviamente aveva la meglio. A un certo punto mi prese e mi mise a pancia in giù sulle sue ginocchia e cominciò a sculacciarmi energicamente e mentre lo faceva mi diceva: ‘sei stato cattivo, mi hai fatto il pompino, mi hai fatto eccitare poi non mi hai dato il culo, non si lasciano le cose a metà, adesso ti sistemo come si deve’, poi cominciò a frugarmi con le dita nel buchetto mentre io lo pregavo di smettere. Questo lo eccitava molto ed eccitava anche me.
Riuscii a divincolarmi ma lui mi afferrò e mi costrinse a inginocchiarmi ai piedi del letto, si mise dietro di me, mi costrinse a piegarmi in avanti e iniziò a puntarmi la cappella contro il buco del culo.
Il suo cazzo era proporzionato alla sua mole quindi riceverlo così, senza preparazione, non era facile. Iniziò a spingere e mi fece talmente male che non so nemmeno io come ma riuscii a divincolarmi per la seconda volta e scappai in fondo alla stanza tenendomi il culo con una mano come se la cosa alleviasse il dolore. Lui scavalcò il letto, mi raggiunse, mi afferrò e mi sbatté sul materasso a pancia in giù, salì sopra di me e mi bloccò col peso del suo corpo, con una mano guidò il suo cazzo fra le mie chiappe, appoggiò la cappella e cominciò a spingere ma io non ero pronto.
‘Quinta B! Quinta B’ urlai per farlo smettere.
‘Troppo tardi, mi spiace’ rispose lui.
Mi mise una mano sulla bocca per impedirmi di urlare e l’altra la passò sotto di me afferrandomi il petto come se avessi delle tette da strizzare, spinse deciso ed entrò facendomi letteralmente vedere le stelle.
Io non potevo urlare perché la sua mano mi tappava la bocca, cominciavo ad essere impaurito perché avevo pronunciato la parola d’ordine e lui non aveva rispettato l’accordo.
Ad intervalli regolari mentre io rantolavo con la sua mano che mi teneva tappata la bocca lo spingeva un po’ più dentro finché mi disse: ‘ecco, adesso sono dentro, sto fermo un po’ perché ti abitui poi comincerò a muovermi, con la mia ex ragazza facevamo sempre così, ed &egrave con lei che pensavo a te’.
Cominciò a baciarmi sul collo e sulle spalle ma con la mano mi teneva sempre tappata la bocca, poi cominciò a muoversi su e giù dentro di me e quel coso era davvero enorme, inoltre ad ogni colpo, grazie alla sua mole, sembrava che dovesse mandarmi in orbita.
Ormai non faceva più male, mi ero abituato e adesso la cosa era anche molto piacevole, ma se avessi smesso di recitare la parte avrei rovinato tutto ed ero contento che non si fosse fermato sentendomi pronunciare la parola d’ordine.
A un certo punto tolse la mano dalla mia bocca e mi chiese ‘tutto bene?’
Non risposi, afferrai la sua mano e me la rimisi sulla bocca facendogli capire che mi piaceva così.
‘Ah, ti piace essere presa con la forza, eh puttanella?’ iniziò a dirmi.
‘Ma adesso te la faccio passare io la voglia di dirmi che non vuoi’ e mentre diceva queste parole il ritmo dei colpi aumentava.
Poi tolse di nuovo la mano dalla mia bocca e mi chiese: ‘posso venirti dentro?’
Non risposi di nuovo e di nuovo afferrai la sua mano rimettendomela sulla bocca, a quel punto con la testa feci cenno di si, lui mi scopò ancora un po’ poi mi venne dentro.
Sentii la sua sborra calda invadere prepotentemente il mio intestino mentre il suo cazzo pulsava e ancora si muoveva su e giù, poi si fermò, tolse la mano da davanti alla mia bocca e sfilò il braccio col quale mi cingeva il petto appoggiando i gomiti sul materasso per alleggerirmi un po’ del suo peso, nel frattempo il suo cazzone si stava sgonfiando dentro di me.
‘Scusa’ mi disse.
‘E di che?’ risposi io
‘Per non essermi fermato quando me l’hai chiesto’ rispose lui.
Mi voltai indietro, lo guardai in faccia e gli dissi: ‘non hai idea di quanto sia felice che tu non mi abbia dato retta, e adesso baciami bastardo, se hai il coraggio’.
Mi baciò in bocca e io ricambiai, si sollevò un po’ sulle braccia e sulle gambe per far si che io da sotto di lui potessi girarmi a pancia in su, poi si appoggiò nuovamente su di me ‘alla missionaria’ e rimanemmo li a limonare.
Avevo le gambe aperte e il suo cazzo cadeva fra le mie cosce fino a toccare il lenzuolo, potevo sentire la sua cappella sgonfia che toccava il mio buco del culo.
Dopo un po’ si tolse da sopra di me e si stese di fianco chiedendomi: ‘e tu?’
‘io cosa?’
‘Tu non sei venuto, come ricambio? Non ti aspetterai un pompino o di farti il mio culo!’.
‘Adesso ti faccio vedere’ gli risposi.
Mi misi con la testa appoggiata sul suo ventre, come quella volta in gita scolastica, e cominciai a succhiargli il cazzo sentendolo nuovamente crescere nella mia bocca.
Quando fu bello duro me lo tolsi di bocca e mi rimisi a cavalcioni sopra di lui, guidandolo verso il mio buco con la mano e impalandomici sopra fino quasi a sedermi sulle sue palle.
Cominciai a fare su e giù sul suo cazzo per un po’, poi mi sfilai, mi misi a pancia in su sul letto, alzai le gambe e lui capì subito cosa volevo, mi afferrò i polpacci, se li caricò sulle spalle e mi penetrò di nuovo.
‘Fammi male!’ gli dissi.
Iniziò a scoparmi energicamente e io sentivo il suo cazzo che sbatteva contro la mia prostata, ero li li sul punto di venire ma non riuscivo a lasciarmi andare, avrei potuto menarmelo ma venire col culo mentre mi scopano, senza toccarmelo, &egrave una cosa che mi piace troppo e non volevo perdermela.
Poi mi afferrò per i fianchi e mi fece appoggiare i piedi alle sue spalle costringendomi a trovarmi quasi con le ginocchia al petto, continuava a muoversi dentro di me e darmi dei colpi molto energici ad ogni uno dei quali io gemevo forte per un misto fra dolore e infinito piacere.
‘Guardati, come stringi le lenzuola con le mani, sei proprio in calore’, mi disse, e in quel momento il mio cazzo sputò un forte getto di sperma che mi annaffiò tutto il petto, fu un orgasmo lungo ed intenso, sconvolgente, dopo il quale gli chiesi di fermarsi un attimo.
Tolse educatamente il suo cazzo dal mio culo, lo avvicinò alla mia bocca che aprii e cominciò a menarselo, io ero li, sotto di lui come una puttana a bocca aperta che aspettavo di ricevere il suo schizzo in bocca o in faccia, ma non riusciva a venire così gli afferrai il cazzo e cominciai a fargli un pompino da manuale.
Dopo un po’ che lo spompinavo e lui non veniva gli chiesi: ‘tutto ok’?
‘Si’ rispose lui, ma sono venuto da poco e ci vorrà tempo, ti va di rimetterti a pancia in giù con le gambe chiuse e farti venire ancora nel culo?
Senza discutere mi stesi sul letto a pancia in giù e con le mani mi divaricai le natiche per mostrargli il buco, lui si sedette a cavalcioni delle mie cosce e cominciò a strofinarci contro la cappella, ogni tanto entrava poi lo estraeva e se lo menava finché, proprio appena tolto e mentre se lo stava menando, lo sentii schizzarmi sul buco, sulle natiche e sulla schiena.
‘Wow! Come nei film porno!’ mi disse.
Ci stendemmo tutti e due su un fianco e lui si mise dietro di me, mi abbracciò e ci addormentammo esausti.

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