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Racconti Gay

Visita medica anale

By 26 Ottobre 2018Dicembre 16th, 2019No Comments

Giuro che questa è una storia vera, a parte i nomi cambiati.

 

Premetto che sono eterosessuale, sposato felicemente, e ho sempre avuto una vita sessuale attiva con diverse donne. Ho sicuramente molta curiosità e fantasia, amo i giochi erotici con la mia compagna, sono aperto di vedute. Ma a parte un po’ di autoerotismo e qualche remota fantasia non ho mai avuto esperienze omosessuali né ne ho mai sentito il bisogno.

 

Ma è successo questo. Avevo 35 anni e da tempo provavo dei disturbi “di pancia” che mi hanno spinto a farmi visitare da uno specialista, poiché dopo vari esami non venivo a capo di certi fastidi. Ma non è importante. 

 

Mi ero trasferito a Parma dal sud Italia, per via di un nuovo lavoro. Ero da poco in città, non conoscevo nessuno e quindi ho dovuto cercare il primo specialista che ho trovato su internet e che fosse vicino a casa.

 

Prendo appuntamento, e vado finalmente in studio da questo dottore. È un uomo di circa 50 anni, basso, di corporatura normale, con un viso pulito e occhi penetranti. Mi accoglie mettendomi a mio agio nonostante gli debba parlare di problemi imbarazzanti. Si dimostra molto esperto, e con grande professionalità mi fa un’infinita serie di domande che aiutano a capire il problema. Poi mi prescrive una serie di esami, e infine si propone di farmi una visita di osservazione diretta all’ano.

 

Mi fa stendere sul suo lettino posizionandomi su un fianco, in posizione fetale. In questo modo ho i pantaloni abbassati, e sono comodamente appoggiato lungo la coscia, rilassato. Ho una certa apprensione non solo perché, come è ovvio, non posso vedere quello che vede lui, ma anche perché naturalmente ho paura di eventuali esiti.

Lui si pone dietro di me, indossa dei guanti e inizia a osservarmi.

 

“Sì, si vedono alcuni segni di irritazione probabilmente causati da stress, non vedo niente di grave. Al massimo se i fastidi aumentano posso prescrivere una pomata per lenire il dolore. Ma da questo punto di vista non c’è da preoccuparmi.”

 

“Meno male” dico io, sollevato.

 

“Adesso, se vuoi, posso fare una visita alla parete interna”, mi dice lui. Io non ho alcun motivo per sottrarmi, lui parla con estrema calma e fiducia, e la visita fin qui si è dimostrata piacevole e utile.

 

“Certo” gli dico con tranquillità.

 

“Bene, allora aspetta che prendo un lubrificante”. Lo sento armeggiare con qualcosa, barattoli o altre cose. “Aspetta ancora un momento…” a questo punto mi sembra di scorgere con la coda dell’occhio che si è allontanato dal lettino per andare verso la porta. Dopo scoprirò che l’ha chiusa a chiave.

 

Ritorna dietro di me.

“Adesso ti spalmo un lubrificante, sentirai un po’ freddo. Dimmi se ti dà fastidio”

 

Sento una crema fredda massaggiarmi l’ano, ma mi lascia indifferente.

 

“Tutto bene?” mi chiede.

“Tutto bene” rispondo.

Mi massaggia con le dita lo sfintere, quindi mi dice “Adesso entro dentro. Ti chiederò di spingere verso di me, come se dovessi andare di corpo. Questo faciliterà l’ingresso.”

Io eseguo, obbediente. Spingo, e sento il mio corpo cedere immediatamente grazie al lubrificante. Il suo dito entra dentro di me, fino in fondo.

Sussulto, e mi scappa un sospiro.

“Ti fa male?”

“No” dico io. Ma ho la voce un po’ esitante. Sento che si muove dentro di me.

“Qui è tutto a posto. La parete è morbida, liscia. Non hai niente. Provo a sentire la prostata.”

Sento ancora un movimento. Istintivamente mi irrigidisco, ma il lubrificante paradossalmente trasforma la mia rigidità in mollezza, e lui scivola ancora più a fondo. Il pene mi si inturgidisce. Penso “oddio chissà se se ne accorge” ma me ne frego. 

“La prostata è perfetta, morbida, piccola. Sei giovane e sano” mi dice.

“Bene” dico io, e mi accorgo che non ho voce.

Lui intanto continua a muovere il dito dentro di me. Io sento il mio corpo liquefarsi. Lui si muove, e per un momento nessuno dice niente. La stanza è immersa nel silenzio, soltanto lui che si muove dentro e i miei sospiri che si fanno più affannosi. La situazione è strana: la visita è finita, ma lui continua a toccarmi con lentezza. Mi sta molestando, penso. Sta approfittando di me. Ma non riesco a liberarmi. È troppo bello. È troppo bello, ammetto.

“Ti sto facendo male?” mi dice.

“No…” sussurro io. Sto ansimando. Il cazzo è duro. Sto perdendo i sensi. Mi accorgo che non ho più il controllo di me. Sto provando un piacere immenso.

Mentre lui è dentro di me, mi accorgo di provare un piacere immenso.

Passo la lingua sulle labbra. Ormai so che mi ha visto, so che ha capito che non ho più resistenze. Lascio andare un gemito più forte, per comunicargli che sono completamente in sua balia.

Lui allora continua a fare finta di niente.

“Provi dolore?” sapendo perfettamente la risposta.

“No” dico io “Anzi è piacevole. È molto bello.”

Lo sento allora insistere dentro di me, ormai mi sta scopando.

“Quante dita stai usando?” chiedo all’improvviso.

“Uno solo” mi dice lui. Poi: “Vuoi che provi con due?”

Io impazzisco. Sento il culo che mi si dilata ancora di più.

“Sì ti prego” biascico. Allora sento lui che mi apre ancora, e infila un secondo dito. Mi sento pienissimo, aperto, in suo possesso.

Gemo ancora.

“Ti piace?” mi dice, e adesso sento che sta ansimando anche lui.

“Sì, dio sì. Ti prego, sì.”

“Non l’avevi mai fatto?”

“No… sì, cioè, da solo, qualche volta. Ma mai così.”

Il cazzo mi pulsa, ma non mi importa più. Lascio scivolare le mutande ancora più giù, per scoprirlo tutto. Sono tentato di toccarmelo, ma ho paura che se lo faccio inizio a venire. Invece voglio che questa cosa duri all’infinito. Per sempre.

Mi porto allora le mani sotto la camicia, e inizio a pizzicarmi i capezzoli. Lui intanto ha perso la flemma iniziale. Mentre mi scopa con le dita, con l’altra mano mi accarezza il sedere.

“Hai un culo bellissimo” mi dice.

Io non rispondo, ormai sto singhiozzando. Mi chiedo se si sta masturbando, ma no, perché sento entrambe le sue mani sul mio culo.

Non ho mai provato niente di simile.

Continuo a leccarmi le labbra, devo essere uno spettacolo indegno: due dita nel culo, la bava che mi cola dalla bocca, il cazzo che gocciola, le mani che mi tirano i capezzoli.

Voglio che mi scopi. Voglio che mi svergini e mi faccia urlare.

Ma purtroppo non faccio in tempo.

Lui esce, senza preavviso.

Io sono scosso, sorpreso.

Sento che si sfila i guanti e li butta via.

“Bene, abbiamo finito” dice, tornandomi davanti.

Io sono scioccato, ancora confuso. Mi chiedo se si sia fatto un sega. Guardo i suoi pantaloni, sono chiusi, intuisco appena il cazzo duro sotto. Cazzo, quanto lo voglio in bocca! Perché ha smesso?

Non oso guardarlo in faccia. Lui torna alla scrivania e mi scrive una cosa su un foglio.

Carico di vergogna, mi rivesto, tremando.

Scendo dal lettino e mi accorgo che le ginocchia sono molli.

Camminando come uno zombie, vado verso la porta. Lui mi porge un biglietto.

“Quando arrivano gli esami, ci sentiamo per telefono. Intanto qui c’è il mio numero, per ogni evenienza.”

Guardo il suo biglietto da visita. Poi vedo che apre la porta – che aveva chiusa a chiave! – e mi dà la mano.

“Arrivederci, a presto!” mi dice gioviale.

Io lo saluto balbettando e vado via.

 

Esco per strada e faccio fatica a deglutire. Respiro l’aria fresca, ancora stordito e leggero. Mi sembra di volare. Non riesco a fare più di cinquanta metri, finché prendo il suo biglietto e prendo il telefono: compongo il numero e gli scrivo un messaggio:

“La visita è stata meravigliosa. Facciamola di nuovo. La prego.” Mi piace quella chiusura, così supplice, così sottomessa.

Invio il messaggio.

La risposta arriva subito.

“Torna domani.”

 

Lo leggo, e so che una nuova porta del paradiso mi si è appena aperta.

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