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Racconti erotici sull'IncestoTrio

213 . La giovane Loredana, il nonno e lo zio Marcello

By 18 Marzo 2015Dicembre 16th, 2019No Comments

Lisa, questo è il mio nome. Ho trent’anni e vorrei raccontarvi alcune cose successe dopo una triste telefonata.

La settimana scorsa, ricevetti una telefonata da parte della mamma che mi diceva che anche il nonno era mancato. Infarto. A ottantacinque anni mentre si trovava nell’orto a zappare la terra, si era accasciato di schianto ed era morto all’istante. Funerali dopo due giorni. Assieme a mio marito ed alla mia bimba di 18 anni, siamo entrati in quella grande vecchia cascina ora completamente vuota. Nella camera da letto, il catafalco e la bara ancora aperta del nonno; un ultimo saluto, un bacio in fronte e una carezza, poi gli addetti delle pompe funebri hanno chiuso la bara. Dopo il funerale, salutammo i parenti, fra i quali mia madre e mio padre, che subito appresso se ne tornarono dritti-dritti in città e quindi a casa loro. Mi sembrò in quella occasione di notare da parte di mia madre una certa marcata indifferenza per la morte di suo padre. Non tutti testimoniano il dolore allo stesso modo e quindi lasciai che questa strana impressione mi scivolasse addosso senza lasciare traccia.

Noi invece tornammo alla cascina e decidemmo di trascorrere lì qualche giorno di vacanza. Fresco l’ambiente della casa, nonostante l’agosto bollente, fra quelle spesse mura antiche un sapore di campagna ed una temperatura che nulla avrebbe da invidiare a quella ottenuta tramite un condizionatore.
Il pomeriggio del giorno seguente, mentre la bimba e mio marito dormivano beati, io salii la scricchiolante scala in legno ed entrai nel solaio. Polvere e ragnatele dappertutto, un baule con i bordi dorati con sopra posata una vecchia e malandata bicicletta. Ai lati un antico armadio con una opaca specchiera centrale, a fianco delle sedie impagliate e ampiamente sfondate. Dalla parte opposta un cavallo a dondolo in legno dai colori che un tempo erano appariscenti ed estremamente vivaci, mentre, appoggiata al muro, una finestra in legno smaltata di bianco con un paio di vetri rotti, poi ancora, uno scaffaletto con dei barattoli di vernice e sopra ad essi dei pennelli duri come lo stoccafisso. Sempre sullo scaffale, di lato, chiuso in un cellophane impolverato, un proiettore, di quelli ancora con le bobine con su avvolte le pellicole. Completavano poi il fatiscente arredamento una panchetta di legno ed alcuni rotoli di tubo flessibile nero posati sul pavimento. Presi la panchetta la spolverai alzando una nuvola che quasi mi soffocò e, dopo avere tolto da sopra il baule la vecchia bicicletta arrugginita, mi sedetti sulla panchetta a fianco della cassapanca. Sollevai il coperchio e sopra ad ogni altra cosa trovai una pesante coperta di tipo militare che sollevai e posai in terra. Vidi che vi erano diversi libri, in buone condizioni ma un po’ ingialliti dal tempo. Sotto ad essi plichi e buste colme di fotografie ed una scatola metallica, di quelle che in origine contenevano i buonissimi biscotti della nonna, sotto al coperchio della quale trovai molte altre fotografie. Iniziai a sfogliarle con curiosità, la prima mi mostrava mia madre, fotografata forse da suo padre, quando era appena nata e succhiava il latte da una tetta della sua mamma, poi altre, più o meno dello stesso tipo e con raffigurato lo stesso soggetto. Posai quel mucchietto di foto sulla coperta in terra e presi in mano un album rilegato in pelle rossa, lo aprii e sotto al cellophane trasparente vidi delle fotografie in bianco e nero dal bordo frastagliato , dove si vedeva ancora la mia neonata genitrice nuda sul lettone dei miei nonni con la patatina ed il sederino al vento. Poi centinaia di altre fotografie, esse tracciavano la crescita fisica e somatica della mia bellissima mamma. Io le somiglio in tutto, anche nella precocità dello sviluppo, nel seno piuttosto sodo e voluminoso, nelle gambe ben tornite ed affusolate, nel viso mediterraneo, nei capelli scuri e lievemente ondulati, negli occhi espressivi scuri come la pece ed a volte imperscrutabili e misteriosi, nel ventre piatto, nella peluria del pube, folta e nera, nella forma speciale, tonda e sporgente del sedere, insomma in tutto e per tutto io sono la sua clonazione, la sua identica ripetizione.
In una busta gialla trovai moltissime altre immagini, sempre in bianco e nero, scattate in diversi campi nudisti dove i miei nonni erano soliti trascorrere le loro vacanze. Il nonno con il suo bel pisellone al vento e la nonna che nonostante la pelle non più tanto tesa, si mostrava tranquillamente nuda. Il nonno, abile fotografo la immortalava con le gambe aperte e con il sedere ben esposto. Queste foto mostravano pose non del tutto naturali, sembravano piuttosto studiate da un vero regista, che dispone la modella in modi piuttosto provocanti e sensuali.
Altre foto, sempre con mia madre, quando ancora aveva sei anni, assieme ai genitori, anch’essa nuda mentre con il culetto in aria, inginocchiata sulla sabbia, scavava una buca e con la paletta riempiva il secchiello. Su un’altra immagine ancora lei, ancora in un campo nudista, mentre passeggia con un ragazzino. Sulla foto, a penna, una scritta: Monica 9 anni. Vedo che ha già sul pube una leggera ombra di peli scuri, noto anche le tettine che giudico di prima misura, mi accorgo che ormai i suoi fianchi sono quasi del tutto pieni ed osservo, con una punta di malizia, che il suo sguardo curioso cade sul pisello del suo piccolo amico. La normalissima scoperta delle diversità tra un maschietto ed una femminuccia
Ancora foto sue, sempre in un circolo nudista, più grandicella, una di queste recita: Monica 12 anni. In questa foto in posa assieme al nonno ed alla nonna si nota ancora il grosso pisello del nonno, la nonna con indosso un copricostume legato a vita e la mamma naturalmente e naturisticamente nuda con un folto boschetto di peli scuri e le tette ormai di terza misura.
Ancora un plico voluminoso e altre foto della mamma e dei nonni, alcune scattate davanti a monumenti che la collocano a Roma davanti al Colosseo, oppure a Londra di fronte a Buckingham Palace e altre ancora in un ignoto campo nudista dove si vedono i soggetti completamente in costume adamitico. La mamma sedicenne assieme ad altre persone, giovani e meno giovani, con una fascia ed il numero 28 scritto in rosso sulla pancia. Sembra un concorso di bellezza, lei è bellissima e formatissima, la figa parzialmente depilata ed il seno di quarta misura sodo e sollevato in alto che combatte, vincendo, la legge di gravità.
Poi una busta di colore nero, sigillata e con su scritto: Foto private. La apro, sollevando con l’unghia del mignolo un lembo e facendo attenzione a non lacerarne l’involucro. Estraggo le foto che ci sono all’interno e resto di stucco. Arrossisco da sola, mi pare un incubo, vedo mio nonno con mia madre, quand’era all’incirca diciottenne, seduta in braccio, la schiena di lei appoggiata al torace di lui e fra le sue gambe aperte il cazzone duro del nonno che spunta orgogliosamente. E’ una foto pornografica, lei ancora piccola, lui maiale ed incestuoso. Sfilo la prima foto da sopra e la faccio scorrere sotto al mazzo. Nella seconda c’è la mano del nonno fra le cosce della mamma, le sta toccando la quasi implume fighetta, lei ha il viso ridente e divertito, la boccuccia semiaperta e l’aspetto goduto. Faccio ancora scorrere; lei girata di schiena, piegata in avanti, con le gambe divaricate e tese, il culo in primo piano e la sua bocca che circonda ed inghiotte la cappella del nonno. La faccia goduta in questa foto ce l’ha lui, il capo rovesciato parzialmente all’indietro, gli occhi chiusi e la mano destra appoggiata alla nuca di mia madre. Mi domando: Ma se lui è lì che se lo fa succhiare e lei sta lavorandogli il cazzo, chi sarà stato a fare la fotografia? E poi anche quelle prima, il fotografo chi era? Autoscatto? Oppure qualcuno compiacente che si dilettava facendo foto pornografiche? La risposta mi arrivò dopo la quinta o sesta foto. La nonna, nuda con le cosce spalancate e mia madre che ancora volta con le spalle all’obbiettivo succhia il seno alla sua mamma. In tre, si divertivano in tre, marito moglie e figlia. Mi sento calda fra le gambe, le apro, sfioro le mutandine e le sento bagnate. Maria Vergine, eccitata e fradicia per delle foto schifosamente incestuose, proibite e volgarmente pornografiche!!! Lascio le scottanti foto nel baule, non lo chiudo nemmeno, mi alzo in piedi e scendo rapidamente le scale, entro in camera e vedo che ancora mio marito e la mia bambina dormono. Agitata, con il respiro affannoso sposto il lenzuolo, mi appoggio sul letto e mi distendo, poi mi copro e tento di recuperare il mio consueto aplomb. Guardo mio marito, il suo viso serafico mi fa capire come per lui sarebbe impossibile comportarsi in quel modo con la sua piccola Annetta. Ribrezzo, povera la mia mamma, forse per questo che non aveva manifestato alcun dolore, non aveva versato nemmeno una lacrima per l’improvvisa morte di suo padre. Un aguzzino, un maiale ed uno sporco aguzzino ecco cos’era il nonno e lo era stata pure la nonna. Lei che predicava le buone maniere, che rifulgeva dal peccato, che quando ero piccola e andavo da loro in vacanza mi controllava affinché non frequentassi cattive compagnie, lei era complice ed era pure consenziente.
Mi addormento in un sonno agitato, quando mi sveglio sono sudata e mio marito non c’è, anche Annetta è sparita, mi alzo, devo fare la pipì, vado in bagno e Massimo è in piedi che fa la pipì, Arianna invece si sta lavando i denti. Non so perché, ma senza un vero motivo mi inalbero, e rivolgendomi a mio marito gli dico ‘

‘Max, ma ti pare il caso di pisciare davanti alla bambina???’

Lei si gira mi guarda stupita e ‘

‘Mami, da quando ci sono queste limitazioni?? Ho sempre visto papi nudo, e ci siamo sempre visti tutti mentre facciamo la pipì e adesso cos’è successo?? Ma stai bene?? Mi sembri sconvolta!!!’

Massimo scrollandosi il cazzo ‘.

‘Già mi pare pure a me!!!’

‘Beh le cose cambiano, tu non sei più una bambina e quindi ‘..’

‘Quindi cosa mamma? Per me le cose vanno benissimo così! E poi, quando andremo di nuovo nei campi nudisti cosa faremo?? Ci mettiamo le mutande???’

‘Già, appunto !!!’

‘Ooohhhh lasciatemi stare va bene?? Oggi gira così!!!’

Me ne vado , esco dal bagno infuriata, in fondo non so nemmeno io perché, so invece che loro hanno ragione, ma io nella mia mente vedo scorrere le immagini di mia madre e del suo papà in atteggiamenti inequivocabili. Fluisce nei miei occhi il film e ancora flash con la mia mamma ancora ragazzina che se lo prende nel culo da suo padre, da colui che era, fino a pochi giorni or sono, il mio dolce e caro nonnino.
Penso al cazzone di mio marito dentro alla piccola vulva di mia figlia poco più che diciottenne, la vedo piangente, con il viso contratto in una smorfia di dolore e lui, suo padre, sorridente e goduto che la penetra a fondo nello sfintere anale.
Risalgo le scale e riapro il baule, butto a terra la busta nera, vedo sotto una bobina con sopra arrotolato una pellicola, poi altre bobine ed altre ancora. Ne srotolo una la metto controluce, i soggetti sono parzialmente cambiati, assieme al nonno ed alla nonna c’è lo zio di mia madre, il fratello ancora vivente di mio nonno. Mi rammento in quell’istante del vecchio proiettore sullo scaffale. Lo prendo e lo libero dal nylon che lo avvolge, sembra nuovo talmente è ben tenuto e preservato dagli agenti esterni. Geloso, questa è la marca; mi guardo attorno in un angolo una presa, infilo la spina e vedo una lucina verde accendersi, prendo una delle bobine incriminate e la piazzo sopra, bisticcio un po’ con la pellicola fin quando riesco a farla passare fra i rullini dentati. Dirigo il raggio di luce contro il muro bianco e poi premo ‘play’. Su una sedia zio Marcello, è nudo dalla cintola in su, sotto indossa un paio di lunghi mutandoni a quadretti rossi e bianchi di quelli con la patta per far uscire il cazzo. Il ronzio del proiettore è piuttosto forte e fastidioso. Le voci sono disturbate ed i suoni in genere sono gracchianti. Ma si sente la voce dello zio che dice ‘

‘Loredana vieni qui, vieni a giocare un po’ con il tuo zietto ”

Vedo mia madre con una corta gonnellina rossa e una camicetta bianca piuttosto ampia che entra nel campo visivo. Di spalle mentre cammina verso lo zio Marcello, poi si solleva la gonna e se la toglie, resta con indosso delle mutandine rosa, le abbassa e chinandosi in avanti mi mostra il culetto tondo e sporgente e fra le gambe la tenera spaccatella chiusa. Poi indovino che si stia sbottonando la camicetta ed infatti vedo che se la sfila dalle braccia e la butta a terra. Riconosco l’ambiente in quel momento, è la camera da letto di mia madre e mio padre. Sotto la leggera camiciola, Loredana, colei che sarebbe diventata mia madre, ha una canottierina bianca di cotone, con le spalline larghe ricamate. Le manone dello zio la attirano a se, le tolgono l’ultimo indumento e mia madre rimane finalmente nuda. I capelli raccolti in una spessa treccia scura legata in fondo con un elastico nero, che le sfiora le natiche. Lui la fa girare, la vedo in viso, è ancora giovanissima sui diciotto anni circa. La lascia in piedi fra le sue ginocchia aperte, armeggia con le mutande poi la solleva e vedo che lui si tiene in mano il grosso cazzo e lo guida contro la fighetta della sua nipotina Loredana. Una voce fuori campo, quella di mio nonno, che invita suo fratello a darsi da fare ‘

‘Dai ficcaglielo dentro a ‘sta puttanella !!’

Zio Marcello ride sguaiatamente e chiede a mio nonno ‘

‘Nel culo o nella figa???’

‘Dove vuoi tu, tanto è aperta ormai !!!’

‘Bella bambina lo vuoi nel culetto il cazzone dello zio???’

La vocina cristallina di mia madre che supplica ‘

‘No zio, no, nel culetto no, mi fa tanto male!!!’

La schiena nuda ed il culone altrettanto nudo di mio nonno impallano l’obiettivo, poi si avvicina alla piccola Loredana, le mette una mano dietro la nuca e la fa abbassare per farsi succhiare il cazzo. Non contento del gesto glielo ordina pure ‘

‘Troietta succhiami il cazzo !!!’

La troietta piange, frigna con la bocca piena e succhia il cazzo a suo padre. Le gambe divaricate di mio nonno mi permettono di vedere che lo zio maiale sta cercando di ficcare dentro al culetto la sua grossa cappella. Pigia forte e tenendola per i fianchi la spinge contemporaneamente verso il basso. Un mugolio di dolore e lei che tenta di divincolarsi ‘.

‘Stai ferma cazzo!!!! Prenditelo in culo e stai ferma puttanella!!!!’

Senza alcun riguardo la attira sempre di più verso il basso, io vedo i coglioni che toccano contro le chiappette di mia madre comprendo che il grosso membro deve aver raggiunto il fine corsa.

‘Ciucciami la cappella che ti sborro in bocca maiala!!!!’

‘La sborro anch’io in culooooo!!!!!’

‘Dai riempiamola di sborra, riempiamolaaaaaaa ”.’

‘Siiii, prima o poi le sborriamo anche in figa così la mettiamo incinta ‘sta piccola vacca da monta!!!!’

‘Sborrooooo ” sborrooooo ‘ beviiii ‘ beviii i troiaaaaaa ‘. Aaaahhhhhh ‘ aaaahhhhhh ‘ aaaahhhhh ‘..’

‘Ti riempio il culoooo, sborroooo ‘ sborroooo ” aaaahhhhhhhhuuummmmmmm ”’..’

Le immagini sul muro scompaiono e sento il battere rumoroso della pellicola che gira a vuoto. Spengo e rimetto il proiettore sullo scaffale, mi sento il viso e le orecchie infuocati, le mani e le gambe mi tremano, la mia intimità è fradicia, mi schiarisco la voce, poi poso le bobine nel baule e scendo giù. Vado in bagno, mi faccio un bidet, sono eccitata da morire, ma perché? Perché mi bagno a vedere ‘ste cose orripilanti. Non riesco a non masturbarmi, mi faccio un ditalino, vengo quasi subito, mi allago le dita con i miei umori, poi me la rinfresco, quindi apro la porta e sbircio fuori, non c’è nessuno, allora esco e me ne vado in cortile a prendere una boccata d’aria fresca.
Sarà una settimana di filmini pornografici ed incestuosi? Come si fa a coinvolgere una tenerissima figlia in una situazione così peccaminosa? Potrei io farlo assieme a mio marito con la nostra bambina? No penso proprio di no. Almeno, lo spero vivamente.

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