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Racconti erotici sull'Incesto

Agli ordini, Capitano!

By 1 Febbraio 2012Dicembre 16th, 2019No Comments

Marco se ne stava stravaccato sulla branda dopo aver finalmente terminato il servizio di guardia. Marco, e non solo lui per la verità, odiava fare le guardie poiché il servizio durava una settimana ed era a dir poco stressante. Si faceva per due ore la guardie e poi si avevano quattro ore di riposo, sempre così, giorno e notte per sette maledetti ed interminabili giorni. Si capisce facilmente il motivo per il quale Marco si era buttato sulla branda senza togliersi nemmeno gli anfibi. Aveva voglia di starsene lì senza pensare a niente per una mezzora prima di farsi una doccia e tornare ad essere il militare efficiente di sempre.
‘Marco! Ci sei? Ah eccoti, il Capitano ti vuole nel suo ufficio’
‘Che vuoi Caselli?’ Piero Caselli era uno dei furieri della Compagnia, era uno di quei tipi perfettini, zelanti, dunque antipatico.
‘Il Capitano Torres ha chiesto di te e ti vuole subito nel suo ufficio’
‘Ma che cazzo, non lo sa che sono appena smontato di guardia!’
‘Certo che lo sa, infatti me l’ha chiesto, m’ha detto: Gallo è smontato di guardia, vero? E io: si Signor Capitano. E il Capitano: e allora vallo a chiamare e fallo venire qui il prima possibile! Ed eccomi qua, dai sbrigati che sennò ci vado di mezzo io’
‘Che palle! Vengo, vengo, dammi cinque minuti per darmi almeno una lavata di faccia e farmi la barba’
Con aria divertita pregustando una cazziata al suo commilitone il furiere Caselli prima di uscire dalla camerata non poté esimersi dal dire: ‘Ma che hai combinato?’
‘Niente di niente; adesso levati dalle palle, arrivo subito’
Marco sapeva di non aver fatto casini, o almeno così credeva. Non vedeva ripercorrendo le sue ultime giornate una qualche ragione per vedersi affibbiare una punizione, gli giravano le scatole perché aveva sonno e fra tre giorni sarebbe dovuto andare in licenza. La licenza significava rivedere Lorella, la sua ragazza, era stato proprio pensando a quella licenza e a Lorella che era riuscito ad uscire vivo da una settimana trascorsa col fucile in spalla a fare la guardia a non si sa nemmeno cosa.
In meno di dieci minuti, più o meno rimesso a nuovo, Marco si presentò in fureria ‘Caselli, eccomi qua’
‘Aspetta che ti annuncio’ Caselli si alzò dalla sua scrivania, percorse quei quattro o cinque metri che lo separavano dalla porta dell’ufficio del Capitano e bussò.
‘Si!?’
Al quel segnale convenuto Caselli aprì la porta fece qualche passo verso l’interno della stanza, si schiaffò sull’attenti e con voce formale e direi anche marziale disse: ‘Signor Capitano il Caporale Gallo è arrivato’
‘Bene, fallo passare e chiudi la porta’
‘Signor si!’
Con un balzo rapido Caselli invitò con un gesto Marco ad entrare. Anche Marco entrando fece qualche passo e si mise sull’attenti ‘Caporale Gallo a rapporto, comandi!’
Senza dargli l’ordine di riposo il Capitano Torres si alzò dalla scrivania dove stava leggendo delle scartoffie, intrecciò le mani dietro la schiena e girando attorno a Marco, che aveva incominciato seriamente a temere per la licenza, con il fare deciso di chi sa di avere autorità disse: ‘Bene, bene Caporale Gallo, mi è giunta una voce molto interessante sul tuo conto’. Il capitano fece terminare la frase con una specie di ghigno, del tipo di quelli che fanno i cattivi nei cartoni animati.
‘Che voce, Capitano, non capisco’ Marco odiava mettersi sulla difensiva ma non avendo la più pallida idea di cosa avesse sentito il Capitano assunse quell’atteggiamento di chi teme di aver fatto qualcosa senza però essersene minimamente reso conto.
‘Gallo non ti allarmare, non stai per subire una punizione, anzi’ se quelle voci dovessero essere confermate potresti trarne giovamento’
Finalmente il capitano Torres si decise a dare l’ordine di riposo a Marco e invitandolo a sedersi proseguì nel suo discorso ‘Ho saputo da voci, come si suol dire, di corridoio, che un certo Caporale Gallo sarebbe molto dotato’
Marco arrossì senza capire il perché ‘Dotato, signor capitano?’
‘Si Gallo, dotato. Ho sentito alcuni tuoi commilitoni che dicevano di non averne mai visto uno così grosso’
Il viso di Marco era diventato color porpora, non sapeva cosa dire anche perché adesso il Capitano lo guardava negl’occhi e aveva assunto l’atteggiamento di chi stia aspettando una risposta. Esitando Marco a fornirgliela lo incitò con fermezza: ‘Allora, è vera questa voce? Gallo non fare il timido, sono il tuo capitano!’
‘Beh – Marco si schiarì la gola – Signor Capitano, non so cosa dirle’
Va bene, ho capito ‘Caporale Gallo si metta sull’attenti!’ aveva urlato il Capitano, tanto forte che il perentorio ordine si era distintamente sentito anche fuori, in fureria, dove Caselli gongolava, era veramente una testa di cazzo quel furiere.
Tornado ad un tono di voce normale il capitano continuò tuttavia a dare ordini ‘Gallo, non mi vuoi rispondere?’ e senza dare il tempo a Marco di aprire bocca ‘E allora, bando alle ciance come diceva sempre mio padre, il generale sai. Tirati giù i pantaloni!’
Marco stava andando nel panico, non capiva se il capitano facesse sul serio o se tutti in caserma si erano messi d’accordo per fargli uno scherzo memorabile.
‘Non hai sentito? Giù pantaloni e mutande!’
Marco si tirò giù i pantaloni della mimetica e dopo qualche istante di esitazione anche i boxer.
‘Tira su la giacca altrimenti non vedo niente’
Marco eseguì.
Il Capitano Torres si avvicinò, si chinò verso il pene di Marco e rialzandosi con espressione soddisfatta disse ‘Bene, vedo che le voci erano corrette e anche che non sei insensibile al tuo Capitano’
‘Scusi Capitano, non sono riuscito a controllarmi’ gli era venuto duro, Marco si scusò semplicemente perché non sapeva se questo fatto inevitabile potesse essere preso come una mancanza di rispetto dal Capitano.
‘Gallo non devi mica scusarti, anzi. Sono davvero molto soddisfatta della tua reazione’ Così dicendo il Capitano Maria Pia Torres afferrò il cazzo duro ed enorme di Marco e incominciò a muovere la mano avanti e indietro. Marco deglutì, non ci stava capendo più niente. Il capitano aveva saputo da non si sa chi che lui ce l’aveva grosso, 25 centimetri all’ultima misurazione che risaliva a 5 o 6 anni prima – quando da ragazzi facevano a chi ce l’aveva più lungo -, e adesso gli stava facendo una sega.
‘Devo ammettere Gallo che io ne ho visti di grossi calibri nella mia carriera ma come il tuo proprio no, oltre ad essere molto lungo è incredibilmente massiccio e duro. Il tuo Capitano ti piace a quanto pare’
‘Si Signor Capitano’ Marco si pentì immediatamente di averlo detto, temeva che anche questa fosse una mancanza di rispetto nei confronti del superiore ‘Cioè, volevo dire, Signor Capitano che la stimo molto’
Il capitano si mise a ridere ‘Mi stimi molto’ Rifacendosi seria ‘Quindi non ti piaccio?’
‘No, cioè si! Lei è una donna molto affascinante’
E in effetti bisogna dire che il Capitano Maria Pia Torres era una donna molto bella, sebbene la divisa per una donna non sia quello che è per un uomo – nessuno si sognerebbe di accennare al mitico fascino della divisa riferendosi a una donna – il Capitano Torres sin da quando era arrivata in quella caserma, quattro o cinque mesi prima, aveva suscitato gli sguardi ammirati degli ufficiali, che non facevano altro che provarci, e della truppa, che sapendo di non poterci provare senza rischiare di esser spediti chissà dove se la sognavano e pensavano a lei durante le interminabili notti passate al freddo in garitta.
‘Si, a giudicare da come ti è venuto duro all’istante, penso di piacerti’
La Torres era una giovane di 32/33 anni, un metro e settanta, fisico snello, capelli castani che portava sempre raccolti quando indossava la divisa, occhi nocciola, una terza secondo il consiglio riunitosi per valutare la grandezza delle tette del capitano, e un culo che dava la sensazione di essere decisamente sodo sebbene fino ad allora nessuno aveva osato toccare con mano.
‘Bene Gallo, appurato che hai un cazzo molto grosso e che ti piaccio, ti do una giornata libera, fai quello che ti pare, se ti senti stanco per le guardie riposati, se vuoi uscire a farti un giro fai pure’
‘Grazie Signor Capitano’
‘Aspetta a ringraziarmi, domani sera alle 19:00 in punto voglio sentirti bussare alla porta del mio alloggio, mi raccomando fa’ in modo di esserci e di non dare nell’occhio, intesi?’
‘Agli ordini, Capitano!’
‘Adesso tirati su i pantaloni e vai pure’
Marco salutò in modo formale il Capitano e uscì dall’ufficio, passando davanti alla scrivania del furiere lo salutò mostrandogli il dito medio e se ne tornò in camerata a dormire.
Più dell’eccitazione poté la stanchezza tanto che Marco trascorse la notte immerso in quello che potrebbe definirsi senza timore di smentita un sonno profondo. Quando si svegliò la mattina dopo, la prima cosa alla quale pensò fu il Capitano Torres che gli stringeva il cazzo con le mani. Ovviamente gli divenne duro all’istante, e, ovviamente, incominciò a pensare a quello che doveva succedere quella sera. A dire il vero non era completamente sicuro che ciò che ricordava essere accaduto il giorno prima nell’ufficio del Capitano fosse realmente successo, sgranò gli occhi al pensiero che il tutto fosse stato in realtà un sogno. ‘E se vado stasera dal Capitano e quella s’incazza e mi spedisce in Sardegna?’ pensò.
Gl’impegni della giornata lo tennero abbastanza lontano da questi pensieri, dico abbastanza perché gli capitò di ripensarci e ogni volta gli diventava duro. Mentre si recava a mensa per il pranzo vide il Capitano a una decina di metri che stava chiacchierando proprio fuori dalla mensa ufficiali con il Colonnello Bini, un simpatico panzone che, pensò, non sarebbe mai riuscito a farsela dare dal Capitano mentre lui, quella sera stessa l’avrebbe riempita col suo cazzone, pensò pure, non riuscendo ad evitare la formazione di un ghigno sul suo viso, che il Colonnello doveva avercelo pure piccolo.
Arrivò il momento di prepararsi, Marco si fece la doccia, si profumò e al momento di vestirsi gli venne il dubbio se fosse stato più appropriato mettersi la divisa o se invece avrebbe fatto meglio a vestirsi con abiti civili. Optò per gli abiti civili: jeans, scarpe da ginnastica e camicia bianca, si guardò allo specchio e si autodefinì ‘un figo’. Alle 18 e 55 si trovava davanti alla porta dell’alloggio del Capitano Torres, guardò l’orologio e accorgendosi che mancavano 5 minuti all’ora prefissata per l’appuntamento non sapeva se era meglio aspettare le 19:00, come gli aveva ordinato il Capitano, con il rischio però di essere visto lì davanti e destare dunque sospetti, oppure se avesse fatto meglio a bussare subito e scusarsi per il leggero anticipo. Siccome non aveva mai sentito dire che arrivare in leggero anticipo fosse un qualcosa di deprecabile decise di bussare. Dopo una ventina di secondi non avendo udito risposta dall’interno decise di bussare una seconda volta e proprio mentre stava bussando la porta si aprì.
‘Sei in anticipo, non vedevi l’ora di farti il tuo stimato Capitano a quanto pare’
‘Buonasera Signor Capitano’ disse Marco esitante, il Capitano Torres gli aveva aperto la porta in lingerie.
‘Entra!’ ordinò con fare sicuro il Capitano, ‘mettiti comodo, ti va un Martini?’
‘Si, si grazie, Signor Capitano’
Il Capitano Torres indossava un completino nero che era la fine del mondo: sopra delle scarpe nere col tacco a spillo portava perizoma e reggiseno di pizzo, calze autoreggenti e sopra una specie di vestaglia sempre nera e completamente trasparente; inoltre, si era sciolta i capelli, era bellissima, Marco non riusciva a toglierle gli occhi di dosso e dentro i boxer il suo cazzo ce la stava mettendo tutta per farsi strada e uscire allo scoperto in tutta la sua vigoria.
Il Capitano lo guardo con fare ammiccante ‘Sei molto carino con quella camicia’
‘Anche lei è molto bella’
Il Capitano gli portò il Martini e gli si sedette accanto sul piccolo divano a due posti. Bevvero guardandosi negli occhi.
‘Spogliati Caporale!’
Marco mise giù il bicchiere e si tolse la camicia, le scarpe, i calzini (cosa che il Capitano apprezzò molto, odiava quegli uomini che nella foga di spogliarsi per scoparla si tenevano su i calzini) e i pantaloni quando la Torres lo interruppe ‘Guarda, guarda, meno male che quei boxer sono elasticizzati altrimenti te li avrebbe sfondati! Aspetta, te li tolgo io’ cosi dicendo gli afferrò i boxer e li tirò giù lentamente come quei giocatori di poker che spizzicano le loro carte per vedere cos’hanno. Il cazzo di Marco andò giù seguendo il boxer fino a quando riscattò in su ponendosi a pochi centimetri dal viso del Capitano che gettò lontano i boxer e afferrò con la mano destra il cazzo di Marco per metterselo in bocca. All’iniziò lo succhiò leggermente, poi lo leccò dalla base alla cappella, poi diede una leccatina con la punta della lingua anche alle palle, poi se lo rimise in bocca facendo avanti e indietro con la testa e quando incominciò ad alternare questo movimento con un contemporaneo movimento circolare della lingua intorno alla cappella Marco sentiva che non sarebbe riuscito a resistere per molto ancora. Nel fare ciò il Capitano fissava con i suoi occhi castani quelli di Marco. Marco incominciò ad ansimare, non ce la faceva più. Una sborrata liberatoria inondò la bocca del Capitano. Marco sussurrò uno ‘Scusi Capitano’ ma il Capitano, lungi dall’essere dispiaciuta, non solo fece vedere a Marco che aveva ingoiato con ingordigia tutto ma leccandolo per bene con la lingua fece si che neanche una goccia di sperma andasse sprecata. A questo punto Marco dimenticandosi di essere un sottoposto si lasciò andare e fregandosene delle formalità si rivolse a Maria Pia Torres non come si fa nei confronti di un superiore ma come si fa con una troia ‘Sei la migliore pompinara che abbia mai incontrato!’. Il Capitano Torres si alzò di scatto ‘Caporale non ti permettere! Ricordati che sono un tuo superiore, quando ti rivolgi a me devi farlo solo dandomi del lei, intesi!’
‘Si, Signor Capitano, scusi, è che pensavo”
‘Caporale, tu non devi pensare! Devi solo fare in modo di fartelo tornare duro all’istante! Ma è vero, sono una troia, all’accademia ho fatto più pompini io di una puttana che esercita la nobile professione da 40anni. Ti ho fatto godere come non avevi mai goduto prima, ma adesso voglio il tuo cazzo, devi mettermelo dentro, devi pompare e pompare e pompare. Ti ho fatto venire solo perché l’esperienza mi ha insegnato che dopo i cazzi reggono per più tempo! E che cosa aspetti, toglimi questa roda di dosso e leccami tutta’
Marco intimidito eseguì meccanicamente gli ordini, le tolse la vestaglia, le slacciò il reggiseno, si inginocchiò per sfilarle le mutandine e si ritrovò faccia a faccia con la fica completamente depilate del capitano, tirò fuori la lingua e incominciò a leccarla, era bagnata, poté assaporarne il gusto, era calda e buona e succosa, il cazzo gli era tornato duro. Adesso gliel’avrebbe fatta vedere, l’avrebbe scopata fino a farla scoppiare. Si rimise in piedi col cazzo sull’attenti ‘Capitano è per me un privilegio poterla scopare, non vedo l’ora di impalarla!’
‘Bene Caporale, così mi piaci, andiamo in camera, sul letto staremo più comodi’
Giunti in camera il Capitano spinse Marco sul letto ‘Sono un ufficiale, sono abituata a stare sopra’ Così dicendo gli si mise sopra, con la mano gli indirizzò il cazzo e sentendoselo entrare dentro gemette di piacere. Si sentiva piena, il cazzone di Marco la riempiva completamente, la cosa che adorava di quel cazzo non era tanto la notevole lunghezza quanto la circonferenza, amava i cazzi grossi, amava sentirseli dentro la sua fica sbrodolante. Marco le afferrò le tette mentre la Torres si muoveva in modo divino, Marco incominciò a muoversi lui pure per accompagnare i movimenti di quella troia di Capitano. Chissà quanti cazzi aveva avuto, era un vera ninfomane, una zoccola incredibilmente vogliosa e abile. La Torres godeva, lo si capiva dall’espressione del viso e dai gemiti che emetteva, lo stava cavalcando furiosamente, se lo stava scopando, era un ufficiale e lo stava comandando, lui si sentiva usato. Ciononostante stava godendo, il Capitano era una donna molto bella ed abile, sapeva come assoggettare un uomo.
La Torres si sollevò, si girò e si mise alla pecorina ‘Dai, lo voglio prendere anche così’ Marco reagì immediatamente, le si pose dietro e gl’infilo il cazzo in quella fica completamente inzuppata. Afferrandola per i fianchi dava dei colpi estremamente violenti, al Capitano piaceva quell’irruenza ‘Si, così! Bravo! Così! Dio quanto mi piace! Dai Caporale, si!’
Marco non aveva bisogno di sentirselo dire, continuava imperterrito a dare colpi violenti, sapeva di essere meravigliosamente armato e voleva aprirla in due. ‘Così Caporale, aprimi in due con quel tuo obice da guerra! Ah! Ah! Ah!’ Il Capitano venne per la seconda volta giusto un attimo prima che Marco, non potendone più, tirò fuori il cazzo e le sborrò sulle chiappe.
‘Ahhh! Bravo Caporale, è bellissimo sentirsi riempite così’
Marco si era disteso sul letto esausto, scopare con quella zoccola del Capitano era bellissimo ma anche spossante. Il capitano gli si sdraiò accanto e l’accarezzò ‘Sei davvero molto carino lo sai? Non sei solo un cazzone!’ e qui scoppiò a ridere della sua battuta.
‘Anche lei è molto bella Signor Capitano, non è solo una troia’ rispose Marco con tono indisponente.
‘Grazie Caporale, è da quando ero una ragazzina che desideravo diventare un ufficiale dell’esercito come mio padre e una troia come mia madre, sono riuscita in entrambe le cose, adesso però voglio vedere se tu e il tuo cannone sarete capaci ti tornare al vostro fulgido splendore per farmi godere ancora’
Non le bastava, dunque! Marco la guardò come per dire ‘Ma non ti basta mai?!’
Il capitano si mise ancora alla pecorina e voltandosi verso Marco, il quale aveva il culo del Capitano a trenta centimetri da viso, ‘ti piace il mio culetto?’
‘Si, molto!’
‘Allora ce la fate? Lo voglio in culo!’ Mentre diceva ciò allungò una mano verso il comodino accanto al letto, aprì un cassetto e tirò fuori un tubetto ‘Tieni, questo è un lubrificante, mettitelo su due dita e lubrificami il buchino’
Marco eseguì con piacere quell’ordine, il culo del Capitano era stato sin dal suo arrivo l’oggetto degli sguardi e dei pensieri di ogni uomo presente in caserma, era un culo considerato all’unanimità perfetto! Persino Mattia Facci aveva dovuto dire ‘Il Capitano c’ha veramente un bel culo!’, il che è tutto dire visto che a Facci piacevano gli uccelli, trascorreva ore intere nel locale doccia a rimirare gli uccelli, grandi e piccoli, che fosse stato proprio ‘Bird-watching’ Facci a mettere in giro quella voce sulla sua dotazione extra?
Le dita andavano dentro che era un piacere, con l’altra mano Marco si accarezzava il cazzo, voleva che gli tornasse duro il prima possibile, voleva incularsi il Capitano, voleva fare suo quel culo tanto agognato. Lo desiderava con tutto se stesso, chissà quante seghe erano state dedicate a quelle chiappe deliziosamente disegnate, sode, adorabili, accoglienti, adesso, per lui.
‘Vedo che si è ripreso’
‘Signor Capitano col suo permesso chiedo di poterla inculare’
‘Bene, così mi piaci Caporale. Permesso accordato, inculami!’ Aaahhh!’
Marco non aveva atteso il permesso, era già entrato. ‘Capitano non c’è militare in caserma che non vorrebbe essere al mio posto in questo momento’
‘Ah! Oh! Che bellooo!’ Il Capitano voleva dire qualcosa ma non riusciva a parlare, riuscì solo a sussurrare fra un gemito e l’altro ‘Solo i grossi calibri hanno accesso al mio culo’
Profondamente inorgoglito Marco la inculò con vigore e passione e quando arrivò il momento le sborrò dentro!
‘Siiii! Così! Bravo!’
Marco tenendola per i fianchi le rimase dentro fino a quando il cazzo gli si ammosciò, il capitano che nel frattempo aveva appoggiato la guancia sul letto disse ‘Sei stato davvero bravo caporale, ti meriti una licenzia premio!’

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