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Ciao a tutti, mi chiamo Rocco e sono un uomo di 44 anni della provincia di Milano.
Sono sposato con una meravigliosa donna, Cristina, di 42 anni e padre di 3 stupendi figli: due femmine ed un maschio.
Il maschio, Marco, ha 22 anni ed è il più grande.
Dopodiché vengono Jessica di 20 ed Ilaria di 15, la cucciola della casa.
Una cosa che accomuna me con mia moglie è l’affibiamento del nome: ad entrambi il cosiddetto “Nomen Omen”, dal momento in cui io somiglio molto al noto omonimo porno attore (ebbene sì, anche in “dotazione”), mentre mia moglie alla prosperosa attrice Christina Hendricks.
Mentre ciò che fisicamente accomuna tutta la famiglia è la pelle molto chiara.
Ma adesso, veniamo alla descrizione fisica dettagliata di ciascun componente della famiglia.
Mio figlio Marco è alto 175 cm, biondo (capelli lisci e medio lunghi, spesso con codino) con occhi azzurri. Ha un fisico esile e imberbe, tanto che ogni tanto vien da noi scherzosamente apostrofato come “checca” o “cozza nuda” (lumaca senza guscio). Effettivamente, da dietro potrebbe esser tranquillamente scambiato per una ragazza…anzi, è più volte successo in locali pubblici.
Passiamo ora alle femmine di casa: Jessica è alta 167 cm ed è molto formosa, vantando una 5° di seno ed un fondo schiena commisurato al resto del fisico, per cui ampio ed abbondante, ma tutto ben proporzionato. Si tinge i capelli di nero corvino (in stile mortisia) ed ha meravigliosi e penetranti occhi blu! È considerata la “darkettona” della casa, per via del suo lugubre stile (fra cui trucchi spesso pesanti quali rossetto rosso acceso o nero) che ben si abbina al cadaverico colorito della sua pelle. Per meglio visualizzarla, considerate la notevole somiglianza con l’attrice Kat Dennings.
E veniamo alla piccola di casa, Ilaria.
L’opposto di sua sorella, è alta 158 cm, magra e con due tettine puntute della 2° misura. Lei ha capelli naturali biondo/rossicci, allegri occhi verdi ed un nasino alla francese spruzzato da efelidi (lentiggini) che la rendono davvero simpatica ma nello stesso tempo…eccitante, in quanto incarna la tipica fisionomia della “Lolita”. Per potervene fare un’idea, guardate qualche foto della pornostar Mia Collins, e capirete.
Poi ci sono io, come già scritto, spiccicato al “Rocco nazionale”, 180 cm di fisico atletico grazie alla passione per i vari sport che pratico a livello amatoriale, in primis il calcio.
Infine, per chiudere il cerchio, mia moglie Cristina. Come già scritto anche nel suo caso, identica all’attrice Hollywoodiana Christina Hendricks, è alta 170 cm e porta una stratosferica 7° di seno equilibrato da un notevole culo frutto di innominabili fantasie da chi ha modo di incrociarne lo sguardo.
Ha naturali capelli rossi ed occhi verdi e due labbrone anch’esse ispiratrici di peccaminosi pensieri.
Come avrete immaginato, Jessica ha preso il DNA materno, mentre Ilaria è Marco quello paterno.
Ma a quanto pare, tutti hanno ereditato il DNA della perversione! Questo è quanto venuto allo scoperto solo pochi giorni fa.
Prima di allora, mai avrei immaginato certi atteggiamenti…tanto più dal momento in cui siamo (o meglio, eravamo) una famiglia molto religiosa e praticante.
Ma cerchiamo di snocciolare ciò che ha portato a tale drastico cambiamento, o meglio, l’episodio che ha aperto gli occhi e la consapevolezza del proprio essere!

Mia figlia Jessica fa parte di un gruppo canoro gospel. Agli inizi io e mia moglie eravamo titubanti, in quanto facente parte di una frangia deviata del cattolicesimo, piú pagano e “spirituale” della comune professione.
Ma alla fine, piuttosto che perderla dalla nostra cerchia cristiana, abbiamo chiuso un’occhio: si trattava pur sempre di religione cattolica associata alla Chiesa…almeno pensavamo fino a qualche giorno fa.
Negli ultimi due anni, come famiglia avevamo notato diversi cambiamenti in Jessica: un linguaggio più sboccato, atteggiamenti, acconciature ed abbigliamento più trasgressivi, fra cui il suo stile “dark”.
Ma anche in questo caso, pensando fosse un periodo od una moda passeggera, abbiamo sorvolato.
Finché un bel giorno la nostra piccola ed ingenua Ilaria non ha cominciato ad imitarla. Allarmati dal fatto che Jessica stesse costituendo un cattivo esempio alla piccola di casa, abbiamo deciso di intervenire, dietro consiglio anche del parroco, indicendo una riunione di famiglia.

“Jessica, vorremmo parlarti questa sera assieme a Don Vincenzo e al resto della famiglia! Ci sta preoccupando molto il tuo comportamento e la negativa influenza su tua sorella Ilaria…” proposi assieme a mia moglie.
Lei, scrollando le spalle, rispose con un laconico “Va bene!”
Mi sembrava strano non ci avesse attaccati, ma poi capimmo il perché: voleva riservarsi per dopo, durante la riunione.

Così informai anche il resto della ciurma, raccomandandomi di vestirsi, truccarsi ed acconciarsi in modo “puro e casto”, come l’occasione richiedeva.
Mia moglie preparò qualche manicaretto da stuzzicare durante la chiacchierata ed imbandì ad hoc il tavolone del soggiorno.
Dopodiché, corse a cambiarsi.
Così, arrivata l’ora (le 20:00), chiamammo tutti di sotto (la casa è su due livelli, con camere al secondo) per accogliere Don Vincenzo.
Mia moglie era fantastica! Truccata di tutto punto con colori tendenti al violetto, Tailleur viola con gonna appena sopra al ginocchio e camicetta violetta di seta che a malapena riusciva a trattenere la sua 7°, infatti si accorse proprio all’ultimo che l’ultimo bottone era saltato, lasciando un’ampia scollatura a tutto quel ben di dio!
Senza collant e con scarpe con tacco eleganti, metteva in mostra i suoi polpacci scolpiti e la pelle liscia e lucida appena idratata da una delle sue costosissime creme.
Io e l’altro maschio di casa, Marco, in abito grigio e cravatta rossa, il che ci fece scoppiare a ridere per la coincidenza!
Arrivò anche Ilaria, con un fresco e svolazzante vestitino a fiori. Per risparmiare tempo, decise di rimanere acqua e sapone e, notai, di non indossare il reggiseno, così che si notavano i capezzoli induriti, pensai, dall’aria condizionata.
Infine, come sempre in ritardo, Jessica.
Quando la vidi, mi cascò la mascella a terra! Truccata pesantemente di rosso e nero come una poco di buono, indossava un collarino con anello, manco fosse un cane (o meglio, una cagna), una camicetta bianca molto scollata ed attillata (come sua madre, ma nel suo caso, tutto voluto), una minigonna di pelle nera iperattillata e corta, tanto da far notare che i suoi non erano collant, bensì delle autoreggenti rosse, come le sue scarpe tacco 12!
E poi quell’aria spavalda e troieggiante!
Ma come osava sfidarci in questo modo!
Neanche il tempo di mandarla subito a ricambiarsi e struccarsi, neanche il tempo per mia moglie di cucire il bottone o cambiare camicia, che il campanello suonò.
Don Vincenzo sbirciò dalla finestra accanto alla porta e ci salutò, non lasciandoci il tempo di fare alcunché se non aprire la porta per farlo entrare.
“Carissimo! Benvenuto! Accomodati pure!” lo salutai calorosamente con faccia da Poker, anche se dentro morivo dall’imbarazzo!
Così, lo accogliemmo facendolo accomodare a capotavola.
Don Vincenzo era un omone di 70 anni portati eccellentemente. Si presentò per la serata con la tunica da frate e dei sandali. Non proprio l’eleganza fatta persona. E noi che eravamo tanto preoccupati della nostra mise!
Mia moglie approfittò, notando l’espressione un po’ interdetta di Don Vincenzo, per chiedere permesso.
“Io e Jessica chiediamo con permesso per cambiarci e renderci più presentabili…abbiamo avuto un imprevisto e quindi…”
Ma il Don la interruppe dicendole scherzosamente “ma dai, non è necessario! Non vi preoccupate, non bado a certe cose…son pur sempre un Don, un uomo di dio!” e fece l’occhiolino indugiando con lo sguardo sul sensuale e discinto corpo di Jessica.
“Bene! Allora vogliamo accomodarci tutti? Ho una fame!” tentai di sdrammatizzare anch’io.
Io mi sedetti alla destra del Don (a capotavola) e mia moglie alla sua sinistra.
Al mio fianco Ilaria e al fianco di mia moglie, Marco.
Infine, all’altro capo tavola, Jessica, l’inquisita!
Il Don chiese a Jessica di rappresentarci in preghiera; da premettere che aveva già informato me, mia moglie e Ilaria e Marco di questa sua intenzione e che si era anticipatamente tanto raccomandato di non fare commenti (se non incoraggianti o di lode) qualunque cosa avesse detto nella preghiera: il suo era un test per capire in base all’improvvisazione ciò che stava nel cuore di Jessica.
Effettivamente, alla richiesta perse in un attimo l’aria strafottente, sostituita dal timore e dall’imbarazzo, ma si riebbe in un attimo quando con un ghigno che preludeva a guai, disse: “Ok, come vuole!”
E così chinammo tutti la testa e ci demmo la mano formando una catena umana.
Jessica cominciò: “Porco dio Satana, ci accostiamo a te…” Io sbiancai all’udire le parole iniziali, come tutto il resto della tavolata; non feci in tempo ad alzarmi, che il Don mi stritolò quasi la mano e con un cenno del capo mi fece capire di star fermo e zitto, come pattuito…e così assentii assieme al resto della famiglia.
“…per renderti onore e grazie! Vogliamo farlo donandoti i nostri corpi e le nostre menti, i nostri fluidi e le nostre essenze! Vogliamo, inoltre, donarti la verginità di una fanciulla, di Ilaria” Di nuovo feci per alzarmi, ma questa volta fu mia moglie a farmi desistere, piantandomi le unghie fra le carni della mia mano. Così volsi lo sguardo verso mia figlia Ilaria e notai il suo rossore, dovuto al forte imbarazzo.
“E lo faremo nel migliore dei modi: in un’orgia incestuosa! Apri, per favore, le menti della mia famiglia, in modo che possa riscoprire se stessa ed abbattere l’inutile muro della castità e i falsi moralismi inculcati da quel coglione di Don Vincenzo! Son sicura che dentro ognuno di loro, papà Rocco, mamma Cristina, il mio fratellone Marco e la mia sorellina Ilaria, arda il fuoco della passione.
Fa che possano tirar fuori tale fuoco così a lungo represso e manifestare i loro più bassi e perversi istinti così che possiamo goderne appieno stasera senza alcun freno e pudore!
Grazie! Amen!”
E così dicendo, alzammo tutti il capo rispondendo uno stentato, titubante ed imbarazzatissimo “Amen”!
Fu allora che ci accorgemmo anche delle mani di Marco e Ilaria sotto la mini di Jessica a gambe larghe, che subito tolsero appena incrociammo gli sguardi, e delle mani di Jessica, una da un lato, l’altra dall’altro, sotto il vestitino di Ilaria e sul pene eretto di Marco, che non accennò a togliere.
La porca ha masturbato e si è fatta masturbare da fratello e sorella mentre pregava!
“Ahhhh…” gemette Marco imbarazzato ed inerme di fronte alla situazione ed agli ormoni, spruzzando un lungo getto di sperma in aria, che si depositò poi sul tavolo.
Jessica, con aria soddisfatta e sorniona, tolse le mani dalle intimità di fratello e sorella e se le portò in bocca, cominciando a gustare il sapore dei fluidi fraterni ciucciando e leccando come fosse sugo rimasto fra le dita.
Fece uno sciocco con la lingua, se la passò fra le labbra con fare voluttuoso ed esclamò: “Uhmm, gnammi! Una vera prelibatezza!”
Noi eravamo impietriti ed ammutoliti, non sapendo come reagire.
Fu il Don a rompere gli indugi.
“Che dire? Di certo una preghiera molto originale!…Adesso, però, non credi tu debba delle spiegazioni a tutti noi, specialmente alla tua famiglia?”
“Come minimo, e che diamine!” aggiunsi io sbattendo la mano sul tavolo.
“Se non vi turba, ok!” replicò Jessica.
“E tu metti via quel…coso…!” disse imbarazzata mia moglie a Marco con lo sguardo fisso sul suo batacchio.
“Scusate! Non son stato padrone dei miei impulsi e…” cercò di giustificarsi Marco rosso in volto.
“Qui nessuno deve sentirsi in colpa di nulla, in imbarazzo od offeso! È importante che vengano a galla certe…chiamiamole “tendenze”! Vi aiuterà a capire meglio chi siete e dove siete diretti, nonché a risolvere eventuali problemi! È importante essere trasparenti e senza peli sulla lingua in questo contesto, ok? Per cui, forza Jessica! Sentiti libera di dire e fare ciò che vuoi, potrebbe non ricapitare più un’occasione del genere!” sentenziò Don Vincenzo.
“Bè, capisco le parole…ma…incoraggiarla anche a FARE ciò che vuole…insomma…mi sembra si stia esagerando! Non vorrei che…” dissi io sostenuto da mia moglie; ma il Don ci fulminò con lo sguardo, impedendomi di terminare la frase.
Intanto, la piccola Ilaria aveva lo sguardo fisso sul tavolo, e precisamente laddove era posata la chiazza di sperma di Marco.
Notai anche che apriva e chiudeva o strofinava le gambe l’una all’altra, indice di eccitazione: probabilmente non era ancora venuta durante la masturbazione da parte di Jessica. Povera piccola! Doveva essere molto combattuta e a disagio!
“Cristina, che ne dici di versarci del buon Whisky? Son sicuro che incentiverà la conversazione!” propose il Don.
“A tutti? Non sono troppo giovani i ragazzi?” rispose mia moglie.
“Certo! A tutti! Sono ormai grandi! E per l’occasione penso, anzi, sia NECESSARIO!” ribattè il Don come a non voler sentire altre repliche.
“Ok…vado a prenderlo…” si arrese Cristina ancora non convinta.
Quando si alzò, notai il Don e mio figlio Marco seguirla con lo sguardo: effettivamente l’ancheggiare con la gonna del Tailleur aderente che ben evidenziava il suo abbondante lato B e quei tacchi 12 che lo esaltavano, non aiutava a sbollire la situazione.
Anzi, quando cominciò a versare ad ognuno di noi il prezioso alcolico, nel chinarsi mostrò a tutti il suo favoloso décolleté, grazie anche alla mancanza del bottone saltato all’ultimo momento prima dell’arrivo del Don.
Sicuramente a nessuno sfuggì che il reggiseno che a stento tratteneva la sua 7° di seno, si era abbassato di quel tanto da mostrare una parte di areola mammaria.
E pensare che era una cena religiosa con ospite un illustre parroco!
Così, anche per alleggerire l’imbarazzo e l’atmosfera tesa, cominciammo tutti a bere. Forse il Don aveva ragione!
“Ho notato che ognuno ha una pietra di apatite come segna-posto…ma io non ci casco: è opera tua, vero Jessica?” chiese il Don degustando il Whisky.
Jessica gli sorrise con sguardo languido ed annuì.
“Qualcuno può spiegarci di che si tratta?” chiese a sua volta Ilaria incuriosita.
“Devi sapere che la tua cara sorellona ha pensato bene di “legare” ognuno di voi con un talismano che, in questo caso, essendo di epatite, dietro invocazione o evocazione o specifiche parole o determinati rituali, rende disinvolti e disinibiti, nonché eccitati…”spiegò il Don rimarcando l’ultima parola ed accompagnandola con un gesto, seppur fugace e forse involontario, che mai mi sarei aspettato da lui: tastò la patta coperta dalla tunica…ed a quanto pare era notevolmente eretta.
La cosa non sfuggì alle femmine di casa, che cominciarono ad emulare d’istinto Ilaria, strofinandosi le gambe come se avessero la vescica piena…ma per ben altro motivo: erano eccitate!
Anche io e, notai, Marco eravamo eretti.
E pensare che avevo sempre ridicolizzato tutto ciò che concerneva l’esoterismo! Poche parole, un talismano e un’atmosfera creata ad hoc, e il gioco era fatto! Davvero notevole! In un certo senso, ammiravo ciò che era riuscita a combinare Jessica! E ancora non era finita! Prevedevo sorprese inaspettate!
Infatti, neanche a farlo apposta, come se i miei pensieri fossero stati letti, il Don continuò: “data la situazione ormai irrimediabile…”
“Come irrimediabile? Ci deve pur essere una preghiera specifica, un esorcismo per annullare questo…non so neanche come definirlo…incantesimo?!…” lo interruppi poco convinto, giusto per salvare la faccia e fare la parte del capofamiglia.
“No, mi dispiace! O meglio, può anche essere, ma di certo non sono preparato ed aggiornato su questo specifico caso! Vi è solo un modo che ha a che fare con l’amplesso di una figura “divina”…si potrebbe provare…poi capirete! Per cui, consiglio a tutti voi di lasciarvi andare, in modo che si possano tirare le somme alla fine, quando saremo tutti lucidi. Si potrà capire cosa realmente desiderate in termini carnali…e magari vi accorgerete che è la vostra natura comportarvi in modo più “libertino”…chi lo sa?
Anzi, dato che ormai noto che ognuno di noi è sessualmente eccitato, ma ancora riluttante, cominciamo con l’aprirci, raccontando un episodio personale di cui vi siete sempre vergognati…tiriamo fuori gli scheletri dall’armadio! Potrebbe essere la prima ed ultima occasione per farlo! Ah, e non vi preoccupate di usare un linguaggio più “sboccato” e volgare…
Cominciamo dagli adulti, così date l’esempio ai giovani! Per cavalleria, prima la donna di casa, Cristina…” propose il Don.
Mia moglie mi guardò un po’ interdetta, al che le feci spallucce: penso tutti fossero eccitati e curiosi di tutti!
Così il Don la incoraggiò incalzandola: “perchè non rendi partecipe la tua famiglia di ciò che combinavi dall’adolescenza fino a poco prima del matrimonio?” e così dicendo, le accarezzò lascivamente una gamba.
“Ok! Dovete sapere che son sempre stata una ragazza…come dire?…una ragazza “facile”…persi la verginità a 15 anni e da allora non potevo più fare a meno del sesso, in ogni sua forma e con chiunque, maschio, femmina, giovane, vecchio e…qualche volta, anche animali…”!
“Wow! Ma quanto eri troia!” esclamò Jessica.
“Tu zitta, che mi sa che sei peggio di me! Dopo voglio proprio sentire cos’hai da raccontare!” replicò mia moglie zittendo Jessica, che le fece a sua volta la linguaccia, mostrando il suo piercing.
“Quella lingua dovresti usarla diversamente…” lasciò in sospeso mia moglie guardando intensamente la figlia Jessica.
“Ma con chi hai perso la verginità?” chiese Ilaria incuriosita, interrompendo il ping pong tra Cristina e Jessica.
“Ecco, io…” balbettò Cristina guardando il Don, che la incoraggiò a proseguire con un cenno.
“Mi ha sverginata Don Vincenzo…anche analmente!” disse mordendosi il labbro inferiore.
“Dovevate vederla! Non ne aveva mai abbastanza! Sembrava posseduta! Riuscì pure ad infilarsi l’asta della croce di legno del pulpito, lunga 1 metro e larga quanto la mia mano! Non indifferente, per la sua età! E poi mi supplicò di picchiarla con la Bibbia e di arrotolarla ed infilare anche quella sia nella vagina che nell’ano!” continuò il Don.
“Perché non li chiami con il loro nome? Mi hai sbattuta sia in figa che in culo, lurido bastardo!” lo apostrofò mia moglie, ormai partita per la tangente! Sentirla parlare così, fece particolare effetto su Marco, che cominciò ad accarezzare con insistenza il pacco.
Don Vincenzo le sorrise.
“Bene, vedo che sei pronta per proseguire” la invitò facendole l’occhiolino.
“Quella mattina persi il conto degli orgasmi! E indovinate dove scopammo?” chiese Cristina all’uditorio eccitato.
“Nel confessionale! Tutto ha avuto inizio con la confessione dei miei bollori e delle mie voglie, del fatto che mi masturbassi più volte al giorno ed avessi pensieri osceni anche sui miei parenti, i miei genitori…e raccontai degli esperimenti che facevo col mio cane bastardino Pluto, povera bestiola, quante gliene ho fatte passare!” rivelò Cristina dopo un attimo di pausa per creare suspance.
“Che genere di esperimenti?” chiese Ilaria.
“Diciamo che lo usavo come un bambolotto gonfiabile, per fare esperienza, dato che non avevo mai l’opportunità di farlo con qualche ragazzo…almeno fino a che non ci ha pensato Don Vincenzo! Lo segavo, lo sbocchinavo, e più volte provai ad infilarmelo dentro, ma senza successo! Aveva un cazzetto minuscolo, ed io avevo voglia di sentirmi piena, di un vero cazzo…un cazzone! Ricordo ancora la prima volta che sentii in bocca il sapore del suo sperma! Da allora, dall’età di 14 anni, ogni giorno era diventato la mia tisana prima di coricarmi, almeno fino alla sua morte, 1 anno dopo circa.
Tornando al preludio della mattina in cui persi la verginità, ovviamente il Don non rimase indifferente, così, mentre ancora raccontavo il fatto che fossi curiosa di assaggiare un cazzo umano e il relativo sperma, si aprì lo sportellino e mi ritrovai il cazzone del Don proprio davanti al viso.
Ovviamente, arrapata com’ero, mi avventai subito su di esso, fagocitandolo. Dopodiché mi trasferii al suo lato per gustarmelo appieno.
E il resto lo sapete già.” concluse Cristina.
Intanto, notai che tutti avevano le mani occupate a carezzarsi chi il pacco, chi la passera…anche se ancora vestiti.
“Ricordo che quella mattina mi spompò, venni 3 volte in oltre 1 ora di sesso sfrenato in un gabbiotto che era diventato incandescente, per cui potete immaginare come eravamo ridotti fra fluidi corporei e sudore, nonché il forte e penetrante odore che non sfuggì al panettiere che si era seduto all’altro lato per confessarsi, o meglio, al suo pastore tedesco.
Io feci accucciare Cristina tappandole la bocca con la mano, terrorizzato all’idea di venire scoperti, e lei cosa fece?
Il cane del panettiere si eccitò sentendo certi odori e cominciò, messosi in piedi, a leccare lo sportellino bucherellato. Così, lei aprì lo sportellino e si sporse con la fighetta pelosa ancora tutta bagnata a disposizione della lingua del cane. Il panettiere, che stava confessando le corna fatte a sua moglie, se ne accorse, e non stette con le mani in mano, duplicando, così, le corna alla moglie: si alzò, si mise sullo sgabellino, tirò fuori il suo cazzo, e lo porse alla vorace bocca di Cristina, che nel frattempo godeva ancora della lingua del cane.
Dopo qualche minuto, Cristina raggiunse all’altro lato il panettiere e il cane, mentre io rimasi dov’ero a gustarmi il perverso spettacolo. Si fece scopare ed inculare da entrambi, questa volta riuscendo anche col cane, avendocelo più grosso di un bastardino. Alla fine, se li mise entrambi in bocca, essendo allenata, a suo dire, ad infilarci il suo pugno intero, e si fece schizzare, rimpastando ed ingoiando sperma umano ed animale.
Da allora, ogni occasione era buona per una sveltina, finché non si fidanzò con te, Rocco.” concluse anche il Don lasciandoci attoniti!
“In realtà, è stato lui a farci conoscere. Frequentavano entrambi il centro di assistenza per dipendenza da sesso, per cui, anche se non gli ho mai raccontato questo episodio prima di oggi, sapeva che non avevo le ragnatele.” aggiunse, strappando un sorriso a tutti.
“E devo correggerti su un fatto, dato che siamo in tema di sincerità: mi son sempre trattenuta con Rocco per non deluderlo, facendogli credere che avevo ancora il problema della dipendenza…per cui, a parte sporadiche scopate alla missionaria, nulla più, neanche la bocca.
Ma dovevo pur sfogare i miei bollori! Così mi son fatta praticamente tutti quelli del centro assistenza, e una volta sposati, mentre tu eri a lavoro, andavo in giro a sedurre lo scopabile, dai nonnini di alcune bocciofile, ai ragazzi delle superiori o universitari. Ovviamente, lo facevo almeno a 100 km da casa…per evitare di esser riconosciuta e scoperta.” rivelò mia moglie, facendomi salire un moto di rabbia.
“Ma anche una volta partoriti noi, hai continuato le tue scorribande?” chiese Jessica.
“Sì, fino a ieri stesso…” rispose Cristina.
“E con chi l’hai fatto ieri?” ancora Jessica.
“La domanda giusta è con quanti?” mi rise in faccia mia moglie!
“Solo ieri devi contare 12 corna” questa volta risero anche gli altri, tranne me, che schiumavo di rabbia!
“Come sapete, ieri ero al mare, e ad ogni vu cumprà che passava, davo appuntamento nella pineta per “divertirci”: ebbene, me li son trovati tutti e 12 insieme. Così ne ho approfittato per fare una bella gangbang, la mia prima, stranamente! Dovevate sentire che vigore e che eccitazione nell’avere addosso quei corpi di ebano sporchi e sudati, con il loro afrore nell’aria.
Mmmm, solo a pensarci mi sto bagnando ancora di più!” disse mia moglie passandosi la lingua fra le labbra e mostrando la mano bagnata dei suoi umori, che poi porse a sua figlia Ilaria.
“Senti il mio sapore, amore della mamma!”
Ilaria annusò indecisa, cosí Cristina gliela sbattè in faccia spalmandole tutta la sua broda in tutto il viso, dopodiché forzò le labbra di Ilaria, infilandole prima 2 dita, e poi tutta la mano a taglio, facendo su e giù finché Ilaria non fu preda di conati e tossì violentemente togliendo la mano della madre.
“Mamma! Ma sei dolcissima! Sai di miele!” esclamò Ilaria rossa in viso e ricoperta di lacrime, ma per nulla arrabbiata…anzi…cominciò a sfregarsela con ancora più foga, ma ancora da sotto il vestitino.
“Son contenta ti piaccia! È bene conoscere più profondamente ognuno di noi, anche che sapore abbiamo!” disse Cristina.
“Ora tocca a me!” Presi la parola per render pan per focaccia a mia moglie.

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