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Racconti erotici sull'Incesto

Cosa non farebbe una madre per un figlio

By 15 Maggio 2010Dicembre 16th, 2019No Comments

Cosa non farebbe una madre per un figlio

1.
Quella stronza l’aveva stregato e poi lasciato nella disperazione. Mi riferisco alla ragazza di cui mio figlio Giuseppe, studente di 20 anni, si era perdutamente innamorato e per la quale aveva trascurato gli studi e persino gli hobby preferiti, e che ora l’aveva piantato in asso mettendosi con un uomo di 35 anni, un figuro poco affidabile pieno di soldi di dubbia provenienza.
Per la verità questa troietta, Giuliana, anch’essa di 20 anni, a me non era mai piaciuta: si vedeva lontano un miglio che era una gran puttana, che puntava ad avere tutto e subito e che, certo, non poteva averlo da un ragazzo come mio figlio, bello, bravo, diligente, ma di modeste condizioni economiche. Ma Giuseppe era perso di lei e non avrei trovato mai la forza di infrangergli di botto l’incantesimo. Credo che fosse anche piuttosto brava sul piano sessuale, mio figlio mi diceva che lo mandava in estasi, pur senza aggiungere particolari.
Ma ora la stronza l’aveva lasciato con le ruote a terra, avvilito, sfiduciato, rinchiuso in casa, anzi nella sua stanza, non potevi restare ad assistere ad un dramma senza sbocchi. Avevo cercato di aprirgli gli occhi, di dirgli che quella non era la donna adatta a lui, che certe troie è meglio perderle che trovarle, che aveva una vita davanti a sé e avrebbe incontrato donne più belle e , soprattutto, meno puttane. Ma niente. Giuseppe respingeva ogni argomento, si era chiuso in un mutismo insostenibile, non usciva più con gli amici, lo vedeva consumarsi giorno dopo giorno nella depressione, se non nella disperazione.
Giuseppe mi sembrava un naufrago disperso in mare. Ma, soprattutto da quando 10 anni prima mi ero separato da mio marito Antonio (separazione consensuale: non andavamo d’accordo ed avevamo entrambi ‘relazioni esterne’), mio figlio era diventata l’interesse principale, se non esclusivo, della mia vita. Pensai per diversi giorni ad una specie di ‘operazione salvataggio’. Un pomeriggio decisi di forzare la situazione. Entrai in camera sua, lui stava stravaccato sul letto guardando fisso il soffitto, mi rivolsi a lui con inconsueta decisione:
‘Giuseppe, ora basta!… non puoi continuare così ‘.. non puoi dare a quella stronza la soddisfazione di averti ridotto in questo stato!…… basta! ‘.. su, dai, finiscila di farti del male da solo!’
La risolutezza del mio tono ebbe l’effetto di scuoterlo. Giuseppe cominciò ad abbozzare una reazione:
‘Mamma, tu non capisci ‘.. io ero felice con lei ‘.. dove la trovo un’altra che mi sa far godere come lei?!…’
Visto che si disponeva al dialogo, ne approfittai, mi sedetti di fianco a lui sul letto e, accarezzandogli lievemente una gamba, gli risposi con tono mellifluo:
‘Ma che stai dicendo? ‘.. vuoi vedere che ora sono finite le donne!….. e che mai ti faceva quella troia?’
Le ultime parole le avevo detto con una punta di malizia e le avevo accompagnato con una carezza più insistita sul petto di mio figlio, il quale però alla mia domanda non rispondeva. Ripresi a stuzzicarlo:
‘Eh ‘. mmmhhh ‘.. non mi dici nulla delle arti di questa maga? ”. guarda, se vuoi che me ne occupi, in 24 ore ti trovo io un sacco di ragazze che sono più brave di lei, che ti fanno godere meglio di lei e che, soprattutto, non se ne scappano con il primo avventuriero che incontrano’.’
Ma a questo discorso Giuseppe tornò a richiudersi in se stesso:
‘Non voglio vedere nessuno ‘.. basta ” le donne sono solo puttane ” lasciami in pace!’
Non persi la calma, continuai ad accarezzargli la gamba e a parlargli in maniera affettuosa:
‘No, no, Giuseppe, non devi fare così ‘.. la vita continua e tu non puoi restare così, rinchiuso in casa ‘.. devi reagire, devi tornare a divertirti ‘ hai tanti amici e devi farti tante amiche ‘.. alla tua età si deve vivere ‘.. e si deve anche godere ‘.. anche senza quella stronza!’
Continuai ad accarezzarlo dolcemente sulla gamba e sul torace, lui stava supino, con gli occhi chiusi, mi pareva cominciasse a rilassarsi. Mi soffermai a guardarlo meglio: Giuseppe era un bel ragazzo, alto, atletico, la t-shirt fasciava un torace e delle spalle ben messe, i jeans attillati mostravano due cosce muscolose e, in mezzo, un bel pacco tutt’altro che a riposo. Diamine! Non l’avevo mai guardato con attenzione in quel posto! E, senza volerlo, mi ritrovai a nutrire qualche pensiero proibito, come se volessi infliggere una punizione a quella stronza che quel corpo di mio figlio si era goduto.
Inseguendo questi pensieri avevo continuato ad accarezzarlo e, senza rendermene conto, avevo esteso il raggio d’azione, infilando la mano dentro la t-shirt e muovendola sul petto fino ad incontrare i suoi capezzoli. Una mossa azzardata perché quel tocco produsse una specie di scossa elettrica su Giuseppe, che sobbalzò emettendo un gemito un po’ strozzato, e soprattutto sul suo membro che si impennò premendo forte contro la zip dei jeans.
Ritrassi istintivamente la mano, ma, con mia somma sorpresa, ascoltai che Giuseppe, come lamentandosi, diceva:
‘Eh no ‘.. perché hai tolto la mano? ” era così bello! ‘.. ‘
Mi ripresi subito e, preoccupata di non interrompere quel momento, rimisi le mani sul suo petto e ricominciai a titillargli i capezzoli:
‘Oh, ma certo tesoro di mamma ‘.. sì, dai, rilassati, che mamma ti coccola un po”.’
Giuseppe aveva un volto trasognato, godeva di un piacere sottile ma penetrante, e lo si vedeva distintamente in mezzo alle gambe, dove il cazzo si gonfiava imperiosamente e reclamava di essere liberato. Perciò passai lievemente una mano sulla protuberanza e sentii che mio figlio emetteva un gemito di piacer ancora più forte:
‘Aaahhhh ” uuhhmmmm ” aaahhhh’.. sììììììì ”’ ‘.
Ne approfittai per posizionarmi meglio girandomi frontalmente verso di lui e per farlo distendere con la testa sulle mie gambe. Gli dissi a bassa voce:
‘Oh, vedo che va meglio, è vero?’
Bofonchiò qualcosa di incomprensibile, ma accettò di buon grado la nuova posizione. Mi chinai di più verso di lui posando le mie tette sul suo volto e continuando ad accarezzarlo sul petto. Poi passai ad una fase più avanzata, nel senso che piano piano aprii la camicetta e cominciai a liberare i miei meloni. Non appena lui sentì sulla faccia il contatto di quella pelle morbida trasalì e istintivamente aprì la bocca per baciare e leccare quei globi. Gli passai una mano sotto la nuca e sollevandolo leggermente verso di me gli misi un capezzolo in bocca:
‘Dai, Giuseppe, ciuccia ‘. succhia ‘.. dai, che ti fa bene’.’
Giuseppe uscì come da un sogno, aprì gli occhi e guardò con stupore il petto generoso che gli veniva offerto, poi immediatamente si gettò come affamato a succhiare il capezzolo bruno ed a leccare voluttuosamente l’aureola della mia mammella. Succhiava tanto avidamente, usando anche i denti, che ad un tratto dovetti dirgli:
‘Calma, tesoro, calma’. ciuccia delicatamente e lentamente ” su, ciucci anche l’altro ‘. aahhh, sìììì ” lo sai che fai godere anche me?’
E, mentre lui era interamente preso dalle mie tette e dai miei capezzoli, tornai a controllare lo stato della sua eccitazione, cominciai a tirargli giù la zip dello jeans e tirai fuori il suo uccellone svettante: un affare di tutto rispetto che, debbo dire la verità, non mi lasciava per niente indifferente. Era veramente invitante. Lo impugnai e cominciai lentamente a segarlo, Giuseppe cominciò ad agitarsi e ad ansimare:
‘Aaaahhh ”. belloooooo ”’ sììììììììì ””. mammmaaaaa ”. Dio, che fai!……’
Godeva visibilmente e, visto che le cose andavano per il meglio, abbandonai la timidezza iniziale e lo affrontai con maggiore disinvoltura:
‘Su, dai, amore ” distenditi meglio ” su, spogliati che stai più libero ” e lascia fare alla mamma’.’
Mi ubbidì docilmente, in un baleno si denudò tutto mostrando tutta la sua bellezza giovanile; respirò profondo e mi si rivolse finalmente sorridendo:
‘Dai, ma’, spogliati anche tu!’
La richiesta mi trovò un po’ impreparata, ma per non creargli alcun disagio, cominciai anche io a spogliarmi. Mentre lo facevo mi venne istintivo guardare al mio corpo. Non era certo quello di Giuliana e delle ragazze dell’età di Giuseppe. Era appesantito, oversize nei punti cruciali; le tette erano abbondanti, avevano perso tono e penzolavano, la pancia aveva un bel rotolo di ciccia, sulle cosce una ancor buona tenuta muscolare conteneva ed attenuata la copertura della cellulite, le spalle e le natiche erano carnose, anche se non cadenti. Del resto, da quando mi ero separata da mio marito, mi ero un po’ lasciata andare, riservando ogni attenzione solo a mio figlio. Ora, a 52 anni, mi ritrovavo a fare i conti con la mia femminilità trascurata; ma certo, se non mi fossi trovata nell’emergenza, ben difficilmente mi sarei mostrata così a mio figlio.
‘Eccomi, tutta per te ” ma, ora, lasciami fare ”
Detto questo, ripresi in mano il suo bel cazzo e mi piegai in avanti avvicinando la mia bocca. L’asta nerboruta pulsava e mi invitava, il glande violaceo sembrava volesse parlarmi, passai prima la lingua lungo la sua estensione, poi lo feci scomparire nella mia bocca dando inizio ad un pompino amorevole. Non ne faceva uno da tanti anni; l’ultimo l’avevo fatto a mio marito oltre 10 anni prima, ma poi l’attività sessuale coniugale si era diradata fino ad annullarsi con la separazione.
Ma, sarà che le circostanze ci rendono capaci di ogni cosa, il pompino lo fece letteralmente impazzire:
‘Aaaahhhh ‘.. diooooooo ”. mammaaaa ” sei divinaaaaa ”.. aaahhhhh ‘.. sìììììììì ”’ bellooooooooo ”’ uuuhhhhhhh ” non resistooooo ” sììììì ”’ sìììììì ”’.. vengoooooo” vengoooooo!!!’
Con un urlo liberatorio Giuseppe aveva esploso tutta l’eccitazione raccolta nei suoi coglioni scaricando abbondanti fiotti di sperma nella mia bocca. Non avevo mai bevuto prima il seme maschile, ma quello di mio figlio lo deglutii senza difficoltà, sentivo di dover compiere una missione salvifica, bevvi tutto con sicurezza.
Giuseppe eiaculò agitandosi come fosse percorso da una scarica elettrica, poi si quietò e si lasciò andare svuotato di ogni energia; trovò appena la forza di farfugliare:
‘Scusa mamma ‘.. non sono riuscito a controllarmi ” ad avvisarti per tempo ‘.. scusa’.
Mi sentivo soddisfatta e, dico la verità, anche contenta come donna: avevo dato piacere a mio figlio, ma anche ad un bel giovanotto, ed era una prova che mi inorgogliva. Mi distesi al suo fianco e l’abbracciai facendogli sentire tutta la generosità delle mie carni, poi gli soffiai in un orecchio:
‘Macchè scusa e scusa ‘.. è stato bellissimo ”. è piaciuto tanto anche a me ‘.. e poi, sai che la tua sborra ha un bel sapore? ”. è come uno yogurt!…’
Lui si ridestò e si avvinghiò a me palpando vogliosamente i miei seni, i miei fianchi, le mie chiappe. Ci guardammo per un istante, intensamente, poi le nostre bocche si unirono e le lingue si intrecciarono scambiando saliva. Un bacio lunghissimo, commovente, passionale.
Continuammo per dieci-venti minuti ad abbracciarci, a baciarci e a dirci paroline d’amore, con gli occhi lacrimanti di piacere. Poi sentii che la sua bestiolina riprendeva a muoversi e, in men che non si dica, vidi che premeva contro la mia pancia. Glielo dissi sorridendo:
‘Ehi, figlio mio ‘.. vedo che il cavalluccio è tornato ad imbizzarrirsi ‘.. non riesci proprio a tenerlo a bada?…’
‘Scusa, mamma ‘.. non so cosa mi succeda ‘.. sento una frenesia ” non so se è la voglia di piacere che tu mi hai dato ” o è ancora la rabbia che voglio sfogare contro quella ”.’
Ormai il gioco aveva preso anche me, sentirmi addosso quel corpo vibrante, avvertire il crescere del suo desiderio aveva ridato fuoco alle ceneri della mia femminilità trascurata. Decisi di alimentare il fuoco:
‘E se fosse un po’ dell’una e un po’ dell’altra?…. Certo mica lo possiamo lasciare così a disperarsi il poverino!……’
‘Mamma, non so ‘.. non so cosa ci sia preso oggi ‘.. ma so che è bellissimo ” scusami, ma ho una voglia che non riesco a controllare’.’
‘Ancora scuse ‘.. non devi reprimerti, devi sfogarti, liberarti della maledizione di quella puttana ‘.. e mamma è qui per aiutarti a farlo!’
Gli presi il cazzo tra le mani, anzi gli massaggiai anche le palle dure, poi, con una troiaggine per me inimmaginabile, gli dissi:
‘Vedo che ha voglia di cavalcare ‘.. su, non farlo soffrire ‘. dai, vieni, entrami dentro ‘.’
E, così dicendo, mi ero messa supina ed avevo allargato oscenamente le cosce mostrandogli il triangolo peloso della fica. Giuseppe, non senza un po’ di impaccio, si era messo in mezzo a quelle coscione spalancate e si era piegato sul corpo caldo di sua madre introducendo con la mano il suo cazzo palpitante nella mia caverna oscura. Appena dentro, aveva cominciato ad ondeggiare e a fare su e giù, con un risucchio che si udiva perfettamente quando egli lo ritraeva dal fondo della fica già piena di umori.
Spingeva forte Giuseppe ed io lo sollecitavo tirandolo a me dalle belle natiche muscolose ed esaltando il suo orgoglio di maschio:
‘Dai, dai, stallone di mamma ‘.. che bel pistone che hai, figlio bello ‘. lo sai che sono proprio gelosa delle donne che ti avranno’.’
Stantuffava forte il mio ragazzo e, per la foga, cominciava a sudare. Gli dissi di rallentare il ritmo per far godere anche me, mi disse che aveva voglia di prendermi in maniera diversa. Mi chiese di girarmi, di mettermi a pecorina, cosa che fece subito, e lui prese a caricarmi da dietro. Mi sfondava la fica, ma evidentemente godeva di più a sbattere i suoi coglioni contro le mie chiappe. Ma poi, quando vidi che aumentava la violenza dei suoi colpi, capii che voleva sfogare qualche istinto particolare. Glielo chiesi:
‘Mamma mia, che colpi! ‘.. mi stai sfondando la fica ” ‘
‘Scusa, mamma, mica ti faccio male?’
‘No, no, non ti preoccupare, ma sento che hai una carica violenta’.’
‘Beh, sì” gliela voglio davvero sfondare a quella zoccola!….’
Era chiaro che immaginava di sfondargliela a Giuliana ‘. La cosa un po’ mi disturbava, ma non mi permisi di disturbarlo, anzi lo incoraggiai:
‘Sì, dai, sfoga tutto il tuo risentimento ” puniscila quella troia, vai, colpisci’.’
Lo avevo alle spalle e quindi non potevo guardarlo negli occhi, ma sentivo tutta la sua rabbia abbattersi sul mio corpo. Ad un tratto avvertii nettamente che i colpi cominciavano a cambiare direzione e, prima che dicessi qualcosa, sentii che Giuseppe aveva cominciato a picconare (sì, è la parola giusta!) il mio ano.
Un male della madonna! Ma, con spirito di crocerossina, trattenni il respiro e mi feci forza a sopportare i dolori che il cazzo di Giuseppe mi procurava all’imbocco del culo. Anzi, per lenire la sofferenza, mi sforzavo di rilassarmi e facilitare in tal modo la penetrazione lungo il canale dello sfintere.
Giuseppe era come indemoniato, mi trapanava con cattiveria:
‘Zitta puttana! ‘. te lo rompo io il culo! ‘.. te lo faccio sanguinare!’
In effetti, ebbi davvero paura che la sua violenza me lo strappasse. Ma sentirlo sfogarsi così mi piaceva e ripagava ampiamente il fatto, offensivo, che lui scambiasse il mio con il culo di quella troietta.
L’inculata durò a lungo, lui godeva pazzamente, io doloravo in silenzio; ma, quando venne il momento finale, il dolore ricevette un grande lenimento dalla sua nuova, abbondante sborrata: un vero balsamo per il mio ano slabbrato.
Alla fine si abbandonò da dietro su di me e non la smetteva di baciarmi il collo e le spalle. Mi disse che l’avevo reso l’uomo più felice del mondo e, un po’ timidamente, mi domandò se l’avremmo rifatto.
Gli risposi con dolcezza:
‘Tesoro, sono contenta di averti aiutato a ritrovare la fiducia in te stesso ‘.. ma debbo dire che non è stato per me nessun sacrificio, perché ho scoperto un bel maschione e me lo sono goduto ‘.. Devi sapere che tua madre è e sarà sempre al tuo fianco ‘.. ma devi tornare a vivere la tua giovinezza, i tuoi amici e le tue amiche ‘.’
Ribattè un po’ deluso:
‘Mamma, ma lo vuoi capire che è grazie a te che ho riscoperto la bellezza della vita e del sesso e che, in questo momento, non posso farne a meno? ‘. Non mi deludere anche tu!….’
Il tono di Giuseppe mi preoccupò non poco. Non gli dissi niente, ma lo accarezzai di nuovo e lo baciai in bocca, a lungo. Rividi nei suoi occhi il sorriso.

(continua)

Cosa non farebbe una madre per un figlio

2.
Nei giorni successivi Giuseppe tornò alla carica continuamente. Mi sforzai di resistergli il più possibile, sia pure con la massima premura. Lo tenni un po’ a bada facendogli presente la necessità di non scoprirsi e di non destare sospetti nel padre; ma ero letteralmente assediata da lui, che vedevo permanentemente eccitato, e finii per concedere sempre più largamente il mio corpo alle sue voglie.
In breve si stabilì tra di noi una tresca molto intensa, mi assaliva e mi possedeva nei posti più svariati ed impensati, scatenava tutta la sua foga e mi riempiva del suo sperma in bocca, in fica, in culo e sul corpo. Lui era stravolto dalla passione, ma anche io faticavo a mantenere il controllo di me: in fin dei conti, sia pure senza volerlo, mi ero fatto un amante giovane che mi faceva assaporare piaceri dimenticati o, forse, mai provati.
Passammo settimane di fuoco, scopando tutti i giorni almeno una volta. Mi sentivo sessualmente rinata e gustavo quei piaceri incestuosi senza alcun rimorso. Ma quello che mi preoccupava era il suo attaccamento morboso. Prima mi ero decisa a ‘sacrificarmi’ per tirarlo fuori dalla depressione incombente; ora mi sentivo obbligata a ‘sacrificarmi’ all’incontrario per non farlo ripiombare in una condizione di dipendenza malsana.
Già da un po’ di giorni avevo ripreso i miei ragionamenti sulla necessità che recuperasse a pieno le sue amicizie e che riprendesse a frequentare le ragazze della sua età, ma senza alcun risultato. Faceva spallucce e continuava a ripetermi:
‘Mamma, io sto bene con te’. E dove la trovo una donna così? ‘ E chi mi può dare quello che mi dai tu?’
Poi, se insistevo più del solito, si imbronciava e mi diceva laconicamente:
‘Ho capito ‘.. ti sei stancata di me? ‘.. ti faccio pena”’
Ed io a rassicurarlo di nuovo:
‘Ma che dici? ‘. Ah potessi avere per sempre un amante come te! ‘.. non vedi quanto mi fai godere? ” è che non voglio peccare di egoismo ‘. e penso al tuo avvenire’..’
Che triste destino il mio! Ora dovevo reprimere le mie voglie per amor suo!
Ma le buone parole non bastavano, dovevo studiarmi qualcosa per sbloccare la situazione, senza farlo rinchiudere in se stesso. Da sola non avrei potuto trovare soluzioni, ma a chi potevo rivolgermi? Di chi mi potevo fidare?
Avevo subito escluso le mie amiche, anche le più intime, alle quali avrei potuto confessare qualsiasi cosa meno che l’intreccio incestuoso nel quale ero finita. Delle mie cognate neanche a parlarne: con loro non c’era mai stato feeling e le relazioni si erano quasi del tutto interrotte dopo la separazione da mio marito.
Alla fine non mi rimaneva che proprio lui, Antonio mio marito. E’ vero che eravamo separati da 10 anni e che lui ormai aveva un’altra donna, Irene, più o meno della mia età, con una figlia dell’età del nostro Giuseppe avuta dal precedente marito. A pensarci bene, non mi ero mai molto interessata della nuova vita di mio marito. La nuova compagna la conoscevo appena di vista: era una donna del mio tipo, piuttosto in carne, con uno sguardo da maiala, e mi chiedevo ogni tanto se era questo che aveva portato Antonio lontano da me; la figlia Valentina era una bella ragazza mora ed avevo fantasticato che, se non fosse per la situazione familiare, era per me di gran lunga preferibile a quella puttanella di Giuliana.
Ma, nonostante tutto, io ed Antonio avevamo mantenuto un rapporto di rispetto; lui non aveva mai dimenticato di interessarsi delle cose del figlio e non aveva mai mancato di farmi avere l’assegno mensile come contributo al suo mantenimento. Ritenni doveroso metterlo a parte della situazione, anche perchè, tutto sommato, era sicuramente l’unica persona interessata a fare qualcosa per Giuseppe.
Lo chiamai al telefono e gli dissi che avevo bisogno di parlargli di una questione delicata. Per non dare nell’occhio e non autorizzare pettegolezzi, ci demmo appuntamento in una sala da thè nella periferia della città. Non so perché, misi una certa cura nell’abbigliarmi e nel truccarmi, e la cosa, un po’ inconsueta, non sfuggì agli occhi di Antonio che non riuscì a trattenersi dal farmi un sia pur timido apprezzamento.
Ci sedemmo in un angolo appartato e, senza perdermi troppo in preamboli, gli dissi che volevo parlargli di Giuseppe. Lo vidi sorpreso, più che preoccupato. Facendomi forza cercai di spiegargli le cose nella maniera più chiara, anche se gli evitai i particolari più imbarazzanti. Gli dissi che stavamo a letto insieme e che si sfogava su di me, ma nulla gli dissi sulle perversioni sfrenate cui ci abbandonavamo. Antonio era sinceramente sbalordito, non immaginava lontanamente che Giuseppe avesse problemi di quella natura, l’idea poi di un rapporto incestuoso con me era per lui assolutamente impensabile.
Mi chiese incredulo della natura e delle frequenza dei nostri rapporti sessuali, ma non insistette troppo per non aumentare il mio disagio.
‘Antonio, ci sto pensando da molti giorni, ma non so come fare ‘. tu sai com’è sensibile tuo figlio ‘.. ci vuole tanta delicatezza ‘. Prima era stregato da quella Giuliana, ora si è aggrappato ossessivamente a me’. Sono terrorizzata dall’idea che possa finire nelle grinfie di qualcuna poco di buono!’
Mentre gli raccontavo la storia ebbi più di un momento di commozione; vidi che Antonio non era emotivamente insensibile, anzi apprezzai molto una sua lieve carezza di conforto, accompagnata da una disponibilità rassicurante:
‘Dai, Caterina (Caterina sono io!), non ti disperare ‘. hai già fatto tanto per lui ‘. troveremo una via d’uscita ‘. fammici pensare un momento’.
Ci demmo appuntamento dopo tre giorni allo stesso posto. Mi sorpresi ancora una volta a considerare la cura che mettevo nel prepararmi, come se dovessi incontrare un futuro sposo; ma mi parve di notare che anche Antonio faceva uno sforzo analogo, come volesse riguadagnare la mia attenzione. Certo è che la situazione di Giuseppe ci aveva riavvicinati, per lo meno nelle comuni preoccupazioni.
Appena accomodati nel nostro angolo appartato, Antonio prese subito la parola:
‘Come vanno le cose con Giuseppe? C’è qualche novità?’
Risposi aggrottando le sopracciglia:
‘Macchè!… sempre la solita cosa ‘.’
‘Vuoi dire che continua a dormire con te e’.. a fare l’amore?’
‘Sì, Antonio, te l’ho già raccontato come stanno le cose ‘. E, purtroppo, siccome gode alla grande, è sempre più su di giri’..’
‘E tu, come ti comporti con lui?’
‘Come vuoi che mi comporti?….. lo accontento in tutto ‘.. in tutto! ‘. Ora, non voglio fare la parte della vittima, perché ” perché, sai, non sono fatta di gesso, e ‘.. insomma’ capisci?’
‘Godi anche tu, è vero?’
‘Certo’.. perché, al di là di tutto, Giuseppe è un bel ragazzo e ormai ha acquisito tutti i mezzi ed i segreti del buon amatore’. Il fatto è che il suo attaccamento mi preoccupa e, purtroppo, devo stare attenta a non far trasparire nessun velo di turbamento ‘.’.
‘Uuhhmmmm ‘. Senti, Caterina, io ci ho pensato ‘.. ma una situazione così non la possiamo mettere in mano ad estranei ‘. è troppo delicata ‘..’
‘Antonio, ci ho pensato anch’io, e non so se è la stessa cosa che hai pensato tu” Valentina?…..’
‘Già, la figlia di Irene!…. sarebbe una soluzione fantastica ‘.Vale è una ragazza d’oro ‘.. volesse il cielo che Giuseppe si accorgesse di lei e che lei fosse disponibile! ” ma sai, certe cose non si possono fabbricare a tavolino ”’
‘Sì, certo, ma potremmo tentare di farli incontrare’. Che ne direbbe Irene?’
‘Ah, non so, ma possiamo provarci ‘.. dobbiamo provarci!… sai che facciamo? ‘.. domenica, fallo venire a pranzo da noi ‘. vediamo il clima che si può creare’..’
Convenimmo che era la cosa da tentare subito. Debbo dire che questi incontri riservati avevano creato, insieme alla complicità nella ideazione ed attuazione del piano di ‘salvataggio’ per nostro figlio, un clima nuovo e insospettabilmente gradevole tra noi due. Ci eravamo guardati negli occhi e forse un filo di nostalgia era rintracciabile. Comunque, dopo tanti anni, ci eravamo lasciati scambiandoci un bacio sulla guancia.
Faticai a convincere Giuseppe ad accettare l’invito del padre, ma alla fine dell’ennesima chiavata riuscii a farmelo promettere. E la domenica, a mezzogiorno, Giuseppe uscì di casa per andare a colazione a casa di Giuseppe e di Irene, non senza manifestarmi un certo fastidio per la cosa ed un forte rammarico perché mi lasciava sola a casa.
Restai a casa assorta in mille pensieri e timori, combattuta com’ero tra i sentimenti più diversi: ero speranzosa e gelosa al tempo stesso, il fatto che il destino di mio figlio si dipanasse lontano da me mi inquietava, ma avevo ritrovato un po’ di fiducia in Antonio, ero convinta che avrebbe fatto del suo meglio per aiutarmi a sbloccare la situazione.
Attesi con il cuore in gola sino a pomeriggio inoltrato nell’attesa che Giuseppe rientrasse a casa, alimentando le più diverse congetture sull’esito di quel pranzo. Alle 18 finalmente mio figlio tornò e, non appena mise piede in casa, mi si scaraventò addosso con una furia incontenibile, mi abbracciò con forza, mi palpò sfrenatamente da ogni lato e, senza darmi il tempo di dirgli alcunché, prese a baciarmi come un invasato a dirmi concitato:
‘Oh mamma, ho una voglia di te che nemmeno immagini ‘. Su dai, andiamo a letto, non ce la faccio a trattenermi oltre ‘.’
Non riuscivo a capire quale fosse il suo stato d’animo e quale l’impatto del pranzo a casa di Antonio; sentivo però distintamente che aveva un cazzo ingrifato che premeva imperiosamente contro la mia pancia e che aveva bisogno di piantarmelo dentro per caricare tutta la voglia che aveva in corpo.
Lo assecondai amorevolmente e lo lasciai scatenarsi su di me e dentro di me. Fu una scopata magnifica, che forse avrebbe meritato da parte mia maggiore partecipazione. Mi prese con forza e mi pistonò la fica con grande energia stimolandomi un orgasmo particolarmente intenso; poi, con un vero ululato, esplose quattro-cinque schizzi abbondanti del suo seme e poi mi si abbandonò a fianco sazio e fiero della performance.
Avevo avuto la sensazione che ci fosse qualcosa di estraneo a me in quella furibonda sgroppata di Giuseppe. Di certe cose una donna si accorge istintivamente. Aspettai ancora qualche minuto perché ci rilassassimo per bene, poi lo strinsi a me e cominciai a parlargli sottovoce:
‘Dio, che furia in corpo! ‘.. pensavo fossi sazio della cavalcata di questa notte! ‘.. e che è successo che ti ha fatto scatenare così?…’
E lui, stiracchiandosi un po’ e respirando a pieni polmoni, aveva cominciato a rispondermi in tono un po’ sornione:
‘Ho ripreso possesso della mia mammina ‘.. ‘
‘E perché, l’avevi persa?’
‘Beh, in un certo senso, sì ‘.. il fatto che io ero a pranzo lì da papà e tu eri qui sola mi aveva dato questa sensazione’.’
‘Ah?….. e come è andato questo pranzo? ‘. Non mi racconti nulla?…. ti sei trovato a tuo agio?…..’
‘Beh, sì, abbastanza ‘.. sono stati tutti molto gentili e premurosi”
‘E Valentina? ‘. Non la vedo da tempo ‘.. si è fatta bella?’
‘Sì, l’ho trovata più bella di qualche tempo fa ‘.. un bel tipo ‘. forse un po’ timida nei miei confronti ‘.. a differenza della madre ‘.’
‘Che vuoi dire? ‘.. come si è comportata la madre?….’
‘No, bene, molto affettuosa ‘. direi, forse troppo’.’
‘Addirittura!!!’.. che vuol dire troppo?’
‘Mamma, certe cose si capiscono subito’.. si era messo un vestito stretto che metteva in bella mostra le tettone ed il bel culone che ha’.’. e poi, quegli sguardi un po’ assassini ‘.’
‘Mi stai dicendo che ti ha messo gli occhi addosso ‘..’
‘E non solo gli occhi ” due-tre volte, passandomi vicino, mi si è strusciata addosso ‘.. mi ha dato la sensazione che volesse provocarmi ‘. ‘
‘E tu ?……’
‘E io ‘ cosa vuoi? ‘.. mi sono eccitato tantissimo ‘ anche perché lei lo faceva in presenza di papà e della figlia”
‘E papà non si è accorto di nulla?’
‘Boh, non so ‘.. almeno non l’ha dato a vedere’. Valentina mi è sembrata distratta da altri pensieri, tanto che subito dopo pranzo si è ritirata in camera sua’.’
‘E così ti sei arrapato per le smancerie di quella troia di Irene, e poi sei corso da me a sfogarti, è così?’
‘Dai, mami, non ti incazzare ‘.. mica sarai gelosa di Irene? ‘. Dai, sai che non ti cambierei mai con una come lei!’
Giuseppe aveva colto il mio stato d’animo. Sì, per un momento, mi ero ingelosita alla sola idea che quella stronza di Irene avesse concupito mio figlio, e mi ero del tutto dimenticata dello scopo di quel pranzo.
Il racconto di Giuseppe mi aveva lasciata un po’ disorientata, avevo la sensazione che l’operazione orchestrata con mio marito non fosse riuscita, ma avevo bisogno di parlare con Antonio per saperne di più.
Lo chiamai al cellulare la mattina successiva e gli chiesi subito com’era andato il pranzo con Giuseppe. Mi disse che voleva raccontarmi tutto, ma che preferiva farlo a voce. Ci demmo un nuovo appuntamento al solito posto e, con visibile reciproco piacere, ci rivedemmo lì. Si accorse della mia ansia di sapere e mi chiese subito se Giuseppe mi avesse riferito qualcosa. Mentii, gli risposi che il ragazzo era stato evasivo, volevo mettere a confronto le due versioni.
Antonio mi sembrava più attento a me che alle mie preoccupazioni; mi sorrideva, mi rassicurava, ma non andava al di là di considerazioni generiche. Lo incalzai un po’ di più, facendogli domande specifiche su Valentina. Mi rispose che i due ragazzi avevano familiarizzato, ma che era troppo presto per attendersi di più. Andai nuovamente all’attacco:
‘E Irene? ‘.. come l’ha presa la cosa?’
‘Ah, Irene l’ha presa bene ” Giuseppe le ha fatto una grande impressione ‘.. anzi, se vuoi saperlo, quando siamo rimasti soli, mi ha chiesto tantissime cose di lui e mi ha confessato che lo aveva trovato piuttosto attraente’..’
‘Non mi dirai che, invece che a Valentina, Giuseppe è piaciuto a Irene ‘.’
‘No, Valentina mi è sembrata contenta della presenza di Giuseppe, ma forse è rimasta un po’ impacciata al primo impatto ‘.. Irene invece no, lei è sempre attiva, intraprendente, ed ha cercato subito di mettere Giuseppe a suo agio’.’
Sospirai, quel colloquio non mi piaceva, giravamo intorno al problema. Decisi perciò di giocare a carte scoperte:
‘Senti Antonio, non è vero che Giuseppe non mi ha detto niente ‘ mi ha riferito tutto, e mi ha raccontato che Valentina è stata poco in compagnia e si è subito ritirata in camera, mentre Irene non ha perso occasione per ‘.. per provocarlo mettendogli sotto il naso tutto il suo arsenale ‘.. tant’è che Giuseppe è tornato a casa arrapatissimo ed ha subito voluto sfogare con me la sua eccitazione’..’
Antonio è sobbalzato, come colto in fallo, ha abbassato gli occhi ed ha convenuto sul mio racconto:
‘Sì, Caterina, le cose che ti ha detto Giuseppe sono vere ‘. Scusami se non te ne ho parlato in quei termini, ma non volevo crearti altre ansie ‘.. sì, mi sono accorto che Irene faceva di tutto per conquistarsi l’attenzione di Giuseppe ‘. Ho fatto finta di niente perché mi è sembrato che la cosa potesse comunque essere utile per cominciare a sbloccare nostro figlio’.’
‘Ecchè!…. per distrarlo da me, ora lo mando da Irene!…. è una tardona come me ”. In questo modo la situazione può solo peggiorare ‘..’
‘No, non sono d’accordo, non credo che in questo modo la situazione peggiori ‘.. ci ho riflettuto parecchio dopo l’episodio di ieri ‘.. penso che, frequentando la mia casa, Giuseppe può cominciare a guardare anche un’altra donna, oltre a te, e poi può entrare in sempre maggiore dimestichezza con Valentina ‘.. è un percorso tortuoso, ma non abbiamo alternative’.’
‘Insomma, se capisco bene, vuoi toglierlo dal mio letto per farlo entrare in quello della tua Irene ” e come pensi che poi possa arrivare a Valentina?’
‘Senti, Caterina, dobbiamo tentare ‘.. ho parlato ad Irene e, senza dir nulla del tuo rapporto con Giuseppe, le ho spiegato che, dopo la brutta esperienza di Giuliana, il ragazzo si è bloccato ed ha bisogno di essere nuovamente svezzato ‘.’
‘Guarda, se è per quello lo ha già svezzato per bene la madre ‘. non ha certo bisogno di un’altra balia’..’
‘Sì, sì, certo ‘.. ma rompere il cordone ombelicale con te è il primo passo ‘ credimi, dobbiamo avere pazienza e fiducia ‘ ce la faremo’.
Non ero convinta dei ragionamenti di mio marito, ma concordavo con lui che non avevamo alternative. Ed ero spinta a fidarmi di lui anche per le premure affettuose che si sforzava di manifestarmi.
Questa volta, mentre ci salutavamo, non solo mi aveva ridato il bacio sulla guancia, ma mi aveva passato il braccio dietro la schiena e mi aveva stretta a sé spingendo con la mano aperta dietro le mie spalle. Ci lasciammo con la decisione di insistere sulla strada intrapresa: Antonio avrebbe chiamato direttamente Giuseppe per invitarlo nuovamente a casa sua, stavolta a cena.

(continua)

Cosa non farebbe una madre per un figlio

3.
Forse Antonio aveva visto giusto, i cambiamenti di Giuseppe non tardarono a manifestarsi. Le sue visite a casa del padre e della sua nuova famiglia si intensificarono, contemporaneamente cominciarono a diminuire sia le performances sessuali con me sia le sue confidenze intime, e queste mi mancavano più delle trombate. Ero perplessa: fiduciosa che la situazione era in evoluzione, ma abbastanza gelosa per quell’esclusività su mio figlio che mi veniva tolta. In compenso avevo raggiunto una profonda complicità con mio marito Antonio: ora era lui a tenermi puntualmente al corrente degli sviluppi della situazione.
Da quello che mi diceva, Irene aveva accalappiato Giuseppe da grande troia quale era ed aveva al tempo stesso spinto Antonio verso il piacere del voyeur: seduceva e si scopava mio figlio praticamente in sua presenza e godeva superbamente a far sborrare entrambi, spesso all’unisono, l’uno dentro la sua fica, l’altro seminascosto a masturbarsi dietro una porta. E il bello era che la cosa piaceva a tutti: alla porcona che vedeva due maschi, padre e figlio, al suo servizio; a Giuseppe, che vedeva esaltate le sue doti di conquistatore e di chiavatore; ed allo stesso Antonio, che riviveva attraverso suo figlio il gusto della trasgressione erotica.
Ma la cosa, debbo confessarlo, intrigava anche me, che ero sempre più esigente nel richiedere ad Antonio di relazionarmi in dettaglio. Al punto che, sempre più presa dalla situazione, ero arrivata a chiedere ad Antonio di descrivermi le cose in diretta, al telefono.
E così è accaduto qualche volta che Giuseppe e Irene fottevano a tutta forza sul letto di lei, Antonio li spiava tirandosi una sega e illustrando la scena a me che, a casa, mi sditalinavo e sbrodolavo con loro. Non c’è che dire, un circuito di perversione perfetto!
Di questo passo, mentre Giuseppe impazziva e faceva impazzire di goduria la porca di Irene, io e Antonio ci trovavamo sempre più spesso a condividere, sia pure a distanza, il piacere dello spettacolo, e poi a commentare la cosa nei nostri incontri riservati, che si erano fatti anch’essi assai più frequenti. Un giorno, presi dal racconto, ci eccitammo tanto che convenimmo di andare da qualche altra parte, e Antonio mi portò in un motel fuori città. Prese una camera, lo seguii senza la forza di obiettare alcunché, ci sedemmo sul letto e lui riprese a descrivere gli amplessi di Giuseppe e di Irene.
Ad un certo punto mi disse:
‘Dai, Caterina, mettiamoci più in libertà’..’
Si allungò all’indietro sul letto e si sbottonò i pantaloni, tirando fuori il suo membro tiratissimo:
‘Scusami, ma non ce la faccio più, mi sento di scoppiare’. Ma anche tu non ti fare problemi, mettiti comoda!’
Effettivamente l’atmosfera si era fatta torrida ed anch’io sentii il bisogno di togliermi di dosso qualcosa, restando in mutande e reggiseno. E, mentre lui continuava al rallentatore il racconto segandosi lentamente, anch’io cominciai istintivamente ad accarezzarmi in mezzo alle cosce e a titillarmi uno dei capezzoli.
La situazione era surreale: io e mio marito, separati da più di 10 anni, ci eravamo rifugiati in incognito in un alberghetto per masturbarci pensando alle gesta erotiche di nostro figlio con la compagna attuale di mio marito! Da arditi intrecci incestuosi stava scaturendo l’inattesa rinascita di un rapporto coniugale spento da anni. Com’era stato possibile arrivare a questo esito inimmaginabile!?
Ma ormai non c’era spazio per pensieri e riflessioni di questo genere, l’eccitazione era al diapason e, nel volgere di una decina di minuti, ci trovammo immersi voluttuosamente in uno scatenato 69. Demmo fondo a tutti i nostri istinti repressi, urlammo il nostro piacere, sborrammo in abbondanza all’unisono. Forse con mio marito non avevamo mai goduto tanto insieme, e impiegammo una decina di minuti per riaverci. Poi ci rivestimmo e silenziosamente lasciammo l’albergo, senza scambiarci parole, ma con gli occhi pieni di lieta commozione. Mi accompagnò a casa, ci scambiammo un bacio sfuggente sulle labbra, dandoci appuntamento telefonico per il pomeriggio.
Le cose avevano preso una piega nuova, imprevedibile. Il caso di Giuseppe mi apparve meno drammatico di quanto pensassi, il ragazzo se la godeva alla grande con quella puttana di Irene; la relazione lo aveva reso più sicuro di sé e lo stava facendo uscire dalla morbosità del rapporto incestuoso con me (le nostre scopate si erano progressivamente rarefatte fino ad interrompersi); poi, a sorpresa, io avevo trovato il filo di Arianna dell’antico rapporto con mio marito.
Il tutto era nato per instradare Giuseppe verso una nuova fidanzata, possibilmente verso Valentina, ma della cosa non se ne parlava più. Quel giorno, quando Giuseppe tornò a casa, feci distrattamente cadere il discorso su di lei, ma mio figlio liquidò la cosa con un’alzata di spalle. Percepii in quel momento che la distanza tra me e mio figlio non era stata mai così netta. Anche se era quello che in fondo cercavo, avvertii una punta di sofferenza a rilevarlo.
Mi resi conto che gli interessi egoistici di ciascuno stavano prendendo il sopravvento, e che anche io, per la prima volta nella mia vita, stavo anteponendo l’attenzione per me stessa alle preoccupazioni per l’avvenire di mio figlio. Sì, mi sentivo restituita alla mia femminilità, sentivo l’urgenza delle mie voglie, registravo anche con stupore il piacere che mi procurava quell’intreccio perverso di relazioni proibite.
Ma che stava succedendo? E dove stavamo andando? Mi sentivo davvero senza bussola, trascinata da eventi non desiderati, anche se tutt’altro che sgraditi. Mi confortava avere a compagno di avventura mio marito Antonio, di cui avevo rivalutato la sensibilità. Dovevo riparlarne con lui per rimettere le cose al loro posto.
Gli telefonai subito dopo pranzo e gli dissi che avevo bisogno di incontrarlo al più presto. Facemmo un lungo giro in macchina e ci fermammo in uno slargo piuttosto fuori mano.
‘Caterina, ti vedo preoccupata? ‘. Forse stamattina abbiamo sbagliato a lasciarci andare ‘.. ti chiedo scusa, ma ”’
‘Ma no, Antonio, che dici? ‘.. stamattina è andata come è andata ‘. ma è andata bene ‘.. l’abbiamo fatto con grande piacere ‘. non ne sono pentita affatto ” ma debbo confessarti che mi sento molto confusa ‘.. soprattutto vedo che abbiamo perso di vista il nostro obiettivo ” stiamo andando avanti ognuno per la sua strada ‘.. ‘
‘Ma Caterina, di che ti preoccupi? ” mi pare che la cosa si sta svolgendo per il meglio ‘.. Giuseppe e Irene se la spassano e sono contenti ‘.. io e te abbiamo riassaporato il piacere di stare insieme ‘.. non vedo di che preoccuparsi’.. Giuseppe? ‘.. io lo vedo in gran forma ‘. Anche Irene mi dice che il ragazzo è senza nessun problema e che le donne faranno a gara per accalappiarselo!’
‘Tu dici? Non ne sono molto convinta’. Ho paura che sia passato dalla dipendenza da me a quella di Irene, e che il problema non si sia risolto ‘.. Per quanto riguarda me e te, pensi che possiamo continuare così a vederci come due fuggiaschi? ‘. Non credi che Irene se ne possa accorgere?…’
‘Ah ah ah ‘.. mi fai ridere! ‘.. Irene!!! ” Irene si sta godendo il bel cazzo di nostro figlio e sa bene che noi lo sappiamo ‘.. sa anche che ci confidiamo le cose, ma non soffre di gelosia ‘.. Irene è una porca matricolata ‘.. fosse per lei, farebbe sesso di gruppo, con Giuseppe, con me, con te e forse anche con Valentina!….’
Lo guardai con occhi sbarrati. Veramente non avevo capito nulla di quello che stava accadendo, mi sentii all’improvviso come denudata in pubblico. Antonio si rese conto del mio sbalordimento e, con molta tenerezza, mi rassicurò:
‘Caterina, rilassati! ‘. Perché non pensi che questa storia sta prendendo il suo corso migliore? ‘.. Io mi sento toccato dalla fortuna per averti ritrovata e voglio fare di tutto per non perdere questa nuova occasione che ci è data ‘. Decidi tu quello che dobbiamo fare! ‘. Se restare a guardare quello che fa Giuseppe o se badare a noi ‘. o se partecipare anche noi ad una allegra ammucchiata ‘.. credimi, si vive solo una volta e non serve lasciarsi prendere da tanti scrupoli ‘.’
Poi, visto che lo ascoltavo attentamente ma che avevo ancora bisogno di riordinare le mie idee, continuò:
‘Tra di noi la storia è andata come è andata ‘. Se abbiamo deciso di andare ognuno per la sua strada, è perché ormai ci danneggiavamo a vicenda’.. Irene non ha nulla delle tue qualità ‘.. ma è una maestra di piacere ‘. è viziosa, perversa ‘. Credo che mi abbia cornificato più di una volta ‘. Ma mi sa portare alle vette del godimento ‘. ‘
Il discorso di Antonio ebbe su di me un impatto violento, in un momento capii tante cose, capii soprattutto gli errori della mia vita, la vanità dei miei pregiudizi e dei miei sacrifici. Istintivamente gli presi le mani e le strinsi, come per comunicargli che sentivo di appartenergli ancora.
Non dicemmo niente, ma la scintilla dell’amore addormentato scoppiò all’istante e ci trovammo abbracciati a baciarci languidamente per cinque minuti. All’improvviso sentii di essere uscita dalla mia solitudine e di potermi finalmente riaffidare al mio uomo. Gli dissi subito:
‘Antonio, sono confusa, il mondo mi sta cambiando intorno ‘. Ma mi fido di te ‘. Facciamo come dici tu’..’
Antonio era visibilmente soddisfatto, credo che anche in lui fosse rispuntato un sentimento tenuto a forza nel sottofondo. Mi disse suadente:
‘Caterina, ora che si siamo ritrovati non dobbiamo tornare indietro’. Stai tranquilla, pensiamo alla nostra vita, le cose si sistemeranno”
Dopo tanti anni mi sentivo più leggera, sgravata dalla responsabilità di prendere decisioni, di assumere tante precauzioni, di preoccuparmi degli altri. Antonio non perse tempo, mi disse che avrebbe subito organizzato per il sabato un bel pranzo a casa sua con la sua famiglia allargata.
Era una foto di gruppo inedita quella che si rappresentò sabato alle 13 a casa di Antonio ed Irene. Mi ero preparata per bene per non sfigurare al confronto con la mia ‘competitrice’ e tutti ne restarono ammirati, a cominciare da mio figlio Giuseppe, che esternò pubblicamente i suoi complimenti. Il velo di imbarazzo si dissolse quasi subito, io e Irene avemmo lo spirito di familiarizzare subito, tanto che lei mi disse subito, sfacciatamente, senza fronzoli:
‘Ahò, ma sai che hai tirato su un puledro di razza? ‘. Diamine che foga, che energia! ‘.. gliel’ho detto ad Antonio: fin quando ci pensa Giuseppe, posso benissimo fare a meno di lui’.. ah ah ah!’
Incassai la battuta con una risatina, ma non riuscii a dirle nulla, senonchè la troia, approfittando che eravamo sole in cucina, cominciò a toccarmi il culo ed il seno, commentando:
‘Lo sai che sei messa bene ‘.. complimenti, mia cara ‘. Mi fai venire la voglia di una ripassatina tra di noi ‘ eh?’
Non potevo continuare a stare in silenzio, tirai fuori un po’ di spirito e, restituendole le toccatine (aveva anche lei un seno ed un culo notevoli), le risposi con apparente disinvoltura:
‘Con comodo, mia cara’ avremo tempo e modo di ‘. conoscerci meglio’.’
Il clima di quella casa era decisamente libertino. Il pranzo fu squisito, la conversazione molto allegra. A tavola ero seduta vicino ad Irene e per tutto il tempo continuammo a stimolarci, sfregando le ginocchia l’una contro l’altra e allungando di tanto in tanto una mano dentro le cosce; ma avevo di fronte a me Valentina e mi persi ad ammirare la sua bellezza quasi angelica, i suoi occhi incantevoli, sognando ad occhi aperti di vederla a fianco di mio figlio.
Alla fine del pranzo, un po’ per il vino bevuto, un po’ per l’eccitazione accumulata, eravamo tutti un po’ su di giri. Valentina si alzò per prima e, scusandosi molto educatamente, si ritirò in camera sua a riposare per farsi passare il leggero mal di testa che l’angustiava. Noialtri restammo in salotto, stravaccati sui divani, a chiacchierare in maniera sempre più intrigante e licenziosa.
Irene prese subito le redini del comando, propose di rilassarci in libertà per celebrare al meglio l’occasione e cominciò a spogliarsi, invitando noi ad imitarla:
‘Su, dai, Caterina, facci vedere il bendidio che ti ritrovi e siediti vicino a me ‘.. tu Giuseppe distenditi qui alla mia destra e tu Antonio dall’altro lato, vicino a Caterina ‘..’
In quattro e quattr’otto eravamo tutti nudi, Irene si era rivolta subito a me ed aveva cominciato a slinguarmi e ciucciarmi le tette, mentre i due maschi assistevano vogliosi alla scena lesbo ed avevano avviato una lenta masturbazione. Non so se per merito di Irene e della sua spregiudicatezza, ma mi trovai subito a mio agio in quell’intrico di corpi pulsanti; la lingua insinuante e le mani sapienti di Irene mi stavano trasportando in un’altra dimensione, da dietro Antonio mi baciava le spalle ed aveva introdotto il suo cazzo nel solco delle mie chiappe, dall’altro lato vedevo mio figlio Giuseppe che mi sorrideva pieno di libidine e si sforzava di penetrare anche lui nel posteriore di Irene.
Ma la scena cambiava di continuo e, ad un tratto, io e Irene ci ritrovammo entrambe messe alle pecorina sul divano mentre i nostri due uomini ci trapanavano la fica scambiandosi ogni tanto il posto. Ero tanto stordita che ormai non distinguevo quando ad entrarmi dentro era mio marito o mio figlio, e non so chi dei due ad un certo punto me lo piantò con violenza in culo, lacerandomi lo sfintere. So solo che, al culmine della trombata, tutti e quattro condividemmo un orgasmo tanto abbondante che emettemmo insieme un lungo urlo di piacere.
Restammo così come in un dormiveglia, svuotati di energia e riversi l’uno sull’altro, con i nostri corpi sudati ed esposti senza pudore, quando all’improvviso sentimmo che si apriva la porta della zona notte e, subito dopo:
‘Mamma, ma che è successo? ‘.. ho sentito un urlo ”’
Era Valentina, ridestata dalle nostre grida, che in baby doll si era affacciata sulla porta e che non si aspettava di trovarci in quel modo. Nessuno di noi si mosse, né tentò di coprirsi. Lei stessa, peraltro, non appena resasi conto della situazione, si era limitata con atteggiamente innocente ad aggiungere con ironia:
‘Ah ‘.. ora ho capito perché tutto quel chiasso ‘.. io dormivo e voi ..’.’
La madre le si rivolse subito con voce calda:
‘Oh, amore, scusa ‘ ma sai, è stato tanto il piacere di ritrovarci tutti qui in famiglia che ‘.. ci mancavi solo tu ” se vuoi, ti facciamo spazio’..’
Era proprio una porca Irene, avvertii io per lei un po’ di vergogna, Valentina appariva in quel momento proprio una figura celestiale, immacolata, inviolabile.
Mi sbagliavo, perché la ragazza, lungi dallo scandalizzarsi o dal mandarci al diavolo, si rivolse a mio figlio e gli disse con una punta di sarcasmo:
‘Ma dai Giuseppe, che ci fai tu con questi matusa ‘. Dai, su, vieni da me ‘ lasciamoli soli che hanno tanto cose da raccontarsi!….’
E Giuseppe, come inebetito, si alzò dal divano e si diresse verso di lei che, con un sorriso smagliante e prendendolo per il cazzo, come fosse un guinzaglio, se lo trascinò dietro, salutandoci con uno squillante:
‘Ciaooooooo!!!……’
Istintivamente guardai Antonio che annuì con gli occhi come a dirmi:
‘Che ti avevo detto?’.
Aveva avuto ragione lui. Le cose si sarebbero aggiustate da sole. Avevo ‘salvato’ mio figlio. Ora dovevo ‘salvare’ me stessa.
Mi sono affidata ad Antonio.
Intanto le cose hanno preso il loro corso, quasi inseguendo un destino. Giuseppe e Valentina si sono messi insieme stabilmente e ci hanno lasciati, sono partiti per una vacanza in Spagna e vi sono rimasti, hanno trovato lavoro e casa dalle parti di Siviglia e pare si trovino a meraviglia.
Io Antonio ed Irene sono ormai un trio inseparabile, abbiamo lasciato la città per sfuggire al giudizio malevolo della gente, dividiamo la stessa casa e lo stesso letto, pratichiamo tutte le variazioni del sesso perverso, ivi compresi gli scambi multipli. Su Irene mi sono ampiamente ricreduta, ho fatto mi la sua filosofia di vita, ci ritroviamo in tutto, non solo a letto.
E’ cominciata anche per me una nuova vita. Fin quando durerà? Non lo so e non lo voglio sapere. Ho solo voglia di godermela, senza ansie e senza rimpianti.

FINE

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