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Racconti erotici sull'Incesto

DIARIO DI UN FIGLIO DEGENERE E DEPRAVATO OSSESSIONATO DALL’INCESTO (parte 2)

By 2 Novembre 2021No Comments

Alimentato così solo dal cinismo, dall’egoismo e dalla smodata brama di piacere ho sfruttato quella tensione fra i miei per frappormi tra loro, allontanarli sempre più l’uno dall’altra e avere mia madre solo per me. Verso mio padre ho tenuto un atteggiamento indolente, sprezzante, irritante, in modo da fargli acuire la rabbia nei miei confronti. Allo stesso tempo riuscivo a lasciar vedere a mia madre tutta la mia sofferenza, o meglio, le lasciavo credere che fosse sofferenza ciò che era invece cinismo e perversione, sfruttando così a mio vantaggio l’istinto protettivo e materno del sesso debole.

Il mio intento era dunque quello di dividerli facendo passare me per la vittima e mio padre per un insensibile, crudele e manesco contadino. Ho iniziato mettendogli nel trattore e in cantina dei preservativi e dei fazzoletti sporchi di rossetto, nascosti ma non troppo, in modo che mia madre potesse trovarli. Infatti una sera l’ho sentita urlare contro di lui in cantina e, da quella sera, lo ha mandato a dormire in un’altra stanza. Il mio piano di minare la sua fiducia in lui e di incrinare il loro legame procedeva così ottimamente.

Quella stessa sera, al pensiero di essere riuscito a dividerli, ho goduto tantissimo. Mi sono messo sotto le coperte, chiuso nella mia camera, enormemente soddisfatto di quel che stavo ottenendo. Ho immaginato la mia bella madre in vestaglia e senza intimo addosso, sola nel letto matrimoniale. Ho immaginato il suo bel corpo generoso, le sue forme rotonde e abbondanti, la sua fica ammantata di pelo sotto le pesanti coperte. Il mio cazzo è diventato duro e nodoso come il legno e mi sono tirato tre rasponi potenti con degli spruzzi di sborra che hanno inzuppato le lenzuola. La mattina dopo gliele ho fatte trovare nel cestone dei panni sporchi e, mentre facevo colazione, mi sono goduto la sua espressione pensierosa nel constatare quanto fossero impregnate della mia sborra. Vederla di sottecchi mentre dubbiosa avvicinava la faccia e annusava la parte dove il mio cazzo aveva eruttato colate di sborra mi ha immediatamente procurato una bestiale erezione che, a momenti, culminava in un’altra innaffiata vischiosa e densa nei pantaloni del pigiama.

Quando notavo il minimo segnale di riavvicinamento tra i miei correvo al riparo e in modo subdolo creavo un altro screzio che tornasse a raggelare i loro rapporti. Il mio stato ossessivo e delirante mi aveva portato ormai a non desiderare altro che il togliere di mezzo mio padre e possedere sessualmente mia madre, facendo di lei l’oggetto e la schiava delle mie più depravate brame lussuriose. Sempre facendomi passare per il povero ragazzo psicologicamente fragile e bisognoso di comprensione, mi sono avvicinato a mio padre rivolgendomi a lui con fare insolente e sfacciatamente provocatorio.

“E così mia madre ti ha cacciato dal letto matrimoniale… Ma per te non è problema, visto che hai sempre infilato il tuo cazzo negli orifizi delle scrofe e delle capre…” L’ho fissato con un’espressione beffarda poi mi sono messo una mano fra le gambe, sul pacco oscenamente rigonfio che mi riempiva il pigiama.

“Tu continua pure a montare le tue bestie, che a soddisfare quella gran bella donna che è tua moglie ci penso io. Il suo corpo caldo mi riscalderà per il lungo inverno freddo e nebbioso. Deve poi avere una gran voglia di un cazzo vigoroso e prestante, visto che per anni ha avuto davanti il tuo, misero e fiacco.”

Gli ho riso in faccia attendendo la sua rabbiosa reazione. Quelle parole gliele ho dette a bassa voce quando mia madre si era allontanata spostandosi per la grande cucina. Ho atteso che lei fosse alla giusta distanza per non sentire cosa dicessi ma potesse invece vedere ciò che ha fatto lui a me. Dopo aver ascoltato le mie parole con l’espressione allibita si è fiondato su di me riempiendomi di pugni poi, una volta raggomitolato a terra, mi ha preso in piena faccia con un calcio. Ha continuato a darmi calci alla bocca dello stomaco, con me piegato in due dal dolore, mentre mi urlava contro, dandomi del pazzo, del pervertito; mentre si è inginocchiato a terra tempestandomi di pugni che ho preso tutti sulla schiena mi urlava di essere un immondo e che la droga mi aveva reso un figlio di Satana.

Aveva ragione. Mentre venivo pestato e sentivo in bocca il sapore ferroso del sangue provavo un piacere perverso al pensiero che quella situazione era frutto della mia depravazione. Sì, mi sentivo un figlio del demonio, sputavo sangue, volevo chiavarmi mia madre, fare cornuto mio padre… tutti questi pensieri mi avevano fatto montare una paurosa eccitazione. Quando mi è arrivato un calcio nel bassoventre ho provato un dolore lancinante, sembrava che il cazzo si fosse spezzato come un ramo. Quel dolore divenne assurdamente piacere e mentre rantolavo a terra e, recitando, chiedevo a mio padre di fermarsi ho sentito la sborra liberarsi come una pisciata e riempirmi il pigiama di un liquido denso.

Continua…

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