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Racconti erotici sull'Incesto

Ereditarietà

By 19 Ottobre 2004Dicembre 16th, 2019No Comments

E’ opportuno precisare che non ho ben chiara la differenza tra ereditarietà e familiarità.
Il sessuologo Pasini afferma che si chiama ereditarietà la trasmissione dei caratteri dai genitori ai figli. Ho anche appreso che la ereditarietà si dice ‘laterale’ se deriva da un solo genitore, ‘crociata’ se a trasmetterla e il genitore del sesso opposto a quello del figlio.
E’ necessaria questa premessa?
A me sembra di si, per cercare di dare una spiegazione a ciò che mi ha coinvolto.
Jane &egrave mia nonna materna.
Da quando la ricordo, &egrave stata sempre allegra, brillante, esuberante.
E credo che sia stata proprio questa ‘esuberanza’ la ragione per cui ha messo al mondo Meg, la figlia, che &egrave mia madre, quando era più che giovanissima.
Del resto, la mia mammina non &egrave che le sia stata da meno.
Ecco, vedete che la ‘ereditarietà’ c’entra? O la familiarità? Mah!
Una certa differenza, però, c’&egrave stata.
Mamma non ha mai saputo chi fosse suo padre, e Jane giura che non lo sa, mentre io vivo nella mia famiglia regolare (si fa per dire) perché i miei genitori sono sposati
Una coppia del tutto dissimile. Forse per questo si sono attratti: segni contrari!
Si, ma contrari fino a un certo punto, perché Bob, mio padre, fu trascinato in casa soprattutto da Jane, anche se lui aveva 25 anni e Jane dieci di più.
Le attenzioni e la brama di Jane gli fecero sospettare, da principio, che la donna fosse una specie di ninfomane, anzi chiese anche chiarimenti al suo medico, e questi gli spiegò che la ninfomania era una patologia, per cui la femmina &egrave alla costante ricerca di soddisfacimenti sessuali che non riesce a raggiungere. Gli fu anche precisato che tale definizione non poteva attribuirsi a donne con attività sessuale superiore alla media solo perché dotate di un temperamento erotico forte, ricco e variato.
Jane non era mai insoddisfatta, se la godeva a tutto spiano, e rimaneva quasi esausta. Ma solo per brevissimo tempo. Poi, il suo robusto appetito sessuale la riassaliva, sia quantitativamente che qualitativamente e doveva di nuovo’ sfamarsi.
Bob se la cavava egregiamente con la sua partner meno giovane di lui, e questo indusse Meg, che sapeva dei travolgenti amplessi della coppia, a profittare dell’occasione, vista che era a portata di mano.
E così sono nato io, Daniel, cio&egrave Dan.
Entro i limiti della natura, Bob si dava da fare per cercare di contentare le due esuberanti e passionali femmine, ce la metteva tutta ed era un ottimo performer, ma c’&egrave poco da dire, per ognuna di quelle non era sufficiente un solo maschio, figuriamoci se poi quel povero ( si fa per dire) diavolo doveva provvedere a entrambe!
Ognuna delle donne, certamente, sapeva che Bob se la faceva anche con l’altra, ma non ne parlavano mai, c’era una specie di tacita intesa, tacit agreement, ma ciascuna pensava che se fosse stata lei ‘l’unica’, il suo soddisfacimento sarebbe ben più appagante.
Bisogna dire che la più smaniosa era Jane, ma, per la verità, s’era sempre limitata pascolare ‘in casa’, anche perché, guardandosi intorno, non vedeva che l’erba del vicino fosse più verde.
Quel giorno era sdraiata sul letto, nel pomeriggio d’estate, come sempre discinta, e con la mano, come d’abitudine, se la carezzava lentamente.
Jane pensava all’erba verde. Sorrise quando ricordò che c’era la withlow-grass, che si chiama erba pelosella, come il prato peloso che andava carezzandosi. Solo che il suo non era verde, nel senso, che non era appena spuntato, pur rimanendo ben nero e riccioluto. L’erba verde, appena germogliata, era la preferita dalle caprette affamate e frettolose. Non era il suo caso. Chissà com’era il prato di Dan. Il giovane di casa, che aveva appena compiuto i suoi diciotto. Quello sì, che doveva essere un prato appetitoso. E la sua mano aumentò il ritmo delle carezze. Ma nel prato c’era di sicuro un prospero e rigoglioso albero, l’albero della vita, del bene e del male, il melo di Eva, il pomo di Elena’ Lei non l’immaginava, lo sapeva, perché Dan, come il resto della famiglia, era un disinibito tendente al naturismo, un po’ naturalmente e parte perché molto interessato a quello delle femmine di casa.
Viste da dietro, Jane e Meg avevano lo stesso aspetto, la stessa figura, silhouette: alte uguali, capelli tra il biondo e il rame, lunghi, fino ai fianchi, fianchi tondi, ben disegnati, sodi, non ballavano, e gambe splendide, snelle, tornite. Anche quando si voltavano erano molto simili: un po’ più pieno il petto di Jane; il ventre piatto, un volto piacevolissimo, delizioso, con labbra carnose, sensuali, sguardo languido. Logicamente, i tratti di Jane erano più marcati, ma appena un po’.
A mano a mano che Jane pensava all’erba’ a Dan’ al melo’ al suo appetito’ il grembo le si contraeva e sentiva che andava rapidamente bagnandosi.
Già, Dan, perché non pensarci prima?
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Dan non era un tiepido, sessualmente. Del resto, con quei precedenti in famiglia!
Si sfogava qua e là, ma la occasionalità dei tempi e dei luoghi non era quello che desiderava. Una bella sinfonia richiede un adeguato Auditorium. Vuoi mettere una orchestra sinfonica con una banda sul palco in piazza?
Guardando Jane e Meg, Dan pensava che quelle sì erano esecutrici professioniste! Chissà che ‘assoli’ di clarinetto sapevano interpretare!
Gli sguardi di Jane e Dan andarono incrociandosi sempre più spesso, con certi sorrisi’ Jane si mostrava alquanto civettuola, senza cadere nel ridicolo. Ogni tanto domandava al nipote come le stava questo o quel vestito, se ritenesse troppo azzardato, per lei, alla sua età, usare certo tipo di abbigliamento intimo’
Dan ammirava, approvava, si accertava del tipo della stoffa e soprattutto del contenuto’ con doveroso accarezzamento e palpeggiamento di natiche e tette. E si eccitava sempre più!
Quella mattina, Meg e Bob erano andati al mare. Jane disse che non era dell’umore necessario per vedere tanta gente, e Dan non amava la sabbia.
Fu così che a colazione, sul tavolo della cucina, nonna e nipote erano soli. In tenuta abbastanza sommaria. I soli pantaloncini lui, una trasparente vestaglia, lei, chiaramente indossata ‘a pelle’. Tette evidenti, con tanto di capezzoli che s’irrigidivano quando sfiorati dalla stoffa, un affascinante triangolo color rame scuro che la vestaglia semiaperta, lasciava chiaramente all’ammirazione eccitata del giovane.
Jane era, come sempre, molto premurosa, imburrò le fette di pane caldo, le cosparse di marmellata, e guardava Dan che mangiava lentamente, con gli occhi che vagavano dalle tette al grembo della donna.
‘Dan, ce l’hai una ragazza?’
‘Beh, diciamo di si, ma niente di serio”
‘E’ molto giovane?’
‘Abbastanza.’
‘E’ bella?’
‘Si, ma la madre &egrave meglio, &egrave una donna splendida, affascinante, seducente, attraente”
Jane sorrise.
‘Ti piacciono le’ mature.’
‘In effetti i frutti maturi sono più gustosi degli acerbi.’
‘Si, ma fino a quando si possono considerare ‘maturi’ e non’ ‘secchi’, o ‘sfatti’?’
‘A parte che ci sono frutti secchi deliziosi: mandorle, noci, fichi, anche le castagne, tutti sono buoni fin quando non marciscono si decompongono.’
‘Un esempio?’
‘Nonna, ma &egrave chiaro, tette flosce e pendenti, chiappe cascanti!’
‘Altrimenti, indipendentemente dall’età, tu ci andresti insieme a una matura che si tiene su bene.’
‘Certo, non chiedo di meglio.’
Jane era tesa.
‘Dan, scusa, sa, ma solo per comprendere i tuoi criteri di valutazione. Tu come consideri, ad esempio, Meg, tua madre?’
Dan la guardò fisso. Era la prima volta che sua nonna si addentrava in un discorso simile, in precedenza solo accenni, sottintesi, sorrisi.
‘Una femmina conturbante, sensuale, provocante, sconvolgente’!’
‘Però, la valuti molto.’
‘Per quello che é.’
Jane lo fissò, col volto serio. Non sorrideva.
‘Tanto per capire. Io come ti sembro?’
Dan comprese che da questa risposta dipendeva qualcosa, di decisivo.
‘Tu’ sei meglio di mamma, nonna, sei un bocconcino meraviglioso, i francesi direbbero ‘à point’, ma gli inglesi danno meglio l’idea: ‘top level’!’
Jane impallidì, poi avvampo’.
La sua voce era incerta, ansiosa.
‘Vorresti dire’?’
Dan annuì con decisione.
Jane non si trattenne. Si alzò, si avvicinò al ragazzo, gli prese la testa tra le mani e si chinò a baciarlo, sulla bocca, con la lingua che cercava di intrufolarsi tra le labbra, entrò, incontrò quella di lui, cercarono di attorcigliarsi. Una mano di Dan afferrò un seno l’altra andò diritta tra le gambe, tra le grandi labbra. Era bagnate, stillanti.
Jane si drizzò, gli carezzò il fallo che premeva nei pantaloncini, Lo prese per mano, si avviò verso la sua camera’
Entrarono, lasciò cadere la vestaglia, andò a sdraiarsi sulla sponda del letto. Lui sfilò i pantaloncini. L’erezione era prepotente, impaziente. Si inginocchiò, nascose la testa nel grembo della donna, ne aspirò il profumo, la lingua assaporò il salaticcio della secrezione. Afferrò il clitoride tra le labbra, lo succhiò. Introdusse la lingua nella vagina, la mosse circolarmente, ogni volta che lambiva la parte superiore, sentiva Jane sobbalzare’ sempre di più’ fino a quando non fu travolta da un orgasmo irresistibile. Allora, si alzò, si pose le gambe di lei sulle spalle, il sesso era aperto, spalancato, vibrante, palpitante, quando la penetrò, lei inarcò il bacino, al massimo, ma più di quello non entrava, il glande sfiorava il fondo. Dan cominciò un sapiente andirivieni, dapprima, lento, poi sempre più energico. Jane mugolava, il suo respiro era roco, affannoso, le mani di Dan le tormentavano il seno, il grembo sussultava’ Stava sopraggiungendo un nuovo orgasmo, più impetuoso e trascinante del precedente’ Dan’ ooooh’ Dan’ sei un dio’ Dan’ oooooooooooooooh!
E giacque, esausta, spossata, disfatta.
Quel giovane l’aveva distrutta. Non le era mai capitato prima d’ora.
Si distese sul letto, si voltò su un fianco, volgendogli la schiena.
Dan di sdraiò dietro di lei, nascose il suo dick, ancora pieno di energia, tra le natiche calde e bagnate.
‘What a bum , granny! Che culo, nonna!’
Jane si strinse a lui, spostò dietro la mano, lo carezzò.
‘Non ci crederai, Dan, ma &egrave inesplorato.’
Dan sistemò il glande vicino al buchetto che palpitava.
‘Come mai?’
‘Ogni serratura vuole la sua chiave, tesoro mio.’
Dan premette. L’abbracciò e le afferrò una tetta, con l’altra mano andò a frugarle tra le gambe.
‘Che ne dici di questa?’
Jane non rispose, si spinse ancora più perso il ragazzo, la punta del grande premeva fremente.
‘Tu lo vuoi, amore?’
Ancora una spinta fu la risposta del ragazzo.
‘Si, granny, si”
‘Ma starai ancora con me?’
‘Certo’ certo’ sei bellissima’ splendida”
‘Fa piano’. Piano’ ‘
Dan sentiva che Jane ce la metteva tutta, si premeva, lentamente, con profondi sospiri. Quando si rilassò percepì che lo sfintere andava cedendo, si dilatava’ lo sperma serviva egregiamente da gel lubrificante’ Ora il più era fatto, il glande era entrato’ Spinse ancora, delicatamente’ era tutto, in lei, fino in fondo, con i testicoli che battevano sulle natiche’ seguitò a titillarle il clitoride, a stuzzicarle la vagina’ sentì che Jane cominciava a muoversi. Allora si ritirò alquanto, rientrò, e così, in and out, si fecero sempre più vigorosi. Lei si mise a mugolare, di nuovo’
‘Sei bravo, Dan, non immaginavo che potesse piacermi’ non fermarti’ neppure con le mani’ senti?… sto per godere’ ecco’ si’. Così’. Così’. Ti sento, amore, ti sento, anche tu stai per ‘.’
Si muovevano sempre più, e nello stesso istante lei gridò la sua voluttà, mentre un torrente tiepido la invadeva.
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Bob era, nel contempo, sorpreso e contento per quello che considerava un momento di calma da parte di Jane. In tal modo poteva concedersi un ritmo meno stressante nella sua attività di family stud, stallone di famiglia. Non sapeva di essere stato validamente affiancato, in quel lavoro, e c’&egrave da domandarsi se, apprendendolo, ne sarebbe stato lieto, congratulandosi col giovane collega, o provato una certa gelosia. Comunque non ne fece parola con Meg, per tema di destare maggiori aspettative in lei.
L’intesa Jane-Dan, scorreva meravigliosamente: latte e miele.
Fortuna insperata, rifletteva lei, un maschione così giovane e appassionato non osava nemmeno sognarlo. Era sempre pronto e voglioso. Lei, da parte sua, usava ogni esperienza ed escogitava sempre nuove fantasie, per tenerlo legato a sé. Era bello dormire tra le sue braccia, col ‘sempre in piedi’ tra le sue natiche, tra le tette, o addirittura in lei. Era inenarrabile quando, addormentandosi, lui, tra una carezza e l’altra della donna, lo sentiva sfilarsi lentamente, sgusciare, e pregustava il prossimo assalto.
Certo che la sua passera, sempre affamata, non sperava in un mangime così abbondante e prelibato. Ogni tanto si rabbuiava, pensando a chissà quanto tempo sarebbe durata quella scorpacciata.
Le cose le facevano con cautela e garbo, tanto che fino allora la cosa era sfuggita a tutti.
Quella notte, Meg si svegliò con un forte mal di testa. Andò in cerca delle gocce contro quel fastidioso inconveniente, svegliò Bob. Niente da fare, non si trovavano, in nessun luogo. Chissà, forse mamma Jane ne aveva anche lei. Piano, senza far rumore, Meg, abbassò la maniglia della camera da letto della madre, socchiuse la porta. Sul comodino il lume era coperto da un foulard rosa, la luce era tenue. Non fu difficile, però, distinguere che nel letto di Jane c’erano due persone, nude. Lei supina, con le gambe semiaperte. L’altro dormiente le era quasi sopra, con una gamba poggiata sul grembo di Jane, la mano nascosta, che evidentemente era sul sesso della donna, e la testa sul seno della partner. Si avvicinò per guardare meglio.
Era Dan!
Rimase folgorata.
Dan, suo figlio.
E sua madre ci dormiva abbracciata, e nuda.
Era stata tentata di svegliarli, scuoterli’
Si allontanò in silenzio, come era venuta, chiuse la porta, tornò nella sua camera. Il mal di capo era sparito d’incanto. Chiamò il marito.
‘Bob, indovina con chi sta a letto mia madre, nuda come un verme.’
Bob aprì gli occhi.
‘Perché, non &egrave sola?’
‘No.’
‘E con chi dorme?’
‘Con Dan!’
‘Hai capito, la vecchia, se la fa con i germogli freschi. Ecco perché”
‘Perché cosa?’
‘Niente’. Niente’ Mi sembrava di averla vista un po’ più allegra del solito”
‘E ti lasciava in pace!’
‘Beh”
‘Beh un corno, lo sai che sappiamo tutto di noi. Almeno finora!’
‘Che pensi di fare?’
‘Devo rifletterci.’
‘Meg. Sono maggiorenni e vaccinati, se sta bene a loro”
‘Ma &egrave la nonna di Dan!’
‘Nonna, suocera. Cosa cambia. Via, non facciamone un dramma. Sono un maschio e una femmina che hanno trovato un soddisfacente equilibrio.’
Bob, a mano a mano che parlava, sentiva in sé una strana eccitazione. Sì, immaginando Jane e Dan avvinghiati, che si accoppiavano, e conoscendo la passionalità della suocera, il suo dick s’era rapidamente eretto. Allungò la mano per carezzare la passera coniugale, era bagnata.
Si mise su lei, che, intanto aveva divaricato le gambe, la penetrò lentamente, lungamente, e fu una scopata delle migliori.
Quando s’affievolì l’orgasmo che l’aveva sconvolta, Meg pensò al suo Dan.
Chissà come sarebbe stato con lui!
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Nella mente di Meg s’affollavano mille pensieri.
Andava rimuginando che Jane aveva 53 anni, Dan poco più di 18. Eppure lui sembrava lieto e soddisfatto. Dormiva beatamente. Si vedeva che era sazio, appagato. Quindi, la differenza di età non era un ostacolo. E doveva anche fornire delle ottime prestazioni, Dan, dato che lei ben conosceva le pretese materne nel campo della sessualità. Del resto, gliele aveva trasmesse tutte. E Meg non era da meno della sua genitrice. Solo che, doveva confessare, non immaginava che tale esuberanza durasse tanto a lungo, nella vita. Nel contempo era contenta, in un certo senso, perché essere passionale era quanto di più bello esistesse nella vita. Per lei.
Che doveva fare?
Far finta di non aver visto niente?
Rimproverare la madre?
Meravigliarsene col figlio?
Era nel soggiorno, in poltrona, con la rivista aperta sulle ginocchia e vagava col pensiero.
Entrò Jane. Pimpante, allegra, radiosa in viso. Senza esagerare, le avresti dato dieci anni di meno. Era una donna piacevole, attraente.
‘Ciao Meg.’
‘Ciao, ma’. Dormito bene?’
‘Benissimo. Notte deliziosa. Specie prima di addormentarmi.’
Meg la guardò.
‘Hai letto qualcosa di interessante, ma’?’
‘Altro che lettura! E’ stato un ‘ripasso’ meraviglioso.’
‘Cosa hai ‘ripassato’?’
‘Non cosa, Meg, non cosa, ma ‘chi’.’
Fissò la figlia negli occhi.
‘Non eri sola a letto?’
‘Grazie a dio no!’
‘Ma non ho sentito entrare nessuno in casa.’
‘Infatti, non &egrave entrato nessuno in casa. E’ entrato in me’. Che bello, Meg’ non puoi immaginare’ indovina chi.’
‘Ma’, Bob era con me’ Dan nel suo letto”
‘E’ qui che sbagli, cara. Dan era nel mio letto!’
‘Dan?’
Annuì. Entusiasta.
Meg si finse sbigottita.
‘Dan? Ma &egrave un bambino!’
‘Ma che bambino, cara, che bambino. E’ un maschiaccio. In tutti i sensi. Instancabile.’
‘Vuoi dire che tu e Dan’.?’
‘Certo. Lui maschio io ancora e sempre femmina!’
‘Ma non hai pensato che &egrave mio figlio? Tuo nipote?’
‘Cerchiamo di non essere ipocriti, Meg. Noi non abbiamo mai badato a certi particolari insignificanti. Tu sai tutto, da sempre, di Bob e me.’
Meg abbassò il capo. Perplessa.
‘Si’. Ma’.!’
‘Nessun ‘ma’. Ai giovani fa bene una crociera su una nave scuola. E ti assicuro che Dan, in materia, &egrave un ottimo navigatore, per natura, ed apprende rapidamente come governare la’. barca. Come domare i marosi’! Che bravo!’
Si alzò e si allontanò. Canticchiando.
Meg seguitava a elucubrare. Che doveva fare con Dan?
Ricordava le parole di Jane: Ma che bambino, che bambino. E’ un maschiaccio. In tutti i sensi. Instancabile.
‘Maschiaccio instancabile’.
Certo che trovarne uno &egrave una fortuna.
E lei quella fortuna l’aveva in casa, a portata di mano.
La fantasia lavorava, galoppava.
Ora andava considerando Dan come ‘maschiaccio instancabile’, ‘ottimo navigatore” Immaginava che il ragazzo stesse governando la sua barca’
E si trovò la’ barca’ bagnata!
Del resto, la teoria della nave scuola era sempre valida. E l’esperienza si acquisisce non solo su vecchi e gloriosi velieri, ma anche su più recenti natanti, sempre che sappiano mostrare nuove’ rotte!
Fece un lungo sospiro.
Si alzò. Andò a prepararsi per uscire.
^^^
In breve fu pronta.
Passando davanti alla camera di Dan, vide che il ragazzo era intento al PC. La porta era aperta. Gli si avvicinò alle spalle, silenziosamente. Dan stava leggendo una poesia araba di Mahmoud Darwish: ‘A mia madre’.
Ho nostalgia del pane di mia madre,
del caff&egrave di mia madre
e della carezza di mia madre’
Rimanendo alle spalle di Dan, Meg gli carezzò i capelli.
‘E delle carezze di tua nonna?’
Dan sobbalzò. Si voltò a guardare la donna.
‘Che significa?’
‘Quello che ho detto. Hai nostalgia delle carezze della nonna?’
Dan scosse le spalle. Sentiva che Meg era abbastanza tesa, nervosa. Non pensò, però, che potesse sapere tutto su lui e Jane.
‘In effetti, anche nonna Jane &egrave affettuosa, con me, comprensiva”
”generosa”
” anche generosa, sì. Del resto, se l’imperatrice non si accorge di me”
”va bene anche la regina madre. Dunque, per te ogni buco &egrave un rifugio!’
‘Me lo hai sempre detto: chi si contenta gode.’
‘E tu, hai goduto?’
‘Se devo essere sincero, sì! Più di quanto sperassi e immaginassi.’
‘Quindi ammetti che sei andato a letto con tua nonna.’
‘Che ci trovi di male?’
‘Che &egrave tua nonna, mia madre.’
‘Ma &egrave una donna’ e che donna”
‘Scusa, sa, visto che stiamo parlando senza peli sulla lingua. Chi sarebbe l’imperatrice insensibile?’
Dan si voltò, sempre seduto sullo sgabello, guardò la madre negli occhi.
‘E chi potrebbe essere? Tu!’
L’aveva detto. Si sentiva alleggerito d’un peso.
Meg finse di essere sorpresa, lo fissò con uno sguardo metallico. Ma il suo volto era divenuto paonazzo, le nari frementi.
‘Io?’
Dan annuì. Meg non rimase insensibile. Una dichiarazione appassionata e chiara. La sua voce si addolcì. Gli carezzò i capelli.
‘Dan, bambino mio’ con tante ragazze che ci sono’ giovani’. belle”
Il ragazzo l’afferrò, le pose le mani sulle natiche, la strinse a sé, nascose le testa nel suo grembo. Baciandolo, golosamente.
‘Mamma”
‘Adesso, tesoro, devo uscire. Ne dobbiamo parlare, però. Al mio ritorno. Con tutta calma. Serenamente.’
^^^
Mentre guidava verso il luogo al quale era diretta, Meg si proponeva di preparare il discorsetto che avrebbe fatto a suo figlio.
Lo avrebbe invitato a considerare la sconvenienza, per lui, di avere rapporti del genere con la nonna.
Era perplessa, però,
Dan, quasi certamente, era a conoscenza del regime familiare che esisteva da sempre, almeno fino ad allora. Bob divideva quasi equamente le sue attenzioni sessuali tra le due donne.
Scosse la testa.
Non era la stessa cosa. In fondo, Bob era un ‘estraneo’ per entrambe, e riflettendoci, la suocera, la ‘mother-in-law’, madre per legge, non era legata a lui da vincoli di sangue, ma solo giuridici.
Le tornavano alla mente le parole di Dan: ‘visto che l’imperatrice non mi cura” ‘in fondo, Jane &egrave una donna, e che donna’.
E aveva anche chiarito che l’imperatrice era lei, Meg, sua madre. Ed era stato preciso: Jane &egrave una donna.
Allora, le cure che attendeva da lei, Meg, erano di madre o di donna?
Decifrando, che significava? ‘Mi accoppio con lei visto che con te’.?’
Adesso il pensiero era un altro: fare l’amore con Dan!
Rifletté che aveva immaginato di ‘fare l’amore’ con Dan, non di ‘accoppiarsi’ con lui. Sorrise, pensando alla differenza del termine.
Non &egrave che non lo avesse mai considerato uno splendido campione maschile. Aveva avuto anche l’occasione di scorgerne l’evidenza dei suoi attributi. Né poteva negare che, esuberante e passionale come era, non ne avesse vagheggiate le prestazioni che presumeva del tutto all’altezza delle sue non modeste esigenze femminili. Ma’ era sua figlio.
Le sembrava udire la voce di lui: ‘sono un maschio!’
In effetti lo era. Giovane e gagliardo. Se lo era fatto proprio bene quel suo rampollo.
Si accorse che stringeva ritmicamente le gambe e sentiva che la pattina delle sue minuscole mutandine era completamente bagnata.
Si scrollò.
Comunque, doveva parlare con Dan.
Doveva trovare il momento adatto.
Ecco, nel tardo pomeriggio: Jane sarebbe andata al solito tavolo di ‘bridge’; Bob al Club per la cena sociale.
Annuì tra sé e sé.
Si, questa sera.
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E giunse la sera.
Meg andò nella sua camera, per cambiarsi. Indossò una leggera, comoda vestaglia. Uscendo, per recarsi in cucina, passò dinanzi alla camera-studio di Dan. La porta era chiusa, bussò. Senza entrare, da dietro l’uscio, avvisò il figlio.
‘Dan sto andando a preparare la cena. Insalata, roast-beef, crostata di fragole. Va bene?’
‘OK, ma. Ti raggiungo. Posso restare in shorts?’
‘Certo, caro, anche io sono in vestaglia. Ti aspetto!’
Ma’ &egrave in vestaglia, pensò Dan. Quella che di solito si apre sempre, e ti consente di ammirare la generosa prosperità che la natura ha donato a Meg. Al solo ricordo di quel ben di dio sotto i suoi occhi, si eccitò. Scosse la testa. Concluse che se le cose fossero andate così, lui certamente avrebbe fatto una visitina a Jane, nella notte, tanto per’ alleggerirsi.
Andò in cucina.
Meg era intenta a recare in tavola il piatto di portata.
Le fu alle spalle, l’abbracciò forte (modo per afferrarle discretamente il seno e poggiare la sua patta gonfia su quell’incantevole sedere), la baciò sul collo. Non di sfuggita. Anzi la lambì lievemente con la lingua. Sapeva di buono. Il suo ‘coso’ s’irrigidì ancora di più. E lui spingeva. Meg s’era fermata un momento. Voltò il capo e restituì il bacio, sulla guancia. Sorridendo.
Cena ottima, annaffiata con un robusto rosso rubino.
Come Meg si muoveva, lo spettacolo sperato si manifestava in tutto il suo rigoglioso splendore: il seno a malapena contenuto dalle coppe del reggipetto, e spesso s’intravedeva quella specie di perizoma che evidenziava, più che nascondere, i riccioli neri che ne ornavano il sesso.
Quando la donna gli fu a fianco, per togliere i piatti, non resistette alla tentazione di poggiarle una mano sui fianchi, e, lentamente, la fece discendere lungo la natica, fino alla coscia.
Meg non si mosse. Sembrò intenzionalmente attendere che i ragazzo terminasse quella carezza lasciva. Sbirciò in basso, gli shorts di Dan, notò la prepotente erezione che li gonfiava. Si allontanò sorridendo.
‘Che ne dici di centellinare un Porto, Dan?’
‘Ottima idea, ma’.’
‘Va a sederti sul divano. Vado a prenderlo.’
Tornò coi due calici, li pose sul basso tavolino, sedette accanto al figlio.
Sorseggiarono, in silenzio, dai bicchieri.
Ad un tratto, sempre guardando avanti, nel vuoto, Dan pose una mano sulla coscia della donna. Sopra le sottile stoffa della vestaglia. Era tiepida, morbida e soda nel contempo. Quel semplice contatto lo rendeva felice, gli trasmetteva un flusso magnetico che si diffondeva in tutto il corpo, e soprattutto nella mente e nel sesso che s’andavano rapidamente saturando d’una energia che impelleva con urgenza di scaricarsi. O lo avrebbe fuso!
Meg mise la sua mano su quella del figlio.
‘Hai detto che volevi parlarmi, ma”’
‘Si’ volevo assicurarti che io penso continuamente a te. E come potrebbe non essere? Sei il mio bambino’ Forse ti ho considerato per troppo tempo un bambino, non mi sono resa conto che tu crescevi, in continuazione’
Ricordi? Sono stata sempre io a precorrere i tuoi desideri. Prima ancora che tu me lo chiedessi, ero lieta di donarti un dolce, una chicca, un giocattolo’ Poi’ la bicicletta’ il motorino’ l’auto’ Ho seguito il tuo sviluppo, fisico e mentale, ma forse non ho compreso tutto di te’
Non puoi considerarmi l’imperatrice sul trono, imperturbabile, fredda, distaccata’ Lo sai che non &egrave nel mio temperamento, nel nostro temperamento familiare: mio’ di tua nonna’ e non ho considerato che questo ‘ora lo comprendo- lo avevamo trasfuso anche in te’
Io lo so, tesoro, cosa significhi essere in preda a impulsi irrefrenabili, so quanto soffra, a volte, chi ha particolari ma naturalissime esigenze. C’&egrave chi &egrave una buona forchetta e chi frugale. Non siamo tutti uguali.
Quindi, tesoro, non &egrave ‘quello’ che fai, ma con ‘chi’. Non so se riesco a spiegarmi.’
‘Per la verità mi sembra un ragionamento ‘posto che sia tale- un po’ confuso e in parte contraddittorio e che, soprattutto, non ha messo a fuoco l’argomento.
Per restare nel tuo tema, immagina il povero affamato che ammira incantato una vetrina, affascinato, dalle ghiottonerie che essa offre. Le guarda, ha l’acquolina in bocca, le assapora con la fantasia, ma non sa come raggiungerle. Ha fame di esse. Ecco che, d’un tratto, gli viene offerto, da una passante pietosa e comprensiva, qualcosa che pur non avvicinandosi neppure lontanamente a quelle prelibatezza, gli consente, comunque, di calmare i morsi della fame. Che fa? Rifiuta? Muore di fame? Impazzisce?’
La sua mano aveva stretto fortemente la coscia di Meg. Lei lo sentiva. Si accalorava, il ragazzo, e la sua eccitazione cresceva’ lei lo percepiva’ lo vedeva’
Ad un tratto, Dan s’inginocchiò di fronte a lei, discostò i lembi della vestaglia, tuffò il suo volto tra le gambe della donna, che si dischiusero ad accoglierlo, la sua bocca sentiva i folti riccioli, bagnati della rugiada erotica che distillava da quella femmina incantevole e a sua volta accesa, infiammata, agitata, che si apriva per accoglierlo, li prese tra i denti, li segò, li sentì sulla lingua, ne assaporò il sapore acre, salino, e la baciò. Goloso, impaziente, istintivo. Grosse lacrime sgorgavano dagli occhi di Dan, pervaso da un misto di desiderio e tenerezza, dolcezza e sofferenza. Scostò la sottilissima strisciolina del perizoma, seguitò’ cercandola con la lingua’ frugandola, e sentiva che la donna gli carezzava i capelli, e cominciava a muoversi, lievemente’.
All’improvviso, Meg ritrasse il bacino, strinse la gambe’ Dan restò col capo sulle cosce rosa, scuotendo il capo.
‘Buona notte, Dan’ vado a letto!’
Si alzò e, quasi barcollando, si avviò nella sua camera.
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Meg era a letto, sveglia, agitata, pensierosa.
Sentì che Dan si era ritirato nella sua camera.
Silenzio profondo.
Bob, di solito, rincasava tardi da quelle cene sociali, e Jane poteva restare al tavolo da giuoco anche tutta la notte.
Jane. Certamente Dan sarebbe andato a trovarla. Del resto o aveva detto: se l’imperatrice ti trascura’
Era abbastanza presto. Quando sentì girare la chiave nella toppa della porta d’ingresso, si domandò chi potesse essere.
La luce del corridoio filtrò da sotto l’uscio.
Sentì rumori nell’adiacente bagno. Il loro. Quindi doveva essere Bob. Infatti, poco dopo, s’abbassò lentamente la maniglia, la porta si socchiuse, entrò Bob, in pigiama e con la massima cautela andò a infilarsi nel letto, accanto alla moglie che fingeva di dormire. Si voltò su un fianco. Alito pesante, acuto odore di alcool. Doveva essere abbastanza sbronzo. Dopo pochi secondi lo sentì ronfare pesantemente.
Rimase con l’orecchio teso.
Ora era il turno di Jane, di rientrare.
Guardò i rossi numeri dell’orologio digitale. Mezzanotte.
Chissà cosa faceva Dan.
Forse era in attesa di Jane.
Ebbe un senso di ribellione.
No, non era giusto. In quel modo lei, Jane, provocava, eccitava, stuzzicava il ragazzo, ma delle conseguenze di ciò ne avrebbe profittato la madre! Non era giusto. E’ una vera e proprio appropriazione illecita. Era lei, in fondo, la causa e la destinataria di quella eccitazione. Perché i frutti di quell’appetitoso e stuzzicante capitale dovevano essere goduti da altri?
Lei era profondamente ‘horny’, come dicono gli inglesi, insomma, arrapata, infoiata. E per di più tale eccitazione le era data da Dan.
Si mise seduta sul letto.
Respirava faticosamente.
Ad una femmina passionale ed esuberante come lei ciò significava sentire che stava impazzendo. Stava morendo di sete. Arsura sessuale, e il refrigerio d’una fonte limpida e fresca, era a pochi metri da lei.
Si alzò.
La corta camicia trasparente, stile baby-doll, le copriva a malapena il pube. Si accorse che si stava carezzando tra le gambe intrise della linfa che distillava da lei. Il ventre era contratto. Sofferente.
Così, scalza come era, pian piano uscì dalla camera, richiuse senza far rumore, si avviò verso quella dove riteneva che Dan dormisse. Aprì con la stessa precauzione.
Entrò senza neppure un fruscio.
Tutto in penombra.
Sul letto, Dan. Nudo. Supino. Voltò il capo verso lei.
‘Mamma?’
‘Sei sveglio, tesoro?’
‘Ti aspettavo!’
Andò accanto al letto, lasciò cadere la camiciola, si sdraiò a fianco, voltata verso lui. Si chinò, lo baciò sulla bocca.
Dan le afferrò una mammella, strinse il capezzolo.
Lei gli pose la gambe sul pube, incontrò la vibrante erezione del giovane e impaziente sesso.
Si mise a cavallo, poggiando sulle ginocchia, prese il glande, lo portò all’ingresso viscido della sua palpitante vagina, vi si impalò voluttuosamente, lentamente, con la testa rovesciata e gli occhi socchiusi, mentre lui le tormentava il seno.
‘Mamma?’
‘Tesoro!’
‘E’ da una vita che ti aspetto”
‘Sono qui caro, sono qui’.’
Andava muovendosi con maestria ed esperienza, guidata da un sentimento nuovo per lei, da un piacere indescrivibile.
Quella era carne della sua carne.
Capiva cosa una madre sia capace di fare per la propria creatura.
Ma lo faceva soprattutto per sé, per il suo piacere. Infinito, insuperabile.
Mentre andava conducendo la sua sempre più impetuosa cavalcata.
Dan sentiva i suo fallo avvolto in un caldo, umido, delizioso scrigno, che palpitava, fremeva, vibrava, pulsava’ in una lunga voluttuosa mungitura che lo stava facendo impazzire dal piacere, sentiva che da un momento all’altro sarebbe esploso in lei’ e al suo orecchio, come musica incantevole, giungeva il gemito prolungato e incalzante della donna’
‘Dan’ tesoro’ bambino mio’ sono io, la tua imperatrice’. E tu sei il mio imperatore’ il tuo scettro &egrave incantevole’ meraviglioso’ lascialo nel mio scrigno’ nel tuo scrigno’ fammi sentire quanto mi desideri, quanto mi vuoi’ ecco’. Ti sento’ stai per testimoniare la tua passione per me’ ecco’. Anche io’. Anche io’. Dan’. Dan’.. oooooooooooh’.. amore mio’.’
E nello stesso momento gli orgasmi si fusero e confusero in qualcosa di insuperabile, paradisiaco.
Ivre de volupté, de tendesse’
Le vennero in mente i versi di Alfred De Musset: ebbra di voluttà, di tenerezza’
Era così: Voluttà e tenerezza. Voluttà di femmina e tenerezza di madre. Con chi altro avrebbe potuto provare simile sensazione’
Quando, poco prima dell’alba, Jane rincasò, andò a socchiudere, piano, la porta di Dan.
Lui era riverso sul corpo della madre. Profondamente addormentato. Il volto sereno, tranquillo’
Lei aveva un’espressione beata’ soddisfatta’. Appagata’
Come la capiva!
Non le rimase che andarsi a infilare nel letto di Bob.
La sbornia gli era passata e gli erano venuti certi desideri’
Si voltò, montò su quella femmina che lo attendeva a gambe larghe e la penetrò, iniziando un allegro e soddisfacente stantuffamento’
Non sapeva neanche con chi’.
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