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Racconti erotici sull'Incesto

Fino al mio matrimonio

By 15 Maggio 2016Dicembre 16th, 2019No Comments

Siamo alla fine degli anni ottanta dello scorso secolo. Mi chiamo Giulio e ho 30anni, non bello ma molto maschio, con una dotazione di cui vado fiero. Sono timido di natura, ma anche molto maiale e nessuna donna che ha conosciuto il mio cazzo ha saputo resistere: nemmeno la madre superiora dell’istituto scolastico provato retto da suore che si trova in paese si &egrave tirata indietro!
Abito in una paesino del sud Italia dove, negli anni in cui hanno avuto luogo gli avvenimenti che racconto, molte erano le famiglie nelle quali uno o più componenti, quasi sempre i maschi, erano emigrati all’estero o nel nord Italia per motivi di lavoro.
La mia famiglia era più fortunata dato che solo il fratello di papà si era trasferito in Francia quando ero appena nato e lì si era fatta una sua famiglia. Ci si incontrava ogni anno durante l’estate e a volte capitava che qualcuno di noi andasse ospite da lui. Morti i nonni, in casa eravamo quattro: i miei genitori Alfonso e Grazia, io e mia sorella Mina anche se il suo vero nome &egrave Domenica, di tre anni più giovane di me.
Io e mia sorella siamo stati sempre molto uniti, anche troppo direbbe qualcuno, dato che fin da ragazzini &egrave stata lei la mia palestra di vita e di sesso. Abbiamo sempre dormito assieme fino a quando, ero in prima superiore, chiesi ai miei di poter occupare una delle camere del piano superiore di casa dove ospitavamo lo zio e la sua famiglia in estate e dove potevo tranquillamente rimanere anche quando i parenti fossero scesi dalla Francia.
I miei avevano un avviato negozio in paese e quindi noi ragazzi, dopo la dipartita dei nonni, eravamo sempre soli in casa di pomeriggio. Aiutavo mia sorella nei compiti di scuola, studiavo con molto profitto e, quando gli ormoni si misero in circolo nei mio corpo, naturalmente l’ho coinvolta in questa mia situazione nuova come lei ha fatto con me.
A quell’epoca, quando anche tra compagni di scuola si iniziava a parlare di sesso, i suggerimenti dei più grandi fra noi era quello di spiare le nostre mamme, zie, insomma tutto l’universo adulto di nostra conoscenza. In paese non c’era molto per svagarsi e quindi quello che sapevamo, in genere, lo si apprendeva o dagli amici più adulti, al cinema o, per quelli che l’avevano, la televisione.
Io ero più fortunato di molti miei compagni perché a casa avevo anche papà, quindi spiando i miei genitori avevo avuto un quadro più dettagliato della situazione e i miei mi avevano anche comperato, per gli studi, una bellissima enciclopedia a più volumi, dove alla voce ‘apparato genitale’ ho appreso tutte le informazioni del caso e della vita riproduttiva della specie umana. Quindi ero a conoscenza che il mio ‘parco giochi’ quanto quella di mia sorella era anche destinato ad altro e più nobile fine, ma allora per me come per mia sorella, era soprattutto ‘parco giochi’ e tale doveva rimanere! Poi anche l’esempio appreso attraverso mamma e papà rafforzava questa convinzione, dato che loro si divertivano molto a letto e non solo lì, dandoci esempi di quanto vasto fosse il mondo del sesso.
Mia sorella all’inizio fu la mano delle mie masturbazioni, poi giocando al classico dottore e ammalato voleva fare sempre il dottore per curare il mio cazzo e passava lungo tempo a farmi dei pompini favolosi, che le piaceva praticarmi con assiduità da quando aveva scoperto la cosa spiando mamma un pomeriggio in negozio. Era infatti andata da loro per delle commissioni, sbrigate le quali era rientrata dalla porta posteriore non vista; quel pomeriggio non c’era molta gente in giro e quando si era affacciata per comunicare che aveva terminato l’ambasciata, aveva sorpreso mamma in ginocchi sotto il bancone e papà in piedi davanti a lei. Guardando meglio mamma aveva preso in bocca l’uccello di papà mentre lui estasiato stava ritto dietro il banco del negozio; nemmeno l’ingresso di una signora che si era recata li solo per dei consigli, altrimenti papà sarebbe stato costretto a muoversi per servirla, aveva posto termine al loro gioco. In casa di pomeriggio quando l’aiutavo per i compiti si sedeva sempre addosso a me per sentire il turgore del mio cazzo sul suo culetto.
Spesso, quando eravamo soli in casa lei non indossava le mutandine cosi da poter giocare con più libertà. Tanti sono stati i momenti passati insieme e, anche se non eravamo assatanati come potrebbe sembrare da queste poche righe, abbiamo, specialmente quando lei ne aveva voglia, goduto del nostro desiderio di stare assieme.
Il giorno del mio diciottesimo compleanno mi regalò un tubetto di vasellina: quella notte volle essere inculata e fu una notte sublime.
Poi alla festa dei miei vent’anni mi regalò la sua figa, perché non posso dire che mi volesse regalare la sua ‘verginità’, dato che la mia diciassettenne sorellina, grazia anche a me, a quell’epoca, era una femmina molto esperta di sesso, quasi una troia. E quando la chiamavo così ne era lusingata.
E vestita come una troia si presentò in camera mia quella sera: minigonna inguinale, reggiseno a balconcino preso ‘in prestito’ da mamma dato che già allora aveva sviluppato una bella terza misura come la nostra genitrice, che non era certo una santarellina visto il suo vasto assortimento di intimo ‘tiracazzo’ come diceva papà, calze autoreggenti, sempre di mamma e tacco dieci ai piedi, il primo paio di scarpe da ‘adulta’ acquistate tempo prima per un matrimonio.
Era da poco passata la mezzanotte e, dopo aver messo in ordine casa, eravamo tutti nelle nostre stanze, io ero nudo ed in fremente attesa che mia sorella arrivasse perché sapevo del regalo che voleva farmi, o meglio che voleva farsi, ma lei, che intanto si era cambiata e vestita come sopra descritto, doveva prima accertarsi che mamma e papà dormissero prima di poter salire da me, il caso volle che invece quei due, eccitati dalla festa appena conclusa, erano in altre faccende affaccendati. Poi sentendo mamma godere, aveva capito che era il momento giusto. Salita al piano superiore entra in camera mia già eccitata.
Inizia con un lento spogliarello, degno di una professionista del sesso, e quando vedo il suo reggiseno il mio uccello ha un’impennata che non passa inosservata al suo occhio furbo. Le dico di non toglierselo tanto i suoi capezzoli sono bene in vista, dato che l’indumento &egrave fatto proprio apposta per sorreggere il seno lasciandolo nudo. Ma lei replica che ha capito bene che mi piacerebbe che ad indossarlo fosse mamma. Altra impennata del mio cazzo. Ma stanotte io devo essere tutto per lei ed &egrave lei a portare avanti il gioco. Praticamente stasera vuole impersonare mamma e vuole che cosi la chiami perché ha capito che la cosa mi eccita cosi come eccita lei quando sono io che impersono papà quando a volte vorrebbe succhiare il suo uccello. Comunque stanotte scopo, o meglio, faccio l’amore con mia sorella ed &egrave stupendo entrare nella sua figa già abbondantemente lubrificata dalla sua voglia. Lo facciamo a lungo e il mattino ci trova abbracciati nudi e soddisfatti. Riesce a tornare in camera sua appena in tempo da non essere sorpresa da papà che, come ogni mattina, si alza presto per andare a preparare il negozio.
Comunque già la settimana dopo, mentre ero intento a preparare un esame, la sorellina vogliosa &egrave tornata alla carica. Come succedeva quando aveva voglia, perché se non era lei ad aver voglia nemmeno mi dovevo avvicinare, era entrata in camera mia con un grembiule già abbondantemente sbottonato e si era appoggiata con il sedere al bordo della scrivania l mio fianco e con una ingenuità da far cadere le braccia mi chiede se non fosse stato il caso ormai di coinvolgere mamma e papà nei nostri giochi, mentre con una mano si sta masturbando davanti ai miei occhi. La guardo sbalordito e le chiedo se per caso non fosse impazzita.
Non avevo mai avuto mire su mamma, anche se mi eccitava il pensiero, perché, pur essendo una bella donna, la vedevo appunto solo come mamma, anche se alcune volte l’avevo spiata, come tutti i ragazzi miei amici ed ero rimasto affascinato dal suo corpo maturo e ben fatto e soprattutto dalla maliziosa biancheria intima che spesso indossava per il piacere di papà e suo. Mia sorella invece era più assidua nel seguirla e aveva scoperto cose a me sconosciute. Da viziosa qual era si era accorta di certi sguardi di papà, il quale si era accorto che la ragazza doveva sapere molti di più di quanto ci si aspettasse da una adolescente di nemmeno 18 anni. E qualche giorno prima, sempre in negozio, aveva sentito da loro due pensieri poco edificanti nei confronti di noi figli, poco edificanti ma molto eccitanti. Mamma era appoggiata al bancone e papà dietro di lei le faceva sentire ‘quanto l’amasse’. Lui sornione le diceva se le fosse mai accaduto di ‘sentire’ se fossi cresciuto o se si era resa conto di che bel pezzo di ragazzo ero diventato. Mamma sculettando diceva di no, ero troppo un bravo ragazzo per certe cose!
‘Ma ti piacerebbe se Giulio fosse adesso al mio posto?’
‘Non dire fesserie! Non potrebbe mai accadere’
‘Lo hai mai provocato?’
‘Certo che no, io ho te e mi basta un maiale per casa’
‘Beh se di maiali ce ne fossero due’.’
‘Perché tu faresti cose con nostra figlia?’
‘Mai dire mai!’
‘Che porco che sei. Ma non ti vergogni? E’ tua figlia, una bambina!’
‘Si una bambina che già si mette le calze, i tacchi, e poi con quelle belle gambe e quel sederino che gli hai fatto’. Se solo mi accorgo che mi provoca un po’ ti faccio vedere io!’
‘Non dirlo manco per scherzo! La bambina sa poco della vita, quel poco che mi ha chiesto e poi vedi che non ha nemmeno un ragazzino che le fa il filo? E anche Giulio non ha la ragazza anche se so che qualcuna lo sta puntando da tempo; ma lui pensa solo a studiare.’
‘Amore mio ma non ti sei mai chiesta come mai ‘sti nostri figli non hanno ancora un amorino? Come mai vanno invece d’amore e d’accordo tra loro? Giulio non mi pare sia uno a cui non piacciono le donne e Mina spesso veste come se dovesse arrapare qualcuno’. Questi due, e non lo penso da oggi, sono solo due acque chete’ma sotto sotto’.’
‘Ma che dici, una mamma si accorge di certe cose!’
‘Facciamo che siamo noi a provocare loro e vediamo chi ha ragione’
‘Ma dici sul serio? Ti sei bevuto il cervello?’
‘In questo paese se uno si vuol divertire che deve fare? Così almeno ci divertiamo un pochino!’
‘Ma senti questo!’
‘No cara sei tu che adesso stai sentendo ‘sto cazzo!’
Solo l’ingresso in negozio di un cliente ha messo fine a questo perverso gioco coniugale.
Questo il colloquio ascoltato da Mina, o almeno questo mi aveva raccontato. Ero stupito, aveva ragione papà nel dire che qui da noi divertimenti non ce n’erano, ma da qui a pensare di fare sesso con noi figli per ‘giocare’ ce ne passava! Comunque siccome la perversione doveva essere di famiglia, pur non volendo fare il primo passo, non mi sarei tirato indietro. Da una donna matura c’&egrave solo da imparare e per quanto riguarda Mina era già eccitata da quando aveva visto il cazzo di papà in bocca a mamma.
Alcuni giorni dopo mamma non era andata a negozio perché doveva sbrigare acne faccende a casa. Mina era da una sua amica e quindi ad un certo momento mi sentii chiamare. Esco dalla mia camera e la trovo in sala intenta a pulire il ripiano più alto della cristalleria, arrampicata sulla scala. Sembrava di essere sul set di ‘Malizia’. Una gonna corta che mai avrebbe messo in pubblico, gambe inguainate in un paio di calze con reggicalze, l’arto sinistro sul gradino più alto, il destro più in basso. Una bella visione certamente. Ma come accorro a prendere quello che aveva in mano per poggiarlo sul tavolo, mi avvedo che sotto indossa le solite mutandine di cotone.
‘Scusa mi aiuti un attimo a sistemare?’
‘Certo mamma vedi che sono già qui!’
Non posso non guardare in alto per afferrare quanto lei mi porge. E lei:
‘Che fai mi guardi le gambe?’
‘Come se non le avessi mai viste!’ rispondo con sufficienza; ma sotto sotto la visione non era affatto male, mamma ha proprio un bel paio di gambe proprio quelle che ti aspetti da una donna di 45anni che ci tiene a mantenersi in forma.
Faccio una fatica tremenda a non allungare le mani e per diversi minuti mi beo della visione privata che mamma generosamente mi concede. Lei non osa di più e le sue mutande sono per me motivo per rimanere al mio posto.
A sera racconto la cosa a Mina che sorniona mi sta masturbando per spegnere la mia eccitazione.
‘Visto che avevo ragione?’
‘ Se fosse vero mamma si sarebbe fatta trovare senza mutandoni.’
‘ Forse non se la sente e papà deve averla spinta con forza.’
‘Può darsi, ma rimane il fatto che a me basti tu: &egrave te che desidero sempre.’
La sua bocca accoglie golosa il mio piacere e non se ne lascia sfuggire nemmeno una goccia.
Solo qualche sera dopo le cose precipitarono. Avevo chiesto a Mina di salire su da me e, stranamente, aveva acconsentito.
Ero quindi già eccitato in camera mia ad attenderla quando compare sulla porta e mi chiede di seguirla.
Scendo con lei al piano di sotto e lei, facendomi segno di non far rumore, mi indica la porta della camera da letto dei nostri genitori che stranamente &egrave aperta e dall’interno filtra chiaramente la luce accesa.
Mi avvicino e sul letto mamma e papà stanno scopando alla grande. Ma il loro gioco &egrave quello di impersonare noi. Infatti mamma chiama papà con il mio nome e papà chiama mamma Mina.
La cosa che mi sembra strana &egrave che nonostante siano passati diversi minuti da quando Mina li ha ‘beccati’ sul fatto, poi &egrave venuta da me ad avvisarmi, siamo scesi di nuovo e stiamo ‘spiando’, il loro ardore pare sempre essere lo stesso, né scema né aumenta. Mi sorge il dubbio che stiano recitando, facendo finta di scopare; poi la porta a aperta, la luce accesa’ sembra essere solo un invito. E infatti &egrave proprio come pensavo. Stanno solo provando tra loro la scena che avrebbero voluto si fosse svolta invece con noi. Mamma era ancora molto titubante e così papà per eccitarla per bene aveva iniziato a scaldarla in questo modo. Ad un certo punto si staccano e posso constatare che non stavano effettivamente scopando. L’uccello notevole, ma più minuto del mio, di mio padre era sì gonfio ma anche asciutto mentre la figa di mamma aveva il pelo lucido. Io e Mina nel frattempo eravamo invece notevolmente eccitati e ci toccavamo reciprocamente. Mina si era anche chinata e mi aveva preso in bocca il cazzo che adesso era bello lucido di saliva e pronto a prenderla alla pecorina.
‘Dai cara, alziamoci: tu vai da Giulio ed io da Mina e vediamo cosa succede. I ragazzi sono già nelle loro camere e forse non ancora non dormono.’
Papà si sta lentamente masturbando e il suo cazzo &egrave ben dritto sulla sua pancia mentre mamma a gambe a larghe si accarezza la figa: stanno insieme pregustando quanto potrà succedere tra poco.
‘Ma sei certo che se vado in camera di Giulio lui poi non mi caccia via spaventato o peggio schifato? In fondo sono sua madre e lui non mi ha mai fatto segno delle sue voglie.’
‘Ma quando ti sei fatta trovare sulla scala ti ha guardato bene senza distogliere lo sguardo. Me lo hai detto tu!’
‘Si ma non mi ha toccato nemmeno per sbaglio’
‘Si ma io ti avevo suggerito di non indossare intimo o per lo mento di indossare la culotte trasparente ‘tiracazzi’ che ti ho preso apposta.’
‘E tu come pensi di fare con Mina?’
‘Quella appena mi vede nudo e con il cazzo in tiro mi si butta ai piedi!’
Io e Mina ci guardiamo negli occhi e decidiamo di entrare in camera e sorprenderli.
Io sono già completamente nudo mentre Mina indossa, come succede da qualche tempo quando viene da me, il reggiseno a balconcino di mamma e le calze con il reggicalze.
Entriamo e siamo noi a sorprendere loro. Non c’&egrave bisogno di parole, perché capiscono subito dal nostro abbigliamento che anche noi giochiamo allo stesso gioco che loro stanno giocando ma a parti inverse.
Adesso però questo loro sogno diventa realtà perché dopo averli ammirati per un attimo, ci fiondiamo su di loro.
Mina &egrave su papà. A cavalcioni gli mette la figa sulla coscia e subito inizia a fargli un pompino da esperta succhiatrice di cazzi; io tra le gambe spalancate di mamma mi godo per la prima volta la vista di una figa matura circondata da una fitta peluria: quella che noi ragazzi di allora chiamavamo ‘una figa con una boffa di pelo’. Poi scendo con la mia bocca ad assaporarla e inizio a baciarla e leccarla come meglio sapevo fare.
Ha inizio così per me la passione per le donne mature, che non mi ha mai abbandonato: scopare con una donna matura dovrebbe far parte, obbligatoriamente, dell’educazione di tutti i ragazzi. Ne trarrebbe giovamento il rispetto delle donne da parte degli uomini che, dopo un esperienza siffatta, sarebbero molto più galantuomini con l’altra “metà del cielo”.
Questa notte &egrave stata la migliore passata a fare sesso della mia vita e di quella di mia sorella fino ad allora. E in questa occasione ho anche scoperto la passione che mamma aveva per il sesso femminile, cosa che mai avrei immaginato. Infatti, mentre papà inculava Mina sempre più consapevole che la sua intuizione era giusta, la ragazza era molto più esperta di quanto non dovesse essere e questo grazie a me, mamma, che io stavo scopando alla pecorina, lentamente e profondamente per meglio assaporare ogni attimo, inizia a baciarla in bocca con passione. Dopo poco chiede a papà di uscire dal suo culo e la rovescia sul letto iniziando una leccata di figa cosi bella ed appassionata che solo una donna può saper fare. Papà si ritrova con il cazzo in bocca a Mina e dopo poco gliela riempie con una bella sborrata mentre io, assistendo alla scena, non posso fare a meno di inondare la figa di mamma che gode nel sentirsi riempire ma non toglie la bocca dal fiore di Mina. Poi si gira e loro due iniziano uno splendido 69 con Mina che assapora la mia copiosa sborrata direttamente dalla figa di mamma mentre lei prima di disseta degli umori di Mina poi torna a baciarla per assaggiare il mio e il piacere di papà dalla bocca di mia sorella.
Questa notte &egrave stata lunga, ci siamo tutti goduti tutto di ognuno di noi con la sola eccezione di noi maschi che non abbiamo interagito tra noi.
E’ stata una notte magica che ha soddisfatto tutti, in particolare papà che qualche giorno dopo, in seguito ad un tragico incidente, ci ha lasciati.
Dopo un po’ di tempo che non voglio quantificare, però la natura ha iniziato di nuovo a farsi sentire e stavolta senza falsi pudori, abbiamo di nuovo iniziato a darci soddisfazione reciproca. Mamma, dopo qualche mese, intestato il negozio a me e a Mina, pur non disdegnando il cazzo del figlio e degli uomini in generale, ha deciso di trasferirsi nel capoluogo di provincia dove risiedeva da anni una sua amica, quella con cui aveva avuto da ragazza le prime esperienze sessuali, alla quale era evidentemente molto legata.
Cosi a venti tre anni sono diventato titolare del negozio di famiglia insieme a mia sorella. Abbiamo deciso di cambiarne la tipologia di vendita da merceria di paese dove c’era un po’ di tutto in un negozio di abbigliamento femminile specializzato in intimo di classe. Con nostra sorpresa la cosa ha funzionato e con un abile passaparola, l’attività in poco tempo &egrave diventata punto di riferimento delle donne non solo del paese ma dell’intero circondario.
Adesso io e mia sorella avevamo il problema di trovarci una moglie ed un marito rispettivamente per non alimentare le ‘malelingue’ del posto.
In quegli anni alcuni amici sia miei che di mia sorella frequentavano casa nostra e noi la loro. Perché, va bene fare sesso in famiglia, ma ci piaceva anche guardare fuori dalla porta di casa e poi io ero molto attratto dalle tante mamme ‘vedove bianche’ che c’erano in paese. Troppe erano le voci che si rincorrevano nei vicoli del borgo. Quindi dato che tre indizi fanno una prova, qualcosa di vero doveva pur esserci. Per cui con gli amici si cercava di prendere di mira quelle signore di cui più si sparlava. Poi scoprii che ‘il pettegolezzo’ e meglio ancora proprio quello di sparlare delle vedove bianche era un gioco di società in quegli anni nei nostri paesi del sud; quasi sempre erano fandonie messe in giro solo per passatempo e per occultare le verità non dette e che di solito riguardavano proprio chi invece seminava zizzania.
Una di queste malelingue era la madre di un’amica intima di mia sorella, non certo la più carina tra le sue compagne, anzi! Coetanea di Mina, mi aveva colpito perché seppur magrissima, oggi si direbbe anoressica, aveva una splendida bocca carnosa, due labbra bellissime e gonfie. Una bocca che sembrava fatta per i pompini, quelli da serie A anzi da Champions. Madre natura aveva dotato questa ragazzina magrissima, piatta davanti e dietro, di un viso dolce con al centro queste labbra quasi oscene che attiravano la mia attenzione e mi eccitavano quasi fosse una figa. A dirla tutta il suo volto sprizzava sesso come quando guardi la faccia truccata di una troia esperta. Ma la professionista si atteggia per attirare l’attenzione, lei invece era cosi di natura. Il suo nome Carla.
Di famiglia non benestante, il padre era all’estero da anni per lavoro ma spendeva per se molto mandando a casa pochi soldi cosi da costringere la madre a cercare qualsiasi lavoro domestico per tirare avanti. Da qualche tempo era stata presa a servizio dal farmacista e passava in quella casa quasi tutta la giornata. Aveva il volto segnato dalla fatica di vivere ed era una delle donne più riservate che conoscevo, sempre taciturna, vestiva in modo sciatto e nulla a prima vista la faceva sembrare una bella donna. Forse anche perché era cosi ‘invisibile’, passava inosservata ai più ma era anche una delle più informate malelingue del circondario. Essendo la domestica del farmacista e della sua famiglia si era trovata al centro del ‘servizio stampa’ del paese, infatti era proprio la farmacia, con la chiesa e la bottega degli alimentari la fucina del pettegolezzo femminile. A suo modo sembrava anche burbera ed autoritaria e in casa sua entravano solo sua sorella, suo cognato, mia sorella quale amica della figlia e poche altre persone di famiglia.
Insomma una donna ‘casa e chiesa’ molto riservata e ‘vedova bianca’ ma certamente non tra le più appetibili almeno a un primo sguardo.
Quando io e mia sorella avevamo tempo, spesso parlavamo dei ragazzi e delle ragazze di nostra conoscenza ed io la spingevo affinché mi facesse un po’ di pubblicità con le sue amiche, mentre io avrei fatto da tramite con qualcuno dei miei che a lei interessava avvicinare.
Eravamo proprio nel bel mezzo di un ’69’, quando le confidai delle labbra di Carla, la sua amica ‘secca’. Mi guarda stupita chiedendomi come poteva essermi venuta voglia di quella schiappa secca, quando c’erano diverse sue altre amiche più belle e anche più ricche che mi facevano il filo e che erano pronte a farsi corteggiare da me.
‘Tu sei tutto scemo.’
‘Dici? Eppure quel faccino mi sa tanto di troia.’
‘Io sono troia, quella &egrave solo una ragazzina anche se ha la mia stessa età.’
‘Dai vedi di entrarci in confidenza intima’. Parlate un po’ di sesso e uomini..’
‘ Quella secondo me, gli uomini non li pensa nemmeno!’
‘Ma tu provaci a parlare, hai visto mai!’
‘Dai fratellone fammi godere con quella bella lingua invece di dire fesserie!’
Così pensando, ho goduto in bocca a lei che, con la solita golosità, si &egrave saziata della mia sborra, mentre io le affondavo la lingua nella sua stupenda e calda figa e dissetandomi della dei suoi umori.
Dopo qualche giorno la vedo entrare in negozio, con il solito grembiule che indossava sempre, le gambe magrissime e la sua folta capigliatura bionda. Mi chiede di Mina e la invito ad entrare nella piccola stanza che fungeva da ufficio. Mia sorella era intenta a registrare alcune fatture. Le lascio sole per qualche tempo per poi entrare anche io visto che in negozio non c’era nessuno. Vedo che mi fissa con i suoi occhioni e noto che mi guarda il cavallo dei pantaloni. Le mie impressioni sono confermate. Esco quasi subito perché non voglio interrompere i loro discorsi. Quando esce per tornare a casa, sarà passata oltre mezzora, noto che ha il viso molto arrossato.
Mia sorella &egrave ancora sul divanetto dell’ufficio, la vedo divertita ed eccitata. Le chiedo di cosa hanno parlato e lei mi dice che l’argomento principe sono stati i ragazzi, un paio in particolare ed uno di questi ero io.
‘Mi &egrave venuta un’idea, fratellone. Perché non le chiedi se vuole venire a lavorare qui da noi?’
‘Farebbe scappare la clientela magra com’&egrave’
‘Ma no dai, mi ha detto che a casa i soldi girano poco e lei sarebbe disposta a qualsiasi lavoro pur di portare a casa un po’ di soldi. Potremmo prenderla come commessa, terrebbe pulito il negozio e io le insegnerei anche a servire la nostre clientela.’
‘Va bene mi hai convinta. Però dobbiamo chiederle se &egrave d’accordo e quanto vuole. Credo che 30mila lire al mese dovrebbero bastare per iniziare.’
‘Bisogna solo chiedere alla madre se &egrave d’accordo!’
La domenica dopo incrocio per strada la madre di Carla che rientra dalla chiesa e le chiedo se posso parlarle. Mi invita a casa e quando entriamo non trovo Carla. Mi dice che &egrave dallo zio, suo cognato, il sarto del paese, perché doveva fargli dei servizi. Mi invita a sedermi in salotto mentre lei va un attimo a cambiarsi. Rientra poco dopo indossando un semplice grembiule che invece di nascondere, mette in evidenza un fisico notevole che mai mi sarei aspettato. Mi si siede di fronte e io le dico di aver bisogno di Carla in negozio. Il suo viso si apre in un sorriso mentre gli occhi le si inumidiscono per la commozione.
‘Domani alle otto Carla sarà davanti al tuo negozio e ringrazia per me anche Mina per questa occasione che volete dare alla mia Carla!’
Mi sono appena alzato che mi abbraccia con una passione di cui non la facevo capace. Ricambio l’abbraccio e il mio cazzo reagisce a quel morbido corpo che mi si stringe contro. Sento un seno prosperoso sul mio petto e apprezzo il suo bacino che si attacca al mio. Ha un pube pronunciato che si appoggia al mio pacco. Io non mi tiro mai indietro e rispondo da par mio.
Sente anche lei e allontanando un po’ il viso mi guarda in faccia con un’espressione di cui non la credevo capace. Aveva la faccia vogliosa e il suo pube era ancora a contatto con il mio ed apprezzava.
Poi come avesse avuto un moto di vergogna si allontana bruscamente e ringraziandomi ancora mi congeda velocemente.
Esco con il cazzo in tiro e devo, mio malgrado, rientrare a casa per non dare spettacolo in piazza.
Nel pomeriggio arriva Carla a casa, anche lei ci ringrazia e cosi iniziamo a parlare tranquillamente seduti in salotto.
Le spieghiamo i suoi compiti e la invitiamo ad essere puntuale il giorno dopo e soprattutto a mettere il vestito più bello che ha dato che dovrà stare anche in negozio e noi due fratelli siamo sempre vestiti bene al lavoro. Ci risponde che vedrà di fare al meglio.
‘Comunque non ti preoccupare, abbiamo un buon fornitore che saprà darti qualcosa di carino da indossare in negozio e provvederemo noi due a fare gli ordini necessari.’
La invitiamo a rimanere con noi per una pizza. Lei vuole avvertire la madre e ci diamo appuntamento alle otto davanti casa sua, dato che andremo fuori paese in una pizzeria di nostra conoscenza.
Alle otto in punto esce di casa e passiamo insieme una bella serata. Continuo a guardarle la bocca e il mio cazzo &egrave continuamente in tiro suscitando la voglia in mia sorella che sa bene cosa l’aspetta al rientro a casa. Noto che anche Carla mi guarda spesso e spesso si morde le labbra.
A casa io e Mina passiamo una notte di fuoco con lei che impersona la timida Carla mentre io sono il toro che la sfonda.
Passati un certo numero di giorni, un pomeriggio che Carla e Mina sono fuori in giro per grossisti, ecco sua madre che entra in negozio. Come se non ne fosse a conoscenza mi chiede di vedere mia sorella per un acquisto che vorrebbe fare. Deve essere presente alla Cresima del figlio del farmacista e cerca un abitino per l’occasione. Le dico dell’assenza delle ragazze ma mi premuro di consigliarla per l’acquisto. E’ titubante ma alla fine accetta di vedere qualche capo.
Mi avvicino a lei per prendere alcune misure al fine di farle vedere solo gli abiti che le stessero bene. Si toglie non senza un moto di timidezza, il vecchio soprabito che indossa. Sento subito che sprigiona un profumo inebriante; si &egrave lavata da poco e profumata come se dovesse andare ad un incontro galante. Indossa un casto abitino attillato in vita che mette in evidenza il suoi prosperoso seno e un magnifico culo inimmaginabile normalmente.
La sento fremere quando le sfioro il seno per le misure: 96 75 105 non male proprio! Tutto il contrario della figlia. Decido di farla entrare nel camerino dei VIP come io e mia sorella avevamo ribattezzato il camerino più discreto che avevamo fatto durante la ristrutturazione del negozio e che aveva un grande specchio ‘segreto’ dietro il quale c’era uno stanzino dal quale io o lei potevamo ammirare il meglio della nostra clientela.
Resto stupito dal fisico della signora, 43 anni ben portati. La biancheria intima non era granché ma nemmeno mi aspettavo diversamente. Dopo diverse prove capisco qual &egrave l’abitino che meglio le sta e che anche lei desidera. Mi dice che però devo aspettare per i soldi. Le rispondo che non ci sono problemi ma che vorrei provasse anche un completo intimo che certamente renderebbe giustizia all’abito prescelto.
Arrossisce ma accetta di provarlo. Scelgo uno dei più eccitanti completini che ho in negozio le do un paio di calze velate e il relativo reggicalze. Entra nel camerino e io mi fiondo ad ammirare lo spettacolo. Ha due tette da favola con belle e scure aureole da cui saltano fuori due bei capezzoloni maturi ed irti. Il culo e la figa poi sono quanto di meglio aspettarsi. Ha anche il pelo si folto ma curato.
Ha appena indossato il tutto quando mi presento in camerino e l’abbraccio da dietro facendole sentire la mia eccitazione. Credevo fuggisse. Invece viene con il culo indietro come a voler meglio sentire.
Senza proferir parola lo tiro fuori e le abbasso le mutandine. Lei si china e girandosi mi invita a incularla!
Detto fatto: mi chino e le metto quanta più saliva ho sul suo bel buco che la mia lingua sente fremere ma avverte essere molto elastico. Appoggio la cappella e quasi mi sento risucchiato. Accidenti che culo!!
Per diversi minuti e sempre più in profondità affondo il mio uccello in lei che gode rumorosamente e apprezza molto la grossezza del suo ospite. Alla fine faccio per uscire ma lei mi impone di riempirle il culo di sborra. Dopo altri due affondo la inondo e lei grida il suo piacere fino al cielo.
Meno male che avevo chiuso il negozio. Alla faccia della riservata vedova bianca.
La sera stessa metto al corrente mia sorella della cosa, mentre le racconto l’accaduto ci accarezziamo lentamente l’un l’altro. Le dico che tutto sommato la signora &egrave una gran bella figa che promette molto bene, per cui decidiamo di usare Carla sua figlia come paravento per il paese pettegolo. Chiederò alla madre di poter corteggiare la figlia in modo che nessuno possa sparlare sul fatto che entrerò spesso in casa. Quindi mi potrò godere mamma e figlia senza pettegolezzi di sorta.
Il giorno dopo incarico Carla di fare un certo lavoro in negozio aiutato da mia sorella che dovrà anche far provare a Carla alcuni capi d’abbigliamento per svecchiare il suo guardaroba.
Sono quasi le quattro del pomeriggio quando busso a casa di Carla. Sua madre sarebbe dovuta tornare a casa da qualche minuto così come eravamo rimasti d’accordo. Infatti mi viene ad aprire invitandomi ad entrare che indossa ancora il soprabito.
Si scusa del suo leggero ritardo e mi invita a sedere in cucina mentre lei si cambia: solo qualche minuto.
Sento che entra in bagno e ne esce più tardi con addosso un accappatoio per passare in camera da letto. Solo qualche secondo dopo mi chiama invitandomi a raggiungerla. Con l’abito in mano entro in camera da letto certo di farle provare il capo per una decisione definitiva; ma appena aperta la porta rimando a bocca aperta: &egrave stesa sul letto nuda e a gambe ben aperte. Il suo seno, che ho il piacere di vedere per la prima volta, &egrave spettacolare grande e sodo con aureole scure e capezzoli ben irti, il ventre appena accennato e un bacino largo e materno con al centro una boscaglia di pelo ben curato però, segno che la signora deve mostrarla spesso, le gambe sono due colonne di carne soda.
‘Dai fammi rivedere bene il tuo cazzo, che ho passato la notte a sognarlo!’ dice mentre con una mano si allarga le labbra della figa come ad invitarmi.
In un attimo sono nudo con il cazzo duro che per l’eccitazione &egrave ben dritto e la cappella mi sfiora l’ombelico.
Mi dice di rimanere fermo un attimo, poi mi invita a girarmi per potermi ammirare a tutto tondo. Si sta masturbando.
‘Sai leccare?’ mi chiede. ‘Certo che si &egrave una cosa che adoro fare!’ le rispondo
‘Fammi vedere e, innanzitutto, sentire.’
Allarga ancora di più le gambe e, con le dita, la sua figa lucida di piacere.
Mi tuffo e inizio prima a carezzarla leggermente sentendola fremere poi, sempre lentamente, poggio le mie labbra su un suo capezzolo e inizio a morderlo leggermente e sempre lentamente passo all’altro mentre con la punta della lingua le umetto il solco del seno e le tette. Inizio poi a scendere sempre più fino ad arrivare al pelo. Intanto lei ha afferrato il mio uccello con forza e mi masturba.
Arrivo infine tra le sue intime labbra e mi abbevero dei suoi umori leccandola profondamente. Ha un sapore molto dolce e per nulla forte. Dopo pochi minuti sento che sta per godere, sento le sue mani sulla mia testa che mi afferrano e il bacino che spinge sulla mia bocca. Viene quasi gridando e contorcendosi come una biscia.
‘Dai adesso scopami!’
Poggio la cappella all’entrata della sua vagina e spingo. La sento calda e molto stretta, come se non scopasse da tempo.
‘Sei stretta.’ le dico. ‘Si, non la do spesso. Per stare tranquilla uso il culo. Godo lo stesso e non ho problemi.’
‘Infatti per essere cosi troia mi sembrava strano.’
Inizio un lungo su e giù e desidero baciarla ma lei non vuole. Mi dice che le puttane non si baciamo mai in bocca e poi lei non ama il assaggiare il suo sapore.
‘Quanto &egrave cornuto tuo marito?’
‘Il giusto, se lui mandasse a casa più soldi forse lo sarebbe un po’ meno’
‘Quanti cazzi hai conosciuto, puttana?’
‘Non molti per la verità. Ma tutti generosi. Adesso il farmacista aveva l’esclusiva, fino ad ora. Ma solo con il mio culo, che la moglie non gli concede.’
‘Quindi la signora ti tiene a casa sua a servizio sapendo del marito?’
‘Il solo servizio che svolgo in quella casa &egrave quello di dare il culo al dottore e tenere compagnia alla moglie che ama passare il tempo a leccarmi la figa. Le piacciono molto le donne.’
‘Hai capito!’
‘Dai parliamo dopo adesso fammi godere’
Dopo venti minuti in cui la prendo in ogni posizione l’avverto che sto per sborrare.
‘Mettilo nel culo svelto.’
‘No voglio venirti in bocca.’
‘No non l’ho mai fatto.’
‘Inizi adesso allora’
Appena sento lo spasmo dell’orgasmo lo tiro fuori e glielo metto tra le labbra. Inizio ad eruttare prima che la cappella sia completamente nella sua bocca e due schizzi le disegnano la faccia ma il resto gliela scarico in bocca con molta soddisfazione.
Non ingoia ma nemmeno ha la faccia schifata. Poco dopo prende un fazzoletto e si pulisce bocca e faccia.
Rimaniamo distesi al letto e adesso posso ammirarla in tutta la sua bellezza di donna matura. Le dico che mai avrei immaginato che nascondesse un corpo così ben fatto. Mi risponde che, per educazione, ha sempre cercato di non esporsi. Cosi passa inosservata e nessuno può sparlare di lei. Le faccio notare che ha il pelo della figa ben curato, cosa non molto in voga in paese. Vuole cosi la signora del farmacista, anzi &egrave proprio lei che gliela tiene in ordine.
Mentre le carezzo il seno, pieno e sodo, penso alla figlia Carla, che invece &egrave quasi piatta. Mi dice che la ragazza mangia pochissimo e quindi non ha messo su ancora nulla.
Mi confida a questo punto che non vuole rinunciare al mio cazzo. Le dico che neanche io voglio perdere una puttana come lei, sempre che non si offenda ad essere chiamata così. Detto da me &egrave un complimento perché lei non pensava di poter interessare un ragazzo della mia età. Le dico che se vuole le farò passare per il letto tutti i ragazzi del paese che impazzirebbero con una tale femmina.
‘Per carità. Se parli ti ammazzo.’
Le propongo così di poter corteggiare la figlia in modo tale da non dare adito a commenti in paese. Mi risponde che se lei &egrave d’accordo si potrebbe fare, ma non vuole ferirla. Le rispondo che se &egrave figlia di tale madre, non si rifiuterà di certo dopo che le avrò fatto vedere il mio cazzo. Lei sorride ma mi avverte che Carla proprio non le sembra interessata agli uomini. L’unico che frequenta &egrave lo zio, il sarto, che aiuta a volte quando questi deve prendere le misure a ragazze e signore e l’aiuta a disegnare la stoffa da tagliare.
‘A proposito, lui &egrave quello che controlla come mi comporto per poi riferire a mio marito. Ma &egrave anche quello che pretende da me per il suo silenzio il mio culo.’
Hai capito il cognatino.
Ci lasciamo con la promessa che io inizio a corteggiare la figlia e lei, da madre premurosa, inizierà a parlare di me alla figlia come possibile consorte, invitandola a darmi corda. Nel salutarla le lascio il vestito dicendole che sono soddisfatto del pagamento!
Tornato in negozio trovo mia sorella e Carla intente a parlottare tra di loro. Mi salutano calorosamente e Mina, che ha subito capito tutto, le dice che per oggi può andare a casa. Carla mi saluta e prende con se una busta con dentro della roba. Mi dice che &egrave l’abito da indossare per il giorno dopo in negozio. La guardo negli occhi e ci vedo una luce nuova. Mi guarda come mai mi aveva guardato. Gatta ci cova.
Mina chiude il negozio appena Carla &egrave uscita. Le faccio notare che sono solo le sei e mezza mentre noi di solito, chiudiamo alle sette e mezza.
Mi comunica che stasera ha un impegno quindi si deve preparare però vuole anche sapere da me come &egrave andata e anche lei ha da confidarmi qualcosa.
Torniamo a casa e sto per entrare in bagno quando Mina mi chiede se ho scopata la madre di Carla.
‘Una vera troia! Calda, morbida, una donna bellissima.’
‘Fammi sentire il suo sapore’ mi dice mia sorella abbassandosi davanti a me ‘lo so che ancora non ti sei lavato perché potessi assaporare il tuo cazzone.’
Me lo tira fuori e lo prende in bocca: quando non sono ancora duro non c’&egrave cosa migliore che sentire crescere il tuo cazzo in una calda bocca vogliosa. Mi lava con la sua lingua tutto l’uccello e non posso fare a meno di spremere ancora i miei coglioni in una bocca cosi calda e umida, mentre le racconto della scopata, del farmacista e di sua moglie e della mia proposta, accettata dalla signora, di corteggiare Carla.
‘Ecco fatto non hai bisogno più di lavarti. Il sapore della signora Concetta, questo il suo nome, mi piace molto. Mi sa che devo parlarci un po’ anch’io!’
Poi Mina si spoglia per farsi una doccia e nel mentre mi rifaccio gli occhi con il suo armonioso corpo, mi mette al corrente che, avendo avuto una bella conversazione con Carla, questa le ha confidato di essere attratta da me, ma che si vergogna molto non ritenendosi bella abbastanza. Mi dice ancora che accetterebbe volentieri una uscita con me ma &egrave certa che la madre non sarebbe d’accordo. Poi Mina mi racconta che l’ha convinta a parlare con la madre e che la ragazza le ha promesso che la sera stessa lo avrebbe fatto.
Poi mi comunica che stasera uscirà con il figlio del segretario comunale. Ribatto che per come lo conosco, non mi pare sia proprio un maschio all’altezza della situazione, timido, piuttosto chiuso e non proprio un fusto.
‘Io il mio maschio c’&egrave l’ho già in casa. Quello che vado cercando &egrave un possibile marito, buono, devoto e che stia al posto suo, sotto i miei piedi.’
‘Alzo le mani!’
Sono le 23.30 quando sento rientrare Mina dal suo appuntamento con Antonio, il figlio del segretario comunale.
Sono già a letto e poco dopo la vedo entrare soddisfatta.
‘Allora, com’&egrave andata?’
‘Benissimo, &egrave proprio quello che fa al caso mio. Non bellissimo, ricco, dotato quanto basta per non sentirlo troppo, remissivo e accondiscendente.’
‘Lo hai provato?’
‘Solo una sega appena fuori il paese per farlo rincretinire del tutto. Domani parlerà con i suoi ma non ci dovrebbero essere problemi. Domani io telefonerò a mamma per avvisarla delle novità in famiglia.’
‘Che ne dici se sabato sera invito Carla ad uscire con me?’
‘Si dai che facciamo una pizza a quattro in riva al mare’
La mattina dopo mentre Mina &egrave uscita per delle commissioni, ammiro un attimo Carla con il nuovo vestito che ha scelto insieme e a mia sorella. Ha le gambe sottili e lunghe quasi piatta davanti un po’ meno dietro e un bel viso, ma sua madre &egrave tutta un’altra cosa. Comunque potrebbe migliorare. Mi avvicino e le chiedo se possiamo uscire assieme e lei subito, arrossendo un pochino, mi risponde di si. Mi dice che sua madre ieri sera le ha parlato di me e che non vedrebbe di malocchio una nostra frequentazione.
Accidenti non ha perso tempo la signora!
Siccome so delle confidenze con mia sorella non ho problemi ad avvicinarmi a lei e ad abbracciarla, visto che in negozio in quel momento non ha clienti; la sento fremere tra le mie braccia ma mi rifiuta la bocca quando mi avvicino per baciarla.
‘Io e te abbiamo tante cose da dirci!’ le dico tenendola stretta a me ma senza farle sentire troppo il mio uccello già quasi duro.
‘Scusami ma non mi sento pronta per un bacio, non so nemmeno come si fa!’ Che angelo!
‘Hai vent’anni e non hai mai baciato un ragazzo?’
‘Ma mi hai visto bene? Solo uno sfigato potrebbe mettersi con me!’
‘Non sei brutta affatto, sicuramente come tutti, sei migliorabile. Ma per prima devi essere tu quella convinta di voler piacere e di essere bella. Se vuoi io sono qui per aiutarti e con me c’&egrave anche Mina.’
Le chiedo di vedere le foto che ha a casa e lei mi promette che il giorno dopo me ne porterà qualcuna. Le dico di non scegliere ma di prendere quelle che capitano. Mi risponde che tanto non ne ha molte e non sarà difficile portarle quasi tutte.
Il giorno dopo arriva con una scatola di foto e ci mettiamo a sfogliarle. Capisco subito quanto sia fotogenica e glielo dico. Anche mia sorella rimane colpita da quanto venga bene in foto.
Le chiedo se accetta che sia io a farle delle foto cosi da convincerla meglio su quanto sia invece carina.
Accetta ma richiede la presenza di mia sorella che non ha nulla in contrario, anzi.
Sabato sera si esce in quattro per la pizza in riva al mare. Posso cosi apprezzare quanto sia ‘fesso’ il figlio del segretario comunale e quanto sia già sottomesso a mia sorella. Al contrario sono piacevolmente colpito dall’abbigliamento della ‘mia’ Carla che indossa una bella minigonna e una camicetta che capisco essere stata indossata senza reggiseno. La madre deve averla consigliata.
Consumata la pizza velocemente riaccompagno mia sorella e il ragazzo verso casa e mi accingo a fare altrettanto con Carla.
Durante il breve tragitto verso casa sua però non posso fare a meno di fermarmi su un piccolo spiazzo a lato della strada.
Mi giro verso di lei e con molta tenerezza tento di baciarla. Stavolta non si sottrae e posso per la prima volta sentire il turgore di quelle labbra carnose che si porta dietro. Non sono insensibile anzi la cosa mi piace talmente che, prima le infilo la lingua in bocca e lei risponde sorprendendomi non poco e poi le prendo una mano e la poggio sul mio cazzo.
Sono ancora più sorpreso perché non solo non tira indietro la mano ma anzi al contatto del mio cazzo lo afferra da sopra i leggeri pantaloni indossati stringendolo con una forza di cui non la facevo capace.
La sua lingua vortica nella mia bocca quasi a togliermi il respiro. Quando le nostre labbra si dividono, la sua mano non molla la presa. La sento sussurrare: ‘Finalmente!’
Mi faccio coraggio e le metto una mano tra le gambe. Posso agevolmente circondare la parte distale della sua coscia nella mia mano: questa ragazza deve iniziare a mangiare meglio e di più. Indossa i collant e soprattutto mi chiede no non andare oltre mentre invece lei non molla la presa sul mio uccello. Allora lo tiro fuori: sgrana gli occhi per quanto &egrave grosso e le chiedo se &egrave il primo che vede, arrossendo e con una certa titubanza mi dice di si. Non le credo a pelle. Comunque afferra il mio sesso e io, mettendo la mia mano sulla sua, inizio il movimento della masturbazione. Poi lascio libera la sua manina che continua il lento su e giù mentre, nonostante la poca luce non distoglie lo sguardo. Sembra ipnotizzata dal serpente che ha tra le mani.
A questo punto cerco di avvicinarle la bocca alla bestia. Ha come un senso di repulsione e mollando la presa: ‘Questa cosa non la faccio!’
E’ solo l’inizio della nostra storia per cui non replico né chiedo spiegazioni, e con il cazzo fuori metto in moto e mi avvio verso casa sua.
Arrivati, a fatica richiudo la bestia nei pantaloni e scendo dalla macchina. Giro attorno e le apro lo sportello per farla scendere. Non le faccio vedere la mia delusione, che comunque lei percepisce, ma provo ad abbracciarla e baciarla. Mi si aggrappa con vigore e sento che struscia il suo notevole pube sulla mia coscia mentre ci baciamo. La sua mano scende a stringere di nuovo il mio cazzo senza che io la costringa ed &egrave una stretta possessiva e voluttuosa.
Mi avvedo che la luce in casa &egrave accesa, per cui le chiedo di entrare per salutare la madre.
Entriamo e lei, baciata la madre e chiedendo scusa a me, va in camera da letto. Io saluto cordialmente la signora che indossa una vestaglia molto poco femminile.
Appena la figlia sparisce dietro la porta, mi si avvicina e mi chiede cosa sia successo tra noi. Francamente le dico che ci siamo baciati, che le ho messo in mano il cazzo ma che non ha voluto nemmeno avvicinare la bocca all’uccello, quasi schifata della mia proposta ma poi però fuori la porta me lo ha stretto di nuovo senza che io glielo chiedessi.
Senza dire nulla mi si avvicina e tasta con mano quanto sia eccitato. Mi fa segno di non parlare e di rimanere fermo. Va verso la camera della figlia e controlla che sia a letto. Carla si &egrave chiusa dentro. Torna verso di me e mi dice che se voglio me lo fa lei un pompino anche se non &egrave molto brava ma senza fare rumore. Come mi si avvicina le palpo il seno che sento libero sotto il grembiule. Le slaccio i primi tre bottoni e la invito a sedersi mentre io, di fronte a lei, mi appoggio al tavolo. Ha il mio cazzo all’altezza del petto e del volto. Le tiro fuori le tette e infilo il mio cazzo nel seno e le chiedo di prendere in bocca la cappella. Esegue magistralmente il tutto e io inizio a pompare tra quelle due splendide masse di carne. Mentre pompo le dico che però adesso deve aprire la bocca e ingoiare la mia sborra. Con gli occhi mi supplica di no ma io le dico che una troia come lei deve per forza essere una degustatrice di seme maschile cosi come ingoia il piacere della moglie del farmacista. Proprio mentre le dico questo inizio a sborrare senza avvisarla e lei senza alcuna mia costrizione ingoia tutto.
La bacio in bocca cosi da sentire la sua lingua impastata dal mio piacere.
Non mi trattengo oltre per evitare che Carla possa sorprenderci uscendo dalla sua camera.
‘Ed io adesso?’
‘Vattene a letto e fatti un ditalino pensando a me! Troia!’
Giorni dopo, dovendo scendere in città per delle commissioni, mi riprometto di fare un giro tra i negozi di fotografia per acquistare una macchina fotografica; una polaroid, a dir il vero già ce l’ho, ma non sono soddisfatto della qualità delle foto. Entro in più di un negozio per rendermi conto di trovare il fotografo ‘giusto’. Infatti in una strada poco trafficata del centro intravedo uno studio fotografico nel cui interno ci sono esposte un paio di foto che attirano la mia attenzione. Sono foto fatte ad una ragazza, forse una modella, in pose sensuali. Entro, un distinto signore di circa quarant’anni esce dal retrobottega che mi dice essere il titolare dello studio: dopo pochi minuti instauro con lui una bella conversazione e capisco che la sa lunga su certe cose. Mentre parliamo fa il suo ingresso nello studio una splendida signora, molto sensuale in verità, che mi presenta come sua moglie; riconosco in lei la modella delle foto esposte e non posso non complimentarmi con lei per le belle pose. Mi ringrazia con uno sguardo malizioso e signorilmente contenuto e, con un cenno di assenso al marito, risponde ad una sua richiesta non detta, ma che percepisco perché, quel loro modo di fare, &egrave lo stesso che ho con mia sorella quando vogliamo comunicare tra noi senza che altri possano capire. Dopo di che mi saluta con un bel sorriso e va via dicendo al marito che andrà a casa.
Rimasti soli mi sento sicuro di poter esporre le mie richieste senza falsi pudori e il fotografo mi invita ad entrare nello studio di posa posto dietro il banco per poter parlare con più discrezione. Ci sediamo in un comodo salottino e lui si assenta pochi secondi per tornare con in mano un paio di album fotografici e un catalogo di macchine fotografiche. Non senza una certa emozione gli dico che ho bisogno di un apparecchio semi professionale per fare foto migliori di quelle che di solito faccio con la polaroid. Gli dico che ho tra le mani una ragazza molto fotogenica che vorrei ‘abituare’ alla presenza dell’obbiettivo per farle belle foto. E sottolineo ‘belle’ al che lui con malcelata emozione, porgendomi uno degli album:
‘Belle come queste?’
Inizio a scorrere le foto e sono splendide immagini in bianco e nero della moglie fatte in studio. Sono belle come le foto di certe riviste patinate di allora ma molto più esplicite. Gli faccio i miei complimenti per le foto e per la modella e gli confermo che siamo sulla stessa lunghezza d’onda. Mi consiglia l’apparecchio da acquistare e mi rifornisce di un certo numero di rullini tutti in bianco e nero, in modo tale che potrà essere lui a occuparsi dello sviluppo e stampa. Io lo ringrazio e gli dico che per l’intimo da usare in certe sue foto mi posso occupare della fornitura dei capi più maliziosi in commercio dato che sono nel ramo. Mi ringrazia e, dopo aver pagato quanto acquistato, ci salutiamo come vecchi amici ed esco soddisfatto. Ho forse vent’anni in meno di lui ma certamente ho trovato un consigliere e un complice per rendere Carla consapevole della sua bellezza e fare un po’ di belle foto anche a Mina, Concetta e quante altre belle signore vorranno.
In men che non si dica convinco Carla a farsi fotografare e i primi risultati mi confermano che &egrave di una fotogenia insospettabile a prima vista. Un po’ alla volta le faccio assumere pose sempre più sensuali e anche lei prende coscienza di questa sua qualità. In pochi mesi elimina dal suo guardaroba tutto quanto non metta in evidenza la sua sensualità che ogni giorno di più viene a galla. Anche con me le cose vanno molto meglio perché già qualche giorno dopo, approfittando di un momento di pausa dal lavoro, le faccio i complimenti per quanto sia diventata elegante nei modi e sensuale, come andavo ripetendole da tempo. Ci troviamo nel piccolo ufficio del negozio: io sono seduto alla scrivania mentre lei, seduta sul divano di fronte a me con le gambe accavallate che spuntano sensuali dalla minigonna, si sta pavoneggiando eccitandomi. In pochi mesi ha iniziato a fiorire: adesso, seppur ancor molto magra, ha messo su un bel culetto sporgente, il bacino le si &egrave come allargato donandole un bel figurino e siamo già ad una seconda abbondante di seno, mentre le sue cosce sono quasi belle come quelle di mia sorella. Sta proprio prendendo le forme di sua madre, ma contrariamente alla genitrice che ne fa dono solo in privato, lei ama farsi ammirare, seguendo anche i consigli di mia sorella.
Mentre si esibisce per me sul divano, si avvede della mia malcelata eccitazione e se ne sente soddisfatta, la invito a mostrarsi meglio e lei con molta malizia scopre completamente le gambe fasciate dalle belle calze tenute su da un civettuolo reggicalze e lentamente allarga le gambe mostrandomi di essere senza intimo. La sua figa luccica di umori e mi avvicino a leccarla, cosa che lei con voluttà accetta prendendo tra le sue piccole mani la mia testa e guidandomi come fossi un principiante. La lecco con tutta la voglia che ho in corpo e la faccio godere in pochi minuti. Poi incombo su lei e le presento il cazzo ormai duro come il marmo davanti alle sue oscene labbra, aspettandomi il solito rifiuto.
Invece con mia somma sorpresa apre la bocca e inizia un pompino da vera professionista che mi manda in paradiso in meno di un minuto. Solo quando le dico che sto per godere mi prende il cazzo in mano e se lo porta sulla figa mi lascia venire sul suo ventre. Ci rimango male.
Mentre si accarezza il ventre bagnato dal mio piacere si avvede del mio disappunto.
‘Stasera vengo a casa tua perché noi dobbiamo parlare un po’!’
‘Se vuoi ma ci sarà anche mamma e non credo che potremo parlare liberamente.’
‘Dille di andarsene da tua zia che cosi passa una serata diversa.’
Mentre parlavo pensavo a sua madre che si faceva inculare dal cognato’ e quasi sento che lo stesso pensiero sta passando nella testa di Carla. La ragazzina deve essere a conoscenza della cosa.
Terminato il lavoro a casa avverto Mina che passerò la serata con Carla e lei che la passerà a casa del ragazzo, la madre ha bisogno di parlarle.
Alle nove sono seduto sul letto della camera di Carla le sto accarezzando il sedere mentre lei &egrave distesa con addosso solo le calze e si sta godendo le mie carezze. Il mio dito medio già da un paio di minuti passa e ripassa sul suo ano e la sento fremere ogni volta.
Questo non mi impedisce di parlare con lei.
Parliamo del suo pompino, il primo che mi ha fatto, del pomeriggio in negozio. Le dico che sono molto soddisfatto ma che sono altrettanto curioso di sapere dove ha imparato, perché quello di poche ore prima era un pompino di una bocca esperta non quello di una ragazzina alle prime armi. Il mio dito sta proprio sul suo ano che sento irrigidirsi alla richiesta. Le chiedo di girarsi e guardarmi in faccia. Si gira, allarga le gambe in modo tale da lasciarmi continuare a stimolarle il buco del culo. E’ rossa in viso e si vede che non vuole parlare.
‘Mi sa che devo dirlo a tua madre che saprà farsi dire la verità!’
‘Per favore no, ché mamma non sa nulla!’
‘Sei certa? Tua madre sa tutto di tutti vuoi che non sappia di te?’
‘Se mi prometti di tenertelo per te, di non arrabbiarti, soprattutto di non dirlo a mamma’. Forse te lo dico!’
‘Senti Carla forse non hai ancora capito che tra noi due non ci deve essere segreto alcuno! Solo cosi possiamo andare avanti. Ci tieni a me? Lo vedi che effetto mi fai?’ E, tirato fuori il mio cazzo, glielo mostro duro come ogni volta che stiamo insieme.
‘Certo che ci tengo a te, non da oggi, io sto realizzando il mio sogno, sono anni che ti voglio bene, sono innamorata di te da anni!’
‘E allora parla!’
‘Mi ha insegnato la zia! E non da oggi’
‘Tua zia?!?’
‘A dire la verità a mettermi il cazzo in bocca &egrave stato lo zio anni fa. Ma poi &egrave stata la zia a insegnarmi!’
‘Quel porco maledetto! Lo denuncerò! Approfittarsi della nipote! Racconta!’
Carla inizia a dire che, anni prima, una volta che era stata mandata dalla madre a casa degli zii, aveva trovato lo zio da solo che stava disegnando una stoffa da tagliare. La zia non era in casa. Non sa spiegare la cosa ma lo zio l’aveva messa sotto il bancone e si era tirato fuori il suo uccello e glielo aveva spinto in bocca. Lo zio non amava evidentemente lavarsi spesso, perché il sapore era nauseabondo, e lei presa alla sprovvista aveva avuto molti conati di vomito. Per questo motivo si era rifiutata con me la prima volta. Per il ricordo di quella violenza. Molte altre volte era andata a casa loro ma le altre volte c’era anche la zia che prima giocava un po’ con lei, poi arrivato il marito iniziava a fargli quel lavoretto e lei era invitata a fare altrettanto. La zia poi le aveva insegnato anche a leccarla per bene per cui lei era il giocattolo dei due. Di buono c’era che almeno adesso lo zio era sempre pulito e profumato. La cosa non le era mai piaciuta ma con il tempo l’aveva accettata anche se cercava sempre di andare il meno possibile da loro a causa di quella prima volta. E da quando lavorava con me non era andata più giù ne di sua volontà ne ce l’aveva più mandata la madre.
Però mi confessa che ormai apprezza il pompino al punto tale che sentiva di non potersi sottrarre a chiunque gli avesse mostrato un cazzo.
Negli a seguire questa cosa si &egrave rivelata vera.
Siccome sono anche un po’ sadico ho voluto subito ricreare quei momenti. Ci siamo spostati in cucina e, dopo averla invitata ad andare sotto il tavolo, ho voluto che rifacesse quanto appena mi aveva raccontato. Ma l’ho avvertita che non doveva togliersi il mio cazzo di bocca anche e soprattutto quando fossi venuto.
‘Io non sono tuo zio, se sono il tuo uomo dimostrami che sei la donna della mia vita bevendo alla tua fontana!’
A occhi chiusi Carla mi fa un pompino sublime segno del suo amore per me e finalmente posso inondarle la bocca che lei non toglie e che non si lascia sfuggire nemmeno una goccia! Beve con ingordigia e quando esce da sotto il tavolo il suo sguardo liquido e quelle labbra umide di me mi confermano che &egrave lei la donna, la troia, la puttana, la zoccola della mia vita. Fatta salva mia sorella.
L’ufficio del negozio, il salone di casa mia, il salotto di casa di Carla diventano in breve tempo i set fotografici per immortalare sia in eleganti mise che nelle pose più oscene mia sorella Mina, la mia fidanzata Carla, la mia futura suocera Concetta, anche lei molto fotogenica specialmente nelle pose più spinte. Madre e figlia non sanno l’una dell’altra, mentre mia sorella sa tutto di tutti. Solo mia mamma, fino ad ora, si &egrave sottratta all’obbiettivo della mia fotocamera. Viene quasi ogni mese per un ‘ripasso’ con me e mia sorella e ha espresso la voglia di dare una ripassata anche a Carla. Con il mio futuro cognato invece si diverte solo a provocarlo perché dice &egrave solo un uomo di facciata, ma so che prima o poi anche lui sarà della partita.
Con la signora Concetta non ho dovuto faticare molto. Un pomeriggio mi sono recato a casa sua e le ho chiesto se le sarebbe piaciuto poter inviare delle foto a quel cornuto del marito. Si &egrave messa subito in tiro per delle foto seduta in salotto e nel piccolo giardino di casa sua. Ma poi non ha resistito alla tentazione di fare anche qualche scatto un po’ più osé. L’ho prima convinta con una piccola bugia che le foto le avrei sviluppate io a casa mia, poi piano piano si &egrave lasciata andare.
Fotografare una signora matura &egrave una esperienza molto eccitante e mi sono ripromesso anche di fare degli scatti con lei in pose molto spinte, dato che non vuole che le presenti nessuno dei miei amici i quali sarebbero entusiasti di una tal matrona. Le ho detto di pensare quale foto avesse voluto mandare al marito per fargli capire che era un cornuto e lei prima si &egrave fatta inculare e sborrare sul culo poi ha voluto che la fotografassi in modo tale da mettere in risalto l’opera appena compiuta. Quando io e il mio amico fotografo abbiamo sviluppato quella foto, lui non ha potuto fare a meno di chiedermi se poteva anche lui fare un set alla bella e matura signora. Gli ho risposto che se ne poteva parlare ma dovevo prima convincere la signora.
La fotografia &egrave stata la scusa per mettere al corrente Carla della relazione tra me e Mina.
La ragazza non immaginava nulla, poverina!
Una sera qualche tempo dopo, tornato da un giro nel capoluogo di provincia, mi ero fatto dare dall’ormai mio amico fotografo un paio di luci da studio e avevo invitato Carla a casa per dopo cena in famiglia. Mina aveva indossato per l’occasione una minigonna che non lasciava nulla alla fantasia, un paio di autoreggenti che disegnavano le sue gambe in modo perfetto e un top trasparente abbastanza da far vedere perfettamente le larghe aureole dei suoi capezzoli. Bastava che si sedesse osi chinasse anche di poco che la sua figa era esposta alla vista del suo povero fratellino sempre arrapato.
‘Non credi che sia un po’ troppo anche per Carla?’
‘Non ti preoccupare fratellino. Ci siamo lasciate alla chiusura del negozio e le ho detto che si facesse bella per stasera come piace a te e anche di più e, per essere molto chiara, le ho dato da indossare questo stesso modello di gonna. Viene pure Antonio che &egrave pronto anche lui a conoscere le cose come stanno.’
Alle nove in punto il campanello squilla ed entra Antonio che quasi non sviene a vedere la ‘sua’ ragazza abbigliata in modo cosi appariscente, per essere educato. Dopo qualche arriva Carla con un lungo soprabito che appena in casa viene invitata a togliersi.
Stesse calze, stessa micro gonna, ma con perizoma, e sopra una camicetta di seta annodata sul davanti a mo’ di top che mette in bella vista le sue tette fin quasi ai capezzoli.
‘Ma tua madre ti lascia uscire vestita in questo modo?’
‘Non era in casa, stasera il farmacista aveva ospiti e lei &egrave dovuta rimanere per servire la cena. Ma perché non sono vestita bene?’
‘Benissimo, sembra che si sia messa d’accordo con Mina.’
‘Infatti ci siamo consigliate.’
‘Come ti sei consigliata bene! Sembri una zoccola di alto bordo.’
‘ Come piace a te!’
Entra Mina accompagnata da Antonio e subito Carla si accorge che &egrave senza slip.
‘Ma stai cosi davanti a tuo fratello?’
‘Perché che c’&egrave di male?’
‘Nulla per carità se va bene a te.’
‘Giulio ha appena portato a casa quelle luci per farci delle belle foto’
‘Ma tu sei praticamente nuda, non immaginavo che foste cosi intimi.’
‘Carla vieni qui sul divano che Giulio stasera ci farà un bellissimo servizio!’
Si accomodano sul divano e dopo pochi scatti la temperatura &egrave già alta. Le mani accarezzano sempre più lussuriosamente una il corpo dell’altra fino a quando Mina non invita Carla a togliersi lo slip e le si mette tra le gambe a leccarle la figa. Poggio la macchina sul tavolo e mentre Antonio inizia a masturbarsi seduto accanto a Carla mentre con una mano le tocca il seno, io mi tiro fuori il cazzo e mi posiziono dietro a Mina e la prendo alla pecorina.
Come apre gli occhi, tenuti chiusi fino ad allora per il piacere che provava, mi vede che scopo mia sorella.
‘Ma che cazzo fai? E’ tua sorella!’
‘Si ma &egrave anche la mia amante da anni!’
Tiro fuori il cazzo dalla figa di Mina e mi posiziono davanti alla sua faccia. Abbocca vogliosa il mio cazzo pieno degli umori di Mina e inizia a succhiare alla grande! Le dico che quanto prima le farò assaggiare allo stesso modo anche il sapore di mamma che non vede l’ora di leccarle le figa.
E’ ubriaca di lussuria e appena le tolgo il cazzo di bocca si mette a 69 con mia sorella affondando la faccia fra le sue gambe. Mina &egrave sotto di lei cosi che invito Antonio ad incularla, ma il ragazzo appena appoggia la cappella tra le sue chiappe, viene schizzando in faccia a Mina. Provvedo io a incularla profondamente, come faccio da qualche tempo, e mi beo della lingua di Mina che mi lecca ogni tanto le palle.
Dopo poco abbandono il culo di Carla e mentre le due ragazze si leccano ancora vado in bagno a lavarmi il cazzo che porta qualche segno dell’intestino di Carla. Tornato in salotto trovo le due che si stanno baciando leccandosi reciprocamente le labbra e mi posiziono tra le gambe spalancate ed invitanti di mia sorella. Con un profondo lungo affondo entro nella sua figa caldissima. Carla &egrave estasiata nel vederci scopare e si sta violentemente masturbando. Viene nello stesso momento in cui io viene Mina. E dopo pochi secondi tocca a me che tirato fuori l’uccello dalla figa di mia sorella lo servo alle vogliose labbra della mia ragazza.
Con cortesia dopo aver ingoiato in parte il mio piacere ne concede un buon sorso anche alla futura cognata.
Carla dopo un paio d’ore si sta rimettendo il soprabito per tornare a casa. La bacio con voluttà e le prometto di ripetere questa serata quanto prima anche a casa sua.
‘Si amor mio, appena mamma sarà fuori per servizio dal farmacista come questa sera.’
‘Non necessariamente amore mio, non necessariamente!’
E infatti nemmeno una settimana dopo la signora Concetta mi invita a pranzo per la domenica successiva.
Verso le nove ero già in una delle piazze del paese e la vedo che torna dalla chiesa insieme ad alcune sue conoscenti molto pettegole. Vestita come si conviene ad una signora che non deve dare nell’occhio, mi passa a fianco ed io la saluto con deferenza cosi come deve fare il suo prossimo genero, ma il suo sguardo &egrave acceso e solo io posso saperlo. Le chiedo educatamente se Carla fosse già pronta perché dovevamo uscire per una passeggiata in modo tale da non darle fastidio per la preparazione del pranzo. Mi dice di accompagnarla perché ormai la figlia sarà già in attesa del mio arrivo.
Sull’uscio di casa salutate le sue amiche ho solo il tempo di dirle sottovoce: ‘Oggi facciamo festa in famiglia, vestiti come sai.’
Arrossisce e sta per replicare ma io: ‘Tanto anche Carla &egrave preparata e oggi prima di tornare sarà anche bella calda.’
Capisco di aver forzato la situazione ma lo faccio per il suo bene perché &egrave ogni giorno più difficile portare soddisfare le sue voglie senza incontrare ostacoli.
Entrati in casa, Carla mi abbraccia con calore e io mi compiaccio per la sua bellezza e per il suo abbigliamento molto sbarazzino per non dire molto malizioso al limite della decenza. Indossa infatti una gonna con un profondo spacco laterale che ad ogni passo mette in mostra le sue ormai lunghe e piene cosce velate da una calza fumé che a prima vista sembrano normalissimi collant ma invece hanno il reggicalze incorporato nella parte alta cosi da avere scoperte sia le chiappe che il ventre. Ed una canottiera indossata a pelle con sopra un giacchino con ampia scollatura. Poi i suoi lunghi capelli castani e mossi circondano il viso perfettamente truccato. In pochi mesi &egrave diventata una bomba e ne sono orgoglioso.
Infatti tutti gli sguardi dei paesani, in piazza e lungo le vie che percorriamo per arrivare alla macchina, sono per lei e per me siamo la coppia del momento!
Prendiamo l’auto per fare un salto in città dove consumeremo un aperitivo.
L’accarezzo per tutto il tragitto e lei mi ringrazia al bar sedendosi in modo da attirare l’attenzione di tutti i presenti al bar che si riempie di ragazzi per quella visione cosi rara dalle nostre parti. Parliamo di noi e del nostro futuro. Anche se ancora dipendente della ditta, ormai &egrave quasi come se ne fosse contitolare, gli affari vanno bene e la sua presenza, insieme a quella della mia dolce sorellina, ha iniziato ad attirare anche gli uomini che, adesso, sono ben felici di accompagnare le loro signore da noi.
E’ ancora eccitata dall’essere stata messa al corrente della relazione tra mia sorella e me. Non prova gelosia ma complicità e questo mi fa sentire felice. Ma le prometto che dopo sposati non ci saranno più scopate con mia sorella se non con il suo chiaro assenso. Mi dice che si sente pienamente integrata in famiglia e che la lussuria che pervade la mia casa &egrave adesso anche la sua. Allora le dico che sarebbe carino se provassimo a coinvolgere anche i suoi.
‘Papà lo vedo si e no una volta l’anno e mamma, povera mamma, non credo proprio che accetterebbe una simile proposta, anzi ti caccerebbe di casa! Non vedi che &egrave tutta casa e chiesa?’
‘Sei proprio un ingenua piccola mia! In paese sono proprio quelle come tu madre che alimentano tutti i pettegolezzi che girano. Poi che ne sai tu di tua madre?’
‘Una cosa &egrave stata coinvolgere me che ti amo e che sono stata circuita cosi abilmente da te e tua sorella, altra cosa &egrave violentare una signora di paese molto timorata e riservata!’
‘Ma se sei troia tu potrebbe anche esserla tua madre! Ti voglio svelare un segreto: giorni fa quando eri con Mina a fare gli ordini ai grossisti e tua madre &egrave passata in negozio per invitarmi a pranzo oggi, ha voluto misurarsi alcuni abiti piuttosto carini’.. Un paio molto audaci glieli ho prestati perché li indossasse oggi se ne avesse avuto il coraggio.’
‘Mamma più del solito grembiule in casa non indossa nulla!’
‘Scommettiamo?’
‘Se adesso che torniamo per il pranzo lei &egrave in grembiule tu mi puoi anche lasciare ma se invece indossa qualcosa di elegante e sexy tu mi lasci fare e anzi mi dai una mano!’
‘Non ti lascio perché ti amo ma sono certa di vincere la scommessa e tu pagherai un pegno pesante.’
Dopo aver per mezz’ora dato spettacolo in uno dei più affollati bar del capoluogo con le sue ripetute scosciate in faccia agli astanti, facciamo ritorno a casa e, per tenerla eccitata per tutto il tragitto, le chiedo di lasciare bene aperte le gambe in modo da permettere ai passanti di ammirarla.
Ha le chiavi quindi entriamo in casa che &egrave quasi l’una. Ad aspettarci &egrave una nuova versione di una madre che la lascia a bocca aperta sua figlia. Abitino rosso fuoco con profonda scollatura sul florido seno e con malizioso spacchetto sulla coscia sinistra che mette in mostra una bella gamba tornita con calze a balza lavorata e reggicalze: una Concetta tutta nuova per la figlia.
‘Signora Concetta ma quant’&egrave bella!’
‘Mamma sei uno schianto!’
‘Dici, bambina mia? A dire il vero un po’ mi vergogno ma allo specchio mi sono vista un’altra e mi sono talmente piaciuta che da oggi voglio tornare a vivere, almeno in casa. Giulio mi ha promesso che mi farà indossare quanto di più bello e malizioso gli passi tra le mani’
‘Mamma, dimmi la verità: mica hai mire sul mio ragazzo?’
‘Ne potrei essere solo onorata, ma non voglio offenderti in nessun modo!’
‘Che ne dite di andare a pranzo adesso’ dico io per stemperare appena il palpabile imbarazzo tra madre e figlia.
Pranziamo di gusto e il buon vino portato da casa rande l’atmosfera più leggera e più frizzante. Mentre Concetta serve il dolce le passo un braccio attorno al bacino come per abbracciarla in vita ma poi faccio scendere la mia mano sulle sue chiappe fino all’orlo della gonna per poi risalire accarezzandole le calze prima, la serica pelle delle cosce poi, per finire sulle sue natiche. E prima di tirare fuori la mano da sotto la gonna gliela passo tra le chiappe e sulla figa che sento nuda al contatto. Le mie dita sono inumidite dal suo caldo umore. Il tutto sotto gli occhi sbarrati di Carla che, seduta accanto a me si stava godendo l’altra mia mano che la carezzava.
Madre e figlia si guardano: &egrave arrivato il momento delle spiegazioni, alcune dolorose ma inevitabili, altre pregne di maliziosi risvolti.
Io avevo indagato e sapevo. Avevo anche fatto in modo che terminasse la violenza subita da Concetta da parte del cognato. Qualcuno, su mio consiglio, gli aveva fatto sapere che era ora che emigrasse per evitare conseguenze peggiori. E da pochi giorni infatti, il personaggio aveva preso la via di Torino per lavorare in una grossa ditta di abbigliamento, mentre la moglie, troia si ma anch’essa vittima del marito, era rimasta in paese per consolare alcune vedove bianche e alcuni ragazzi desiderosi di fare esperienza.
Avevo scoperto che Concetta era stata costretta a mandare Carla ad aiutare lo zio perché questi aveva mire sulla ragazza e obbligava allo stesso modo la cognata per un suo silenzio con il fratello.
Adesso tutto era finito e dopo le spiegazioni mi sono ritrovato seduto sul divano di casa al centro di madre e figlia.
‘Adesso i pompini puoi farmeli per passione e puoi imparare a farli fare bene anche a tua madre.’
Carla già eccitata dalla mattina e da quanto vissuto fino a quel momento, con molta malizia mi tira fuori il cazzo e davanti alla madre inizia un favoloso lavoro di bocca a cui, dopo pochi minuti, si unisce Concetta. Entrambe alla fine si abbeverano alla nuova fontana di casa. E’ l’inizio di un pomeriggio di fuoco durante il quale sia Carla con la sua bocca calda e il suo culo ospitale, sia Concetta con tutta se stessa ma soprattutto con sua figa matura affamata di cazzo si concedono alla libidine più sfrenata fino a sera inoltrata con mio sommo godimento.
Le parole non servono più. La lussuria &egrave entrata in casa di Carla e Concetta a portare un raggio di serenità e di piacere.
Siamo ormai prossimi alle mie nozze con Carla e iniziano i preparativi.
Una delle priorità, almeno per me, &egrave la scelta del fotografo, dato che al resto pensano le mie donne. Avevo voglia di condividere la mia libidine anche con qualcuno che non fosse della cerchia di famiglia e con l’ormai amico fotografo del capoluogo eravamo ad un certo grado di intimità: avevo ammirato le foto di belle signore di città e, in modo particolare quelle anche molto intime di sua moglie. Ci eravamo messi d’accordo perché prima a poi accadesse qualcosa tra noi e sapevo, ormai, che sua moglie avrebbe voluto provare un uomo di vent’anni più giovane del marito.
Mi metto d’accordo con Concetta che bisogna andare in città per certi acquisti. Per cui una bella mattina di inizio primavera, con l’aria già tiepida e profumata dalla fioritura della vegetazione, passo da casa di Carla e carico in macchina sia la madre che la figlia. La prima che mi accompagnerà in città la seconda destinazione negozio.
Sono entrambe vestite molto bene, come ormai usa da qualche mese a questa parte. Carla in minigonna e maglietta aderente che disegnano il suo fisico da giovane donna in piena fioritura, Concetta avrà sotto il soprabito certamente qualcosa di carino che mi svelerà appena fuori de paese.
E infatti indossa una gonna e giacca che disegnano splendidamente le sue forme procaci e mettono in evidenza tutta la sua femminilità. So per certo che anche l’intimo sarà all’altezza della situazione.
E’ già eccitata all’dea di poter tranquillamente passeggiare per farsi ammirare, indossa un bel tacco 10 che la slancia molto e la sua andatura attira lo sguardo compiaciuto di molti dei passanti che incrociamo. Facciamo il nostro giro per negozi; poco prima di mezzogiorno entriamo nello studio fotografico del mio amico che subito riconosce in lei una delle mie modelle.
Glielo presento come il fotografo che avrei scelto per il servizio matrimoniale mentre lui la gratifica con bei complimenti.
‘Te la sentiresti di farti fotografare da lui qui nel suo studio?’ le dico mentre lei sta guardando alcuni album di matrimoni.
‘Ma sei scemo? Mi vergogno da morire.’
‘Ci sono io qua e poi solo una paio di scatti per una bella foto da incorniciare in salotto. Sai quelle belle foto che si fanno nelle grandi occasioni per un bel ricordo.’
Mi ero già messo d’accordo con il mio amico che nel frattempo aveva chiuso lo studio e avvisato la moglie che avrebbe tardato a pranzo.
Con molta titubanza Concetta entra nello studio che trova carino con al centro un bel divano d’epoca e tante luci e fari attorno. Di fronte al divano fa bella mostra di se una grande macchina professionale su carrello con un grande obbiettivo che fissa chiunque gli si metta di fronte.
Accese le luci e metto al centro della sala una comoda poltrona sulla quale invito Concetta a sedersi.
Lei piuttosto agitata si mette seduta e il mio amico posiziona la sua enorme macchina fotografica per le prime innocenti foto.
Dopo alcuni scatti la vedo più rilassata e partecipe al gioco. Le chiedo se vuole farsi fare degli scatti anche con me che raramente mi trovo da questa parte dell’obbiettivo e cosi dicendo mi metto al suo fianco nella più classica delle pose con la dama seduta e il cavaliere in piedi al suo fianco. Sembra stare al gioco.
Le chiedo di alzarsi e poggiare un ginocchio sulla poltrona in modo che possa assumere una posa un po’ sbarazzina. Nell’aiutarla a tirarsi su mi appoggio dietro di lei e le faccio sentire la mia eccitazione, cosa che le da la scossa per osare di più. Come dimentica della presenza del fotografo segue le mie indicazioni da regista e inizia ad assumere pose sempre più sensuali. Le vado vicino e l’abbraccio e cosi facendo inizio anche a spogliarla lentamente facendole sempre sentire appoggiato ora sul culo, ora sul ventre, ora su una delle cosce, la mia virilità.
Si stende languida sul divano in intimo che disegna perfettamente le sue forme. Con la testa appoggiata allo schienale, le gambe appena aperte e il florido seno che mostra tutta la sua consistenza, mi metto al suo fianco e le presento il mio cazzo sulle labbra.
Mentre si susseguono gli scatti la sua lingua inizia a leccarmi la cappella che, dopo pochi secondi allontano dalla sua bocca. Le chiedo di mettersi in ginocchio sulla poltrona e mostrare il suo culo all’obbiettivo. Con molta sensualità esegue e, giratasi si mette in ginocchio mentre lentamente si sfila il minuscolo slip che indossato per l’occasione e ormai umido.
Mi metto dietro di lei che fremente aspetta il mio affondo. Le passo la cappella sul suo buco del culo ma l’affondo nella sua figa umida. Sono minuti di intenso godimento davanti ad uno sconosciuto. La scopo a lungo e le faccio assumere tutte le pose più sconce che mi passano per la mente, fino a sborrarle profondamente nella figa che, in preda all’orgasmo, mi mungeva letteralmente.
E’ ancora prona quando il mio amico le presenta sulla bocca il suo cazzo già pronto ad esplodere. Non deve fare altro che aprire la bocca e bere il piacere dello sconosciuto. Beve come la figlia le aveva insegnato e poi devotamente ci ripulisce entrambi. Poi soddisfatta si ritira in bagno per rivestirsi.
Dopo pochi minuti salutiamo cordialmente il fotografo e avverto il mio amico che passerò sabato pomeriggio per vedere le foto insieme alla mia fidanzata. Mi dice che se passo verso sera sarà onorato di invitarci anche a cena insieme a sua moglie.
‘Farai vedere quelle foto a Carla? Mi vergogno un po’!’
‘Sono certo invece che sabato pomeriggio mentre io e Carla guarderemo quelle foto tu, a casa ti starai masturbando ferocemente. Oggi &egrave stato il primo incontro con uno ‘sconosciuto’ ma ce ne saranno altri, molti altri, e non solo con uomini ma anche con donne. Sono certo che la moglie del fotografo vorrà conoscerti anche lei.’
La prego di non dire nulla a Carla dell’avventura appena vissuta; sarà più divertente vedere le sue reazioni quando le mostrerò le foto fatte in studio. Promette di tenere la bocca chiusa. Le credo ma, ad ogni buon conto, rallento la corsa dell’auto e gliela chiudo io con il mio
Siamo quasi all’ingresso del paese quando, su sua richiesta, le metto il cazzo in bocca cosi che lei possa salutare la figlia con un bacio umido del mio piacere.
Tra una settimana mi sposo ed in casa regna il caos. Ieri sera, sabato, come promesso al mio amico fotografo ho portato nel suo studio Carla che, dopo essere rimasta stupita ed eccitata dalle foto scattate a sua madre, ha voluto provare le stesse emozioni, e che si &egrave trasformato nella nostra prima esperienza di scambio con persone non del giro familiare. La moglie del fotografo si &egrave dimostrata una vera forza della natura, come avevo immaginato. Non sto qui a raccontare l’evento che ci ha aperto le porte a molte serate particolari nel corso degli anni e che riguarda più da vicino la nostra vita di coppia scambista.
All’ora di pranzo arrivano a casa anche mamma e la sua compagna di vita. A vederle non sembrano affatto lesbiche ma più una coppia molto affiatata di mature signore.
Questi ultimi giorni che mi separano dalle nozze sono piene di impegni tra i quali, immancabili, le feste per l’addio al nubilato e al celibato rispettivamente di Carla e mio. So che mia sorella sta preparando per Carla una serata molto calda con alcuni giovani militari di colore di stanza nella caserma della Nato che si trova a pochi chilometri dal nostro paese. Mentre anch’io mi aspetto qualcosa del genere da parte dei miei amici.
Le date fissate sono quelle di mercoledì sera per Carla e venerdì sera per me.
Il mercoledì, sono costretto a rimanere a casa e sono passate le 23,00 quando sento bussare alla porta della mia camera dove mi ero rifugiato per vedere la televisione. Ero sul letto in mutande e guardavo distrattamente il video pensando a Carla alle prese con i militari. Ma siccome la serata era stata fissata in un ristorante non lontano dal paese, non pensavo che la festa potesse degenerare più di tanto.
Vado ad aprire e mi trovo di fronte mamma che già in pigiama viene a darmi la buona notte. La faccio accomodare e ci mettiamo sul letto, io di nuovo disteso lei seduta sul bordo al mio fianco. Parliamo un per pochi secondi del più e del meno poi lei inizia a prendermi in giro fantasticando su quanto potrebbe star facendo la mia Carla. Mentre parla la sua mano inizia una lenta carezza sul mio petto. Nonostante il suo pigiama non posso rimanere insensibile e inizio a pensare che, forse la serata la posso recuperare alla grande. Faccio un po’ il ritroso ma il mio cazzo parla per me gonfiando il boxer che indosso. Mamma scende a prenderne possesso e lo stringe prima da sopra il tessuto poi infilandosi sotto l’elastico la tira fuori iniziando una lenta masturbazione.
‘Avevo proprio voglia di sentirlo di nuovo tra le dita ‘sto bel cazzone!’
‘Ma perché sei venuta con il pigiama, potevi metterti qualcosa di più comodo’.anche per agevolare il tuo bambino.’
‘Stasera, se vuoi bene a mamma, devi essere un perfetto ospite e dare una bella ripassata alla mia dolce compagna che ti sta aspettando in camera mia.’
‘Ma non era lesbica convinta?’
‘Sono certo che il mio bambino saprà farle cambiare idea. Vieni andiamo!’
Faccio i pochi metri che separano le due stanze al ‘guinzaglio’ di mamma che starà con noi ma in disparte, quasi in castigo.
Un foulard rosso copre il paralume che così diffonde una luce soffusa che rende vermiglio tutto e accende di un rosso particolare la vestaglia indossata dalla compagna di mamma che, distesa a letto come fosse una modella botticelliana, mette in mostra un bel paio di gambe alla cui sommità si staglia un nero triangolo di serici peli alquanto ben curati. Il seno, seppur ancora contenuto nella vestaglia disegna con il suo peso delle ammirevoli curve sul suo petto. Attraverso il tessuto si notano due belle aureole scure che fanno da sommità a tanta abbondanza ancora ben sostenuta considerando l’età della signora.
Visto come vengo accolto in modo analogo tiro giù i boxer in modo tale da presentarmi davanti a lei con il mio cazzo ben esposto ed in tiro come solo una mano della propria madre può sa fare. In vista delle nozze mi sono anche depilato completamente il pube e il sedere e la nudità del mio uccello lo rende alla vista della signora ancor più imponente.
‘Vedrai quanto sarà bello sentirsi riempire da un bel cazzo giovane’ le dice mamma.
‘Preferirei vedere te fare sesso con tuo figlio.’
‘Non questa sera, questa sera la mazza &egrave tutta tua.’
Mi avvicino e glielo appoggio sulle labbra che lei subito apre facendo fuoriuscire la sua lingua umida che mi umetta la cappella.
‘Sai di buono!’
‘Sono tutto buono.’
Mentre con una buona tecnica mi inizia a succhiare, vedo mamma che, toltosi il pigiama e sedutasi sulla poltrona ai piedi del letto, inizia a masturbarsi lentamente. Intanto la mia mano inizia a vellicare il pelo che sento già umido. Mi abbasso e le passo la lingua sulla figa che appare rosso fuoco tra i peli. Ha come un brivido e la mia testa viene catturata dalla sua mano che mi spinge a leccarla a fondo. Per alcuni secondi lo faccio; poi sfilandomi dalla sua bocca: ‘Stasera hai bisogno di un cazzo in figa! Ti prometto che ti tolgo tutte le ragnatele che hai e fino a farti gridare!’
Mi posiziono fra le sue gambe aperte e le sciolgo la vestaglia per mettere a nudo le sue tette che si allargano sul suo petto. Ne predo in bocca i capezzoli mordicchiandoli fino a farla gemere e vedo che le piace. Mamma mi prega di mettermi sulle spalle le sue gambe in modo tale da poter godere dello spettacolo della penetrazione dalla posizione in cui si trova.
Appoggio la cappella tra le labbra che subito mi accolgono umide come sono. Spingo; una sola lunga spinta fino in fondo fino alla cervice del suo utero. Un urlo di soddisfazione echeggia nella stanza a cui si unisce il lamentoso piacere di mamma che con tre dita infilate nella sua figa si masturba adesso con veemenza.
Sento il mio scroto sulle sue chiappe sode fare un rumore sordido e ben ritmato. La sbatto cosi per oltre dieci minuti per poi, a poco a poco, aumentare il ritmo.
Lei a bocca aperta &egrave un rantolo continuo di godimento.
‘Non mi chiedere di uscire: voglio inondarti la figa come inondo quella di mamma!’
Mentre lei inizia ad urlare il suo orgasmo con tre colpi profondi inizio a pomparle direttamente nell’utero tutta la mia calda passione. Le avrò schizzato dentro non meno di sei volte. E solo allora mi accorgo che &egrave come svenuta. Anche mamma ha bagnato il cuscino della poltrona ed ha ancora le dita infilate nella sua figa spalancata.
Tiro fuori il cazzo che &egrave completamente bianco e mezzo moscio. Lo metto in bocca a mamma e la sua lingua golosa mi pulisce da ogni traccia di piacere. Poi si alza mi abbraccia e mi bacia in bocca. Quando le nostre labbra si distaccano mi invita ad uscire ringraziandomi per la sua amica che ancora non apre gli occhi e dalla cui figa un rivolo biancastro continua a fuoriuscire.
‘E tu niente?’
‘Non mancherà l’occasione bambino mio!’
Due sere dopo rientro a casa dopo la cena con gli amici. Sono deluso perché mi aspettavo una serata molto frizzante ma, a parte le solite battute triviali e un bel paio di corna di cervo da tenere come monito sulla testata del letto, non ci sono stati i momenti che mi aspettavo. Ma sono anche eccitato perché quando sono uscito mamma con un malizioso sorriso mi ha detto di non ubriacarmi perché avrei dovuto brindare anche a casa al mio ritorno.
Dopo essere passato direttamente per il bagno per una veloce doccia rigenerante, come entro in camera mia trovo una bella bottiglia di ottimo spumante dentro un bel secchiello di ghiaccio. Un biglietto in bella vista mi invita ad andare in salotto. Accesa la luce vedo mamma e Mina sedute sul divano: mamma indossa una guepiere nera trasparente senza reggiseno con reggicalze incorporato e calze velatissime nere, Mina solo calze autoreggenti, entrambe portano ai piedi un paio pantofoline graziose con tacco 10. Sulla poltrona c’&egrave anche la compagna di mamma con una vestaglia di seta nera dalla quale spuntano un bel paio di cosce con autoreggenti anch’esse nere. Io con il cestello in mano e nudo come un verme rimango basito da tanta bellezza esposta con altrettanta malizia. Mina come me si &egrave depilata tutta e la sua figa &egrave l’unica visibile fra le sue gambe spalancate.
Mamma mi invita ad aprire lo spumante e mentre mi accingo a togliere il tappo mi rendo conto che non vedo bicchieri in giro.
‘Non ti preoccupare per i bicchieri’ Stasera siamo noi i bicchieri!’ e cosi dicendo mamma allarga le gambe e con le dita si apre le labbra della figa imitata dalla sua compagna. Mina che &egrave già a gambe aperte si limita con due dita a mettere in mostra le sue belle piccole labbra.
A questo punto il mio cazzo pare un missile pronto a partire. E in testa mi balena un’idea.
Sono certo che le signore vogliano farmi sorbire lo spumante leccando le loro fighe versandoci sopra il frizzante liquido. Ma io ho una idea migliore. Aperta la bottiglia, dopo aver accuratamente tolto tutto l’involucro dal collo della stessa, facendo attenzione a non far fuoriuscire nemmeno un po’ di spuma, mi avvicino a mamma, mi metto tra le sue gambe spalancate e, dopo una veloce leccata alla sua figa già umida, tenendo con il pollice chiusa l’imboccatura della bottiglia. Gliela infilo in figa e poi inizio a scuoterla. Una parte del liquido le esplode dentro facendola gridare per il freddo contatto e per l’effetto frizzante. Tolta la bottiglia una cascata di spumante si riversa sulla mia faccia e sulle mie labbra mentre mamma ancora grida per il formicolio che sente dentro di se. Appena cessa la cascata di buon nettare, le infilo il cazzo nella figa ‘refrigerata’ dallo spumante apprezzando anche io il freddo e frizzante ambiente. Rimango in lei fino a che inizia di nuovo a scaldarsi per poi passare dalla sua compagna ed infine a mia sorella Mina che &egrave quella che più apprezza la cosa. Poi mentre Mina e la compagna di mamma si accomodano sulle poltrone esaudisco il desiderio di quest’ultima che voleva assistere ad un amplesso tra madre e figlio. Sono minuti di immenso godimento sia per noi due che per loro e mamma vuole che le goda in bocca per meglio concludere la sua serata e poter condividere il mio piacere con la sua amica che bacia con la bocca piena della mia sborra calda.
Passati pochi minuti mamma e l’amica si ritirano ed io e Mina ci dirigiamo in camera per passare la notte insieme come se fosse l’ultima notte fra noi. In mano porta la bottiglia di spumante che, appena in camera, vuole in culo.
‘Cosi mi faccio una bel clistere alcolico’
Non so come ma riesce a farsene entrare quasi tutto il contenuto nell’intestino e, dopo aver evacuato, pretende che glielo riscaldi facendosi inculare profondamente.
Nulla lasciamo di intentato questa notte, non scopiamo, facciamo l’amore fino alle prime luci dell’alba.
Sono le quasi le nove quando mi risveglio accanto a lei; dorme ancora con le calze, siamo abbracciati e i nostri sessi sono l’uno accanto all’altro. Mi basta un bacio sulla sua spalla nuda e mentre con una mano le stringo una tetta con l’altra le carezzo il sedere. Il mio uccello si sveglia con me e subito si rifugia tra le labbra umide della sua figa. Non devo nemmeno spingere che sono già dentro di lei. Mi fa salire sopra e mi cinge la schiena con le gambe. Ci baciamo mentre sono di nuovo suo ospite.
Aspetto il suo orgasmo e al suo arrivare affondo i colpi per finire. Esco e le presento la cappella sulle labbra.
‘La colazione &egrave servita!’
E’ la voce di mamma che sulla porta della stanza che ci guarda mentre io sto servendo la ‘colazione’ a Mina.
Domani mi sposo!!

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