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Racconti erotici sull'Incesto

Grandi amiche

By 2 Febbraio 2011Dicembre 16th, 2019No Comments

GRANDI AMICHE

Vogliamo ringraziare personalmente tutte le persone che ci hanno seguito durante i nostri racconti.
All’inizio questa cosa era nata solo per passatempo e tanto per fare, ma il numero sempre crescente di apprezzamenti positivi ci ha largamente colpito e di questo non potevamo che esserne felici.
Detto questo, Andrea è appena tornato con un bel tè caldo e dei biscotti, (esattamente come gli avevo chiesto), quindi inizieremo subito a mettere nero su bianco i nostri ricordi e come avrete capito dal titolo, questa volta si parlerà principalmente di Ilaria.

Sono sicura che arrivati alla fine di questo imminente resoconto molti dei lettori consiglieranno una profonda analisi da un buono psicologo o comunque qualcuno che sia molto in gamba, sia per me che per quel pollo che vive sotto il mio stesso tetto e questo ve lo anticipo anche non sapendo di preciso ancora cosa scriveremo stavolta, ma conoscendo ovviamente la nostra vita e come andarono i fatti, posso tirare qualche piccola somma.
Direi di riprendere a qualche giorno dopo lo scorso racconto, ovvero dopo quella bella serata al locale dove io stetti davvero bene, quindi di conseguenza anche Andrea; tutto era filato liscio sia per quanto riguarda il vero stare bene e quindi divertirsi, sia per l’altro lato della medaglia dei nostri giochi, che al ripensarci oggi a quanto fui avventata a fare quelle cose in un bagno pubblico mi viene da ridere, però su una cosa volevo almeno provare a capire di più e cioè su Ilaria.
Come penso vi ricordiate, lei non solo stava al gioco e faceva la scema, ma io ero certa di aver visto qualcosa di più in quegli sguardi e in quei sorrisi, cosa che mi faceva anche piacere ma dovevo capirne il senso perché in gioco c’era veramente troppo da rischiare.
Accantonando un attimo questi miei pensieri, quattro o cinque giorni dopo eccomi di nuovo a scuola come ogni giorno a fantasticare un po’ su tante cose, prime tra queste la grandiosa riuscita di quel piccolo affarino che aveva ravvivato intensamente le mattine, i pomeriggi e le serate nella nostra casa; quello che adesso mi frullava in testa era voler vedere anche un altro aspetto che stavo un po’ tralasciando e che ne ero sicura, poteva anche questo rivelarsi un vero divertimento… sto parlando della predisposizione del mio fratellino a concedere una parte del corpo non proprio lecita per i maschietti e penso ci siamo capiti.
Se ci pensate, passi che era strano, passi che abbia gusti ambigui e che sia attratto da sua sorella di sangue, passi persino il suo carattere sempre remissivo, ma che oltretutto fosse disposto a dar via così il sedere la cosa andava chiarita, chiarita nel senso sfruttata… tanto lo diceva spesso anche lui che finché ero io a farlo andava bene, ebbene a me suonava come il più formale degli inviti.
Tutto questo per iniziare appunto a scuola; non ricordo quanto mancasse alla fine delle lezioni ma non credo molto, quando vedendomi presa dai miei pensieri Ilaria (mia vicina di banco), mi diede un colpetto sul braccio facendomi tornare al presente, ‘sei per le nuvole oggi? Ti sei pure fatta sgridare diverse volte, che hai?’, le parole furono di qualcuna in pensiero, forse si credeva avessi ancora problemi a casa ma fui veloce a rassicurarla, ‘ma niente, dopo un po’ mi scoccio di sentire la lezione mi conosci no?’, sorrisi ma tengo a sottolineare come nell’ultimo racconto, che la mia amica non è stupida, ‘sarà, ma non me la racconti giusta… non sarà mica il misterioso ragazzo che ti da da pensare?’, fece due occhi ammiccanti e poi sorrise facendomi ridere anche a me, ‘che segugio… Comunque un po’ si è vero’.
Stetti alla domanda girandoci un po’ intorno prendendo anche spunto per vedere se intuisse sul serio qualcosa su Andrea, ‘quanto vorrei sapere chi è… uffa! ma almeno dimmi che fate no?’, si avvicinò a me per parlare più piano, cosa abbastanza inutile visto che nell’aula c’era un gran chiasso per via dell’assenza di un professore o qualcosa del genere, però ragionai sulla domanda e sulla curiosità della mia amica e le volli dare un piccolo contentino, quindi mi abbassai un po’ anche io e parlai, ‘cose abbastanza preoccupanti, se te le dicessi poi mi prenderesti per matta…’, vidi i suoi occhi illuminarsi dato che ne stavo parlando e a lei non parve vero, ‘ma dai Chiara stai sempre li a fare la misteriosa… giuro che non dico niente anche se sento le cose peggiori’.
Si comportò come una bambina e la cosa mi piacque parecchio, ‘che ne so Ila… a questo tipo gli piace obbedire, in pratica posso farci di tutto e lui ringrazia sempre, più o meno la cosa è questa’, lei ascoltò la breve spiegazione e poi stette un attimo in silenzio guardandomi con occhi furbeschi, ‘quindi gli fai come al tipo in auto e aspetti a farlo finire?’, le sorrisi abbassandomi per continuare a parlare, ‘si spesso è così e a lui piace… piuttosto a me piace vedere le sue espressioni, adesso mi ci vergogno pure un po’ perché sei la sola a cui lo dico’, risposi dicendo la verità tranne sul fatto di vergognarmi, ‘ma figurati, rimarrà sempre una cosa nostra Chiara… piuttosto pensandoci probabilmente hai una gran fortuna ad aver trovato un ragazzo con queste qualità, ma tu quando hai scoperto che ti piaceva così? Ma lo fate anche vero?’.
Chiese veloce queste domande mentre io davo un’occhiata che nessuno o nessuna ci sentisse per poi continuare, ‘no a farlo no perché… credo perché a forza di fare altro un po’ l’appagamento c’è ugualmente, comunque è recente, diciamo dopo iniziate le vacanze di quest’anno, poi pian piano mi ha preso la mano; all’inizio non sapevo cosa fare mi guidava l’istinto ecco tutto’.
Spiegai ancora ad Ilaria che prese nota mentalmente per poi porre la domanda che certamente pensai bene se rispondere, ‘ho capito… ma insomma che stavi pensando di fargli posso saperlo?’, mostrò due occhi teneri da stupida e sorridendo volli metterla alla prova, ‘hai presente quel cosetto che vibra, ne volevo comprare un altro per eventuali sviluppi…’, a quelle parole lei fece una faccia dubbiosa, ‘si ho presente eccome, ma in che senso sviluppi?’, e qui le sorrisi in maniera cattiva, ‘usa la fantasia, per ora è un segreto…’, mi diede un pizzico sulla pancia facendo la linguaccia, io le risposi allo stesso modo e finimmo con l’essere prese per il sedere da alcuni compagni che guardarono il teatrino senza sapere ovviamente il vero motivo.
Quando finì scuola con Ilaria passammo al negozio che vendeva il famoso giocattolino e ne comprai un secondo come predetto, fu divertente vedere la mia amica ingegnarsi su quali utilizzi ne avrei potuto fare avendone due a disposizione e ne uscirono cose anche abbastanza singolari, ma mai nella strada giusta, finché non ne imbroccò una, ‘aspetta forse ce l’ho, però devi essere sincera… prendi il suo affare e ce lo infili sopra e con il secondo ci fai qualcosa dietro, che dici?’, mi fermai perché eravamo arrivati davanti a casa sua, ma anche perché la stupida aveva colto nel segno su quanto volessi provare e mi venne da sorridere, ‘oddio ma veramente!?’, esclamò lei ridendo e capendo dal mio silenzio qualcosa, ‘è una possibilità che mi è venuta in mente lo ammetto’, risposi distaccata ma stando al gioco, ‘questo tipo è strano ma anche te che ci vai appresso non scherzi per niente… fammi sapere come va!’, aggiunse infine entrando nel cancello della sua palazzina lasciandomi li a riflettere su quanto aveva detto.
Si lo sapevo anche se non me lo diceva lei che Andrea poteva essere strano quanto voleva ma io forse ero diventata anche peggio di lui, comunque questo non toglie che era qualcosa che piaceva ad entrambi quindi poteva proseguire senza problemi, pensando questo tornai presto a casa comportandomi come al mio solito.
Come il mio solito forse è un po’ ambiguo in effetti, in realtà dovevo approfondire bene come usare i due affarini quindi mi serviva un po’ di ritiro strategico nella mia stanza, cosa che feci subito dopo mangiato e dopo aver visto un po’ di TV in sala con Andrea, che come ogni giorno sedeva vicino allo schermo in solitaria.
In camera conclusi che la sera avrei sperimentato la faccenda, per il resto fu come ogni altro giorno, quindi compiti e computer finché non giunse l’ora prestabilita; a tavola si parlò come ogni giorno abbastanza poco ed anche li non gli diedi alcuna attenzione.
Da brava sorella accontentai anche quel piccolo maniaco facendolo contento per una decina di minuti nel suo classico modo, poi filai nella mia stanza dopo aver ricevuto una telefonata da un amica di scuola e li la cosa sembrò finire, ma da astuta calcolatrice quale ero diventata nei suoi riguardi, i piani erano ben diversi.
La questione venne riaperta dalla sottoscritta verso tarda serata dove una volta sincerata che mamma e Massimo fossero a riposo, mi defilai nella stanza di Andrea cogliendolo che ancora giocherellava davanti al PC; quando aprii la porta lui si voltò sorridendomi, ebbi quasi la chiara sensazione che i suoi occhi si fossero accesi, cosa di cui il motivo potevo ben immaginare però mi fece ugualmente piacere, quindi entrai richiudendo la porta dietro di me.
Sorrisi nell’avvicinarmi mentre lui restò in silenzio come attendendo qualcosa, ‘che fai scemo?’, fu il mio cavallo di battaglia ed era in effetti un po’ il segnale quando dovevamo fare certe cose, ‘scrivevo un po’… tutto bene?’, tolse lo sguardo accennando un sorriso mentre in effetti constatavo che sulla schermo c’era un foglio Word, ‘vieni un po’ qui…’, mi avvicinai ai piedi del letto restando alzata e aspettando che si muovesse, cosa che avvenne di li a breve senza il minimo tentennamento.
Fu quando giunse davanti a me che lentamente gli portai una mano dapprima sul collo poi scivolai dietro la testa afferrandolo per i capelli in maniera anche abbastanza convinta e lo feci abbassare sempre più in avanti sopra il letto, finché non fu nella posizione che volevo.
Lui gemette un poco ma non oppose resistenza e di li a breve si ritrovò praticamente a novanta ma in piedi anziché in ginocchio, ‘che bravo che sei, adesso abbassa il pigiama che voglio vedere a che punto sei…’, gli dissi sempre con voce suadente portandomi dietro di lui, mentre nel silenzio lui obbediva a questo ennesimo ordine lasciandomi poi osservare la più scontata immagine che potessi trovare, ‘come sospettavo ti piace proprio stare così è?’, sorrisi nel dire la pura verità, così scesi anche le sue mutande e gli intimai di allargare le gambe finendo quel quadretto davvero imbarazzante, per lui ovviamente.
Andrea a quel punto parlò con voce sommessa, ‘Chiara… aspetta un attimo dai’, non risposi all’affermazione portandoci una mano sulla bocca per farlo tacere mentre senza nessun avviso gli piazzai due dita nel sedere, al che lui si tirò su di scatto stringendo i denti, ‘al bagno sabato t’era piaciuto così no?’, incalzai con un filo di voce, iniziando a muovere le dita e vedendolo ora scendere con la schiena come ad accasciarsi senza volontà, prendendo poi a muovermi molto lentamente ma in maniera ritmica, alternando semplici spinte a movimenti ben più complessi; avendo anche le unghie lunghe quel periodo forse devo avergli fatto anche un po’ male, però lui non si è mai lamentato.
Mi gustai i suoi leggeri gridolini da femminuccia per poi togliere le due dita lasciandolo li ad ansimare in quella posizione più che stupida, ‘bene adesso ti faccio un regalino e vediamo che ne pensi ok?’, alle mie parole attirai la sua attenzione, ma non si voltò a guardarmi forse per vergogna e così ebbi modo di fare davvero un’ottima sorpresa tirando fuori dalla tasca i due giocattolini che ovviamente avevo portato con me.
Afferrai con una mano il suo coso già più che dritto e ci legai come al mio solito l’anellino e stranamente non trovai esitazioni, pensando che ormai il porco si era quasi abituato a quel gioco a cui lo avevo costretto un bel po’ di volte, ma prima di accenderlo portai nuovamente due dita sul sedere e con forza premetti dentro il secondo affarino di gomma, restandoci ugualmente con le dita attaccate così da poterlo accendere quando avessi voluto.
La sua reazione fu splendida, non penso che capì subito cosa avevo fatto ma di certo si voltò rosso in volto esclamando il mio nome a bassa voce ma con tono marcato, mentre accesi l’anellino sul suo affare facendogli chiudere gli occhi e tappare la bocca; non sentendo risposta da parte mia si rimise a faccia avanti un po’ tremolante per le vibrazioni che stava subendo, così prima di dare il via al vero gioco mi tirai su e gli parlai nuovamente più vicina possibile all’orecchio, ‘divertiti… e non fare casino o vale sempre il solito discorso, stupido’, vidi i suoi occhi voltarsi per guardarmi ma in quel preciso istante accesi con le dita il secondo giocattolo, vedendolo letteralmente cadere in ginocchio a cercando di soffocare rumori inopportuni e stringendo le coperte del letto.
In effetti non fece confusione, stava li ad ansimare e provare a dire qualcosa, ma tutto sommato di baccano ne faceva veramente poco, però quelle espressioni la dicevano lunga tanto da farmi ridere, ‘vedo che apprezzi, sono contenta’, accusai nuovamente portandomi poi sopra il suo letto sdraiandomici per godermi comodamente gli sviluppi della cosa; tra l’altro una volta distesa gli portai anche sotto il naso i piedi in qualcosa di non proprio preparato ma che certamente non volli cambiare, guardandolo piuttosto aprire e chiudere gli occhi a vedere un po’ me ed un po’ le mie estremità, finché dopo nemmeno due minuti lo vidi stringere di più le coperte e poggiarsi maggiormente in avanti con la faccia, tanto da sfiorare quasi i piedi.
Non c’era dubbio che fosse venuto, la sua espressione suppongo la potete immaginare e se ne stava li disteso con spasmi frequenti causati dai due affarini più che mai attivi, ‘sei già venuto? Se stavamo da soli ti prendevo a schiaffi ma adesso farei troppo casino… piuttosto dovresti regolarti sul fatto che posso lasciarti tutta la notte così se non ti comporti bene’, sorrisi ammiccando un poco e spostando il suo sguardo affaticato su di me, che però distolsi allungando un piede sulla sua bocca; volle dire qualcosa ma come prevedibile preferì dare attenzioni a quanto aveva a portata di labbra anche se era palese che stava soffrendo un bel po’.
Le cose andarono per le spicce più di quanto avevo programmato, vedendolo venire nuovamente una seconda volta nel giro di una decina di minuti e senza il minimo aiuto; questa volta abbandonò la posizione tenuta fin dal principio per stendersi a terra tappandosi la bocca per quei respiri ormai troppo rumorosi.
Mi piaceva la cosa devo ammetterlo però li per terra mi dispiaceva poveretto, così gli dissi di venire sul letto dando tra l’altro un’occhiata a come aveva ridotto la parte finale delle coperte e trovandole più che mai bagnate da una moltitudine di schizzi.
Provò ad alzarsi ricordandomi per certi versi una tartaruga, ma i suoi occhi erano veramente splendidi, tanto che una volta sopra le coperte, dopo esserci giunto faticando tantissimo, lo feci stendere mettendomi al suo fianco per guardarlo meglio in volto, ‘non ce la faccio più Chiara…’, disse con un filo di voce senza guardarmi ma cercando di resistere a quei sussulti che stava avendo; aveva le gambe divaricate e cercava probabilmente di toccare il meno possibile col sedere il letto, oltretutto il suo affare era di varie tonalità ma comunque in sostanza di un bel rosso vivo quasi scuro e nonostante fosse venuto, quest’ultimo restava bello sveglio e più che mai fremente d’attenzioni… non gli risposi, però un’idea cattivella come al mio solito venne fuori e voltandomi un attimo sulla scrivania ed in giro per la camera, cercai qualcosa di adatto.
Ad una prima occhiata ci rimasi un attimo male non trovando proprio nulla che potesse servire allo scopo ma alzandomi con mia fortuna, mentre il pollo se ne restava li a godere, giunsi al cofanetto che avevo anche io in camera, una scatolina che nostra madre ci aveva dato per metterci un po’ di tutto e dove trovai uno strumento perfetto; come predetto tornai da lui con l’oggetto e mi ci misi con la faccia praticamente a contatto del suo giocattolo, cosa che lui nemmeno vide preso com’era dal tenere gli occhi chiusi e dal muoversi a casaccio per lenire quelle sensazioni.
Ci poggiai le labbra sopra per attirare la sua attenzione facendolo sobbalzare, ‘se continua così mi vieni pure un’altra volta… scommetto che è tutto merito di questo che hai qui sotto’, sorridendo gli abbassai il bacino che lui teneva sollevato e con forza lo premetti sul letto spingendo anche un poco, solo per vederlo dimenarsi e supplicare di smettere, ‘vediamo se così è più sicuro’, non credo mi comprese del tutto preso com’era da quanto gli stavo facendo, però me ne infischiai e portando un laccio (quelli delle scarpe per capirci), sul suo affare glielo legai ben stretto verso la metà, guardandolo poi aprire gli occhi spaventato, ‘Chiara basta dai… mi fa male!’, si stava muovendo un po’ troppo, così mi ci misi sopra in direzione del viso ma senza andare oltre, a quel modo oltre che bloccarlo avevo anche un bel primo piano delle sue reazioni e la cosa era più che perfetta.
Ora che tutto era come doveva essere avrei solo aspettato; di preciso non ricordo quanto stetti così, ma massimo una ventina di minuti, la cosa che mi fece smettere fu il vedere gli occhi di Andrea piangere di piacere e che ci crediate o meno anche alcuni rivoli di saliva scendere dalla bocca, cosa che mi ricordò tantissimo quei cartoni porno giapponesi che Andrea mi suggerisce chiamarsi Hentai e che non vi nascondo averne visto qualcuno proprio con lui; in quel momento dicevo, mi voltai addietro slegando finalmente il suo uccello e beccandomi sulla mano e sull’intero braccio un gettò a dir poco incredibile che mi lasciò senza parole.
Lui riuscì a sollevarsi con il busto nonostante ci fossi io sopra e restò così sospeso finché non spensi almeno il primo dei due anellini dandogli un po’ di tregua; scesi da cavallo per così dire e lo voltai senza la minima fatica tirando poi fuori il secondo giochino e spegnendo anche quello, ‘tutto bene pollo?’, dissi dopo essermi avvicinata e messa seduta vicino a lui che steso e sudato ansimava con il volto sul cuscino, ‘pensavo di morire Chiara…’, dopo qualche secondo la sua risposta mi tranquillizzò un pochino, perché aveva un’espressione davvero sofferente, ‘sei incredibile André… sensibile?’.
Risi toccandolo li sotto vedendolo poi voltarsi e sospirare penando, ‘immagino sia un si… vedrai che domani stai meglio, piaciuto almeno o mi sono divertita solo io?’, era un po’ retorica come domanda ma volevo sentirglielo dire, però lui non rispose rimettendosi giù a prendere ancora fiato e facendosi un po’ più vicino a me come al suo solito, ‘beh?’, continuai io dopo avergli asciugato la fronte e gli occhi ancora un po’ umidi, ‘certo…’, non disse altro e senza aprire gli occhi, ‘bravo che sei, però sei pure un maiale e anzi sei doppiamente maiale perché sei maschio e ti piace giocare col sedere, di la verità’.
Fui cattivella, però si capiva che stavo giocando tanto che un po’ a denti stretti abbozzò un sorriso anche lui voltandosi dall’altra parte, ‘a domani scemotto…’, gli diedi uno schiaffetto e sorridendo mi alzai, però lo vidi voltarsi ora un bel po’ più calmo, ‘aspetta… posso?’, constatai che ancora non ne avesse avuto abbastanza e ci restai un attimo, alzando poi il piede e portandocelo vicino, ma lui qui sorrise carezzandolo solamente e restando a guardarmi.
Non capii al volo, ma quando tolse lo sguardo con quella sua solita aria da santerellino, non so come arrivai a cosa si riferiva, ‘che stupido che sei… e poi un passo per volta’, sorridendo alzai nuovamente il piede portandocelo sulle labbra e beccandomi qualche apprezzamento sempre bene accetto, poi lo ritrassi e mi ci avvicinai baciandolo sulla guancia per poi restare un attimo a guardarlo, ‘contento maniaco?’, gli chiesi mentre lui si vedeva dagli occhi quanto l’avessi fatto felice con quel semplice gesto, ‘notte pollo…’, raccolsi da terra il sotto del pigiama e glielo porsi, per poi prenderlo per il viso in maniera inaspettata e stamparci un bacio sulle labbra senza un vero motivo.
Non stetti li ad indugiare, ne a vedere la reazione che più o meno fu quella delle altre volte quando facevo a quel modo, quindi uscì dalla stanza accorgendomi tra l’altro di sentirmi davvero bene.
Che volete? Mi faceva piacere vedere quell’effetto per una cosa così stupida, non potevo farci niente, ma sapevo di non farlo solo per quello… ovviamente non pensiate male su cazzate come che mi ero innamorata o cose del genere, ero solo contenta di come andavano le cose e del suo affetto, un affetto forse un po’ originale ma che tutto sommato aveva l’effetto descritto; detto questo conclusi la serata pulendo i due affarini e filando a letto vista l’ora più che tarda che avevo fatto.
Pochi giorni dopo, quanto vi dirò prenderà la vostra attenzione visto che accadde una cosa decisamente inaspettata appunto con Ilaria, un qualcosa che chiarì molti aspetti della mia amica; era giovedì e come i giorni passati era una gran bella giornata, eravamo ancora a lezione quando Ilaria distogliendosi dalla spiegazione mi diede un colpetto con il gomito facendomi avvicinare per dirmi qualcosa, ‘senti ma allora poi andiamo a comprarle quelle scarpe oppure mi hai detto una cavolata?’.
In effetti lo disse con un tono un po’ serio come se ci fosse rimasta male che non avevo più preso la questione, specialmente dopo tutte le moine che gli avevo fatto su quei benedetti sandali, ‘ah, ma si guarda ho deciso di prenderli te l’ho detto… saranno i miei unici paia di sandali’, sorrisi e lei ricambiò un po’ furbamente, ‘allora tieniti libera questo pomeriggio che ci andiamo, dovevo uscire con Giacomo ma tanto lo vedo la sera, ci stai?’, mi prese un po’ in contro piede e li per li rimasi un attimo in silenzio, però poi ragionai che un giorno valeva un altro e così accettai, finendo la conversazione e tornando a seguire la professoressa, però nuovamente Ilaria mi parlò da vicino, ‘chiedi a tuo fratello se vuole venire, l’ultima volta lo avevamo invitato no?’.
A tale richiesta alzai le antenne per quella proposta dall’apparenza innocente, dal suo dire non sembrava ci fosse alcuna malizia, così aiutai un po’ la cosa; sostenuta anche dal fatto che ormai l’ora era finita e tutti stavano facendo i cavoli propri senza cagare la prof, ‘si per me possiamo anche invitarlo…’, parlai in modo trattenuto come se ci fosse altro da dire e immediatamente lei cercò chiarimenti in merito, ‘che c’è? Ci hai bisticciato?’, chiese ingenua ma vivamente interessata e li giusto per preparare il campo un po’ meglio esitai ancora nel continuare.
Dopo pochi secondi Ilaria si voltò completamente e si abbassò di più, ‘non posso mica aiutarti se non mi dici che è successo…’, mi colpì anche quell’affermazione da vera amica, così sorridendo un po’ a denti stretti presi parola, ‘no nulla, si tratta di Andrea ma forse non è il caso di parlarne tanto non saprei nemmeno che dire’, ero una maestra nell’incuriosirla lo devo ammettere, forse anche perché lei era una tipa semplice da quel punto di vista, ‘tu metti insieme le parole vedrai che qualcosa mi fai capire non sono stupida’, proseguì lei facendosi scappare dagli occhi la voglia di sapere, ‘sarà colpa mia che l’ho trattato male per parecchio tempo e ancora lo faccio, ma credo che Andrea non è del tutto normale su certe questioni…’.
Di preciso non sapevo dove andare a parare quindi andavo a istinto più che a copione recitato, ma forse fu anche meglio, ‘in che senso Chiara?’, stavolta la voce era seria come se le stessi per dire qualcosa di davvero preoccupante, che tutto sommato pensai poteva anche esserlo, però volevo vedere la sua reazione; mi mossi per parlare ma ricordo che suonò la campana che segnava la fine delle lezioni e ne fui anche ben felice di proseguire quel discorso altrove, quindi le feci segno di aspettare dopo il pullman lontano da orecchie fastidiose.
Fui io stessa a tornare sull’argomento appena scese dall’autobus, attirando ovviamente la sua attenzione, ‘ti stavo dicendo prima che l’altro giorno lo stavo cercando convinta che era già tornato da scuola quindi sono entrata in camera sua, ma lui ancora non c’era… stavo per andarmene però mi cadde l’occhio sul suo computer acceso e non so perché mossi il mouse per togliere lo screen’, mi fermai un attimo voltandomi a guardarla con un sorriso incerto, al quale lei fece un veloce segno di continuare, ‘inizialmente non c’era nulla di che, però poi aprendo la sua cartella ci ho trovato dentro un sacco di foto parecchio strane’, mi mantenni sul vago apposta aspettando un attimo per vedere eventuali reazioni, ‘che impicciona che sei… c’erano porno immagino, giusto?’, sorrise come per dire che tutti i maschi prima o poi ci si buttano su quella roba, però io dopo aver ricambiato un sorriso continuai, ‘beh, si e no… insomma c’erano immagini di roba strana… cose con i piedi’, mi bloccai perché ero arrivata dove volevo, da adesso stava a lei proseguire quanto avevo iniziato, altrimenti se mi fossi sbagliata, al limite avevo sputtanato un po’ Andrea e nessuno si era fatto male.
Girammo l’angolo in silenzio, finché Ilaria non parlò nuovamente, ‘io non credo di aver capito tanto bene però…’, parlò lei abbozzando un sorriso ma io proseguii rimanendo stavolta seria, ‘penso che Andrea non sia normale, la colpa può essere anche mia a questo punto, però sono un po’ preoccupata ecco tutto’, ci fu ancora una pausa seguita da Ilaria che si fermò un attimo, ‘cioè se ho capito pensi che a tuo fratello piacciono i piedi?’, annuii facendo con il capo un gesto affermativo, finché a tutte e due non venne da ridere senza un motivo preciso, ‘sai che forse hai ragione Chiara… non volevo dire niente perché è tuo fratello è mi sta simpaticissimo, ma sia quando quel sabato siamo usciti, sia quando abbiamo giocato a casa tua, il suo comportamento fu un po’ strano’.
Riprendemmo a camminare prese dal nuovo argomento, ‘dici che fu strano? Io magari sono sua sorella e non me ne accorgo…’, recitai come la più schifosa delle vipere lo ammetto, però la cosa stava prendendo una piega molto piacevole in merito, ‘si è possibile che tu non te ne sia accorta, anche se mi sembra appunto… strano’, e qui lei mi diede una spintarella come ad andarci piano con le cavolate, ma fui lesta a riprendermi, ‘ok forse un po’ lo sospettavo… però no fino a quei livelli che ho visto’.
Giungemmo davanti alla sua casa come ogni giorno, ‘piuttosto io ho iniziato a pensarci dal modo in cui raccolse le monetine quella sera, ti ricordi che ti feci anche cenno per fartelo notare?’, li la cosa in effetti mi fu più chiara su cosa voleva dire quella volta quando mi guardò in maniera indefinita, ‘ero intenta a prendere in giro quello stupido e non ci avevo fatto caso a quello che intendevi… però rimane il fatto che se è davvero così non è normale’, lei mi guardò con un sorriso beffardo, ‘come se fosse l’unico ad avere gusti strani in quella casa è?’, si riferì palesemente alle mie fantasie che ormai conosceva, ‘si mai io sono io e posso, lui è uno stupido ragazzino buono a nulla e non può’, risposi ridendo fermandomi ad architettare qualcosa che già mi frullava in testa, infatti poco dopo Ilaria mi richiamò, ‘conosco quella faccia…’, disse con voce preoccupata mentre la guardavo in effetti un po’ sognante per un lampo di genio appena giunto.
Poi parlai, ‘senti non è che ti va di aiutarmi?’, chiesi un po’ bruscamente forse e in modo appena appena lascivo, ‘che gli vuoi fare a quel poveretto Chiara? Hai detto adesso che forse è colpa tua, vuoi peggiorare le cose?’, parlò da persona quasi sana di mente, però io a quel punto sapevo che sotto sotto ci sarebbe stata, ‘non gli farò nulla di che, però voglio sapere se è come ti ho detto o se mi sto sbagliando’, mi appoggiai al muretto lasciando a terra lo zaino per riposarmi la spalla e dopo qualche istante di silenzio con un mezzo sorriso Ilaria riprese, ‘non dovrei assecondarti…’, a tali parole le sorrisi immediatamente, ‘oggi ce lo portiamo dietro, quale posto migliore per vedere se è come pensiamo di un negozio di calzature, non ci prepariamo niente di losco o di troppo strano dai, pensiamo li per li al momento, ok?’, le venne da ridere per quella cavolata che sicuramente avrebbe accettato, ‘va bene dai, basta che non esageri… tu saresti capace di tutto se lasciata fare’, sorrise nuovamente aprendo il cancelletto del cortile, ‘tranquilla che se è come crediamo non gli dispiacerà, in caso contrario lo picchio e finisce li’, mi diede un pizzicotto sulla guancia e ci salutammo ognuna per la sua strada finché non fui a casa di li a breve.
Visto che m’ero fermata a parlare, il pollo era tornato prima di me e lo trovai a tavola che stranamente parlava di qualcosa alla mamma; quando mi avvicinai mi salutarono e rispondendo mi misi anche io li a mangiare ascoltando tra l’altro la loro conversazione.
Si parlava di una gita della sua scuola alla quale lui non voleva andare, non capivo bene i motivi ma nemmeno me ne importava più di tanto, oltretutto la mamma fu abbastanza categorica sul non saltare queste poche occasioni di uscire e visitare posti, solite boiate da madre insomma, poi lei ci lasciò in cucina dicendo di andarsi un poco a riposare perché quel pomeriggio sarebbe uscita.
Quando fummo soli lui era giù di morale e guardava il piatto di pasta ancora a metà giocandoci con la forchetta e con la solita aria da cane bastonato, ‘perché non ci volevi andare?’, chiesi per fare due chiacchiere mentre lui rimanendo chino sul piatto non rispose, ‘te lo devo ripetere?’, sorrisi senza motivo afferrandogli il naso e stringendo un poco per fargli alzare il viso, ‘odio le gite, i ragazzi fanno scherzi, le ragazze i gruppetti e alla fine della lezione non si capisce mai niente, quindi è inutile andare’.
Fu una risposta davvero triste che mi fece scendere il latte alle ginocchia, ‘sei proprio stupido a farti tutti questi problemi, va e divertiti anche se non segui la lezione che cavolo te ne frega?’, dissi finendo di mangiare per poi alzarmi e mettere il piatto nel lavandino, ‘certo… facile per te dire così, secondo te a chi fanno gli scherzi?’, rispose alzandosi anche lui, gettando nel porta rifiuti il resto della pasta e venendo vicino a me per poggiare il piatto, ‘se ti fanno gli scherzi tu rispondi per una volta, tanto li vedo ogni giorno anche da me, i ragazzi non smettono finché non gli dai una lezione, anche se le prendi e sempre meglio che abbassare la testa’, in quel momento lui mi guardò con una faccia strana che non capii a pieno, ci aggiunse pure un quasi sorriso e poi si girò andando al divanetto per accendere la TV, lasciandomi tra l’altro come una cretina.
Ancora oggi non gli avevo mai chiesto che cosa intendeva con quel sorriso, ma mi dice che era perché credevo non rispondesse a chi lo stuzzicava, mentre a quanto sembra non si faceva problemi ad alzare le mani; ad ogni modo poco dopo andai anche io sulla poltrona in sala e spiegai dove saremmo andati quel pomeriggio, ‘senti un po’, stai a casa oggi no?’, nemmeno finita la frase lui da disteso che era si voltò verso di me inquadrandomi i piedi; avevo ancora le scarpe e già che c’ero togliendomele velocemente gliene tirai una, ‘questo perché sei il solito maiale… comunque visto che stai a casa ti va di venire con me e Ilaria?’.
Si massaggiò la spalla dove l’avevo colpito restando tra l’altro interdetto dalla richiesta, probabilmente sapendo dei precedenti era abbastanza indeciso, ‘se vengo mi farai fare di sicuro qualche figuraccia… già non so come guardarla in faccia dopo l’ultima volta Chiara’, spiegò lui con voce sommessa mentre a me venne da ridere, ‘dai non fare lo scemo, parli come se ti fosse dispiaciuto… poi lo sai che se voglio ti ci faccio venire a forza quindi è meglio che mi rispondi con le buone no?’, gli sorrisi in maniera dolce ma subdola ed ebbi ovviamente la risposta che volevo sentirmi dire; stetti con lui il tempo di una puntata dei soliti cartoni e dopo avergli dato un po’ il tormento come solo io sapevo fare, me ne andai in camera dicendogli di farsi trovare pronto per le quattro in punto.
Quelle due orette passarono veloci, il posto da raggiungere non si trovava molto distante ma per arrivarci dovevamo cambiare due autobus; mi misi d’accordo con Ilaria tramite sms sul vederci alla fermata ed infine uscimmo di casa come da programma.
La mia amica arrivò con un po’ di ritardo, era vestita in maniera normalissima per qualsiasi persona senza fantasie strane, ma per mio fratello probabilmente vederla con sandali a tacco alto e con jeans a vita bassa attillati doveva essere qualcosa di abbastanza eccitante; non gli avevo detto nulla sul vestirsi in una certa maniera anziché un’altra, però conoscendola era probabile che siccome avevamo scelto di fare quella cosa, voleva impegnarsi un pochino per facilitare le cose, almeno così mi veniva da pensare, (Giusto per la cronaca io ero vestita normalissima come ogni giorno).
La salutammo entrambi e cercai di vedere le reazioni di Andrea, che si mantenne abilmente sul vago senza mostrare nessun cedimento, cosa che andava bene e avrebbe reso il tutto più divertente, la mia amica gli diede un bacio sulla guancia carezzandogli i capelli, ‘allora ci sei anche tu oggi, tua sorella era indecisa se chiederti di venire però sono contenta che l’abbia fatto, più si è e meglio è quando si fanno acquisti’, disse sorridendogli salendo poi sull’autobus ormai in procinto di partire, lui fece solo un sorriso carino salendo per secondo e seguendo me che già avevo adocchiato i posti liberi giù in fondo.
Durante il tragitto parlammo del più e del meno lanciandoci un po’ delle occhiate di affinità che ci fecero quasi sempre sorridere, Andrea se ne stava a guardare oltre il finestrino sforzandosi (io ne sono certa) di non guardare i sandali di Ilaria, poi arrivammo al primo cambio e dopo aver atteso una decina di minuti anche il secondo pullman passò a prenderci, se c’è una cosa positiva del nord Italia è la puntualità dei mezzi pubblici lo devo ammettere, detto questo in orario quasi perfetto giungemmo al grande negozio di calzature.
Attraversammo il grande parcheggio pieno di auto ed entrammo; senza nemmeno pensarci ricordo che avevo preso la mano di Andrea, ci feci caso solo voltandomi verso di lui che si stava guardando intorno con aria un po’ spaesata, ad ogni modo non la tolsi e proseguimmo a camminare entrando nel reparto femminile dove quasi all’istante Ilaria prese ad avvicinarsi agli scaffali trascinandoci entrambi con molta euforia, ‘con il fatto dei saldi oggi c’è una marea di gente… che palle’, mi lamentai gettando occhiate qua e la, constatando che era davvero un macello, donne di ogni età che provavano un numero dopo l’altro possedute dal demone del saldo di fine estate, ma alla mia affermazione seguì solo una mezza risata di Ilaria, ‘beh, ma che pretendi scusa? tu aspetti fino all’ultimo per farti un paio di sandali questa è solo una conseguenza’.
Mi fece la linguaccia facendo ridere Andrea al quale immediatamente diedi un colpetto sulla testa lasciandogli la mano cosa che però lo fece solo sorridere di più, poi dopo una decina di minuti un occhiata della mia amica, fu quasi un segnale di iniziare quella stupidata che avevamo in mente, così dopo aver preso un qualcosa come quattro o cinque paia di calzature, (le scatole le portava il mio fratellino), lei si sedette su una delle poltroncine cercandone una il più in disparte possibile, anche se senza molto successo.
Dove eravamo la gente c’era eccome, però almeno sul dove sedersi c’eravamo solo noi, non avevo idea di cosa voleva fare quindi anche per me la curiosità c’era, io mi sarei semplicemente adeguata alla meglio a quello che avrebbe iniziato; Ilaria iniziò a slacciarsi i sandali continuando a parlare con me mentre Andrea se ne stava li vicino tenendo le varie scatole con dentro le cose da provare, notai immediatamente che la sua resistenza a far cadere l’occhio sull’estremità della mia amica era molto calata e di certo anche Ilaria lo aveva notato, dando già di per se una quasi risposta sul fatto che avesse quel genere di gusti.
Ilaria si fermò un attimo alzando il piede sinistro massaggiandolo, ‘Andrea mi passi quelli rossi per favore’, disse gentile, mentre lui si chinò poggiando quanto aveva tra le braccia a terra e iniziando a cercare, era praticamente in ginocchio ad un metro o poco più dalla mia amica, io mi avvicinai a lui dandoci una mano per fare prima; li trovai io e glieli passai, ‘ti stanno bene sul serio, ma forse il tacco…’, dissi sorridendo non appena li ebbe infilati, ‘si sono belli ma il tacco è un po’ troppo alto, sembra quasi una scarpa da sera e ne ho pure troppe’.
Si alzò in piedi e si guardò allo specchio, stava davvero bene, poi lei si voltò portandosi una mano ai fianchi stile modella parlando ad Andrea, ‘voglio sentire anche un tuo giudizio che mi ricordo avevi buon gusto, che dici?’, Andrea parve irrigidirsi un’istante e con un mezzo sorriso distolse lo sguardo come un vero stupido, lo avrei preso a calci in altre circostanze però invece Ilaria fu più sottile, ‘si però se non li guardi è difficile dare un giudizio’, aggiunse con voce convinta e ponendo un piede avanti per far ammirare maggiormente la calzatura ed a quelle parole Andrea tornò a guardare, ‘penso anche io che sembrano più scarpe da sera, però dipende da cosa cerchi… in ogni caso ti stanno molto bene’, si interruppe alla fine ma senza voltarsi come prima, ‘siamo tutti e tre d’accordo, bene è importante avere gusti simili e poi giustamente io cerco un paio di sandali per uscire il giorno, il colore deve essere semplice ma non nero o bianco, ne ho troppi così… poi li vorrei che risaltassero un poco, quindi il tacco ci deve essere ma non eccessivamente, capito?’.
Dopo la spiegazione Andrea le rispose, lo aveva quasi coinvolto nella discussione come se gli interessasse davvero al piccolo pervertito che avevo vicino e la cosa mi lasciò abbastanza sorpresa, ‘allora forse dovresti provare gli ultimi che hai preso, avevano dei cordini simpatici, non erano troppo alti e mi sembra anche fossero di un colore particolare…’, restammo entrambe in silenzio guardandoci sornione, poi io gli tirai un’orecchia, ‘sembri proprio una femmina se parli così lo sai?’, risi mentre lui si imbarazzò, ‘sarà pure così, però ha ragione’ me li passi Andrea che li provo subito’.
Ilaria si rimise seduta slacciando quelli indosso e restando poi in attesa che arrivassero i nuovi, mentre in modo meccanico mio fratello si chinò nuovamente aprendo la prima scatola e prendendo quanto vi era dentro, ma poco prima che si rialzasse ci diedi una spintarella con la scarpa facendogli perdere l’equilibrio e quindi cadere all’indietro verso Ilaria in qualcosa di più che calcolato.
Non finì con esattezza dove volevo ma ci andò molto vicino, ‘ma che fai?!’ esclamò lui restando a terra con i saldali in mano a venti centimetri dalla mia amica che trattenne una risatina, ‘sei proprio cattiva Chiara…’, rispose poco dopo Ilaria allungando una mano verso Andrea carezzandolo, ‘l’ho portato con noi oggi, quindi la gentilezza l’ho fatta… avrò diritto a divertirmi un po’ no?’, lui mi guardò dal basso con occhi un po’ contrariati e feci caso anche che un paio di signore avevano notato la scena, sarebbe finita li se la mia amica non avesse fatto quanto ora vi dico.
Andrea si stava per tirare su, quando Ilaria gli avvicinò un piede alla mano dove teneva i sandali che doveva indossare, ‘non dargli retta che ci sono io qui, quindi non può fare più di tanto, lasciala stare, anzi mi dai una mano?’, io rimasi colpita dalla frase più che perfetta oserei dire e che probabilmente nemmeno io avrei mai pensato, sotto il mio occhio vigile lei prese una calzatura e chiese praticamente al mio fratellino di mettere l’altra, cosa che lo lasciò con occhi più che indecisi.
Forse la scena avrebbe attirato certamente più di uno sguardo, però in fondo stavamo solo giocando e nessuno avrebbe mai detto nulla, anche perché con tutta la confusione noi non eravamo al centro dell’attenzione.
Andrea restò un attimo interdetto, ‘se non ti va dimmelo non mi offendo mica’, sorrise nuovamente finendo di allacciare quello che aveva preso, ma senza aggiungere altro Andrea si alzò leggermente e da in ginocchio calzò lentamente il sandalo alla mia amica, che mi guardò un’istante trovando un mio sorriso ed un segno col pollice appena accennato da vera bastarda.
Era stata bravissima e volevo che lo sapesse, poi quando ebbe finito di allacciare, Ilaria si alzò dandoci un’ultima carezza e ringraziandolo per poi camminare verso lo specchio a mò di sfilata come aveva fatto prima, ‘questi vanno molto meglio, sono quasi esattamente come li volevo, che dite?’, sorrisi, ‘per me sono dei sandali carini, forse è meglio se chiedi a lui che mi sembrava più interessato all’argomento’, passai la palla a mio fratello, che tirandosi su aveva dato qualche occhiatina intorno per vedere quanti avessero visto la scena di prima, ‘penso che dovresti prendere questi…’, era imbarazzato e si vedeva, Ilaria si guardò un altro po’ poi esclamò con convinzione che avrebbe preso quelli come aveva detto, per un attimo mi chiesi se li prendeva perché davvero gli piacessero o per dar modo al gioco di proseguire, però non mi ci soffermai più di tanto e riprendemmo ben presto a camminare per gli scaffali.
Dopo aver rimesso le scatole a posto e tenuta solo quella che aveva scelto, ora il giro era per me purtroppo, Ilaria mi chiese più e più volte se mi piacevano i modelli che mi faceva vedere, ma io sinceramente ero venuta li per un solo motivo, ma più che altro posso ammettere che non so perché ma mi vergognavo un po’ a farmi vedere li davanti a tutti con qualcosa che non apparteneva al mio essere, come appunto un paio di sandali, non dovreste stupirvi più di tanto pensando che il sabato spesso mettevo i tacchi, perché nella mia testa oggi come allora un conto sono scarpe chiuse ed un conto sono sti benedetti sandali ed è una distinzione che farò finché campo.
Ad ogni modo dopo un po’ trovammo quasi per miracolo il modello che avevo detto avrei comprato ammesso che vi fosse ancora il numero giusto e quasi come segno del destino c’era un perfetto 39′ che avrei dovuto provare senza possibilità di obbiezione; durante i vari spostamenti persino quel pollo di mio fratello aveva preso ad aiutare Ilaria nella ricerca di qualcosa che potesse piacermi, portandomi agli occhi modelli anche molto carini che più che altro lo avvicinarono tantissimo alla mia amica che non gli parve vero poter chiacchierare con qualcuno di gusti simili ai suoi, in effetti pensare che questo qualcuno era un maschio mi rimandava in continuazione a quanto fosse diverso, ma non in senso negativo anzi sapevo di esserne quasi contenta.
Ad ogni modo, dopo aver preso la scatola però mi fermai a guardare la poltroncina dove altre donne li vicino stavano provando scarpe di ogni genere, ‘beh, adesso che hai?’, chiese Ilaria vedendomi pensierosa, ‘no nulla stavo pensando… ma non ci sono dei camerini?’, fu una domanda un po’ idiota, però avrei pagato pur di non dover fare la sfilata e qui proprio mio fratello tirandomi la maglietta mi indicò che nell’ultima parte del negozio c’era il reparto dei vestiti, facendo due più due, anche se di assortimento era misero in quell’ambito, un camerino dovevano averlo per forza.
Io e la mia amica ci guardammo sorridendo quasi come se la complicità si fosse impadronita di noi in un istante, accettai di buon grado la soluzione del piccolo maniaco e andammo in quella zona tra l’altro praticamente deserta ed ecco comparire alla mia sinistra un bellissimo camerino, addirittura con porta anziché tendina e siccome era messo ad angolo non dava nemmeno sul corridoio dove le persone passavano, insomma vi garantisco era perfetto.
Entrai prima io, seguita da Ilaria mentre Andrea restò fuori, ‘non vieni?’, la domanda di Ilaria suscitò sorpresa ad Andrea che restò zitto come a palesare quanto fosse ovvio, ‘forza scemo entra pure tu che voglio anche io un giudizio e non mi va di uscire davanti a tutti’, era una cazzata bella e buona visto che li non c’era nessuno, però mi serviva una scusa e funzionò perfettamente, tanto che subito dopo a passo un po’ incerto Andrea entrò nel camerino con noi.
Lo spazio non era molto ma si stava piuttosto larghi o almeno senza problemi di toccarsi per forza, quindi mio fratello si posiziono all’angolo vicino lo specchio il più in disparte possibile , mentre Ilaria poggiava a terra le due scatole con dentro i miei e i suoi sandali, ‘allora dai muoviti che sono curiosa, non ti ho mai visto con i sandali e secondo me sei stupida a pensarla così’, disse lei aprendo la mia scatola ed estraendone le calzature, mentre io tolsi dapprima le scarpe e poi successivamente sfilai i calzini sorreggendomi con mio fratello che stavolta beccai a guardare senza troppi complimenti, ‘forse hai ragione, infatti ti ho detto che se c’erano li avrei presi… tu che guardi tanto, devi essere sincero se stanno male me lo devi dire sennò ti picchio pure qui davanti a Ilaria’, lo dissi ridendo però sapevo che di certo avrebbe reso l’effetto che avevo in mente.
Lui mi sorrise lievemente in assenso e dopo aver infilato il piede nella scarpa mi chinai per legarlo, prima uno e poi l’altro finché non tornai alzata e mi voltai allo specchio che avevamo tutti praticamente davanti; in effetti erano carinissimi e mi piacevano sul serio, ‘hai visto come ti stanno troppo bene? stupida li dovevi prendere molto prima’, fu la prima affermazione della mia amica, ma io volevo il parere di un’altra persona prima del suo, ‘tu sei di parte e non vale, voglio sentire che dice il pollo, allora?’.
Andrea restò in silenzio per qualche istante, aveva una faccia direi quasi simpatica, la stessa di quando si era messo ad allacciare il sandalo di Ilaria poco prima, ‘ti stanno benissimo…’, fu una risposta che mi fece di certo piacere, poi mi voltai verso Ilaria che distolse quasi all’istante lo sguardo parlando ad Andrea, ‘gli stanno meglio dei miei?’, mi voltai sorpresa anche io verso mio fratello sorridendo per quella domanda; lui restò silenzioso e con sguardo smarrito, ‘ti ha chiesto una cosa, rispondi no? Chi sta meglio?’, vi giuro su quel che volete che ebbi la netta sensazione che Andrea si fece piccolo piccolo davanti a noi, ma nuovamente non rispose limitandosi a balbettare qualcosa del tipo, ‘non saprei…’ o cose del genere, a quel punto la cosa ormai era lanciata.
Ilaria si chinò sulla sua scatola parlando a me, ‘è normale che non può giudicare se vede solo te, ora li rimetto e vediamo’, lo disse anche con un filo di competizione che raccolsi alla grande visto che sapevo di avere un bel po’ di ascendente sul giudice di quella stupida gara, ‘ma non c’è bisogno, state bene entrambe vi dico…’, provò a dire Andrea, prontamente ignorato da entrambe, ‘tu zitto e fai da giudice, anzi mettiti li seduto che così vedi meglio’, alla mia affermazione vidi quasi paura nei suoi occhi, ma un’occhiata più convincente bastò a fargli eseguire quanto avevo detto, così si portò a terra all’angolo dove si era messo sin dall’inizio ed attese che Ilaria finisse di indossare il nuovo acquisto.
Quando alla fine fummo pronte, entrambe ci posizionammo prima una e poi l’altra davanti a lui mostrando ogni singolo lato della calzatura, ‘allora Andrea secondo te chi sta meglio?’, chiese dopo poco Ilaria con un sorriso, guardando poi mio fratello decisamente inbarazzato, ‘Che strana faccia che hai… tutto bene?’, fui parecchio infame a dire così, perché per me che ormai lo conoscevo sapevo benissimo che quell’espressione indicava solo una cosa, cioè eccitamento e da quel che potevo vedere anche uno dei più forti, ‘no… sto bene, però veramente non saprei chi dire state entrambe benissimo…’.
Cercò ancora di salvarsi in calcio d’angolo, però a me non bastava e volevo vincere quella sfida con la mia amica, ‘no, una delle due deve vincere per forza, quindi avvicinati di più e guarda meglio ci deve essere qualcosa che ti sfugge’, parlai nuovamente con un velo di ironia mentre anche Ilaria sorrise alla mia proposta che venne inizialmente declinata da Andrea con un filo di voce, ‘dai Andrea fallo per noi…’, ci mise il carico la mia amica facendo gli occhi dolci e subito dopo mio fratello guardando me come in cerca di un modo per smettere quello che stavamo facendo, si arrese prendendo ad avvicinarsi con il viso fino ad arrivar a poco più di dieci centimetri dai nostri piedi.
Restammo ferme ed attendemmo il responso del piccolo pervertito che sapevo stesse morendo dentro i pantaloni, ‘allora ora vedi meglio?’.
Quando nuovamente non mi rispose mi fece innervosire così forse un po’ impulsivamente alzai una scarpa e gliela poggiai sulla testa spingendo leggermente ma con fermezza fino a portarci le labbra sopra il piede di Ilaria che mi guardò restando immobile, ‘adesso devi scegliere per forza, altrimenti non esci di qui, voglio che sia chiaro’, esclamai io con un tono un po’ alterato, ma facendo l’occhiolino alla mia amica che restò in silenzio con sguardo leggermente titubante; lui dal canto suo fece per allontanarsi quasi subito riuscendoci visto che non stavo facendo molta forza, ‘ma che combini?! Scusa Ilaria non volevo…’, che bugiardo che era, però qui anche la mia amica fece la sua parte, ‘stavolta ha ragione Chiara una delle due deve vincere è una questione tra ragazze, quindi se l’unico modo è farti vedere meglio non ci sono problemi’, una sola parola pensai, Perfetta.
La frase, il tono, l’espressione che aveva in viso insomma io stessa non l’avrei potuta dire meglio, dopo quelle parole Ilaria fece un passo avanti e poggiando le mani avanti sulle specchio dove sotto stava mio fratello alzò una gamba portando praticamente davanti al naso di Andrea il suo piede facendogli letteralmente spalancare gli occhi, come se non bastasse la cosa mi stava facendo persino eccitare quindi dopo essere stata a guardare quella scena per alcuni istanti, senza perdere altro tempo seguii l’esempio della mia compagna e dopo essermi messa a lei di fianco nella stessa posizione, portai anche io il piede all’altezza giusta, osservando dall’alto Andrea trasalire un espressione quasi persa nel vuoto.
Pochi secondi dopo tornai a parlare, ‘ti dai una mossa?’ dissi in maniera severa ricevendo finalmente una risposta, ‘forse, il sandalo più carino, è… quello di Ilaria’, Dopo aver udito quel balbettio ritrassi immediatamente il piede, cosa che poi più lentamente fece anche la mia amica che si gettò vicino ad Andrea baciandolo sulla guancia, ‘hai visto? i sandali son più belli i miei!’, dicendo questo mi fece anche una linguaccia, mentre Andrea riprendeva fiato con ampi respiri sotto il mio sguardo che doveva sembrare quello di un demonio, perché stavo rosicando da matti e non posso non ammetterlo, però io avevo qualcosa ancora da giocare.
Interruppi i festeggiamenti facendo tirare su Ilaria, ‘ah si? Beh, non è ancora finita…’, lei stette con un’espressione pensierosa alla mia affermazione, ‘che intendi? Ha detto che ho i sandali più belli, che altro deve dire?’, chiese lei ingenua, ‘forse i sandali son più carini i tuoi, ma di quello che c’è dentro? Se deve giudicare deve giudicare tutto’, lei a quel punto sorrise in un modo che sembrava dirmi di essere una gran bastarda ed infatti lo ero sul serio ma non potevo perdere a quel modo, ‘e quindi che vuoi fare?’, mi voltai dopo quella domanda verso Andrea che ancora se ne stava a terra poggiato allo specchio alle sue spalle che con aria sofferente ascoltava quanto dicevo, ‘non è ovvio?’.
Mi chinai velocemente su me stessa e presi a slacciare il sandalo che cingeva il piede, poi una volta libero mi alzai nuovamente e mi rimisi a braccia avanti come prima, portandogli il piede avanti al naso e dandoci anche un colpetto sulla guancia come a farlo svegliare, ‘adesso voglio che dici chi delle due ha i piedi più belli, avanti…’, lui allargò le gambe e si spinse un po’ indietro senza ovviamente allontanarsi più di qualche centimetro, mentre Ilaria mi raggiunse quasi all’istante anche lei senza calzatura, ‘quanta invidia al mondo, ma se vuoi un’altra sconfitta non mi tiro indietro… mi dispiace solo un po per lui ‘, disse ridendo in modo dolce, aggiungendo il secondo oggetto del desiderio di mio fratello che avrei pagato per vedere in che condizioni ormai fosse.
Rimanemmo così per quasi un minuto, muovendo il piede in modo da farlo vedere al meglio, quando ad un certo punto l’occhio mi andò dritto suol cavallo dei suoi pantaloni dove c’era qualcosa che ben conoscevo e li volli osare ancora, dato che alla fine eravamo li per scoprire quello, o almeno la mia amica così credeva; ritrassi il piede che poggiai a terra sulla moquette del camerino suscitando la sorpresa di Ilaria, ‘Guarda un po’ la…’, Anche Andrea non capì subito, arrivandoci solo quando puntai il dito della mano verso il centro dei suoi jeans, non che avesse un cazzo enorme, ma tra le pieghe dell’indumento se qualcuno lo faceva notare saltava subito agli occhi, a me più di tutti.
Ritrasse il piede anche lei, mentre con rapidità Andrea chiuse le gambe diventando rossissimo e guardando a terra chiuse gli occhi per la vergogna, però poi una risata molto tranquilla glieli fece riaprire, ‘beh, allora penso che come dicevi tu non gli dispiaceva poi molto… comunque questo risponde alla tua curiosità Chiara…’, disse la mia amica portandosi le mani ai fianchi effettivamente anche un minimo in imbarazzo, ‘che pervertito che ho come fratello, ho sempre saputo essere strano però addirittura questo’.
Sorrisi anche io guardandolo e fingendo di essere la prima volta che sapessi i suoi gusti, mentre vidi nei suoi occhi solo l’assenza più totale, ‘dai non dirci così alla fine ci stanno cose molto peggiori, piuttosto la cosa che un po mi fa pensare è che c’eri anche tu li davanti con me e tu sei sua sorella…’, non risposi a quanto aveva detto, mentre più che altro parlai a lui, ‘ma chi ti ha fatto quell’effetto? E vedi di essere sincero, tua sorella o lei?’, guardai un attimo Ilaria di sfuggita per vedere la sua reazione, che sembrò essere un attimo stranita però si girò anche lei verso Andrea per sapere la risposta, che ovviamente non arrivò.
Portai il piede sulla sua spalla e lo spinsi leggermente per fargli dare una risposta, ‘forza rispondi, quello che dici resta qui…’, a quel punto la cosa aveva preso una piega tale che forse un poco mi era sfuggita di mano lo ammetto, però era stato tutto una conseguenza così sincera che alla fin fine, ora che forse Andrea avrebbe detto la magica risposta davanti alla mia amica, magari si sarebbe ugualmente trovata una soluzione; anche la mia amica fece un passo avanti per vedere meglio, ma lui ancora non rispose limitandosi a guardarmi come a cercare di dirmi di smetterla, ma proprio mentre stavo per tornare alla carica sentimmo bussare al camerino, ‘tutto bene li dentro?’, era la stupida commessa, in effetti eravamo li dentro ormai da un po, però pensavo che con tutta quella confusione nessuno ci avrebbe rotto le palle, e invece… ‘si grazie sono parecchio indecisa ma tra poco credo di scegliere’, rispose Ilaria mentendo magnificamente tra l’altro.
Quando fummo sicure che se ne fosse andata ci girammo nuovamente verso mio fratello e mi ritrovai con il piede praticamente sul suo affare; vi giuro che non me ne ero nemmeno accorta, lo avevo tolto dalla sua spalla quando aveva bussato quella stronza e per via di come ero abituata non mi aveva dato per niente pensiero, mentre ora invece davanti ad Ilaria la cosa avrebbe suscitato forse qualche polemica.
Andrea era immobile, nemmeno sembrava respirare e teneva gli occhi fermi sul suo affare coperto dal piede, ci furono istanti di silenzio che non seppi come interrompere, finché non mi voltai leggermente verso la mia amica che con sguardo attonito osservava un po’ me e un po’ in basso, ‘ma…lo hai fatto apposta?’, chiese con un filo di voce in un’espressione incline tra il sorriso e la serietà, ‘no… giuro’, il bello era che mentre parlavo cercando una soluzione a quel piccolo incidente, mi veniva anche da ridere, ma sopratutto non avevo rimosso il piede che ancora stava li sopra a quel coso più che mai dritto e desideroso di attenzioni, ‘ok… magari adesso se lo levi è meglio no?’.
Mi guardò sorridendo avendo capito che era solo una svista, però io le ricambiai un sorriso e mi morsi il labbro inferiore in modo un po’ ambiguo, a quel punto premetti d’un tratto con forza l’affare di mio fratello che ebbe un sussulto, ‘mica si leva però il maiale!’, spostai l’attenzione su di lui che mugugnò qualcosa restando ugualmente fermò, ‘Chiara ferma che gli fai male!’, disse lei con una mano davanti alla bocca, poi allungando il suo piede verso la mia caviglia cercò di allontanarlo dal cavallo dei pantaloni di Andrea; non vi posso purtroppo descrivere la sua espressione questa volta, ma penso basti dire che ero certa stesse li li per finire anche senza aiuti.
Tolsi il piede ridendo con lei stavolta parecchio in imbarazzo, vederla così mi fece anche un po effetto perché la conoscevo bene e non ce l’avevo mai vista, ‘va bene la smetto… ad ogni modo non sappiamo ancora chi ha vinto per prima e non pensare che questo incidente ti faccia salvare’, quando tornai a parlare di questo lei continuò a sorridere sempre imbarazzata per la piega che stava prendendo la cosa, ‘li hai tu Chiara… ora basta però ti prego’, una vocina titubante che da parecchio non si sentiva più giunse alle mie orecchie dicendo esattamente quello che volevo, quindi mi voltai verso Ilaria con le braccia conserte ed aria incredibilmente soddisfatta, ma la mia amica, quasi superato d’un tratto l’imbarazzo tenuto fin ora ribatté all’istante, ‘non ci sto scusa… è come se hai barato’.
Non capii subito cosa stesse dicendo quindi chiesi spiegazioni, ‘barato in che senso?’, lei mi guardò malissimo e poi spostò lo sguardo prima sul mio piede poi su Andrea, ‘gli hai fatto quella cavolata per sbaglio, ma alla fine lui è maschio è suscettibile a queste cose, pure se sei sua sorella’, stranamente era pure seria quando parlava come se stesse rosicando davvero, allora raccolsi il piccolo affronto in maniera sportiva, constatando anche tra l’altro che la cosa della sorella sembrava passata un attimo in secondo piano, ‘come hai detto prima? Quanta invidia c’è al mondo… si hai ragione, ad ogni modo se la pensi così rifacciamo, avanti fallo anche tu, tanto ormai più di questo…’, quando proposi la cosa, Ilaria volò un attimo con lo sguardo su Andrea ancora a terra, ‘non intendevo questo…’.
Fu la sua risposta con un mezzo sorriso, ma io incalzai, ‘non puoi obiettare una vincita e poi non voler dimostrare che sbagliavi, adesso lo fai tanto abbiamo visto che non gli dispiace’, mi girai anche io verso di lui tornando con il piede sulla sua spalla, ‘Chiara sul serio… per favore’, ancora tentò di far finire quella cosa così divertente che era nata e mi fece arrabbiare, ‘sta zitto che tutto questo è colpa tua e di quanto sei strano… quindi da bravo ora stai fermo e ripeti il giudizio e guai a te se dici altro’, fui cattivella quel tanto che bastò per farlo rimanere in silenzio con occhi socchiusi e sempre più a disagio.
Ilaria mi toccò la spalla sorreggendosi, ‘Andrea facciamo questo e poi basta te lo prometto io’, disse sorridendo al mio fratellino che fece solo un gesto di assenso da bravo cagnolino e poco dopo lei, davanti gli occhi del pollo che guardavano un po per terra ed un po avanti, si apprestò ad alzare il piede destro e lentamente con un po di rimostranza raggiunse il suo obiettivo poggiandosi delicatamente sopra la parte sofferente, ‘io ci sono rimasta un po’, restaci anche tu voglio che sia equa come decisione…’.
Aggiunsi questo parlandole quasi vicino all’orecchio, mentre attesi paziente finché anche lei con un filo di voce ed un sorriso mal celato prese parola, ‘è durissimo…’, abbozzò una risata di imbarazzo mentre Andrea chiuse gli occhi e prese a respirare in modo più marcato, ‘questo perché è un porco… però prima non ci ho fatto molto caso’, mentii spudoratamente ma solo per acuire quella situazione davvero surreale che mai avrei pensato giungesse, poi mossi un po il mio piede dalla sua spalla sfiorandogli il viso e giocandoci un po, ‘dai su adesso puoi dare un giudizio, muoviti…’, esclamai ponendo fine all’immobile trattamento che Ilaria sapevo stesse esercitando su di lui ed a quelle parole lei ritrasse il piede con faccia desiderosa di sapere la vincitrice come fosse una bambina.
Andrea si tirò un poco su con la schiena deglutendo e senza mai alzare lo sguardo da terra nominando nuovamente il mio nome; quando per la seconda volta sentii la vittoria devo dirvi che quel più che conosciuto calore torno a svegliarmi li sotto, ‘e quindi adesso non hai scuse, direi che siamo uno pari cara…’, lei stavolta accettò il verdetto sorridendo in maniera sportiva, poi Andrea fece per alzarsi ma quando cercò di allontanare il piede dalla sua spalla premetti tenendolo giù, ‘piano, come corri… prima devi ringraziare Ilaria no?’, lui volle dire qualcosa però parlò prima la mia amica, ‘dai che abbiamo veramente esagerato Chiara…’.
La guardai per poi tornare su di lui con gli occhi, ‘dici che forse starà morendo dalla voglia?’, sentire una frase così da una sorella ad un fratello immagino non deve essere stato semplice, ‘ma Chiara che dici?’, gli feci la linguaccia, ‘dico solo la verità e lo vedi anche tu non me lo sto inventando… ti piacerebbe se Ilaria tornasse come prima?’, chiesi con voce appena accennata mentre la mia amica mi diede un colpetto sul sedere che mi fece ridere, però vidi anche che restò poi in silenzio guardando mio fratello di sfuggita, ‘allora? Non puoi mentire qui dentro lo sai…’.
Vedendo però che l’imbarazzo non gli permetteva di dire nulla di nulla capii che forse doveva essere un poco convinto, così con sguardo serio rapidamente spostai ancora il piede fino al suo affare premendo nuovamente e facendogli sgranare gli occhi, ‘Chiara!’, suonò Ilaria al mio fianco facendo per togliere la mia gamba da li con la sua, ne seguì una piccola colluttazione tra risate e schiamazzi e tra l’altro la cosa andava benissimo così, perché per allontanare me lei toccava un po ovunque Andrea spesso anche in mezzo alle gambe e premendo a volte anche più di me, che subito dopo tornavo esattamente a dove stavo prima ed alla fine senza volerlo ne stava uscendo un qualcosa di non troppo dissimile ad una sega.
Il baccano terminò con me che impuntai maggiormente il piede facendo molta più pressione al che Ilaria non poté più spostarmi con facilità come prima, ‘se dice la verità lo tolgo promesso…’, dissi anche con un certo affanno alla mia amica, ‘allora? Vorresti che Ilaria tornasse li o no?’, lui era ormai in una posizione abbastanza sconcia devo dire, quasi del tutto sdraiato a terra e con le gambe aperte da cui spiccava la mia che con peso stava in mezzo ai suoi pantaloni, ‘si…’, non poteva più trattenersi, dentro di lui sapevo c’era solo il desiderio di venire, lo leggevo nei suoi occhi ed ogni resistenza ormai era caduta, ‘visto che ho sempre ragione?’.
Ritrassi il piede palesando quanto avevo appena detto con un sorriso, ‘si si come ti pare però hai esagerato e lo sai…’, disse girandosi e chinandosi verso Andrea e carezzandolo un poco ma senza mai perdere un sorriso che non voleva proprio lasciare le sue labbra, ‘se ti dispiace puoi farlo contento come prima, lo ha detto lui adesso no?’, a quell’affermazione lei mi guardò con occhi più che sorpresi, ‘tu sei un po matta lo sai vero? Non sembri nemmeno sua sorella da come parli’, si alzò con le mani ai fianchi con un’espressione che tratteneva una certa vena di curiosità, ‘che posso dirti io sono così, lui è così… mi viene naturale e poi alla fine stiamo solo giocando un po’.
Feci degli occhi sognanti perché alla fin fine non era più tanto solo un gioco, però lei ricambiò il mio sorriso con uno più debole, ‘e voglio precisare che lui ha detto che vorrebbe te li e non sua sorella, per fortuna aggiungerei… quindi la responsabilità è più tua se sta così’.
A quella mia affermazione girai il viso verso l’alto e socchiusi gli occhi per fare la scema, beccandomi una reazione abbastanza prevedibile, ‘cosa! Che faccia tosta, solo tu potevi dire una cazzata simile!’, disse ridendo ma alzando un po la voce, ‘vorresti il piede di Ilaria?’ chiesi a mio fratello senza dare ascolto a quanto aveva detto, mentre lui con sguardo spento fece solo un cenno con la testa, (poveretto mi stava facendo pena pure a me ormai), ‘visto?’, lei si mise le braccia ai fianchi e mi inveì contro, ma io non le diedi corda più di tanto rimanendo della mia idea, finché non smise di parlare restando in silenzio.
Non credevo avesse mai avuto il coraggio di farlo di sua propria iniziativa, infatti già mi ero preparata per far felice Andrea a casa al nostro ritorno, però le cose andarono un po diversamente come forse avrete intuito; stavo quasi per dire di uscire, quando Ilaria con mia sorpresa mosse un passo verso mio fratello, ‘come stai Andrea?’, parlò a bassa voce e con un tono abbastanza tranquillo, ma lui non rispose perso com’era ormai nella voglia, così senza aver risposta alla domanda Ilaria alzò nuovamente il piede sorreggendosi da sola stavolta e andò a poggiarlo come in precedenza sul suo affare.
Al contatto lo vidi sussultare anzi sarebbe meglio dire riprendere vita, poi lei si voltò verso di me anche qui sorprendendomi un bel po; non incrociò il mio sguardo però mi parlò lo stesso, ‘non so che fare…’, mi chiesi se avessi sentito bene, stava davvero chiedendo a me come muoversi; pensai quasi subito che sapendo i miei gusti che le avevo confidato forse immaginava avrei potuto dirle qualcosa a riguardo e dopo un attimo di silenzio sorridendo le risposi, ‘non so mica se aiutarti visto che quello è mio fratello…’, feci un po la stronza, ma si capiva che stavo giocando, tant’è che lei a quel punto smise di cagarmi e fece di sua iniziativa .
Ilaria un po titubante prese a muovere il piede su e giù in maniera abbastanza discreta, ma non ci volle molto che Andrea iniziò a respirare in maniera molto più affannosa, facendola un attimo rallentare, però una volta presa dimestichezza, proseguì quel movimento lento ma sostenuto finché nel giro di un paio di minuti, mio fratello si irrigidì molto e fece la tipica sua espressione che conoscevo fin troppo bene, a quel punto la mia amica proseguì ancora qualche secondo per poi allontanare il piede, il tutto nel silenzio più totale interrotto solo dal respiro di Andrea.
Ilaria si portò una mano alla bocca voltandosi a guardarmi, io ero sempre nella stessa posizione ed avevo osservato la performance come spettatrice ed ora che tutto era finito ero desiderosa delle sue considerazioni, ‘ma che ci ha preso Chiara?’, disse con viso preoccupato, ‘che ti ha preso a TE vorrai dire… io son rimasta qui come vedi, ad ogni modo a me sembra stia meglio’, ed era la pura verità; lei si voltò verso Andrea non sapendo nemmeno che espressione fare, ‘scusa Andrea siamo due sceme…’, sorrise in maniera dolce anche per l’imbarazzo mentre lui si era un po ricomposto e stava più o meno in ginocchio davanti a noi due; mio fratello non rispose ne aggiunse nulla, però forse d’istinto una volta tirato su fece un leggero sorriso distogliendo subito lo sguardo da lei, che si avvicinò e gli diede quel che mi sembrò davvero un abbraccio sincero, cosa che apprezzai veramente, rinnovandogli nuovamente le sue, (nostre), scuse.
La staccai io da Andrea prendendolo e portandolo verso di me dandoci un bacino veloce sulla guancia, ‘questo che è successo resta qui Chiara, siamo due stupide e non voglio che si sappia, ok?’, mi chiese Ilaria mentre aveva preso a rimettere velocemente le cose apposto pure un pochino agitata, ‘ma si figurati, tu pure non dire niente capito?’, gli carezzai i capelli sistemandolo un attimo perché era un po scomposto; uscimmo una alla volta dandoci un’occhiata attorno e notando solo la probabile commessa rompipalle ad una decina di metri dal camerino.
Non seppi mai con certezza se avesse sentito qualcosa, però uno sguardo bizzarro lei ce lo diede quando le passammo vicino, forse per aver occupato il camerino per così tanto o per essere entrati in tre o per altri motivi, questo lo sa solo lei, ad ogni modo alla fine andammo alla cassa e pagammo le calzature uscendo infine da quel magnifico negozio.
Durante il tragitto più che parole ci lanciammo entrambe una moltitudine di occhiate guardando poi a terra o fuori dal finestrino sorridendoci, mio fratello stette tutto il tempo zitto tenendomi la mano cosa che stavolta avevo cercato io volontariamente, poi lentamente una parola tirò un’altra e quei silenzi lasciarono spazio a nuove discussioni sui prezzi, sulla commessa acida ed in parte anche sul fatto che una volta a casa probabilmente era meglio se Andrea facesse una doccia, ovviamente questa parte fu tirata fuori dalla sottoscritta, ma almeno feci fare una quasi risata di imbarazzo anche al piccolo pervertito che divenne rosso come al suo solito.
Il pomeriggio si concluse con la separazione di Ilaria per la sua abitazione con la promessa di vederci la mattina successiva a scuola ed il nostro ritorno a casa; non appena fummo soli lui mi strinse la mano con forza attirando la mia attenzione e voltandomi lo vidi con occhi colmi di diversi sentimenti, ‘cosa volevi fare oggi Chiara?! è successo un macello per colpa tua! Tu giochi troppo e adesso come facciamo?’, ascoltai le sue proteste e poi proseguii avanti senza rispondere, ‘beh?’, ci risposi a quel punto ma senza guardarlo, ‘ti sei divertito no? Anche io e anche Ilaria… non pensavo sarebbe finita così ad essere sincera, però alla fine si vede che era destino e la mia amica ti vuole bene’.
Dissi la verità, cosa che speravo anche lui avesse notato, però come immaginavo lui non rispose, ‘è una ragazza particolare, non l’avrei fatto se non mi fidassi… e poi non sa nulla di nulla, a parte che tu sei un maiale ma lo sapeva pure prima perché è una ragazza intelligente’, sorrisi dandoci un’occhiata e lo vidi guardare a terra pensieroso, ‘che hai adesso?’, pensai che forse era meglio sentire anche quello che pensava visto che comunque mi ero spinta un po oltre sul serio, anche se il nostro oltre era molto ampio, ‘nulla… solo che con lei mi vergogno proprio troppo Chiara’, risi alla sua risposta, ‘e così deve essere, perché tu sei il mio fratellino maniaco e devi vergognarti’, gli lasciai la mano e gli afferrai le orecchie in maniera giocosa per farlo stare un po più tranquillo, ‘comunque era vero…’, dissi io senza spiegarmi bene, facendolo girare verso di me, guardandolo davanti al nostro condominio, ‘i suoi sandali erano più carini… sei stato onesto e mi piace’, lo dissi senza pensarci troppo, ma era qualcosa che pensavo davvero ed alla mia risposta lui sorrise, ‘però ci stai davvero bene su quelli che hai comprato…’, il pollo era capace di dire sempre la cosa giusta al momento giusto ed è una dote proprio rara, parlando ancora un po salimmo fino al nostro piano giungendo finalmente a casa.
Il giorno seguente sapevo che con Ilaria avremmo parlato di quanto accaduto e sinceramente non vedevo l’ora perché ero certa avrei realmente visto le cose per quello che erano e se mi fosse sfuggito qualcosa lo avrei certamente notato; ci trovammo alla fermata dell’autobus come ogni mattina e come prima cosa mi accolse con un grande sorriso, ‘come sta tuo fratello?’, era iniziata davvero bene come faccenda pensai, ‘come dovrebbe stare? Lo avevi fatto parecchio contento mi pare no? Solo che con il fatto che è timido lui non dimostra molto come si sente’, spiegai mettendomi seduta e dandoci un pizzico sul braccio sorridendole, ‘tu non puoi sapere quanto ci abbia pensato stanotte Chiara, più cercavo di non farlo e più mi veniva in mente quello che abbiamo fatto, siamo state due pazze’.
Si sedette con me poggiando la cartella a terra, ‘forse è vero, ci siamo lasciate un po’ andare’ ma almeno un po’ ti sei divertita?’, fu una domanda un pochino strana forse, tant’è che lei con un mezzo sorriso si girò verso di me, ‘a te sembra non pesarti per nulla’ come fai?’, mi stirai la schiena facendo una faccia un po’ menefreghista, ‘non lo so nemmeno io, so che non mi ha dato fastidio e che anzi io mi ci sono divertita persino, mio fratello è strano e forse essendo una cosa di famiglia lo sono pure io, però tu non hai risposto alla mia domanda’, attesi dunque le sue parole con una tranquillità che avrebbe messo invidia a chiunque in quella circostanza, ‘siete strani tutti e due è vero, ad ogni modo si’ mi sono divertita anche io devo essere sincera’.
Sorrisi sbadigliando, ‘mio fratello è un ragazzino particolare e su questo non ci piove, però lo sai che ti dico? Che poteva davvero andarmi peggio, tra l’altro lui stesso mi ha detto dopo un po’ di insistenza da parte mia che per lui sei una brava ragazza, gli stai simpatica, ecc… io credo che sotto sotto una cotta se la sia presa; questo perché ovviamente non ti conosce come ti conosco io sull’essere brava ragazza’, risi prendendomi un calcetto dalla mia amica che mi seguì nella risata un po’ ancora in imbarazzo, ‘non dire scemate dai, comunque lo penso pure io che sei fortunata con lui Chiara, io spero solo che quanto successo ieri non abbia effetti un po’ negativi da parte sua nei miei confronti’.
Li la fermai perché stava davvero dicendo un po’ troppe cavolate, ‘non farti tutte queste seghe mentali Ila, anzi guarda ti dico pure che ieri dopo cena mi ha chiesto lui stesso e non capita spesso che mi chieda qualcosa, di dirti se volevi venire al suo compleanno, lo ha chiesto con la sua solita faccia da pesce lesso, però se c’era un problema Andrea non è il tipo che chiede qualcosa del genere così’, dissi questo facendola ragionare un attimo, era tutto vero tra l’altro, il pollo proprio la sera prima dopo cena mi chiese questo, ovviamente io risposi che non mi andava di fare la postina di nessuno e che ne avrebbe parlato lui stesso un giorno che Ilaria fosse stata a casa nostra, però ormai già che c’ero avevo usato questo per togliere anche le ultime fisime alla mia amica.
Ilaria restò con un sorriso per qualche secondo, ‘che carino… certo che ci vengo, hai già pensato che fargli?’ cambiammo discorso in un attimo, a velocità davvero record, ‘beh no, sinceramente questo è il primo anno che probabilmente gli farò un regalo’, mi alzai vedendo arrivare il nostro mezzo di trasporto, riprendendo poi all’interno, ‘ma come il primo anno? Che cattiva che sei dai…’, mi fece una linguaccia alla quali sorrisi, ‘ci siamo avvicinati parecchio quest’anno, fino a prima dell’estate anche il semplice parlarci mi dava sui nervi, ma non mi va di analizzare la cosa, comunque ecco volevo sapere solo come ti era sembrato ieri, perché non era diciamo… previsto’.
Alzai le sopracciglia come ad intendere la verità della mia affermazione e lei guardò un attimo fuori dal finestrino trattenendo un sorriso, ‘che il tuo fratellino sta messo bene per l’età che ha, ecco come mi è sembrato’, disse tutto con un filo di voce e faccia mezza imbarazzata però mi fece ridere di gusto, ‘dici? Io sono sicura su quello che vuoi che da oggi quando ci vedrà assieme penserà sempre a ieri pomeriggio, so quasi per certo che lo abbiamo fatto impazzire’, aggiunsi anche io sotto voce prendendomi il dito della mia amica sulle labbra a mo di starmene zitta, ‘dimmi la verità Chiara non era la prima volta che facevi una cosa così vero?’.
Mi chiese ad un tratto aspettando una risposta, ‘se vogliamo vedere la cosa io non ho fatto molto…’, Ilaria mi guardò come a dire di non fare la stupida, ‘ok, la sai già la risposta…’, lei mi guardò un po complice, ‘in effetti eri troppo tranquilla ieri, ma con tuo fratello adesso che sai questo su di lui che farai?’, mi piacevano quelle domande perché mettevano alla luce il fatto che ne fosse interessata, ‘beh non lo so, penso niente alla fine se piace a lui io più che dirgli che è un maniaco non posso fare, però se ripenso a tutte le volte che l’ho picchiato magari un po di colpa è anche mia sul serio’, lei fu un attimo pensierosa, ‘non per dire ma ieri a farci la scema con me ci stavi anche tu e nonostante tu sia sua sorella gli effetti ci sono stati uguali… magari in fondo in fondo ad Andrea ti vede sotto una luce un po diversa, insomma potrebbe anche essere no?’. Toccammo un punto abbastanza complicato della discussione e li nell’autobus con tutti i ragazzi che stavano intorno a noi come immaginate non mi andava proprio di far sentire i cavoli miei, quindi ribattei in maniera abbastanza schietta, ‘forse è come dici, potrebbe anche darsi, però a quel punto la cosa sarebbe un po troppo non credi?’, rigirai la cosa con un mezzo sorriso, ‘già, sarebbe un bel po più Strano… ma se così fosse?’, accidenti mi stava servendo la cosa sopra un piatto d’argento e non potevo esprimermi per via della folla, ‘senti magari ne parliamo dopo ok?’, tagliai corto facendole capire il problema di fondo, cosa che appena lei intuì mi chiese scusa morsicandosi la lingua per gioco.
Cambiammo discorsi ed arrivammo a scuola dove trovammo il resto del nostro gruppo, effettivamente non ci fu modo per parlare ancora di quanto detto sul pullman, almeno finché non tornammo a casa, e come al nostro solito non appena fummo sole sulla strada del ritorno riprendemmo, ‘comunque non saprei riguardo a quanto dicevi oggi’, dissi io per prima attendendo un proseguimento, ‘riguardo a se Andrea fosse un po attratto da te…’, detta così mi sembrò davvero suonare male, ma la mia amica era ad ogni modo molto tranquilla, ‘finché non fa nulla di pesante non posso comunque dirci nulla, in fin dei conti siamo state noi ieri a dargli fastidio, poi basiamo questa cosa solo sul fatto che si sia diciamo eccitato anche davanti a me e di certo non basta per avere la certezza di questo’.
Spiegai sforzandomi di non ridere perché la cosa era davvero divertente, ‘si hai ragione, inoltre Andrea anche se così fosse non mi sembra il tipo da fare nulla di stupido o avventato, forse al limite te lo direbbe ma nulla più’, disse continuando a camminare al mio fianco, ‘magari a casa farò più attenzione a certi suoi comportamenti e ti dirò se noterò qualcosa’, le sorrisi un po cattivella facendola ridere, ‘basta che ci vai piano che tu sei pericolosa su queste cose, fammi sapere poi bene per il compleanno ok?’, fu la sua ultima domanda prima di entrare nel cancelletto del suo palazzo, mentre io salutandola proseguii per la mia strada pensando ovviamente a parecchie cose.

Lettori e lettrici direi che anche questa volta possiamo fermarci qui, i biscotti li abbiamo finiti (più lui che io), ed anche stavolta abbiamo fatto le nostre quindici paginette o su di li.
Beh, abbiamo un po’ anticipato cosa vorremmo raccontare la prossima volta, quindi attendete fiduciosi che anche li di cose ne accaddero; vi mando il solito bacione a tutti da parte mia ed uno da parte del pollo qui vicino.
Buone letture.

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