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Racconti erotici sull'Incesto

Hanna e Paul

By 5 Maggio 2015Dicembre 16th, 2019No Comments

Estate. Mese di agosto. Io: Hanna (34 anni), mio marito: Karl (38 anni) e mio figlio Paul: (18 anni) siamo nella nostra villa al mare. La colonnina del termometro segna 38′; l’aria &egrave immobile. Sono sul bordo della piscina distesa su un materassino di quelli gonfiabili. Mi sto arrostendo sotto i raggi solari. Mio marito invece &egrave seduto su una sdraio al riparo dell’ombra del gazebo e sta leggendo un libro. Come faccia a leggere con questo caldo &egrave un mistero. Al mio fianco c’&egrave mio figlio anche lui steso ad arrostirsi al sole. Le giornate scorrono lente. Sono tutte uguali. Le vacanze sono tutte noiose. Quello che mi trattiene dal non dare in escandescenze &egrave il pensiero di tornare nella bolgia cittadina. &egrave di comune opinione che le vacanze servono a ritemprare il fisico e lo spirito. Sarà anche vero, ma a me ci vuole ben altro per ritemprarmi. I miei compagni: Karl e Paul sembrano trovarsi a loro agio. Sono due corpi inerti. Oramai &egrave già trascorsa una settimana. Devo inventarmi qualcosa altrimenti impazzisco. Di scatto mi alzo dal materassino e mi dirigo in casa. Vado in cucina, apro il frigo, prendo una lattina di birra e vado alla finestra. Comincio a bere. Sto ancora sorseggiando la birra che due braccia mi circondano la vita e mi stringono. Sobbalzo. &egrave una stretta molto forte. Il corpo dell’uomo che mi sta stringendo si &egrave totalmente adagiato al mio corpo tanto che sento la pressione del suo pube contro il mio culo. E che pressione! Un sodo e grosso muscolo preme contro le mie chiappe. Finalmente. Qualcosa comincia a muoversi. Il mio pensiero corre a Karl. Chissà cosa lo ha fatto decidere. Forse &egrave stato il contenuto del libro che sta leggendo. Chiudo gli occhi ed abbandono la testa all’indietro. Pensando al dopo mi lascio andare. Già mi vedo nuda e stesa sul letto con Karl che copre il mio corpo con il suo quando una voce mi porta con i piedi a terra.
‘Mamma te l’hanno mai detto che sei una donna bellissima?’
Alle parole fanno seguito piccoli bacetti sul mio viso e sul mio collo.
Il sogno ad occhi aperti si infrange portandomi alla cruda realtà. L’uomo che &egrave dietro di me e mi sta stringendo facendomi sentire la sua virilità premere contro il mio culo &egrave Paul, mio figlio. E’ lui e non mio marito che mi ha seguita. Non mi divincolo dall’abbraccio. Mi piace sentirmi stringere. Più di tutto mi piace sentire la sua virilità premere contro il mio culo anche se &egrave quella di mio figlio.
‘Cosa c’&egrave? Ti sei stufato di stare ad essiccarti? Tuo padre invece &egrave a suo agio. Niente lo distoglie dalla sua lettura. Nemmeno sua moglie.’
Paul aumenta la forza della stretta.
‘Mamma io al suo posto impiegherei il mio tempo a leggere il corpo di mia moglie. Credo che vi troverei scritte cose molte interessanti e piacevoli.’
Prima i complimenti ed ora allusioni sul mio corpo. Il caldo fa dei brutti scherzi. Mio figlio ci sta provando. Mi divincolo e mi libero dal suo abbraccio.
‘Paul, perché non vai a tuffarti in piscina? L’acqua &egrave fredda e penso che ti faccia bene rinfrescarti.’
Senza aprire bocca esce dalla cucina. Attraverso i vetri della finestra lo vedo dirigersi alla piscina. La mia mente fantastica. Penso alle sue ultime parole. Sì, mio figlio, a modo suo ha detto che gli piaccio. Lo ha detto senza porsi il problema che io sono sua madre. L’episodio mi fanno tornare in mente alcuni piccoli fatti accaduti nei primi giorni delle vacanze che sono il prosieguo di altri incominciati già molto prima di partire per le vacanze. Non ho dato mai troppa importanza alle sue manifestazioni di approccio. Le ho sempre considerate effusioni affettive. Che un figlio faccia degli apprezzamenti sul fisico della propria madre può anche considerarsi normale. Ora invece so quali sono le reali intenzioni di mio figlio. Ecco anche spiegato l’assenza di ragazze dalla sua vita e del perché resta sempre a casa ed &egrave contento quando suo padre &egrave, per vari motivi, assente. Quando restiamo soli, in casa, lui gongola. Mi vengono in mente tutti gli episodi da lui provocati per strusciare il suo basso ventre contro il mio di dietro. Rivedo tutti i momenti in cui i suoi occhi lanciano sguardi morbosi nelle mie abbondanti scollature. Quando &egrave cominciato? Per quanti sforzi faccio non riesco a vederne il principio. Eppure ci deve essere stato qualcosa, qualche mio gesto o qualche mio atteggiamento che ha svegliato in lui l’istinto primordiale presente in ognuno di noi. Prigioniera di questi assurdi pensieri vado in bagno. Ho bisogno di una doccia fredda. E sì, non &egrave solo mio figlio ad aver bisogno di acqua fredda. Quando sono venuta in cucina ero già abbastanza eccitata e sentire la forza di mio figlio premere sul mio fondo schiena non ha fatto altro che aumentare il mio desiderio di donna in calore. L’immagine di Paul si materializza nella mia mente. Vedo in lui uno dei trecento guerrieri spartani che alle Termopili combatterono contro l’esercito persiano. Sento la mia micina lacrimare. Una mia mano va a posizionarsi fra le grandi labbra della mia polposa vulva. Due mie dita si inoltrano nella fenditura. Do vita ad un dentro/fuori. Mi chiavo usando le dita come fossero un cazzo. Il culmine arriva improvviso. Grido. Sto godendo; sento il piacere riempirmi la vagina, valicare le grandi labbra e colare lungo le mie cosce. Mi appoggio alle piastrelle della doccia e lascio che l’acqua scorra sul mio corpo. Dio mio! Cosa ho fatto? Mi sono masturbata pensando a mio figlio. Ho usato la sua immagine per dare sfogo alle mie voglie. Come ho potuto farlo? Perché? La colpa &egrave del mio desiderio d’amore. &egrave più di una settimana che Karl non frequenta il mio letto. Eppure non abbiamo litigato. Questo non giustifica il fatto di aver trascinato mio figlio nelle mie fantasie erotiche. Tutta colpa di quella pressione del suo pube sul mio culo e tutta colpa di quella esplicita allusione al mio corpo. Non ho mai pensato che &egrave il mio corpo a suscitare in lui desideri indicibili. Vado in camera mia; apro l’accappatoio e lascio che scivoli sul pavimento. Mi porto davanti allo specchio e guardo. Quello che vedo riflesso &egrave il corpo meraviglioso di una donna di 34 anni. Le mie misure: 90-60-90 sono misure invidiate da molte donne. Ho due bocce che sembrano palle da bowling su cui spiccano due grossi capezzoli che puntano in avanti come due bulloni. Sono ben levigate e perfette nella loro rotondità e cosa molto più stupefacente non hanno, nonostante l’età, un benché minimo cenno di cedimento. Si tengono su come fossero due palloncini aerostatici. Le amo. Porto un dito alla bocca, lo bagno con la saliva e lo vado a strofinare sul capezzolo destro. Ripeto l’operazione anche con il capezzolo di sinistra. &egrave uno dei modi di baciarmi le tette. Un altro modo &egrave quello di sollevarle con le mani, piegare la testa verso di loro, agganciare i capezzoli con le labbra e succhiarli fino a provocarmi un orgasmo. Continuo a far scorrere gli occhi sul mio corpo. Il torace &egrave ampio; il ventre &egrave piatto (sembra che non abbia mai partorito); una larga e folta pelliccia di neri peli orna il mio pube e si allarga su tutto il mio inguine diramandosi anche sui lati interni delle mie cosce. E sì, sono una pelosona. Mi piace molto esserlo e non lo nascondo. Per mutandine indosso sempre dei tanga molto striminziti che non riescono a coprire del tutto i miei ricci peli. Faccio ruotare il corpo di 90′ e vedo proiettato nello specchio un lato del mio corpo che &egrave formato, oltre che da quello che ho appena finito di descrivere, da due lunghe e ben tornite gambe (sono alta 175 cm) che culminano in due rotonde natiche molto sporgenti. &egrave il mio culo; &egrave un altro degli argomenti che fanno di me una donna desiderabile. Analmente sono vergine. Non l’ho mai dato. Nemmeno mio marito lo ha avuto. Continuo ad ammirare la mia immagine riflessa quando nel mio cervello si apre una porta e vedo entrare una figura d’uomo. &egrave nudo. &egrave Paul. La voglia gioca brutti scherzi. Perché mio figlio e non mio marito? Scuoto la testa. La figura svanisce. Apro uno dei cassetti e tiro fuori un costume. La parte inferiore &egrave un perizoma; la parte superiore &egrave uno striminzito reggiseno che a stento riuscirà a coprire i miei grossi capezzoli. Lancio uno sguardo fuori dalla finestra. Sorrido. Lo indosso e mi avvio alla piscina dove trovo mio marito ancora immerso nella lettura e mio figlio che mi sta guardando con occhi che gli escono dalle orbite. Apre la bocca ma non un suono gli esce. Il trillo di un telefono portatile rompe l’incantesimo. &egrave quello di Karl.
———————
La telefonata.
‘Pronto?’
Silenzio.
‘Cosa &egrave successo?’
Silenzio.
‘E volete che io venga? Ma sono in vacanza.’
Silenzio.
‘Va bene. Parto stasera e domani sarò da voi. Vi avverto che le giornate che perderò le recupererò a fine lavoro.’
Fine della telefonata.
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Karl ripone il portatile e si alza dalla sedia. Mi guarda.
‘Hai sentito? Devo rientrare. &egrave sorto un problema e vogliono la mia presenza. Parto stasera. Starò via un paio di giorni.’
A passo veloce si dirige verso la casa. Lo seguo. Arriviamo in camera. La mia speranza non si estingue. Mi auguro che prima che parta gli venga voglia di farsi una cavalcata con me come giumenta. Lui va in bagno. Mi precipito per raggiungerlo. Vedo la porta chiudersi e sento lo scatto della serratura. Si &egrave chiuso dentro. Non lo ha mai fatto. Cosa sta accadendo? Mi avvicino alla finestra; guardo in direzione della piscina e vedo mio figlio che si sta esibendo in una danza del tipo di quelle che ho visto fare nei film western dagli indiani. &egrave contento che il padre parte. Il pensiero di restare sola con mio figlio, dopo quello che ha detto che farebbe con il mio corpo, mi spaventa. Mio marito esce dalla doccia.
‘Karl, vuoi che venga con te?’
‘No! Non stare a preoccuparti, e poi c’&egrave tuo figlio: non vorrai lasciarlo solo?’
&egrave proprio questo il problema; sono io a non volere restare sola con Paul. Certamente non posso dire a mio marito delle mie paure. Dopo circa due ore Karl parte. Ha preso la Mercedes ed ha lasciato la Porsche. Chissà perché? La Porsche &egrave la sua preferita. Sono sull’uscio ad agitare il braccio sollevato in segno di saluto. Paul non &egrave con me a salutare suo padre. Rientro in casa. L’attraverso tutta. Arrivo all’altra estremità. Sto per varcare la soglia del vano balcone che si apre sul giardino dove &egrave ubicata la piscina quando i miei occhi notano qualcosa che mai avrei creduto di poter vedere. Mi blocco. In piedi, sul bordo della piscina c’&egrave mio figlio e fin qui niente di strano. L’eccezionale &egrave che &egrave nudo e sta guardando nella mia direzione. &egrave da quando aveva 12 anni che non ho più visto mio figlio nudo. Nonostante provi imbarazzo i miei occhi non riescono a staccarsi dalla sua figura. Lo osservo. Ha un fisico stupendo, &egrave alto (180 cm), occhi blu, torace ampio e muscoloso, addominali che sembrano dei chocolatine allineati su due file, collo taurino, braccia possenti, giro vita non molto stretta, fianchi larghi, cosce piene di muscoli ed infine il mostro. L’oggetto che nell’abbraccio di quel primo pomeriggio ho sentito premere contro il mio culo &egrave lì davanti ai miei occhi e punta dritto nella mia direzione. Non ho mai visto un pene di quelle dimensioni. Lungo, grosso e con un glande che sembra la cappella di un fungo porcino. Resto incantata da tanta magnificenza. Sono tutta presa da quella visione che non mi accorgo che lui si &egrave avvicinato, mi ha preso le mani e, camminando all’indietro, mi sta trascinando nei pressi del gazebo. Durante il breve tratto non ho mai staccato gli occhi da quel meraviglioso muscolo che si erge imperioso dal suo inguine. Ho l’affanno. Sembra che abbia fatto una corsa. Lui si porta alle mie spalle. Slaccia il reggiseno e lo lascia cadere sul prato. Infila le dita nel bordo del mio perizoma e me lo sfila facendolo scorrere in giù fin sull’erba. Inconsciamente sollevo prima un piede e poi l’altro per agevolargli il compito. Ora sono completamente nuda. Lui mi circonda la vita con le sue possenti braccia e mi stringe a se. Di nuovo quella pressione sul mio culo; di nuovo quella stupenda sensazione. Abbandono la testa all’indietro e la poggio nell’incavo di una sua spalla. La mia bocca &egrave dischiusa e ingurgita aria. Le sue braccia allentano la stretta e si spostano verso la parte superiore del mio corpo. Sento le sue mani poggiarsi sul mio seno e chiudersi a coppa su ognuna delle mie mammelle facendo in modo che i miei grossi capezzoli premano contro il centro del palmo delle sue mani. Un miagolio mi esce dalla bocca. Un brivido mi corre lungo la schiena. Lo sento muoversi. Intuisco cosa cerca di fare. Decido di favorirlo. In preda alla libidine per la mancata galoppata con mio marito comincio a muovermi. Faccio ondeggiare il mio culetto dandogli così la possibilità di sistemare la sua arma fra le mie chiappe ed in posizione orizzontale al mio corpo. Avverto il suo grosso glande spingere contro il buchetto del mio culo. Un leggero fastidio allo sfintere mi fa mettere i piedi a terra. Cosa sto facendo? Sto permettendo a mio figlio di giocare con il mio corpo. Devo essere impazzita. Mi libero con violenza dall’abbraccio innaturale. Raccolgo un asciugamano e lo avvolgo intorno al mio corpo. Mi giro e lo guardo negli occhi.
‘Sei un porco. Cosa credi di fare? Sono tua madre. Trovati una ragazza e sfogati con lei.’
Paul mi guarda. Non &egrave per niente spaventato dalla mia reazione.
‘Mamma, ti amo. Sei tu la ragazza che voglio. Sono anni che sono innamorato di te. Papà non ti merita. Lascialo, divorzia, scappiamo io e te. Andremo in un paese dove il rapporto tra consanguinei non &egrave perseguitato dalle leggi.’
Mio figlio ha perso la ragione. Mi sta chiedendo di abbandonare mio marito e fare di lui il mio amante.
‘Mi ami? Ti rendi conto della pesantezza di questa parola. Sei mio figlio; fra noi non ci potrà mai essere l’amore di come lo intendi tu. Oltre che sbagliato &egrave ‘ &egrave ‘ insomma non siamo animali. Solo nel regno animale si realizzano accoppiamenti fra consanguinei. Tu non mi ami. Tu vedi in me una donna che suscita voglie animalesche. Tu vuoi unicamente soddisfare la tua voglia di possedermi, di chiavarmi e basta. Sei come tutti gli uomini. Una botta e via. Per questo ci sono le prostitute. Trovane una e soddisfa la tua voglia. Ti darò io i soldi per pagarle la prestazione.’
Raccolgo il perizoma ed il reggiseno e sotto gli occhi ancora pieni di lussuria di Paul scappo in casa e vado a chiudermi nella mia stanza. E adesso? Mio figlio mi ha dichiarato guerra. Sono diventata terra di conquista e conoscendolo non si fermerà fino a che non mi avrà conquistata. Cosa faccio? Timore di una sua aggressione non ne ho perché so che Paul non mi userà violenza. Ha detto di amarmi ed una donna che si ama non la si violenta. Allora da dove nascono le mie paure. Mi avvicino al balcone e guardo in direzione della piscina. Lui &egrave ancora là. &egrave in piedi e sta guardando nella mia direzione. &egrave ancora nudo ed ha l’affare ancora in tiro. La pelle mi si accappona. Non &egrave il freddo la causa ma &egrave la vista dello stupendo corpo di mio figlio a provocarmi i brividi che mi attraversano. Finalmente capisco l’origine delle mie paure. Quando questa mattina Paul mi teneva stretta e manifestava la sua forza attraverso la pressione che esercitava sul mio culo per un attimo mi sono lasciata andare, ho provato desiderio. &egrave vero che ho creduto che fosse mio marito ma non &egrave stato cosi quando poco fa mio figlio mi ha prima tolto il costume e poi mi ha nuovamente abbracciata da dietro ancorando le sue mani alle mie mammelle e stringendomi forte contro il suo corpo. Sapevo che non era mio marito a stringermi eppure l’ho lasciato fare. Non solo; gli ho anche permesso di infilare il suo coso fra le mie chiappe. L’ho addirittura agevolato. Il piacere provocatomi da quelle manifestazioni di desiderio si &egrave propagato per tutto il mio corpo. Ho miagolato e mi sono anche bagnata fra le gambe. Ho desiderato che mi prendesse. In quei momenti non ho pensato a lui come figlio, ma a lui come maschio. Poi ho realizzato quello che stava accadendo e sono scappata. Una fuga che non ha risolto il problema. Lui &egrave là; sa che lo sto guardando e sa anche che mi &egrave piaciuto quando, agevolandolo, me lo ha messo fra le chiappe. Ha sentito i miei miagolii. &egrave in attesa ed io non posso certo restare chiusa in casa aspettando il maturare degli eventi. Due sono le strade. Una &egrave accettare l’evidenza e lasciare che mio figlio mi possieda. Questa &egrave la scelta dettata dal corpo che al solo pensarlo lo sento vibrare. Non lo nascondo mio figlio mi piace tradirei volentieri mio marito con un ragazzo come Paul. Una cosa &egrave il pensarlo e un’altra &egrave concretizzare il desiderio. La seconda &egrave rientrare nei ranghi e tornare ad essere una madre ed un figlio sapendo che certe cose non possono mai farsi. La cosa più sensata da fare &egrave scegliere la seconda strada. Per attuarla non basta tenerlo a bada con le parole. Da quanto ho visto ed intuito Paul &egrave talmente infoiato che ci vorrebbe un iceberg per raffreddare i suoi istinti. Devo stare fisicamente lontano da lui. Devo tenere il mio corpo fuori dal suo raggio visivo. Non mi resta altro da fare che raggiungere mio marito. Prendo un dei miei perizoma e lo indosso. Infilo le mie gambe in un jeans e tiro su la zip coprendo così anche il mio culetto. Il torace lo copro con una maglietta senza indossare il reggiseno. Raccolgo la borsa e prima di andare via vado al balcone per controllare se lui &egrave ancora lì. C’&egrave ed &egrave sempre nudo ed in piedi a guardare verso la casa. Veloce esco di casa; salgo sull’auto e via. Giungo alla villa dove abitualmente abito insieme a mio marito e mio figlio nelle prime ore del mattino. Entro. Silenzio. Karl starà ancora dormendo. Vado in camera. Il letto &egrave vuoto. Forse sta dormendo nella stanza del figlio; ci vado. Niente. Giro per tutta la casa e di tracce di mio marito non ce ne sono. Arrivo alla stanza che funge da studio; entro. Sulla scrivania c’&egrave una busta con il mio nome impresso su una facciata. L’apro, estraggo il foglio e leggo. La scrittura &egrave di Karl. Arrivo alla fine dello scritto e poi le ultime sue parole:
‘Non ti amo più, non mi cercare, fra noi &egrave tutto finito. Addio.’
Lo studio, i mobili, tutto comincia a girare vertiginosamente. Mi lascio andare sul divano e svengo. Riprendo i sensi. Credo che sia trascorso un bel po’ di tempo da quando sono svenuta. Deve essere cosi perché il sole fuori &egrave quasi a mezzogiorno. Sul pavimento c’&egrave la lettera che mi ha lasciato Karl. La prendo e la rileggo. La ripongo nella busta e la rimetto nella stessa posizione in cui l’ho trovata. Faccio scorrere gli occhi nella stanza. Su una mensola c’&egrave il suo telefono portatile. L’apro. La sua rubrica &egrave stata cancellata. No. Non ci credo. Rifaccio il giro della casa. Controllo nei mobili. Tutta la sua roba compresi i vestiti sono spariti. Non può aver fatto tutto da solo in così poco tempo. Qualcuno deve averlo aiutato. Esco e alla guida dell’auto raggiungo il suo studio in città. &egrave chiuso. Chiedo al portiere se lo ha visto. Sa che sono la moglie. Mi risponde che non vede il signore da quando &egrave partito per le vacanze. &egrave solo venuta una ragazza a portare le chiavi dello studio e che &egrave la stessa che ha ritirato le chiavi di casa che il signore aveva lasciato per lei. Chiedo se conosce quella ragazza. Mi dice che la conosce ma che non sa il suo nome. L’ha vista spesso in compagnia di mio marito. Me la faccio descrivere. Si tratta della sua segretaria. Una donna di circa 27 anni di nome Margie. Bella. Finalmente un pò di luce. Karl si &egrave innamorato ed &egrave scappato con la sua segretaria. La cretina sono io che l’ho amato e che l’amo ancora. Prendo le chiavi dello studio e faccio ritorno a casa. Una settimana passa senza che ci sono novità. Ho passato in rassegna tutta la mia vita di donna coniugata. Avevo 15 anni quando mi innamorai di Karl. A sedici ero già sua ed ero incinta di Paul. In famiglia si scatenò il terremoto. I suoi genitori ed i miei volevano farmi abortire. Io e Karl ci opponemmo. Di fronte alla nostra fermezza ci fecero sposare. Andammo ad abitare con i suoi genitori. Nacque Paul. Mio marito ed io continuammo a studiare. Ci laureammo. Io in chimica e lui in giurisprudenza. Lui aprì uno studio legale ed io trovai lavoro presso un centro di ricerca diventandone una rispettabile ed apprezzata dirigente. Diventammo economicamente e finanziariamente una famiglia della borghesia medio-alta. Eravamo felici o almeno così ho sempre creduto. Niente faceva presupporre che Karl si innamorasse della sua segretaria. Sul piano fisico non ho mai avuto rivali. Margie &egrave una bella donna ma deve avere qualcosa che io non ho. Forse 19 anni sono troppi da trascorrere insieme. Forse il nostro lavoro ci ha tenuti lontano l’uno dall’altro. Forse &egrave perché non ho voluto altri figli. Troppi forse. Intanto mi &egrave stata recapitata la comunicazione di istanza di divorzio presentata da Karl. Affido la pratica ad un avvocato e lo incarico di provvedere facendo in modo di non farmi mai incontrare con il mio ex. Il problema &egrave dirlo a mio figlio. Paul, dopo lo sconvolgente approccio avuto con me, &egrave rimasto nella nostra villa al mare, non mi ha seguita. Lo devo mettere al corrente di quanto sta accadendo. Già immagino la sua reazione. Sarà felicissimo. Si &egrave realizzato quello che lui voleva. Il mio divorzio da suo padre. Per lui ora sono una donna libera. Non ci sono più ostacoli a farci incontrare in un letto. Mi tornano in mente gli attimi in cui, nudo, mi prende per mano e mi porta al gazebo. Non mi sono ribellata perché sono rimasta affascinata dalla sua nudità ed incantata dalla meravigliosa creatura che faceva capolino fra le sue cosce. Non mi sono ribellata nemmeno quando mi ha sfilato gli unici indumenti che avevo: il perizoma e lo striminzito reggiseno facendomi restare nuda sotto lo sguardo morboso dei suoi occhi. Non mi sono ribellata nemmeno quando ha piazzato il suo pene fra le mie chiappe; al contrario l’ho aiutato. Non mi sono ribellata nemmeno quando mi ha cinto il torace ed ha agganciato le sue mani alle mie gemelle. Mi &egrave piaciuto sentirmi avvinghiata al suo corpo. Non ho pensato a lui come mio figlio. Ero arrapata. Ero in calore. In quel momento ho visto in lui l’uomo di cui avevo bisogno. &egrave stata la pressione che ho sentito contro il mio sfintere che mi ha fatta ritrarre e farmi rendere conto che stavo per commettere un atto moralmente condannabile ed innaturale. Sono sicura che se avesse esercitata la pressione fra le mie grandi labbra avrei ceduto ed a quest’ora ero una madre depravata. Bastava farmi piegare in avanti e il suo glande si sarebbe trovato ad essere ospitato dalla mia vulva. Una piccola spinta e mi avrebbe posseduta. Non &egrave accaduto perché ho preso coscienza di essere sua madre. Gliel’ho detto e lui mi ha risposto che mi ama e che vuole che io diventi la sua donna; che faccia di lui il mio amante. Con questi presupposti lo devo chiamare per comunicargli che suo padre mi ha lasciata. Prendo il telefono e compongo il numero del telefono della nostra villa al mare.
‘Pronto? Paul? Sono mamma. Dobbiamo incontrarci. Sono accaduti fatti di cui devi necessariamente essere messo al corrente. Quando puoi raggiungermi?’
‘Mamma, potrei anche raggiungerti questa sera stessa. Preferisco di no. Resterò qui anche per tutto il mese di settembre. Ad inizio ottobre verrò a casa. Di quello che mi vuoi informare già so. Papà ti ha lasciata. Non sprecare il tuo tempo a romperti le meningi. Quello che ti &egrave capitato non vederlo come una sciagura. Tuo marito non ti ha mai meritato. Ci sono qua io pronto a sostituirlo. Io ti amo.’
Un click mi dice che la comunicazione &egrave interrotta. Già sa. Sapeva della tresca del padre con la segretaria e non mi ha mai detto niente. Si &egrave fatto forte della sua conoscenza dei fatti per manifestare la sua voglia di farmi diventare la sua donna. Dimentica che sono sua madre. Che non potrò mai accettarlo nel mio letto come uomo. Che situazione balorda. Roba da manicomio. Mi ritrovo ad essere abbandonata da mio marito e con un figlio che mi dice che &egrave pronto a sostituirlo. Ci deve pur essere una soluzione? Un diavoletto si affaccia nel mio cervello e mi suggerisce che l’uscita da quel groviglio &egrave di far entrare mio figlio nel mio letto e di farmi possedere. In questo modo avrei soddisfatto il desiderio di Paul. Concedendomi si sarebbe calmato e non mi avrebbe più desiderata. In fondo si tratterebbe di farmi cavalcare per una sola volta. Nessuno saprebbe niente perché avverrebbe fra le mura domestiche ed al riparo da occhi indiscreti. Questa idea mi provoca un brivido che investe il mio basso ventre. Il diavoletto ci sa fare, sa come scegliere le sue vittime. Ha letto nel mio subconscio e vi ha trovato scritto che mio figlio mi piace e che portarlo a letto non costituirebbe scandalo perché lo farei nella più assoluta segretezza. &egrave una prospettiva folle ma &egrave l’unica via per uscire da questa pazzesca situazione. In fondo si tratterebbe di soggiacere alle voglie di mio figlio per il tempo necessario a svuotarlo del desiderio di possedermi. E del come svuotare un uomo della sua forza sono una maestra. Sono una donna che nell’arte amatoria diventa una mantide. L’uomo lo divoro nel momento stesso che mi sta cavalcando. Mio marito dai nostri incontri ne &egrave uscito sempre distrutto. Paul vuole sostituirlo? Così sia. Se &egrave scritto che deve accadere che avvenga. Lo aspetterò e quando arriverà mi troverà pronta a riceverlo. Nell’attesa il mio tempo lo passerò a sistemare i conti con il mio ex. In primo luogo do l’incarico ad una agenzia immobiliare di vendere lo studio dove Karl esercitava la sua professione. Posso farlo perché la proprietà &egrave a me intestata. Vado in banca e svuoto il c.c. cointestato ed a firma disgiunta. Trasferisco il tutto su un altro c.c. Disdico il contratto telefonico di casa in modo da non essere disturbata dai clienti del mio ex marito. Decido di porre in vendita anche la nostra villa al mare e la nostra villa in città che per motivi fiscali Karl decise, io fui d’accordo, furono tutte a me intestate. Sarei andata ad abitare in una tenuta che i miei genitori, ancora viventi, hanno in una zona montuosa ma ben collegata e di cui nessuno sa dell’esistenza; nemmeno Karl e Paul. Lì avrei aspettato il mio imbizzarrito e scalpitante puledro. Informo i miei genitori del mio trasferimento raccomandandoli di non fare parola con nessuno nemmeno con i parenti. Poi farò sapere loro i motivi della mia decisione. Do l’incarico ad una ditta di trasporto di impacchettare il tutto e trasferirlo nel nuovo sito. Disdico tutti i contratti di utenze ed esco, finalmente, da quella casa che non sento più mia. Mi reco in città e vado a prenotare una camera nel migliore albergo. Dopodiché mi lancio nella folla attirando sul mio stupendo corpo sguardi vogliosi di uomini di tutte le età. Dopo essermi fermata per la cena in un ristorante che conosco faccio ritorno in albergo. Vado in camera, mi spoglio e mi lanciò sotto la doccia; l’acqua &egrave caldissima. Mi piace farla scorrere sul mio corpo. Mi eccita molto sentirla picchiettare con violenza sulle mie tette ed in particolare sui miei capezzoli. La mia mente lavora di fantasia. Mi vedo schiacciata contro le piastrelle e con un poderoso randello che tenta di farsi strada fra le mie chiappe. Miagolo e nitrisco. Allargo le cosce e ne favorisco l’avanzata. Le mie mani si muovono come se gli avessi dato un comando. Una va a giocare con i capezzoli: li artiglia e li strizza mentre l’altra e scesa fra le mie cosce e si &egrave insinuata nella folta foresta di peli. Le dita trovano l’ingresso del mio peloso nido e vi entrano. &egrave in quel momento che il viso dell’uomo che mi sta prendendo si materializza. &egrave il viso di Paul, mio figlio. Se fosse accaduto pochi giorni addietro avrei gridato e mi sarei sottratta. Oggi, invece, lo guardo con occhi spiritati dal desiderio. Gli sorrido e lo invito ad essere più violento.
‘Si, Paul, di più, forza spingi, violentami, fammi male, sono tua.’
Le mie dita si muovono frenetiche nella mia vulva. Mi sto masturbando al pensiero di mio figlio che mi sta possedendo. Raggiungo l’orgasmo. Lentamente mi rilasso. Chiudo l’acqua. Mi avvolgo nell’accappatoio. Mi guardo allo specchio e vi vedo riflessa la mia immagine ancora con i segni dell’orgasmo raggiunto. Sorrido.
‘Grazie Paul, vieni presto. La tua mammina ha bisogno di te.’
Mi libero dell’accappatoio e, nuda, mi infilo nel letto. Mi lascio sprofondare nelle braccia di Morfeo. La notte &egrave lunga ed &egrave piena di ombre. Una di queste mi sta chiamando. La conosco gli corro incontro. &egrave nuda. Mi prende per mano e mi trascina sul prato. Mi fa stendere e poi riversa il suo corpo sul mio. Avvinghiati rotoliamo sull’erba. Ci amiamo. Mi sveglio. &egrave stato tutto un sogno. No. Non posso aspettare che venga ottobre per vederlo. Il mio corpo urla il suo desiderio di stringerlo e di rotolarsi sul letto. Devo costringerlo a venire il più presto possibile. Trascorro il resto della notte sforzandomi di trovare la scusa per farmi raggiungere. Al mattino lo chiamo al telefono.
‘Paul, quando deciderai di venire non venire a casa. Raggiungimi in questo posto (gli do il recapito). Mi sto già trasferendo. Di una cosa ti prego, vieni presto, non farti aspettare. Tua madre ti vuole vicino.’
Un silenzio che dura circa un minuto.
‘Mamma, quanto mi vuoi vicino? Qual &egrave la distanza che ci dovrà separare?’
Ha capito e vuole che sia io a dirglielo. Ora o mai più.
‘La distanza sarà la stessa di quel giorno che mi togliesti il costume.’
‘Non ci ripenserai? Non ti farai prendere dagli scrupoli? Non ti tirerai indietro?’
‘Paul, ti prego, non pormi domande a cui non so risponderti. Non farmi ipotecare il futuro. So che ti voglio e che il pensiero di te non mi fa ne riposare e ne ragionare.’
‘Mamma, Hanna, sto arrivando. Stasera sarò da te.’
Sarebbe venuto in moto. Il viaggio &egrave abbastanza lungo; sono circa 1000 km. Non vorrei che la voglia di avermi gli facesse correre qualche rischio.
‘Non correre, non farmi stare in pensiero. Io non scappo. Starò qui buona, buona ad aspettarti.’
&egrave sera, sono a letto. Un lenzuolo copre il mio corpo nudo. Ho un cuscino dietro le spalle che mi tiene sollevata. So che sta per arrivare. Sono tutta un fremito. Sento il rombo della moto. &egrave arrivato. Poi il citofono squilla. Alzo la cornetta.
‘Ben arrivato. Sono al piano superiore. Raggiungimi. Ti sarà facile trovare la stanza. La luce accesa ti farà da guida. Ti aspetto.’
Due minuti e me lo trovo in camera.
‘Ciao. Come stai? Fatti una doccia; usa la mia. E poi vieni a letto.’
Mi sta guardando. I suoi occhi brillano. Comincia a spogliarsi. Togliersi la tuta da motociclista non &egrave come levarsi i pantaloni. Ci vuole più tempo. Dopo alcuni minuti &egrave nudo. &egrave magnifico. I miei occhi vanno alla ricerca della sua daga. Eccola, &egrave lì. La sua immagine non mi ha mai abbandonata. Il glande &egrave completamento scoperto. &egrave come l’ho vista la prima volta che me la mostrò. Devo toccarlo.
‘Avvicinati.’
Paul si avvicina al letto. Allungo una mano ed impugno l’arma. &egrave calda. Sento il suo sangue pulsare. Il guerriero geme. Mi metto su un fianco ed avvicino la testa alla daga. Un odore acre mi invade le narici. Poggio le labbra sull’elsa e gli schiocco un sonoro bacio. Caccio la lingua e gli do una leccatina. &egrave salato. Paul nitrisce e mi chiama.
‘Haaaannna! Mammaaaaaa!’
Ritorno nella mia posizione.
‘Puzzi e il tuo coso sa di piscio. Vatti a lavare. Sbrigati. Non mi va di aspettarti più del necessario. Ho la fucina che sta infiammandosi ed ha bisogno del tuo idrante per spegnersi.’
‘Mamma. Sarò più veloce della luce.’
Si volta e sparisce nel bagno. Dopo 20 minuti &egrave nuovamente al lato del letto.
‘Mi fai un po’ di posto?’
Mi sposto sull’altro lato del letto, sollevo il lenzuolo e lo invito ad entrare.
‘Vieni, entra. Questo sarà il tuo letto per tutto il tempo che vorrai.’
Prima di stendersi fa scorrere i suoi occhi sul mio corpo.
‘Mamma sei bellissima. Sei Venere scesa sulla terra. Non ho mai visto una donna più bella di te.’
‘Non esagerare. Di donne come me il mondo ne &egrave pieno. Su, non perdere tempo a magnificare il mio corpo. Dicesti che al posto di tuo padre avresti impiegato il tuo tempo a leggere il corpo di tua moglie. Eccomi. La moglie di tuo padre &egrave qui. Comincia pure a leggere. Fammi sentire come sai leggere?’
Paul entra nel letto e si stende al mio fianco.
‘No Paul. Non &egrave cosi che ti voglio. Vienimi sopra.’
Mio figlio fa rotolare il suo corpo sul mio. Allargo le gambe e le tiro su. Lui fa ondeggiare il suo bacino; lo solleva e poi lo flette in avanti. La sua daga mi sta penetrando. &egrave una meravigliosa sensazione quella che sto provando.
‘Spingi. Fallo entrare tutto quanto. Sventrami.’
Ha così inizio la mia storia con mio figlio.
Oramai sono 5 anni che la mia relazione con Paul va avanti e si rafforza ad ogni giorno che passa. Quando &egrave cominciata credevo che per lui si sarebbe trattato di una semplice infatuazione passeggera, che non sarebbe durata più di una notte. Sarebbe bastato concedergli di farsi una cavalcata e tutto sarebbe finito. Non avevo fatto i conti con il diavoletto. Fu lui a spingermi fra le braccia di Paul. Il mattino dopo di quella favolosa notte ero pazzamente innamorata del guerriero che aveva coperto il mio corpo con il suo. Mi aveva montato più e più volte. Aveva scaricato nel mio ventre miliardi e miliardi di spermatozoi. Fu una notte meravigliosa. Il mio destriero mi portò a spasso per l’universo facendomi vivere un fantastico viaggio fra le stelle ed i mondi che popolano la volta celeste. Mai il piacere &egrave stato padrone del mio corpo così come me lo ha fatto vivere il mio Paul. Suo padre al suo confronto era un dilettante. Ed ora eccomi qui nel letto, nuda, e con lui, pure nudo, steso al mio fianco. Sta dormendo. &egrave sabato. Ne io e ne lui abbiamo impegni. Gli accarezzo la fronte. Mi alzo. Indosso la vestaglia nera trasparente (a lui piace molto) ed esco dalla stanza. Scendo al piano di sotto e vado in cucina. Gli preparo la colazione. Deve essere abbondante. Quando si sveglierà avrà fame. Succede sempre cosi quando di notte si cimenta in battaglie che hanno per oggetto la conquista e l’esplorazione del mio corpo. Ne esce sempre distrutto. Guardo il vassoio e controllo che non manchi niente. No, c’&egrave tutto. Manca solo il latte, ma quello &egrave un alimento che lui preferisce berlo direttamente dalla fonte. Eh, sì! Ogni mattina devo fingere di allattarlo. Lui dopo aver fatto colazione si avventa sul mio seno e prende a succhiarmi le tette. Sollevo il vassoio e mi avvio per ritornare nella camera dove lui dorme. In quel momento il campanello d’ingresso trilla. Chi sarà? Non aspettiamo nessuno di quelli che conosciamo anche perché sono pochi quelli con cui abbiamo tenuto ancora in piedi dei contatti. Vado ad aprire. Sulla soglia c’&egrave Julie, mia madre.
‘Mamma, come mai sei qui? Ti sei alzata presto?’
‘Mi fai entrare o vuoi che vada via?’
Mi sposto e la faccio entrare. Lei conosce la strada. Si dirige in cucina. Io le sono dietro.
‘Mi offrì un caff&egrave? stamattina non l’ho ancora preso.’
‘Certo.’
Mamma nota il vassoio.
‘Per chi &egrave questo ben di dio? Io colazioni di questo tipo le preparavo per il mio uomo il mattino dopo aver combattuto per una intera notte? Sta ancora dormendo? Chi &egrave? Me lo fai conoscere?’
Una vampata di calore mi sale al viso.
‘Ehi! Non arrossire. Che lui &egrave qui nella tua camera l’ho capito dal come sei vestita; praticamente &egrave come se fossi nuda. Dai siediti e raccontami del come e quando l’hai conosciuto? Deve trattarsi di una cosa seria se lo hai portato a casa. Lo hai presentato a tuo figlio? come l’ha presa? Spero bene.’
Mi siedo di fronte a lei. Non riesco ad aprire bocca. Mamma mi sta guardando. Il sorriso sparisce dal suo viso. I suoi occhi assumono una luce che sembra voglia leggermi dentro.
‘Ti vedo strana; sicura di stare bene? Sembri cambiata.’
‘Certo che sto bene. Mi trovi cambiata? Forse &egrave perché sono parecchi mesi che non vieni a trovarmi.’
‘Sarà. Ti trovo più grossa. Non ingrassata, ma più gonfia. Anche le tue tette sembrano più grosse. Me le fai vedere?’
‘Mamma, ma che idee assurde ti vengono. Perché vuoi vedere le mie tette?’
‘Così. Mi &egrave venuto un pensiero e vorrei la conferma.’
‘E tu la conferma al tuo dubbio la vuoi avere guardando il mio seno.’
‘Tu fammele vedere e poi ti dirò il perché.’
In fondo &egrave mia madre non c’&egrave niente di strano se le mostro le mie mammelle e poi sono curiosa di sapere il perché le vuole vedere.
Mi alzo e mi avvicino a lei; apro la vestaglia e le mostro il mio bianco seno. Mamma allunga le mani e le poggia sulle mie mammelle. Le tasta. Con le dita mi circonda i capezzoli e li strizza.
‘&egrave come penso. Il tuo seno si &egrave ingrossato. Da quando avverti tensione al petto? Non hai notato che anche le tue areole si sono allargate? Ed i capezzoli non ti danno fastidio? Non ti fa male la schiena?’
‘Mamma, non farmi preoccupare. Cosa c’&egrave che non va?’
‘&egrave vero che sono passati più di 20 anni da quando hai partorito tuo figlio, ma certi segnali o sintomi non si dimenticano facilmente. Bambina mia tu sei incinta.’
Divento cadaverica. La cucina prende a girare. Mi sembra di stare in un vortice. Devo reggermi al tavolo per non cadere. Mamma &egrave preoccupata.
‘Ehi, guarda che non &egrave la fine del mondo essere incinta. Piuttosto come pensi di giustificare a tuo figlio di questa tua gravidanza.’
Chiudo la vestaglia e vado a risedermi sulla mia sedia.
‘Mamma sei sicura di quello che dici? Veramente pensi che io sia incinta?’
‘Amore i segni ci sono tutti. Quanto manca alla data della venuta del tuo ciclo? quanto manca alle prossime mestruazioni?’
‘Una settimana. Ma non &egrave questo il problema; io questo figlio non posso averlo. Cazzo, sono stata sempre attenta. Come &egrave potuto accadere?’
Mia madre mi guarda con occhi pieni di domande.
‘Non ti capisco. Perché non puoi avere questo figlio? al tuo posto farei salti di gioia; tuo figlio sarà contento di avere un fratello o una sorella.’
Questo &egrave il problema: mio figlio; quando lo saprà farà salti di gioia, ne sono più che sicura. In questi cinque anni non ha fatto altro che pregarmi di mettermi incinta. Divento nervosa. Mi agito. Mamma comincia a sospettare.
‘Tuo figlio &egrave già uscito?’
Non le rispondo. L’anticipo. Mi alzo.
‘Seguimi.’
Julie si alza e insieme usciamo dalla cucina e saliamo le scale che portano alla zona notte. Lei mi &egrave dietro.
‘Hanna, dove stiamo andando?’
Non le rispondo. Raggiungiamo la porta della mia camera. Non entro. Mi faccio superare.
‘Vuoi sapere perché non posso avere questo bambino? Il perché &egrave disteso sul mio letto.’
Mia madre guarda verso l’interno e gira la testa verso di me. Io sono appoggiata alla parete. La sua voce mi giunge come se mi stesse parlando da un altro mondo.
‘Scommetto che se faccio il giro delle altre camere le troverò tutte libere.’
La vedo avvicinarsi. Mi supera e ridiscende al piano di sotto. Raggiunge la cucina e torna a sedersi vicino al tavolo. Io vado a prendere posizione di fronte a lei. I suoi occhi sono puntati nei miei.
‘Da quando dura questa storia? &egrave lui il padre del bambino che sta crescendo nel tuo ventre?’
&egrave inutile negare l’evidenza.
‘Da quando Karl mi ha lasciata.’
‘Sai quello che stai facendo?’
‘Sì. E non me ne frega niente. Ti dico subito che non &egrave un capriccio. Non lo &egrave mai stato. Lo amo. Ne sono innamorata. Se a te non sta bene domani faremo i bagagli e andremo via. Ti prego solamente di non farne parola con nessuno.’
‘Stai tranquilla. Da me nessuno saprà niente. Ti dico solo di fare attenzione. Basta un niente e sarete perduti. Piuttosto come pensi di dirgli che gli darai un figlio?’
Sobbalzo.
‘Che dici? Non sono mica incinta?’
‘Non penserai di abortire?’
‘Non mi resta altro da fare. Non posso far nascere un bambino concepito attraverso un accoppiamento innaturale.’
‘Perché lo chiami innaturale? Non sei tu una femmina? E lui non &egrave forse un maschio? Mi hai detto che lo ami e credo che anche lui ti ami. Non ci vedo niente di innaturale.’
‘Mamma ti rendi conto di quello che stai dicendo. Dovrei mettere al mondo un bambino figlio di un rapporto incestuoso. Se si saprà cosa succederà?’
‘Tu fallo nascere. Nessuno saprà niente. Nella nostra famiglia &egrave già accaduto e nessuno ha mai saputo. Hai un posto dove stare tranquille senza che nessuno possa disturbarci. &egrave venuto il momento per farti conoscere un pò di storia della nostra famiglia.’
Dio, mia madre ha detto che nella mia famiglia già &egrave accaduto. Sono curiosa di sapere chi, nella mia famiglia &egrave frutto di un rapporto consumato tra consanguinei.
‘Seguimi.’
Con mamma che mi segue come un cagnolino, mi dirigo verso un’ala della tenuta mai frequentata. Saliamo fino al sottotetto. Da un crepa nel muro prelevo una chiave, la infilo nella serratura ed apro la porta. Faccio entrare Julie e poi entro io. Chiudo la porta alle mie spalle. Mamma sta osservando l’ambiente.
‘Non sapevo che un sottotetto potesse essere attrezzato in modo da somigliare ad un nido dove trascorrere ore di felicità. &egrave qui che tu e tuo figlio vi rifuggiate?’
‘No. Paul non sa dell’esistenza di questo posto. Lui sa che &egrave un ripostiglio dove ci sono cose vecchie. L’ho usato solamente io e per un buon periodo. Mi sono rifugiata qui quando i dubbi e le perplessità sul rapporto che ho con Paul mi assalivano. Ora non ci vengo da un bel po’.’
‘Il che vuol dire che la natura del rapporto che hai con tuo figlio non ti spaventa più di tanto? Ne sono contenta e sai perché? Così potrò parlare liberamente e senza sottintesi. Vieni sediamoci.’
Il sottotetto &egrave formato da un unico ambiente. Non ci sono mobili. Ci sono solo decine di grossi cuscini gettati a casaccio sul pavimento. Saranno un centinaio. Un solo divano &egrave posto al centro dell’ambiente. &egrave molto largo e lungo. Andiamo a sederci. Mamma prende le mie mani e le stringe.
‘Prima di cominciare sei sicura che qui non saremo disturbate? Può essere che il tuo amante, quando si sveglierà, venga a cercarti proprio qui? Ti prego di non interrompermi. Quando avrò finito ti darò tutte le spiegazioni che vorrai.’
‘Mamma mi stai facendo salire la tensione. Ti ho già detto che Paul non verrà mai a cercarmi in questo posto. Quando si sveglierà non vedendomi penserà che sono uscita.’
‘Bene. Comincio. Devi sapere che sono sempre stata una libertina. Ho fatto dannare l’anima a mio padre ed a mia madre. Non che loro fossero dei bigotti, anzi erano dei licenziosi ed anche molto spregiudicati, forse più di me. Nella storia che ti sto per raccontare c’&egrave posto anche per loro due. Fisicamente ero una ragazza precoce tanto da poter frequentare ambienti riservati ad un pubblico adulto. Ho sempre avuto zizze grosse come melloncini che mi hanno favorito nel fare esperienze. I ragazzi quando gliele mostravo andavano in estasi. Ho masturbato decine di ragazzi con le mani e soprattutto con le tette; diventai una brava praticante della sega ‘spagnola’. Ho succhiato e leccato tanti di quei cazzi da diventare una maestra nell’arte del pompino anche se non ho mai ingoiato sperma fino al giorno in cui succhiai il cazzo di tuo padre. Accumulai tanta esperienza da far invidia alla più lussuriosa delle ragazze mie coetanee. Molti hanno cercato di prendersi le mie due verginità. Non l’ho mai permesso. Mi ero promessa che solamente l’uomo di cui ero innamorata avrebbe avuto il piacere di rendermi donna e deflorarmi sia il davanti che il di dietro. Avevamo l’abitudine di trascorrere le vacanze in famiglia. Io, mio fratello di due anni più piccolo e mia sorella Luana terza nata; mia madre Sophie; mio padre Alex; Katia, la madre di mio padre con suo marito Tobia. Il posto era sempre lo stesso. Il nonno e la nonna erano i proprietari della enorme villa ricavata dalla ristrutturazione di un vecchio e grande cascinale. Noi eravamo loro ospiti. In più c’era il fatto che il luogo piaceva a Sophie perché era il posto dove, puntualmente, ogni anno si faceva trovare ad aspettarla un uomo di cui era innamorata e dal quale era desiderata. Alex, mio padre, lo sapeva ma non diceva niente perché il rapporto non era mai andato oltre il cosiddetto lecito ed anche perché a lui piaceva la moglie del suo rivale. Non solo. Devi sapere che Katia mia nonna era una donna che faceva girare la testa a molti uomini e fra questi &egrave annoverato anche Alex: il figlio, mio padre. Katia lo sapeva ed anche Tobia era a conoscenza del desiderio del figlio di voler entrare nel letto della madre. Poi c’ero io che ero innamorata di mio nonno. Ogni volta che lo vedevo facevo di tutto per attirare la sua attenzione. Insomma c’erano molti sospiri e molti sguardi carichi di desiderio e nulla di più. Così credevo. Gli unici a divertirsi della situazione creatasi e che puntualmente si presentava ad ogni estate erano Katia e Tobia. Poi sul palcoscenico feci la mia comparsa e le cose cambiarono. Una notte mi svegliai; avevo sete; mi alzai per andare a bere. Dovevo necessariamente passare davanti alla camera dei miei nonni. La porta era socchiusa. Sentii dei gemiti provenire dall’interno. Mi accostai e dallo spiraglio lanciai un occhiata all’interno. Quello che vidi non mi scandalizzò più di tanto. Mio nonno, completamente nudo, era in piedi; davanti a lui, accovacciata e pure lei nuda, c’era mia nonna che aveva una mano dietro al culo di suo marito e la testa che si muoveva con un movimento di avanti indietro verso l’inguine di Tobia. Katia stava succhiando il cazzo del marito che manifestava il suo piacere emettendo continui muggiti. In materia ero una esperta. Di pompini ne avevo fatto a centinaia ma non avevo mai visto succhiare un cazzo. Restai incantata nel vedere il cazzo di mio nonno (era la prima volta che lo vedevo) sparire nella bocca della moglie. Restai a guardarli fino a che l’atto giunse al termine. Un gemito più lungo accompagnato da un grugnito mi dissero che il nonno stava godendo. Vidi la testa di mia nonna tenuta ferma dalle mani del nonno. Vidi la suo gola prima gonfiarsi w poi sgonfiarsi. Capii che stava ingoiando il succo che il marito le stava sparando in bocca. Feci ritorno in camera. Non avevo più sete. Le immagini di quello spettacolo mi si erano fissate nella mente. Non riuscii più ad addormentarmi. Mi masturbai. Al mattino, adducendo una scusa, non seguii i miei genitori, che insieme a mia sorella ed a mio fratello, andarono alla spiaggia. Restai a casa. Ero desiderosa di vedere la faccia dei miei nonni. Non dovetti attendere molto. La prima a presentarsi fu Katia. Indossava un accappatoio azzurro. Aveva fatto la doccia.
‘Come mai sei a casa? I tuoi sono già usciti?’
‘Non avevo voglia di andare al mare.’
Nonna si accinse a preparare la colazione per se e per il marito che giunse anche lui avvolto in un accappatoio blu. La notte doveva essere stata molto movimentata. Puntai gli occhi su mio nonno e feci scorrere lo sguardo sulla sua figura. Mi sembrava che fosse più bello delle altre volte. Aveva gli occhi che ridevano ed il viso era un libro aperto. Il suo corpo, lo avevo visto nella trascorsa notte, somigliava molto a quello di un guerriero vichingo. Mentre lo guardavo mi apparve davanti agli occhi la scena del suo cazzo che entrava ed usciva dalla bocca di mia nonna. La mia fantasia sostituì la mia bocca a quella di nonna. Nella mia mente mi vidi con le mani appoggiate sulle chiappe di Tobia e con la testa proiettata sul suo inguine a baciare e leccare un fantastico tronco di carne. Un rumore interruppe il sogno. Nonno era intento a sorseggiare il caff&egrave e nonna mi stava guardando.
‘Julie mi accompagni? Ci vestiamo e poi usciamo a fare quattro passi; ti và?’
‘Sì, nonna.’
Ci alzammo ed uscimmo dalla cucina. Ci recammo verso le rispettive camere. Quando giungemmo davanti alla camera dei nonni Katia mi invitò ad entrare.
‘Vieni, entra, aiutami a scegliere il vestito; poi verrò da te e sarò io a scegliere per te.’
Entrai. Nonna chiuse la porta. Si avvicinò e mi abbracciò.
‘Vuoi dire alla nonna cosa hai?’
‘Nonna, non &egrave niente. Sono solo un pò giù di giri.’
‘Giù in cucina ti ho visto. Stavi sognando ad occhi aperti. Era come se stessi godendo. C’entra qualche ragazzo?’
‘Sì. Come l’hai capito? Però non &egrave un ragazzo. &egrave un uomo.’
Sentii il suo corpo irrigidirsi. Allentò la stretta dell’abbraccio. Mi fisso negli occhi.
‘Non pensi di essere ancora troppo giovane per pensare ad un uomo? Dai aiutami a scegliere cosa indossare.’
Mi liberò dal suo abbraccio e si allontanò di un passo. Ebbi l’impressione che la nonna volesse chiudere l’argomento che lei aveva aperto. La vidi sfilarsi l’accappatoio e buttarlo sul letto. Nonostante i suoi 48 anni Katia aveva un corpo da invidiare. Era alta 175 cm, gambe lunghe e ben tornite, un culo favoloso, niente cellulite (faceva molta ginnastica)ma quello che mi colpì furono le tette: grosse come meloni con aureole molto grandi e due grossi capezzoli che sembravano fragoloni (esagero, ma erano veramente grossi). Le tette erano un po’ cadenti ma tenuto conto dell’età era più che giustificato. Mio padre, quando nacque, deve essersi divertito molto a succhiare latte da quelle fantastiche tette e credo che anche il marito ne abbia approfittato. Ne fui colpita. Mi venne voglia di catapultarmi su quelle grosse mammelle e baciarle fino a consumarle. Era la mia componente saffica che affiorava. A scuola qualche avventura saffica l’ho avuta e tra quelle c’&egrave ne fu una avuta con la mia insegnante di matematica. Mi concessi per migliorare la media dei miei voti. Ma nessuna aveva un corpo come quello di mia nonna. Un languore fece capolino alla bocca del mio stomaco. La mia micina miagolò. Fissavo quel corpo e la mia lingua uscì a leccarmi le labbra. Nonna se ne accorse.
‘Ehi! Non hai mai visto una donna nuda? Eppure io e te non siamo molto diverse se non nell’età.’
Diventai rossa.
‘Nonna non &egrave come credi. &egrave che non ho mai visto una donna della tua età bella e , come dicono gli uomini. anche bona.’
Katia si avvicinò mi abbracciò, le sue mammelle si schiacciarono contro le mie (sentivo i capezzoli spingere contro le mie tette) e mi diede un bacio sulla bocca.
‘Veramente mi trovi bella? Ti piaccio? Per caso sei lesbica? Dopo quello che mi hai detto a proposito dell’uomo di cui sei innamorata mi meraviglierebbe molto scoprire che sei anche una seguace di Saffo.’
‘No, nonna non sono lesbica, ma se dovesse capitarmi di avere un’avventura con una donna che mi piace non la respingerei. Qualche incontro già l’ho avuto.’
‘Ti piacerebbe approfondire l’argomento?’
‘Certamente, ma dovrei trovare la donna che mi dovrebbe piacere e disposta ad accogliermi fra le sue braccia.’
‘Non ti sto io già stringendo con le mie braccia?’
Fui presa alla sprovvista. Mia nonna si stava proponendo per un incontro lesbico con me.
‘Tu, tu vuoi scoparmi?’
‘Che male ti farei? Tu mi piaci e dal come guardi le mie mammelle credo di non esserti indifferente.’
‘Ma sono tua nipote.’
‘E allora? Sarà più eccitante. Ci pensi? Una nonna che si fa scopare dalla nipote; &egrave da manicomio.’
‘Appunto. L’hai detto &egrave da farsi ricoverare.’
‘Prima facciamo all’amore e poi ci facciamo ricoverare. Dai spogliati e raggiungimi a letto.’
‘E se viene il nonno che gli dirai?’
Katia aggrotta la fronte.
‘Hai ragione; sarebbe troppo imbarazzante. Andiamo nella tua camera. Lì non ci disturberanno; ci chiuderemo dentro. Su muoviti che tua nonna &egrave già partita. Vedrai quanto sarò brava. Ti farò vivere una fantastica mattinata.’
Mi prese la mano e, senza indossare niente, nuda, mi trascinò fuori dalla sua camera e, con il rischio che qualcuno avrebbe potuto vederci, prese la direzione della mia camera. Entrammo. Chiuse la porta a chiave e spingendomi mi scaraventò sul letto.
‘Su, fa presto, sbrigati a spogliarti che ho una voglia matta di mangiarti.’
Senza smettere di guardarla negli occhi mi liberai di ogni capo di vestiario. Katia sgranò gli occhi.
‘Dio, sei bellissima. Sei come ti ho sempre immaginato. Penso proprio che io e te vivremo una fantastica storia d’amore.’
Si avvicinò al letto, vi salì e stese il suo corpo sul mio. Le sue zizze si schiacciarono contro le mie. Avvicinò il suo viso al mio e poggiò le sue labbra sulle mie. Tirò fuori la lingua e forzò la mia bocca che non oppose resistenza. Dischiusi le labbra e la sua lingua entrò nella mia bocca dove incontrò la mia lingua. Il duello ebbe inizio. Le nostre lingue si cercarono e si attorcigliarono fra loro come fossero due serpenti in amore. Intanto le sue mani si mossero e si aggrapparono alle mie tette; le strizzarono fino a farmi male. Mugolai. Smise di baciarmi.
‘Ti ho fatto male? Mi dispiace. Sei talmente ben fatta che susciti desideri selvaggi. Ho detto che ti voglio mangiare e ti mangerò. Da me non riceverai solo baci ma anche morsi. Sì, ti morderò. Sarò sadica. Voglio sentirti gridare dal dolore. Più griderai più io godrò.’
‘Dio, nonna, mi spaventi. Che intenzioni hai?’
Mantenne la parola. Mi divorò. Baciò e pennellò con la sua viscida lingua ogni centimetro del mio corpo. I miei nervi erano tesi ma non per timore che mi facesse male, ma per il piacere che sentivo percorrermi lungo la spina dorsale. Mi schiaffeggiava il culo ed anche le tette facendole ondeggiare ad ogni schiaffo che le dava. Usò la sua bocca non solo per baciarmi ma anche per mordermi le tette ed i capezzoli fino a farmi gridare dal dolore. Meno male che le mura della casa erano spesse circa 70 cm ed attutivano le mie grida e meno male che il resto della famiglia, tranne il nonno, erano tutti al mare. Poi la nonna fiondò la sua testa fra le mie cosce e l’uragano cominciò ad imperversare. La sua lingua si fece largo fra la folta foresta di peli e mi penetrò. Raggiunsi un primo orgasmo. La mia vagina si riempì di umori che superarono gli argini rappresentati dalle grandi labbra e si riversano nella bocca di mia nonna che lasciò che gli colassero fin nelle profondità della sua gola. Fu il primo di una lunga serie. L’ultimo, il più sconvolgente lo provai quando agganciò con le sue labbra il mio clitoride. Prima lo sottopose alla tortura dei suoi denti, poi lo titillò con la punta della sua lingua ed infine lo succhiò. Mi fece un pompino che ancora ricordo. Non so ne come e ne perché ma mi fece raggiungere l’apice del piacere. Ululai e gridai. Per la prima volta squirtai. Dalla uretra mi uscì un primo lungo getto di liquido denso e giallognolo che si spiaccicò sul viso di Katia. Le successive gettate furono tutte raccolta dalla bocca di nonna che li ingoiò come fossero succhi di frutta. Finito che ebbe di pulire la mia passera si distese al mio fianco e mi abbracciò. Mi aveva sfiancata.
‘Sono stata brava? Ti &egrave piaciuto?’
‘Nonna non ho mai provato tanto piacere come oggi. Mi hai distrutta. Non so cosa mi sia successo ma ad un certo punto mi &egrave sembrato che stessi urinando. Ho avuto esperienze saffiche, ma questa cosa non mi &egrave mai capitata.’
‘Davvero &egrave la prima volta che squirti?’
‘Così si chiama? Sì. &egrave la prima volta e spero che mi capiti di nuovo.’
‘Sono contenta di averti fatto squirtare. Sai non &egrave facile far venire una donna. Ma ti prometto che ogni volta che ci incontreremo ci metterò tutto il mio impegno per farti squirtare. Ora rispondimi. Sei vergine? ‘
‘Si. Qualcuno ha provato a deflorarmi ma non gliel’ho permesso. La mia verginità l’ho destinata all’uomo di cui mi sono innamorata.’
‘Allora quest’uomo esiste. &egrave la seconda volta che lo citi. Per destare la tua attenzione deve essere un dio sceso dal monte Olimpo. &egrave talmente bello? Spero che me lo farai conoscere.’
Mi feci coraggio.
‘Nonna, tu già lo conosci. &egrave tuo marito.’
La nonna non si mostrò sorpresa e ne si scandalizzò.
‘Buon sangue non mente. Ci credi se ti dico che l’ho sempre saputo. Ti ho sempre osservata. Ti vedevo fare la smorfiosa quando tuo nonno era presente.’
‘Perché hai detto buon sangue non mente?’
‘Tu sei la terza donna della famiglia che desidera entrare nel letto di mio marito.’
‘Una sei tu, una sono io e l’altra chi &egrave?’
‘Tua madre. Ma lei il sogno lo ha realizzato. Sophie non solo &egrave riuscita ad entrare nel letto di suo suocero ma gli ha dato anche un figlio. Cara nipotina tuo fratello &egrave figlio di tuo nonno.’
La rivelazione mi scioccò.
‘Mamma si &egrave fatta chiavare dal nonno e si &egrave fatta impregnare. Papà sa? E a te sta bene sapere che tuo marito ha avuto rapporti con tua nuora? Li ha ancora? Non sei gelosa?’
‘No, non sono gelosa e sai perché? Il rapporto che ho con tuo nonno &egrave un rapporto aperto e senza ipocrisie. Lui vive le sue avventure come io vivo le mie. Poi ce le raccontiamo. Questo non ci impedisce di amarci e di desiderarci. Sì tuo padre &egrave a conoscenza? Sa anche che tuo fratello non &egrave figlio suo. Tua madre e tuo nonno sono amanti. Di tanto in tanto Sophie e Tobia trascorrono dei lunghi periodi di vacanza solo loro due e stanno ben attenti a che non sorgano inconvenienti del tipo gravidanze. Durante questi periodi tuo padre resta solo anche se sa che una donna che lo ama e che lo accoglierebbe volentieri nel suo letto c’&egrave. Purtroppo ha paura di farsi avanti. La donna invece lo accoglierebbe senza remore fra le sue cosce ma ha timore di scioccarlo.’
Sollevo la testa e la guardo.
‘Nonna sei tu quella donna? Papà ti vorrebbe ed ha paura di dirtelo? E tu? Conduci una vita libertina ed hai timore di portare tuo figlio a letto? Con me non ti sei creata nessun problema. Mi hai presa e mi hai fatta diventare la tua troietta. Facciamo un patto. Io scendo giù e seduco tuo marito prima però telefono a papà e gli dico che lo aspetti in camera mia. Tu resta a letto e non vestirti. Vedrai che tuo figlio vedendoti a letto e nuda gli passeranno tutte le paure. Ti va il piano?’
Katia sembra perplessa.
‘Credi che non si farà prendere dal panico? Se non accadesse niente non potrei più guardarlo negli occhi.’
‘Panico? Che dici? Ti sei guardata? Scommettiamo che tuo figlio appena ti vedrà non ti lascerà il tempo di parlare. Nonna sono sicura che papà vedendoti così conciata diventerà uno stallone imbizzarrito. Solo dovete fare attenzione a non farvi sentire da mamma. Dovrete essere prudenti.’
‘Julie, non preoccuparti di tua madre. Lei sa che io voglio che suo marito entri nel mio letto. Ne abbiamo parlato.’
‘Se così stanno le cose allora ti faccio i miei auguri ed auspico che riuscirai a soddisfare il tuo appetito. Mi raccomando il pranzo fallo durare fino a domani. Io faro lo stesso con tuo marito.’
Scendo dal letto, mi vesto, prendo il telefonino e chiamo papà. Gli dico che Katia gli vuole parlare; di raggiungerla in camera mia. Mi avvio ad uscire dalla stanza. Nonna mi chiama.
‘Julie?’
Mi giro e la guardo.
‘Sei una puttana.’
‘Nonna sono tua nipote e sono figlia di mia madre. L’hai detto tu. Buon sangue non mente.’
Entrambe ridiamo. Esco dalla stanza e vado in cerca di Tobia.
La curiosità ha il suo prezzo.

Esco dalla stanza e vado in cerca di Tobia. So dove trovarlo. In quella vedo mio padre che sta salendo le scale. Non voglio incontrarlo. Mi rifugio in una camera ed aspetto che superi il mio nascondiglio. Mi sorpassa. Mi affaccio nel corridoio e lo vedo entrare nella mia camera dove so che c’&egrave sua madre ad attenderlo. La cosa mi desta una morbosa curiosità. Senza fare il benché minimo rumore mi precipito all’uscio della mia camera che mio padre non ha avuto l’accortezza di chiudere. Sbircio e vedo mio padre fermo in mezzo alla stanza che sta guardando sua madre, completamente nuda, stesa sul mio letto. Giusto il tempo di sentire mia nonna invitare il figlio ad avvicinarsi al letto che Alex, in un lampo, si toglie il costume e la camicia e con un balzo le &egrave sopra. Lo avevo detto alla nonna che il figlio non appena l’avesse vista nuda le sarebbe saltato sopra.
‘Dio, quanta foga. Ce n’&egrave voluto per farti decidere. Sono anni che aspetto di vederti entrare nel mio letto.’
Mio padre era talmente arrapato che non riusciva a coordinare i suoi movimenti. Fu la madre a doverlo guidare. Katia fece scivolare una mano fra i loro corpi; impugnò lo scettro e lo guidò all’entrata della sua reggia. Alex fece il resto. Diede una spinta in avanti ed affondo il suo ariete nella fortezza della madre che lo accolse con un lungo nitrito di piacere.
‘Finalmente. Sei mio. Sapessi quanto ho desiderato questo momento.’
‘Mamma sapessi quante seghe mi sono fatto pensando a te.’
‘Lo so. Ti spiavo. Lasciavi le mie mutandine piene di sperma nella cesta dei panni sporchi. Ho esplorato il tuo PC ed ho scoperto mie foto in pose hard e scritti a me dedicati. Mi volevi e non me lo dicevi? Cosa ti tratteneva?’
‘Sei mia madre. Ecco cosa mi tratteneva.’
‘Avevi paura di accoppiarti con tua madre? paura di un rapporto incestuoso? Però quando ti sei accoppiato con la tua sorellastra non hai avuto timore di metterglielo dentro la pancia. L’hai anche ingravidata. Io non ti avrei chiesto di mettermi incinta. Bastava che tu mi cavalcassi. Che mi facessi sentire di essere la donna dei tuoi sogni. Era così difficile?’
‘Dio, mamma, cosa mi sono perso. Spero di recuperare il tempo perduto.’
‘Guai a te se non lo farai.’
Fu in quel momento che mio padre proruppe in un forte grugnito. Stava venendo. Katia lo sentì. Suo figlio le stava riempiendo il ventre del suo seme.
‘Mamma ”
‘Non preoccuparti. Io ti voglio, ma non fino al punto da farmi mettere incinta. Da quando ho cominciato a vedermi nuda distesa sotto il tuo corpo ho preso le dovute precauzioni. Scarica pure la tua forza nel mio ventre. Sono protetta.’
Finito che ebbe di svuotarsi nella pancia materna mio padre si distese di schiena sul letto. Katia non era per niente soddisfatta di come si era concluso il suo primo incontro col figlio. Si mise carponi e cominciò a baciarlo. Fece percorrere la sua bocca sul giovane corpo del figlio. Di tanto in tanto vedevo la sua lingua guizzare fuori dalla bocca e pennellare la pelle di mio padre. La sua testa giunse all’incrocio delle cosce di Alex. Vedevo il cazzo floscio appoggiato su una coscia e mia nonna che lo stuzzicava con la lingua. Il nerbo si svegliò dal torpore e cominciò a muoversi. Più la nonna lo leccava più il muscolo aumentava in consistenza e grandezza. Raggiunse la massima espansione tanto da sembrare l’albero maestro di un veliero. Katia espresse il suo piacere per il lavoro svolto.
‘Ecco; &egrave così che ti voglio. Devi essere sempre pronto a compiacere la tua amante. Se non l’hai ancora capito tu da oggi sarai il mio amante.’
‘Come faremmo con papà?’
‘Questa &egrave un’altra cosa di cui non devi preoccuparti. Tuo padre sa dell’amore che provo per te. Ne abbiamo parlato e lui, da bravo pervertito, ha detto che non ci trova niente di strano nel fatto che io mi faccia chiavare da mio figlio.’
Finito che ebbe di dichiarare il suo amore al figlio, aprì la bocca ed avvolse con le sue labbra il favoloso muscolo di mio padre. Cominciò a succhiarlo. Papà nitriva e sbuffava. Nonna gli stava facendo un pompino. Ero talmente impegnata a godermi la scena che non mi accorsi della presenza materializzatasi alle mie spalle. Qualcosa di duro premeva contro le mie chiappe. Girai la testa e vidi il viso di mio nonno. Gli sorrisi e ritornai a guardare quello che accadeva all’interno della camera. Il mio essere mi diceva che fra poco mio nonno mi avrebbe dato quello che io volevo da lui. Tobia si mosse e fece aderire il suo corpo al mio. Con le braccia mi cinse la vita e piegò la testa avvicinando la sua bocca al mio orecchio.
‘Ti piace lo spettacolo? Guardala. &egrave tua nonna e sta succhiando il cazzo di suo figlio. E’ una porca incestuosa. Ancora pochi minuti e poi vedremo tuo padre montarla come fosse una giumenta. Sarà una scena fantastica. Si sono finalmente decisi. Sai, erano anni che tua nonna sognava di farsi chiavare da suo figlio.’
Senza tergiversare gli manifestai il mio desiderio.
‘Nonno a me piace di più quello che sento premere contro le mie chiappe. Perché non ti adoperi per rendere più concreto il mio piacere? Da quello che sento sarebbe anche il tuo desiderio. Dai nonno, datti da fare.’
‘Vuoi che ti prenda? Sei mia nipote?’
‘Ehi! Niente moralismi. La nonna si sta facendo scopare da suo figlio e tu, che ti sei già chiavato mia madre regalandomi anche un fratellino, ti fai prendere dagli scrupoli.’
‘Chi ti ha detto di me e tua madre?’
‘Tua moglie. Chi altri sa delle tue marachelle?’
Intanto la scena nella camera era cambiata. Katia era carponi e Alex si era posizionato dietro di lei ed aveva affondato il suo cazzo nel ventre della madre e le menava forti fendenti. Che erano forti e violenti lo si capiva dallo sballottare delle tette della nonna. Sembravano due campane ed il campanaro era mio padre.
‘Dio, nonno, guarda tua moglie come gode. Dai datti una mossa. Non posso certo restare qui ad aspettare che tu ti decida.’
‘L’hai voluto tu.’
‘Si lo voglio, ma sbrigati che sono già tutto un lago. Ho la micina che &egrave una fornace incandescente. Vestiti da pompiere e vieni a domare le fiamme che mi divorano.’
Tobia allentò la presa sulla mia vita e mi fece mettere alla pecorina. Mi sollevò la veste sulla schiena e mi sfilo le mutandine. Un minuto dopo sentii il suo palo insinuarsi fra le mie chiappe. Si stese sulla mia schiena e mi cinse il torace con le sue braccia.
‘Piccola, ti farò male. Cerca di non gridare. Tieni; queste sono le tue mutandine; mettile in bocca e mordile.’
Non capivo cosa avesse voluto dirmi. Quando il suo glande urtò contro il mio buco del culo la mente mi si illuminò. Mio nonno mi voleva fare il culo; stava sul punto di sodomizzarmi. Era una cosa che avevo sempre desiderato, ma non mi sarei aspettata che lo avrebbe fatto nel momento in cui sua moglie si stava facendo fottere dal figlio e con noi come spettatori. Katia sapeva che li stavamo osservando. In un momento di lucidità aveva guardato verso la porta e mi vide. Mi sorrise e mi strizzò un occhio. Sotto la forte spinta che Tobia impresse al suo palo il mio sfintere comincia a cedere. Urlai, ma non un suono mi usci dalla bocca. l’urlo fu soffocato dal tappo formato dalle mie mutandine che avevo in bocca. Si sentì solo un mugugno. Tobia non si fermava. Il glande superò l’ostacolo dello sfintere. Mio nonno continuò a spingere. L’ariete avanzò nel mio retto come fosse un martello pneumatico. Mi stava sfondando il culo. La spinta si esaurì solo quando il ventre di mio nonno si schiacciò contro le mie natiche. Tobia era riuscito nel suo intento. Mi aveva spaccato il culo con il suo cuneo. Mi sentivo la pancia piena del suo cazzo. Il suo grosso glande premeva contro il mio stomaco. Non era finita. Il bello doveva ancora venire. Passato il primo momento il dolore cominciò a decrescere. Lanciai uno sguardo nella stanza e la scena era ulteriormente cambiata. Mio padre era disteso di schiena sul letto e la madre lo cavalcava standogli sopra. Vedevo le zizze di Katia sobbalzare. Ne sentivo i nitriti. Un bruciore mi riportò alla mia realtà. Nonno aveva preso a stantuffare il suo pistone nel mio buco del culo. Tobia mi stava inculando. Il piacere si stava sostituendo al dolore. Cominciai a muovere il culo andandogli incontro. Sputai le mutandine. Non avevo più bisogno di soffocare le grida di dolore.
‘Nonno, sei un porco. Ti piace il culo di tua nipote? da quando sognavi di sfondarmelo? Sbrigati a completare l’opera che fra poco tua moglie avrà portato a termine la sua. Non mi va di farmi sorprendere da mio padre fuori la porta e con il tuo cazzo piantato nel mio culo.’
Non ci volle molto per fargli scaricare nel mio intestino retto tutto il suo desiderio. Mi riempi il culo del suo cremoso e denso yogurt. Quando l’ultima scarica venne espulsa sfilò il suo cazzo dal mio culo e mi liberò dall’abbraccio. Si mise in piedi ed in un soffio di voce mi invitò a seguirlo.
‘Seguimi.’
‘Dove mi porti?’
‘A completare l’opera. Non credere che sia finita qui?’
&egrave quello che volevo sentirgli dire. Prese la direzione della sua stanza. Sculettando e con il buco del culo in fiamme lo seguii.
FINALMENTE SONO UNA DONNA

Giungemmo nella camera sua e di nonna. Mi guardai in giro. Vidi il letto. Era enorme. &egrave il posto dove si sono consumate cruenti battaglie. Lì Katia e Tobia avevano dato vita a perversi e lussuriosi incontri. Mia madre e chissà chi altri sono stati ospiti frequenti di quel meraviglioso letto. Conosco già i corpi che si apprestano a trovare rifugio fra le sue coltri. Uno &egrave quello di mio padre che finalmente, grazie alla mia idea, &egrave riuscito a rendere concreto il suo sogno di chiavarsi sua madre. Poi ci sono io pronta ad essere sacrificata sull’altare della lussuria. Una parte di me &egrave già stata sottoposta alla cerimonia sacrificale. &egrave accaduto davanti all’uscio della mia camera. Stavo spiando mia nonna e mio padre impegnati a soddisfare i loro immorali desideri quando alle mie spalle si à materializzato la figura del sacerdote che ha impugnato il suo grosso e lungo pugnale e mi ha infilzato introducendolo nel mio corpo attraverso il buco del mio culo. Mi ha sventrato il culo; me lo ha sfondato. Si &egrave preso la mia verginità anale. Il guaio &egrave che mi &egrave piaciuto farmi sodomizzare. Ho sentito dolore ma ho provato piacere. Sono contenta di essermi fatta chiavare nel culo. Doppiamente contenta perché il profanatore del mio culo &egrave stato l’uomo a cui avevo riservato la mia verginità anale e quella vaginale. La prima &egrave andata; resta la seconda e sono sicura che manca poco a che la barriera che &egrave di ostacolo al mio essere donna cadrà. Il guerriero che l’abbatterà &egrave davanti a me. Si &egrave già spogliato; &egrave nudo. &egrave Tobia mio nonno. Nonostante la sua età ha un fisico ancora asciutto. Alto, biondo, muscoloso. Sembra un guerriero dell’antico nord. Un vikingo. Ma la cosa che più mi affascina del suo essere &egrave l’arma che si erge fra le sue cosce. &egrave una mazza lunga e grossa. &egrave un’arma che sapientemente usata demolirebbe qualsiasi muro che le si parasse davanti. Ne sa qualcosa il mio culo. E’ la voce di Tobia a portarmi con i piedi per terra.
‘Non stare lì ferma. Spogliati. Vai in bagno e fatti una doccia. Pulisciti bene che hai l’interno delle chiappe sporche di sangue.’
‘Lo farò a condizione che sarai tu ad aiutarmi a pulirmi. Io non riesco a guardarmi fra le chiappe e non posso sapere se sono riuscita a pulirmi. Eppoi anche tu hai bisogno di lavarti e soprattutto ne ha bisogno la tua mazza che &egrave sporca di un misto di sangue e residui rettali. Ti aiuterò io a pulirla.’
Intanto mi ero spogliata ed il mio corpo nudo era davanti i suoi occhi. Mi guardava come incantato. I suoi occhi scorrevano sul mio corpo.
‘Sei bella come tua madre.’
‘Credevo avresti detto più bella?’
‘No. Siete uguali. Siete due splendide giumente. A tuo favore gioca l’età. Sei più fresca.’
‘Mi prenderai come amante?’
‘Il mio letto sarà sempre pronto ad ospitarti.’
‘Anche se sarà presente tua moglie?’
‘Che intendi dire?’
‘Sappi che io e nonna abbiamo avuto un incontro lesbico poco prima che tuo figlio si decidesse di farsi una galoppata con la madre e prima che tu mi sfondassi il culo. Sarò l’amante donna di Katia e sarò anche la tua amante e mi piacerebbe molto avere un incontro a tre. Pensaci: io, tu e tua moglie nello stesso letto.’
‘Julie, nessuno ti mai detto che sei una puttana?’
‘Si, tua moglie.’
‘Vai in bagno che ti raggiungo.’
Siamo insieme nel vano doccia. Il nonno prende ad insaponarmi. Mi fa appoggiare con le mani alle piastrelle e mi fa divaricare le gambe. Sento la sua mano insinuarsi fra le mie chiappe ed un dito che mi viene a solleticare il buchetto. Mi sta pulendo il buco del culo. Miagolo.
‘Nonno ti prego. L’ho ancora tutto indolenzito.’
Un minuto dopo il suo viso &egrave fra le mie natiche e la sua lingua mi sta pennellando il buco del culo. Ululo. Il sangue comincia ad affluire copioso nei miei terminali erogeni. Ho il clitoride che si &egrave indurito. La mia vagina sta eruttando come una cascata. Sono al limite. Mi divincolo e mi giro. Sollevo una gamba e la poggio sulla sua spalla. Gli afferro i capelli e accompagno la sua testa contro la mia micetta.
‘Il mio culo già lo hai avuto. Mio caro bel maialone usa la tua bocca e fammi godere. Leccami la fighetta e succhiami il clitoride. Nonno! fammi un pompino e dopo fottimi, fammi tua.’
Tobia &egrave un amante fantastico. Sa come far vibrare il corpo di una donna. Adopera la sua lingua come un pittore usa il suo pennello. Gioca con il mio clitoride strappandomi lunghi e sonori nitriti. La mia vagina si riempie di umori che travalicano le grandi labbra della mia polposa vulva e dilagano verso l’esterno come un fiume in piena.
‘Basta, nonno! Prendimi. Mettimelo nel ventre. Riempi la mia pancia con il tuo ariete. Sono in fiamme. Spegni con il tuo idrante il fuoco che mi divora. Innaffiami. Fammi sentire la tua forza infrangersi contro il mio utero.’
Tobia smette di leccarmi la micina. Si rimette in piedi e sempre con la mia gamba poggiata col tallone sulla sua spalla, avvicina il glande alla mia fessurina e spinge. Saranno gli umori, sarà la voglia di prenderlo dentro, resta il fatto che il cazzo del nonno mi scivola dentro la pancia come un coltello che affonda nel burro. Il mio imene viene lacerato e con esso cade l’ultimo ostacolo al mio essere completamente donna. Anche il mio cervello va in frantumi.
‘Siìì! Finalmente sei mio. Consuma la tua forza nel mio ventre. Dai pompa. Chiavami. Nonno impregnami; mettimi incinta come hai fatto con mia madre.’
&egrave talmente forte il suo desiderio di avermi che non trascorre un minuto che mi spara nella pancia una potente bordata di caldo sperma. Ci spostiamo sul letto e la notte si trasforma in una radiosa alba. La mia alba. Non sono più vergine ed ho fatto di Tobia il mio amante. Quella notte mio nonno mi riempie il ventre del suo seme innumerevoli volte. Miliardi di spermatozoi si impossessano del mio utero ed uno di loro riesce a penetrare un mio ovulo. Mi feconda. Dovetti aspettare il mese successivo prima di accorgermi di essere incinta. Ne parlo con Katia (mia nonna) e con Sophie (mia madre) le quali non si scandalizzarono più di tanto. Un solo commento da parte di mia nonna.
‘C’era d’aspettarselo. Madre e figlia impregnate dallo stesso uomo.’
Sono io a risponderle.
‘Non dimenticare che anche il tuo focolare gli ha partorito un erede.’
Con un sorriso di soddisfazione dipinto sul volto mi risponde.
‘Ed &egrave un magnifico erede. Ha un modo di cavalcare unico. Del resto tua madre lo conosce bene.’
———–
Qui finisce la mia storia. Fai pure le tue domande.
‘Mamma, mi hai raccontato una storia che ha dell’incredibile. Katia, tua nonna, ti converte all’amore lesbico. Tobia, tuo nonno, entra nel letto della nuora e la ingravida e fin qui non ci vedo incesto. Tua nonna con il tuo aiuto concretizza il suo sogno di farsi montare da suo figlio e siamo all’incesto. Come pure &egrave un rapporto incestuoso quello che avviene fra te e tuo nonno ed ho capito che dalla tua relazione con Tobia &egrave nato un bambino. Non hai abortito. Il bambino l’hai tenuto. Ma non mi hai detto chi &egrave il frutto di quel rapporto e se &egrave ancora con noi. Allora me lo dici?’
Julie mi prende le mani e le stringe. I suoi occhi sono puntati nei miei.
‘Hanna. Il frutto di quel rapporto mi &egrave davanti. Sei tu.’ La terra si apre e vi sprofondo dentro. Trentanove anni trascorsi nella più assoluta ignoranza ed oggi mia madre mi dice che quello che ho sempre creduto fosse mio padre non lo &egrave. Ovvero non lo &egrave biologicamente e che i miei geni sono il frutto di una relazione incestuosa avuta da mia madre con suo nonno.
‘Oltre te, tua madre e tua nonna chi altri &egrave a conoscenza che io non sono figlia di tuo marito.’
‘Nella nostra famiglia lo sanno tutti. Lo sapeva mia nonna che non c’&egrave più e lo sapeva mia madre anche lei passata a miglior vita. Al tuo padre biologico lo disse tua nonna Sophie che da lui aveva avuto già un figlio che tu chiami zio ma &egrave il tuo fratellastro. In quanto al tuo padre anagrafico devi sapere che lui nel mio letto non &egrave mai entrato. Il matrimonio fu combinato fra i nostri genitori. Alex e Sophie venuti a conoscenza della mia gravidanza e contro il parere del tuo vero padre mi fecero sposare con Niky che tu hai sempre creduto fosse tuo padre. Ai suoi genitori, Brian e Jolie, dissero che la mia gravidanza era dovuta ad un infortunio scolastico. Accettarono la giustificazione, non si opposero e sai perché? Per i quattro fu l’occasione per realizzare i loro desideri. Sophie oltre a farsi cavalcare da suo marito e da suo suocero diventa l’amante di Brian e gli partorisce una bambina che chiamano Laura. &egrave quella che tu conosci come mia sorella. Alex invece, oltre ad essere l’amante di sua madre Katia, entra nel letto della moglie di Brian e la ingravida. Nasce la mia sorellastra Anita. In tutto questo mio nonno &egrave l’unico che ci guadagna. Oltre alla moglie Katia ed a sua nuora Sophie, continua a depositare il suo attrezzo nel mio ventre. Mi mette incinta una seconda volta. Partorisco un bambino che chiamiamo Peter, tuo fratello. Dalla girandola non resta fuori neppure mio marito. Niky riesce ad entrare nel letto di tua nonna Sophie e la cavalca ed essendo ancora feconda la mette incinta. Dopo il tempo stabilito nasce Catherine. Mi fermo qui.’
‘C’&egrave ancora dell’altro? In che razza di famiglia sono cresciuta. Tutti sapevano di quello che accadeva e tutti si sollazzavano mettendo al mondo bambini. L’unica a non sapere niente ero io. Perché?’
‘Per volere di Katia e mio fosti tenuta all’oscuro della tua paternità. Nessuno doveva parlare della tua nascita. Parlarne significava creare un pandemonio con relative conseguenze. Tobia sarebbe finito sotto processo perché si era accoppiato con sua nipote mettendola incinta. Mia nonna, mia madre ed io avremmo perso un meraviglioso amante ed un fantastico stallone. Mi avrebbero obbligata ad abortire. Decidemmo di tenera segreta la cosa.’
‘Perché hai deciso di rivelarmi i miei natali solo oggi?’
‘Perché sei incinta e perché il bambino che porti in grembo &egrave frutto del rapporto che hai con l’uomo che ho visto dormire nel tuo letto.’
‘Hai visto l’uomo che sta dormendo nel mio letto e sai che &egrave mio figlio ed hai compreso che &egrave con lui che ho concepito il bambino che sta crescendo del mio ventre. Non posso farlo nascere.’
‘Perché? Paul &egrave un uomo e tu sei una donna. Vi amate. Quando siete a letto non siete madre e figlio. Siete una coppia.’
‘&egrave vero lo amo come uomo e come figlio; quando mi stringe fra le braccia o quando riempie il mio ventre con il suo fantastico cazzo, dice che sono la sua bellissima mamma e che se non fossi sua madre lui non mi avrebbe mai chiesto di essere la sua amante. Nei nostri momenti di intimità non l’ho mai sentito dire: – Hanna ti amo ‘ ha sempre detto: – Mamma ti amo -‘
‘E non sei contenta? Pensaci. Hai un figlio che oltre ad amarti come mamma ti ama anche come donna. Piuttosto, dimmi a letto &egrave bravo?’
‘Mamma! Sono cose da domandarmi? Sono nel panico totale per lo stato in cui mi trovo e tu mi chiedi se Paul &egrave bravo?’
‘Non arrabbiarti. &egrave solo una domanda. Smettila di avere paura per la tua gravidanza. Il mio consiglio &egrave di portarla a compimento. Tu questo figlio lo devi fare. Ti prometto che sarò, oltre a tuo figlio, la sola a sapere. A chiunque ti o mi farà domande diremo che &egrave un infortunio. In fondo &egrave la verità. Se saresti stata più attenta non saremmo qui a discutere ed io non avrei mai saputo che mia figlia va a letto con mio nipote.’
Ha ragione. La passione mi ha fatto perdere il senno. Non avrei mai dovuto smettere, nemmeno per un istante, di pensare che l’uomo che mi ha stregato, che mi ha fatto perdere la ragione, &egrave mio figlio. Le conseguenze stanno crescendo nel mio ventre e mia madre mi spinge ad accettarle. Dovrei partorire un bambino concepito attraverso un rapporto incestuoso. Il padre sarebbe mio figlio. A sentire mia madre non ci sarebbe niente di cui potersi pentire. Del resto anch’io sono il frutto di un rapporto incestuoso. Mia madre mi ha concepito facendosi fecondare da suo nonno ed ha detto che quando lo ha saputo ha fatto salti di gioia. Ho anche un fratello che ha le mie stesse generalità. Mi sono cacciata in una situazione ingarbugliata. Ho tempo per riflettere sul da farsi. Ora mi preme allontanare mia madre prima che lo stallone si svegli.
‘Mamma ci penserò. Ora, per favore, lasciami sola.’
‘Va bene, vado via. Me lo lasci vedere ancora una volta?’
‘Chi vuoi vedere?’
‘Paul, tuo figlio; chi altri c’&egrave nel tuo letto.’
&egrave una strana richiesta. La guardo negli occhi e un lampo mi dice che il motivo per cui vuole vederlo &egrave un altro.
‘Mamma che ti sta frullando nel cervello? Guarda che quello che sta dormendo nel mio letto &egrave il mio uomo.’
‘Non agitarti. Un pensierino si può sempre fare?’
‘Ti vuoi far scopare da Paul? Ma &egrave tuo nipote? mio figlio.’
‘Non ci vedo nessun problema. Anche tuo padre era mio nonno. Che lui scopi me che sono sua nonna e che chiavi te che sei sua madre sul piano morale non c’&egrave differenza alcuna.’
‘Veramente ti faresti chiavare da tuo nipote?’
‘Sarebbe il coronamento di un sogno.’
‘Sogno? Da quando desideri accoppiarti con Paul?’
‘Da sempre. Più lo vedevo crescere più desideravo portarlo a letto.’
‘Sei una insaziabile puttana.’
‘Me lo dicevano anche mia nonna ed il tuo vero padre. Dai, una sbirciatina.’
‘Ok. Non posso negartela. Solo guardare non &egrave pericoloso. Andiamo.’
Usciamo dalla soffitta ed arriviamo nuovamente davanti alla mia camera. La porta &egrave aperta. Paul sta ancora dormendo. Entriamo e senza fare rumore ci avviciniamo al letto. Mia madre mi guarda.
‘Per stare ancora dormendo questa notte avete fatto tardi.’
Non aspetta la risposta, torna a guardare suo nipote. Paul &egrave steso sul letto ed &egrave completamente scoperto. Sta steso di schiena ed il suo cazzo svetta come un albero maestro di un veliero: lungo, duro, grosso e con il glande luccicante di un rosso vermiglio e libero dal cappuccio.
‘Dio com’&egrave bello e che cazzo che ha. Non ne ho mai visto di cosi lungo e grosso. Sentirselo dentro
la pancia e come sentirsi piena. Figlia mia ti invidio.’
Usciamo e raggiungiamo la cucina. Julie &egrave tutta congestionata. Ha il viso arrossato e gli occhi che sembrano due fari nella notte. La vista del nipote nudo steso nel mio letto le ha fatto andare in ebollizione il sangue. Di sicuro gli ormoni le stanno danzando dentro ed il suo ventre starà gorgogliando.
‘Mamma, vuoi farti una doccia?’
‘Dopo aver visto quel favoloso attrezzo svettare fra le gambe di tuo figlio non basta una doccia e nemmeno il ghiaccio del polo Nord basterebbe a raffreddare i miei bollori. &egrave meglio che vada altrimenti non rispondo delle mie azioni.’
L’accompagno alla porta. Prima di sparire mi abbraccia e mi bacia.
‘Hanna, non credere che sia finita. Farò il possibile per portare tuo figlio a riscaldare il mio letto.’
Resto sbalordita dalla sua sfacciataggine. Mi ha sfidato. Dopo quanto mi ha raccontato della mia famiglia sono sicura che sarò sconfitta. Nonostante i suoi anni &egrave ancora una bella donna e Paul non ci penserebbe due volte ad entrare nel letto di sua nonna. Starò a vedere. Ora mi preme di trovare una soluzione al grosso problema che sta crescendo nelle mia pancia.
ABORTO

Ritorno in cucina e mi siedo al tavolo. Il mio cervello comincia a lavorare. Alla fine mi rendo conto che il problema ha due sole soluzioni.
La prima &egrave la più facile da adottare ed &egrave anche la più razionale. Abortire. Dovrei allontanarmi da casa per una settimana e sottopormi ad una pulizia radicale e profonda del mio utero. Conosco un posto dove praticare l’intervento in assoluta sicurezza. &egrave una clinica privata diretta da una ginecologa mia amica.
La seconda &egrave la più difficile ed &egrave anche la più irrazionale. Portare avanti la gravidanza ed accettarne le conseguenze fino in fondo. Sarebbe troppo bello far nascere un bambino frutto del rapporto che ho con Paul. Oltre che essere la mamma del bambino che nascerebbe ne sarei anche la nonna. Il nascituro sarebbe mio figlio perché sono io a partorirlo e sarebbe mio nipote perche l’uomo che mi ha messa incinta &egrave mio figlio e quindi il bambino sarebbe il figlio di mio figlio. Qualcuno direbbe che ci sono tutti gli ingredienti per farsi ricoverare in una clinica di malattie mentali e avrebbe ragione. Non capirebbe mai e mai lo giustificherebbe che quanto sta crescendo nel mio ventre &egrave la conseguenza dell’amore. Si. Paul &egrave mio figlio ma &egrave anche il mio amante. &egrave il mio uomo. Ho imparato ad amarlo. Non ho mai amato un uomo cosi come amo Paul. Ed &egrave stato il mio sviscerato amore che mi ha fatto dimenticare che l’uomo che giace nel mio letto e che mi cavalca senza mai sfiancarsi &egrave mio figlio. Nemmeno il padre ha ricevuto da me tanto amore come lo sto dando a suo figlio. Sto ancora rimuginando sulla decisione da prendere che non mi accorgo che nella cucina ha fatto il suo ingresso il mio instancabile e amabile stallone il quale si &egrave portato alle mie spalle; mi abbraccia ancorando le sue mani alle mie mammelle e mi da un bacio sul collo facendomi rabbrividire di piacere.
‘Buongiorno mamma. Ogni giorno che passa diventi sempre più bella. L’amore ti fa bene ed io ti amo.’
Se sapesse quanto bene mi ha fatto il suo amore darebbe in escandescenze per la gioia. Mi ha sempre chiesto di farmi ingravidare. Diceva che un figlio nato dal nostro rapporto avrebbe cementato il nostro amore. Ed eccomi qui, gravida del suo seme. Sono indecisa se dirglielo o se tenerglielo nascosto. Di nuovo la sua voce mentre le sue mani mi stanno pastrugnando le zizze.
‘Mamma, chi era la donna che era con te nella mia stanza?’
‘Eri sveglio? L’hai vista? Non l’hai riconosciuta? Era tua nonna. Ha voluto vederti. Non sapevo che eri scoperto altrimenti non l’avrei fatta entrare.’
Mento. L’avrei fatta comunque entrare per godermi l’espressione del suo viso.
‘No. Ero nel dormiveglia. L’ho appena intravista. Mi ha visto nudo. Oh dio! Avevo il cazzo in tiro. Non dirmi che lo ha visto?’
‘Certo che lo ha visto. Come faceva a non vederlo. Lo avevi dritto come un palo.’
‘Ha fatto delle considerazioni? Voglio dire non si &egrave scandalizzata?’
Mi metto in allarme.
‘Perché lo vuoi sapere?’
‘Così? Un’altra si sarebbe scandalizzata nel trovare suo nipote nudo nel letto della figlia. Mamma la nonna sa di noi due? voglio dire sa che io e te siamo amanti?’
&egrave il momento di dirgli quanto mi sta pesando dentro.
‘Paul, per favore smettila di giocare con le mie tette e siediti. Ho da raccontarti una storia di cui sono venuta a conoscenza poco fa e riguarda me, tua nonna e la mia famiglia.’
Mio figlio disancora le sue mani dalle mie zizze e viene a sedersi su una sedia che mi sta di fronte. Solo in quel momento mi accorgo che &egrave nudo. Dio, com’&egrave bello.
‘Ascoltami senza interrompermi. Se lo farai non avrò il coraggio di continuare.’
‘&egrave grave quello che stai per dirmi?’
‘Dipende da cosa intendi per grave. Ma conoscendoti non credo che ti scandalizzerai.’
‘Mamma mi stai incuriosendo. Dai racconta.’
Prima di cominciare a parlare gli lancio un tovagliolo.
‘Copri il tuo affare altrimenti non avrò la giusta concentrazione. Vederlo mi fa pensare a cose più concrete dei racconti.’
Paul prende il tovagliolo e copre la sua arma di sfondamento.
Gli faccio la storia dal momento dell’arrivo di sua nonna fino al momento della uscita di Julie da casa. Non tralascio niente. Gli dico anche delle intenzioni di sua nonna di farsi cavalcare da lui.
‘Ecco ora sai.’
Paul ha ascoltato in silenzio tutto quanto. Resta immobile sulla sedia. Solo il suo viso cambia espressione di secondo in secondo. Poi un urlo di gioia riempie la cucina.
‘Sei incinta? Nel tuo ventre sta crescendo un figlio nostro. Mio e tuo. &egrave meraviglioso; &egrave quanto di più fantastico potesse accaderci.’
Si alza e si precipita ad abbracciarmi. Mi copre di baci.
‘Mamma dobbiamo festeggiare. Andiamo a vestirci ed usciamo. Oggi niente cucina in casa. Andiamo al ristorante. Dai fatti bella. Ti dovranno guardare tutti e dovranno invidiarmi.’
Lo sapevo che avrebbe fatto salti di gioia. Niente di tutto quello che gli ho raccontato ha destato il suo interesse. Nemmeno sapere che io sono figlia del mio bisnonno.
‘Paul, amore, dobbiamo parlare della mia gravidanza.’
‘Hanna, abbiamo tempo per parlarne. Muovi le chiappe che dobbiamo uscire.’
&egrave euforico. Dirgli che noi il bambino non dobbiamo farlo nascere sarebbe scatenare un uragano dalle conseguenze imprevedibili. Eppure devo farlo.
‘Paul, il bambino non può nascere. Metterlo al mondo &egrave sbagliato. &egrave il frutto di un rapporto insano. Noi due siamo consanguinei. Tu sei mio figlio. Non posso permetterti che tu sia anche il padre del mio secondo figlio. Ogni qual volta che mi hai chiesto di farmi ingravidare ti ho sempre detto che non puoi mettermi incinta perché sono tua madre e non possiamo avere un figlio nostro.’
‘Mamma, pensaci &egrave frutto del nostro amore. Io non ho mai perso la speranza di metterti incinta. &egrave accaduto. Non stare a preoccuparti. Vedrai sarà un bellissimo bambino. Sarà nostro figlio.’
‘Paul non posso farlo nascere. Ho deciso di abortire.’
Il suo sorriso si blocca. Il suo viso diventa di un colore cadaverico.
‘Mamma non puoi farlo. E’ mio figlio.’
‘&egrave anche mio. E sarà per il suo e nostro bene.’
‘Hanna, se abortirai non vorrò più vederti.’
Si alza e sparisce dalla mia vista. Si rintana nella stanza degli ospiti e lì resta per giorni e giorni. Intanto prendo contatti con la mia amica ginecologa e fisso un appuntamento nella sua clinica. Il fatidico giorno arriva. Vado in clinica e dopo una miriade di analisi ematiche e fisiche mi portano in sala operatoria dove mi viene praticata una accurata pulizia dell’utero. Mi riportano nella stanza a me riservata e mi lasciano sola con la mia amica.
‘Allora come ti senti? L’intervento &egrave stato effettuato con diligenza ed accuratezza. Ma mi spieghi com’&egrave che ti sei trovata in queste condizioni. Non sei alle prime armi. Hai sulle spalle anni di esperienza. Non dirmi che ti sei innamorata?’
Abbasso lo sguardo.
‘&egrave stato proprio l’amore a fregarmi. Ho trascurato di essere cauta.’
‘Conoscendoti deve essere un bellissimo uomo.’
‘&egrave un ragazzo.’
‘Sei proprio ammattita. Ti sei invaghita di un giovane puledro. Vorrei proprio conoscere questo giovincello che fa perdere la testa alla bellissima Hanna.’
‘Lo conosci. &egrave Paul, mio figlio.’
Corinne (&egrave il nome della ginecologa) si lascia andare all’indietro. Cade a sedere sull’unica poltrona presente nella stanza.
‘Non &egrave il momento di scherzare.’
‘Corinne, non sto scherzando. Tu mi hai aiutata a liberarmi del frutto di un rapporto incestuoso. Se vuoi ascoltarmi e mi prometti di tenere per te quello che ti dirò ti racconterò la mia storia.’
La ginecologa sta ancora cercando di riprendersi dalla scioccante notizia.
‘Sono il tuo medico. Tutto quello che mi dirai resterà chiuso nella mia mente e nessuno saprà mai. Non posso crederci. Ti sei fatta chiavare da tuo figlio? E’ da pazzi.’
‘Lo so. Tutto &egrave cominciato, si può dire, il giorno in cui mio marito mi lascia per gettarsi fra le braccia della sua giovane segretaria.’
‘E tu ti lasci consolare da tuo figlio. Non potevi scegliere un altro. Ce ne sono a centinaia che ti sbavano dietro.’
‘Tra loro c’&egrave anche Paul. Devi sapere che fin da quando era un ragazzino ai suoi primi pruriti sono sempre stata la donna dei suoi sogni. &egrave cresciuto con il desiderio di possedermi. Lui sapeva dell’innamoramento del padre per un’altra donna e non mi ha mai detto niente. Intanto mi sottoponeva ad una corte spietata. Ero io a non capire. Prendevo le sue effusioni per manifestazioni di amore filiale. Mi abbracciava stringendomi forte contro di se e mi faceva sentire la sua eccitazione premere contro il mio corpo. Poi un giorno, quando suo padre decise di lasciarmi, si fece trovare nudo sul bordo della piscina. Era magnifico nella sua nudità. Per la prima volta vidi la sua arma. Ti giuro, Corinne, non ho mai visto un palo di quelle dimensioni. Un grido rimbomba nel mio stomaco. Lui mi attira a se e mi libera dal costume. Sono nuda davanti ai suoi occhi. Confessa il suo amore per me. Mi ribello e scappo. Mio marito mi abbandona. Mi sento perduta. I miei pensieri corrono incontro a mio figlio. Mi convinco che non &egrave un dramma portarlo a letto. Lo chiamo e gli dico di venire. Lui si precipita da me. Mi possiede e lo fa anche nei giorni che seguono. Lo lascio fare. Mi dico che soddisfatto il suo desiderio Paul lascerà il mio letto. Non &egrave così. Non ho messo in conto che mi sarei innamorata di Paul. Faccio di mio figlio il mio amante. Mi concedo anima e corpo. Vivo giorni di felicità. Niente mi fa presupporre la tragedia. Viene a trovarmi mia madre e mi dice che sono incinta. Vuole sapere e scopre che il padre del bambino che porto in grembo &egrave suo nipote. Non si scandalizza e ne mostra orrore. Al contrario mi raccomanda di farlo nascere e supporta la sua raccomandazione rivelandomi le mie origini. Corinne sappi che anch’io sono il frutto di un rapporto incestuoso. Mia madre si &egrave fatta consapevolmente montare da suo nonno e la conseguenza di quella cavalcata sono io. Questa &egrave un’altra storia ora mi preme sapere il tuo pensiero su quanto ti ho confidato.’
LA STORIA DI CORINNE

Corinne punta i suoi occhi nei miei. Non vi leggo ne stupore e ne terrore. Al contrario ha una espressione di commiserazione.
‘Cosa vuoi sapere? Se mi fa schifo che ti accoppi con tuo figlio? no, non mi fa schifo che tu abbia fatto di tuo figlio il tuo amante; ne mi hai stravolta quando mi hai detto che il figlio che portavi in grembo era il frutto del vostro amore. Sai perché? &egrave venuto un tempo che mi sono trovata nelle stesse condizioni in cui ti sei trovata tu.’
‘Che vuoi dire? Che hai avuto un rapporto incestuoso ed hai corso il rischio di rimanere incinta? con chi hai avuto rapporti? Oh! No. Aspetta, lasciami indovinare. Tu hai un fratello. &egrave con lui?’
‘Hai fatto centro; lui però non &egrave mio fratello. &egrave il mio fratellastro. Siamo figli di due diversi padri, solo nostra madre &egrave la stessa donna. Siamo amanti e conviviamo sotto lo stesso tetto. Il rapporto dura ancora. Mio fratello mi ha fecondata. Sono rimasta incinta per ben tre volte. Non ho mai pensato di abortire. Li ho fatti nascere. I primi due sono due gemelli: un maschietto ed una femminuccia e stanno bene. Anche i due successivi maschietti stanno bene. Portano il cognome del padre che, nonostante sia mio fratello, ha il cognome diverso dal mio perché suo padre non &egrave mio padre.’
‘Tua madre sa di voi due? Sa dei bambini?’
‘Si. &egrave stata lei a spingermi nel letto di mio fratello e quando ha saputo che ero incinta &egrave impazzita dalla gioia. Diceva che quelli che crescevano nella mia pancia erano anche figli suoi perché &egrave stata lei a farmi accoppiare con mio fratello.’
‘Tua madre &egrave stata la promotrice del vostro incontro incestuoso?’
‘Devi sapere che, prima di accoppiarsi con me, mio fratello &egrave stato, e lo &egrave ancora, l’amante di mia madre. Io ne ero a conoscenza. Loro, fra le mura domestiche, non facevano niente per nascondere la loro relazione. Spesso li vedevo immusoniti. Per giorni non si parlavano. Le ragioni erano la mancanza di figli; mio fratello li voleva e lei aveva paura di mettere al mondo bambini frutti di un rapporto incestuoso.’
‘Tua madre si &egrave concessa a tuo fratello che era ancora giovane?’
‘Si. Era giovanissima e lui era appena entrato nell’età dei sogni. Mio padre, il secondo marito, l’aveva lasciata. Dopo un lungo periodo di astinenza un giorno invitò mio fratello ad entrare in camera sua, lo fece accomodare nel suo letto e lo possedette. Da allora non ci furono più freni, ne ripensamenti e ne rimorsi. Io dormivo con lei. Mi fece fare cambio di stanza. Andai a dormire nella stanza di mio fratello e lui si trasferì nel letto di nostra madre andando ad occupare, fra le sue cosce, il posto che fu di suo padre prima e di mio padre dopo.’
‘Perché dici che tua madre promosse il tuo accoppiamento con tuo fratello?’
‘Un giorno: io, lei e lui, stavamo nel salone. Io stavo leggendo un libro. Mamma era impegnata in uno dei tanti discorsi sulla opportunità di non poter farsi ingravidare da suo figlio quando, alzando la voce, quasi gridando disse:
‘Perché non lo chiedi a Corinne. Chiedi a lei di darti dei figli. Voi due siete fratello e sorella solo perché avete me come madre. I vostri padri erano due uomini appartenenti a ceppi diversi. I rischi che correreste nel mettere al mondo dei bambini non sarebbero gli stessi se tu ingravidassi tua madre. Siete ancora ragazzi; siete belli; vi piacete e non dite che non &egrave vero perché mentireste.’
Un silenzio assordante calò nel salone. Mio fratello mi guardò. Alzai il viso e lo fissai. Mamma aveva ragione. Ero innamorata di mio fratello e lei lo sapeva; lo aveva capito. Concedermi a mio fratello era la cosa a cui agognavo. Mi sarei fatta, se voleva, prendere anche li, sul divano e davanti a mia madre. John (&egrave il nome di mio fratello) si avvicinò; si piegò sulle gambe e fissandomi negli occhi mi fece la domanda fatidica.
‘Tu lo faresti?’
‘Cosa?’
‘Partorire dei bambini nostri. Ti faresti mettere incinta da tuo fratello?’
Non tentennai.
‘Sì se lo vuoi anche tu.’
Si rimise in piedi.
‘Alzati. Spogliati e vieni a stenderti sul divano. &egrave tempo che io te facciamo un lungo e proficuo discorso sul nostro futuro.’
Fu cosi che divenni la donna di mio fratello. Gli partorii prima due gemelli e poi altri due bambini. Viviamo sotto lo stesso tetto come marito e moglie. Nostra madre vive con noi. Il loro rapporto &egrave ancora in piedi. &egrave diventato un rapporto tranquillo. Di tanto in tanto mi tocca cedergli il posto nel letto dove dorme anche suo figlio. Spesso il letto &egrave troppo piccolo per ospitarci tutti e tre.
Fine della storia. Vuoi sapere altro?-
‘Una domanda: -tu al mio posto avresti abortito?-‘
‘Su questo sono come mia madre. Un bambino concepito con mio figlio non lo avrei fatto nascere.’
‘Però hai concepito e partorito quattro figli facendoti ingravidare da tuo fratello?’
‘Ti ripeto. Lui &egrave mio fratello sola da parte di madre. I miei geni paterni sono diversi dai suoi. Se facessimo un esame di paternità risulterebbe che non siamo figli dello stesso padre.’
‘Siete però figli della stessa madre. La puoi girare come più ti aggrada resta il fatto che ti sei accoppiata con tuo fratello e gli hai partorito quattro figli di cui due sono gemelli. Io questo lo chiamo incesto.’
‘Se ti fa piacere di chiamarlo incesto non ho niente in contrario. Piuttosto pensiamo a te. Hai deciso come dirlo a tuo figlio?’
‘Che avrei abortito? Gliel’ho già detto.’
‘Come l’ha presa?’
‘&egrave infuriato. Ha detto che se avessi abortito mi avrebbe lasciata.’
‘Non stare a pensarci. Vedrai. Si calmerà. Dove la trova una donna bella come sua madre disposta a soddisfare le sue esigenze. Hai detto che ti ama. &egrave vero?’
‘Sì. Lui mi ha sempre amata. Ti ho detto che mi abbracciava facendomi sentire la sua eccitazione premere contro le mie chiappe. Ti ho anche detto che si fece trovare nudo quando mio marito, suo padre, ci lasciò. Dice che sono la sua donna e che nessuno e niente mi strapperà a lui.’
‘Tu l’ami?’
‘Ho imparato ad amarlo. Quando il nostro rapporto ha avuto inizio vedevo in lui solo l’uomo che poteva soddisfare la mia voglia di sesso. Allora ero una cagna perennemente in calore. Mi ritrovai sola con i pori che eruttavano libidine. Non volevo ricorrere ad estranei per calmare i miei bollori. Decisi di fare ricorso a mio figlio che mi aveva manifestato il desiderio di possedermi. Lo feci entrare nel mio letto e gli offrii il posto che fu di suo padre. Da quel giorno &egrave diventato il mio amante.’
‘Quando tornerai a casa lo troverai ad aspettarti. Adesso ti lascio riposare. Ancora un paio di giorni e poi potrai fare ritorno fra le braccia del tuo puledro.’
LA PUNIZIONE ED IL FINALE

I giorni passano in fretta. Sono alla guida della mia auto e mi sto dirigendo verso casa. Sono in preda all’ansia. Ho fretta di arrivare. Finalmente giungo a casa. Scendo dall’auto e mi precipito in casa. Ho fretta di sapere se il mio Paul ha smaltito la rabbia per la mia decisone di abortire. Veloce mi dirigo verso la nostra stanza. &egrave aperta. Arrivo alla soglia e ‘ sorpresa! Sul letto in posizione alla ‘pecorina’ c’&egrave mia madre completamente nuda. Dietro al culo di Julie, flesso sulle gambe e disteso sulla sua schiena, c’&egrave mio figlio. Lei sta miagolando e lui sta ululando. La posizione, i gemiti di entrambi mi dicono che i due si stanno accoppiando. E che non mi sbaglio lo deduco dai fendenti che mio figlio mena contro il culo di sua nonna e dallo sballottare delle zizze di mia madre che sembrano due campane che suonano a festa. Mio figlio sta chiavando sua nonna e lo sta facendo alla grande. Sta stantuffando il suo pistone nel cilindro di mia madre con vigore e con forza. Julie reagisce come fosse posseduta da spiriti. Si muove assecondando i colpi che il nipote le mena con veemenza nel ventre. Resto paralizzata sull’uscio della stanza. Mio figlio si &egrave presto consolato e mia madre ne ha approfittato per realizzare il suo desiderio di farsi chiavare da suo nipote. Sua nonna Katia e suo nonno Tobia (mio padre) amanti di mia madre hanno visto giusto quando hanno definito mia madre una grande puttana. &egrave tanta la sorpresa nel vederli copulare che non riesco a proferire parola. Senza attirare la loro attenzione mi allontano e vado a sedermi in cucina. Sono esterefatta. Io in una clinica a liberarmi del frutto peccaminoso del rapporto avuto con mio figlio e lui a consolarsi fra le cosce di sua nonna. Mia madre non ha perso tempo. Nello spazio di sette giorni, tanto &egrave durata la mia assenza da casa, Julia &egrave riuscita a trascinare suo nipote a giacere fra le sue cosce. Ha concretizzato il suo sogno che dura da una vita. Trascorrono le ore. Sono ancora intenta a somatizzare quando i miei occhi hanno visto che non mi accorgo della presenza che si &egrave materializzata alle mie spalle. Due forti braccia mi afferrano per le spalle e mi costringono ad alzarmi. Riconosco la mani di Paul. Una volta in piedi mi costringe a piegarmi col busto sul tavolo.
‘Ed ora allarga le cosce e resta ferma. Ti devo punire per aver abortito.’
Non me lo faccio ripetere. Mi appoggio con le zizze sul tavolo ed allungo le braccia andando ad ancorare le mie mani al bordo opposto. Sento che mi sta sfilando la gonna. Infila le dita nei bordi delle mutandine e le strappa. Movimenti tutti fatti con irruenza e con violenza. Non protesto. Se questo &egrave il modo di farmi perdonare per essermi liberata del frutto del nostro rapporto incestuoso, sono contenta di sottostare alla sua furia. Un attimo di sosta e poi le sue mani si posano sulle mie chiappe. Le allarga. Solo in quel momento capisco le sue vere intenzioni. Sto per abbandonare la posizione assunta che lui mi immobilizza con le sue braccia. Sento il glande farsi strada fra le mie natiche. Quando la testa dell’ariete entra in contatto con la mia rosellina posteriore la spinta si arresta.
‘Dio mio, Paul non avrai mica intenzioni di mettermelo nel culo; vuoi sodomizzarmi? &egrave questa la punizione che vuoi darmi? Vuoi rompermi il culo? lo vuoi sfondare? Mi farai male. Nel culo non l’ho mai preso. Lì sono vergine. Ti prego non farlo.’
‘Mamma solo se ti sfondo il culo mi sentirò soddisfatto ed appagato per il torto che mi hai fatto.’
‘Figlio mio. Dovevo abortire. Un figlio frutto del nostro amore non poteva essere messo al mondo. Ti imploro, trova un altro modo per punirmi, ma lascia stare il mio culo; sentirò un dolore atroce.’
‘&egrave quello che voglio. Voglio sentirti gridare. Mettertelo nel culo &egrave la punizione più giusta.’
Un colpo in avanti del suo bacino ed il grosso glande avanza di pochi millimetri nel mio sfintere. Grido. Tento di liberarmi dal suo abbraccio. Non ci riesco. Lui continua a spingere ed il glande supera il primo ostacolo rappresentato dallo stretto cerchio grinzoso dello sfintere. L’ingresso del buco del mio culo &egrave stato violato. Un grido da maiala sgozzata mi esce dalla gola e si propaga per tutta la casa. Il dolore mi fa svenire. Quando riprendo i sensi sono ancora piegata sul tavolo con la variante che lui mi ha circondato il torace con le sue braccia ed ha ancorato le sue mani alle mie zizze. Le sue dita hanno artigliato i miei capezzoli e li stanno strizzando. Il bruciore al buco del culo &egrave molto forte; il suo glande &egrave nel posto in cui lo ha lasciato quando sono svenuta. Riapro gli occhi vedo il volto sorridente di mia madre. &egrave nuda. Sentendo il mio grido si &egrave precipitata.
‘Mi hai spaventata. Ho creduto che ti stesse ammazzando.’
‘L’ha fatto. Mi ha rotto il culo.’
‘Dai, non drammatizzare. Cosa vuoi che sia un culo sfondato. Quando tuo padre me lo mise nel culo la prima volta gioii. Lui ci prese gusto e non perdeva occasione per rovistarmi l’intestino con il suo nerboruto cazzo.’
‘Mi fa male.’
‘Ci farai l’abitudine.’
Alza gli occhi e guarda mio figlio nonché da pochi giorni anche suo amante.
‘Tu, là dietro, datti da fare che tua madre ha già sofferto abbastanza. Faglielo arrivare nello stomaco. Chiavala nel buco del culo e scarica nel suo budello tutta la tua rabbia. Fa presto. Vederti con il cazzo nel buco del culo di tua madre mi ha mandato su di giri. Il mio buchetto ti sta reclamando.’
&egrave il segnale che Paul aspetta. Una spinta più forte ed il suo randello affonda per intero nelle mie viscere. Sento i suoi testicoli sbattere contro la mia passera. Mio figlio ha letteralmente demolito la mia porta posteriore con il suo favoloso cazzo. &egrave nella mia pancia. Sento il glande spingere contro lo stomaco. Un attimo di fermo e poi inizia a chiavarmi nel culo e lo fa senza minimamente preoccuparsi della mia sofferenza. Ricomincio a gridare. Mia madre cerca di consolarmi accarezzandomi il viso e sussurrandomi paroline dolci.
‘Come sei bella. Ti fa male? &egrave un bruto. Quando avrà finito sarò io a prendermi cura del tuo buchetto.’
Paul aumenta le spinte ed il suo cazzo assume la funzione di un pistone che sempre più veloce mi stantuffa nel culo. Di colpo emette un lungo grugnito e si blocca. Un attimo dopo sento il retto irrorato da una sostanza calda. Il porco sta godendo. Mio figlio sta scaricando nel culo di sua madre tutta la sua forza. Ho la sensazione che mi stia facendo un clistere. &egrave tanta la quantità di sperma che inietta nel mio culo da farmi sentire la pancia piena. Esausto si lascia andare sulla mia schiena. La pressione delle sue mani sulle mie zizze si allenta. I capezzoli sono liberi. Do una scossa al mio corpo e lui si ritrova proiettato all’indietro. Sono libera. Mi metto dritta. Lo guardo fra le gambe. Ha il cazzo sporco e pieno di impurità anali. Sposto il mio sguardo su mia madre.
‘Vado in bagno a prendermi cura del buco del mio culo. Tu, puttana, prenditi cura del cazzo di tuo nipote; fallo diventare lucido e splendente come lo era prima di mettermelo nel culo. Altrimenti nisba. Non avrà più il piacere di sbattermelo nel ventre. E digli anche che la prossima volta che vuole farmi il culo deve indossare il preservativo. Senza si può scordare di entrare attraverso la mia porta posteriore. Ho sentita che la scena di vederlo chiavarmi nel culo ti ha eccitato e che il tuo buchetto sta reclamando la presenza del cazzo di tuo nipote. Mi fai capire che durante la mia assenza te lo ha messo anche nel culo. Ti sei fatta rompere il culo. Dio! Mamma cosa &egrave che non hai fatto con tuo nipote.’
Mia madre mi guarda estasiata.
‘Figlia mia. Tuo figlio ha tra le gambe un bellissimo, grande e grosso attrezzo. Ammirarlo solamente senza usarlo &egrave fargli torto. E lui lo ha usato al massimo delle sue potenzialità e ti assicuro che ho vissuto come non mai una meravigliosa e favolosa storia che mi auguro non abbia fine e che tu mi consentirai di continuare a vivere.’
&egrave mia madre. Come posso dirle di no. Guardo mio figlio.
‘Tu, porco, te la senti di gestire una stalla con dentro due giumente perennemente in calore?’
Paul si avvicina. Mi abbraccia e mi bacia sulle labbra infilandomi la lingua in bocca. Un bacio che mi fa dimenticare il dolore al culo.
‘Mamma non devo essere solo io a gestire la stalla. Tu e la nonna dovete mettervi d’accordo sul come preservare le mie forze. Altrimenti vi troverete in breve tempo con un stallone che non avrà più le forze per soddisfare le vostre necessità.’
Ha ragione. Guardo mia madre che mi implora con gli occhi. Quello che vi leggo &egrave amore. La nonna &egrave innamorata del nipote.
‘Per me va bene e per te mamma?’
Julie si alza e viene ad abbracciarci. Bacia prima me appoggiando le sue labbra sulle mie e poi bacia suo nipote mettendogli la lingua in bocca.
Ha cosi inizio una nuova storia con tre protagonisti che non sono nuovi e che dura ancora oggi.

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