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Racconti erotici sull'Incesto

I figli di Katia

By 7 Agosto 2013Dicembre 16th, 2019No Comments

Mi chiamo Katia, ho 34 anni, ho due figli: il primo ha 18 anni ed il secondo 16. Sono una bella donna e sono fiera ed orgogliosa del mio fisico. Amo il mio corpo e ne ho cura. Ho un seno rigoglioso (una terza quasi quarta), gambe lunghe e cosce senza ombra alcuna di cellulite, un culetto abbastanza pronunciato. Con mio marito ci siamo lasciati perché non comunicavamo più e perché litigavamo di continuo. Sono già 10 anni che sono separata. Da quel giorno non ho avuto altre relazioni ne le ho cercate. Problemi economici non ne ho mai avuti. Oltre che essere direttrice e socia di una affermata azienda produttrice di sistemi per produrre energia solare ed eolica sono anche erede di un patrimonio immobiliare lasciatomi in eredità da mio padre e dai mie nonni materni. Il mio unico scopo di vita sono stati e sono i miei due figli ed il loro benessere. Gli voglio un monte di bene e ne sono ricambiata. Sono cresciuti bene: entrambi hanno un fisico eccezionale dovuto anche all’attività sportiva esercitata. Somigliano, nel fisico, ai bronzi di Riace. Ne vado fiera. Negli studi primeggiano. Mai un dispiacere. L’unico mio cruccio: non li ho mai visti in compagnia di ragazze e nemmeno li ho sentiti parlarne. Questo fino a questa sera. Torno dal lavoro stanca e senza nemmeno fermarmi mi dirigo verso la mia camera da letto, ho bisogno di stendermi sul letto e devo necessariamente passare davanti alle camere dei due bronzi. Una &egrave chiusa mentre l’altra ha la porta non chiusa completamente. Sento le loro voci. Una frase mi blocca. Mi fermo ad ascoltare. Non l’ho mai fatto. &egrave la voce del più piccolo:Gino a bloccarmi. Sta parlando al fratello.
‘Pensala come meglio ti aggrada ma ti dico che nostra madre &egrave una gran bella donna. Non ho mai vista una donna di una tale bellezza.’
Gli risponde il fratello: Alessio.
‘Non dire stupidaggini, tutte le madri agli occhi dei figli sono più belle. Ed &egrave cosi anche per noi. Katia &egrave bella perché &egrave nostra madre.’
Dio stanno parlando di me.
Gino: ‘Non &egrave di nostra madre che parlo ma della donna che &egrave in lei. Hai visto che tette che ha? E che gambe? Per non parlare del culo: &egrave favoloso. Vederlo ondeggiare mi manda in visibilio. Ti giuro che quando la vedo devo correre in bagno a masturbarmi e non dirmi che a te non ti fa nessuno effetto perché non ti credo. Sii sincero. Anche a te piacerebbe scoparla.’
Alessio: ‘Stai parlando di nostra madre. Non puoi pensare di poterla chiavare senza pagarne le conseguenze.’
Gino: ‘Sto parlando di una donna bella e bona. Di quali conseguenze parli? Non ci vedo niente di male nel volersi chiavare una donna bella come Katia.’
Alessio: ‘Sarebbe incesto.’
Gino: ‘Il mondo &egrave pieno di rapporti incestuosi. Anche la storia ne &egrave piena. Adamo ed Eva: fratello e sorella; Lot con le sue due figlie; Edipo con sua madre e cosa mi dici dell’antico egizio dove i faraoni sposavano le proprie sorelle. Pensala come vuoi ma io nostra madre la chiaverei.’
Alessio: ‘Hai ragione. Mi vergogno a confessarlo ma anch’io faccio cattivi pensieri su nostra madre. Quando le guardo il seno immagino di mettere il mio cazzo fra le sue mammelle e farmi fare una -spagnola-. Anche a me il suo culo mi fa impazzire. Sapessi quante seghe mi faccio pensando a lei.’
Basta; ho sentito troppo. Credevo di avere due figli morigerati. Scopro che ho allevato due pervertiti. Sono due maiali, due bestie. Sì, solo le bestie si accoppiano con la propria madre. Silenziosamente li lascio ai loro discorsi immorali e scappo in camera mia e chiudo la porta con la chiave. Mi getto sul letto e scoppio a piangere. Un senso di solitudine mi assale. Mi sento prigioniera delle parole dei miei figli. Cosa ho mai fatto per suscitare in loro un sentimento cosi perverso. Non ho mai assunto atteggiamenti provocatori nei confronti di altri miei corteggiatori figuriamoci se lo facevo con loro. Hanno detto che sono una bella donna e di questo li ringrazio. Ma da questo a desiderare di chiavarmi ce ne vuole. Non sono una puttana. In me sta montando l’ira. Mi metto in piedi e mi libero dei vestiti ivi inclusi il reggiseno e le mutandine. Completamente nuda mi piazzo davanti allo specchio e guardo il mio corpo. I miei 34 anni sono ben rappresentati. Vogliono godere del mio corpo? staremo a vedere. Da oggi si cambia musica. Niente atteggiamenti negativi. Vedere e non toccare. Sarò per loro una continua provocazione. Li costringerò a masturbarsi fino ad esaurirsi. E comincerò da questa sera. Sarà la mia vendetta. Vado in bagno, faccio una doccia e indosso l’accappatoio lasciandolo aperto sul davanti quel tanto che basta da far vedere le mie tette ballonzolare in libertà. Così conciata vado in cucina. Preparo la cena. Li chiamo.
‘Alessio, Gino, venite, la cena &egrave pronta.’
Mi appoggio al lavello, allento ancora un poco la cinghia dell’accappatoio ed allargo le gambe quel tanto da mostrare il ciuffo di peli che orna il mio inguine. Il primo ad entrare in cucina &egrave Alessio che vedendomi cosi conciata si blocca e strabuzza gli occhi. Il suo sguardo &egrave puntato al mio inguine. Poi, quasi correndo, giunge Gino che gli rovina contro le spalle. Si scusa col fratello il quale gli sussurra:
‘Guarda e dimmi se non &egrave fantastica’
Gino sposta lo sguardo su di me e lancia un grugnito di approvazione. Per oggi mi basta.
‘Intanto che incominciate vado in camera a vestirmi.’
Senza chiudere l’accappatoio mi avvio verso l’uscita della cucina e nel farlo faccio ondeggiare le mie tette sotto i loro famelici occhi. Ho appena svoltato l’angolo che sento Gino.
‘Hai visto che roba? Te l’ho sempre detto che nostra madre &egrave una donna da far resuscitare i morti. Ho bisogno di sfogarmi.’
Veloce mi allontano. Ritorno da loro dopo una mezz’ora. Non hanno toccato la cena. Mi hanno aspettato. Che carini. Mi siedo.
‘Forza, servitevi.’
Avverto i loro sguardi sul mio corpo. I maiali mi stanno spogliando. In particolare sento i loro occhi puntati sul mio seno. Nonostante la repulsione per le loro perverse intenzioni, una vampata di calore mi investe. I capezzoli mi si induriscono e la mia pussy lancia un miagolio. Cazzo! Mi sto eccitando. Cosa mi piglia?
‘Ragazzi, sono molto stanca. Dopo cena vado subito a letto.’
‘Non ti preoccupare mamma, penseremo noi a sparecchiare ed a pulire.’
Non sono mai stati così servizievoli. Che bastardi. Finita la cena mi avvio per raggiungere la mia camera sto per uscire dalla cucina che sento Gino dire al fratello:
‘Dai, vieni, andiamo a goderci lo spettacolo di quando si spoglia.’
‘Mi piacerebbe molto, ma non so come lo si possa fare. Lei si chiuderà dentro la sua camera.’
‘Tu seguimi e non te ne pentirai.’
Dei due il più ardito mi &egrave sembrato fosse Gino. Veloce mi ritiro in camera e mi chiudo dentro con la chiave. Voglio proprio vedere come faranno a vedermi spogliare. Un sospetto mi assale. Comincio a girare per la stanza facendo scorrere il mio sguardo sulle pareti e sul soffitto. Cosa sto cercando? Poi faccio la scoperta. Nella cornice superiore dell’armadio c’&egrave un punto che non ho mai visto. Lo guardo. Capisco. So di cosa si tratta. &egrave l’occhio magico di una videocamera da ripresa cinematografica. &egrave talmente piccolo da difficile individuazione. Ecco come faranno a vedermi e chissà quante volte il piccolo depravato lo ha fatto ed ora ne fa partecipe anche il fratello. Di sicuro ci sarà anche un registratore. Devo scoprire dove lo tiene nascosto. Vogliono lo spettacolo? Lo avranno. Vado all’impianto stereo, vi inserisco un cd e lo avvio, la musica si diffonde nella camera. &egrave il ‘bolero’ di Ravel. Ho scelto bene. Mi metto davanti all’armadio e do inizio allo spogliarello. Lentamente ed al ritmo della musica mi libero dei vestiti. Lo faccio con movenze da consumata spogliarellista. Una volta nuda (con le sole calze nere autoreggenti e le scarpe con i tacchi da 12 cm) faccio scorrere le mie mani sul mio corpo, mi accarezzo indugiando sulle mie mammelle che amo molto. Con le mani a coppa le sollevo e le accosto in direzione della mia bocca, chino la testa e tiro fuori la lingua che faccio vibrare sui turgidi capezzoli. E’ un giochino che faccio spesso quando sono sola. Questa volta lo faccio a vantaggio degli occhi dei due maiali e per meglio godere della mia vendetta. Vogliono chiavarmi? che guardino pure di come &egrave fatto il corpo nudo della loro madre. Non &egrave finita. Mi siedo sul letto e mi appoggio con la schiena alla spalliera, facendo in modo da essere ben inquadrata dalla videocamera. Raccolgo le gambe contro il mio corpo ed allargo le cosce a 180′, porto le mani fra le cosce e poggio le dita sulle grandi labbra della mia polposa vulva, esercito una pressione in modo da dilatare le grandi labbra per mettere allo scoperto il resto del tesoro. Sono certa che i due pervertiti si stanno dannando nel vedere la figa della loro desiderata madre completamente aperta. Seguendo il copione che ho scritto do inizio alla masturbazione. Prima mi accarezzo le grandi labbra, poi prendo a pizzicarmi ed a titillare le piccole labbra infine do inizio allo sgrillettamento del clitoride che nel frattempo &egrave uscito fuori dal cappuccio. Intanto due mie dita si sono aperte la strada verso l’interno della vulva penetrandola e raggiunto il caldo della vagina assumono un movimento di dentro/fuori. Mi sto chiavando con le mie dita. Ben presto quello che ho iniziato come gioco mi travolge ed il mio corpo reagisce. Sento vampate di calore pervadermi tutta e brividi di piacere mi scuotono il corpo. La mia mente &egrave preda di immagini oscene e perverse. Mi vedo nuda stretta fra i corpi dei miei figli che, a turno e senza remora alcuna, mi possiedono, ed io sto li senza ribellarmi, lascio che mi chiavino incitandoli a non smettere. Continuo a masturbarmi fino a quando sento montare il piacere; un urlo mi sale nella gola che uscendo dalla bocca si propaga nella stanza. L’orgasmo &egrave forte e dura diversi minuti. Quando ritorno sulla terra prendo coscienza di quello che ho fatto. Guardo verso l’obbiettivo ed in preda alla vergogna spengo la luce e mi tiro il lenzuolo sul corpo. Cosa ho fatto? Ho goduto pensando che ha farmi provare piacere sono stati i miei figli. Nella mia mente mi sono fatta chiavare dai miei figli. Aver ascoltato i loro discorsi mi hanno psicologicamente travolta. Mentre mi masturbavo ho desiderato di averli nel mio letto ed amarli. Sono proprio una puttana. Non solo loro sono i pervertiti ma anch’io non gli sono da meno. Milioni di punture di spilli percorrono il mio corpo. Mi sto nuovamente eccitando. Il mio pensiero corre a loro due. Li voglio, li desidero. No! non &egrave possibile. Mi alzo e vado in bagno, entro nella doccia ed apro l’acqua fredda. Ci resto sotto per circa mezz’ora. Mi asciugo e ritorno a letto. La mia mente non si calma. Le immagini dei miei due figli sono continuamente proiettate davanti ai miei occhi. Trascorro la notte in uno stato di depressione. Solo all’alba riesco ad addormentarmi. Cosa mi riserverà il risveglio? &egrave sabato. Non devo andare al lavoro. Resto nel letto a crogiolarmi fra le lenzuola. Il mio pensiero corre alla sera precedente. Di colpo balzo a sedere. Mi guardo intorno. Sono sola. Per un attimo ho creduto di vedere i miei figli stesi, nudi, ai miei lati. Il ricordo di essermi masturbata per il loro piacere mi fa arrossire. Alzo gli occhi e guardo verso l’obiettivo. Non ho sognato. I miei figli mi spiano. Scendo dal letto indosso una vestaglia e vado in cucina. Non c’&egrave nessuno. Avverto il loro odore. Sono già stati lì. Sul tavolo ci sono biscotti, marmellata e tutto quanto occorre per una sostanziale colazione ed un biglietto. Lo prendo e leggo.
‘Cara mamma, noi usciamo e torniamo dopo la scuola. Abbiamo da parlarti.’
Alessio &egrave all’ultimo anno di liceo classico e Gino &egrave al terzo anno. Di cosa debbano parlarmi credo di indovinarlo. Lo spettacolo che gli ho offerto ieri sera li ha fatti decidere. Comincio a tremare. La prospettiva &egrave alquanto imbarazzante. Cosa risponderò loro se faranno delle avance. Di nuovo le scene di sesso con me e loro insieme si affacciano alla mia mente. Il desiderio di averli nel mio letto e preponderante. Dalla mia vulva tracimano umori che colano lungo le mie gambe. Mi siedo su una sedia ed apro la vestaglia. Una mano corre alle tette e le accarezza. L’altra mano scende fra le mie gambe che ho provveduto ad allargare e lascio scorrere le mie dita lungo lo spacco della vulva, sposto le dita sul grilletto che &egrave schizzato fuori dal cappuccio e si erge per tutta la sua lunghezza. Ho un clitoride abbastanza sviluppato, quando sono eccitata si manifesta per tutta la sua lunghezza che non &egrave poca. Lo strizzo fra le dita; lo faccio vibrare, lo picchietto sulla punta. Mi metto due dita nella figa e mi chiavo. Non ci metto molto e raggiungo l’orgasmo. La mia micina tracima, Gli umori straripano e, abbondanti, vanno ad infrangersi sul pavimento. Ancora una volta ho goduto pensando ai miei figli. Oramai il loro desiderio &egrave diventato anche il mio. Se &egrave scritto che deve accadere che lo sia. Non sarò certamente io ad oppormi. Un pò di scena la devo comunque fare. Mi alzo e vado a fare una doccia, poi mi spalmo sul corpo oli profumati; indosso una camicia rossa evitando di indossare il reggiseno; inguaino le mie gambe in calze nere a rete con a maglia larga che tengo ferme con un reggicalze di merletto nero; niente slip o mutandine; una gonna nera completa la vestizione. Esco di casa e vado in città. Faccio una lunga passeggiata per il centro. Sento gli occhi degli uomini perforarmi i vestiti; anche qualche donna non riesce a trattenere un segno di approvazione accompagnato da frasi eloquenti del tipo: ‘ti scoperei’. Il vento entra sotto alla gonna e mi accarezza la nuda passera. Mi eccito. La micina comincia ad eruttare il suo piacere e prima che ne lasci traccia lungo la strada mi precipito all’auto. Faccio ritorno a casa, l’uscita &egrave stata proficua. Se tanto mi da tanto quando i ragazzi torneranno a casa resteranno senza fiato nel vedermi. Manca poco al loro rientro. Vado nel salone e mi siedo al centro del divano. Li aspetto dandomi alla lettura di un libro erotico che il caso vuole che parli di rapporti sessuali praticati in famiglia. Non &egrave mio, &egrave di quel diavoletto secondonato. L’ho preso dalla sua libreria che &egrave ricca di libri erotici e riviste porno. Sono ormai le 15. Sento il rumore dei loro motorini. Entrano in casa, mi raggiungono, mi danno un bacio sulle guance e scappano nelle loro camere. Resto delusa. Forse la mia &egrave pura illusione. No. Non mi sono sbagliata. Sono certa. Loro mi vogliono. Non passa mezz’ora che me li ritrovo davanti. Hanno indossato una tuta sportiva ed hanno i capelli bagnati, hanno fatto la doccia. Li guardo. Sono bellissimi. Si avvicinano e si siedono ai miei lati. Ale sulla destra e Gino sulla sinistra. Dopo avermi nuovamente baciata sulle guance poggiano la testa nell’incavo delle mie spalle. Pochi minuti e vedo la mano del più piccolo armeggiare con i bottoni della mia camicia. &egrave partito l’attacco. Un brivido percorre la mia schiena. Il mio stomaco sta gorgogliando e la mia passerotta sta pigolando. Ritrovarsi dopo anni di astinenza con due baldi e focosi maschiacci pronti a possedermi &egrave di quanto più si possa sperare. L’unica &egrave che sono i miei figli. Avrò con loro un rapporto incestuoso. Ma non mi importa. Li amo e li desidero. Se il prezzo da pagare per averli nel mio letto e farmi cavalcare dai due magnifici puledri &egrave di commettere un atto immorale che ben venga anche l’incesto. Saremo un trio perfetto. La nostra unica preoccupazione dovrà essere la segretezza. Nessuno, dico nessuno dovrà mai venire a conoscenza o dubitare di quanto accadrà fra le mura di casa. Loro però dovranno penare prima di avermi.
IO: ‘Gino, che cacchio stai facendo? ti sembra giusto sbottonarmi la camicia?’
&egrave il più grande che mi risponde.
ALESSIO: ‘Mamma, non sta facendo nulla di male. Vogliamo vedere il tuo seno. Se te lo avremmo chiesto non ce l’avresti mostrato.’
IO: ‘Chi ve lo ha detto? Non &egrave mica peccato mostrare le mie tette ai miei figli. Del resto le avete viste ed usate per diversi anni. Tu, Ale lo hai fatto fino a quando avevi cinque anni, ed anche tu, Gino. C’&egrave stato un periodo abbastanza lungo durante il quale entrambi vi attaccavate nello stesso momento alle mie mammelle e succhiavate il latte. Lo avete fatto anche quando latte non ne producevo più. Sapeste il piacere che ho provato quando succhiavate, era indescrivibile. Dovreste ricordarvelo? Quando poi ho cominciato a negarvele voi avete subito trovato come sostituirle. Diventaste dei piagnoni. Fu vostra nonna che venuta a conoscenza del motivo dei vostri piagnistei mise a disposizione dei vostri perversi istinti le sue grosse zizze. A voi non parve vero. Vi attaccaste al seno di vostra nonna e continuaste a dilettarvi a succhiare fino all’età in cui ebbe inizio la vostra pubertà. Poi avete cominciato a fare sogni che oggi so che ero io l’oggetto delle vostre prime esigenze sessuali.’
Gino, nel frattempo, ha completato l’operazione di apertura della mia camicia, ne solleva un lembo e porta alla vista dei loro famelici occhi una mia mammella mettendone in mostra tutta la sua bellezza.
GINO: ‘Dio mamma, &egrave splendida.’
Senza darmi il tempo di replicare libera anche l’altra tetta.
GINO: ‘Guarda Ale. Hai mai visto due mammelle cosi belle? Mamma ce le lasci toccare?’
L’aria fresca che investe le mie tette mi fa inturgidire i capezzoli.
IO: ‘Le volete toccare? E poi? Ragazzi prima che ci avventuriamo su un terreno pericoloso dobbiamo parlare e dobbiamo essere sicuri di quello che volete e che anch’io voglio.’
Mi riabbottono la camicia e mi metto dritta.
IO: ‘Vi faccio una domanda che spero siate sinceri nel rispondere. Da quando mi spiate? Voglio dire da quando sono l’oggetto dei vostri desideri erotici? Non mentitemi. Io so dei giocattoli che usate per spiarmi.’
GINO: ‘Mamma hai detto ed anche a cosa ti riferisci’
Il mandrillo ha capito. Vuole che io mi sbilanci.
IO: ‘Non si risponde ad una domanda con un’altra domanda. Ripeto. Da quando desiderate entrare nel mio letto? Avete pensato che sono vostra madre e che certe cose con me non potete farle?’
ALESSIO: ‘Io ho cominciato a masturbarmi pensando a te da quando avevo tredici anni. Nei miei pensieri tu non sei mia madre ma sei una bellissima donna. Mamma, io sono innamorato di te.’
GINO: ‘I giocattoli a cui ti riferisci sono io che li ho installati. Il discorso che ha fatto Alessio vale anche per me. Mamma io voglio chiavarti. Ecco l’ho detto e non mi pento.’
Un primo passo &egrave stato fatto. Si sono sbloccati. Sono riuscita a farli confessare il loro desiderio.
IO: ‘E che io sono vostra madre non vi importa?’
ALESSIO: ‘Sei nostra madre ma sei anche la donna più bella che io abbia mai visto.’
GINO: ‘Sono d’accordo con mio fratello ed aggiungo che fare sesso con mia madre &egrave la cosa più arrapante che mi può capitare.’
IO: ‘Sapete che la società punisce i rapporti sessuali fra consanguinei ed in modo particolare quelli che avvengono fra madre e figlio e/o fra padre e figlia, insomma condanna i rapporti che avvengono in famiglia.’
GINO: ‘Lo sappiamo, ma se la cosa resterà circoscritta a noi tre nessuno potrà condannarci.’
IO: ‘Quando dici intendi che altri non sapranno mai quello che accade in casa. Sapreste mantenere il segreto? Non &egrave che andreste in giro a vantarvi della vostra prodezza? &egrave importante che io lo sappia.’
Guardo i loro occhi. Sono accesi. Hanno capito.
ALESSIO: ‘Mamma, se ci farai entrare nel tuo letto e ti lascerai montare ti giuriamo che nessuno saprà mai di quello che facciamo.’
IO: ‘Ragazzi, vi giuro che al primo sentore che la cosa sta circolando vi denuncerò per violenza. In pubblico noi dovremo essere sempre quello che siamo: una madre con due figli.’
GINO: ‘Anche quando andremo in vacanza?’
IO: ‘Rinuncereste alle vostre vacanze con i vostri amici pur di stare con me? tanto vi piaccio? Sarebbe un errore. Rompere le abitudini farebbe nascere sospetti. Ditemi quale parte del mio corpo vi attrae di più? avete delle preferenze?’
ALESSIO: ‘Il tuo fondo schiena. Vedere ancheggiare il tuo didietro mi fa girare la testa.’
IO: ‘Che mi faresti?’
ALESSIO: ‘Ti sodomizzerei.’
IO: ‘Vuoi mettermelo nel culo? Oh, dio! &egrave una cosa che mai avrei pensato di farmi fare. Nessuno mi ha mai chiesto di mettermelo nel culo. Nemmeno vostro padre. Ed oggi mi trovo con mio figlio che con molta schiettezza mi dice che vorrebbe sfondarmi il culo. Vuoi che ti dia la mia verginità anale? Dovrai meritartela.’
&egrave la volta del secondogenito.
GINO: ‘Mamma, tu mi piaci tutta. Starei perennemente attaccato al tuo corpo. Mi consumerei dentro di te. Vuoi sapere cosa mi attrae di più? Anche se non l’ho ancora vista &egrave la tua vagina. Chiavarti &egrave il mio più grande desiderio in sub ordine penso che la tua bocca sappia donare magnifiche sensazioni.’
Sono sorpresa. Mi aspettavo che anche lui esprimesse il desiderio di mettermelo nel culo. Ogni uomo, non si &egrave mai capito il perché, desidera inculare la propria donna. invece mio figlio oltre a chiavarmi vuole che glielo succhi, vuole che gli faccia un pompino. Non me la conta giusta. Lo guardo e vedo i suoi occhi ridere. Sta mentendo. Anche lui vuole sodomizzarmi. Gli metto una mano nei capelli e glieli scompiglio.
IO: ‘Stai mentendo. Ma ti accontenterò lo stesso. Ora lasciatemi sola. Devo somatizzare il tutto. Sapete non &egrave facile dire ai propri figli: – eccomi, sono qui pronta a soddisfare le vostre voglie, prendetemi.’
I due mandrilli mi guardano con una muta preghiera dipinta nei loro occhi. Non devo cedere.
IO: ‘Niente da fare ragazzi. Andate via. Impiegate il vostro tempo a smantellare gli impianti di videoregistrazione che avete installato in casa per spiarmi, non saranno più necessari.’ Strano ma obbediscono. Resto sola, mi lascio andare sulla poltrona. I miei pensieri sono occupati dal colloquio avuto coi miei due figli. Ripenso alle mie parole; ho detto loro che mi sarei concessa; che avrei soddisfatto le loro voglie; che mi avrebbero posseduta. Ho prospettato loro che avremmo avuto un rapporto incestuoso. Devo essere impazzita. Purtroppo il danno &egrave stato fatto. Poi altri pensieri cominciano ad affiorare. Il più eccitante &egrave il desiderio di essere posseduta; di avere un rapporto sessuale. Troppi sono gli anni che un uomo non riscalda il mio letto; troppe sono le notti in cui sogni erotici si impossessano del mio corpo sfibrandomi nella mente. Non ho mai cercato altri uomini. La mia vita l’ho dedicata ai miei due figli che oggi mi ripagano dicendomi schiettamente che vorrebbero accoppiarsi con me e ciò nonostante io sia la loro madre. Avessi saputo li avrei disconosciuti. Mi chiedo se veramente lo avrei fatto. In fondo sono due magnifici ragazzi e prendendo le dovute precauzioni e le necessarie cautele non ci vedo niente di male se mi faccio chiavare da due baldi e focosi giovincelli. Il mio secondo nato ha detto che chiavarmi sarebbe la cosa più appagante che gli potesse capitare. Sarò una peccaminosa perversa ma il pensiero che i miei figli vogliono cavalcarmi mi eccita fortemente. Si, li voglio. Questa &egrave la mia decisione. Li farò diventare i miei amanti. Sono assorta nei miei pensieri osceni e non mi accorgo che i due maialini si sono portati, ognuno, su un lato della poltrona da me occupata. &egrave il contatto con le loro mani a farmi ritornare sulla terra. Le hanno infilate nella apertura della camicia e mi stanno impastando le zizze. Mi lascio andare. Il piacere mi assale. Tento una debole difesa.
‘Ragazzi non &egrave leale quello che fate. Non sono ancora mentalmente pronta. ‘
GINO: ‘Mamma noi invece lo siamo da anni ed oggi &egrave il momento giusto e credo che anche tu lo desideri. Il tuo corpo sta parlando in tua vece. Le tue mammelle si sono indurite ed i tuoi capezzoli sono due bulloni. Lasciati andare. Quando avremo finito ti sentirai spiritualmente meglio.’
Dio, quanto ha ragione; &egrave la volta del primogenito.
ALESSIO: ‘Mamma ho una voglia matta di mettertelo in bocca; ti fa schifo succhiarmi il cazzo?’
IO: ‘Non sei tu quello che vorrebbe sodomizzarmi. Vuoi che ti faccia un pompino? Su tiralo fuori fammi vedere com’&egrave fatto e vedremo il da farsi.’
Smette di pastrugnarmi la zizza e, veloce, si apre la patta dei pantaloni e tira fuori il suo cazzo. &egrave una bella mazza. Lunga e doppia. Deve essere almeno 18 cm di lunghezza e 4 cm di diametro. Il glande à coperto da un cappuccio di pelle. Si intravede l’aperture dell’uretra da dove, fra poco, gli uscirà il denso liquido che mi inonderà la bocca; spero proprio che riuscirà a riempirmela. Sono assetata, desiderosa di bere sperma di maschio. Non ho più ricordo del sapore di sperma; l’ultima bevuta l’ho fatta con il liquido seminale del loro papà e sono trascorsi ben 10 anni dall’ultima volta che ho succhiato un cazzo. Ed ora eccolo qui. Davanti ai miei occhi si erge un meraviglioso cazzo pronto a riversare nella mia gola tutta la sua forza. Mi alzo dalla poltrona, prendo il cuscino di pelle e lo metto sul pavimento; mi piego sulle gambe e mi metto in ginocchio davanti a mio figlio. Il cazzo di Alessio si erge come un palo davanti ai miei occhi. Allungo la mano e lo impugno. Faccio scorrere la pelle verso i coglioni e libero il glande dal cappuccio. Ha il frenulo ancora integro. Gli esercizi che gli ho fatto quando era piccolo hanno funzionato. Anche il glande &egrave bello grosso. Sembra un grossa albicocca. Ne sono attratta. Alzo gli occhi e li punto nei suoi. Lui mi sta guardando. Sta aspettando. Le dita si stringono intorno alla dura asta di carne. La mia testa corre incontro all’alieno, la mia bocca &egrave sul glande. Lo bacio. Lui mugola. Dalla uretra esce una goccia di liquido. La lecco. Ancora un gemito. La mia lingua vortica sul glande spaziando sulla sua superficie e intorno alla corona. Arrivo al frenulo e con la punta della lingua lo faccio vibrare come fosse una corda di violino provocandogli un piacere cosi forte da farlo gridare.
ALESSIO: ‘Dio, mamma, non credevo fosse così bello farsi fare un pompino da una donna come te. Quando avrai finito sarò un uomo inservibile. Mi fai morire.’
Scopro così che &egrave la prima volta che una donna gli lecca il cazzo e sono io, sua madre la donna che gli sta dando piacere. &egrave in quel momento che mi accorgo che l’altro mio figlio: Gino si &egrave posizionato su di un lato e sta guardando, con occhi pieni di libidine, l’azione della mia bocca sul cazzo del fratello. E’ due volte maiale perché &egrave anche un guardone. Ritorno al mio lavoro di pompinara. Faccio scorrere la lingua lungo l’asta di rosea carne leccandola fino alla sua radice. Risalgo. senza smettere di leccare, fino alla sommità del glande. Quando la mia bocca &egrave sulla sua verticale l’apro al massimo e circondo con le mie labbra il grosso glande che entra nel mio cavo orale senza il minimo sforzo. Mentre la mia lingua &egrave intenta a solleticargli il glande, le mie labbra si muovono lungo il resto del corpo del cazzo in un movimento come se lo stessi mungendo. Lo faccio con lentezza. Mio figlio porta le mani sulla mia testa e cerca di bloccarmela. Capisco che sta per esplodere. Non posso permetterlo. Gli do un morso. Il dolore interrompe il quasi raggiunto piacere. Intenta a succhiare il cazzo di Alessio non mi accorgo che Gino non c’&egrave più a guardarmi. Faccio roteare gli occhi alla ricerca della sua presenza. Vedo solo i suoi vestiti abbandonati sul pavimento. Si &egrave spogliato; &egrave nudo; cosa ha in mente? Non passano che pochi secondi che due mani si poggiano sul mio culo. Sento le dita infilarsi nella cintura della gonna e tirarla. Mi sta spogliando. La gonna scivola via e insieme ad essa anche le mutande se cosi si può chiamare lo striminzito pezzetto di stoffa che copre la mia ‘bernarda’. Non c’&egrave bisogno dell’indovino per capire le sue intenzioni. Sto per essere infilzata da dietro. La cosa mi eccita. Intensifico la mia azione sull’attrezzo che ho in bocca. Devo portarlo al punto di non ritorno poi mi devo dedicare a quello che fra pochi secondi mi entrerà nella pancia. Quando Alessio mi rimette le mani sulla testa non mi ribello. Lo lascio fare. Mi faccio chiavare la bocca. Non ci vorrà molto. Due, no tre spinte ed un lungo ululato irrompe nel silenzio della stanza. mio figlio mi blocca la testa contro il suo cazzo e viene. Il vulcano erutta. Un fiume di sperma invade la mia bocca riempendola. Con la lingua convoglio il gustoso nettare nella mia gola ingoiandolo e facendolo scivolare nello mio stomaco desideroso di ricevere il tanto agognato succo prodotto da mio figlio. Non una goccia mi sfugge. Quando finisco di pulirlo Alessio si lascia andare, sfinito, sulla poltrona. Sono libera di dedicare le mie attenzioni a quanto il mio secondogenito si accinge a farmi.
Ancora qualche secondo di attesa e poi un magnifico animale entrerà nel mio corpo e me lo rovisterà. Un solo dubbio mi assale. Quale porta userà? Quella nascosta fra una rigogliosa foresta di ricci peli? oppure sceglierà di percorrere lo stretto pertugio grinzoso dello sfintere. Dietro non l’ho mai preso. Non ho mai avuto un rapporto anale. So solo che si sente dolore. Una mia amica che si &egrave fatta chiavare nel culo dal suo amante ne &egrave rimasta scioccata. Sull’argomento mi sono edotta. Ho pure consultato la mia ginecologa la quale mi ha ragguagliata su tutti i rischi che si possono correre. Però mi ha pure detto che se si effettua una buona preparazione e si adottano misure di sicurezza (come il fare indossare il preservativo al proprio partner) farsi inculare potrebbe anche risultare piacevole. No; se tenterà di sfondarmi il culo non glielo permetterò. Non glielo negherò, ma sarò io a scegliere il giorno ed il momento per farmi chiavare nel culo. Se invece entrerà attraverso la porta principale lo accoglierò con entusiasmo e con piacere. Sono curiosa di vedere a cosa sto permettendo di far visita alla mia ‘bernardona’. La posizione in cui mi trovo me lo impedisce. Sono carponi: diciamo pure che sono messa alla ‘pecorina’. Del resto per succhiare il cazzo di Alessio ho dovuto per forza inginocchiarmi e Gino ne ha approfittato per farmi piegare in avanti. Tento di girarmi. Una forte pressione esercitata sulla mia schiena da due forti mani mi impediscono di voltarmi. Lui si piega in avanti e stende il suo corpo sul mio. Le sue braccia circondano il mio torace e le sue mani si ancorano alle mie zizze. Artiglia i capezzoli con le dita e li strizza. La mia mente incomincia a spaziare. La libidine si sta impadronendo del mio sangue. Trattengo il respiro in attesa del fatale momento. Una leggera pressione esercitata fra le mie natiche mi annuncia che la trapanazione sta per iniziare. Avverto la spinta del glande contro il mio sfintere. Mi scuoto. Lo imploro.
‘No, ti prego, non lo fare; non sono ancora pronta a prenderlo nel culo.’
Si tira indietro, la sua mano destra si stacca dalla mia tetta e va ad impugnare il suo scettro; lo sposta e lo guida fra le grandi labbra della mia pelosa e polposa vulva. Ritorna nella posizione iniziale. Porta la sua testa sul mio collo e lo morde. Un brivido mi percorre la spina dorsale. Mi alita sul viso. Giro la testa e gli offro la mia lingua. Lui la imprigiona nella sua bocca e la succhia. Trascorrono pochi secondi e comincia a spingere. Sarà perché sono 10 anni che un cazzo non fa visita alla mia ‘bernarda’ ma la pressione che sento esercitare contro la mia passera mi mette in allarme.
‘Gino, cosa stai facendo? cosa stai usando?’
Non mi risponde. Sento il suo glande aprirsi la strada fra le grandi labbra; lo sento scorrere verso il profondo della mia vagina; avverto un poco di dolore; trattengo il respiro. Quello che mi sta trapanando non &egrave un cazzo. &egrave un albero maestro di una nave; un palo. &egrave un TIR quello che sta avanzando nella mia pancia. Un mostro mi sta squartando il ventre. Stringo i denti per non urlare. Lui, imperterrito, continua a spingere. Avanza. La mia vagina si adatta a riceverlo. Il dolore si allenta, sparisce; comincio a provare piacere. Il glande arriva in contatto con l’utero; mi fa male. Grido.
‘Dio, mi stai sventrando, fermati altrimenti mi ammazzi.’
Si ferma; smette di spingere, ma non smette di strizzarmi i capezzoli e fa bene. Il giocare con le mie zizze mi da sollievo. Poco alla volta mi abituo alla presenza dell’alieno nella mia pancia. Il piacere sostituisce il dolore. &egrave una meravigliosa sensazione quella che sto provando. La mia vagina sta secernendo umori in grande quantità. &egrave una cascata. Sento la sua voce rimbombarmi nell’orecchio.
‘Scusami se ti ho fatto male. Credo che dovrò fartene ancora. &egrave troppo il tempo trascorso da quanto ho cominciato a desiderare il tuo corpo. Ora che sono dentro di te non posso rinunciare a chiavarti.’
‘Gino, non voglio che tu rinunci. Anch’io desidero che tu fai frullare il tuo cazzo nella mia pancia, ma dalla presenza che sento nel mio ventre il tuo non &egrave un normale cazzo. L’hai mai misurato? Quello che hai fra le gambe &egrave un cazzo asinino. Vuoi continuare? Fallo. Ti prego solamente di essere delicato e gentile. Un cazzo dalle dimensioni del tuo non l’ho mai preso in corpo. Meno male che non ti ho permesso di farmi il culo. Se te lo avessi lasciato fare in questo momento sarei su un tavolo chirurgico a farmi ricostruire il buco del culo. Dai, datti da fare. Chiavami. Completa l’opera. Fai piano, non essere violento.’
Poggiai le spalle sul pavimento. Avendo liberato le mani ne portai una sulla mia micina. Con le dita andai in cerca del clitoride, lo trovai duro e libero dal cappuccio pronto per essere manipolato; sgrillettato. Cosa che mi affrettai a fare. Intanto Gino, lentamente, sfilo il suo ariete dalla mia figa e poi, prima che uscisse del tutto, sempre lentamente, lo riaffonda nuovamente. Questo &egrave il ritmo che adotta per chiavarmi. Questo &egrave il ritmo che mi manda in estasi, che mi fa impazzire dal piacere. Ci vogliono circa 5 minuti prima che il piacere giunge al culmine. Le avvisaglie le percepisco allorché il suo dentro fuori diventa più frenetico. Oramai mi sono abituata alla sua presenza. Prendo ad incitarlo.
‘Bravo. Continua così. Non ti fermare. Pompa, pompa.’
Il modo in cui mi stantuffa il cazzo nel ventre mi fa impazzire. Gli orgasmi si susseguono uno dietro l’altro. Alla fine di un ennesimo orgasmo sento che si irrigidisce. La sua galoppata sta giungendo alla fine della pista.
‘Katia, sto per ”
Oh dio, mi ha chiamato Katia e non mamma. Cosa può significare? Ci sono. Mio figlio sta possedendo una donna. Non sta chiavando sua madre. Se così &egrave sono contenta. Quando ho preso la decisione di farmi chiavare dai miei due figli &egrave perché ho visto in loro due magnifici maschi.
‘Non preoccuparti. Vieni. Godi pure. Riempimi del tuo piacere.’
‘Non ti spaventa se ti scarico nella pancia il mio sperma.’
‘No. Dal giorno che, tu e tuo fratello, avete espresso il desiderio di accoppiarvi con vostra madre, ho incominciato a prendere le mie precauzioni. Sono al sicuro. Non potete ingravidarmi. Quindi scarica pure il tuo seme nel mio ventre.’
Ho appena finito di parlare che un lungo e caldo spruzzo di denso sperma viene ad infrangersi contro il mio utero. Altri spruzzi meno potenti del primo, ma altrettanto copiosi vengono espulsi dal suo poderoso cazzo e vengono ad allagarmi la vagina e unendosi alle secrezioni vaginali ed ai miei umori orgasmici danno vita ad un lago in cui miliardi di spermatozoi, maschili e femminili, in attesa che il loro ciclo vitale giunga a conclusione, sguazzano felici di aver portato a termine il loro compito. Il mio fantino &egrave esausto. La galoppata lo ha sfiancato. Sfila il suo cazzo dalla mia pancia, libera le mie zizze dalla presa delle sue mani e si lascia andare, di schiena, sul pavimento. Anch’io sono alquanto distrutta. Mi stendo su di un fianco dando le spalle al mio stallone. Il mio pensiero corre a quello che mi &egrave entrato in corpo; devo assolutamente vederlo. Non ho la forza di sollevarmi. Sono spossata. Rinvio la conoscenza ad un altro momento. Cado in un sonno profondo.
&egrave un anno che i miei due figli si alternano nel mio letto. La loro giovane età gioca un ruolo importante nel nostro rapporto. Non sono mai stanchi e ne il mio ventre mostra segni di cedimento nell’accogliere i loro cazzi. I primi tempi la mia libidine e il mio perenne desiderio di farmi cavalcare non mi sono stati di grande aiuto nel gestire gli assalti che i miei due puledri portano al mio corpo. Poi sono riuscita a mettere sotto controllo la nostra relazione. Ho imposto loro delle regole. Il giorno &egrave destinato alla cura della casa; allo studio (profitto scarso niente sesso) ed al lavoro; alla cura della persona (devono essere sempre lindi e puliti altrimenti non li faccio entrare nel mio letto) e soprattutto niente masturbazioni. I loro spermatozoi non devono andare perduti. L’unico contenitore in cui possono scaricare il loro liquido seminale &egrave il mio corpo: bocca, ventre e, quando accadrà, anche il culo, sono gli unici luoghi accoglienti dove depositarlo. Al mattino, a colazione, mi metto in piedi fra loro due; apro la vestaglia metto le mani sotto le mie prosperose zizze le sollevo e gliele offro. &egrave un rituale che pratico ogni mattina e loro due non fanno colazione se prima non gli offro le mammelle da succhiare. Loro ci si avventano e me le ciucciano come due cuccioli affamati. Mi dispiace non avere latte. Mi sarebbe piaciuto allattarli. Nel pomeriggio concedo loro di palparmi il culo o le tette ma niente di più. Di tanto in tanto, la sera, prima di ritirarmi in camera da letto, permetto loro di scaricare il loro sperma sulle mie zizze che provvedo a spalmare, come fosse crema rassodante. Il gioco &egrave così articolato: io sono stesa, nuda, sul tappeto che copre il pavimento del salone. Loro due, nudi, sono in ginocchio ai miei lati all’altezza della mia testa e con il cazzo puntato sul mio viso. A turno, lecco e succhio i loro cazzi e quando mi accorgo che sono sul punto di esplodere lascio che siano le loro mani a portare a termine il gioco. Vedere il loro sperma schizzare fuori da due meravigliosi cazzi e raggiungere le mie zizze &egrave esilarante. &egrave tanta la quantità di sperma che mi sparano sulle mammelle che potrei farmi una doccia. Poi, sotto lo sguardo allupato dei due bombardieri, prendo a spalmarmelo sulle tette e quando ritengo che lo sperma sia stato assorbito dai pori della mia pelle li invito a venirmi a leccare le mammelle per pulirle dallo sperma che si &egrave essiccato. Poi viene la notte ed &egrave il momento in cui si scatenano le tempeste ormonali ed il mio letto si trasforma in un campo di battaglia. Sono tutti dei cruenti scontri dove gli unici vincitori sono la libidine e la perversione. I miei due maschietti ne escono distrutti Il sabato e la domenica li trascorro rinchiusa in casa a sollazzarmi con loro due insieme. Fuori di casa ovvero nei luoghi frequentati da persone conosciute e non, il nostro comportamento &egrave quello di una normale e tranquilla famiglia: una madre con due figli che si vogliono molto bene. Parenti ne abbiamo pochi e non ci frequentano. Le occasioni di incontri con loro sono quasi nulle. Quindi su questo versante non corriamo rischi di essere scoperti. Per non destare sospetti e per tacitare le malelingue che non mancano mai i miei puledri di tanto in tanto si accompagnano a ragazze alquanto carine e con loro assumono un comportamento morigerato tanto che le ragazze, con mio grande sollievo, li lasciano. In questi ultimi tempi sto seriamente pensando di trasferirci nella mia tenuta di campagna molto isolata dove ho una casa colonica ristrutturata e dove spesso ci ritiriamo per dare libero sfogo ai nostri amplessi. &egrave il luogo ideale dove posso liberamente urlare tutto il mio piacere nel mentre i miei due puledri fanno frullare i loro arnesi nel mio ventre. Ed &egrave in uno dei fine settimana che la mia perversa mente partorisce il progetto. Siamo nel nostro SUV Porsche Cayenne diretti alla tenuta. Alla guida c’&egrave mio figlio Alessio; io sono seduta al suo fianco e dietro c’&egrave Gino che non appena la strada diventa poco frequentata mi infila le mani nella scollatura del maglioncino e si diverte a pastrugnarmi le tette. Lui ci va pazzo.
‘Gino, smettila. Vuoi farci finire fuori strada. Tuo fratello Alessio ci sta guardando. Non vorrei che si distraesse. Aspetta che arriviamo e te le darò.’
Il galletto non mi da ascolto. Mi sfila il maglioncino e le scopre. (non porto il reggiseno). Meno male che la strada &egrave poco frequentata e che il SUV &egrave alto ed ha i vetri azzurrati. Altrimenti sai la scena che si presenterebbe ai poveri viaggiatori che incrociamo sul nostro percorso. Una donna con le tette al vento e due mani che le pastrugnano. Roba da incidente stradale.
‘Dai, fratellino, trova un posto tranquillo e nascosto. Poi tu e mamma vi spostate dietro e la nostra adorabile vacca ci farà divertire con le sue zizze. Forse ci scapperà anche una leccatina ai nostri cazzi.’
Mi giro a guardarlo. Gli sorrido.
‘Vuoi dire che mamma te lo deve succhiare. Vi devo fare un pompino. Non puoi aspettare?’
‘No. Mamma non resisto fino a casa. Ho il cazzo che mi sta scoppiando.’
‘Alessio. Fermati. Mi sposto dietro ed accontento tuo fratello. Tu continuerai a guidare. Quando ho finito con lui sarai tu a spostarti dietro e tuo fratello si metterà alla guida.’
L’auto si ferma ed io con le tette al vento scendo dal SUV e raggiungo il maialino sul sedile posteriore. Lo trovo già con i pantaloni abbassati e con il suo cazzo svettante. Senza porre tempo in mezzo, mentre l’auto riparte, mi proietto sul nerboruto cazzo e lo copro di baci. Metto in funzione la lingua e glielo lecco. Gino ha un sapore particolare. &egrave meno asprigno di quello di Alessio. Ho sempre avuto un po’ di difficoltà ad accoglierlo nella mia bocca. Il suo cazzo &egrave fuori dalla norma. Ricordo il giorno in cui mi infilzò la prima volta. Sentii dolore. Sembrava che mi stesse sventrando. Ancora oggi, quando mi penetra, la sensazione di essere sventrata si ripresenta. Ciò nonostante quando lo sento entrare nel mio ventre il mio cervello va in frantumi. Così succede anche quando gli faccio il pompino. Succhiare il cazzo di mio figlio Gino &egrave da mille ed una notte. A lui piace molto sentire le mie labbra avvolgere il suo cazzo. Il suo piacere lo esprime con forti nitriti.
‘Dio, mamma, al mondo non c’&egrave nessuna donna che succhia il cazzo così come lo fai tu. Sei inimitabile. Chi &egrave stata la tua maestra?’
Se sapesse. Non c’&egrave stata nessuna maestra. Ho imparato da sola. Il mio campo di addestramento &egrave stato il liceo prima e l’università dopo. Tra colleghi e professori non si contano i pompini che ho fatto. Di una cosa però posso rassicurarlo. Non ho mai ingoiato lo sperma di nessuno. Il primo sperma che ho lasciato scivolare nel mio stomaco e quello dei miei figli. Diciamo che i primi pompini con ingoio sono quelli che ho fatto loro. Intanto Gino mi mette le sue mani sul viso e accompagna i movimenti della mia testa sul suo cazzo. Senza smettere di succhiare sollevo il viso quel tanto che basta per guardarlo negli occhi. Brillano e riflettono tutto il piacere che sta attraversando il suo corpo. Nel suo sguardo vi leggo l’estasi. Con una mano gli vado ad accarezzare i testicoli. Lui geme.
‘Mammaaaaaaa!’
Sento le pulsazioni del sangue che scorre nelle vene che attraversano il mostruoso cazzo di mio figlio aumentare di intensità. Il vorticare della mia lingua sul suo glande diventa più frenetico. Le mie labbra non smettono di mungerlo. I suoi occhi si chiudono; la stretta delle sue mani sul mio viso si fa più forte. Sta per esplodere. Viene. Il vulcano erutta e lancia copiose bordate di denso e caldo sperma nella mia bocca. &egrave tanta che ho difficoltà ad ingoiarla. La mungitura continua. Non devo perderne nemmeno una goccia. Dopo poche secondi sento che il mostro sta perdendo la sua forza. Lentamente si affloscia nella mia bocca. Lo faccio uscire. Mi metto seduta. Avvicino il mio viso al suo e lo bacio infilandogli la lingua in bocca riversandogli i residui del suo stesso sperma. So che non gli fanno schifo.
‘Contento? Ora mettiti alla guida e lascia che tuo fratello mi raggiunga.’
&egrave il turno di Alessio. Gino si mette alla guida ed Alessio mi raggiunge. Si toglie i pantaloni.
‘Mamma, non voglio che tu me lo prenda subito in bocca. Desidero metterlo fra le tue zizze, tu me lo massaggi e quando verrà il momento ti farai venire in bocca.’
‘Vuoi che te lo seghi con le mammelle mentre ti lecco il glande? Siediti che mamma ti farà un bel servizio.’
Non ho mai fatto una ‘spagnola’; ci metterò il massimo dell’impegno. Mi posiziono fra le sue cosce ed accolgo il suo cazzo fra le mie mammelle, appoggio le mani sui lati delle tette e le comprimo sul cazzo di mio figlio. Imprimo un movimento rotatorio di su e giù; &egrave un modo eccitante di masturbare un uomo. La mia attenzione &egrave attratta dal roseo glande che sbuca dalle mie zizze. Avvicino le labbra, tiro fuori la lingua e la faccio vibrare sulla cima del meraviglioso organo. Alessio geme. Il movimento delle mie mammelle sul suo cazzo &egrave lento e cadenzato. Devo riuscire a portalo all’esplosione lentamente. La mia lingua non smette di roteare intorno alla corona del glande. Ad intervalli regolari lo circondo con le labbra e lo succhio per una ventina di secondi. Dopo un pò mio figlio mi mette le mani sulla testa e la spinge verso il suo cazzo.
‘Mamma, non ce la faccio più, ti prego fammi venire.’
Potrei ancora prolungare il servizio ma non mi va di vederlo soffrire. Smetto di massaggiargli il cazzo con le tette, apro la bocca e con le labbra circondo il grosso glande. Appena in tempo. Una possente bordata di denso ed asprigno sperma viene sparata nella mia gola. Non faccio in tempo ad ingoiarla che subito ne seguono delle altre. Tutte scivolano lungo la mia trachea e raggiungono il mio stomaco. Dio che bevuta ed &egrave la seconda che faccio nello spazio di mezzora. Una breve fermata per permettere ad Alessio di spostarsi sul sedile anteriore e la marcia riprende. Io resto dietro con le tette al vento. Sono come fossi in trance. Le mie mani carezzano le mie zizze e le mie dita pizzicano e strizzano i miei capezzoli che non si decidono a perdere la loro durezza. I miei pensieri sono occupati da scene pornografiche i cui interpreti siamo io ed i miei due figli. Mi vedo stretta fra loro due che si dilettano a far scorrere le loro mani sul mio corpo. Ed ecco che una luce mi si accende nella mente. Perché lasciare che loro mi possiedano a turno. Perché non farli entrare nel mio corpo nel medesimo istante. Possono benissimo essere in due a prendermi. Qualche volta ci siamo trovati nel letto tutti e tre. Io sto carponi (alla pecorina) sul letto ed uno dei due posizionato dietro che me lo mette nella pancia mentre l’altro mi sta davanti con il cazzo affondato nella mia bocca. Non &egrave così che li voglio. La scena che mi si presenta mi vede stretta fra loro due. Io che cavalco uno di loro mentre l’altro mi prende da dietro. Sì, &egrave una doppia penetrazione che voglio. Per realizzarla devo concedere ad uno di loro di farmi il culo. Il piacere di sfondarmi il culo sarà di Alessio. &egrave lui che disse che gli sarebbe piaciuto incularmi. Non &egrave l’unica ragione a permettergli di essere il primo a chiavarmi il culo. Lui ha un cazzo di dimensioni normali. Non così Gino. Il suo cazzo &egrave un vero mostro: 20 cm di lunghezza e 4 di diametro. Permettergli di farmi il culo sarebbe come dirgli di spaccarmi in due. Non glielo negherò, ma lo avrà solo quando Alessio me lo avrà aperto bene. Questo fine settimana sarà incandescente. Al solo pensarlo mi sento già tutta allagata fra le cosce.
Ancora un ora e giungiamo a destinazione. Piena di euforia per quello che ho progettato e con ancora le zizze al vento mi lancio in casa e vado direttamente in bagno. Lascio a loro due il compito di arieggiare la casa. Ho altro da fare. Devo prepararmi a riceverli. La preparazione si rivela lunga. Mi faccio due clisteri con l’aggiunta di glicerina a breve distanza tra loro. E poi un terzo per sicurezza. Riempio di acqua calda la vasca da bagno; vi aggiungo dei sali minerali e mi ci immergo. Mi lascio andare mentalmente. Quasi mi addormento. &egrave l’acqua diventata fredda a riportami alla realtà. Mi avvolgo in un accappatoio e vado da loro. Li raggiungo nel salone. Li trovo che stanno guardando la TV. Anche loro hanno fatto la doccia. Hanno il busto scoperto e le parti basse coperti da soli pantaloncini. Entrambi si stanno accarezzando la patta che &egrave bella gonfia. Sono due magnifici puledri e sono miei. Io li ho partoriti. Sono usciti dalla mia pancia. Loro mi hanno ripagata ritornando nel mio ventre. Ci sono entrati per la stessa strada percorsa quando vennero al mondo. Mi hanno carnalmente posseduta. Ho permesso loro di mettere i loro cazzi nella mia pancia. Mi hanno chiavata. Sono diventati i miei amanti.
‘Avete cenato?’
Gino: ‘ Sì. Ti abbiamo aspettata, ma non venivi e ci siamo decisi. Se vuoi vado in cucina e ti preparo la cena.’
Che carino. Per quello che ho in mente cenare non &egrave opportuno.
‘No, grazie caro. Piuttosto avete voglia? Io sì e credo che, visto come vi state lisciando l’asta, anche voi l’abbiate. Su toglietevi i pantaloncini e venite a cavalcarmi. La vostra mammina &egrave ansiosa di sentirvi entrare dentro il suo corpo.’
Alessio: ‘&egrave da quando siamo arrivati che sto a pensarci. Andiamo in camera da letto?’
‘No. Restiamo qui. Ho una sorpresa da farvi. Il tappeto va bene. Gino, amore, vieni a stenderti e tu Alessio vieni a metterti in piedi vicino a tuo fratello.’
I due porcellini si guardano prima tra loro e poi guardano me che nel frattempo mi sono liberata dall’accappatoio. Cercano di leggere i miei pensieri. Senza togliere gli occhi dal mio corpo si tolgono i pantaloncini e i due cannoni puntano verso il soffitto. Sono due magnifici obici. Due pezzi d’artiglieria che messi in azione devasteranno la mia fregna con le potenti bordate delle loro cariche di sperma. Questa sera e per tutta la notte dovranno impegnarsi fino a fondersi nella mia fucina. Li porterò all’inefficienza totale. Li distruggerò sessualmente. Dovranno implorarmi di fermarmi. Almeno queste sono le intenzioni.
Gino, il più depravato dei due, si mette steso sul tappeto. Il suo cazzo e dritto come l’albero maestro di un veliero. &egrave enorme. Lo sta accarezzando. Un brivido mi percorre la spina dorsale. Il mio pensiero va al momento in cui me lo metterà nel culo. Già mi vedo urlante dal dolore. Meno male che siamo in aperta campagna altrimenti qualcuno potrebbe preoccuparsi seriamente nel sentire le mie urla di dolore.
‘Smettila di lisciartelo. Lascia a me il compito di tenertelo in tiro.’
Allungo una mano e lo impugno come fosse uno scettro. Alessio intanto si &egrave avvicinato. Anche lui se lo sta lisciando.
‘Dai, Alessio, avvicinati ancora un pochino.’
Allungo l’altra mano e la porto a circondare il palo del mio primogenito. Chino la testa in avanti quel tanto che basta per avvicinare la mia bocca al fulgido cazzo di mio figlio. Le mie labbra sono sul suo glande. Gli schiocco un sonoro bacio ad ‘O’ sulla cima. Tiro fuori la lingua e la faccio scorrere intorno alla corona. Mi soffermo a leccargli il filetto. Il cazzo vibra e mio figlio emette un lungo nitrito. Faccio scorrere la lingua lungo la fantastica asta. Gli lecco il cazzo in lungo ed in largo. Gli succhio i testicoli. Apro la bocca e lo accolgo nella mia cavità orale. Glielo succhio. Alessio muggisce. Di colpo smetto di succhiarglielo. Lui mi guarda con una espressione interrogativa dipinta sul volto. Gli sorrido. Distolgo lo sguardo dal cazzo di Alessio e dedico le mie attenzioni al mostro che sto stringendo. Ogni qual volta i miei occhi cadono sulla magnifica bestia i miei ormoni impazziscono. Così &egrave anche stavolta. La mia passera sta cinguettando. Vuole essere coccolata. Mi metto a cavallo del corpo di Gino e gli piazzo la figa sul viso.
‘Dai, brutto maiale. Datti da fare leccami la figa.’
Poi guardo Alessio.
‘Tu non stare li impalato. Rimettimelo in bocca che con te non ho ancora finito.’
In una frazione di secondo il cazzo di mio figlio Alessio ritorna nel luogo da dove uscito. Riprendo a leccarglielo. Sono intenta a succhiare il cazzo di mio figlio quando una piacevole sensazione mi investe. Gino mi ha allargato le chiappe ed ha incollato la sua bocca al buco del mio culo. Lo bacia. Una scossa elettrica percorre la mia spina dorsale. Di nuovo interrompo l’azione che ho intrapreso col cazzo di Alessio. Cerco di sollevare il bacino dalla testa di Gino. Me lo impedisce imprigionandomi fra le sue forti braccia.
‘Lo sai che quello &egrave il mio culo? Non ti fa schifo baciarlo?’
Mi risponde tirando fuori la lingua e la fa scivolare sul mio buchetto. Avverto la punta della sua lingua girovagare intorno al buchetto del mio culo.
‘Oh dio! Me lo stai leccando. &egrave la prima volta che mi leccano il buco del culo. Ti piace farlo? Sei proprio un maialino.’
Gino: ‘E tu sei la mia scrofa. Mamma hai un culo che &egrave una favola. Bello, pulito e profumato. Il tuo sfintere sembra un fiorellino con tanti petali che gli fanno da corona. Mi piacerebbe molto incularti. Sarebbe da mille ed una notte mettertelo nel culo. Dai fattelo sfondare.’
&egrave quello che desidero, ma non sarà lui il primo. Tocca a suo fratello rompermi il culo e quando la strada &egrave ben aperta gli permetterò di sodomizzarmi. Tra i due il cazzo di Gino &egrave quello che mi attrae di più. Ne sono innamorata. Quando me lo mette nella figa perdo il senno. I miei pensieri si liquefanno. &egrave come se un cavallo alato mi mettesse dentro il ventre il suo cazzo equino e mi portasse a spasso nell’universo. Mi sto distraendo. Non mi sono accorta che Gino si &egrave abilmente sfilato da sotto di me. Non sento più la sua lingua pennellarmi il buco del culo. Giro la testa all’indietro e lo vedo che si sta portando dietro al mio lato posteriore. Vuole prendermi da dietro mentre io continuo a succhiare il cazzo di suo fratello. Non &egrave come penso. Una sua mano si poggia sulla mia schiena e mi spinge contro il pavimento. Le mammelle si schiacciano contro il tappeto. Poi la realtà si presenta in tutta la sua crudezza. Ho il tempo necessario di sentire il suo glande poggiarsi contro il buco del mio culo e spingere.’
‘Dio mio! Gino cosa vuoi fare? Fermati.’
Non riesco a dire altro. Dalla mia gola esce un grido che dire disumano &egrave poco. Un grido che riempie non solo il salone ma si propaga in tutte le camere incluse quelle dei piani superiori. Meno male che l’abitazione &egrave molto addentro nella tenuta e molto lontana dalla strada e meno male che il posto &egrave molto isolato altrimenti tempo mezz’ora e ci saremmo trovati a dare spiegazioni del perché di quel grido da scrofa sgozzata. Avrei dovuto giustificare l’atto di mio figlio nei miei confronti. Avrei dovuto dire che mio figlio mi ha rotto il culo; per meglio dire me lo ha sfondato. Si. Il colpo che Gino ha dato al buco del mio culo con il suo glande &egrave carico di energia. La spinta &egrave talmente potente che il glande sprofonda, con al seguito il resto del corpo del suo cazzo, per intero nel mio culo. Lacrime di dolore irrigano il mio viso. Il mio proposito di farmi rompere il culo dando la precedenza ad Alessio &egrave andato a farsi benedire. Il mio secondo nato &egrave sempre stato il più intraprendente. Sua fu l’idea di piazzare una telecamera nella mia stanza e riprendermi nei miei momenti più intimi. Fu lui a convincere il fratello che sarebbe stato favoloso se avessero potuto chiavarmi. Che volesse mettermelo nel culo l’ho sempre saputo, ma non credevo che sarebbe avvenuto nel modo in cui l’ha fatto. Mi ha praticamente violentata. La colpa &egrave solo mia. Dovevo immaginarmelo che sarebbe finita così. Quando mi sono sentita leccare il buco del culo dovevo capire che non si sarebbe fermato. &egrave inutile stare a recriminare. Oramai &egrave andata. Una parte del desiderio si &egrave realizzata; 20 cm di cazzo stanno albergando nel mio retto. Vediamo se riesco completare l’opera.
‘Porco, figlio di puttana. Toglimi le mani dalla schiena. Fammi sollevare sulle braccia. Tu tieni fermo il tuo cazzo dentro il mio culo. Non farlo uscire se no manderai tutto a monte.’
Gino: ‘Cosa vuoi fare?’
‘Voglio che tuo fratello si distenda sotto di me e me lo mette nel ventre usando la porta principale.’
Gino: ‘Dio, mamma, vuoi essere doppiamente penetrata? Che tu fossi una depravata l’ho sempre saputo ma non credevo giungessi a tanto. Dai fratellino, accontenta nostra madre. Hai sentito vuole che tu la chiavi mentre io la sto inculando. Aspetta mi &egrave venuta un ‘idea. Mamma ti farò un po’ male. Però renderemo più agevole tuo figlio a mettertelo dentro alla pancia.’
‘Senti chi parla. Che io sia una depravata ve lo concedo. Invece cosa mi dite di voi due che vi dilettavate a masturbarvi pensando a vostra madre? e quando mi avete chiesto di farvi entrare nel mio letto non avete pensato di essere due pervertiti incestuosi.’
Ho appena finito di parlare che sento le sue mani aggrapparsi alle mie zizze e con una spinta fa ruotare i nostri corpi di 180′. Mi trovo io sopra e lui sotto di me e con il suo cazzo ben piantato nel mio culo. Ed &egrave lui ad incitare il fratello.
Gino: ‘Vieni, Alessio. Su infilza nostra madre e chiavala. Facciamola vedere di cosa siamo capaci. Non preoccuparti di farle male. Lei lo desidera. Vuole essere violentata.’
Il mio primogenito si posiziona fra le mie cosce. La testa del suo cazzo &egrave contro la mia vulva e con un colpo secco mi penetra. &egrave dentro il mio ventre; lo abbraccio e porto le gambe sulla sua schiena. Il sogno di averli entrambi dentro di me si e realizzato. Uno: Alessio, davanti; uno: Gino, dietro ed io fra loro due. Cosa può pretendere di più una madre dai suoi due figli. Restammo così avvinghiati per un tempo infinito. Poi Alessio comincia a stantuffarmi il suo cazzo nel ventre. Raggiungo il primo orgasmo. Il motore accelera ed il ritmo del pistone aumenta in velocità. Gino invece resta immobile. Di tanto in tanto mi mena un fendente nel culo al solo scopo di ricordarmi che lui &egrave lì e che il suo cazzo &egrave ben piantato nel mio culo. Come posso dimenticarlo? Non &egrave di tutti i giorni che un cazzo delle dimensioni di quelle di mio figlio ti sfonda il culo. Alessio continua a pomparmi nel ventre il suo cazzo. Un secondo orgasmo mi devasta il cervello. Poi il galoppo di Alessio diventa frenetico. Capisco che il traguardo &egrave vicino. Un ‘AAARRRGHHH’ mi annuncia che il traguardo &egrave stato tagliato. Il mio primogenito sta scaricando nel mio ventre la sua forza. Sento le bordate di sperma infrangersi contro il mio utero. Un terzo orgasmo aggiunge i miei umori ai suoi. Esausto sfila il cazzo dalla mia pancia e si abbatte, di spalle, sul tappeto. &egrave stato meraviglioso quando mi ha chiavato mentre il cazzo di suo fratello era piantato nel mio culo. Sul davanti sono stata riempita. Ora tocca al mio deretano. La paura del dolore si ripresenta. &egrave mio figlio che mi viene in aiuto. La sua bocca &egrave vicina al mio orecchio.
Gino: ‘Mamma, non voglio farti soffrire. Se sarò io a chiavarti nel culo sentirai dolore. Fallo tu. Gestisci tu stessa la chiavata.’
Che bastardo. Io dovrei galoppare con il mio culo sul suo cazzo mentre lui resta fermo. Se voglio portare a termine l’opera non mi resta altro da fare. Lentamente mi sollevo fino ad assumere la posizione a ‘smorza candela’ con la variante che il cazzo di mio figlio non &egrave nel mio ventre ma &egrave ben piantato nel mio culo. Mi piego in avanti e poggio le mani sulle sue cosce. Ho cosi un punto d’appoggio per potermi sollevare nel mentre mi faccio chiavare nel culo. Chiudo gli occhi e do il via. Il dolore si ripresenta. Per renderlo più sopportabile rendo l’azione più lenta. Sembra che mi stia facendo chiavare con la moviola. Il buco del culo con il trascorrere del tempo si adatta. La sua circonferenza riesce ad accogliere in modo agevole il grosso diametro del cazzo di mio figlio. Imprimo al movimento di su/giù un ritmo più veloce. Le mie mammelle iniziano a sobbalzare. Acquisto velocità. Il bruciore si &egrave calmato; il piacere lo sta sostituendo. Gino grida tutta la sua perversione.
Gino: ‘Dio, mamma, &egrave fantastico. Ho sempre desiderato mettertelo nel culo ma non credevo fosse cosi meravigliosamente bello.’
Poi si rivolge al fratello.
Gino: ‘Alessio, sapessi com’&egrave stupendo chiavare nel culo di nostra madre. Quando toccherà a te metterglielo nel culo mi saprai dire. &egrave vero mamma che ti farai inculare anche da mio fratello?’
Non gli rispondo sono concentrata nel su/giù. Per un attimo apro gli occhi e vedo Alessio. Si sta lisciando il cazzo che &egrave tornato ad essere duro.
‘Dio, sei di nuovo in tiro. Hai nuovamente voglia?’
Alessio: ‘Si, mamma.’
Per un attimo interrompo la galoppata e mi ridistendo con la schiena sul torace di Gino.
‘Sono pronta. Vieni fra le mie cosce e mettimelo dentro.’
Alessio con un balzo mi &egrave sopra. Non ha bisogno di guidare il suo cazzo. L’alieno la strada già la conosce. Un minuto dopo ed il mio corpo sta nuovamente ospitando due meravigliose e fantastiche bestie. Cinque minuti e i due vulcani eruttano. Sento lo sperma di Gino irrorarmi il retto. La mia fantasia spazia fino a sentirmelo arrivare nello stomaco. Alessio, invece mi sta riempiendo la vagina. Avverto i suoi spruzzi infrangersi contro il mio utero. Io non sono da meno. Riesco, non so come, ad avere un orgasmo anale e contemporaneamente anche a squirtare inondando il ventre di Alessio di densi e copiosi spruzzi di miei liquidi.
Esausti ci lasciamo andare. Alessio &egrave il primo a sfilare il suo cazzo dal mio ventre. Intanto il mostro sta perdendo la sua consistenza. Riesco a sollevarmi quel tanto che basta affinché il cazzo di Gino esca dal mio culo. Mi stendo fra loro due. Quello che mi sono lasciata fare &egrave stato realizzare la sublimazione del rapporto con i miei figli. Restiamo in quello stato per circa un ora trascorsa la quale sono io a riportarli alla realtà.
‘Basta fantasticare. Tutti a fare una doccia. Tu Gino prendi una spazzola e pulisci a fondo il tuo ariete e disinfettalo. Mi raccomando fallo bene. Quando avrai finito vieni da me che controllerò. Se non sarai ben pulito non ti permetterò di mettermelo nel ventre.’
Gino: ‘Però nel culo posso sempre mettertelo.’
‘Scordatelo. Il prossimo a dovermi inculare &egrave tuo fratello.’
Il fine settimana lo trascorro a farmi riempire, dai miei due figli, il culo e la vagina di denso e cremoso sperma. Alessio e Gino mi inondano il ventre e l’ano di miliardi di spermatozoi. Più volte mi faccio prendere da loro due insieme. Torno a casa con un altro sogno realizzato. Di me i miei figli si sono presi ogni parte del mio corpo. C’&egrave ancora un desiderio: dare ad ognuno dei miei figli un erede. Ma &egrave una cosa impossibile da realizzare. Anche se li amo non potrò mai farmi ingravidare. &egrave geneticamente sbagliato. Se vogliono un erede dovranno trovarsi una donna disposta a farsi impregnare.

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