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Racconti erotici sull'Incesto

I miei genitori

By 2 Gennaio 2009Dicembre 16th, 2019No Comments

Quella sera a cena i nostri sguardi si incrociarono una sola volta e ci soffermammo qualche istante a guardarci.
“Lo sa!” pensai.
C’eravamo solo io e lui in casa in quel momento.
“Impossibile che mi abbia vista, ma sospetta che vi fossi io dietro a quella porta, a spiarlo; a spiare mio padre!!”
Sapere che forse lui era a conoscenza del fatto che l’avevo visto masturbarsi davanti al pc.
Che vergogna provai!

“Hai studiato oggi?” mi chiese senza abbassare lo sguardo.
“Sì, un pochino” risposi sinceramente “ma non ne avevo tanta voglia. Recupererò domani.”
“Non accumulare troppo, mi raccomando”

I suoi gesti erano quelli di sempre, come il suo tono.

Forse non sospettava di me.

Trascorsero giorni e io tornavo spesso con la memoria a quel giorno. Mi ritrovai ad appoggiare l’orecchio alla porta della camera da letto dei miei genitori per raccogliere qualche gemito, fantasticando sul membro duro di mio padre che penetrava mia madre.
Volevo vederli, ma non sapevo come fare. Temevo che se avessi aperto la porta, pur facendo attenzione, mi avrebbero sentiti.
Dalla fessura vedevo uscire sempre la luce e quindi sapevo che non lo facevano al buio.

Una notte sentii mio padre chiaramente dire a mia madre “Succhia!”
Quel tono di voce mi riportò a quel giorno in cui lo vidi nello studio.
Scesi dal letto ed andai verso la loro camera e, con grande sorpresa, vidi che la porta era leggermente aperta. La scostai maggiormente e vidi una scena che non dimenticherò mai.

Mio padre era in ginocchio sul letto, rivolto verso la porta e mia madre, a quattro zampe, teneva con una mano l’asta di carne che vedevo entrare ed uscire velocemente dalla sua bocca.
Vedevo i movimenti marcati dalle spinte delle mani di mio padre che, tenendole la testa, davano il ritmo a quel pompino.

“Ti scopo la bocca, troia!”

Io avevo immaginato il sesso tra i miei genitori come qualcosa di mansueto, dolce, forse perchè un po’ appiattito dagli anni trascorsi insieme.
La foga con cui mia madre succhiava l’uccello duro di mio padre mi diede una visione completamente diversa del loro rapporto.

“Sììì…prendilo tutto in bocca! Sei una puttana! E’ così che facevi i pompini a quel porco?”

Non sapevo a chi si riferisse mio padre, ma intuì che la facciata di apparenza che mantenevano in pubblico era ben più falsa di quello che avrei mai immaginato. Nonostante tutto erano ancora insieme.

“Succhia troia! dai! Sei bravissima con le labbra”

Vedevo mia madre a carponi, con le tette che ballavano seguendo il ritmo della bocca che cercava inutilmente di inghiottire tutto il cazzo di mio padre.

Una scena che pensavo mi avrebbe dato repulsione dato che si trattava dei miei genitori, ma che invece trovai eccitante, proprio perchè erano loro due.

“Da quant’è che ti privo di un orgasmo eh!? Dimmi troia! Da quando ho scoperto quanto sei vacca, vero? Ormai sono più di nove mesi” disse mio padre togliendole dalla bocca il membro lucido di saliva

“Sì, sono nove mesi” disse mia madre mesta.
“Ti prego concedimi di venire!”

“Godrai quando io deciderò che potrai farlo. Ora girati che ti sfondo il culo”

Io ero sconvolta dalle parole che avevo sentito.
Troppo forti. Troppo brutali.
Non era mio padre quello che stava pronunciando quelle parole.
Sentire che mio padre la chiamava così.
Mi sembrava stessi sognando.
Eppure, inginocchiata davanti a quella porta, io mi scoprii eccitata.
Volevo vedere ancora.

“No! non voglio! mi fai male!”
“Fai quello che ti dico” disse mio padre prendendole il mento e costriggendola a guardarlo negli occhi “So che sei bagnata come una cagna in calore”

Mia madre si voltò ed io potei vedere il suo volto.

Mi accucciai maggiormente per timore di essere vista, ma la penombra mi nascondeva.

Mio padre aprì il cassetto del comodino, svitò un tubetto e spalmò qualcosa tra le natiche di mia madre.

Il suo cazzo era davvero molto grosso. Io mi chiedevo come poteva entrare davanti o dietro senza fare un male terribile.

Mio padre puntò il cazzo tre le sue natiche e si fermò.
Mia madre era ferma, a carponi, con gli occhi chiusi e sembrava trattenesse il respiro.
Quando lei sentì il contatto della cappella ebbe un sussultò e si ritrasse leggermente.
Evidentemente aveva paura.

“Ti prego Piero…non ancora nel culo. Ti prego!” piagniucolava mia madre “Mi fai male!”

“Le puttane come te meritano solo questo. Solo che ti sfondino il culo”
“Abbassati e alza il culo” le disse mettendole una mano sulla schiena e spingedola verso il basso.

La testa di mia madre era girata verso di me, ma teneva gli occhi serrati.

Vidi mio padre muoversi verso di lei, con il cazzo duro in una mano.

Capì che stava entrando dalla smorfia di dolore che apparve sul viso di mia madre.

Mio padre si fermò un secondo prima di riprendere a spingere.

“Ahiiiiiiiii!! mi fai male! Fermati ti prego!”
“Sono solo all’inizio, troia! adesso te lo spacco davvero” e così dicendo si ritrasse sino a far uscire quasi tutto il tuo membro per tornare a spingerlo dentro in un solo colpo.

“Ahhhhhh”” urlò mia madre, mordendo il copriletto per soffocare l’urlo.

“Sì! urla troia! urla mentre ti sfondo questo culo stupendo da puttana che ti ritrovi”

Mio padre le afferrò i fianchi e la tirò brutalmente verso di se, facendo scomparire dentro tutto il suo cazzo.

In quel momento sentii un forte giramento di testa, il cuore batteva così forte che quasi ne sentivo il rumore.
Sentivo la mia fighetta dilatata, pulsante e le mutandine erano bagnatissime.
Mi trovai mentalmente ad incitare mio padre, mentre vedevo il viso di mia madre distorto dal dolore, con un lacrima che le rigava il viso.

“Sì, Papà… ancora!”

Vedevo mio padre entrare ed uscire.
Quando riaffondava completamente dentro mia madre, lei stringeva con le mani il copriletto ed emetteva suoni gutturali soffocati dal tessuto che aveva in bocca.
Mio padre, ad ogni affondo, godeva.

“Ti riempio il culo, troia!”
E lo vidi entrare più a fondo dentro di lei e fermarsi a scaricare tutto il suo seme.

Me ne tornai nella mia camera sconvolta.
Infiali una mano nelle mutandine e sentii quanto ero bagnata.
Quello che avevo visto mi aveva eccitata e volevo rivederlo.

Mi chiesi anche come mai la porta, che sempre era stata chiusa, quel giorno era aperta.
Era stata una svista o aveva a che fare con l’episiodio dello studio?

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