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Racconti erotici sull'IncestoTrio

I. & O. Maria Grazia 2

By 6 Agosto 2005Dicembre 16th, 2019No Comments

I. & O. Maria Grazia 2

Leggete prima il racconto precedente, per capire meglio lo sviluppo dei protagonisti.
https://raccontimilu.com/viewstory.php?sid=3452

i miei racconti
https://raccontimilu.com/viewuser.php?uid=843

I. & O.
Maria Grazia
2′ capitolo

Guidare il motorino non è facile, sopratutto quando si ha il culo che ti fa male e stare seduta oltretutto è fastidioso. In teoria dovrei seguire mio fratello per andare alla spiaggia, ma lui mi ha già abbondantemente distanziata. Quando arrivo è attorniato dai suoi amici sbruffoni. Osservando il loro modo di fare, già mi pento di essere venuta. Mi accodo a loro restando in disparte e sistemati gli asciugamani alla meglio sulla sabbia si dirigono in acqua con una cacofonia di urli e risate. Fanno comunella fra di loro senza minimamente considerarmi.

Li osservo che si tuffano in acqua, si spruzzano e urlano gettandosi addosso gli uni con gli altri. Mi ritengo fortunata che non mi sfottono e almeno così, passa in’osservata il mio disagio di stare in costume di fronte a tutti. Mi metto tranquilla sull’asciugamano, ma ecco che arriva tutta la banda. Non so perchè mi sono sdraiata. Ecco che incominciano a rincorrersi e qualcuno mi butta la sabbia nel costume dietro la schiena. Ridono come solo un branco di babbuini può fare.

Vado in acqua a lavarmi e si tuffano tutti attorno a mè compreso quello scemo di mio fratello. Mi spingono a nuotare con loro fino alla boa. Per stare in compagnia accetto anche se di mala voglia. Ne approfitto per togliere parte della sabbia che ho nel costume. Alla boa incominciano a immergersi e a lanciarsi la sabbia che prendono dal fondo. Se la infilano nei costumi fra di loro come nel mio. Più di uno mi palpa volontariamente il seno o il sedere con questi giochi stupidi. L’umore incomincia a diventare sempre più nero mentre sento le braccia stanche.

Con fatica mi isso sulla boa e mi metto a sedere sul bordo. Immediatamente all’unisono, vengo bombardata da tutti con sabbia e acqua. Scalcio un po’ a destra e a sinistra finche non colpisco qualcuno alla faccia. Finalmente si fermano. Capiscono che un gioco è bello quando dura poco. Si aggrappano alla boa e finalmente posso vedere chi ho preso. è Francesco, l’ho preso al labbro che si è già gonfiato.

‘Ma sei proprio una vacca!’ ‘Ma che ti ha preso?’ ‘Stupida non sai stare al gioco?’ ‘A momenti mi ammazzi.’ ‘Ma sei impazzita?’ Tutti in coro mi insultano, cerco di dire qualcosa in mia discolpa, ma non riesco a parlare. Non reggo più. Piango. La smettono e forse capiscono di aver esagerato. Non so chi è, ma mi si siede dietro e mi abbraccia. Sono tutti teneri e cercano di scusarsi. Smetto di piangere singhiozzando.

‘Dai sorellina non fare così. Stavamo solo giocando. Sei l’ultima arrivata e volevamo battezzarti… E poi vige la regola che chi arriva ultimo alla boa o chi sale per primo paga pegno. Ecco perchè ti abbiamo bombardata di sabbia. Per noi è normale.’

‘Si scusaci. Non pensavamo che te la prendessi tanto.’

‘Ok ragazzi scusatemi.’ Ho detto in tutta sincerità.

‘Si è liberato il pedalò. Dai muovetevi prima che c’è l’ho portano via!’

Chi era dietro a mè mi spinge in acqua. Tutti si buttano in una nuotata selvaggia. Li raggiungo dopo molto. Siamo in cinque. Partiamo con mè come passeggera posizionata dietro insieme a Francesco. Andiamo verso la scogliera. Giunti, rincominciamo a fare il bagno nuovamente. Qualcuno si arrampica sugli scogli per spiccare dei tuffi.

‘Ciao troiona!’

Arrabbiata, penso a chi possa essere la voce che mi ha insultata. Un’altro amico di mio fratello idiota penso e, invece.. Non mi sono accorta, ma ci ha raggiunto Miki. Alla vista di chi è mi si congela il sangue nelle vene. Penso a quello che abbiamo fatto ieri e provo un misto di imbarazzo ed eccitazione. Allunga le mani da sotto l’acqua e raggiunti i miei seni mi da un pizzicotto ad entrambi i capezzoli. Presa alla sprovvista non posso neppure gridare perchè vengo presa alle spalle e spinta in fondo. Incominciamo coi giochi idioti penso.

Mi immedesimo con i babbuini (cioè loro) e incomincio ad aggrapparmi al primo che trovo spingendolo in fondo. Nella guerra di tutti contro tutti, vengo presa e tirata in fondo più volte. Nella confusione un po’ tutti ne approfittano per palparmi o strofinarsi addosso. Finalmente dopo tanto saliamo sul pedalò. Ho le braccia stanche.

‘Hei! Guardatela!- Urla Miki mentre la indica.- è così eccitata che i capezzoli gli si sono induriti.’

L’attenzione è calamitata su di mè. Arrossisco immediatamente. Cerco di dire che lui me li ha pizzicati, ma dopo aver balbettato qualche sillaba, interviene mio fratello.

‘Guarda che non ti devi vergognare. Hai un costume così trasparente che si intuisce perfettamente che sotto sei anche depilata.’

Incredula, abbasso lo sguardo sgranando gli occhi. Quello che ha detto è vero. L’azzurro e il giallo del costume una volta bagnato si è incollato sulla pelle creando un effetto pellicola trasparente. Il costume si è insinuato modellandosi fra le labbra vaginali e rendendo il tutto ancor più evidente. Non sò che fare. Tra l’altro sembra che abbia la ‘topolina’ in vista per come il costume si insinua fra le labbra lasciando poco all’immaginazione.

‘Vero! Ieri l’abbiamo vista distintamente come era depilata, non è così?’ Le chiede Miki.

Non so che rispondere. Penso di buttarmi in acqua e affogare dalla vergogna. Mio fratello sale sul pedalò e posizionatosi vicino a mè.
‘Dai facci vedere quanto sei figa senza peli. Sù dai..’

Mi mette una mano sulla coscia vicino all’inguine e mi accarezza facendomi venire i brividi. Raggiunto il costume, incomincia a strofinare lungo il taglio della mia topolina. Insinua un dito sotto all’elastico e lo scosta con qualche difficoltà.
‘Dai allarga le gambe, altrimenti i ragazzi non riescono a vedere bene. Forza.’

Mi vergogno. Non mi sembra il caso di mostrami davanti a tutti loro. Mi piace essere desiderata da come mi guardano, ma… Uno dei ragazzi mi prende un ginocchio e lo scosta. Non oppongo resistenza e mi sdraio per non vederli in faccia. Sono consapevole di avere le ginocchia aperte e con la topolina in mostra a tutti loro.

‘Visto che bella?- Chiede sorridente il fratello.- Quante ne avete viste di così? Labbra grosse e carnose con un clito da succhiare tutti i giorni. Chi non vorrebbe farsela? Vi vedo che siete tutti arrapati, stronzi! Ma questa patatina è già stata promessa ad un’altro quindi guardare e non toccare chiaro?’

Lo guardo dubbiosa. Ma cosa vuole dire promessa? Qualcuno sale e noto i loro cazzi in tiro. Chi ha indosso gli slip, si vede distintamente la forma e la lunghezza puntare verso sinistra. Chi invece porta i boxer il bozzo è meno evidente.

‘Se vi volete sfogare fatelo in acqua. Lei non dice di no, anche perchè così in spiaggia non ci potete andare.’

Chi era salito si rituffa mentre io vengo spinta ad andare a mettermi davanti. A cosce spalancate coi talloni sul bordo, scosto l’orlo del costume mettendo in bella mostra la topolina. Il sole mi colpisce direttamente sul clitoride. Il calore è piacevole e la voglia di masturbarmi sale. Loro si posizionano tutti in acqua e incominciano a segarsi anche se non posso vederli. Qualcuno ha lanciato il costume sul pedalò ed è completamente nudo. Non resisto alla tentazione e li imito regalandogli uno spettacolo da sogno.

Mi masturbo solo il clitoride accentuando il movimento delle dita. Sono già particolarmente eccitata e come loro non resisto molto e mi lascio andare godendo e singhiozzando. Dal canto loro mi rispondono con gemiti e sorrisi. Poco dopo ripartiamo con la solita cagnara di schiamazzi e risate.

Resto davanti, sulla piccola piattaforma da sola mentre loro si posizionano tutti dietro. Vicino alla riva mi butto in acqua e vi rimango per molto tempo, ma non riesco a far scendere i capezzoli. Oramai sono lessa ed è tardi. Accompagnata dagli altri che nel frattempo mi hanno raggiunta mi sdraio sull’asciugamano.

Sono impacciata per la vergogna. Cerco di muovermi in modo da dare minor spettacolo che posso e le gambe oltretutto mi tremano. Non solo sono consapevole che il costume è semi trasparente e se me lo fossi dimenticata ci hanno pensato i ragazzi a farmelo ricordare, ma sono i capezzoli che non scemano e restano ritti e duri.

Resto sdraiata a lungo, ma il risultato non cambia. I ragazzi giocano a inseguirsi mentre io resto in disparte. Diniego l’invito di recarmi con loro al bar e un ragazzo gentilissimo mi porta un cono ugualmente.
‘Grazie. Questo è per lo spettacolo che mi hai offerto prima.’

Avvampo per la vergogna e almeno per mangiare mi metto seduta. Mi vergogno per le pieghe che forma il costume con la mia pancia, ma terminato il gelato osservo i capezzoli che sono impudicamente ancora duri. I ragazzi incominciano a sfottermi e sopratutto a fare allusioni sullo stato delle mie tette. La smettono solo quando c’e ne andiamo.

Il motorino non parte. Ci provano anche i ragazzi, ma niente. Rimane morto. Faccio cambio con uno dei loro e tutti assieme ci dirigiamo verso il box di uno che abita li vicino. Non è un garage come pensavo, ma una vera officina. Ci sono pezzi sparsi ovunque. Lavora per una buona mezz’ora smontando per intero il motore mentre noi ascoltiamo musica e beviamo cola. Lo scende dal cavalletto, mette in moto e parte a razzo provandolo nel cortile. Che manico, riesce pure a impennare. Sono veramente contenta.

‘Ok. Era solo il carburatore sporco. Ti ho pulito il filtro e cambiata la candela. In così poco tempo non posso fare altro, ma se vieni un’altra volta ti tolgo le strozzature e se vuoi ti metto sotto un’ottanta.’

Di quello che ha detto non capisco nulla salvo il fatto che mi ha messo una candela nuova.
‘Sono veramente contenta. Non sò come fare per sdebitarmi. Grazie.’

‘Un modo ci sarebbe.- Maliziosamente gli sorride e strizza un occhio.- Fammi un lavoro di bocca come hai fatto a Miki ieri.’

Lo guardo interdetta. Ma come può chiedermi una cosa del genere. Per chi mi ha preso, penso fra me arrabbiata.

‘Guarda che non può farti la pompa che ha fatto ieri, perchè oggi la può fare meglio.’

Osservo mio fratello allibita.

‘Ha fatto molta pratica da ieri.’ Ribatte Miki e tutti si mettono a ridere sguaiatamente mentre io avvampo di vergogna.

‘Allora bisogna controllare subito cosa ha imparato.’

Mi prende per una spalla e mi abbassa facendomi inginocchiare mentre con una mano cerca di abbassarsi i boxer da bagno. è davanti alla mia faccia. Non è duro, ma solo un pò gonfio. Guardo mio fratello perchè non sò che fare, ma lui mi si mette di spalle e incomincia a sbottonarmi il vestito. Mi abbassa le spalline insieme al costume e prese le tette da sotto le fa sobbalzare fuori. Incomincia ad accarezzare i capezzoli e a masturbarli con le dita.

‘Sono duri e grossi come il tuo clitoride. Come vorrei mangiartelo e leccartelo.- Le bisbiglia all’orecchio.- Forza. Fai vedere cosa ti ho insegnato questa mattina.’

Mi bacia il collo e mi mordicchia il lobo dell’orecchio. Fortuna che sono in ginocchio perchè le gambe le sento cedere. Abbasso ancora di più il boxer fino alle ginocchia e impugnato il cazzo incomincio a leccarlo. è salato. Mi si indurisce immediatamente al contatto con la lingua.

Mi ci metto d’impegno cercando di mettere in pratica tutto quello che mi ha detto lui. Partendo dalle palle che stuzzico e solletico fino ad imboccarlo tutto, facendomi quasi soffocare più di una volta. Sono brava e lo intuisco dai suoi mugolii. Quando lo sento tremare capisco che stà per venire e infatti ingoio tutto velocemente. Continuo ancora a succhiare e a leccare. Rantola e mi sprona a continuare. Ho le guance che iniziano a farmi male, ma continuo alternando la velocità del pompino con leccate lente e voluttuose. Alzando gli occhi ad osservare la sua espressione, mi eccito pure io oltre ogni limite. Ha il viso contratto in una smorfia di puro piacere erotico che mi contagia.

Le tette sono continuamente palpate e martoriate. I durissimi capezzoli vengono stuzzicati in continuazione. Avrei desiderato veramente essere baciata. Lui trema tutto. Non solo il cazzo, ma proprio anche le gambe. Urla e un istante dopo sborra. Questa volta a parte i primi due schizzi il resto che ne esce è più copioso e sgorga in modo più tranquillo. è meno salato. Più piacevole al palato. Sà quasi di castagne bollite. Capisco che basta quando con una mano si appoggia a mè. Gli dò ancora un paio di leccate guardandolo e gli sorrido. Mollo la presa e lo lascio dandogli ancora un bacetto sulla punta della cappella.

Soddisfatto si sposta e vengo quasi presa di forza da qualcuno che mi infila il suo coso dritto in gola.

Ho già il collo e la bocca stanca. Rifletto e mi domando che se tutti si sono eccitati per lo spettacolo, forse li dovrò compiacere tutti. Roteo gli occhi per osservarmi ai lati e vedo solo uno dei ragazzi che è mezzo nudo e con il cazzo in mano. Ora sono consapevole che ne dovrò soddisfare ancora parecchi. Sconfortata e dolorante, mi dico che qui non c’è la faro mai. Mi viene in mente il trucchetto della ‘mano sega’ e mi ci metto di impegno ancora.

Sono subito inondata da un fiume di sborra, che mi prende alla sprovvista. Quasi mi soffoca per la quantità e la violenza degli schizzi. Riesco comunque a ingoiare tutto anche se qualcosa mi cola dagli angoli della bocca. Non faccio in tempo a leccarlo per ripulirlo che qualcuno lo scansa velocemente. Vengo presa da una mano alla nuca che mi guida la bocca su un cazzo veramente grosso e con una cappella violacea e di tutto rispetto.

Non ho neppure il tempo a chiudere le labbra sul cazzo che incomincia a godere. Seduta sui talloni resto semplicemente con la bocca aperta per ricevere la sborra direttamente sulla lingua. Molti schizzi mi bagnano la faccia e me li sento colare anche sulle tette.

Si alternano a vicenda per molto tempo anche più di una volta. Quando, a forza di essere palpata e stuzzicata sulle tette e vengo, lo spompinato di turno non resiste e mi imbratta tutta pure lui la faccia e le tette.

Esaurite le loro voglie, posso dire di aver finalmente finito. Constato che sono tutta un dolore. Collo, guance, braccia, tette, capezzoli, ginocchia’ A fatica mi aiutano ad alzarmi. Mi gira pure la testa. Al lavandino posto in un angolo del box, mi sciacquo e mi ricompongo. Penso che devo essere un bello spettacolo con le tette al vento e tutta imbrattata di sperma.

Tutti si complimentano con mè per la mia bravura e questo mi inorgoglisce. Prima di all’ora non avevo molti amici e con i pochi fidanzati con cui ero uscita, non avevo mai fatto nulla del genere. Avviato il motorino mi dirigo verso casa godendomi l’aria fresca che mi accarezza. L’unico rammarico che mi è rimasto, sono le ginocchia che mi fanno male e la nausea allo stomaco. Non ho idea di quanti litri di sborra abbia potuto bere.

Arriviamo a casa che la cena, è già in tavola e non faccio in tempo a cambiarmi. Mi tolgo solo il vestito perchè imparte è ancora bagnato e macchiato di sperma. Mi osservo velocemente allo specchio e lo uso per pulirmi il petto dai residui di sborra che si intravedono distintamente.

Seduti a mangiare, mio padre si complimenta con noi perchè siamo andati in spiaggia assieme. Io arrossisco pensando a cosa è successo oggi e i capezzoli non accennano a diminuire di volume anzi, me li sento sempre più duri.

Noto fra imbarazzo e orgoglio che non solo mio fratello, ma anche mio padre mi osserva spesso le tette. Quando guardo mia madre a volte la vedo puntare con gli occhi il mio petto. Mangio poco perchè ho la nausea e mi rinviene la sborra. Non l’ho digerita. Dopo cena faccio la doccia e mi metto a fare gli esercizi al piano o altrimenti al conservatorio non ci entro. Quando finisco è già molto tardi.

Vado in cucina per bere qualcosa quando passando davanti alla camera dei miei rimango colpita da un urlo inconfondibile. Guardo bene dalla porta semi aperta e vedo mia madre cavalcare mio padre. Resto allibita. Non avevo mai visto una cosa del genere. Lui sdraiato che asseconda il movimento di lei dando dei violenti colpi che sento distintamente risuonare. Mamma sulle ginocchia, che sale e scende abbandonandosi e contorcendosi. Rimango colpita dalla selvaggia scopata che quei due si stanno concedendo.

Papà ora prende i seni che ballano allunisono e incomincia a succhiarli. Mamma viene tremando e gorgogliando qualche parola mentre si inarca all’indietro. Non riesco a resistere e incomincio a masturbarmi il clitoride. Mamma ansima ancora quando si solleva da papà. Vedo bene il suo cazzo lungo, scappellato e lucido dai suoi umori. Si abbassa e incomincia a succhiarlo. Ha una tecnica particolare. Quando risale con la bocca mugola per fargli capire che gli piace. Lui è immobile con le gambe aperte. Si irrigidisce sollevando leggermente il bacino e lei si muove ora più velocemente col cazzo in bocca.

‘Siii..’ Viene urlando sottovoce. Capisco che mio padre sta sborrando, perché mamma è presa come da una frenesia e accelera ancora più velocemente finche non rallenta per poi fermarsi. Troppo presa dallo spettacolo inaspettatamente godo anche io e perdo l’equilibrio dando una sonora testata al muro. Controllo e apparentemente non mi hanno sentita. Piano, piano mi dirigo in bagno e poi finalmente mi metto a letto, nuda. Sento ancora la topolina calda, pulsare come se avesse ancora voglia. Il sonno mi raggiunge mentre accarezzo le labbrine interne.

Dall’altra parte del muro:
‘Amore, pensi che ci abbia sentito?’

‘Spero di no.- Risponde lei.- Dobbiamo incominciare a stare più attenti e sopratutto a fare meno rumore. Con il caldo stiamo tutti con le finestre e le porte aperte.’ Ancora sopra di lui mentre è intenta a leccare e a succhiargli il cazzo.

‘Amore. Hai proprio deciso di farmi fare gli straordinari? Guarda che se continui poi domani non riesco più ad alzarmi per andare a lavorare.’

Si solleva e si allunga sul suo corpo strusciandosi su di lui. Gli piace la sensazione di calore che emana. Si baciano a lungo come due teneri amanti alle prime armi finché inesorabilmente la stanchezza prevale sulla voglia di continuare. Come sempre lui si alza per andare al bagno. Urina e controlla le camere. Il casino che vede nella penombra in quella del figlio gli fà storcere il naso. In quella della figlia invece.. Lo spettacolo inaspettato lo cattura e come calamitato entra più del solito. La guarda estasiato dormire supina.

Le tette in alto coi capezzoli durissimi. Una gamba leggermente semiflessa. La mano sulla fighetta depilata. Il cazzo ha come un impulso di risveglio. Mai ha pensato a lei come ad una donna e ora cosa gli stà succedendo. Il desiderio di lei aumenta. Sono entrambi nudi nella stessa camera. Allunga la mano per sfiorarle il seno. I polpastrelli corrono sulla pelle serica della figlia e si fermano quando incontrano il duro capezzolo. Abbassa la mano fino a prendere con tutto il palmo la tetta. Giocherella sempre più arditamente con il capezzolo. Lei ha un sussulto. Si irrigidisce, ma non toglie entrambe le mani sui capezzoli.

Continua a dormire e sorride nell’osservarla. Vede distintamente la mano muoversi sulla vulva intenta a soddisfarsi la sete di godimento. Eccitato allo spasimo, struscia il cazzo contro le lenzuola per qualche attimo per poi sollevarsi e mettersi in piedi. Prima di andarsene le da un bacetto su entrambi i seni e non resistendo, anche una leccatina sui capezzoli. Annusa il profumo di donna che scaturisce dalla fighetta e ne esce eccitato più di prima.

In camera è tormentato dai mille dubbi e dalla coscienza. La moglie si accoccola a lui mentre una mano incomincia ad accarezzarlo trovando una dura sorpresa.
‘Attento vecchietto. Se ne fai troppe tutte in una volta, poi mi lasci a digiuno per un mese. Chi devo ringraziare per questo regalo? Nostra figlia?’

Ha un sussulto come se fosse stato accoltellato e il cuore battere impazzito.

‘Stai tranquillo vecchio porcellone.- Rimarcando la frase dandogli una strizzatine al cazzo duro.- Ho visto come gli guardavi le tette a cena. Con quel costume la linea è ancora più marcata. Ti ricordi i giochi che facciamo? Domani sarò la tua piccolina vizziosa. Ti và?’

Non le risponde. La bacia appassionatamente tirandola verso di lui e palpandola tutta.
‘E io sarò il tuo fratellino porcello.. A domani amore.’ Le sorride contento mentre lei si gira sul letto accostandogli il suo meraviglioso sedere.

Il desiderio di quella giovane carne è sempre più impellente. La notte passa in mille tormenti e sogni. Il sonno è stato leggero e agitato. Ha sentito l’ora tarda in cui è entrato il figlio e ha continuato a rigirarsi nel letto, come se avesse voluto scandire il trascorrere delle ore.
Il mattino giunge con l’immancabile suono della sveglia. La vede e la desidera come non mai. L’erezione e la voglia che si è protratta per tutta la notte, ora chiede di essere soddisfatta. Incomincia a baciarle la schiena. Scende lungo l’incavo delle natiche. Trova il buchetto e cerca di infilarci la lingua. Fa scorrere una mano all’interno delle sue cosce, stuzzica l’ingresso della vagina e la penetra con un dito trovandolo caldo e umido. Non può resistere oltre. La desidera troppo. Si allunga al suo fianco e così di lato le guida il cazzo nel buchino.

Intuisce il desiderio del suo partner ed espone leggermente il sedere. L’ingresso non è mai stato un problema e infatti entra tutto dentro come risucchiato in lei. Le pareti dell’intestino accolgono il cazzo avvolgendolo come un guanto stretto. La sensazione di disagio si sostituisce immediatamente a quella del piacere. L’irruenza della scopata accompagnata dalla masturbazione la fa godere in poco tempo e quasi all’unisono godono entrambi. Col fiato corto si baciano pur avendo ancora in lei il suo maestoso cazzone. Il suo amorone come lo chiama spesso lei. Distaccatosi per respirare, guarda l’orologio e constata che si è fatto oramai eccessivamente tarsi e deve andare urgentemente al lavoro.

Si dividono e a malincuore si alza dal letto per recarsi in salotto e telefonare all’hotel. Anche lei si alza, ma per andare in bagno. La prima porta aperta che incontra è quella della figlia. Dorme a pancia in giù col culo prominente in cui risalta il bianco lasciato dall’abbronzatura. Si intravede parte della figa e delle labbra. Pensa che è passato già molto tempo dall’ultima volta che si è vista con la sua amica. Forse la chiamerà per rinnovare gli incontro saffici in cui si dedicavano.

Nella camera del figlio invece, osserva anche lui completamente nudo. Il cazzo decisamente in erezione appoggiato sulla pancia. Le palle sono in bella vista grazie anche al fatto che ha le gambe aperte a squadra. Il marito la raggiunge e la cinge dalle spalle. Le prende i seni e incomincia a stuzzicare i capezzoli ancora duri e bisbigliandole all’orecchio:
‘Immagina se si svegliasse ora e ci vede così, nudi ed eccitati. Questo grazie a lui.’

Gira solo la testa per baciarlo mentre si appoggia col sedere per sentire la consistenza del suo giocattolo.
‘Ora faresti brutta figura amore.’ Risponde mentre entrano entrambi in bagno.

Ripensando agli effetti piacevoli della sera prima, riflette fra se che ha molti baby-doll nell’armadio, forse sua figlia accetterà di indossarne uno, almeno per stare in casa. Maliziosamente osserva il marito farsi la barba. Si lavano e si strusciano come quando erano sposini. Si fermano nuovamente ad osservare il figlio e poi la figlia continuando a stuzzicarsi a vicenda. Bevuto il caffé, si vestono di corsa e scappano incontro alle loro mansioni quotidiane di lavoro.

Racconto confessione di Francesca
Maxtaxi

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Questo romanzo non deve essere riprodotto elettronicamente o a mezzo stampa senza la mia autorizzazione scritta.
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Ultima correzione 27-08-2012

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