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Racconti erotici sull'Incesto

INSIEME… nell’intimità

By 3 Maggio 2011Dicembre 16th, 2019No Comments

Mi chiamo Francesca, ho 21 anni e vivo in una città toscana a 20 minuti di macchina dal mare. Non vi svelerò il nome di questo paesino,

ma vi dirò che quando la primavera è già inoltrata ed il profumo dell’estate comincia ad aleggiare nell’aria, si trasforma in un luogo quasi

magico con atmosfere velate di una bellezza paradisiaca. Forse lo stò elogiando troppo? No, non credo… se per caso ci capitaste, sono

sicura che pensereste lo stesso. Sono innamorata del mio paesino, di casa mia, i suoi tramonti e le sue albe, il mare in  lontananza e,

dall’altra parte, i monti che fanno capolino.

Quello che stò per raccontarvi è ciò che mi è successo più o meno un anno fa. L’anno scorso vivevo ancora in casa con mio fratello e mia

sorella, che poi si è trasferirono entrambi per lavoro circa sei o sette mesi fa. Per dirla tutta, in casa nostra vivevano i miei genitori, mio

fratello e mia sorella, ed un ragazzo che aveva in affitto la stanza degli ospiti… in realtà non è che fosse proprio in affitto, era più un lontano

cu gino di un altro cugino lontano che aveva bisogno di un alloggio e mia madre, per non lasciarlo in strada, si era offerta di ospitarlo in

quella stanza che nessuno usava, a patto che lui collaborasse con le bollette.

La routine quotidiana era abbastanza monotona per tutti noi, tranne che per mio fratello. Lui aveva 26 anni ed era alto circa 1.90, capelli

chiari, occhi sciurissimi e penetranti come saette e…piuttosto “esuberante”… Passava fuori tutte le sere e tornava alle 4 di mattina per poi

svegliarsi alle due di pomeriggio, in tempo per mangiare gli avanzi del pranzo. La cosa non divertiva molto i miei genitori, che più volte, lo

ammonirono di trovarsi un lavoro “serio”. Lui aveva già un lavoro, ma era uno di quelli che difficilmente i genitori concepiscono come tale.

Ogni giorno, quando mio fratello si svegliava per andare in sala da pranzo, nostro padre diceva lui: – Guarda cosa sono sempre costretto

a vedere… Mio figlio che non combina nulla della sua vita… Dimmi un pò, ma tu non lavorerai mai? Certo che no, sei roppo fannullone. Io

alla tua età avevo già 12 anni di lavoro alle spalle e non come quello che tu chiami “lavoro” – diceva enfatizzando la parola con un tono

infantile – ma lavoro vero, nei campi… Se tuo nonno fosse ancora qui, ti prenderebbe per le orecchie e ti sbatterebbe in mezzo ad un

campo a lavorare come si deve!”
Ogni giorno, finito di mangiare, sentivo da camera mia, papà che strillava e, qualche volta, mio fratello che rispondeva. Ma a Miguel (così

lo chiamavo anche se il suo nome di battesimo era Michele… ma secondo me Miguel lo completava con quel fascino mediterraneo di altre

terre), nulla importava. Lui lavorava al computer e faceva lavori differenti per diverse aziende: dalla grafica di siti web, alla

programmazioni di specifici per la gestione aziendale di altre… aveva cominciato come hacker… ed era piuttosto bravo, tanto che da casa

mia poteva entrare in altri computer e rubare dati ed altre cose simili. Guadagnava anche parecchio per quel che faceva. Per un

pomeriggio di lavoro, mi raccontava, potevano dargli anche 500€ se erano soddisfatti di quel che aveva combinato. In pratica portava in

casa molti soldi e, senza che mio padre lo sapesse, ne dava molti a mia madre per poter pagare i dosti della casa.

Dopo aver mangiato Miguel veniva speso in camera mia per coricarsi e fare un pisolino. Ogni giorno facevamo la stessa conversazione:
– Ma perchè non te ne vai in camera tua? Ce l’hai il tuo letto, vai li a dormire. – dicevo io fingendo serietà.
– Tanto tu stai studiando, cosa ti combina se io sono di qui o meno? – rispondeva lui già coricato con gli occhi chiusi.
– Mi infastidisce avere qualcuno qui mentre studio. –
– Prometto che non ti disturbo. – concludeva la conversazione lui.
Ogni volta gli chiedevo di andarsene in camera sua, ma non lo volevo veramente e sapevo che tanto sarebbe rimasto. Miguel è piuttosto

testardo. Quasi ogni giorno lo osservavo emntre studiavo per l’università e spesso mi distraeva… lui non faceva nulla per distrarmi, ma

solo guardandolo mi addolciva il cuore. Vederlo sonnecchiare con i suoi capelli d’oro e a torso nudo, mi faceva venire un leggero brivido.

Lo osservavo negli anni… anche se sono più giovane di lui, posso dire di averlo visto maturare. Aveva un bel paio di pettorali, non

esagerati, ma ben definiti ed un addome come scolpito da un artista. Quando usciva con gli amici gli piaceva bere molta birra, ciò

nonostante non aveva un filo della tipica pancetta alcolica. Io lo guardavo e lui era li. Senza voler far nulla di più, spesso mi veniva voglia

di sfiorargli il petto, ma non mi ero mai azzardata.

Quando si svegliava dal pisolino mi raccontava della sera prima. Le bevute, le risate, le donne. Da quanto raccontava, girava spesso con

ragazze differenti ed io non faticavo a crederlo. Mi raccontava se c’era andato a letto, se le aveva toccate, se loro avevano toccato lui poi

mi chiedeva se avevo mai fatto nulla con un ragazzo. Io gli rispondevo:
– Miguel, daiiiiii!!! – voltandomi arrossita.
– Dai, hai 20 anni, avrai almeno già baciato un ragazzio, giusto? – chiedeva lui
– Si, ma non mi va di dirtele certe cose, mi vergogno… – rispondevo sempre io. Questa conversazione non era mai andata molto oltre,

perchè di solito Miguel si alzava dal mio letto, mi stringeva a sè facendomi arrossire e andava a vestirsi dopo avermi consegnato un

amorevole bacetto sulla guancia. Un giorno, le cose andarono diversamente… la conversazione prendeva pieghe strane
– Io ti racconto sempre tutto e a te interessa a quanto vedo, perchè non posso chiederti quello che hai fatto tu? –
– Perchè mi vergogno! – dissi io sedendomi alla scrivania.
– L’ultima volta che hai baciato un ragazzo? – chiese lui noncurante del mio imbarazzo.
Temporeggiai con lo sbuardo fisso a terra.
– Lo hai baciato un ragazzo vero? – chiese lui sottovoce con un sorriso impertinente sul viso.
– Si, non c’è nemmeno bisogno di dirlo!!! –
– E l’amore lo hai mai fatto? – chiese mettendosi a sedere sul letto.
Non risposi. Ero paonazza e mi stringevo le gambe al petto come per chiudermi e non fare uscire nulla dalla mia bocca. Non mi sarebbe

dispiaciuto parlarne a lui, ma mi imbarazzava troppo la cosa… era strano. Aveo ascoltato mille volte i suoi racconti di scopate , ma non

avevo mai confessato i miei.
Miguel si avvicino mettendosi in ginocchio vicino alla mia sedia e mi disse sottovoce: – Sicura di non essere verginella? – con un sorriso.
– Certo! – risposi – Alberto è stato l’ultimo con cui l’ho fatto! Non te lo ricordi lui? Dicevi che era uno sfigato… –
– Si che era sfigato… l’unica cosa bella della sua vita eri tu… non ho mai capito come facessi a stare con uno come lui… – mi disse.
Non risposi ancora una volta, ma lo guardai negli occhi con sguardo da una parte sconsolato e dall’altra curioso.
– Guardati, sei una ragazza stupenda, eri cento volte fuori dalla sua portata! – eclamò ridendo mentre tornava a coricarsi nel mio letto.
Io sorrisi e lasciai cadere le gambe dalla sedia: – E’ vero, alla fine era proprio uno sfigato… idiota per giunta! –
– Ed era bravo a letto? – mi sorprese mio fratello.
– Ehm… no, cioè, si… cioè… l’abbiamo fatto tante volte… a me non dispiaceva… si, era bravino. – conclusi senza la benchèminima

certezza di quello che avevo appena detto.
– Non ti dispiaceva… – ripetè lui – … qual’era il problema? A me puoi dirlo, prometto che me lo tengo per me. –
– Non è che c’era un problema… – feci io distogliendo lo sguardo dagli occhi neri e penetranti di Miguel – E’ che forse… io… boh! Forse

pretendevo troppo. –
– Mhh… – fece mio fratello – Dimensioni o tempo? –
Domanda breve e diretta.
– Forse il problema sono io… – feci io vergognandomi di ciò che avevo detto.
Miguel si alzò e si accucciò di fianco alla mia sedia incrociando il mio sguardo: – Non sentirti così, sicuramente non sei tu il problema, non

puoi esserlo. – mi portò una mano sulla guancia sulla quale scorreva una lacrima solitaria – I tui occhi celesti sono troppo ingenui per

capire quello che era Alberto… Secondo me era un incapace. –
Sorrisi e gli presi la mano dandogli un bacino sul dorso. Miguel sorrise a sua volta, si alzò e mi abbracciò sfiorandomi i capelli – Vedrai

che arriverà quello giusto. – mi diede un ultimo bacino sulla fronte e uscì dalla stanza. Volevo molto bene a Miguel.
Stavo tirando un sospiro quando lui rispuntò dalla porta – Prova a fare da sola. – disse a bassa voce facendomi una linguaccia.
– Ma vattene!!! – dissi a voce alta lanciandogli un quaderno che avevo sulla scrivania. Non mi ero arrabbiata, sapevo che era una

battuta… ma pensai che non avesse nemmeno torto in fin dei conti. Può sembrare strano, ma alla mia età non mi ero mai masturbata

nemmeno una volta. Non è che fossi una santa, dopotutto ho fatto le mie “cosacce” con dei ragazzi, solamente non mi era mai capitata

occasione o non ne ho mai avuto il tempo. Pensandoci ora, forse non l’avevo mai fatto, perchè ero delusa dalle esperienze sessuali.

Vedevo il sesso come un modo per soddisfare un ragazzo, non come un cosa che potesse darmi particolare piacere. Riflettendoci ora tutti

gli uomini che avevo avuto fino a quel momento erano scarsi… Alberto ad esempio non resisteva nemmeno 5 minuti dentro di me.
In fin dei conti non sapevo nemmeno esattamente cosa fosse un orgasmo.

Quella sera, il sole calò irrorando di una luce rosso-arancio tutto il paese. Io guardavo dalla finestra il sole che si accasciava dentro al

mare in lontananza. Era ora di cena, ma avevo già mangiato: avevo ordinato una pizza, perchè tutti quelli che di soluto affollavano casa

mia, erano fuori. Mia sorella con il suo ragazzo, i miei genitori erano andati dai miei nonni, Miguel era fuori come al suo solito e Luca (il

lontano cugino di un cugino lontano) lavorava fino alle 3 di notte in un ristorante sul mare.
Ero sola, tutti gli amici erano lontani, alcuni in un altra città, altri studiavano. Con i ragazzi ero messa anche peggio… Dopo la doccia

indossai slip e una maglietta e andai a farmi un giro per casa. Mangiai uno yogurt in cucina poi girai a “ruota libera” e trovai la porta della

stanza degli ospiti aperta. Luca ovviamente non c’era. Era disordinatissimo quel ragazzo. Vestiti ovunque, cassetti aperti e mutande e

calzini sporchi sul letto e sulla scrivania… un vero animale da stalla. Ad un certo punto, quando stavo per uscire dalla stanza, ho notato

qualcosa che mi sembrava d’aver già visto. Un raccoglitore di fotografie di Miguel che spuntava da sotto una T-shirt che puzzava di

sudore. Afferrai la maglietta fra indice e pollice e la spostai più in la sul letto. Era un album fotografico che gli avevo regalato io qualche

anno prima. Sulla copertina c’era scritto “al mio fratello Miguel preferito”. Gliel’avevo regalato perchè ci potesse mettere le foto della sua

vacanza in Croazia dell’estate di quell’anno. “Strano” pensai “non mi ha nemmeno mai fatto vedere le sue foto della Croazia” aprii l’album

per dargli uan sfogliata, ma lo richiusi di scatto. Avevo gli occhi sgranati ed ero incredula di fronte a quello che avevo appena intravisto.

Aprii nuovamente l’album e guardai meglio. C’erano moltissime foto di Miguel mentre si scopava ragazze differenti. In molte foto

addirittura lui era in piedi, rivolto con lo sguardo alla macchina fotografica alzando orgoglioso il pollice e mettendo in mostra un attrezzo

che non mi aspettavo potesse avere. Chiusi nuovamente l’album. Ero sconvolta, ma in un certo senso eccitata. il cuore mi batteva a mille

ed ero indecisa se rimettere l’album dove lo avevo trovato o portarlo in camera mia.
Fu un attimo e senza quasi pensarci, mi ritrovai seduta sul mio letto a sfogliare l’album con un mix di ammirazione, eccitazione ed anche un

pochino di disgusto. C’erano foto di ogni genere da mio fratello che si scopava bionde, more, rosse alla pecorina, missionario, di fianco;

ragazze che glielo prendevano in bocca, lui che leccava le ragazze ed un numero enorme di fotografie al suo membro in cui si vedeva

distintamente il suo viso orgoglioso e sorridente… con quegli occhi neri, penetranti, spavaldi e dolci allo stesso tempo. Ma la cosa che

senz’altro mi lasciò più di stucco, erano le ultime pagine dell’album. Decine di fotografie dedicate solamente a sessi femminili. La cosa mi

lasciava di sasso per diverse ragioni: sia perchè mi rusciva difficile immaginare il sesso femminile come unico protagonista di uno scatto,

sia perchè non avevo mai visto altri sessi femminili a parte il mio (e non è che avessi guardato bene nemmeno il mio).
Le vagine ritratte in foto erano una trentina più o meno ed erano tutte diverse l’una dall’altra… alcune più rosee, altre con le labbra molto

accentuate, alcune con clitoridi enormi. Ero sconvolta, ma il cuore mi batteva all’impazzata ed uno strano formicolio mi percorreva il basso

ventre e le orecchie allo stesso modo… sapete, quel formicolio un pò “sparso” che viene quando si è eccitati o sorpresi. Pensai che non

avevo nemmeno mai dato uno sguardo accurato alla mia vagina; di fronte a tutte quelle vulve mi chiedevo come fosse la mia a confronto,

come i ragazzi l’avrebbero potuta vedere… potrebbe piacere agli uomini? era abbastanza bella da poter occupare una fotografia?
Corsi in bagno a prendere uno specchio e ritornai sul letto, lo appoggiai sul letto e mi guardai allo specchio grande che avevo sull’armadio.

Indossavo solamente una maglietta ed un paio i mutantine a righe bianche e azzurre. Mi decisi e mi sfilai le mutandine lasciando scoperto il

pelo chiaro che mi cresceva in mezzo alle gambe e sul basso ventre. Mi sedetti sul letto a gambe aperte. Il cuore mi batteva come non

mai…
Presi lo specchio e lo portai fra le mie gambe. Quello che vidi mi stupiva. Scostai la peluria per guardare meglio e vidi chiaramente le

labbra unite fra di loro a formare quella che sembrava una cresta di carne. In alto, dove si univano le labbra, il clitoride, quasi del tutto

coperto dalla pelle.
Deglutii e passai l’indice della mano destra su quel sesso che non conoscevo quasi per niente. Separai le labbra con un dito e vidi l’interno

roseo della mia vulva. Avevo delle labbra scure e molto lunghe, mentre l’interno era rosa e palpitante. Appoggiai lo specchio sull’album di

fotografie in modo da potermici specchiare senza tenerlo con le mani, e con le dita spalancai completamente il mio sesso in quello che

sembrava un osceno cuoricino che poco a poco si inumidiva di succo.
Ripensai a quello che mi aveva detto Miguel quel pomeriggio “Prova a fare da sola!” e decisi che ormai, non sarebbe successo nulla se gli

avessi dato ascolto.
Le mie uniche esperienze si limitavano ai ragazzi che mi avevano toccato così inefficaciemente da non farmi mai provare piacere, così

presi a strofinare con forza il bottoncino di carne, ma, li per lì, mi diede solo dolore e fastidio. Allora iniziai a toccarlo con più dolcezza

dopo averlo inumidito con un pò si saliva. Lo facevo scorrere su e giù percorrendo dei cerchi che lo strofinavano prima di lato, poi in

punta. Cominciavo ad ansimare ed a sentire un piacere che prima d’allora non avevo mai provato. Con l’altra mano mi accarezzavo

l’interno coscia procurandomi brividi che aggiunti al piacere che mi donava il massaggio sul clitoride, mi fecero ansimare sempre più forte.
Continuai a massaggiare il carnoso vertice della mia femminilità finchè i miei sospiri divennero veri e propri gridolini di piacere. Stavo

cominciando a godere di quella carezza intima. Infilai il medio della sinistra nella vagina impaziente, facendolo scorrere dentro e fuori

ritmicamente, mentre il massaggio sul bottoncino si faceva via via più intenso. Il mio corpo non era pù altro che una fica che voleva godere

grazie ad un paio di mani che la stuzzicavano con malizia. Le mie gambe cominciarono a tremare, la mia mente si annebbiò e le mie

palpebre si socchiusero mentre la mia gola inondava la stanza di mugolii e respiri affannati. Ad un certo punto cominciai a sentire qualcosa

che non avevo mai provato. Un forte calore stava irradiandomi dal basso ventre per estendersi piano piano a tutto il corpo.
Alcune parole mi uscirono dalla bocca senza che potessi controllarle, senza che le volessi pronunciare: – Stò godendo! – la mia shciena si

inarcò mentre il mio corpo si contorceva fuori dal mio controllo, come se avesse una volontà che non seguiva più il mio cervello. Ad un

certo punto sollevai la mia schiena e sentii una fantastica onda che mi travolse come un’esplosione arrivando fino alle orecchio e le punte

dei piedi, seguita da altre forti esplosioni di piacere che partivano dal piccolo chicco di carne che non smettevo di frizionare fino alla fine di

quel meraviglioso primo orgasmo della mia vita.
Dopo che la grande ondata di piacere fu passata, rimasi immobile percorsa in tutto il corpo da un piacevole formicolio che impediva

ancora alla mia mente di formulare nuovi pensieri. Non ci credevo, avevo finalmente avuto un orgasmo ed era stato fantastico.
Afferrando lo specchio senza alzarmi vidi un paio di lacrime scorrermi sulle guance. Le asciugai e soffocai la lieve risata che mi sfuggì.

D’un tratto mi si gelò completamente il sangue. Rimasi immobile, completamente pietrificata sul mio letto. Nello specchio intravidi Miguel

in piedi sulla porta con un sorriso che lo attraversava da una guancia all’altra. Quando era arrivato? Aveva visto tutto? “Oddio” ero

imbarazzatissima… non avevo nemmeno mai fatto cose del genere… e se avesse pensato che ero una ragazza visiosa? Non sapevo che

dire e rimasi immobile Cosa avrebbe pensato ora di me?
Passò un lungo minuto in cui fingevo di non averlo visto, sperando che se ne andasse, ma lui rimase li; fermo a fissarmi compiaciuto. Senza

preavviso mi si avvicinò e si sedette di fianco a me. Avevo le gambe rannicchiate e portai subito le mani fra le cosce per coprire la mia fica

fradicia. Miguel mi mise la mano sulla spalla.
– Hai seguito il mio consiglio vedo. – disse a bassa voce.
Le lacrime cominciarono a scendermi dagli occhi accompagnate da singhiozzi mozzati e levai le mani dal mio sesso portandole al viso per

nascondere quella che ormai era rimasta l’unica parte pudica del mio corpo.
– No… – sussurrò lui coricandosi dietro di me abbracciandomi – … non fare così. Non c’è nulla di male in quello che hai fatto. E’ normale.

Tutti lo fanno… – mi abbracciava forte e portò una mano sul mio viso a carezzarmi – Anzi, sai che ti dico? Hai fatto proprio bene. Hai

visto che non hai nessun problema? Era tutta colpa di quei ragazzotti che ti corteggiavano, erano idioti e incapaci. –
Le lacrime non si fermavano, ma in quel momento erano lacrime senza tristezza. Lacrime per Miguel. Mi asciugai gli occhi, mi voltai verso

di lui e mi rannicchiai fra le sue braccia senza guardarlo negli occhi. Miguel prese lo specchio e l’album fotografico e lo appoggiò a terra

dicendo tranquillamente: – Ah, questo non lo trovavo da un bel pò. Pensare che ce l’avevi tu, mi fa un certo effetto. – sorridendo

maliziosamente.
– No, no! – dissi io quasi urlando – Non ce l’avevo io, l’ho trovato in camera di Luca! – dissi incrociando il suo sguardo e subito

guardando altrove per non vedere i suoi occhi.
– Ahhh, hai capito il cuginetto? – disse Miguel. Sembrava non gli importasse nulla che sia io che Luca avessimo visto il suo cazzo in bella

mostra. Gli avevo detto al verità, speravo che mi credesse.
– E tu cosa mi dici? – chiese lui tranquillamente.
– In che senso? – domandai io.
– Delle mie foto intendo. Cosa ne pensi? – ripetè.
Rimasi in silenzio. Dovevo essere diventata rossissima.
– Dai, lo so che le hai viste. Ti sono piaciute? – mi chiese in tono malizioso.
Non dissi nulla, non sapevo cosa dire.
– Dai, fa niente, stavo scherzando. – fece lui – Alcune le ho scattate in Croazia. Ero piuttosto ubriaco quando alcune foto sono state

scattate ahahahah. – rise come per tranquillizzarmi.
Feci una risatina sommessa. L’imbarazzo non era scomparso, ma si era attenuato. Le sue mani mi percorrevano al schiena sfiorandomi

dolcemente. Mi sentivo in paradiso, mi sentivo sicura fra le braccia della persona che mai mi aveva abbandonato, nemmeno per un

istante. Non so se è stata la situazione a spingermi a fare quello che ho fatto, oppure se era un desiderio che ho sempre avuto.
– Erano belle le tue foto. – dissi col viso rosso.
– Davvero? – fece lui quasi con stupore.
– Si. Poi… ecco… io non ne ho visti… tanti… ma il tuo… il tuo… è bello e grosso… – continuai abbassando lo sguardo tanto da fissarmi

l’ombelico.
Dovevo averlo preso alla sprovvista, perchè ebbe un attimo di silenzio. Un lieve sussulto fra i suoi boxer.
– Grazie. – disse lui.
Ci fu silenzio per molti minuti, e l’aria si era fatta come tesa, pesante. Era una di quelle situazioni in cui sai che qualcosa è in sospeso, ma

non sai cosa fare. Un altro lieve sussulto fra i suoi boxer. Finalmente mi decisi.
– E a te è piaciuto? – chiesi timidamente.
– Cosa? – domandò Miguel.
– Ti è piaciuto? Si, insomma… –
– Ah… ehm. – si schiarì la voce – Mi ha divertito scoparle se è questo che intendi, ma non avevo particolari legami con quelle ragazze e…


– Non intendevo quello. – lo interruppi.
Lui non disse una parola.
– Si, insomma… mi hai guardata mentre… “ero da sola”. Ti… ti è piaciuto? – chiesi in poreda alla situazione più imbarazzante della mia

intera vita.
– Beh… non posso dire che non mi abbia… che non mi sia piaciuto… vederti… guardarti. – era la prima volta in vita mia che lo sentivo

imbarazzato ed indeciso. Eravamo una fra le braccia dell’altro ed entrambi eravamo spaventati dallo scambiarci uno sguardo. Non lo

vedevo in viso e mi limitavo a guardare in basso la mia pancia, le mie gambe, i suoi boxer. Li vidi sussultare più insistentemente. Aggrottai

leggermente le sopraciglia, ma non mi mossi. Avevo capito che stava avendo un erezione. La cosa mi agitò parecchio, ma cercai di

rimanere immobile con il solo risultato di mostrarmi rigida come la pietra a mio fratello. Lui si doveva essere accorto che avevo notato il

suo membro sotto i boxer e rannicchio leggermente le gambe, ma io ero li, lo vedevo e lui non poteva fare nulla per nascondersi. Pensai

una cosa… una cosa che mi avrebbe fatta vergognare a morte, ma una cosa che volevo chiedergli.
– Miguel… – feci con voce fievole.
– Mh. – fece lui per tutta risposta. Doveva essere agitato anche lui. Continuavo a pensare che non lo avevo mai visto in quelle condizioni…

letteralmente.
– Ti sei eccitato, vero? – io parlando a bassa voce.
– Io… si, un pochino. – lo sentii deglutire rumorosamente.
– E… – mi interruppi un momento per deglutire a mia volta e continuai – e ti sei eccitato per avermi vista mentre… mentre… mi toccavo? –
– … si… – tagliò corto Miguel.
Rimasi in silenzio ancora qualche secondo, poi glielo chiesi: – Vuoi… toccarti? –
Non potevo vederlo in viso, ma doveva essere scioccato. Mi strinsi di più a lui e Miguel ricambiò, ma non disse nulla. Mi feci più audace

anche se ero divorata dalla mia impudicità:
– Se vuoi… – feci con tono appena percettibile – pui toccarti ora… puoi masturbarti qui… davanti a me. –
Miguel non disse nulla, ma sentivo le sue braccia che si stringevano lievemente e si alleggerivano, alternandosi in quelle contrazioni, come

se le volesse portarle ai boxer e poi volesse lasciarle intorno a me dove stavano. Alla fine abbassò entrambe le braccia verso il bacino

abbassandosi i boxer. Lo fece molto lentamente, senza farmi spostare per muovere gli arti. Abbassando i boxer, il suo cazzo svettò fuori

con un lieve sussulto. Non era completamente in erezione, ma era piuttosto sostanzioso. Era proprio davanti ai miei occhi ed io non li

distoglievo da lui. La sua mano si strinse attono al cilindro carnoso che sussultò nuovamente ingrossandosi maggiormente dino a divenire

duro come la roccia, quasi inscalfibile. Le dita fecero scorrere indietro il prepuzio svelando un glande rossiccio quasi sul punto di

esplodere.
– E’ giusto… – disse lui con voce debole, quasi ansimante – Io ho guardato te… – detto questo iniziò a muovere la mano prima lentamente

poi con più vigore. Ascoltavo i suoi respiri che aumentavano di intensità man mano che le sue dita si muovevano più velocemente. Teneva

il cazzo con un pugno forte e serrato quasi strozzando quella cosa grossa e dall’odore forte e virile. Respirai a piene narici quel forte

odore di cazzo, ma non fraintendetemi, non aveva cattivo olezzo, ma un marcato profumo di maschio pulito, ma virile. Il suo braccio

sinistro, sotto di me, mi strinse più forte mentre il suo respirare affannosamente si era trasformato in un pesante ansimare. Ormai copriva e

scopriva la sua cappella velocemente. Poi non so perchè lo feci, ma portai una mano alla bocca e versai un pò di saliva e la portai sulla

testa del suo martello lubrificandola per lui. In quel momento preciso lanciò un gridolino ed accelerò il ritmo. Guardavo il suo cazzo senza

distogliere lo sguardo. con la mano sinistra lo abbracciai forte, mentre la destra si avvicinava lenta ed inesorabile al suo scroto per

massaggiarlo e sentire i suoi testicoli pieni. Cominciò ad emettere ritmicamente gemiti più forti. Doveva essere molto vicino all’orgasmo. In

quel momento era quasi in estasi. Continuando a massaggiargli lo scroto mi sollevai e mi portai vicino al suo orecchio continuando ad

abbracciarlo affettuosamente.
– E’ bello, non è vero? – dovevo essere impazzita, in quel momento anche io avevo preso a respirare affannosamente – Puoi venire, non ti

devi trattenere. –
Miguel non disse nulla, ma di li a pochi secondi si irrigidì completamente spalancando la bocca, senza smettere di percorrere velocemente

la sua asta, riversando quattro getti di seme sulla mia pancia. Mentre godeva, tremava lievemente e la mia mano non smise di

massaggiargli i testicoli. Dopo il suo dolce orgasmo, la mano che stringeva il suo uccello si rilassò e l’intero corpo di Miguel rimase

immobile ed ansimante. Lo abbracciai e gli diedi un dolce bacio sulla guancia per poi accasciarmi tranquillamente su di lui. Ero stanca,

molto stanca, ma non lo volevo lasciare andare in quel momento. Volevo fargli sentire quanto gli volevo bene e rimasi ad abbracciarlo nel

suo momento più delicato. Avevo voglia di dormire, di dormire fra le sue braccia. Prima di chiudere gli occhi glielo dissi:
– Anche a me è piaciuto. – e mi addormentai di li a poco sentendo il suo calore ed il suo respiro che si calmava.

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