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Racconti erotici sull'Incesto

La brava ragazza

By 23 Aprile 2010Dicembre 16th, 2019No Comments

Ciao a tutti,
mi chiamo Gisella o pisellina per gli amici, un giorno capirete anche perchè…mi ritorovo a scrivere questa storia per poter condividere con tutti le mie sensazioni che a malapena riuscirò a esternare attraverso queste pagine del web.
Sono una ragazza normale, almeno esternamente, non sono una di quelle che io stessa definirei, una fica imperiale, sono caruccia, con un bel fisico, magro e due gran belle boccie che a dirvi la verità adoro, perchè se non fosse per le mie piccole e in parte anche per il mio culetto sodo, non sarei riuscita a succhiare tanti begli uccelloni.
E qui vengono i dolori, perchè sotto questa apparente normalità, sotto le spoglie di una dolcissima ventiquattrenne, bionda ricciolina, si cela una gran troia. Non che sia un problema per me, anzi…ma mi sento un mostro. Il mio ragazzo è cosi dolce e amorevole sempre pronto a soddisfare ogni mio capriccio e io ricambio le sue dolci attenzioni con tante di quelle corna che neanche conto più.
Vabbè iniziamo con il principio, ho scoperto il sesso tardi, solo a 18 anni suonati, perchè ero molto timida e molto dedita allo studio e forse soprattutto perchè venendo da una realtà piuttosto provinciale e chiusa non ho mai potuto approfondire la cosa, ma un imprevisto in famiglia cambiò radicalmente le cose.
I miei genitori a quel tempo si separarono e mio padre andò a vivere a Milano, io maggiorenne decisi di vivere con mio papà, perchè la realtà di provincia mi iniziava a stare stretta e perchè a Milano avrei trovato l’università adatta. Cosi ci trasferimmo e le prime settimane trascorsero senza avere neanche il tempo per respirare, cosi intenti a trovare casa e a fare tutti i trasferimenti, fino alla seconda settimana di giugno di sei anni fa. Quel giorno il mio mondo si trasformò.
C’era un caldo infernale, io indossavo una canottierina stretta stretta senza reggiseno e il costumino sotto che copriva a malapena la mia pelosina, giravo per casa leggendo un libro di chimica organica mentre aspettavo che mio padre facesse ritorno dal lavoro. Quando finalmente mio padre arrivò e mi vide in quella maniera ebbe un sussulto, era la prima volta che lo vedevo in quello stato, iniziò a sudare e frettolosamente mi salutò per poi fare altro senza degnarmi più di uno sguardo, fino a che non disse che andava a farsi una doccia. Io ci rimasi un po male a quel comportamento freddo e distaccato perchè mio padre era sempre caloroso e mi riempiva di coccole, ma nello stesso tempo iniziai a sentire un fremito in mezzo alle gambe, mi sentivo stranamente eccitata e iniziai a bagnarmi in maniera indecente…Non so per quale motivo lo feci, ma sentivo la necessità di farlo, quindi, quando mio padre si chiuse in bagno, iniziai a spiare dal buco. Premetto che i miei genitori mi hanno avuta quando erano giovanissimi, cosi mio papà aveva poco meno di quarant’anni quando si separarono. Iniziai a vedere mio padre spogliarsi e per la prima volta vidi un cazzo enorme dal vivo, le mie uniche eperienze prima di questa, era qualche bacio con palpatina esterna, cosi non avevo mai visto un cazzo, ma quello di mio padre mi sembrò meravigliosamente enorme, pieno di vene, con una cappella che invitava a essere succhiata, non so se ci crediate o meno, ma oltre a iniziare a schiumare dalla fichetta, mi venne l’acquolina in bocca, con una voglia irrefrenabile di poter mangiare quell’enorme bastone, poterne sentire il sapore. Era la prima volta, ma mi sembrò cosi naturale e cominciai a masturbarmi furiosamente la piccolina, tant’è che iniziò a farmi male dallo sfregare sul clito, immaginando l’enorme membro di mio padre che faceva entra ed esci tra le mie labbra. Appena venni, cioè subito, mi scostai velocemente dalla serratura e iniziai a pensare a quanto desiderassi quel cazzo, se ve lo state chiedendo? Si. Mi sentii sporca pensando che schiumavo come una cagna in calore pensando all’asta di mio padre, ma non vedevo più l’uomo, vedevo l’enorme nerchia che gli penzolava tra le gambe.

Trascorse il pomeriggio senza poter parlare con mio padre che nel frattempo era andato con amici e io mi dedicai a preparare la cena senza potermi togliere quell’immagine dalla mia testolina che cercava una maniera per poter realizzare quel meraviglioso sogno…mentre cucinavo e pensavo, pensavo e cucinavo, arrivò il lampo di genio, presi una birra e la versai sul mio letto. Dentro di me sorridevo per quanto fossi stata troia…
Arrivò la sera e mio padre rientrò, ormai mi ero vestita, perchè con la sera era di nuovo fresco e cenammo come se nulla fosse accaduto. Passò la serata parlando del più e del meno e quando mi sembrò il momento giusto, dissi a mio padre che avevo fatto cadere involontariamente un bicchere di birra sul mio letto, cosi “innocentemente” gli chiesi di dormire con lui. Fu contrariato dalla cosa, mi sembrò quasi seccato e non disse più nulla…cosi guardammo la tele ancora per un po e poi quando si fecerò circa le undici gli dissi che andavo a letto e lui replicò dicendo, che se il letto fosse stato ancora bagnato, avrei potuto dormire con lui. Sentii un tuffo al cuore ero eccitata e spaventata da morire, pesavo che avrei avuto quell’arnese a portata della mia fichetta e la cosa mi faceva morire di eccitazione, non so come descivervi meglio quel momento…mi tuffai nel lettone aspettando trepidante, ma più aspettavo e più tardava e più tardava più diventavo frenetica…finalmente arrivò, io feci finta di dormire ma con l’occhietto furbo scrutavo ogni suo movimento, aspettai che si infilasse a letto, si era spogliato e ora a petto nudo e in mutande stava accanto a me…
Ero confusa, eccitata, spaventata, con il cuore che batteva a mille, non sapevo che fare, se seguire la mia piccolina che sbrodolava o la testolina che nonostante tutto mi diceva di non fare nulla…Turbata oltre ogni maniera decisi che era più saggio aspettare che si addormentasse…Quando iniziai a sentire il respiro più pesante di mio padre, pensai che fosse giunto il momento giusto. Combattuta fino all’ultimo momento, alla fine, come sempre, vinse il cuore o meglio la fica, mi tuffai sotto le lenzuola come una sub e mi portai con le labbra all’altezza del membro di mio padre che era gia turgido e usciva abbondantemente dalle mutande, inspirai forte il dolce profumo di quell’enorme cappella, me ne inebriai tutta, la sfiorai con il naso, con fare famelico, assetata come non mai di quel mostruoso attrezzo, lo sfilai lentamente dal suo giaciglio, piano piano, fino a far scivolare le mutande all’altezza delle palle, che inizai a massaggiare dolcemente, una a una, perchè talmente erano grosse che insieme non mi stavano nella mano, mi chiedevo quanta sborra potessero produrre quelle meravigliose opere d’arte e le adoravo come divinità, finalmente mi decisi e spalancai le fauci per ingoiare quanto più potevo di quel meraviglioso cazzo. Era il mio primo pompino, le mie labbra innocenti, sverginate dal cazzo di mio padre, mi sentivo eccitata come non lo ero mai stata, mi sentivo sporca, ma più mi chiedevo se fosse giusto, più fame avevo di quel pezzo di carne. Lo tenni stretto tra le labbra e carezzando amorevolmente le sue palle, poggiai il mio viso sull’addome di mio padre, come se fosse un cuscino, per potermi dedicare anima e corpo a quella meraviglia della natura. Iniziai quel lento succhiare e pompare con le mie labbra, come se fosse la cosa più naturale del mondo, con la lingua leccavo in tutta la sua circonferenza la cappella, leccavo, succhiavo e pompavo lentamente e dolcemente quell’enorme cono gelato, stando attenta a ogni sussulto, nel frattempo mi massacravo la figa, la sentivo bruciare e colare, avevo un fuoco dentro che non riuscivo a spegnere, ma che non volevo si spegnesse…non so quanto tempo andai avanti cosi, avevo il clitoride in fiamme e le mandibole che sembravano non potersi chiudere più da quanto mi facevano male fino a che sentii un caldo, caldissimo getto arrivarmi dritto nel palato, uno, due, tre, quattro schizzi tutti dentro la mia bocca, non ero preparata a quello, non sapevo che sapore avesse la sborra, sentii un forte sapore, salato e nello stesso tempo dolce, in quel momento mi sembrò un nettare, il nettare degli dei pensai, ne avrei voluto bere a litri, avrei voluto che non finisse mai, ma nonostante la quantità industriale che me ne versò in bocca, quello yogurt salato finì, con mio disappunto…continuai a leccare quel lungo bastone pulendolo per bene, succhiando avidamente ogni goccia di pappa che continuava a uscire…quando finalmente mi sembrò che non ce ne fosse davvero più, il mostro si era ritirato, lo infilai dentro il suo giaciglio, dandogli un bacio per la buona notte e mi masturbai fino a venire come non avevo mai fatto fino a quel momento… Ritornai alla lucidità di chi si sveglia da una furia frenetica e mi addormentai con il sorriso stampato sulle labbra che sapevano ancora di sperma caldo…
Wow il mio primo pompino non lo dimenticherò mai! Mi svegliai la mattina dopo, soddisfatta dal sonno, mi stiracchiai tutta, sentivo la bocca impiastricciata con un sapore dolciastro, ma non mi soffermai troppo sulla cosa, vidi il caffè sul comodino, sorrisi dolcemente, innocentemente, mio padre era gia andato via, mi riggirai nel letto, ancora e ancora, ma c’era qualcosa che non quadrava, qualcosa di storto, avevo una sensazione stranissima ma non riuscivo a capire, fino a quando, come un fulmine a ciel sereno, mi tornò la memoria…Oh mio dio…

…oddio che ho fatto, in pochi secondi mi ritornò in mente tutto, milioni di sequenze passavano velocemente negli occhi, se li chiudevo, potevo ancora sentire le poderose vene del cazzo pulsarmi tra le labbra…il dolce sapore che avevo in bocca e che continuavo a deglutire come se potesse non finire mai, ora ricordavo, era sborra, quella che la notte prima, avrei voluto non finisse mai, quella di mio padre…

Mi vergognavo con tutta me stessa, ma nello stesso tempo, sentivo una soddisfazione suprema pervadermi per quell’insaziabile voglia che mi aveva fatto perdere il lume della ragione…non potevo crederci, avevo fatto un pompino a mio padre e la cosa peggiore è che la cosa mi era piaciuta da morire.
Invece di sentirmi in colpa, avevo la passerottina che sbrodolava tutta, iniziai a strusciarmi meccanicamente sul cuscino che tenevo tra le gambe, per cercare di saziare la fame che avevo di nuovo, dovevo masturbarmi velocemente e dimenticare…ma non riuscivo, mille e mille pensieri mi passavano veloci per la testolina, non riuscivo a fermarmi un secondo, mi masturbavo, pensavo, sentivo la cappella sfiorarmi le labbra, mi sentivo in colpa, ricordavo la mia lingua soffermarsi su ogni centimetro di quella meravigliosa bestia e godevo…oddio che confusione che avevo…mentre tutto e nulla mi scorreva velocemente per la testa, godevo di nuovo e poi nuovamente, il clitoride pulsava impazzito e io impazzita dalla voglia di sentire un cazzo grosso tra le labbra…

Feci una doccia fredda, non riuscivo a pensare altro, in realtà mi preoccupava la possibilità che mio padre si fosse accorto di qualcosa, ma nei miei pensieri c’era sempre, solo e comunque la voglia di quel magnifico palo, non riuscivo a smettere di pensarci e più mi ripetevo che dovevo finirla, più sognavo ad occhi aperti la cappella di mio padre farsi largo tra le mie labbra, volevo leccarla avidamente come una bimba capricciosa che succhia un chupa, ecco, avrei potuto dire al papi di darmi il suo “chupa chups”, sorrisi finalmente di gusto…I sensi di colpa mi lasciarono, la voglia irrefrenabile si era fatta di nuovo largo in me, mi dissi, al cuore non si comanda e pensai beffardamente, come no, al cuore? Alla figa non si comanda! Sorrisi di nuovo, stavolta non era più il sorriso ingenuo della diciottenne sognatrice di qualche giorno prima, ma quello di una donna che aveva assaporato il cazzo e che ora era disposta a tutto per averlo di nuovo, ripresi a masturbarmi furiosamente sotto la doccia pensando a cosa escogitare questa volta…

La fortuna mi sorrise, la giornata era torrida, il sole caldissimo e nel pomeriggio avevo deciso di prendere il sole in terrazza con la scusa di studiare un po, mi misi un costumino che a malapena copriva la pelosina e sopra? Beh, facile, in topless, per mettere in risalto le mie belle bimbe, mi ero ben preparata per accogliere il papà come si deve…ma intanto il tempo passava e di mio padre neanche l’ombra, di solito per le quattro arrivava, ma stavolta? Ancora nulla…Aspettai, ancora e ancora, per un tempo che mi sembrò interminabile e finalmente, quando sembrava mi dovessi rassegnare all’ennesima masturbazione, sentii aprire la porta, il cuore iniziò a battermi fortissimo e iniziai a eccitarmi tantissimo, non sapevo se batteva di più il cuore o pulsava di più il clitoride, sentii la voce di mio padre che mi diceva che era arrivato, gli risposi prontamente che ero in terrazza…aspettai qualche secondo, il tempo che arrivasse da me per darmi il bacino e mentre pensavo alla scusa per farlo stare vicino a me, sorpresa sorpresa, mi accorgo che non era solo…

Non so se in quel momento fui più delusa, arrabbiata o eccitata, mi trovai dinanzi mio padre a bocca spalancata che mi fissava e un amico suo, forse un po più giovane che se avesse potuto, mi avrebbe scopata seduta stante…Il tempo si fermò…

…Non so per quanto si fermò il tempo, forse un minuto, forse qualche secondo, forse un’ora, non era importante, quello che era importante è che presi in mano la situazione, come se nulla fosse, mi alzai dalla brandina e salutai mio padre con un bacio interminabile sulla guancia e poi come se fosse la cosa più normale del mondo, ne diedi un altro sulla guancia, dolce come uno zucchero a quello sconosciuto, presentandomi come Gisella, la figlia di Stefano, con la voce suadente di una micina in calore…la mia mente aveva fatto bene i conti, erano due i cazzi e allora per quale motivo mi sarei dovuta preoccupare? Se un cazzo, seppur enorme come quello di mio padre, mi aveva fatta eccitare come non mai, non vedevo la ragione per cui, due belle nerchie, non avrebbero dovuto fare lo stesso. Il tipo, un certo Paolo se non ricordo male, non fece nulla per evitarmi, anzi, colse la palla al balzo e quando lo baciai, mi abbracciò stretta a se…Wow, nemmeno avevo fatto nulla e già godevo come una ninfomane, quell’abbraccio aveva iniziato a far grondare la pelosina di tutti gli umori e non osavo immaginare cosa avrebbe fatto la mia piccolina, se solo avessi potuto avere quei bei due uccelloni tra le mie fauci, che con occhietto furbetto avevo già iniziato a vedere crescere attraverso i pantaloni…Con noncuranza, invitai mio padre e Paolo a prendere il sole in terrazza con me, ormai che mi trovavo in quella situazione, tanto valeva la pena di ballare…

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