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Racconti erotici sull'Incesto

La fattoria dello zio Tobia

By 23 Ottobre 2010Dicembre 16th, 2019No Comments

Salve a tutti, oggi vi parlerò dello zio Tobia, un contadino, dalle mani rudi e dal fisico temprato dal duro lavoro della campagna.
Si alza alle cinque del mattino, quando il sole è ancora pigro ed il gallo dorme tranquillo.
Ha una mandria da accudire, Buoi maremmani, che producono una carne genuina, sanguigna e senza anabulizzanti.

Purtroppo era l’unico uomo della casa. La moglie gli ha data tre figlie. Maria, Anna e Cristina. Tra loro l’unica che ha dimostrato una certa passione per i lavori agresti è stata Cristina.
Maria ed Anna, erano impedite, perché con loro la natura non è stata generosa, sono cresciute gracili ed in condizioni di salute cagionevole. Mentre Cristina si è sviluppata forte, con un fisico imponente, alto e vigoroso, molto somigliante alla moglie Carla, figlia anch’essa di contadini.
Spesse volte si è cimentata in lavori manuali, che richiedevano una forza fisica notevole, in cui gli uomini forzuti della fattoria avevano incontrato molte difficoltà.

Cristina oltre ad avere un fisico massiccio e temprato dal duro lavoro, possedeva un dono che molte donne le invidiano. Il seno. Le sue tette sono immense. E’ impossibile ignorarle.

Tanta abbondanza della natura non le ha mai creato imbarazzo, anzi essendo di carattere scanzonato e giulivo, si divertiva persino a prendersi in giro da se a causa del suo seno grosso.
Una volta, scherzando, disse che mentre stava mungendo un mucca non capiva perché il latte non usciva fuori, ad un tratto si era accorta che si stava mungendo le tette che erano balzate fuori dalla larga scollatura della maglietta. Ridendo disse che si era sentita come una vacca che mungeva un’altra vacca.

Tutti gli uomini del circondario le stavano dietro come le mosche, ma lei era di gusti difficili, i ragazzi rudi e zoticoni, come li chiamava lei, non gli piacevano. Dal primo sguardo intuiva subito che quelli la volevano solo per le sue tette grosse ed il fisico da maggiorata, ostentando indifferenza per la sua personalità.
Questo la faceva soffrire tantissimo. Comunque, qualche esperienza se l’era fatta lo stesso, ma soltanto con uomini della città, perché le piaceva sentire la delicatezza del loro profumo, i modi gentili e soprattutto l’atteggiamento interessato più al dialogo che al fisico.
Col passare del tempo si accorse che anche gli uomini di città non erano diversi da quelli della campagna, quelli erano più sottili nei modi, ma alla fine finivano per comportarsi come quelli della campagna, più grezzi, ma forse più sinceri.
Perciò mandò al diavolo l’idea di trovarsi un compagno fisso e si diede anima e corpo alle faccende della fattoria.

Cristina è una ragazza intelligente, si è diplomata con il massimo profitto, rifiutando tuttavia di proseguire gli studi.
Così, il suo senso pratico, un valore aggiunto, contribuisce favorevolmente alla gestione dell’azienda di famiglia.

La fattoria è diretta dallo zio Tobia, con l’aiuto di Cristina ed il nipote Roberto, figlio del fratello Ugo, della stessa età della figlia. Poi ci sono altri due aiutanti stagionali, mentre la moglie Carla si occupa delle altre figlie e delle faccende domestiche.

Ora che avete fatto la conoscente dei protagonisti di questa storia, vi narrerò la trama perversa, diretta ad arte dal destino cieco e sordo a qualsiasi morale, nel cui ambito si sono create le condizioni straordinari ed imprevedibili che hanno coinvolto lo zio Tobia e Cristina, la moglie e suo nipote, in un rapporto incestuoso, meraviglioso, ma soprattutto piacevole.

Un lunedì mattina del mese di giugno.

Il fuoristrada di Roberto, varcò veloce l’ingresso del cortile della fattoria, con la musica rock a canna, facendo starnazzare le galline;
Le gomme, in frenata, stridevano sul fondo in terra battuta, sollevando un polverone che si disperse nell’aria come una nube marrone.

Roberto era un vero idiota, uno scellerato che sperperava il denaro in auto e con tutte le puttane della zona. Un ragazzo con la testa bacata che non aveva nessuna voglia di programmarsi un futuro. Tuttavia era un grande lavoratore, utile e sempre disponibile a qualsiasi fatica manuale.

Il suo entusiasmo penetrò in cucina come un’ondata di marea, colpendo tutti i presenti.

‘Ciao Zionaaaaaaaaaaa!

Così dicendo afferrò la zia Carla, sollevandola in aria, poi l’abbracciò forte baciandola ripetutamente le guance, con una affetto non diverso da quello di un figlio.

C’era un motivo, la madre di Roberto era morta quando lui venne al mondo. Di fatto fu Carla a farle da madre e per questo lui l’adorava come tale.

‘Cristo! Roberto mettimi giù! Oooooo mi gira la testaaaaaa!
‘Ti metto giù ad una condizione! Lo sai vero?
‘Ti ho preparato le tue frittelle! Le vedi? Sono sul tavolo?

Quando Roberto sollevò Carla, il vestito a fiori andò su, scoprendo il suo magnifico culo. In quella circostanza lo zio Tobia non poté fare a meno di ammirarlo.
Carla era ancora una donna piacente, dal fisico robusto, con un culo rotondo ed il seno abbondante, un corpo possente e ben foggiato dalla natura e dalle fatiche agresti.
Osservandolo Tobia non poté fare a meno di confrontarlo con quello Cristina, che le stava di fianco, dovendo riconoscere che non era inferiore per beltà, e nel paragone certamente non sfigurava.

Quando la conobbe, infatti, fu colpito soprattutto dal suo fisico di maggiorta, ma poi, col passare degli anni, cominciò ad apprezzare anche la personalità forte.

Roberto, dopo aver salutato il resto della famiglia, si buttò sulle frittelle come un leone affamato. Appena se ne ficcò quattro in bocca fece esplodere le risate delle sua cugine, che lo adoravano come un fratello.

Il piatto non era mai vuoto, appena terminava l’ultima frittella, Carla, solerte, lo riempiva con altre dieci. Del resto quel ragazzo aveva bisogno di tutta quella energia, non solo per nutrire il suo fisico robusto, ma per compensare quello che sprecava con le sue puttane.

Cristina:.

‘Robby! Ma perché continui a frequentare quella zoccola di Ilaria?
‘Cristy! Fammi un piacere! Non ti impicciare!

Maria ed Anna erano molto pudiche e non avevano ne il coraggio ne la mentalità di parlare come Cristina. Si limitavano ad ascoltare quelle parole con una espressione sconcertata.

‘A! Mi devo fare i cazzi miei? Mio cugino si scopa le peggiori puttane del paese, butta fango sulla nostra famiglia, ed io dovrei farmi i cazzi miei! Ma quando cresci? Quella povera Caterina, che è una brava ragazza e ti ama alla follia, se dovesse aspettar i comodacci tuoi morirebbe vergine, ne sono sicuro!
‘Non ti preoccupare non morirà vergine! Ahahahahah
‘Cazzoooooo te la sei scopataaaaaaaa senza fidanzarti? Sei’ sei ‘ sei proprio un maniaco perverso!

Intervenne lo zio Tobia.

‘Cristina modera le parole! Ti ricordo che siamo in casa! Qualche volta vorrei fare colazione in santa pace, senza sentire le stronzate che vi rinfacciate tu e tuo cugino! E tu Roberto quando cavolo la metti a posto sta testa?
‘Quando Cristy finirà di rompere e di farsi gli affari miei!
‘Ma guarda sto imbecille! Certo che ho un cugino fesso!
‘Io sarei fesso! E tu piuttosto cosa combini in città? La gente mormora cara mia! Sapessi quante ne dicono!
‘Io della gente me ne frego! Lo so chi rosica, sono i tuoi amici, quei quattro zoticoni! Magari vorrebbero che fossi come Ilaria! Be caro cugino, le vedi ste tette! Be loro non le toccheranno mai! Piuttosto morta!
‘Se continui con queste idee del menga, sono sicuro che resterai zitella!

Dopo aver pronunciato quella parola si pentì subito, e fissando lo sguardo scioccato di Maria ed Anna, si commosse come se volesse chiedere scusa per la frase pronunciata. Era consapevole che loro zitelle ci sarebbero rimaste per sempre.

‘Adesso Basta! Un po di lavoro vi schiarirà le idee! Stamattina dovrebbe arrivare il toro dei Bianchi, inseminerà le giovani mucche.
‘Papà! Ma sono quelle nata dall’inseminazione dell’anno scorso?
‘Si!
‘Ma ti rendi conto che il toro dei Bianchi è anche il loro padre? E magari l’anno prossimo lo farai anche le nipoti e via all’infinito?
‘Che ci posso fare è l’unico toro disponibile e per giunta a buon mercato!
‘Certo se la natura non si ribella? L’uomo fa quello che vuole!

L’operazione di inseminazione non era complicata. Bisognava far montare il toro su un manichino con le sembianze di una mucca e raccogliere il seme in un contenitore. Poi ci pensava il veterinario a fare il resto.

Dopo il primo prelievo, col metodo artificiale, era consuetudine, far accoppiare il toro con una mucca vera. Cosi, dopo il dovere anche il piacere.
Lo portarono nel recinto in cui si trovavano quattro giovane vacche, praticamente le figlie nate dall’inseminazione dell’anno precedente.
Appena entrò cominciò a correre dietro a tutte fino a quando non si scelse quella adatta. Dopo averla tampinata con il muso incollato alla vagina, la mucca si fermò davanti alla staccionata, il toro da dietro prese a leccargli le fenditure della figa, poi sollevo il capo e con un slancio impetuoso saltò con gli arti anteriori sul dorso della mucca.
La punta della verga, spuntò rossa e dritta puntando contro l’ingresso della vagina, la penetrazione duro pochi istanti.
Durante le fasi della penetrazione Tobia notò lo sguardo di Cristina che fissava la verga dura del toro. Per un attimo gli è sembrato di cogliere una certa emozione. Era la prima volta che scorse quel modo di guardare, sentendo un brivido su tutta la schiena.
Non era la solita espressione disinteressata, ma quella di una donna eccitata che si era lasciata trascinare dalle alchimie sensuali della natura.
Tobia ne fu scioccato per quanto stava accadendo perché quel momento si concretizzò con una poderosa erezione. E dovette ammettere che in quegli istanti le tette di Cristina, parzialmente esposte, contribuirono moltissimo ad aumentare quel senso di disagio.

‘Cristina finisci tu, mi sono ricordato che avevo un impegno urgente. Vado un attimo a casa.’

Cristina lo fissò negli occhi, cercando di capire quale fosse il problema. A Tobia gli venne la pelle d’oca, perché gli sembrava che lo stesse guardando dentro la mente, come se leggesse i suoi pensieri. Allora, impacciato abbassò lo sguardo ed uscì veloce dalla stalla.

Carla era intenta a stirare, Anna e Maria stavano riposando nelle loro stanze. Si avvicinò da tergo ed allungando le mani le fece scivolare lungo i fianchi. Poi infilò le mani sotto il vestito di fiori proseguendo fino ad accarezzarle la figa e le natiche. Nello stesso istante le aveva appoggiato il cazzo duro in mezzo ai glutei.

‘Possibile che ogni volta che vedi montare quel toro tu ti ecciti!

Impastando le tette, come se fossero plastilina, gli venne un flash, nel suo campo visivo si materializzarono quella di Cristina, accidenti, toccava quelle di Carla ed immaginava quelle della figlia.
Fu un vero trauma, ma la cosa scioccante fu che gli piaceva fantasticare su quelle magnifiche tette, ed in quel momento avrebbe voluta realmente che ci fosse lei al posto di sua madre:

‘Allora? Ti sei eccitato a guardare il toro?
‘Si, ed adesso ho un gran voglia di infilartelo nella figa! Che ne dici?
‘Accomodati!

Così dicendo, Carla si abbassò le mutande fino alle ginocchia, si sollevò la sottana di fiori oltre i fianchi, ed assumendo la posizione di una perfetta pecorina si appoggiò con il busto sulla asse della stirella.
Non appena espose il suo magnifico culo, Tobia si tuffò ingordo con la bocca in mezzo alle grosse natiche raspando e succhiando ogni affranto della figa, sfogando così l’istinto bestiale che gli stava sconvolgendo la mente.

‘mmmm, sei proprio affamatooooo dai prendimiiiiiiiii oraaaaa!

I pantaloni e le mutande scivolarono lungo la coscia fino alle caviglie, spinte solo dalla forza di gravità, quindi si appoggiò con la punta del cazzo in mezzo allo scoscio infilando il grosso bulbo tra le fenditure della figa.
La penetrazione avvenne velocemente, favorita dagli umori che Carla aveva secreto in abbondanza durante quel meraviglioso preliminare con la lingua.

‘oooo ora dacci dentro torelloooooooooooo, accontenta la tua vaccaaaaaaaaa!
‘Cribbio come sei calda. Sembri un fornoooooo aaaaaaa !!
‘Dai! Chiavami forte! Ho voglia di vedere le stelle del firmamentooooo!
‘To! To! Ora ti faccioooooooo volareeeeeee nel blu dipinto di bluuuuuuuuuu!
‘Tobiaaaaaaaaa sei un animaleeeeeeeee da montaaaaaaaa, e mi piaceeeeeee tantissimoooooo che mi tratti come una vaccaaaaaaaaaaaaa!
‘E tu sei la mia vacca preferitaaaaaaa hahahahahha

Si afferrò dai suoi fianchi cominciando a muoversi dentro di lei, sempre più veloce. Carla godeva come una cagna, perché quei moti forsennati le provocavano degli orgasmi incredibili.
Tobia percepiva gli orgasmi di Carla, perché la sentiva fremere tutta, e le pareti della vagina si contorcevano attorno al suo cazzo quasi a volerlo stritolare, una sensazione bellissima.

Il posto non era ideale per scopare. Chiunque poteva entrare. Dovevano affrettarsi a concludere. Ma Carla era semplicemente straordinaria, ed era un vero peccato staccarsi da lei, bella, calda e sensuale.
Ma la situazione del resto non lasciava altra scelta. Così, Tobia aumentò il ritmo degli affondi, sempre più profondi, fino a quando non avvertii i primi conati di sborra.
I coglioni si irrigidirono ed il cazzo divenne duro come una pietra, penetrando senza deformarsi. Era l’apoteosi dei sensi.
Affondava dentro quell’inferno con una veemenza tale da farla urlare dal godimento. Poi, si bloccò, in profondità, fino a toccare l’utero, svuotando ogni goccia di sborra ed inondandolo come il diluvio universale.
Alla fine, dopo essersi dimenata per alcuni minuti, anche Carla si placò, lasciandosi cadere a peso morto sull’asse della stirella.

‘Cribbio ogni volta mi sembra di morire! Il tempo passa ma tu migliori come il vino!
‘Il tempo passa e tu sei sempre fresca, come una rosa! E provocante come un’orchidea!
‘Si! Ahahah. Adulatore’. Adesso vai via che ho da fare!

Tra Tobia e Carla sembrava che ci fosse una intesa perfetta, esclusiva, affinatasi in lunghi anni di convivenza. Eppure le cose non erano come apparivano.

Prima di lasciare la stanza la baciò con passione.

Un martedì mattina del mese di giugno.

Da qualche tempo, la mattina, Tobia si era accorto che Roberto aveva l’abitudine di sparire dalla circolazione per alcune ore, sempre tra le nove e le dieci.
La cosa non lo aveva incuriosito, ma quella mattina, aveva necessita di parlargli così lo cercò.
Inizio a vagare per tutti i luoghi della fattoria ma di lui non c’era alcuna traccia. Eppure il suo fuoristrada era ancora lì, parcheggiato nel cortile.
Per tornare alla stalla, invece di attraversare il cortile, imboccò il vialetto che passava dietro la casa. A meta strada vide una cosa curiosa. Una scala in legno appoggiata alla parete della casa. Alzò lo sguardo e vidi Roberto che stava scendendo i gradini della scala. Lo attese ai piedi, e quando il ragazzo fece per posare l’ultimo piede a terra lo afferrò da una spalle urlandogli:

‘Che cazzo combini!

Appena se lo trovo davanti, Roberto divenne rosso scarlatto, balbettando parole prive di senso.

‘Che cazzo ci fai con sta scala!

Gli diede un calcio a la fece cadere a terra.

Proprio in quel momento la finestra del bagno delle ragazze si aprì. Cristina si affacciò, e tenendosi un telo sulle tette li scrutò con una espressione basita:

‘Ma che cosa ci fate li?
‘Niente stiamo cercando un vitellino scappato dalla stalla!
‘A! adesso scendo e vi do una mano a cercarlo!
‘Non ti preoccupare lo abbiamo già individuato!
‘Vabbe!

Appena Cristina chiuse la finestra del bagno.

‘Cristo! Adesso ho capito! Sei proprio un maniaco! Tu stavi spiando tua cugina!
‘No! Zio! Non è come credi!
‘Stai zitto! Imbecille!

Prese dalla rabbia Tobia gli sferrò un pugno in faccia.
Mentre lo vedeva cadere a terra, da tergo arrivarono le urla di sua moglie Carla.

‘Fermati che fai! Sei impazzito! Ahi colpito tuo nipote!
‘Si! E lo rifarei ancora! Sto stronzo! Lo sai cosa stava facendo?
‘Non mi interessa so solo che lo hai colpito al viso!

Mentre Tobia discuteva con Carla, Roberto si alzò in piedi e corse via.

‘Sei contento! E cosa avrà fatto di male? è solo un ragazzo!
‘Un ragazzo! è un porco maniaco! Lo sai che stava spiando Cristina nel bagno?
‘E allora? Cosa c’è di male? Cristina è una bella ragazza! Se la spiano gli altri perché non può farlo anche suo cugino?
‘Bella filosofia del cazzo! Secondo il tuo ragionamento allora se la potrebbe anche scopare, come fa con le sue puttane da quattro soldi!
‘Se sono consenzienti perché no?
‘Ma sei impazzita?
‘No! semplicemente dotata di buon senso! E poi proprio tu dovresti essere l’ultimo a parlare!
‘Che cosa vuoi dire?
‘Non sono stupida! Ho sempre saputo che in gioventù ha fatto sesso con tua cugina Elena, la figlia del fratello di tua madre! Non hai niente da dire?
‘Be. è stato un errore di gioventù!
‘Tu hai consumato ed è stato un errore di gioventù, mentre tuo nipote vive le sue passioni a livello mentale ed è un mostro! Non ti sembra che nella tua testa la giustizia funzioni male?
‘Va bene! Ora lo cerco e gli chiedo scusa! Ok?
‘No! Lo cerco io! Tu potresti picchiarlo di nuovo! Non hai tatto con i giovani!
‘Vai a cercare quel cretino e facciamola finita! Digli che mi dispiace e che, se vuole, potrà continuare a spiare la cugina! Cosa da pazzi! Adesso vado ho un lavoro urgente da sbrigare!

Carla andò a cercare il nipote, e dopo vari giri raggiunse la vecchia stalla in disuso, apre la porta ed in fondo, seduto sopra una balla di fieno, scorge suo nipote, con le spalle reclinate e la testa nella mani.
Lo sente singhiozzare. Vederlo in quelle condizioni gli si spezza il cuore. Si avvicina, i suoi passi sono attutiti dalla paglia sparsa in ogni dove.

‘Roberto! Tesoro! Non piangere!
‘Cristo! Mi ha scoperto! Lo sai! Ora lui mi odia!
‘Non ti odia! Gli ho parlato! Ha riconosciuto di aver esagerato con quel gesto estremo e ti chiede scusa!
‘Non potrò più guardarlo in faccia dopo quello che mi ha detto!
‘E invece non dovresti dargli peso! Se la cosa ti può consolare, sappi che il nostro eroe, quando aveva la tua età! Si è scopata sua cugina Elena!
‘cosaaaaaaa?
‘Hai capito benissimo!
‘Lui ed Elena! E poi fa la morale a me!
‘ahahahah, divertente vero?

Carla si era seduta sulla parte opposta della balla. Il suo corpo sfiorava quello di Roberto. Erano l’uno di fronte all’altro ed entrambi percepivano il calore emanato dai loro corpi.
Roberto fissava le tette di sua zia e respirava con affanno. Carla aveva colto quell’interessamento ed aveva anche notato che il caro nipotino si stava eccitando. Del resto era palese che succedesse. Erano circa due mesi che Roberto, tutte le mattine, aveva preso l’abitudine di spiarla dalla finestra del bagno. Lei se ne era accorta subito perché lo aveva notato riflesso nello specchio.
La prima volta rimase scioccata, poi scoprì che lo sguardo di suo nipote, incollato sul suo corpo nudo, le piaceva, facendole provare sensazioni inaudite. Così un po alla volta iniziò a giocare con lui. Ogni movimento era studiato nei particolare. Man mano che si esibiva in evoluzioni sensuali, notava il desiderio di suo nipote crescere nel suo sguardo. Quando il ragazzo lasciava la finestra lei correva in camera a masturbarsi, immaginando che fossero le mani di Roberto a penetrare le fenditure della figa.

Carla, iniziò ad accarezzare le spalle di Roberto, con dolcezza, facendole scivolare lentamente lungo la schiena. Roberto iniziò a turbarsi per la vicinanza di sua Zia. Era da due mesi che la spiava dalla finestra del bagno. Aveva iniziato per caso, mentre stava sistemando il battente della finestra del bagno.
Appena la vide, la prima volta, si vergognò per averla osservata, poi, non riuscì più a farne a meno di scrutarla, perché era ancora attraente, e lui rimaneva incantato di fronte alla sua bellezza matura.
Conosceva ogni lembo del suo corpo massiccio, che aveva desiderato possedere con tutta l’anima. Ora era con lui, da soli, la sentiva aperta, disponibile, così, seguendo un cieco istinto, allungò una mano e la infilò sotto la gonna, in mezzo alle cosce.
Quel primo contatto non provocò alcuna reazione contraria della zia. Incoraggiato dall’inerzia di Carla, Roberto, fissandola intensamente negli occhi, incalzò con la mano nelle cosce, facendola scorrere all’interno, fino a lambire la protuberanze delle mutandine.

Non appena Roberto tocco lo scoscio bollente, Carla si sentii rabbrividire la pelle, ed una vampata di calore l’assalì, come una forte scossa che la percosse fino ai capezzoli, che si indurirono dall’eccitazione.
Il viso di Roberto e quello di Carla erano l’uno di fronte all’altro. Le labbra della bocca lentamente si avvicinarono e quando si sfiorarono si aprirono fondendosi in un bacio, lungo ed appassionato.

Agivano in silenzio, perché avevano paura di sentire la loro voce.
Le mani di Roberto si agitavano sul corpo di Carla, spaziando in ogni dove. Lentamente, il nipote le aveva sbottonato la veste ed il seno si esibì borioso sotto i suoi occhi.
Appena Roberto vide le mammella di Carla la sua bocca si schiuse sui capezzoli turgidi, e come un poppante iniziò a succhiare quei due meloni morbi e caldi.

Mentre si liberavano dei vestiti, i corpi di Roberto e Carla cominciarono a sfiorarsi, le grosse tette, coi capezzoli turgidi, impattavano contro il petto del nipote, mentre il cazzo duro e palpitante di lui si incuneava perfettamente nello scoscio di lei.

Si baciavano con ansia, si abbracciavano con frenesia, le loro mani si muovevano veloci lungo la schiena e sui glutei.

Carla si sentiva al settimo cielo. Il giovane corpo robusto di Roberto, perfettamente scolpito dal duro lavoro della fattoria, lo sentiva caldo e palpitante nelle sue braccia, che lo accoglievano come un bambino.
Percepiva la sua timidezza, quella ingenuità così pura che la faceva impazzire dal desiderio, mentre il cazzo del nipote spingeva in modo selvaggio contro il suo pube, alla ricerca della fonte della felicità. Ma prima di accontentare quella potenza della natura, lo desiderava avere nella sua bocca.

Roberto era turbato dal contatto ravvicinato con il corpo nudo di sua zia Carla. Lo sentiva caldo e sensuale, non era la stessa cosa che aveva provato con le ragazzine del paese. Quindi si sentiva inadeguato di fronte a sua zia, perché quello che stringeva tra le braccia era il corpo di una donna esperta, dalla bellezza conturbante e matura. Per cui aveva il timore di non essere all’altezza della situazione.

Carla, si inginocchiò di fronte al nipote, baciandolo dolcemente, fino a quando la sua bocca urtò contro la cappella. Afferrò il cazzo, lo segò delicatamente, mentre fissava lo sguardo sconvolte del nipote, poi le labbra si chiusero lentamente attorno al glande. Nell’istante in cui la bocca di Carla accolse il cazzo del nipote, Roberto ebbe un sussulto, un attimo di smarrimento e le ginocchia stavano per cedere sotto il peso di quella enorme situazione incandescente, che lo faceva sentire in paradiso.

‘oooooooooo ziaaaaaaaaaaaaa mmmm è bellissimooooooooo

Carla cominciò ad incalzare con la bocca, facendo scivolare le labbra lungo l’asta, intanto che le sue mani soppesano delicatamente i testicoli del nipote. Roberto sembrava imbalsamato di fronte a tanta aggressività. Sua zia lo stava spompinando con foga incredibile, mai così prima di allora.

Ad un tratto Carla si interrompe, afferra la mano del nipote e lo attira a se, quindi lo bacia mentre gli impasta i glutei sodi e duri.

‘Vieni’.

Così dicendo, Carla afferra la veste e la stende sulla balla di fieno, quindi si sdraia a sua volta sopra, tenendo le gambe oscenamente spalancate.

Roberto osserva sua zia mentre si adagia sul fieno, i loro occhi continuavano a fissarsi con una intensità estrema. Poi, deciso, si inginocchia tra le sue cosce aperte ed inizia a palpare quella figa pelosa.
E’ caldissima, le labbra esterne sono abbondanti e quelle interne sporgono come la cresta di un gallo. Individua il clitoride e con il pollice lo incalza facendolo sciogliere come il burro. Poi, in piena frenesia dei sensi, affonda la bocca nelle fenditure della figa e continua a raspare e leccare con gusto, come si fa con i dolci più saporiti.

‘Siiiiiiiiiiiiiii cosssssssssssssiiiiiii mi piaceeeeeeeee!

Mentre Roberto leccava la figa di sua zia, le mani di Carla, posate sul capo del nipote, accompagnavano ogni attimo di quelle evoluzioni linguistiche.

‘Vieni sopra di me! Scopamiiiiiiiii oraaaaaaaaaaaa!

Il fisico possente di Roberto si allungò sopra quello della zia, che se ne stava stesa sotto di lui con le gamba oscenamente spalancata, offrendogli una visuale panoramica del suo corpo meraviglioso.
Roberto afferra il cazzo e lo punta in mezzo a quella nicchia pelosa, primi inizia a strusciare il glande tra le fenditure interne della figa poi, quando la cappella sprofonda nella vulva vaginale, si lascia andare con il suo peso massiccio e penetra in profondità fino alla base dei coglioni, che urtano violentemente contro il perineo.

‘Diooooooooooooooo mmmmmm ora fammi vedere le stelle del firmamentooooooo!
‘Con.. Gran’ grandeeeeeeee piacereeeeeeeee ziaaaaaaaaaaaaa!
‘Daiiiiiiii montoneeeeeeeeeeee fammiiiiiiiiiiiii godereeeeeeeeeeeeeeeeeeee
‘Ooooo ziaaaaaaaaaaa sei caldissimaaaaaaaaaaaaa la tua figa è un fornoooo aaa
‘Non perderti in chiacchiereeeeeeeeeee e muovi quel culoooooooooooooooo
‘Siiiiiiiiiiiiiii to to”
‘e pensare che Tobia è convinto che spiaviiiiiiiiii cristinaaaaaaaaa hahahah
‘Non mi sarebbeeeeeeeee dispiaciutoooooooooo dargli un occhiataaaaaaaaaaataa
‘Ti piaceeeeeeeeeee tua cuginaaaaaaaaaaaaaa?
‘Cazzoooooooooooo se mi piaceeeeeeeeeeee!
‘Ora concentratiiiiiiiii sullaaaaaaaaaaa madreeeeeeeeeeeeeeeeee hahaahhhh
‘Oooo ziaaaaaaaaaaaaa sei una maialaaaaaaaa straordinariaaaaaaaaaaaaaaaa to to to
‘Siiiiiiiiiiiiii insultamiiii e fottimiii più forteeeeeeeeee mmmm godooooooooooooo

Carla stava godendo come una scrofa. Il nipote gli stava facendo provare le stesse emozioni che aveva vissuto in gioventù con suo marito e con altri contadini del paese, da cui si era fatto sbattere all’insaputa di Tobia, quando si recava al mercato a fare acquisti. Il nipote le stava dando quello che aveva immaginato dal primo istante che lo aveva scorto sulla finestra, e da allora aveva perso la tranquillità. Quel ragazzone, le è piaciuto subito, e avrebbe fatto di tutto per portarselo a letto. Come si dice: la fortuna aiuta gli audaci.

Zia e nipote si stavano cimentando in una grandiosa scopata. Se fosse stato possibile misurare la loro libidine il termometro sarebbe schizzato altre i cinquanta gradi. Quei due erano dei veri e propri satanassi.
Man mano che l’effusione si evolveva in una vera osmosi dei sensi, Roberto acquistava sicurezza di se, fino a condurre le danze ed a scoparsi la zia con grande spavalderia.
In fondo aveva capito che tra lei e le troie che si scopava in paese non c’era molta differenza. L’atteggiamento mentale era uguale. Quindi prese in mano la situazione e si tolse tutte le soddisfazioni che aveva fantasticato dietro quella finestra del bagno.
Se La chiavò in tutte le posizioni possibili ed immaginabili, prendendosi il gusto di sbatterglielo anche nel culo, peraltro abbondantemente slabbrato dal cazzo dello zio Tobia e di chissà di quanti altri.

Quello che Roberto ignorava in quel momento era che la cugina Cristina, spettatrice non pagante, nascosta in un angolo buio della stalla, si stava godendo la scena senza perdersi nulla di quella diabolica scopata.

La rabbia iniziale finì per essere assorbita dalle sensazioni che lentamente levitano dalla sua anima. Cristina non riusciva ad odiare quegli amanti diabolici, perché i sentimenti che stava provando erano di tutt’altra natura. Era eccitata a vedere quello che stava accadendo dentro la stalla. Quando poteva impedirlo, si è trattenuta dall’intervenire, lasciando che gli eventi si evolvessero verso quell’epilogo incestuoso.

Quel giorno era la terza volta che si eccitava guardando un coito. La prima volta successe nella stalla nuova, durante l’accoppiamento del Toro con la vacca. Non fu tanto il gesto naturale a suscitare la sua fantasia erotica, quanto il fatto che il maschio non era un toro qualunque ma il padre della vacca.
Una altro particolare che l’aveva colpita fu lo sguardo del padre, colto nell’istante in cui gli stava fissando le tette. Non era un sguardo disinteressato, ma quello di un uomo eccitato dal desiderio. Lei si è sentita in imbarazzo ma anche strana, perché quella occhiata le avevano fatto venire una vampata di calore dal basso ventre e si era bagnata.

Fu uno sciok scoprire che il padre non le era indifferente
Quando gli rivolse la parole, lo vide turbato, quasi imbarazzato dallo suo sguardo. Se ne andò via con un scusa qualsiasi. Non so per quale motivo ma spinta dalla curiosità volle capire quello strano atteggiamento. Quindi lo seguì fino a casa, poi si defilò dietro una finestra del retro ed assistette a quello che le sembrò una ripetizione di quanto era accaduto nella stalla. La madre a pecorina mentre il grosso cazzo del padre la penetrava selvaggiamente da tergo, scatenato come un toro in calore. Anche in quella occasione ebbe un moto imprevisto, osservò tutta la scena mentre con una mano si stava palpeggiando la figa. Si era eccitata.

Ora, mentre osservava la conclusione di quel rapporto scellerato tra sua madre e suo cugino, che in quel momento gli menava il cazzo sopra la bocca aperta, in attesa della sborra, alzò lo sguardo e vide quello che non avrebbe mai potuto immaginare, suo padre che stava osservando la stessa scena.

Rimase basita, ma la cosa che non si aspettava era che in quel momento il padre stava guardando anche nelle sua direzione.

Turbata, impacciata, disperata corse via. Andò a rifugiarsi di corsa nella sua stanza.
Dove, prese a riflettere su quanto era successo, sconvolta e turbata ma eccitata da tutta quella situazione, la sua mente perversa iniziò a suggerle mille soluzioni incredibili.

Andò in camere dei genitori, aprì l’armadio e si impossessò di un vestito della madre, lo stesso che aveva il giorno in cui il padre la stava scopando nella stanzetta.
Si spogliò e lo indossò, poi scese le scale ed entrò nella saletta. Afferrò il ferro da stiro e cominciò a stirare, sapeva già cosa sarebbe successo in seguito.

Sentì la porta della stanzette che si apriva e si chiudeva. Il padre si fermò ad un passo dai lei, con lo sguardo che fissava il suo corpo stretto nel vestito a fiori. Lei in quell’istante percepiva chiaramente il suo respiro affannoso, quello che anticipava le volute dell’inferno.

Tobia dopo la sfuriata con la moglie, si era rifugiato nella stalla, a meditare o forse per avere un momento di pace.
Dopo alcuni minuti vide il nipote che entrava ed affranto andava a sedersi su una balla di fieno. Il primo istinto fu quello di raggiungerlo e parlargli ma un rumore secco lo fermò nell’istante in cui si stava avvicinando.
Era la moglie Carla che entrava nella stalla e con passo felpato raggiungeva il nipote. Decise, allora, di starsene tranquillamente li, a vedere come avrebbe reagito Roberto alle parole di Carla.
Man mano che la scena si evolveva sotto i suoi occhi attenti, cominciò ad intuire che le intenzioni di Carla non erano chiare, e soprattutto non sembravano dirette a lenire la rabbia di Roberto. Anzi un po alla volta notò che sua moglie stava provocando oscenamente suo nipote, in modo quasi spudorato.
Roberto, inizialmente si dimostrò timido, fino a quando non colse l’atteggiamento lascivo di sua zia.
A quel punto, Tobia, osservò sconcertato le vari fasi di quel approccio incestuoso, fino al tragico epilogo, con la scopata forsennata e lo sborra che il nipote eiaculò nella bocca di sua moglie.

Non fu in grado ne di intervenire ne di interrompere quel rapporto inaudito. Si era sentito impotente, ma anche straordinariamente coinvolto emotivamente. Tuttavia si stava disperando dalla rabbia, quando un riflesso attirò la sua attenzione, focalizzò quel punto e con sconcerto scorse Cristina, anche lei stava assistendo a quella scellerata scopata tra il cugino e sua madre.
Mentre la stava osservando, a sua volta venne notato da Cristina, che iniziò a fissarlo sconcertata. L’imbarazzo lo colse all’improvviso, ma non fece in tempo a fuggire perché vide sua figlia scappare di corsa, sembrava sconvolta.

Tobia iniziò ad imprecare, a darsi dell’idiota per non aver capito che razza di serpe si era portato a casa, ma la sua più grande delusione fu la scoperta di un lato oscuro della personalità di sua moglie che fino ad allora aveva ignorato: quella della zoccola.
Soprattutto l’arroganza dei costumi e la facilità con cui si era proposta e concessa a suo nipote, senza alcun scrupolo, come una qualsiasi puttana di strada.
Non sapeva che fare, così iniziò a vagare per la fattoria come uno zombi. I lavoratori stagionali che incontrava lungo il cammino lo salutavano e lui non rispondeva talmente era assorto in quei drammatici eventi.
Cristina sapeva e questo lo faceva soffrire molto, perché intuiva il trauma psicologico che stava soffrendo dopo aver visto sua madre e suo cugino fare sesso.
Conosceva sua figlia, era una ragazza impulsiva ed imprevedibile. Doveva raggiungerla e parlargli, almeno prima che decidesse di fare qualche cazzata.

Trafelato entrò in casa, salì le scali e si diresse nella sua stanza. Era vuota, notò i jeans e la maglietta sparsi sul pavimento, come se fossero stati gettati via in un gesto di rabbia. Forse era in bagno a farsi una doccia, pensò. Ando lì e bussò, ma non ottenne nessuna risposta, allora abbassò la maniglie ed entrò, anche quel locale era vuoto.

Una volta scese le scale un lieve rumore attirò la sua attenzione, veniva dalla stanzetta in fondo al corridoio. Si avvicinò abbassò la maniglia ed entrò.
Cristina era lì. Appena rinchiuse la porta, notò qualcosa di insolito. Cristina indossava un vestito di sua madre, precisamente quello a fiori. Lo stesso che portava il giorno prima.
Il suo atteggiamento cambiò radicalmente. Un lampo le attraversò la memoria. Cristina si era messo quel vestito per un ragione ben precisa. A modo sua era un messaggio, ma quale?
Tobia, inizio a respirare con affanno, la sua mente si stava arrovellando alla ricerca di un motivo di quel comportamento strano.
Sua moglie Carla il giorno prima aveva indossato quel vestito, e lui l’aveva raggiunta in quella stanzetta ed in preda all’eccitazione l’aveva scopata a pecorina.

Cristina nella stalla aveva notato il suo sguardo libidinose, ed aveva reagito con lo stesso atteggiamente; ora era qui, al posto della madre, con il suo vestito addosso.
Per Tobia quel gesto voleva significare una sola cosa, che lei aveva deciso di prendere il posto della madre.

Quell’idea era sconcertante, ma il messaggio era palese, Cristina si stava proponendo nel ruolo di sua madre.

Quel pensiero, che stava scombussolando tutti suoi sensi, lo eccitò profondamente.

Ad un tratto la tensione di quel momento fu rotta dalla voce di Cristina:

‘Allora? Ti sei eccitato a guardare quel torello di tuo nipote mentre montava quella vacca di tua moglie?

Il copione lo conosceva a memoria, ora sapeva cosa dovevo fare.

‘Si! Ed adesso ho un gran voglio di infilartelo nella figa! Che ne dici?
‘Accomodati!

Sembrava di assistere ad una scena già vista.

Si avvicinò da tergo, ed allungando le mani le posò sui larghi i fianchi, poi le fece scivolare lentamente giù fino a toccare la pelle vellutata e tonica delle sue giovane cosce.

Nel momento in cui posò le mani sui fianchi avvertì un fremito nel suo corpo, simile ad un brivido di freddo.

Prima le accarezzò le cosce e poi infilò le mani sotto il vestito di fiori e lentamente si spostò sulla figa massaggiandola con frenesia. Nello stesso istante le aveva appoggiato il cazzo duro nella nicchia, in mezzo ai glutei.

Quel contatto improvviso fece sussultare Cristina. Tobia percepiva dei lievi singulti, che fuoriuscivano ovattati dalla sua gola. Un mormorio appena percepibile.

Incalzando sul quel corpo imponente, Tobia un po alla volta si avvicinò al pezzo forte di Cristina, quando si ritrovò le mani su quelle maestose montagne, si diede da fare per sbottonare i lembi superiori del vestito fino liberare quelle magnifiche tette dalla prigionia della stoffa.
Non portava reggiseno per cui gli fu facile afferrarle e impastarle come se fosse pasta fresca. Erano talmente grosse che le sue mani grezze non riuscivano a contenerle tutte. I capezzoli era già duri e sodi.

Mentre impastava quei monumenti alla bellezza, si sentiva in paradiso. La pelle era morbida al tatto, sembrava di affondare in un cuscino di gommapiuma, calde ed abbondanti.

Proseguendo in quel girone infernale dei sensi, iniziò a, spingere il suo grosso cazzo duro contro le natiche di Cristina, lei per favorirlo, le andava contro muovendosi sinuosamente.

Tobia era completamente in preda alla più estrema bramosia. Desiderava possedere il corpo di sua figlia, così lentamente le alzò il vestito a fiori esponendo al suo ludibrio le straordinarie chiappe.
Appena le vide gli venne un attacco di libidine. Ormai non si controllava più. Doveva affondare la bocca in mezzo a quei boriosi glutei. Con gesti nervosi le abbassò il perizoma, fino alle caviglie, quando alzò lo sguardo rimase fulminato, davanti a lui si manifesto il magnifico scoscio, nudo, senza veli. Credeva di sognare, mentre scorgeva, , incastonata tra i glutei, la sua superba figa, un nicchia sublime, con labbra scure e rotonde, divise a metà da una linea irregolare, tra cui si intravedevano le piccole labbra. Era una scena da infarto.

Separò quella voragine della natura, esponendo la carne viva, poi si tuffò con la bocca in mezzo a quel tabernacolo di piacere, leccando avido e con forza tutto, dal buco del culo fino al grosso clitoride. Gli umori, secreti in abbondanza, gli aveva impregnato tutta la faccia ed il forte aroma gli aveva suscitato un leggere senso di ebbrezza.

Doveva scoparla subito, il suo corpo, i suoi pensieri tutto era incline a quel desiderio incontrollabile che voleva essere soddisfatto.

Impugnò il cazzo come una mazza, spinse la grossa cappella in mezzo alla vulva vaginale, strusciandola fino a quando non affondò dentro la carne viva. Una volta trovata la strada, con un colpo di reni, fece sprofondare il resto del cazzo dentro quella caverna infernale ed incandescente.

Il grido di Cristina si librò nell’aria come uno sfogo liberatorio.

‘Daiiiiiiiiiiiiii gran torooooooooooo scopatiiiiiii la giovane vaccaaaaaaaaaaaaaaaa
‘Siiiiiiiii sei la mia vaccaaaaaaaaaaaaa preferitaaaaaaaaaaaaa mmm tooo tooooo
‘ooooooo si fammi vedereeeeee le stelleeeeeeee del firmamentoooooo
‘To Tooooooooo ora voliiiiiii nel cielo’. Nel bluuuu dipintooooooo di bluuuuuu

Cristina si era messa a pecorina, appoggiando le grosse mammelle sull’asta della stirella, mentre suo padre, attaccato ai suoi fianchi, la penetrava con una veemenza da farle vibrare come una corda di violino ogni singola cellula del corpo.
Il suo fisico massiccio sembrava un fuscello nelle mani di Tobia. Il suo impeto era pari ad un uragano al massimo grado di distruzione.
Infatti, il cazzo scivolava nella figa di Cristina ad una velocità incredibile, mentre i grossi coglioni sbattevano violentemente contro il monte di venere.

‘Oooooooo papààààààààààààà godoooooooo sei un Dioooooooooo

Finalmente Cristina aveva trovato il suo maschio dominante.

Come dice la canzone: Nella vecchia fattoria ‘ c’è lo zio Tobia ia ia ia ia ooooooooooo!

Così va la vita.

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