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Anna diede un’altra occhiata nella stanza ed ebbe la conferma dei suoi sospetti: il compagno, si scopava sua figlia. Lui non era suo padre, in quanto lei era rimasta vedova, quando sua figlia aveva due anni e se l’era sposato in seconde nozze. Uscì in punta di piedi: i suoi pensieri erano tutti protesi a questa conferma. Lo aveva sospettato, ma averne la conferma le aveva ingenerato una sensazione di angoscia; non tanto per il fatto in sé e per sé, cioè lo scoparsi sua figlia, quanto perché si sentiva messa da parte, e questo proprio non lo sopportava. Mentre guidava verso l’ufficio, la sua mente cercava di elaborare la cosa, ma non trovava una soluzione. Certo suo marito aveva fatto presto a capitolare. Cinzia era una cresciuta bene, la bambina era diventata una bella adolescente e poi una donna: sì, a venti anni, era proprio bella. Un fisico scolpito da anni di nuoto e danza classica, l’avevano resa una splendida donna, dal fisico slanciato e con le curve al posto giusto: seni tondi e sodi, culetto a mandolino perfetto, cosce affusolate e snelle, un viso dolce dall’ovale perfetto, sormontato da una folta capigliatura nera e riccia, con occhi azzurri come quelli del padre. Anna aveva percepito i segnali di pericolo che lentamente le erano passati davanti agli occhi e, come donna, avrebbe dovuto capire che la piccola era cresciuta, che i suoi slanci ed abbracci verso il patrigno, avrebbero potuto portare a questo epilogo. Il girare quasi nuda per casa, le occhiate, i sorrisi complici erano tutti segnali che una donna doveva carpire, ma, come madre, aveva volutamente ignorato fino ad ora che ne aveva avuto conferma. Il suono di un clacson al verde di un semaforo, la riportò alla realtà, guidò fino al parcheggio dell’ufficio come un automa e rimase in auto per due minuti e più, prima di decidersi ad andare al lavoro. Si sentiva frustrata, lei che fino ad oggi era stata una madre affettuosa, moglie integerrima, casalinga modello, ora era spodestata da sua figlia. Certo, lei era giovane, bella, carne fresca e per questo non biasimava suo marito, in fondo lui era un maschio e che maschio! Alto bello, fisico da nuotatore, occhi azzurri e capelli ricci, e poi aveva una dotazione di tutto rispetto. Sì, Luca era un bel maschio, super dotato sia in lunghezza, appena sopra i venti, ma anche in circonferenza, molto oltre la norma. In piscina, dove la sera, dopo l’ufficio, allenava le ragazze della squadra di nuoto, lei che ci andava con la figlia, per mantenersi in forma, aveva visto gli sguardi delle madri che divoravano suo marito. Eppure si era sentita lusingata da quegli sguardi dei padri che la spogliavano con gli occhi, quando lei usciva dalla vasca con indosso il suo costume intero. appiccicato al corpo liscio e ben modellato. Aveva messo in conto che lui potesse farsi qualche scopata extra e non ne era gelosa, perché non gliene aveva mai dato motivo, ma… con Cinzia, sua figlia? No, questo non lo accettava: si sentiva tradita e messa da parte. Lei era stata sempre disponibile con lui; certo non era una bomba sessuale, non vestiva sexy, ma a letto lo aveva accontentato in tutto, o quasi. Si lasciava scopare in ogni posizione, o luogo, assecondando ogni sua fantasia e lui era bravissimo a farla godere. Anche il rapporto anale gli aveva concesso, se pur riluttante, perché lei non lo amava, ma era anche convinta che, se non glielo avesse dato lei, lui l’avrebbe cercato altrove, per cui si era armata di pazienza e glielo aveva concesso. All’inizio, era stata dura ospitare nel suo stretto culetto quel grosso palo, ma lui era stato delicato e paziente e, col tempo, il gioco aveva prodotto i risultati sperati: lo prendeva volentieri e ci godeva pure. Ad usare la bocca, invece, le era stato più difficile: non amava succhiarlo e nemmeno ingoiare la sua sborra; ce l’aveva troppo grosso e si sentiva soffocare. Generalmente si faceva schizzare in faccia, per poi andare a pulirsi, e lui le sembrava soddisfatto; ma ora? Come poteva competere con la figlia? Come poteva riprendere il dominio sul suo maschio? Sì, considerava suo marito un suo dominio, e doveva trovare il modo per imporre, una volta per tutte, che quell’osso era suo. Passò metà della mattinata a rimuginare sul da farsi, ma non le venne in mente nulla. Decise di andare a prendere un caffè al distributore in fondo al corridoio. Mise la moneta e selezionò il caffè, lo prese e, mentre lo mescolava per sciogliere lo zucchero, arrivò una giovane collega, che mise i soldi dentro il distributore, ma la moneta s’inceppò. La ragazza cercava di riavere i soldi, pigiando il bottone di resa, allora Anna le fece cenno di fermarsi, strinse la mano a pugno e dette un secco colpetto su un lato della macchinetta. Immediatamente la moneta riprese il suo corso ed erogò il caffè.

«Come hai fatto?»

Chiese la giovane stupita.

«Esperienza, mia cara, esperienza!»

Se ne andò e, mentre rientrava in ufficio, ebbe il colpo di genio, quel colpo d’ala che le rese immediatamente chiara la soluzione che cercava: l’esperienza!
Certo, era la soluzione del problema, la tattica giusta per riavere quello che era suo. Elaborò immediatamente un piano; fece un paio di telefonate e incominciò a studiare i dettagli. Poiché era sola in ufficio, fece delle specifiche ricerche su dei siti non convenzionali, anzi, addirittura vide un paio di video porno che le suggerirono altre idee. Soddisfatta, decise che era ora di dare una svolta completa alla sua vita. Alle due, uscita dal lavoro, andò direttamente dalla parrucchiera. Fece tagliare i suoi lunghi capelli con il pretesto che erano sfibrati e dalle doppie punte; in realtà voleva cambiare decisamente look. Si fece fare un taglio corto dietro e leggermente più lungo ai lati. Quando si vide allo specchio, si trovò subito più bella, con un’aria più giovanile e sbarazzina.
Poi si rivolse all’estetista. Si fece depilare tutta, ma la ragazza le chiese se voleva lasciare un piccolo triangolino di peli, appena sopra il Monte di Venere. Lei sorrise e, mentalmente, ironizzò sul triangolino, così decise per il sì. Depilò tutto: pube, ascelle, si fece assottigliare le sopracciglia e pure il culetto lo volle rasato a zero. Poi si fece mettere uno smalto rosso fuoco, sia sui piedi che sulle mani, e prese un rossetto dello stesso colore. La tappa successiva fu di recarsi alla Città Mercato, ma la tangenziale era completamente intasata, allora prese una strada secondaria che, anche se più lunga, passava per la zona industriale, le permetteva di arrivare velocemente. Quando stava per lasciare la zona industriale, il suo sguardo fu attratto da un cartellone che indicava un sexy shop. Non c’era mai stata e, dopo un attimo di riflessione, decise di esplorare anche questo negozio, così insolito per lei. All’ingresso l’accolse una bella ragazza, in abiti alquanto succinti e, visto il suo smarrimento, le rimase al fianco mostrandole il negozio. Rimase sorpresa ed affascinata dalle tante cose che vedeva esposte, di alcune non ne conosceva l’esistenza, né l’uso, ma la solerte ragazza apriva le vetrine, mostrava il prodotto, ne illustrava l’uso ed il diletto che se ne poteva ottenere. Fu colpita significativamente da delle scarpe bellissime, nere con un tacco proibitivo da 20cm. e con un plateau da 10. Affascinata e, non senza una certa ironia, chiese se vi fosse, a corredo, anche un paracadute, in considerazione del fatto che lei, al massimo, aveva scarpe con tacco 5. Le volle provare e le trovò fantastiche, anche se doveva abituarsi ad indossarle, poiché abitualmente calzava scarpe da ginnastica, sandali bassissimi o ballerine ad alzo zero. Allora la ragazza la tentò, adducendo che se le avesse comprate, avrebbe ricevuto, in omaggio, un bellissimo paio di calze nere velate e relativo reggicalze. Le prese. Poi, mentre andavano alla cassa, vide un oggetto di cui non le era chiaro l’uso; chiese informazioni alla ragazza che le fornì tutte le spiegazioni. Si trattava di uno strap-one. Disse, mostrandoglielo, che era un oggetto speciale, capace di dar piacere sia a chi lo indossava, per via di un piccolo, ma ben modellato fallo esistente all’interno della mutandina, ma anche a chi ne avrebbe subito l’uso, in quanto, al suo esterno, era munito di un piccolo aggancio, su cui si potevano applicare falli di dimensioni variabili. Lo prese, insieme a tre falli di grandezza e colore diverso. Al momento non le era chiaro come l’avrebbe, e con chi, usato, ma lo prese. La tappa successiva fu il negozio di intimo. Decise che era ora di buttar via tutte le mutandine caste che aveva finora indossato, ivi compresi i collant. Comprò diverse paia di string, perizomi e tanga, così ridotti che alcuni le apparivano come dei francobolli attaccati al filo interdentale. Prese anche quelli, assieme a tre reggicalze: uno nero bellissimo, uno rosso scuro di pizzo stupendo ed uno bianco, molto sexy. Ad abundantiam, prese anche completi intimi, dove selezionò con cura i reggiseni: ne scelse quasi tutti di quelli che avevano una coppa che innalzava e modellava di più la sua splendida quarta, che, quindi, si presentava più gonfia ed opulenta. Passò nel negozio di abbigliamento e non rimase soddisfatta di quello che vide, per cui ne visitò quattro prima di trovare quello che cercava: aveva deciso che era ora di rinnovare il suo guardaroba. Basta con i jeans, ora voleva gonne, ma non troppo corte, da ragazzina, si sarebbe sentita ridicola, ma da donna elegante e sexy, come desiderava essere. Prese quattro gonne che non superavano il ginocchio in lunghezza, ma avevano degli spacchi laterali, o dietro, molto intriganti. La più intrigante di tutte era quella di pelle nera: sul davanti aveva una cerniera lampo dorata, che si poteva lasciare aperta a piacimento. Aggiunse un completo scuro lungo, da sera, che lasciava scoperta tutta la schiena, attillatissimo, sotto il quale era proibito l’intimo. Completò il cambiamento con l’acquisto di tre paia di scarpe, tutte rigorosamente con tacchi proibitivi, ed un paio di stivaletti, che avevano, in accessorio, una cavigliera dorata. Ritornò a casa, non c’era nessuno e decise di provare i suoi acquisti. Si spogliò nuda e, davanti allo specchio della sua camera, cominciò la trasformazione. Per prima cosa voleva provare le calze e le scarpe del sexy shop. Indossare quelle meraviglie velate la facevano sentire diversa; mai provata la sensazione del fruscio: lei, che fino ad allora aveva indossato sempre e solo collant che, a volte, erano anche molto spessi, si eccitò al lieve tocco del merletto di pizzo che avevano in cima. Poi fece scorrere le piccole strisce del reggicalze e si ammirò allo specchio. Subito dopo fu la volta dello string; appena indossato si rese conto che non copriva nulla, ma sentire quel filo fra le natiche, che penetrava anche fra le labbra depilate della sua micetta, la fece inumidire. Era una sensazione bellissima, da vera porca. Per indossare le scarpe si mise seduta sul letto. Appena in piedi, dovette esercitarsi a camminare con dei tacchi così alti, ma, per vero, bastarono pochi passi e prese subito il suo equilibrio. Si avvicinò allo specchio per vedere il risultato e, lì, aggiunse anche il reggiseno, che spinse verso l’alto i suoi seni, facendoli apparire ancora più grandi e gonfi.

«Credevo che una sconosciuta si fosse intrufolata dentro casa».

La voce di Luca la fece trasalire. Vide il suo uomo sulla soglia che guardava sbalordito da tanta bellezza. Lei si girò verso di lui ed aprì le braccia, in un gesto che chiedeva solo un parere.

«Sei bellissima, non so a cosa devo questo, ma sei finalmente come ti volevo, anche se non ho mai avuto il coraggio di dirtelo, per paura di offenderti».

Mentre parlava, lui si era avvicinato e lei vide già il pacco gonfio, che faceva tirare il tessuto della tuta ginnica che indossava. Senza dir nulla e con un gesto repentino, lei si inginocchiò davanti a lui e tirò giù tuta e slip insieme, liberando il mostro che lei sapeva esser celato sotto la stoffa. Alzò lo sguardo verso di lui e vide i suoi occhi lucidi e sorridenti; allora prese il palo di carne con le mani, senza riuscire a congiungere le dita, da quanto era diventato grosso e duro, e dette due colpi di lingua e poi, lentamente, come aveva visto in un video porno, prese a percorrere e bagnare l’asta con la lingua, per poi incominciare ad infilarlo in gola; gli afferrò i fianchi con le mani e spinse la testa in avanti. Sentiva che, lentamente, le stava entrando in gola; ignorò sia la tosse, che i conati di vomito e spinse giù e sempre più giù, fin quando, al limite del soffocamento, il suo naso andò a sbattere sul corpo di lui. Ce l’aveva tutto in gola! Mosse a mala pena la lingua e lui emise un gemito di piacere. Era quello che lei voleva: sentirlo godere del lavoro di bocca che gli stava propinando. Lo sfilò lentamente, sempre guardando lui che aveva una espressione estasiata, e se lo rimise in gola. Spinse e succhiò, facendolo scorrere fra le sue labbra: era eccitata e contenta di veder Luca godere. Aveva sempre succhiato il cazzo a suo marito, ma mai così. Era diverso, lo voleva. Non lo faceva tanto per accontentarlo, ma voleva farlo godere, desiderava dargli l’impressione che era una donna porca che lo succhiava, e lui recepì il messaggio. Avrebbe anche voluto prolungare di più il gioco, ma lui la sollevò e, inginocchiato davanti a lei, le sollevò una gamba appoggiandola sulla sua spalla e, scostato l’inutile e sottile lembo di stoffa, si mise a leccarla.

«Accidenti! Ti sei depilata?! Che meraviglia!»

Luca era fantastico a leccare, lei lo aveva sempre apprezzato. Sentire la lingua scorrere lungo lo spacco e raggiungere il forellino anale, per poi tornare indietro e dedicarsi al suo bottoncino, la faceva sempre godere molto. Ora, a pelle nuda, la sensazione era ancora più viva ed intensa. Sentiva il piacere a pelle e l’orgasmo montare velocemente. Un gemito di piacere uscì dalla sua bocca: lento e prolungato. Lui si sollevò velocemente e la fece girare, appoggiandola allo specchio dell’armadio e, dopo aver passato la bollente cappella lungo lo spacco, con tre colpi decisi la penetrò fino in fondo. Sentirsi dilatata e piena, era una sensazione stupenda. Luca aveva un modo tutto suo di scoparla: glielo spingeva dentro quasi tutto, e poi dava un colpo secco, facendo sbattere la cappella sul fondo della vagina. La sensazione di dolore/piacere che gliene derivava, la sconvolgeva, portandola ad avere un rapido orgasmo, che la fece vibrare tutta. Si appoggiò all’armadio e, girato lo sguardo, vide una cosa che la fece godere ancora di più. Appoggiata alla porta c’era sua figlia, che li guardava con occhi increduli e pieni di lacrime. La bocca balbettava e tremava, scuotendo la testa in segno negativo. Quando il suo sguardo incrociò quello della figlia, costei fuggì via. Quanto visto aumentò ancor di più sia il suo piacere, che le grida con cui lo manifestava. Incitava Luca a scoparla con più energia, tanto da far capire a Cinzia che era lei che lui faceva godere. Lo sentì aumentare il ritmo e si accorse che era prossimo all’orgasmo, perché fin troppo eccitato dalla novità e dal gioco che lei gli aveva riservato. Anna si girò verso di lui, ed esclamo:

«In bocca, vienimi in bocca. Voglio bere, ho sete!»

Lui, seppur stupito, non resistette oltre. Si sfilò da lei, che si inginocchiò davanti a lui e, preso il cazzo in mano, le appoggiò la cappella sulle labbra e queste la cinsero con una stretta che non lasciava scampo. Immediatamente lui le scaricò in bocca tutta il suo godimento. Per un attimo, Anna avvertì quel sapore agrodolce, ma ingoiò tutto, come mai aveva fatto per poi pulire la cappella e spremerne anche l’ultima goccia. Dopo si alzò e andò, a sorpresa, a baciare Luca. Stupito dal gesto, lui rimase un attimo interdetto, ma poi rispose con trasporto e passione a quel bacio, cosi sensuale e perverso. Si staccarono e, guardandosi negli occhi, lei gli sorrise.

«Non mi aspettavo da te un cambiamento così totale: devo ammettere che sei ammirevole e desiderabile oltremodo».

Le parole di lui suonarono come conferma della sua vittoria, ma volle anche esser certa della disfatta di sua figlia.

«Sono meglio di mia figlia?»

Un attimo di panico si dipinse sul viso di suo marito. Lei gli sorrise, attenuando l’impatto della sua affermazione, e lui si rilassò.

«Sta tranquillo, non voglio incasinare il nostro rapporto, quanto, piuttosto, se scopi con lei, non devi omettere di far altrettanto con me. Capisco che lei è giovane e bella, ma io non intendo farmi mettere da parte: tanto a lei e tanto a me, altrimenti vado in giro per strada, così conciata, e mi faccio sbattere da tutti quelli che incontro».

Lui restò un attimo perplesso, ammirò la sua donna e si rese conto che aveva messo in atto un cambiamento tale che, quella che ora aveva davanti, era una donna completamente nuova.

«Tranquilla, tu non sarai messa da parte; sei sempre, e resterai, la mia donna, la mia compagna e, se ti fa piacere saperlo, la numero uno. Tua figlia non ha la tua classe, né la tua esperienza e, forse, col tempo, diventerà come te, ma ne deve fare di strada. L’unica cosa che avete in comune è che, quando volete una cosa, non v’è niente che vi fermi. Ti amo e sono irretito dal tuo cambiamento: mi piaci, sei una vera femmina. Sapevo che dentro di te c’era una donna così sensuale e porca, ma non sapevo come farla emergere. Sei e resterai la mia donna».

«La tua donna… porca e troia?!»

Ribadì con forza Anna. Lui la strinse a sé, abbracciandola e lei, dentro di sé, si sentì soddisfatta: aveva ristabilito la gerarchia, era lei la padrona del suo maschio e, se quella cagnetta di sua figlia voleva arrotare i denti sul suo osso, avrebbe dovuto chiedere il permesso a lei. Non escludeva che avrebbe potuto anche farglielo rosicchiare; amava Cinzia, ma era lei che lo concedeva e non la piccola che se lo prendeva; questa sensazione la fece sentir bene e soddisfatta. Aveva vinto usando l’arma più potente che aveva:
l’esperienza.

«Andiamo a cena fuori?»

«D’accordo, a patto che resti così…»

«Posso almeno mettermi un vestito?»

La guarda, sorride e dice che, per lui, andrebbe bene anche così.

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