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Racconti erotici sull'Incesto

La Gang Bang

By 29 Agosto 2010Dicembre 16th, 2019No Comments

Lunedì mattina arrivai puntuale come sempre davanti all’immensa vetrata che ricopriva la facciata del palazzo sede della società finanziaria in cui lavoravo come amministratore di titoli di borsa.
Mi venne un flash e maledissi la mia memoria perché avevo dimenticato a casa una cartella contenente appunti importanti.
Cercai col cellulare subito Guido, il direttore del nostro settore.

‘Guido! Devo rientrare a casa! Ho dimenticato alcuni appunti. Riguardano alcuni titoli da comprare sulla piazza di Milano, ed oggi ho un incontro con l’acquirente! Il conte Sonetti!
‘Non ti preoccupare! Non è un cliente importante! Quando arriva lo faremo aspettare! Tu vai tranquillamente a recuperare i documenti! senza fretta!

Mi diedi dell’idiota, nel mio lavoro non era concepibile un errore di memoria così stupido. Per fortuna ero considerato un ottimo operatore di borsa e godevo della stima dei vertici della società.
Pertanto, rifeci il tragitto a ritroso, fino ad imboccare il viale alberato e quindi il vialetto che finiva nel giardino di casa.
La casa era deserta. Mia moglie Sara, a quella ora stava tartassando i suoi allievi con verifiche impossibili di Storia. Roberto ed Alessia, erano a scuola.
Roberto era un bambino grassottello di dieci anni. Alessia, era diventata un splendido fiore, aveva appena compiuto diciotto anni ed era all’ultimo anno del liceo.
Era la gioia dei miei occhi. Bellissima, con occhi azzurri e capelli lunghi e biondi. Il suo fisico era un incanto. Se non fosse stata mia figlia sarei stato un suo accanito corteggiatore.
Si la mia bambina era una favola, trovavo conferma negli sguardi libidinosi degli uomini che l’assillavano quando eravamo in giro.
Devo dire che ero un po geloso di quelle occhiate lasciva. Sono consapevole che prima o poi sarebbe arrivato un cavaliere servente a portarmela via. Intanto me la coccolavo e me la tenevo stretta come una bambolina.

Entrai in casa, trovai gli appunti, sul mobiletto vicino a letto, dove l’avevo lasciati la sera precedente dopo averli consultati. Mentre uscivo dalla camera passai davanti a quella di Alessia, fui attratto dal forte profumo che spandevano dai suoi mobili e dal letto. Mi venne una gran voglia di entrare.
Accarezzai la sedia del computer, il letto che accoglieva il suo meraviglioso corpo. Osservai le foto che la ritraevano in vari avvenimenti, al mare, in gita all’estero.
Era diventata grande la mia bambina. I vestiti non erano più castigati. Ora indossava minigonne che coprivano appena lo scoscio. Le magliette erano attillate e scollate, e mettevano in risalato il seno abbondante, la vita stretta ed i fianchi larghi.
In quel momento ebbi un moto innaturale per un padre. Ma a livello inconscio avevo difficoltà a reprimere certi pensieri. Del resto ritengo che sia una cosa naturale, Alessia è una bella ragazza e sarebbe stato stupido ed ipocrita negare che ero indifferente alle sua grazie.
Erano comunque istinti repressi e tenuti a freno dentro di me, controllati dalla mia coscienza. Ero consapevole che mai, in ogni caso, avrei dato sfogo a quegli impulsi naturali, perché le regole morali erano ancora forti dentro di me ed agivano da deterrenti inibitori.
Mentre stavo per uscire l’attenzione fu attratta da un trillo proveniente dal computer.
Mi colse la curiosità di controllare. Pigiai il bottone shift e lo schermo si illuminò. Sulla barra degli strumenti compariva il classico omino di messenger color arancione.
Giulio? Chi era? non lo aveva mai sentito nominare da Alessia!
Mi venne la desiderio di conoscerlo, forse era il suo amichetto. Aprì la finestra e lessi il messaggio.

‘Le hai viste le foto che ti ho inviato? Sono straordinarie, tu e Chiara siete superbe mentre quei grossi cefali si infilano in tutti i buchini! XD! Oggi si replica a casa tua, a dopo! XDDD’

Leggendo quelle frasi mi venne un colpo, perché lasciava intendere scenari immorali, quindi mi mancò il respiro e le gambe cedettero sotto il peso della paura di quello che avrei scoperto.
Non mi reggevo in piedi e dovetti sedermi. Cercai la cartella con le foto. Erano stata salvata sul desktop. Dopo averla aperta, avviai l’applicativo per visionarle.
Cominciai a sfogliarle ad una ad una, man mano che avanzavo con il mouse il respiro diventava sempre più affannoso e le gocce di sudore, che colavano abbondanti lungo la schiena, divennero fredde; lo stomaco era stritolato dai crampi.

Le foto ritraevano due ragazze bendate, mentre attorno a loro c’erano almeno cinque uomini, ti ogni età, di cui non si vedeva il volto.
Proseguendo nella visionava delle foto, le ragazze venivano prese alla pecorina mentre succhiavano i cazzi degli uomini che stavano davanti a loro. Poi mentre venivano scopata da sotto, altri le sodomizzavano da sopra. Le ragazze erano giovani e belle, una aveva lo stesso fisico di mia figlia. Anche i capelli erano identici. Alla fine le ragazze erano inginocchiate mentre gli uomini inondavano la loro faccia di sborra.
Poi arrivai all’ultima foto, non c’era alcuno dubbio sull’identità delle ragazze. Era Alessia ed una sua amica, senza maschera, con il volto completamente impregnato di sperma che copriva persino gli occhi. Il viso di Alessia era sorridente mentre la sua lingua stava leccando i rivoli di sborra che colavano sulle labbra.
Non sembrava che fosse stata costretta. Dall’atteggiamento che si desumeva dalle pose si capiva chiaramente che era bendisposta a farsi scopare da quei diavoli.
Costernato, mi lasciai prendere dalla disperazione. Non potevo credere a quello che avevo visto. Mi sembrò che il mondo mi fosse crollato addosso.
Alessia era irriconoscibile. Una persona estranea. Una Lucrezia Borgia, in preda ai vizi che si faceva scopare come una cagna, da un branco di uomini.
Mentre mi disperavo in quei pensieri dolorosi, sentì un forte rumore, provenire da basso, mi avvicinai alla porta e subito risuonò la voce di mia figlia che si rivolgeva a qualcuno.

‘Paolo sei imbranato! Quante volte sei venuto qui? E tutte le volte vai a sbattere contro quel tavolino!

La voce del ragazzo.

‘Ti sembra il posto dove collocare un tavolino. Meno male che sono riuscito ad afferrare il vaso di ceramica prima che si rompesse a terra!
‘ahahahah! Sono sicura che primo o poi lo rompi!
‘Dai andiamo su! Ho una gran voglia di scoparti, prima che arrivino gli altri!
‘Vediamo se mi prendi?

Caspita stavano correndo in camera. Non avrei fatto in tempo ad uscire. L’unico luogo ove potermi nascondere era l’armadio a muro. Le ante erano larghe ed avevano le aperture simili a quelle delle persiane.
Mi infialai appena tempo, perché Alessia entrò veloce e si buttò sul letto, seguita come un proiettile da un ragazzo. Attraverso le fessure potevo osservare quello che stava succedendo. Il ragazzo si lanciò su Alessia e cominciò a baciarla, con una frenesia che rasentava la violenza sessuale. Ma si capiva che non era tale perché Alessia rideva, lasciandosi mettere le mani in ogni parte del corpo, compreso lo scoscio.
In pochi minuti l’aveva completamente spogliata.
Nonostante il momento di imbarazzo che stavo vivendo non potei fare a meno di ammirare il corpo perfetto di Alessia. Era un incanto.
Anche quel ragazzo se la scrutò per bene, poi l’afferrò e la gettò a gambe all’aria sul letto. Mentre si spogliava:

‘Cristo! Sei una figa da infarto! Lo sai che Giulio stravede per te?
‘Giulio? Verrà anche lui?
‘Si! Peccato che non ci sia Chiara! E’ indisposta! Credo che dovrai dividerti in due! I porci sono nello stesso numero dall’altra volta!
‘Ma chi sono? Li conosci!
‘No! Hanno risposto in molti all’annuncio in internet! Ma per opportunità ho dovuto accettarne soltanto sei!
‘Cazzo in sei! Compreso Giulio?
‘No Giulio è in più? Lui si limiterà a scattare alcune foto!
‘Dovrò bendarmi anche stavolta?
‘E’ la regola! Sono persone sposate! Qualcuno ha anche un ruolo importante in società ed hanno paura di essere riconosciuti, soprattutto da te! Adesso falla finita! Il tempo stringe! Ti decidi a succhiarmi il cazzo?

Alice sorrise, afferrò il suo cazzo duro e cominciò a menarlo prima di ficcarselo in bocca.

Stentavo a credere a quello che avevo sentito. Mia figlia faceva parte di un organizzazione di depravati.
Una Gang Bang di gente sposata. Cristo che razza di mostro avevo generato. Da dietro le ante dell’armadio dovetti assistere alle porcate che stava combinando con quel tipo. Era un ragazzo violento, e mentre la scopava la schiaffeggiava sulle chiappe e la insultava con i peggiori epiteti. Lei si muoveva verso di lui con una impeto che lasciava intendere un coinvolgimento emotivo senza limiti.
I miei sentimenti erano in conflitto. Da una parte provavo un dolore al petto a vedere Alessia trattata come la peggiore puttana di strada, ma dall’altra parte, messo da parte l’amore filiale, ero incantato a vedere mia figlia mentre si lasciava scopare come una grande troia in tutte le posizioni.
Vederla nuda, fremere, mi faceva venire la pelle d’oca. Tante volte avevo provato ad immaginare il suo bellissimo corpo nudo, e ogni volta aveva somatizzato quei pensieri con una imponente erezione.
Anche in quei momenti, il mio cazzo pulsava come un cavallo furioso. Mi vergogno ad ammetterlo ma avrei voluto essere al posto di quel ragazzino mentre la stava cavalcando alla pecorina, ed il suo enorme cazzo le stava sconquassando il buco del culo.

‘To! to troiaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa
‘aaaaaaaaaaaaaaaa godooooooooo mmmmmm

Paolo afferrò i fianchi di Alessia e tenendosi pressato contro le sue natiche, le sborrò nello sfintere.
Appena in tempo. Perché suonarono alla porta.

‘Cazzo sono loro! Aspetta che ti bendo!

Si avvicinò al giubbotto che aveva buttata ai piedi dell’armadio. Da un tasca trasse una mascherina, quelle che si usano durante il sonno. Si avvicinò da tergo ad Alessia e la bendò.

‘Aspettami qui! Io vado ad aprire.

Alessia rimase sola, inginocchiata sul letto, bendata, che aspettava di immolarsi al desiderio perverso di uomini sconosciuti, che avevano invaso come dei selvaggi la mia casa.

I primi ad entrare furono quattro uomini. Erano di mezza età, forse più vecchi di me. Furono seguiti da altri due, più giovani di pochi anni. Appena videro Alessia sul letto.

‘Cristo! Ma questa è una figa di prima classe! è una ferrari!
‘Puttana quanto è bona!

Si avventarono su di lei come dei cani idrofobi. Mentre si aprivano i pantaloni le loro mani avevano già accarezzato ogni lembo del corpo di Alessia, ed alcuni si erano aggrappati con la bocca ai capezzoli turgidi delle grosse mammelle.
Il più vecchio, forse di sessanta anni, sbavando come un cane rognoso, con il cazzo duro in mano salì sul letto, afferrò la testa di Alessia e le ficcò la grossa cappella in bocca.
Lei non fece resistenza e cominciò a succhiarlo ingoiandolo tutto fino in fondo della gola. Era brava e si vedeva che aveva fatto molta pratica. Si avvicinarono gli altri quattro ed a turno gli ficcavano il cazzo in bocca, mentre gli altri due, le aveva infilato le mani in mezzo allo scoscio e le stavano impastando la figa come se fosse un panetto di pizza. Poi Alessia, si stese con le cosce aperte e i due a turno iniziarono a leccargli la vulva vaginale. Sembrava degli avvoltoio che si erano avventati su una carogna e la stava divorando lentamente.

Il vecchio bavoso, fu il primo a ficcarglielo nella fica. Mentre Alessia stava succhiando due cazzi lui si era messo sopra di lei e la stava scopando con un violenza incredibile. Vedevo il suo grosso cazzo che spariva nella fica di Alessia ad una velocità impressionante.
Poi a turno di stendevano sul letto, mentre Alessia si faceva impalare dal loro cazzo, altri a turno glie lo sbattevano nel culo.
Era sconvolgente seguire l’aggressione maniacale di quella banda di iene che si stava scannando mia figlia.
Alessia non aveva un attimo tregua, un cazzo in bocca, uno nel culo e uno nella figa, mentre con le mani teneva in tiro gli altri che aspettavano il loro turno.

Quella scena mi aveva sconvolto. Mi sentivo disorientato. La mia bambina era diventato un trastullo in mano ad un banda di vecchi bavosi.
Ero quasi in catalessi quando uscì dall’armadio. Avvicinandomi come un automa al letto.
Mia figlia in quel momento era a pecorina e stava succhiando il cazzo a due, gli altri quattro gli avevano appena sborrato in faccia, e se ne stavano seduti a riprendere fiato, mentre le impastavano le grosse tette.
Ad un tratto, Paolo, da dietro mi da un colpetto sulla spalla. Mi aveva preso per uno degli invitati.

‘Ei Amico che fai! Non ti piace la pollastrella?
‘Io! Io!
‘Coraggio! è la prima volta vero?
‘Si!
‘Buttati! Poi ti verrà naturale! E’ una troietta che non aspetta altro! hahahah

Ero privo di volontà, ma dannatamente eccitato. Così d’istinto, in preda ad una incontrollabile libidine, mi sbottonai i pantaloni. Mi avvicinai al culo di Alessia, lo accarezzai dolcemente. Mi sembrava di svenire. Il cazzo era duro e palpitante. Lo presi con una mano e puntai la cappella contro l’apertura della figa, abbondantemente slabbrata dai cazzi che aveva appena preso, e con una spinta possente lo infilai dentro. Era un inferno incandescente.

Cominciai a chiavarla con un enfasi incredibile. Gli altri non facevano caso a me. Per loro ero uno di loro. L’afferrai dai fianchi rotondi e tenendomi stretta al suo meraviglioso culo, facevo muovere il mio cazzo dentro di lei, cercando di spingerlo in profondità.
Dio mio, sembrava un sogno. Non era vero, eppure mi stavo scopando mia figlia, insieme al branco. Quella situazione era esaltante e rendeva qull’unione proibita estremamente straordinaria. Mi lasciai andare nel flusso idilliaco, fondendomi idealmente con mia figlia. Era un piacere indescrivibile. Spingevo con veemenza, sbattendo contro le sue natiche con una violenza incredibile, mentre il cazzo, totalmente scomparso dentro di lei, si muoveva frenetico.
Alessia, forse aveva percepito che chi la stava scopando in quel momento ci stava mettendo l’anima, perché la sentii spingere contro il mio grembo, poi le sue mani da sotto afferrarono i coglioni massaggiandoli con grazia.

‘ooooooooooooo dai sbattami più forteeeeeeeeeeeeee mmmmmii piaceeeeeeeeeeeee mmm

La sua voce alterata dal godimento mi fece raggrinzire la pelle.
Mi piegai sopra di lei, baciandole le spalle, poi la tirai verso di me, staccandola per un attimo dal cazzo che stava succhiando.
Desideravo baciarla e lo feci con una grande passione. Poi la lasciai andare verso il suo destino. I cazzi che stava masturbando le sputarono in faccia tonnellate di sperma.
Dopo che ebbe finito con loro si girò verso di me e prese il mio cazzo in bocca. Ero l’ultimo, ed aveva concentrato le sue attenzione su di me. Gli altri erano fuori gioco. Dopo avermi spompinato a dovere si sdraiò sul letto tirandomi in mezzo alle sue cosce oscenamente spalancate ed accogliendomi tra le sue calde braccia. La mia bocca impattò contro le morbide tette mentre il cazzo trovò subito l’ingresso della sua figa infiammata.
La scopavo, e la stringevo forte e qualche volta la baciavo con una passione incredibile.

In quel momento mi resi conto che avevo sempre desiderato mia figlia.

La osservavo sotto di me, con le gambe aperte, le tette al vento, che si muovevano seguendo il ritmo impazzito dei miei affondi.
Non vedevo i suoi occhi, nascosti dalla maschera, ma potevo osservare la sua bocca, bella e carnosa, che si lamentava in perfetto accordo con i miei potenti affondi dentro di lei.
Alla fine, vinto dall’immenso piacere che stavo provando, diedi alcuni colpi in sequenza, veloci, devastanti, poi gli afferrai il culo e mi lasciai andare dentro di lei ad una poderosa sborrata.

Ooooooooooooooo chi seiiiiiiiiiiiiiii un diooooooooooo mmmmmmmmm

Mi afflosciai esausto, mentre il cazzo si stava ammosciando dentro la sua bollente figa.
Mi ripresi in fretta da quella estasi straordinaria, e dopo essermi rivestito veloce, afferrai la cartella per fuggire da quella stanza infernale.
Mentre correvo nelle scale, Giulio, il secondo amico di Alessia, mi afferrò da un braccio.

‘Ei amico fermati!
‘Che cosa c’è?
‘Tu sei stato l’ultimo vero?
‘Si!
‘Bene, gli sei piaciuto! così la troietta e mi ha detto di informarti che martedì prossimo, se sei libero, ti vorrebbe incontrare a casa di Chiara!
‘A casa di Chiara? A si! Ci sarò!
‘MMM non dimentichi niente?
‘Che cosa c’è adesso?
‘Il disturbo! Mm lo sai che l’organizzazione ha un suo costo!
‘Quanto vuoi?
‘Lo sai no? Sono duecento euro!
‘OK! Tieni!
‘Ce l’hai il numero di cellulare? Tieni! Chiamami per la conferma!
‘Va bene! Va bene! Ora devo andare!

Stavo soffocando, dovevo scappare lontano da quel luogo infernale. Ritornai a lavoro. Chiesi a Guido di sostituirmi perché non ero nelle condizioni di salute ideali per trattare l’affare.
Mi barricai nel mio ufficio a riflettere su tutto quello che era successo.
Ero sconvolto, perché mi ero appena scopato la mia dolce bambina e cosa, scioccante, mi era piaciuto.
Nonostante avessi scoperto che facesse parte di una organizzazione di depravati mi era mancato il coraggio di fermarla.
Mi sentivo meschino, perché mi ero comportato come quegli individui, in fondo non ero diverso da lei.
Quella parte di depravazione forse l’aveva eredita da me.
Infatti non mi ero fatto nessun scrupolo a farmi coinvolgere emotivamente in quella orgia di erinni.

Martedì si replicava. L’avevo ripetuto mille volte dentro di me. Cazzo mi era piaciuto, mia figlia mi piaceva. Mi sembrava ancora di sentire il suo corpo fremere sotto di me. Ormai ero pazzo di lei.
La volevo ancora. Ed anche lei mi voleva! Non potevo mancare! Cosi decisi che ci sarei stato.

Appena parcheggiato l’auto in garage, entrai in casa. Mia moglie mi accolse con un grande sorriso. Il bambino era già seduto a tavolo in attesa del pranzo.
Mi ero appena lavato le mani in bagno, quando sentì la voce di Alessia. Mi venne un brivido lungo la schiena. Se solo avesse immaginato quello che era successo la mattina in casa sarebbe rimasta scioccata.

La incrociai nel corridoio.

‘Ciao papy! Lei è Chiara! Oggi è nostra ospite!
‘Piacere!

Accidenti che sventola. La guardai non era male. Ma in quel momento fissai Alessia, negli occhi, lei percepì quel mio interessamento.

‘Papà c’è qualcosa che devi dirmi?
‘Si! Come è andata stamattina a Scuola?

Non volevo metterla in difficoltà ma ero curioso di vedere che cosa mi avrebbe risposto. Guardò Chiara, le sorrise, poi

Bene! Le solite cose! Nulla di nuovo!
Chiara:
‘Già, una mattinata monotona!
Insieme:
‘ahahahah!
‘Ok! Ragazze, adesso è meglio andare a pranzo, perché altrimenti si fredda!

Le afferrai entrambe e tenendole dai fianchi le accompagnai fino in cucina. Sorridendo.
Chiara è un gran pezzo di figliola, e non vedevo l’ora di scoparmela con il resto del branco.

Si. Martedì si replica e mi sarei divertito.

Così va la vita.

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