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Racconti erotici sull'Incesto

la mia sorellina

By 12 Luglio 2006Dicembre 16th, 2019No Comments

Un giorno (era settembre del 2004), mentre mi masturbavo in camera con la porta chiusa, sentii dei rumori e dapprima non ci feci caso (sarà il vento, pensai); qualche giorno dopo sempre con la porta chiusa e nella stessa “situazione” risentii gli stessi rumori, avvertendo una strana sensazione, mi decisi così ad alzarmi e sbirciare velocemente dalla fessura del chiavistello: seguirono un rumore secco e un gemito sommesso. Pensai che quel pomeriggio in casa c’eravamo solo io e mia sorella Erika (nome cambiato in funzione del racconto). Mi avvicinai lateralmente alla porta e vi accostai l’orecchio, si sentivano rumori di respiro, un pò affannati e dei passi, quasi strascicati, allontanarsi.
Avrei potuto aprire la porta di scatto ma non volevo coprirla di vergogna, e poi, riflettendoci, potevo anche giocare un pò con questa situazione.
Uscendo di camera passai dalla sua porta, chiusa; ci rivedemmo a sera, lei rossa come un peperone e io che cercavo di dissimulare.
Le volte dopo presi a girare lentamente la poltrona su cui giacevo verso il foro del chiavistello per darle, “appuntamento dopo appuntamento”, una vista migliore.
La mia “attività” era di certo più intensa essendo adesso conscio della sicura presenza di una spettatrice e, di rimando, dall’altra parte della porta mi sembrava di avvertire respiri via via sempre più affannosi e, alle volte, strozzati mugolii.
Un giorno decisi di alzarmi e finire di godere in piedi, fu appena mi alzai che sentii un gridolino, subito soffocato: ho fatto centro pensai. Era sera ed i nostri genitori erano fuori a cena.
Uscito dalla camera mi diressi verso il bagno, fuori da questi trovai la mia sorellina con una canottierina lunga e aderente, di colore viola, leggera e molto scollata, ma non finiva lì, indossava anche un delizioso perizoma abbinato alla parte superiore; realizzai che fosse uno di quei completini che si usano per le ‘grandi occasioni’ e ne fui lusingato.
Aveva un dvd in mano, mi diede inizialmente le spalle (forse per farsi ammirare per bene) e poi, voltandosi, con gran movimento dei suoi lunghi e lisci capelli, mi sorrise, alzando il DVD e chiedendomi se volevo farle compagnia.
Feci di si con la testa, dando uno sguardo all’orologio a parete che segnava le 11; ma non era tardi? -pensai- chissà quando sarebbero tornati mamma e papà.
Ci accomodammo in soggiorno, sul comodissimo divano, una volta sedutomi lei mi venne incontro accovacciandosi su di me, prese il telecomando e premette Play, era un film tra il sentimentale e l’erotico (più il primo); passai due ore con il suo corpo caldo accanto e lo sguardo che era quasi sempre calamitato sulla sua scollatura; ricordo ancora quando a 14 anni si lamentava con la mamma della sua terza misura di seno, adesso quelle forme calde e piene, che spingevano incessantemente su braccio e petto, abbisognavano di una quinta misura abbondante.
Guardandola bene non era grassa, come capita alle ragazze che hanno un seno così importante; porterà al massimo una taglia 46, ragionavo fra me e me, e poi ha delle forme così armoniose, dei fianchi morbidi e invitanti, una pelle liscissima e il profumo che giunge dai suoi capelli, lunghi fino al sedere, &egrave davvero inebriante.
Ogni tanto le davo dei baci sulla guancia, le facevo le coccole e lei, per risposta, mi accarezzava dolcemente il petto, le gambe (ahiahiai!), i capelli.
Il mio pacco era gonfissimo e lei spesso e volentieri chinava la testa, gettandogli su uno sguardo più che malizioso, di puro desiderio. Ma cosa stavamo facendo? Perché assecondavo la mia sorellina? Pur sapendo che la strada intrapresa era riprovevole una forza più intensa ci guidava avanti.
Fui io a rompere il ghiaccio, le accarezzai il braccio e risalendo appoggiai la mano sul seno, impossibilitato a cingerlo con una sola presa lo massaggiavo con movimenti circolari; mi girai verso il suo viso per parlargli, aveva gli occhi socchiusi e si stava leggermente mordendo le labbra; le dissi ‘ Erika, sai che hai delle tette incredibili? -, lei riaprì i suoi occhini verdi (con un taglio leggermente orientale), mi sembrarono luminosi e splendidi come mai glieli avevo visti, mi guardò ed esclamò ‘ già &egrave proprio vero! mi fa piacere che ti piacciano, solitamente tutti i ragazzini che mi ronzano intorno vogliono palparmi ‘ sorriso malizioso – e a volte li faccio contenti volentieri, &egrave fantastico quando un ragazzo ti accarezza, specialmente le tette e… specialmente se &egrave una persona molto vicina, che conosco da… sempre -. In quell’attimo un doveroso giramento di testa si impossessò di me.
Sentivo tra le mani il suo seno e adesso il capezzolo, ben proporzionato alla grandezza del seno, era turgido e sembrava volesse bucare la canottiera, che in quel punto allargava le sue fibre rivelando il colore della carne. Ogni tanto spostavo la mano per guardare entrambi i capezzoli che si ergevano dal tessuto, poi spostavo lo sguardo su di lei che, ricambiando, muoveva le sue labbra, come per sussurrare parole che io non avrei dovuto sentire o capire.
La sua mano si avvicinò al pacco e lei mi sussurrò un – posso? ‘ a cui risposi con un cenno della testa. Ecco la mano di Erika ad accarezzarmi il pacco, dolce e sensuale, ritmata, curiosa, intensa.
Un delirio. Un delirio perché non era una comune e giovanissima ragazza, era una persona speciale, mia sorella.
I miei occhi correvano spesso alla porta di ingresso, oltre l’archetto che divide l’entrata dal soggiorno; ci dovremmo spostare in camera? pensai. Ma lei sembrava in un’altra dimensione, con una mano mi accarezzava lì e con il resto del corpo ondeggiava per darmi la possibilità di entrare in contatto con la maggior parte delle sue forme, per farmi sentire quanto gradiva quel che stavamo facendo.
Dopo qualche istante mise entrambe le mani sulle spalline della canottiera e le abbassò, giù, fino a scoprire le sue magnifiche tette, per l’occasione senza reggiseno. Si era spostata, per dar modo ad entrambe le mie mani di assaporare ciò che mi aveva offerto. Ma non era tutto, le sue mani corsero ai miei leggeri pantaloni e armeggiarono per sbottonarli, pochi gesti e anche gli slip furono scostati; adesso abbracciava con entrambe le mani il mio sesso, duro come mai l’avevo avvertito con le mie ex.
Anche lei, che un po’ di esperienza doveva averla di sicuro, lo stringeva e muoveva con gli occhi socchiusi e quel suo movimento accennato di labbra che oramai avevo eletto come sua speciale caratteristica erotica.
Il soggiorno mi girava intorno, ansimavo di piacere, così pure lei, che adesso mi regalava i suoi gemiti e mugolii, che finora avevo udito sempre smorzati.
Era giunto il momento e le dissi che stavo per esplodere, Erika si sfilò la canottiera e la avvolse sul mio sesso, aumentò il ritmo e con una mano scivolò fino alle palle, massaggiandole con cura e frizionandole (ma da chi aveva imparato queste movenze perfette?); venni di lì a poco incapace di resistere, drogato dai suoi movimenti, dal suo odore, dal contatto con il suo corpo.

— vi ringrazio per aver letto questa mia esperienza; per consigli, pareri, proteste ed altro vi invito a scrivermi — La mattina seguente ero nel pieno dei miei sogni quando uno stimolo esterno mi condusse alla veglia. Sgranai gli occhi, era Erika, mia sorella. Indossava un reggiseno a balconcino e degli slip (il modello che tiene parte frontale e posteriore uniti da sottili laccetti laterali). Mi stava accarezzando dappertutto sussurrando il mio nome. Le diedi il buongiorno a modo mio (lieto di quell’incontro inaspettato) cingendole i seni con entrambe le mani e tirandoli a me per ricoprirli di baci.
Lei mi disse che aveva dormito ben poco quella notte, pensava e ripensava all’accaduto della sera precedente – fratellone, non sono riuscita a prender sonno, mi sentivo così in subbuglio…-; detto questo scostò il lenzuolo, abbassò i pantaloni del pigiama scoprendo il mio sesso già duro e pronto per assecondare i suoi desideri.
Non perse tempo, si sedette sulle caviglie, al mio fianco, guardandomi negli occhi e con il busto perfettamente eretto, fece correre le mani alla schiena per liberarsi del reggiseno.
In quell’attimo le chiesi -mamma e papà dormono ancora?-, -credo che si alzeranno tra venti minuti.. e allora? -. Fu in quella situazione che mi accorsi che il desiderio di mia sorella era così profondo da oltrepassare ogni rischio.
Si chinò su di me per baciarlo e leccarlo, intanto le mie mani scorrevano su di lei, di mattina la sua pelle era ancora più morbida ed il suo profumo era più intenso, più selvaggio.
Dopo averlo passato in rassegna con la lingua, palle comprese, passò agli affondi, che iniziava lentamente per poi inghiottirlo con un movimento secco; &egrave incredibile, pensai, &egrave passata una sola notte e sembra ancora più brava, ancora più in sintonia con il mio piacere.
Un desiderio mi colse, quello di ricambiarla; così le dissi di mettersi sopra di me, ma nel senso inverso, lei mi guardò dubbiosa, poi capì e si affrettò ad eseguire.
Le slacciai i laccetti laterali degli slip con estrema facilità: fu una poesia osservare quel capo intimo mentre scivolava sul suo corpo e per forza di gravità raggiungeva il letto, perdendo consistenza, perdendo quella forma meravigliosa che aveva assunto fino a pochi attimi fa. Mi ritrovai il suo pube a pochi centimetri dal viso e sentii la sua voce che sussurrava -va bene così?!-, le risposi con un si e poi mi tuffai, dapprima a baciarla dappertutto, per poi concentrarmi sulle sue labbra rosee e profumatissime.
Chiusi gli occhi per concentrarmi meglio, dato che sotto gli stimoli dei miei baci lei aveva preso ad affondare, con un ritmo folle, la sua boccuccia piccola ma carnosa sulla mia asta. Era anche scoordinata, segno che il piacere la stava invadendo completamente. Le dissi che stavo per venire, lei interruppe un attimo, chiaramente di malavoglia, annuì e proruppe in un incerto -mhhh, an-, anch-io..-. Dopo poco venimmo contemporaneamente, lei ebbe un sussulto e dei lunghi fremiti, mugolava e intanto beveva tutto quel che gli stavo offrendo, io facevo lo stesso con lei.
Si alzò leggermente, girandosi verso di me, aveva il visetto grato e ai lati della boccuccia tracce della mia crema. Mi fece un magnifico sorriso, soddisfatta, come una bimba che ha divorato, contro il volere della mamma, più fette di torta del previsto.
Pensavo finisse lì questo mio leggendario risveglio, ma non andò così; la vidi farsi avanti, e chinarsi, con il seno che poggiava sulla mia asta, bastò sentire il peso, la morbidezza ed il calore dei suoi magnifici frutti per indurre i miei attributi a riprendere la forza ed il vigore di prima. Fu impagabile sentire la mia asta riprendersi mentre era letteralmente avvolta fra i suoi seni, lei comunque non stava ferma, ondeggiava quasi impercettibilmente, come in una danza esoterica, dove il movimento non &egrave ludico bensì pura ipnosi. Ed ipnotizzato lo ero, in effetti, dalla sua grazia, dalla sua dedizione e immensa gioia nel fare qualcosa che rendeva felici entrambi, senza riserve.
I gomiti di Erika erano sul letto, le sue mani poggiavano lateralmente sui seni, che per la loro abbondanza quasi strabordavano dalle mie cosce in quel punto. Muoveva le mani in modo sapiente ed intanto andava avanti ed indietro con il corpo; quando si avvicinava con il culetto (più che mai a pecorina) alle mie labbra queste non mancavo di dispensarle baci e slinguate.
Sentimmo i nostri genitori uscire dalla stanza e avanzare lentamente verso la mia, nel loro naturale percorso verso bagno e cucina: pensai se ci avessero scoperto, pensai al macello universale che ne sarebbe derivato e… mi eccitai, non so perché, ma al pensiero di essere scoperto ogni freno inibitorio cadde, mi sentii un animale. Afferrai per il culetto Erika e la mossi dandole il ritmo che io desideravo, un ritmo furibondo, lei era confusa e la sua reazione, oltre a gemere fu quella di tuffarsi con la boccuccia fra le sue tette per raggiungere la mia cappella e bagnarla di saliva, avvolgerla per non perdere quel liquido che lei era sicura stesse per uscire. Fu strano, ma sembrò una scena cronometrata: quando sentii che i passi e le voci dei miei avevano raggiunto la mia camera, venni, venni con una forza inaudita, tanto che il corpo di mia sorella sobbalzò. Restammo di pietra per un paio di minuti, respirando appena ma guardandoci negli occhi, sorridendo senza sorridere.
Poi lei si rivestì, aprì la porta di poco, sbirciò e ritornò nella sua stanza, con quella gentilezza e sensualità che l’avevano portata, stamattina, fra le mie braccia.

— un ringraziamento particolare va alle persone che mi hanno scritto per esprimere i loro pareri sul capitolo precedente — Settembre stava finendo e un piacevole caldo avvolgeva le giornate, i miei genitori ci proposero di passare il week-end al mare. Raggiungemmo la nostra piccola ma accogliente residenza estiva che erano appena le 4 del pomeriggio, mia sorella, dal canto suo, era salita in macchina con un costume composto da top bianco con una generosa scollatura ovale proprio al centro e un perizoma del medesimo ‘colore’, un pareo molto scuro ingannava gli occhi distratti dei miei genitori (non di certo i miei) su cosa ci fosse sotto.
– Andiamo in spiaggia a fare una passeggiata? vuoi? – mi disse, ed io, ben felice della proposta, le dissi che mi sarei cambiato all’istante.
Raggiunta la spiaggia (alquanto estesa) ci accorgemmo che, nonostante la bella giornata, in pochi avevano avuto la nostra medesima idea. Erika sciolse il nodo del pareo per mostrarsi ai miei occhi, fece scivolare una mano sul mio fianco e iniziammo a camminare a piedi nudi su quella dorata e calda sabbia. La mano che poggiava sul suo fianco presto scese a cingerle il sedere morbido, carnoso e compatto; una gioia da massaggiare, da sentire fra le dita. Mi misi a giocare con il lembo del suo perizoma proprio mentre sorpassavamo una coppia che, seduta sul bagnasciuga osservava incantata le onde. Fu così che allontanai del tutto quel sottile pezzo di stoffa, scostandolo verso il gluteo sinistro; da dietro, un grugnito maschile ci raggiunse (l’uomo seduto aveva visto la micetta depilata far capolino durante il magnifico ancheggiare di Erika). Mia sorella dal canto suo ebbe un fremito, mi strinse il fianco quasi a voler farmi male, senza preoccuparsi di rimettere il lembo del costume al suo posto, era infatti ancora fra le mie dita, scostato. Lo rimisi a posto una ventina di metri più in là, proprio quando lei mi disse – entro in acqua per rinfrescarmi un po’, torno subito.. -.
L’uscita dall’acqua fu uno spettacolo. Era come se il costume non fosse più sopra la sua pelle, ed evaporando avesse lasciato un bianco velo di sale. Quei cinque minuti di trasgressione con la sua micetta al vento l’avevano sconvolta ed il bagno era un modo per reagire, ma anche per mostrarsi nuda a me, seppur ‘virtualmente’ vestita.
Mi abbracciò con trasporto, facendomi rabbrividire per l’acqua gelata. Il contatto con il suo corpo ed il freddo comportarono una prepotente reazione, che lei commentò con un convincente – mmhhmhh.. -; si scostò da un fianco ed intrufolò una mano per tastarne la consistenza ed un sorriso malizioso le illuminò il volto.
Si guardò a destra e a sinistra, la coppietta in lontananza veniva percepita come un paio di incerte figure sfuocate, innanzi a noi un ombrellone lontanissimo riparava una figura ricurva, forse un anziano signore. Le mani di Erika si appoggiarono sul mio petto e mi spinsero verso la parte interna della spiaggia, dove arbusti e piccole piante la delimitavano.
Si inginocchiò di fronte a me, slacciò i legacci del costume e lo abbassò giù, fino alle caviglie, poi mi fece cenno di alzare i piedi: mi voleva senza alcunché addosso. Prese a baciarmi le palle e risalì con la lingua fino alla punta, bagnandomi con la sua saliva in modo impressionante; era talmente vogliosa che rivoletti di saliva le scendevano dagli angoli della boccuccia, abbandonando il mento e infrangendosi sui seni. Lo prese quindi in bocca, affondando con perizia fino a far scomparire l’intera asta alla mia vista; le sue labbra mi sbattevano sull’inguine e dei gemiti incontrollati uscivano dalla mia bocca.
Fece una pausa per sfilarsi il top, poi prese in mano i suoi abbondanti frutti e li compresse attorno alla mia asta, portandoli su e giù con energia e sensualità. Durante questa operazione il suo viso era rivolto esclusivamente verso il mio: i suoi occhi e i suoi lineamenti parevano parlarmi, sembrava mi dicessero – ti desidero completamente, desidero che tu sia felice -. Continuò finch&egrave non venni; non so come ci riuscì, ma capì all’istante che la sua bevanda preferita stava per sgorgare da me: lasciò andare i seni e si tuffò sulla mia asta. Non una goccia andò sprecata.
Mi chiese di distendermi e poi ricominciò ad occuparsi del mio sesso con la boccuccia, il sapore della mia crema la estasiava e non riusciva di fatto ad allontanarsene, le sue mani intanto percorrevano curiose tutto il mio corpo.
Poi avvenne. In un tempo, che sembrò scorrere lento ed infinito, Erika si mise su di me, con le gambe a cavallo, fece ondeggiare i capelli spostandoli sulla spalla sinistra, le sue mani si spostarono dietro, all’altezza del sedere e in un armonico movimento scostarono il lembo del costume, risalendo dall’altra parte per scoprire l’inguine. Si sistemò sopra la mia asta, con il mio bacino che sussultava per raggiungere quell’oasi di felicità e lussuria.
Si abbassò lentamente, anche con il busto, il seno quasi a sfiorare il mio petto; si mise a strofinare la sua micetta sull’asta con una grazia e sensualità indicibili; teneva gli occhi socchiusi e le sue labbra ancora una volta si mossero, senza che un solo suono ne uscisse. Il delirio aveva preso il sopravvento su di me. Immobile e scalpitante al contempo, mi gustavo la danza di accoppiamento di Erika, la nostra danza segreta.
Sollevò finalmente il busto, mi sorrise e senza aiutarsi con le mani per guidare la mia asta, si abbassò. Un movimento leggero e profondo, sinuoso, sino a sentirsi completamente riempita di me. Restò immobile qualche secondo, guardandomi. Poi le sue labbra si schiusero – &egrave bellissimo… e sarà ancora più bello… adesso – in sincrono con l’ultima parola iniziò il suo incedere sul mio sesso. I fianchi di Erika ondeggiavano, portando il suo prezioso fiore alla ricerca di tutte le sensazioni possibili, tutte quelle che poteva desiderare in quel momento. Alternava ritmi martellanti a lentissimi passaggi, con le mie mani che viaggiavano dal suo culetto ai fianchi, ai seni. A volte si abbassava su di me, schiudeva la boccuccia per incontrare la mia e inondarmi di saliva, suggerendomi che quello che stava accadendo fra le sue gambe, nella sua intimità, era molto simile.
L’ultimo bacio fu più lungo e appassionato, staccò le labbra dalle mie per comunicarmi un frettoloso – mhh.. vengo! -, mi abbracciò con tutto il suo corpo per unirsi a me ancora più simbolicamente; la vidi fremere e sussultare, le vidi il viso contrarsi e diventare, seppure in modo diverso, più bello.
Si staccò da me ancora intontita, si voltò prendendo la posizione del 69, e con pochi e succosi passaggi mi fece godere.
Stese qualche minuto con il mio sesso in bocca, gustandolo come più le piaceva, poi prese posto accanto a me, la abbracciai forte.
Aprì la boccuccia e mi guardò con il viso pensieroso.. – lunedì andrò dal medico, mi faccio prescrivere l’anticoncezionale… (silenzio) ..ti amo -.

— vi ringrazio per aver letto questa mia esperienza; aspetto i vostri consigli, pareri e impressioni —

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