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Racconti erotici sull'Incesto

La nuora Russa

By 4 Novembre 2010Dicembre 16th, 2019No Comments

Correva l’anno 1987, i paesi dell’est erano in fermento, si intuiva che in quelle nazioni stava succedendo qualcosa di straordinario.
Mio figlio Carlo, 18 anni, diplomando in Ragioneria, durante una gita scolastica a Roma incontra una bellissima ragazza dell’Unione Sovietica, di nome Anastasiya, che era venuta in Italia al seguito di una squadra di ginnaste.
Alcuni giorni dopo la ragazza fugge dalla comitiva sportiva ed in treno raggiunge la nostra città.

Il giorno in cui si presentò a casa nostra sembrava un uccellino caduto dal nido. Era spaventata per quello che aveva fatto e per le conseguenze prevedibili del suo gesto.
La cosa che mi colpì in quel momento fu la straordinaria bellezza del suo volto. Mio figlio mi aveva parlato di lei, l’aveva descritta con perizia, ma vederla dal vivo era tutto un’altra cosa.
Una sventola di ragazza, alta e bionda, con un fisico vigoroso e longilineo, modellato da anni di pratica sportiva.
Venne accolta subito come una figlia. E come tale venne trattata. In pochi mesi ci siamo affezionati a lei come se fosse stata sempre una componente della famiglia. Le autorità Sovietiche fecero pressione sul governo Italiano affinché la ragazza facesse rientro in patria. .

Ma fu tutto inutile perché Anastasiya chiese l’asilo politico e sei mesi dopo convolò a nozze con Carlo.
Dalla loro unione, nel settembre del 1998, nacque Iya.

I ragazzi, nei primi due anni di matrimonio, per problemi economici rimasero in famiglia.
Io e mia moglie ci siamo occupati della bambina, mentre loro si davano da fare per trovare un lavoro. Ebbero fortuna perché Carlo venne assunto come contabile presso una ditta di trasporti e Anastasiya come commessa in un centro commerciale.

Durante la permanenza in casa la ragazza non perdeva occasione per dimostrare l’affetto e riconoscenza che nutriva per noi, per quanto avevamo fatto per lei.
Ci aiutava nelle faccende domestiche e spesse volte veniva nella mia piccola officina meccanica a fare le pulizie dei locali.
In quelle occasioni, al termine del lavoro, tiravo fuori la moka e preparavo un caffè molto forte. Così tra battute divertenti e risate anche esagerate ci gustavamo la bevanda fumante ed aromatica.

Sin dal principio Anastasiya si era affezionata moltissimo a me.
Alcune volte si sedeva sulle mie ginocchia e mi coccolava affettuosamente come un padre, facendomi sentire il calore del suo spirito ma soprattutto quello del suo fisico imponente.

Tutte le volte che veniva nell’Officina, appena finito le solite pulizia in garage, ci rifugiavamo nel piccolo ufficio a prendere il caffè. Anche in quelle circostanze, succedeva che Anastasiya, in crisi di affetto, si sedeva sulle ginocchia facendosi coccolare.

Mia nuora era una tipica bellezza dell’est, alta, bionda ed occhi azzurri, con un petto sporgente, caratterizzato da due grosse tette. Non passava inosservata.

Dopo la gravidanza l’aspetto adolescenziale cedette il passo a quello di una donna matura ed affascinante. La bellezza acerba divenne più raffinata, sensuale e provocante.

Con il passare del tempo le sue premure cominciarono a turbarmi; perchè un po’ per volta acquisirono i connotati di un vero e proprio attaccamento morboso.

La sera, quando guardavamo la TV, lei si sedeva regolarmente al mio fianco stringendosi a me e baciandomi con accanimento la guancia per qualsiasi motivo.
Quello strano modo di comportarsi non suscitava alcun sospetto in Carlo e mia Moglie, passando per un normale rapporto filiale, tuttavia quello slancio di tenerezza cominciò a suscitare pensieri perversi ed iniziai così a considerarla come donna, provocante.

Tutte le volte che mi trovavo in sua presenza percepivo una forza erotica incredibile, tale da destarmi una bramosia imbarazzante, che produceva come effetto immediato una erezione del cazzo oltre misura.

All’epoca avevo 43 anni, mi trovavo in piena crisi esistenziale, quella fase in cui cominci a perdere di vista la gioventù e sembra che ti manchi il terreno sotto i piedi.
Avevo una gran voglio di cambiare vita, di fare qualcosa di straordinario e di trasgressivo. Un botte di vita insomma.
Il vigore fisico era giunto alla sua massima espressione possibile, quindi cominciai a sentire la mancanza di emozioni speciali, simili a quelle che avevo vissuta da ragazzo.
Mi sentivo depresso e demoralizzato perché davanti a me scorgevo solamente il viale del tramonto, che mi avviava verso una cupa vecchiaia.
In cuor mio desideravo ancora vivere un avventura straordinaria, magari con una danna più giovane.

La comparsa di Anastasiya aumentò quel senso di crisi. Il suo modo sensuale di porsi, l’entusiasmo giovanile e l’amore senza condizioni che generosamente offriva a mio figlio, la rendevano una donna meravigliosa, meritevole di essere amata con passione.
Mi piaceva il suo carattere dolce, il modo come parlava e la delicatezza dei movimenti del suo corpo atletico.
Così, a causa di quel vento caldo dell’est, cominciai a desiderare di cambiare vita, di vivere un avventura con una donna simile a lei e di provare le stesse sensazioni che lei suscitava quando si stringeva a me.

Quel pensiero si insinuò profondamente nella mente, condizionando i rapporti familiari, soprattutto con mia nuora.
Col passare del tempo la sua presenza finì per turbarmi e causarmi dei gravi conflitti interiori, perché scatenava una passione simile al desiderio carnale, che era nettamente in contraddizione con la morale comune, che imponeva il sacro rispetto per la moglie di un figlio.

Tuttavia quei dolorosi dilemmi interni non mi impedirono di infatuarmi di lei, mescolando il desiderio carnale con l’amore, perchè quando lei mi abbracciava sentivo il cuore battere forte e l’anima bruciare di emozioni.

Inoltre, cominciai a notare che gli atteggiamenti di affetto, spesso, oltrepassavano i normali limiti di parentela. In alcune circostanze mi capitava di sorprenderla a fissarmi intensamente, poi di fronte al mio sguardo ostentava un sorriso malizioso, mentre i suoi occhi parlavano in silenzio, come se cercassero di trasmettere i suoi pensieri.

Mi venne il dubbio che fosse lei a provocare tutte quelle emozioni. E non mi ero sbagliato:

La sera del 20 marzo del 1989, Anastasiya, come di consueto, arrivò in officina.
Si presentò con un vestitino viola, leggero e corto, molto aderente, che esaltava in modo sublime le forme sinuose del corpo.
In quel momento ero disteso sotto una macchina intento ad avvitare alcune bulloni.

Lei si avvicinò per salutarmi, fermandosi davanti alla fiancata dell’auto.
Alzai la testa verso l’esterno e risposi al suo saluto. Davanti a me non vidi altro che le sue gambe lunghissime ed il suo meraviglioso scoscio, che dal basso si poteva ammirare in tutta la superba e conturbante provocazione.
Da dove mi trovavo potevo chiaramente scorgere le fattezze dei glutei e le mutandine nere che coprivano la figa e si ficcavano nella fenditura del culo. Era una visione da infarto. Si allontanò e dall’armadietto prese la scopa.
Ogni volta che passava accanto all’auto era difficile evitare di ammirare quel panorama straordinario.
Alcuni minuti dopo, terminate le pulizie dei locali, la sua candida voce straniera mi avvertiva che il caffé era pronto.

‘Papà! Vieni il caffé è pronto!

Come sempre, quella voce, dal forte accento straniero, mi faceva sciogliere come il burro. La raggiunsi con i pensieri in subbuglio, che vagavano ancora tra le sue conturbanti cosce.
Mi accolse con un sorriso e con un gesto delicato versò la nera bevanda nelle tazzine.

Mi sedetti e dopo aver gustato il caffè si accomodò, con mio grande imbarazzo, sulle ginocchia. Per fortuna che la rigidità del cazzo nel frattempo si era ridotta.

In quelle condizioni iniziammo a parlare di tante cose. Di Iya e del lavoro. Poi mi confidò che desiderava avere un altro figlio. Il tono della voce però tradiva una velata preoccupazione.

‘Sei preoccupata?
‘Si, l’idea del figlio è mia, mentre Carlo è contrario!
‘Un figlio adesso? Se consideri che Iya è ancora piccolina! Non avrebbe torto!
‘Lo so! Ma non voglio che tra lei ed il fratellino ci siano troppi anni di differenza!

Mentre l’ascoltavo, con movimenti meccanici facevo scivolare le mani lungo i fianchi. Una volta non mi faceva nessun effetto averla seduta sulle gambe, ma da qualche tempo, era sufficiente osservarla per destare in me un desiderio incontrollabile, che si trasformava subito in una erezione dolorosa. Come era successo poco prima.

In quel frangente, ascoltavo la sua voce ed attraverso il tatto percepivo la tonicità del suo giovane fisico, il calore e le vibrazioni vigorose delle sue membra.

Ad un certo punto la sua voce subì un cambiamento di tono, balbettava, come se fosse impacciata, direi turbata.

Mi destai subito dai pensieri, ed intuendo la causa di quel cambiamento repentino provai una sensazione di immenso imbarazzo.
Come al solito mi ero lasciato andare in fantasie erotiche che la riguardavano, e non mi ero curato del fatto che lei stesse seduta sulle mie ginocchia. Tali fantasie erotiche vennero somatizzate dal cazzo che, diventando duro e palpitante, iniziò a spingere in modo insolente tra le sue natiche.

Lei deve aver percepito quell’impeto naturale, ed dal tremore del suo corpo percepivo già uno stato di agitazione.

Davanti a quella reazione mi sentì impacciato e divenni rosso dalla vergogna. Non osavo alzare lo sguardo per timore di dovermi giustificare, perché ero costernato per quanto era successo. tuttavia qualcosa dovevo fare

‘Anastasiya! Scusami! Non so cosa mi sia preso!

Mentre le stavo chiedendo scusa, le spinsi leggermente la schiena per aiutarla ad alzarsi.
La mano stranamente urtò contro un muro di resistenza, perché lei non si mosse di un solo centimetro.

Le fissai gli occhi azzurri. Il suo sguardo era lucido e palesemente eccitato. Avvertivo i fremiti del suo corpo, come se fosse stato esposto ad una folata di vento gelido.
Nell’ufficio calò un silenzio innaturale. Il suo petto si muoveva velocemente come se le mancasse l’aria. Cercavo di interpretare quei segnali.

La sua reazione inaudita, comunque, iniziò a turbarmi.
Mentre, il cazzo, duro come la roccia, stimolato dalla pressione del suo morbido culo, continuava a palpitare senza alcun ritegno, premendo spavaldo contro le boriose natiche.

Lei era perfettamente consapevole che quei moti convulsi del nerbo erano la manifestazione oscena dei miei pensieri, un desiderio libidinoso che pulsava al ritmo impazzito del cuore e del respiro affannoso.

All’improvviso notai le labbra della sua bocca che si increspavano, come se volesse dire qualcosa.

Rimasi un pò perplesso, poiché non sapevo come interpretare quel gesto, alla fine, in cuor mio, finsi di consideralo come un esplicito consenso al mio ardore.

Così, in pieno subbuglio ormonale, stravolto dal desiderio di quel giovane corpo, con i sensi stravolti ed incontrollati, decisi di osare quello che fino ad allora ritenevo una chimera, un sogno impossibile, quindi posai una mano su un ginocchio, poi, in mancanza di reazioni negative, la feci scivolare verso l’interno coscia.

Quel contatto la fece sussultare, mentre le gambe bloccarono la mano, imprigionandola in mezzo alle cosce.
Restai in silenzio, ma da come respirava ed ansimava, si capiva le forti emozioni che stava provando, e che quel contatto improvviso le piaceva perché percepivo il tremore del suo corpo e vedevo il suo petto ansare come se le mancasse il respiro.
Allora mi feci più spavaldo e cominciai a lisciare le cosce a pieni mani, e sull’onda dell’entusiasmo le afferrai un seno, impastandola come un panetto di pizza.

Qualsiasi dubbio oramai era completamente sciolto: Le sue difese morali erano completamente annullate ed il suo corpo si era reso disponibile per l’inferno.

Consapevole di quella certezza, continuai a muovere il cazzo spingendolo allegramente tra i morbidi glutei. Ero come impazzito, ora le mie mani senza controllo, seguendo l’istinto della bramosia che incendiava la mi anima, scivolavano su tutto il suo corpo e quel movimento convulso alimentava una gran voglia di scopare quel giglio di bontà.

Il vestito venne sollevato oltre i fianchi, esponendo in piena vista il meraviglioso scoscio, era una visione celestiale, provocante e sensuale.

Lentamente, mentre le stavo palpando le protuberanze vaginali, lei, già sconvolta dal delirio dei sensi, per facilitare il compito della mano, divaricò completamente le gambe; esibendo le mutandine nere che si perdevano allegramente tra le natiche abbondanti.
Ne approfittai subito, e chiudendo il palmo a coppa, continuai ad impastare con più forza la figa, come se fosse argilla fresca. La stoffa era completamente umida, ed i suoi umori stavano già impregnando le dita.

‘mmmmmmm!

Il suo sospiro si levò nell’ufficio come un suono liberatorio.

D’istinto avvicinai la bocca alla sua, fino a sfiorare le labbra.
Fu lei ad aprire le labbra, investendomi con il dolce palato. Non appena avverti il calore delle sua morbida bocca fui colto da una scossa di adrenalina e la penetrai profondamente con lingua fino ad intrecciarla alla sua.

Ormai il dado era stata tratto. La mia audacia aumentava sempre di più, come le rapidi di un fiume in piena, e proseguendo in quello impeto libidinoso le infialai la mano dentro le mutandine di cotone, ghermendo la pelle nuda della figa e delle fenditure molli delle labbra interne.

Le dita penetrarono nelle carne viva, scoprendo che era completamente bagnata, infatti gli umori, secreti in abbondanza, impregnarono subito le dita della mano.

Hoooooo! Mmmmmm! Siiiii!

Mentre le muovevo dentro la vagina, i sospiri crescevano di intensità disperdendosi nell’ufficio come un canto di sirena.
Toccare quel giovane giglio era come respirare aria divina, mi sconvolgeva i sensi e mi trasmetteva un’energia straordinaria.
Era giunta l’ora di liberare la figa dalla prigionia di quel indumento scomodo. Così afferrai l’elastico delle mutandine e le tirai via. Lei inarcò il culo e muovendo le anche mi aiutò a sfilarle.
Finalmente era nuda, ora potevo vedere la sua fica boriosa, che fino ad allora avevo solo immaginato e bramato come un dannato dell’inferno.

Dio mi sembrava di morire. La pelle era liscia e tonica, le labbra esterne erano voluminose, mentre quelle interne spuntavano appena. Esaltato da quel miracolo della natura, cominciai ad incalzare il clitoride, mentre alcune dite sprofondarono felicemente dentro la carne viva della vagina.

Hooooooo mmmmmm è Belloooooooooo

Il movimento della mano in mezzo alle cosce la stava facendo impazzire, più insistevo e più ansimava frenetica, fino a tal punto che per placare quel turbinio di piaceri calcò la bocca alla mia, baciandomi con una passione incredibile, fino a togliermi il respiro.

I suo occhi azzurri, eccitati, mi fissava con una intensità tale da farmi venire i brividi alla schiena:

‘Voglio vedere il tuo cazzo!

Quella richiesta andava soddisfatta subito. Mi alzai in piedi, lei si inginocchiò davanti a me, in attesa del miracolo.
Dopo alcuni secondi i calzoni si abbatterono attorno alle mie caviglie, seguite a ruota dalle mutande, ed infine mi ritrovai nudo, con un imponente erezione che puntava solenne contro il suo muso.

Appena vide il cazzo i suoi occhi si illuminarono e le labbra carnose lo agguantarono avide, come una morsa.
Nello stesso istante iniziò ad accarezzare il fallo, facendo scivolare dolcemente la pelle tesa sulla mossa spugnosa e dura.
Il tocco delle sue mani mi dava una sensazione da brivido, e tale da farmi increspare la pelle.
La delicatezza con cui manovrava il nerbo mi faceva venire le vertigini, come se stessi viaggiando a velocità folle sulle montagne russe.

Anche lei era presa dall’entusiasmo di quel momento straordinario; infatti la sua bocca si dimostro famelica e la lingua seguiva il profilo della cappella e la lunghezza dell’asta, ingoiando e succhiando il glande con maestria.

Era molto brava a stimolare il cazzo ed i coglioni, si capiva che il suo impegno era tutto profuso a farmi godere con la sua bocca calda ed accogliente, quindi prese a scivolare avanti ed indietro, mantenendo un ritmo veloce, ingollando la cappella fino in fondo alla gola.

‘Hoooo! Mmmm! Accidenti! Sei un diavolo!

Mi venne naturale muovere il bacino. Era incredibile stavo scopando nella sua bocca. Era una sensazione nuova, che stavo sperimentando per la prima volta. La tenevo ferma dai capelli, spingendo velocemente il cazzo dentro quella calda caverna, fino in fondo alla gola. Quel movimento veloce costringeva i coglioni sbattere in modo vigoroso contro il mento. Alcune volte ho dovuto fermarmi per lasciarla respirare e farle sputare i conati di vomito e di saliva

Successivamente la feci sedere sulla scrivania, con le gambe spalancate. Poi mi abbassai in mezzo alle cosce tuffandomi con la bocca tra le fenditure della figa. La fragranza di quella giovane figa mi inebriò le narici, facendomi fremere come un leone.
Eccitato da quello odore forte, iniziai a leccare e succhiare avido le piccole labbra ed il clitoride, gustandomi il profumo eccitante degli umori:

Hooooo ! è bellissimooooooooo! Siii! (in russo)

Mi eccitava sentirla ansimare nella sua lingua di origine. Non capivo cosa stesse dicendo. Ma dal tono delle parole intuivo che le piaceva e che stava godendo immensamente. Aveva gli occhi spalancati e la bocca contratta e l’espressione del volto mi faceva capire che era in pieno estasi dei sensi.

‘hooooo! Lo voglio dentroooo Prendimiiiii! (in russo)
‘Non capisco! Cosai hai detto?
‘Chiavami! ti pregoooo!

Oddio, quella richiesta fatta in quella maniera. Mi face morire.
La stangona slava andava soddisfatta immediatamente.
Mi sembrava di sognare mentre osservavo la sua figa arrossata dall’azione della mia bocca, che luccicava in mezzo alle gambe spalancate. Quella posizione mi face bramare come un vecchio caprone.
Era bellissima e vederla li, trepidante in attesa del mio cazzo, mi dava una sensazione da brivido e sembrava di toccare il cielo con un dito.
Così, in piena euforia mi avvicinai tra le sue cosce aperte, impugnando il cazzo come una mazza. Prima di penetrarla le stuzzicai la figa strusciando il glande tra le pieghe delle labbra.

Hoooo! Daiiii ora! Ti prego chiavami!

Quando il grosso bulbo si insinuò tra le piccole labbra, diedi una spinta possente, e finalmente, come avevo sognato tante volte, mi trovai a varcare la soglia del paradiso, del piacere proibito dell’inferno terreno.
Vedere il cazzo che scompariva dentro la sua calda figa mi dette una gioia immensa.

Le pareti vaginali erano come una fucina bollente che avvolsero il cazzo come una calda coperta termica, l’entusiasmo era alle stelle e le ginocchia quasi stavano per cedere dalla gioia di trovarmi dentro quella nicchia di piacere, che avevo desideravo da tanto tempo, e che mi avevano fatto patire le sofferenze dell’inferno.
Mi sentivo pienamente soddisfatto. Il mio sogno si stava realizzando. Alle soglie dei cinquanta anni stavo rivivendo le stesse emozioni di quando era ragazzino. Anastasiya mi stava regalando l’entusiasmo giovanile, l’ultima botta di vita.

Quei pensieri mi avevano eccitato come un ariete in calore, così iniziai a spingere profondamente dentro di lei, mentre la tenevo le gambe sospesa in aria, con il culo che sporgeva dalla scrivania.
Le gambe di Anastasiya erano appoggiate sulle mie spalle, mentre muovevo il bacino tra le cosce aperte penetrandola profondamente.
Ogni affondo era possente e devastante. I coglioni seguivano quel moto convulso e sbattevano violentemente contro l’osso pelvica..

‘Hoooo sei divinooooo mmmmm! (in russo)
‘Non capiscoooo cosaaa diciiii mmm ti piace il mio cazzo?
‘Siiiiiiiiiiiiiiiiiiiii è magnificooooooo mmmm mi fa impazzireeeee!

Dopo alcuni colpi la girai a pecorina. Dio santissimo che spettacolo da infarto.
In quella posizione offriva uno immagina strabiliante. Non potevo credere ai miei occhi. Una scena del genere, se fossi stato un cardiopatico, mi avrebbe ucciso all’istante.
Il culo era in carne e rotondo come il fondo di una pera, la nicchia della figa sembrava incastonata nello scoscio, la pelle delle natiche era bianca come la neve e liscia come la superficie di una pesca. Affondai gli artigli su quella candida e soffice cute, accarezzandola con una cupidigia tale da farmi sbavare come un cane in calore.
Eccitato da quello spettacolo mozzafiato, senza esitare, le infilai il cazzo nella calda ed accogliente vulva vaginale. Appena avverti il caldo infernale delle pareti vaginali presi a spingere il bacino ed il cazzo iniziò nuovamente a scivolare veloce dentro di lei, in profondità, mentre i coglioni continuavano a sbattere sulla zona pubica.

Il suo corpo massiccio e longilineo, era preda delle mie mani libidinose, lo toccavo da per tutto, impastandole le grosse mammelle come un vero selvaggio.

Ero preso dalla avidità di quel fisico atletico, ed avrei fatto qualunque cosa per farla godere come nessuna aveva mai fatto prima. Ad un tratto, mentre la stavo chiavando a pecorina, iniziai a prenderla a schiaffi sul culo.

‘Siiiii Mi piaceeee groooooggg godooooooooooo! O sto godendolo mmmmm!
Mmm monellaaaaa ! tieeeeeeeee monellaaaaaa mmmm

I rumori secchi delle sberle sul culo cominciarono a risuonare nella stanza, accordandosi divinamente con le urla di piacere di Anastasiya.

Il dolore provocato dagli schiaffi sulle natiche ed il piacere che stava provando dal movimento veloce del cazzo dentro di lei, si combinarono in una miscela erotica esplosiva:

‘MMMMMMm vengoooooooooooooooo

Stavolta si era espressa in italiano. Ma quello che disse lo stavo già percependo direttamente dagli spasmi delle pareti vaginali, che si contorcevano attorno al cazzo.
Dopo alcuni minuti, un liquido biancastro cominciò a fuoriuscire dalla figa sconquassata dall’orgasmo. Il mio pelo pubico fu completamente impregnato di quel latte colloso, ed il cazzo sembrava che scivolasse più veloce, immergendosi profondamente in quella crema appiccicosa e spessa.

Appena i conati di sborra si fecero sentire, inizia a pompare con maggiore furore.
Quello sforzo maggiore e frenetico suscitarono veri e propri ululati di piacere, che rimbalzavano sulle pareti dell’ufficio e nell’officina meccanica, come il rombo di fuochi d’artificio. Era l’apoteosi dei sensi che coronava quella magnifica scopata, come la ciliegina sulla torta.

Infine l’afferrai dai fianchi e, dopo avere dato alcuni colpi possenti e penetranti.

‘Dentro vienimi dentroooooo mmmmmm!

Mi sembrò naturale accontentarla. Mi incollai al suo culo pressando il cazzo profondamente dentro di lei, infine svuotai i coglioni. Fiotti di sperma calda si riversarono dentro il suo grembo.

Quel giorno segnò l’inizio della nostra storia d’amore e di passione. Ogni occasione era buona per scopare. Il mattino, il pomeriggio, la notte in cucina mentre tutti dormivano. Era diventata la mia ossessione, non poteva più fare a meno di lei.

Quando restò incinta mi disse che il figlio era mio.

Nel gennaio del 1990 nacque Irina, concepita dal mio seme.

Nel natale del 1991, Carlo ed Anastasiya tramite un agenzia di viaggi, organizzarono una vacanza alle Bermuda. Per l’occasione prenotarono il viaggio presso una compagnia aerea straniera, che praticava prezzi vantaggiosi.

L’aereo su cui viaggiavano purtroppo si inabissò nell’oceano atlantico.

La perdita di Anastasiya ha significato la fine di una splendida storia d’amore e di passione. Quel giorno non persi solo l’amore ma anche la vita. Non riuscivo a più darmi una ragione di quanto era successo. Per alcuni mesi mi chiusi in un doloroso silenzio, rifiutando qualsiasi conforto.
Il tempo è la migliore medicina.. Le figlie crescono e mi compiaccio che Iya somigli moltissimo alla madre
Continua.

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