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Racconti erotici sull'Incesto

La prima volta con la cugina

By 7 Maggio 2010Dicembre 16th, 2019No Comments

C’è sempre una prima volta.
Quella vecchia signora che incontro ogni mattina, sulla strada che porta al mio ufficio, che, sotto il peso degli anni, si muove lentamente in compagnia di un piccolo cane, e porta sul fianco una grossa borsa, certamente sarà stata una giovane donna, un’adolescente. Eppure, la sua pelle raggrinzita rende impossibile immaginare che quelle rughe una volta siano state lisce e vellutate come la superficie di una pesca.
Anche lei avrà avuto una prima volta. Il primo giorno di scuola, il primo bacio, la prima scopata.
Quei momenti sono custoditi nella sua memoria come esperienze uniche ed indimenticabili, perché le volte successive non sono state simili alla prima.

All’epoca avevo 14 anni, le vacanze estive erano iniziate da due settimane circa. Vivevo in un casolare di campagna. Una sorta di casa colonica, costruita al tempo del fascio. Il caseggiato, oltre alla mia famiglia, accoglieva anche quella di mio zio. Era difficile distinguere le due famiglie, poiché vivevamo in perfetta simbiosi.
L’abitazione, seppure separate in due appartamenti, aveva il solaio in comune.
Quell’estate stavo iniziando a strimpellare le prime note su una vecchia chitarra, comprata al mercatino dell’usato.
Lo strumento non era un granché, ma, in quel momento, rappresentava una soluzione vitale per combattere la noia, che, altrimenti, avrebbe caratterizzato quella calda estate.
I tre fratelli maggiori ed i quattro cugini mi avevano costretto ad esercitarmi nel solaio, perché non sopportavano il casino che facevo con quello strumento infernale.
Diversamente da loro, non amavo la vita dell’oratorio. Il parroco era pedante e cercava di tenerci impegnati in attività ludiche stupide e alquanto infantili. Insomma, ho preso la distanza dagli altri facendo vita solitaria, come il nostro grande poeta Leopardi.
Non ero sempre da solo; per fortuna c’era anche Sara, la mia cugina preferita. Era una ragazza estroversa e sempre solare. Spesse volte mi raggiungeva nel solaio, perché le piaceva cantare le canzoni di Battisti.
Per fare cosa gradita, imparai in fretta le note delle canzoni più famose; così, insieme, potevamo cimentarci a squarciagola in un coro assordante.
All’epoca lei aveva 18 anni. Era una ragazza molto bella e sensibile. Aveva capelli neri corvino, occhi verdi e pelle candida come la neve, ed ero perdutamente innamorato di lei.
Purtroppo era anche fidanzata. Questo, in ogni modo, non rappresentava un ostacolo per il mio cuore, che era maledettamente cotto di lei, per questo motivo odiavo quello stronzo che le ronzava sempre attorno.
La soffitta era diventata il ricettacolo dei vecchi mobili in disuso. Tra questi c’erano due vecchie poltrone ed un divano.
Sara, in quell’estate afosa, doveva affrontare gli esami di maturità, perciò era perennemente attaccata ai libri.
Spesse volte arrivava con passo felpato alle mie spalle, tenendo in mano i grossi tomi, e quando tentavo di alzarmi per lasciarle il locale, lei, sorridente mi chiedeva di restare, incitandomi a continuare a strimpellare le corde della chitarra. Si allungava con disinvoltura sul divano, ed incrociando le gambe si concentrava nella lettura.
Il caldo era insopportabile, e spesse volte, senza alcun imbarazzo, in considerazione del rapporto di parentela che ci legava, si presentava in costume da bagno e/ o addirittura in mutande e reggiseno.
Per me quei momenti diventavano un vero e proprio inferno. Le mie mani vagano sulle corde della chitarra senza alcuna logica, giacché la mente era totalmente stordita dalla visione del suo corpo, che stava adagiato magnificamente sul divano in posizioni superbe, stimolando la passione morbosa dei miei sensi.
Turbato inventavo mille scuse per sottrarmi da quell’incanto. Finivo di solito per andare a rinchiudermi nel bagno dove mi cimentavo in poderose seghe, dedicate alla mia bellissima e conturbante cugina.
I desideri che si ritengono irrealizzabili, a volte, si realizzano inaspettatamente senza alcuna fatica.
Un pomeriggio, molto afoso, simile ai precedenti, mentre ero nel solaio, impegnato a strimpellare sulla vecchia chitarra, la mia attenzione fu destata da urla disumane provenienti dal cortile.
Mi precipitai alla finestra e notai Sara, arrabbiata, che stava strattonando violentemente il suo ragazzo.
Lui non reagiva, evitando il suo sguardo. Ad un certo punto lui sale in macchina ed avvia il motore, e mentre fugge Sara raccoglie una pietra e la scaglia colpendo il cofano. Il sasso rimbalza e finisce sul lato della strada. Era la prima volta che vedevo mia cugina incazzata come una furia. Devo ammettere di essermi impressionato moltissimo.
Sara, alcuni minuti dopo, raggiunge il solaio. Il suo viso è ancora cupo e non mi degna d’alcun sguardo, mi passa sui piedi e si butta sul divano con la faccia in giu.
Il volto era completamente immerso nelle braccia incrociate. In quel momento non sapevo cosa fare, anzi ero molto intimorito, quasi spaventato.
Ad un tratto provai compassione per lei. La sentivo singhiozzare. Così, facendomi forza, decisi di avvicinarmi a lei. M’inginocchiai al lato del divano e, accarezzandole il capo, le sussurrai parole dolci, con voce commossa dall’emozione.
In quegli istanti drammatici non potei fare a meno di osservarla attentamente, e notai che il suo sedere rotondo, in tutta la sua superba sensualità, si svelava sotto i miei occhi. Subito ebbi come reazione, come se un forte scossone mi percosse la schiena.
Davanti a quella visione, come prima effetto, ebbi una poderosa erezione del cazzo che oscenamente aveva ingrossato l’inguine.
In quegli istanti, il tepore del suo corpo di donna adulta mi turbava fortemente, facendomi tremare come una foglia. Era la prima volta che mi accostavo ad una donna con tanto desiderio in corpo. Ero un adolescente e non riuscivo a controllare la reazione del mio corpo. Le emozioni che stavo provando erano inaudite, ma straordinariamente piacevoli.
Sara si volse verso me, aveva gli occhi ancora bagnati dalle lacrime; mi guardò per un attimo, poi mi attiro a se, stringendomi in un forte abbraccio.
Improvvisamente mi trovai con il viso immerso nei suoi capelli e le labbra a contatto con il suo collo.
Rimasi stordito dal profumo e folgorato dalla fragranza femminile di quel corpo rotondo e sinuoso.
Iniziai a stringere forte e ad accarezzare la schiena. Ad un tratto, inconsapevolmente, mi trovai con una mano che vagava all’interno del suo scoscio.
Immediatamente percepì il calore della pelle ed il tepore che emanava la figa, attraverso la sottile stoffa delle mutandine.
Dio mio, ero dannatamente eccitato, e non mi rendevo conto di quello che stavo facendo.
Continuai ad accarezzarla senza aspettare il suo consenso, con il palmo della mano iniziai a sfiorare la protuberanza delle labbra vaginali, che si percepiva da sotto la lieve stoffa delle mutandine, avvertendo sensazioni inaudite. Mi sembrava di toccare il cielo.
D’istinto, cominciai a baciarle il collo. Lei non disse ancora nulla, lasciandomi fare tutto quello che la mente suggeriva.
‘Mario’ fermati.. mi stai soffocando!
Quelle parole mi gelarono il sangue ed il respiro si fermo alla gola. Poi ripresi a respirare regolarmente quando mi disse, con voce rotta dal desiderio
‘Aspetta! Non si fa così, mi sembri un lupo famelico!
In effetti, mi ero buttato sopra di lei come un leone, e le mani sembravano quelle di un belva affamata che si accaniva sulla preda senza lasciarle scampo.
Sorridente aggiunse:
‘Ei cuginetto! sei terribile, hai fatto venire voglia anche me! Siediti sul divano!
Mi sedetti al suo posto. Lei si inginocchiò al mio cospetto, mi accarezzò le gambe e prese a sbottonarmi i pantaloni. Dopo averli sfilati, cominciò a palparmi le mutande, in corrispondenza del cazzo.
‘Caspita! Sei così giovane ma dotato! Fai vedere cosa c’è qui sotto?
Così dicendo, mi abbassò le mutande fino a metà coscia.
I suoi occhi sgranati osservano curiosi. Il silenzio venne rotto dalla sue parole:
‘Azz’ E’ proprio quello che ci vuole per rendere la pariglia a quello stronzo!
Mi fissò il cazzo mordendosi le labbra. Anche lei era eccitata come me. Però lei, diversamente da me, aveva già avuto esperienze con il suo ragazzo. Ci sapeva fare. Così, con mani delicate, cominciò a muoverle con dolcezza, senza stringere forte, per tutta la lunghezza del nerbo.
Poi, afferrandolo saldamente, fece scivolare veloce la pelle sulla massa dura, iniziando una lenta e sublime sega.
Quel contatto diretto mi diede un forte brivido alla schiena. Quel nuovo modi di provare piacere era incontenibile, ed il corpo, non ancora abituato a quelle forti sensazioni, tremava come un fuscello.
‘Mario! Tremi tutto! E’ la prima volta?
‘Si!
Quel ‘si’ sembrò scatenare la sua libidine. Il suo sguardo rifletteva una morbosità incredibile. Era dannatamente eccitata dall’idea di iniziarmi ai piaceri della carne.
Vidi la sua bocca carnosa aprirsi e posarsi lentamente sulla cappelle rossa e lucida come una biglia di vetro, accogliendola interamente dentro di se; poi continuò ad ingoiare fino a farmi toccare il fondo della gola.
La sua lingua ogni tanto, seguendo il profilo delle nervatura scivolava delicatamente lungo l’asta fino a lambire i coglioni.
Dio mio, mi sembrava di svenire. Il caldo avvolgente della sua bocca sembrava un vortice ardente.
Stavo per abbandonarmi al piacere suscitato da quel sublime pompino, quando avverto il freddo dell’aria, aveva interrotto bruscamente il contatto con la sua bocca.
Sara, conscio della mia inesperienza, forse, aveva colto i primi segni di godimento suscitato dal pompino che, se fosse proseguito, sarebbe sfociato inesorabilmente in una precoce sborrata.
Non capivo cosa avesse in mente fino a quando, in piedi davanti ai miei occhi, iniziò a spogliarsi, muovendosi sinuosamente come se stesse seguendo un motivo musicale che solo lei poteva sentiva.
La camicetta, sbottonata lentamente, cadeva ai suoi piedi. La gonna, aperta su un fianco, costretto dalla forza di gravità, scivolò lungo le gambe, sino alle sottili caviglie.
Stessa sorte toccò al reggiseno, che svelò un seno superbo, seguì poi l’indumento che rivelò, per la prima volta ai miei occhi, il santuario che da quel giorno divenne la fisima dei miei pensieri.
La figa, coperta da un folto pelo nero e riccio, si materializzò come d’incanto davanti al mio naso.
Sara si allontanò da me ed andò a sedersi sulla poltrona di fronte; aprendo le gambe mi fece segno di avvicinarmi a lei. Dio quanto era bella.
Io, con tutta la titubanza di un adolescente, mi avvicinai a lei, come si fa a scuola davanti ad un insegnante, imbarazzato, col cazzo che oscenamente sporgeva dal grembo, duro come l’acciaio.
‘Vieni! Inginocchiati davanti a me!
Da buono scolaretto eseguì alla lettera il suo comando.
‘Guarda! Ti piace?
‘Si!
Mi trovai a stretto contatto con la passera di Sara. Potei vedere finalmente com’era fatta. Scoprì con sorpresa che non era come l’avevo di solito immaginata, visto che ai miei tempi era assai difficile procurarsi una rivista porno.
Un botticino sulla sommità, due labbra frastagliate sporgevano fra due spesse prominenze coperte di peli, al centro si scorgeva la carne viva, color rosa, che luccicava come se fosse stata unta da una sostanza oleosa.
‘Dai! leccala!’
Quell’invito sembrava assurdo invece, tutto sommato mi sembrò un desiderio naturale, perché percepivo dentro di me un forte istinto a baciarla, e non mi dispiaceva affatto. Così appoggiai le labbra al centro di quella nicchia di piacere.
Fui subito investito da una forte fragranza che non era cattiva, anzi scombussolava i sensi stimolando ulteriormente la voglia.
Stordito da quel contatto, mi ritrovai con la bocca immersa in quella morbida peluria, completamente unta dagli umori vaginali inebrianti.
Ansante e con i brividi lungo tutta la schiena, attingevo a quella fonte di delizie come un drogato, senza pormi alcun limite.
Sara rispondeva a quello sprono di sensi, e dimostrando di gradire quel tocco con la lingua, si dimenava con i fianchi in modo serpentino.
Ad un tratto, strinse le cosce, mi afferrò il viso, costringendomi a fissarla negli occhi. Il suo sguardo, lucido, lasciava trasparire quelle che provava in quel momento, una bramosia incontenibile.
Con voce rotta dal godimento:
‘Vieni! Avvicinati con il cazzo!
Era giunto il momento del battesimo del fuoco. Tremavo all’idea di varcare quella soglia di piacere. Fu lei a guidarmi.
Prese il cazzo con una mano, puntò la cappella contro l’ingresso della figa e, lentamente, avvicinando il bacino, lo fece entrare interamente dentro di se.
Avvertii subito una dolce sensazione di caldo.
Ebbi l’impressione di aver immerso il cazzo in una stretta morsa infuocata. Era dannatamente piacevole.
‘Dai’ adesso muoviti dentro di me e fottimi forte!
Non me lo feci ripetere una seconda volta.
Dando sfogo alla mia passione, l’afferrai dalle natiche e, puntando le ginocchia sul bordo della poltrona, iniziai a pompare dentro quel tabernacolo di piacere.
Ad un tratto le labbra della sua bocca si avvicinarono alle mie, ed unendosi avvertì la sua lingua che cercava il contatto con la mia. Avevo sentito alcuni amici parlare dei baci e delle sensazioni che davano; ma quello mi sembrava qualcosa di indescrivibile. Le bocche si cercavano con frenesia, ci misi pochi istanti a capire che dovevo essere io a condurre la danza delle lingue.
Mi sembrava di sognare, stavo realizzando un desiderio che fino a pochi istanti primi sembrava una vera utopia: scoparmi Sara.
Eppure avvertivo il suo corpo fremente sotto il mio, che si agitava, e vedevo il mio cazzo fagocitato dalla sua fica, che pulsava stringendosi come una morsa. Temevo di svegliarmi, come sempre, nel mio letto, con le mutande sporche di sperma.
Le unghia della sue mani mi riportarono alla realtà. Non c’era alcun dubbio. Io ero la, nel solaio e stavo scopando con lei. Consapevole che era tutto vero, preso dalla frenesia del piacere che provavo e stavo dando, strinsi i fianchi di Sara ed accelerai il ritmo degli affondi fino a raggiungere una perfetta sintonia con i suoi movimenti. Fu in quel momento che mi resi conto che Sara stava ansimando di piacere, i singulti di gioia che emetteva sembravano una cantilena cacofonica, che aleggiavano nel solaio, come il canto di una sirena.
Le sue gambe erano aperte e si innalzavano spalancate verso l’alto, come due torri, permettendomi di insinuarmi ancora di più dentro il suo corpo, abbracciato dalle sue bellissime cosce.
La titubanza adolescenziale sparì quasi subito. Dopo alcuni colpi assestati con un ritmo crescendo e senza interruzione, divenni più spavaldo.
Mi resi conto che Sara era completamente in mio potere. Ero io che le stavo dando il piacere e no quello stronzo del suo ragazzo.
L’amore che sentivo per lei, si era trasformato in una furia della natura ed avvertivo i fremiti di quel corpo sotto di me, ed io, parimenti, fremevo all’unisono con lei.
Il cazzo, proiezione della mia mente, spariva nel vello riccio della peluria vaginale ad una velocità incredibile, desiderando di penetrare interamente dentro di lei; volevo che una parte di me si fondesse con lei.
‘Cazzo! Esci subito!
Dopo quella frase seguì una poderosa sborrata che si sparse sul suo ventre.
Lei, presa dalla frenesia dei sensi, con il palmo della mano si cosparse il seno con il liquido seminale e, con ingordigia, si leccò avida le dita. Dopo una pausa che sembrava infinita:
‘Ei! Cuginetto! Sei stato straordinario! Penso che sarà una estate di fuoco! hahahah

Fu la mia prima volta, di quell’estate indimenticabile.

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