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Racconti erotici sull'Incesto

LA ROULOTTE

By 20 Aprile 2009Dicembre 16th, 2019No Comments

LA ROULOTTE

Primavera inoltrata, quasi estate.
Tra poco tutta la famiglia ricomincerà ad utilizzare la roulotte per l’estate. L’inverno è sistemata in un campeggio vicino alla città, al mare, inabitata ufficialmente, ma comoda per…… incontri particolari.
Mi presento: sono Roberta, ho 38 anni, da 20 anni sposata con Andrea, buon marito, mite e fedele, e buon padre, ma più grande di me di 20 anni. L’ho sposato a 18 anni per il senso di sicurezza che sapeva darmi e per fuggire dal piccolo paesino della Lucania dove non riuscivo più a resistere. Con lui ho conosciuto il mondo, la tranquillità economica e la gioia di una famiglia tutta mia, dopo la nascita di Marco, il nostro unico adorato figlio, oggi sedicenne. Con Andrea il sesso non è più un gran chè da molti anni. Anzi, per il vero,dopo un inizio scoppiettante e intenso, ma forse solo perché era il mio primo vero uomo e sosteneva con entusiasmo le mie insaziabili curiosità sessuali, e dopo aver voluto violare la verginità di ogni mio orificio e apprezzarne il potenziale di piacere, con la gravidanza il nostro incontrarci fusi in un unico letto si ridusse progressivamente a qualche volta la settimana prima, poi qualche volta a mese. Non che non mi piaccia molto, intendiamoci, a letto è sempre stato un gran maestro, porco il giusto, molto abile a farmi godere un numero infinito di volte, in modi sempre diversi, utilizzando ogni centimetro ed ogni anfratto del mio corpo per darci il massimo del piacere. Il fatto è che a me la qualità, anche elevata, non basta: mi serve anche la quantità, a me piace farlo spesso, molto spesso, troppo spesso. Sono fatta così! E quindi col tempo ho capito che dovevo integrare il sesso domestico di qualità con qualche altra somministrazione extra.
Bionda, alta 167 cm, magra, occhi verdi. Non sono una superbella, ma agli uomini, con la mia seconda di reggiseno (quando lo porto) e il mio culetto piccolo e sollevato, piaccio parecchio e così, in una grande città, non è difficile trovare l’avventura di qualche giorno, che permetta di affievolire i tormenti che la mia fichetta mi dona dopo un paio di giorni dall’ultima strapazzata. La nostra passione mai sopita per il campeggio, poi, è risultata provvidenziale nel fornirmi un comodo pied-a-terre per i miei incontri focosi.
Una settimana fa ho deciso che era arrivato il momento di risistemare la roulotte per la famiglia in previsione della ormai prossima bella stagione, di ripulire e cancellare ogni segno che potesse far sospettare qualsiasi cosa sul suo uso invernale. E così, spensieratamente, approfittando di un giorno di vacanza a scuola in una bella giornata di caldo sole di maggio, mi carico Marco sulla Punto e andiamo a ripulire la roulotte.
Qualche segnale di allarme si manifesta presto appena arrivati, con la sorpresa di Marco che non si spiega come non ritrovi le cose lasciate nello stesso ordine della fine dell’estate scorsa, ma sia pure con crescente preoccupazione, riesco a convincerlo di sbagliarsi, o almeno così credo, finchè “Mamma, ma questo non è l’accendino che ti ha regalato papà per il tuo compleanno il mese scorso?”… ecco dove è finito! Lo devo avere dimenticato la settimana scorsa, quando sono venuta qui con quel compagno di Marco: bello, con i suoi 17 anni mi ha stravolto; con tutti quegli ormoni in subbuglio non gli bastava mai. Mi ha scopata un numero incalcolabile di volte e l’ultima, già pronti per venire via ha voluto che glielo leccassi, inginocchiata davanti a lui in piedi, sulla porta. “Ma no, non è il mio. Chissà chi è che l’ha scordato qui l’estate scorsa. Sai quanti ce ne sono in giro di uguali.” giustifico per l’ennesima volta, con un sensibile turbamento in più. “Mamma, guarda! Ma queste non sono mutandine da donna? Molto sexy!” Marco agita un paio di mie culottes rosa, trovate tra i cuscini del divano. Cazzo, quello stronzo dell’impiegato della compagnia di viaggi che me le ha chieste per ricordo dopo….e le ha scordate qui. E non era neanche un gran che! “Ma, Marco,…non so….saranno di Giuliana, la nipote di papà, quella che è venuta a trovarci l’estate scorsa. Ti ricordi? a te piaceva tanto” provo di distrarlo mentre cerco invano di impossessarmi del corpo del reato. Niente da fare. Marco sfugge e guardandole arrapato “No, non credo! Sono troppo piccole per Giuliana. Sembrano proprio tue….” “Mie? Ma che dici…. Sei impazzito?….Non è possibile….. saranno di qualcun’altra che le ha scordate…” sono nel marasma, sudo freddo, parlo troppo agitata e a voce troppo alta “adesso basta…. Andiamo via è tardi!” “Va be’, mamma, se lo dici tu….” Risponde con voce dubbiosa guardandomi strano “ma dai, già che siamo qui, finiamo di mettere in ordine tutte le cose. Rimettiamo TUTTO A POSTO, va bene , mamma?” Lo guardo con circospezione. Cosa intende dire? Forse ha capito qualche cosa? Ma no! Marco è così ingenuo, è ancora un bambino, cresciuto, quello sì, alto, muscoloso, bello, ma ancora un bambino! “Sei sicuro?” “Si, mamma, meglio che finiamo noi. Non si sa mai….” Sono sempre più in allerta “Cosa non si sa mai?” “No, voglio dire, non si sa mai che poi non ci sia più tempo per tornare a finire. Sarebbe un guaio dover venire per l’estate e trovare tutto in disordine, non credi?” E’ ironico, Marco, e poi mi guarda in un modo che non gli conosco: mi guarda come mi guardano di solito gli uomini! No, non è possibile, lui è mio figlio….certo anche per lui gli ormoni sono in ebollizione, a giudicare da come trovo le sue lenzuola la mattina! Ma mi sta guardando come si guarda una donna…. Mi imbarazza, non me lo aspettavo e….non mi dispiace,…. ma non so che fare. “Va bene, facciamo così, ma facciamo presto, però” e così finiamo di rassettare senza altri commenti, neanche quando, nonostante cercassi in ogni modo di nasconderlo, Marco nota il lenzuolo inequivocabilmente marcato dai residui dei miei molti incontri amorosi. Si limita a fissarmi in viso, mentre avvampo di imbarazzo, con un vago sorriso sulle labbra e nei grandi occhi neri un lampo di desiderio.
….Marco, Marcolino, ti prego, non lo fare: non desiderarmi in questo modo, sono la tua mamma….ma come mi è venuto in mente di portarlo…..ma come potevo pensare che fosse così cresciuto….
In fretta finiamo, chiudiamo tutto e sempre in silenzio torniamo a casa. Guido veloce, col terrore che possa farmi altre domande, con il fastidio di sentire tra le gambe le mutandine bagnate. Sì, sono tutta bagnata, come una ragazzina al suo primo vero appuntamento, ma perché? Sono così depravata da eccitarmi per mio figlio? Ma quello che mi guardava stamattina, che sottecchi continua anche adesso a squadrarmi non è il mio bambino,… è un uomo, e noto tra le sue gambe un bozzo inequivoco, mentre sento il suo sguardo che si poggia pesante sulle mie gambe nude, sul mio seno teso sotto la maglietta da cui spuntano i capezzoli duri. ….ma perché non mi sono messa il reggiseno stamattina….ma chi poteva pensare…. e sul mio collo!
Arriviamo a casa; Andrea ci aspetta e ha già sistemato la tavola per il pranzo. E’ sereno e allegro come sempre. Mi rifugio tra le sue braccia per salutarlo e cercare di calmare le mia confusione. Ma poi “Ciao! Sai, papà, siamo andati a sistemare la roulotte per l’estate” lo saluta Marco a voce alta mentre mi avvio in cucina….ma che fa?….mi palpa il sedere? Mi allontano in fretta e mi do da fare per il pranzo, mentre per fortuna i miei due uomini si siedono a tavola e chiacchierano di altro. Li ascolto con le antenne alzate, pronta ad intervenire ad ogni minimo accenno pericoloso: non posso lasciare naufragare così anni di attenta gestione della mia vita sessuale! Ma tutto scorre come deve senza intoppi e finalmente Andrea esce per tornare a lavorare e Marco si chiude in camera sua.
Finalmente sola, in camera mia posso cercare di mettere ordine nel tumulto dei pensieri di questa giornata. Nuda in bagno davanti allo specchio mi guardo…non sono niente male, però! Il seno piccolo è ben sostenuto e tonico; i capezzoli come due nocciole sono scuri e sensibili; non un filo di grasso sul torace, la pancia e i fianchi; poco pelo riccioluto sul pube, attentamente rifilato in un cespuglietto giusto sul monte di Venere al di sopra della vagina, liscia e morbida, con il clitoride appena affacciato alla sua sommità. Gambe sottili, ben disegnate, dritte e il sedere, quello sì, davvero carino, alto, piccolo, sodo.
Ho voglia!.
Mi accarezzo un seno ed immediatamente il capezzolo risponde ingrossandosi tra le mie dita. Mi bagno le dita in bocca e torno ad accarezzarmi, a torturare il nocciolo duro che sorge dalla mia tetta sinistra: so quanto mi piace, conosco i brividi profondi che da lì si dipartono a stringere in profondità l’addome e l’utero, so come darmi piacere. L’altra mano sta accarezzando la vagina ormai bagnata, in profondità due dita scavano esplorando gli angoli segreti che solo io conosco: bagnate scivolano fuori a raggiungere il clitoride teso e voglioso. Un sospiro di godimento e chiudo gli occhi per arrivare ad un orgasmo che il mio corpo pretende intenso. Mi appare l’immagine di Marco, nudo ed eretto, grosso, mentre si accarezza con una mano e tende sorridendo l’altra verso di me. Riapro gli occhi di colpo, ma ormai il mio corpo -e tutta me stessa- è coinvolto nella spirale del piacere. Mi abbandono, è troppo bello: richiudo gli occhi e assisto a Marco che col viso sconvolto dal piacere erutta fiotti enormi dal suo membro allo spasimo mentre mi afferra il seno sinistro e torce deliziosamente il capezzolo. L’orgasmo che mi pervade è devastante, intenso, prolungato; non lascia neanche una cellula del mio corpo indenne, mi piega le gambe e mi ritrovo accasciata a terra in un lago di umori, beata, disfatta e soddisfatta.
Dura poco la pace dei sensi. L’esperienza, anche troppo piacevole, risveglia i miei timori, le preoccupazioni: devo assolutamente parlare con Marco, non posso lasciare le cose nell’equivoco, siamo sempre stati onesti e aperti l’uno con l’altra, tra madre e figlio, senza pudori o falsità. Anche questa volta deve essere così. Lui capirà!
Mi infilo una tuta di morbida ciniglia sopra al tanga e nulla più e così, scalza, mi avvio in camera da Marco.
E’ seduto sul letto e guarda la TV. Non è sorpreso quando entro e mi sorride col suo solito sguardo tenero e dolce. Mi siedo sul letto di fronte a lui.
“Marco, tesoro mio, ti devo dire delle cose….sai quelle tre o quattro cose che abbiamo trovato in roulotte stamattina,….sai…l’accendino….le mutandine…..le sigarette…..” “Sì, mamma, lo so…sono tue!” “L’hai capito, eh? ….ma non pensare male…” “anche il lenzuolo è roba tua?” “Ssssi!…vedi ho sbagliato….perdonami….solo una volta è successo che…..ho incontrato un ragazzo, mi ha fatto la corte….era carino…..e io non sono così incrollabile come credi…..lo so ho sbagliato, ti ho deluso…. Ma credimi, amore mio, non succederà più… te lo prometto….. ma dimmi che mi perdoni, dimmi che perdoni la tua mamma” il suo silenzio è pesante. Non oso guardarlo in viso, ma la mia espiazione deve passare anche di lì, dal suo sguardo severo. E invece sorride soddisfatto: mi guarda con la luce strana di questa mattina, mi guarda come un uomo guarda la donna che desidera. E fissa intensamente la lampo un po’ troppo scesa della tuta da cui si vede una generosa porzione del mio seno nudo. Ho un senso di vertigine. Marco, fissandomi magnetico, abbassa l’elastico dei calzoncini che indossa e estrae il suo membro eretto “Fammi un pompino!” mi ordina.
Un pugno allo stomaco! Ma come, il mio bambino, il mio tenero bambino sta chiedendo di avere con me, sua madre, un rapporto orale! E che cazzo grosso e nodoso che ha….l’ho fatto proprio bene….ma che mi succede? Ho il cuore in gola e la fica di nuovo in calore “Cosa vuoi dire?” chiedo stupidamente “Voglio che me lo prendi in bocca e me lo ciucci fino a farmi venire” mi spiega duro e con una mano dietro la mia nuca mi invita ad eseguire. Sono assolutamente spiazzata. Cerco di ribellarmi e di riportare le cose su un binario corretto “Ma che dici? Sei impazzito? Con chi credi di parlare?” “Mammina, non fare la sciocca….. non sarà certo il primo che fai…” ha un tono falsamente comprensivo, canzonatorio, allusivo, e quello a cui allude mi è fin troppo chiaro! Non ho bisogno di altre istruzioni. Come un automa scendo con il viso verso il suo membro già parzialmente scoperto per l’eccitazione e lentamente lo faccio scomparire dentro alla bocca tra le mie labbra. Come flash mi ritornano agli occhi le immagini oniriche di poco fa, mentre il forte odore di maschio e i lamenti di piacere di Marco mi stimolano come un contatto fisico: sono ormai in un lago, sull’orlo di un serpeggiante orgasmo, mentre succhio avidamente il sesso di mio figlio, lo rivesto di saliva leccandolo dalla base alla punta, per infilarmelo nuovamente in bocca. Non ho mai provato una vertigine sessuale così intensa! La mia esperienza mi fa capire che ormai Marco è allo stremo: serro le labbra attorno al suo fallo tremante rivolgendolo verso il palato, mentre con una mano massaggio velocemente il suo corpo e con l’altra raccolgo le sue palle pesanti, finchè una, due, tre boccate di denso sperma dolciastro e bollente si scaricano sulla mia lingua, seguite da altre più lievi, accompagnato dal suo ruggito di liberazione. E di botto nel mio ventre si scatena il paradiso: dolce, lento e prolungato, ma intenso al parossismo, un orgasmo mi scuote fino alla gola. Inghiotto il dolce succo del mio bambino: ecco ho fatto quello che non avrei mai immaginato potesse avvenire….ed ho goduto!
D’ora in poi nulla sarà come prima…. Ma non so perché questo pensiero non mi angoscia.
LA ROULOTTE (continua)

Nei giorni successivi la pressione di Marco era divenuta costante ed insistente. Mi costringeva a ripetuti rapporti orali, anche tre o quattro volte al giorno! Instancabile! Avevo sempre, inoltre, le sue mani dappertutto, durante i pompini e non solo. Non riuscivo proprio (o non volevo?) ad arginarlo e a ricondurre le cose nei binari soliti. Ero molto turbata, tentavo di evitarlo, cercavo di trovarmi sola in casa con lui il minimo possibile, ma non serviva a molto. Regolari giungevano le sue pretese ed io dovevo soddisfare con le mani e la bocca i suoi appetiti. Non voglio dire che mi dispiacesse del tutto, anzi, ma avevo la netta sensazione che mi stesse usando, mi stesse portando verso un baratro che dicevo a me stessa di non voler raggiungere, ma che non riuscivo ad evitare. Come quel pomeriggio quando invitai un paio di amiche a fare due chiacchere e lui, dolce e gentile come sempre, si offrì di aiutarmi a preparare the e pasticcini:… non ero neanche entrata in cucina che da dietro mi infilò una mano sotto la gonna, a palpare pesantemente (ma con quale abilità! Dove avrà imparato?) il mio culetto, insinuando un dito profondamente nel solco. Mi ribellai “Piantala, Marco! Tira via immediatamente quella mano!” Sembrò darmi retta, ma mentre mi guardava sorridendo dolcemente, mi baciò dietro ad un’orecchio, palpandomi un seno e sussurrando “Sei bellissima oggi, mamma! Tutta bagnata…” era vero! …”fammi venire” “No, Marcolino, tesoro, adesso No. Ci sono le mie amiche di là, ti prego” tentai di protestare con una certa decisione. “O mi fai venire con la bocca adesso o mi dai qualche cos’altro dopo” ribatté. “Ma cosa vuoi ancora di più?” “Vederti tutta nuda!” “Ma che dici! Sono tua madre!” “Si, è vero! Ma sei anche e soprattutto una splendida donna! Decidi o…..” “No,no, va bene. Vediamo dopo…..” Lusingata dal complimento, ma spaventata per le sue parole, in un lago di piacere dentro alla vagina, con una voglia pazza di frugarmi fino a godere, ma arrabbiata con questa incomprensibile reazione del mio fisico, passai il pomeriggio a seguire con poca attenzione le mie amiche, che aggravarono la situazione spendendo un bel po’ di tempo e a più riprese a lodare la bellezza e la prestanza di Marco con frasi del tipo”Beata te che te lo vedi girare in casa tutto il giorno” o peggio “Non ti offendere, ma io ci farei su ben più di un pensierino!” Oppure ancora “ma come è in mezzo alle gambe? Tu lo saprai, sei sua madre!” vecchie puttane incallite, ma non vi vergognate? E’ ancora un ragazzo…un gran bel ragazzo…. Ma voi state qui a sbavare, a sognare e desiderare quello….quello che faccio io….sbavo per lui….mi masturbo per lui….eh no, belle mie! Mettetevi in fila!
Marco il resto del pomeriggio stette in camera sua tranquillo, non mi venne intorno neanche all’ora di cena, come invece aveva fatto nei giorni scorsi pretendendo ed ottenendo da me il suo piacere. Solo dopo cena, mentre mi aiutava a sistemare, mi sussurrò “Quando papà si è addormentato vieni in camera da me! Ti aspetto!” con un bacio prolungato sul collo, dietro all’orecchio, quasi sapesse che quello era un posto per me sensibilissimo, quasi un interruttore. Poco dopo anche Andrea viene a salutarmi “Vado a dormire. Sono stanco morto, oggi è stata una giornata infernale in cantiere e domani mi devo alzare presto. Ma tu che hai, amore? Sei strana da qualche giorno. Hai problemi?” “No…no…che dici…” balbetto colta di sorpresa “è che ti vedo sempre così poco e così stanco. Sono preoccupata e poi….avrò un po’ di influenza. Non ti preoccupare, tesoro, vai a riposare e domani mattina ti sveglio io. Buona notte!”
Terminai di sistemare in cucina e andai in bagno a prepararmi…..per la notte! Andrea era già addormentato e russava. Davanti allo specchio mi spogliai completamente: lo specchio mi rimandava l’immagine di una bella donna matura, ma ancora decisamente in forma. Accarezzai i seni ancora decisamente sodi che immediatamente risposero con l’irrigidimento dei capezzoli come due noccioline dure e sensibilissime. Mi attardai a carezzarli con le dita bagnate della mia saliva. Mi era sempre piaciuto accarezzarmi o farmi accarezzare il seno, tormentare i capezzoli, strizzarli con le dita fino a quasi sentire dolore, tirarli con delicatezza ad allungarsi a dismisura e lasciarli di botto per vederli ritornare elastici e grinzosi nella loro posizione originale: con queste manovre stimolavo una serie infinita e celestiale di profondi brividi, che partivano dal seno ma si diffondevano in cerchi concentrici fino alla testa e, soprattutto, all’utero che si contraeva piacevolmente, alla vagina che si dilatava in un lago di umori e al culetto che cominciava a contarsi e rilasciarsi in uno stimolante richiamo. Anche questa volta non seppi resistere e leggermente piegata in avanti verso lo specchio, in modo da poter ammirare le tette pendenti per gravità, i fianchi magri e la curva perfetta del culetto, mi allargai delicatamente il solco e feci scivolare il dito medio della mano destra sulla mia rosellina affamata. L’ano continuava ad aprirsi e chiudersi aritmicamente stimolato dall’altra mano che strizzava un capezzolo: mi faceva male, un dolore acuto e profondo, ma non volevo interrompere la scarica di piacere che seguiva al dolore. Il mio dito entrò in me facilmente per circa un terzo della sua lunghezza. Conoscevo il mio corpo e le sue leggi: lo tenni dentro qualche secondo per dare modo allo sfintere di adattarsi e rilasciare la presa; sfilai completamente il dito, presi una ditata di crema per il corpo e tornai ad infilarmi il dito nell’ano. Così lubrificato non avevo bisogno di rispettare i tentativi di stop che lo sfintere opponeva: scivolai con decisione dentro al mio intestino, a fondo e l’invasione fu così energica che mi strappò un lamento. Mi bastò frugare il mio canale per poco, ma sempre con maggiore decisione per provocare un orgasmo intenso, che si irradiava dalla punta del dito profondamente conficcato nelle mie viscere fino a far contrarre la vagina ed espellere fiotti di secrezioni vischiose che scolavano lungo le cosce. Quando fui soddisfatta estrassi il dito dal culo e mi accarezzai l’orificio, ora aperto e morbido: ah, quanto avevo voglia di un cazzo che sprofondasse dentro di me! Fu allora che mi tornarono alla mente tutti i palpeggiamenti di Marco, i pompini che gli avevo fatto, il suo sapore si affacciò nel ricordo in fondo alla gola. Indossai una corta camicia da notte trasparente ed un paio di culottes coordinate e mi avviai verso la camera di mio figlio. Aprii piano la porta: Marco seduto nudo sul letto si stava accarezzando il membro eretto ed umido delle secrezioni preparatorie. Sorrideva “Ti aspettavo: chiudi la porta e spogliati!” mi ordinò. Non provai neppure a protestare, ma eseguii lentamente e in silenzio. Inconsciamente desideravo quello stavo facendo, sapevo di esser bella e godevo nel vedere l’intenso sguardo di desiderio di quel giovane uomo, mio figlio….ma che cazzo faccio! Mi sto spogliando come una prostituta per mio figlio!…. mi sto eccitando a vedere il suo membro eretto per me, pronto a violarmi, pronto a penetrarmi in ogni orificio…. E io desidero che lo faccia…..No! Questo non può accadere! “Mamma ti voglio” mormorò con la voce roca dal desiderio “No, Marco! Non me lo chiedere! Questo non può succedere! Ti farò godere con il mio corpo, ma non possiamo avere un rapporto completo. Non ti lascerò entrare in me. Fai quello che vuoi, non mi interessa, racconta pure tutto, ma non ti farò scopare tua madre!” gli dissi affannosamente, ma con decisione. “Vvva, bene, mamma, ma vieni qui! Sei bellissima, sto quasi per venire!” “Allora continua, vieni davanti a me!”. Non avevo finito la frase che dal cazzo eretto di Marco sgorgarono due, tre fiotti di sperma che si sparsero sulla sua pancia e in parte scolarono lungo l’asta. Salii sul letto dai piedi come una gatta, lasciando che guardasse il seno pendente e dondolante e il culo ben spinto in alto. Arrivai al suo membro ancora serrato nel pugno ed eretto, estrassi ostentatamente la lingua e leccai tutta l’asta, la mano e l’addome a ripulire tutta la sua sbora. Buonissima! Le mani di Marco, frenetiche, correvano scoordinatamente su tutto il mio corpo, dalle tette alle spalle, alla schiena, al culo, alle cosce. Così rischiavo di non riuscire a godere neanche un po’. Mi stesi a fianco a lui sorridente “Piano, piano! Non avere fretta! Il corpo di una donna va accarezzato con delicatezza, se vuoi trarne il massimo del piacere. Ti piace la tua mamma?” dissi con orgoglio. “Sei il sogno di tutta la mia vita!” “Allora preparati a godere, porcellino mio” Gli spinsi la testa con una mano verso il seno e mi abbandonai al piacere di sentire le sue labbra che succhiavano alternativamente i capezzoli: una sensazione celestiale. I miei sospiri si tramutarono presto in rantoli, tanto forti che Marco preoccupato si fermò per chiedermi “Ti faccio male?” “No, assolutamente! Sto per godere! Hai mai visto una donna godere? Continua!” “Te sì, con papà” e si gettò avido a succhiare fino a che con un rantolo più forte diedi sfogo al mio orgasmo. Appena mi fui calmata, mentre carezzavo riconoscente il viso amato di mio figlio “Come con papà? Mi hai spiato?” gli chiesi. Marco era eccitato, mi baciava frenetico sul viso e sul seno “Sì, una notte mi sono svegliato e ti sentivo lamentare forte. Sono venuto davanti alla porta della vostra camera che era aperta e tu stavi sul letto a quattro zampe sulla faccia di papà steso supino e ti facevi leccare la figa. Poi sei venuta scuotendoti tutta per un tempo interminabile. Papà intanto aveva preso il suo cazzo in mano ed è esploso inondando tutto ed addirittura uno schizzo ti è arrivato sul culo.” “E tu, piccolo mio, stavi lì a guardare?” “Si! Mi sono fatto la sega più potente della mia vita” “Allora è giunto il momento di farti godere sul serio!” Mi adagiai sopra di lui, con il suo membro duro tra la mia pancia e la sua e cominciai una lenta danza con tutto il mio corpo. Marco godeva e io gli insegnavo come accarezzare tutto il corpo della sua mamma sopra di lui: era molto predisposto, imparava in fretta! Strusciando lentamente sopra di lui mi tirai a sedere su di lui, lisciando con le labbra della vagina fradice di secrezioni il suo membro steso sul suo addome. Era una situazione eccitantissima: il clitoride scorreva lungo l’asta e mentre davo piacere a lui ricevevo una stimolazione continua. Marco intanto era passato a palpare il mo sedere, avido, impastando i glutei, dilatando il solco, esplorando con timidezza il buchino. Mi accorsi che il suo godimento stava crescendo fino all’apice e anche io, col suo dito che vagava insistentemente intorno al buco del culo, stavo per esplodere “Ficcalo dentro quel dito” gli suggerii. Immediatamente il suo grosso dito mi penetrò nel culo, duro, fino in fondo. Fortuna che era ancora lubrificato da prima! Esplosi in un orgasmo frenetico, agitando il bacino sul suo cazzo tanto che quasi contemporaneamente anche Marco venne: afferrai il suo cazzo bollente e diressi i suoi schizzi verso di me, sul mio seno, sulla mia pancia e in parte sulle cosce e la figa. Ero coperta da una quantità di sperma caldo e forse appagata, ma il dito di Marco era ancora ben infilato dentro di me e continuava a rovistare nel mio intestino. “Basta, amore, ormai ho goduto!” gli suggerii. “Ma io voglio godere ancora! Mamma, il tuo culo è stupendo!” Mi abbandonai alla follia di quel dito che impertinente continuava a frugare la mia intimità: il culo ormai abituato non opponeva nessuna resistenza e fu naturale per Marco introdurre un altro dito ed un altro ancora. Ormai ero completamente partita. Mi posizionai comoda per assaporare tanto piacere: alla mano di mio figlio per metà infilata nel culo a scavare con curiosità ed impertinenza nelle mie viscere, dandomi continui conati di gioia, si accompagnavano le profonde carezze che mi procuravo da sola nella vagina completamente fradicia e sul clitoride eretto e sensibilissimo. Adesso volevo godere!! “Marco, bambino mio, tesoro, vuoi baciare la figa della tua mamma?” gli chiesi tra un sospiro e l’altro. Il suo cazzo era tornato bello duro e la mia mano gli carezzava lasciva le palle bollenti. Mi guardò con gli occhi accesi di desiderio “Ohh sì, mamma! Voglio leccarti la figa e mangiarla e succhiarla fino a farti svenire! Ma tu leccami il culo, troia!” Ricevetti l’epiteto come un complimento: mi sentivo proprio così e se non si fosse trattato di mio figlio mi sarei già da un pezzo impalata su quel meraviglioso pezzo di carne che smanettavo con gioia. Lo aiutai a posizionarsi sopra di me nella posizione del 69 e per un po’ gustai il frenetico andare e venire della sua lingua inesperta lungo tutta la vagina, godendo delle sensazioni che mi dava, del rumore che faceva succhiando e lappando la marea montante dei miei umori. Il suo cazzo eretto sovrastava il mio viso, grande, rosso, con una gocciolina di secreto trasparente che si affacciava al meato. Tentava alla cieca di entrare nella bocca, ma lo evitavo con leggeri spostamenti del capo: volevo essere ancora per un po’ sola a godere, poi, al momento opportuno l’avrei portato al paradiso! Sentivo l’orgasmo avvicinarsi, leccai con la punta della lingua la punta del cazzo di Marco, gustando il sapore leggermente salato del suo liquido, poi passai a leccare le palle gonfie. Come temevo smise per un attimo di occuparsi della mia vagina, interrompendo la salita del mio piacere. Mi fermai di ciucciargli i testicoli e lui riprese. Scorsi con la lingua il percorso che separava il sacco scrotale dall’ano e giunta lì percorsi con la punta della lingua le pieghe di mucosa grinzosa che circondavano il buchetto ancora serrato. Le leccate successive appianarono, nel piacere che evidentemente riceveva, il buco del culo di Marco, che si aprì dolcemente alle prime penetrazioni che la mia lingua impertinente gli faceva. Ma l’invasione improvvisa e sconvolgente di due dita unite nella vagina mi stravolsero: Marco succhiava come un mantice il mio clitoride e scavava, dolce ma forte, con due dita muovendole ora circolarmente ora nel movimento ritmico della penetrazione. Stavo per esplodere in un altro orgasmo, ma volevo che fosse contemporaneo al suo. Accelerai la sega che a due mani avevo continuato a fare sul cazzo di Marco, ricevendo tutta la sua abbondante produzione di liquido pre-eiaculatorio. Il dito medio della mia mano destra era così abbondantemente lubrificato che quando di scatto lo infilai nel culo aperto scivolò dentro fino alla radice prima che lo sfintere potesse contrarsi. Marco si fermò un attimo sorpreso dall’invasione: questo non lo avevi previsto, eh, porco. Pensavi di poterti divertire con la tua mamma a tuo piacimento, ma non hai tenuto in conto della mia esperienza di donna e di puttana! Il sapiente massaggio che il mio dito ben piantato nel culo di Marco faceva sulla sua prostata e la sega potente che l’altra mano eseguiva sul suo cazzo duro allo spasimo lo indussero ad abbandonarsi all’ormai imminente orgasmo. Piantò con forza le sue due dita a raggiungere la bocca del mio utero e stantuffando con frenesia la mia figa mi condusse al punto di non ritorno. Ansimando e sbattendo la testa da un lato all’altro mi abbandonai ad un orgasmo celestiale, mentre la mia vagina si allagava di piacere. Ruggendo come un leone dal suo cazzo uscirono fiotti di liquido biancastro che mi inondarono il seno, mentre il mio dito veniva serrato dalla contrazione dello sfintere anale. Estrassi il dito dal culo di Marco e a quel punto 4 o 5 fiotti di sperma salirono lungo l’asta che mungevo e si sparsero sul mento e sul seno. Eravamo entrambi estenuati dal piacere. Occorsero svariate decine di minuti prima che un poco di forze tornassero nelle gambe. Scostai Marco da un lato e così, col seno grondante dello sperma di mio figlio e le gambe bagnate dai miei liquidi vaginali raccolsi i miei leggeri indumenti dal pavimento e gettai un ultimo sguardo a mio figlio. L’avevo sfinito! Orgogliosamente “Puoi essere soddisfatto, piccolo maiale! Buona notte, tesoro!” e me ne andai chiudendo la sua porta dietro di me.

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