Skip to main content
Racconti erotici sull'Incesto

La segretaria 2^ Parte

By 27 Gennaio 2010Dicembre 16th, 2019No Comments

Nella prima parte vi ho raccontato il motivo che mi ha spinto a cambiare personalità, a camuffare la mia identità, per ingannare mio padre, al fine di scoprire i suoi loschi segreti.
Ora il gioco è diventato serio, lui non mi ha riconosciuta. Per lui sono una ragazza straniera, una donna da conquistare. Mi ha invitata a pranzo, chiaramente per i suoi abbietti scopi.
Le carte erano già state date ora non restava che giocare.

Posai il citofono ed un’angoscia asfissiante cominciò a penetrarmi nell’anima. Era com’essere in apnea, sottacqua, soffocavo e mi mancava l’aria.
Mi specchiai per l’ultima volta. Osservai il mio volto ed il corpo, ebbi un momento d’amnesia perché non riconobbi la figura riflessa nello specchio.
Giulia non esisteva più, di fronte a me c’era Lory, una ragazza inglese ambiziosa e provocante. Aveva uno scopo da raggiungere, e lei non si sarebbe tirata indietro.

Di cosa aveva paura? Già in passato ero uscito con uomini malintenzionati. Ea sufficiente tenere un comportamento prudente per uscirne indenne.
Dopo tutto quell’incontro non era diverso. Perdinci, era mio padre. Sebbene davanti ai suoi occhi ero una donna estranea; lui ci avrebbe provato senza mezzi termini, esisteva comunque il detto che l’uomo propone e la donna dispone.
In fin de conti la bramosia esisteva solo da una parte, mentre io non provavo alcuna attrazione morbosa.
Quindi, non dovevo fare altro che tenere presente alla mente chi fosse l’uomo davanti a me; con quella consapevolezza tutto sarebbe andato liscio come l’olio.
Anche se, non nego, che ci sarebbero state alcune situazioni imbarazzanti, in fin dei conti per mio padre rappresentavo una preda prelibata, giovane, carina e straniera, lui pertanto avrebbe fatto tutto il possibile per raggiungere il suo losco scopo.

Per quanto mi riguardava, il mio scopo era avere il posto di segretaria, quindi dovevo limitarmi solo a fare la gatta morta, giocando d’astuzia, controllando che la sua curiosità non si spingesse oltre, ma senza esagerare.
Sarebbe stato una partita a scacchi, divertente.
Il fine era quello di smascherare i suoi loschi giochetti, a tutti i costi, così avrei ottenuto un deterrente potente che mi avrebbe concesso il lasciapassare per varcare le soglie della sua azienda, no come segretaria, ma occupando il posto che mi competeva per diritto di nascita.

Tuttavia non avevo fatto i conti con la mia struttura biochimica, che aveva in se i geni recessi dell’incesto, caratteristica delle popolazioni dedite all’endogemia, che secoli di morale cristiana avevano rimosso dalla coscienza, pronti a manifestare la loro presenza attiva, con le peggiori conseguenze, in presenza di condizioni ideali e stimolanti.

Le porte dell’ascensore si aprirono, appena varcai la soglia della hall tutte le persone presenti si voltarono a guardare come se fosse apparsa una diva.
Davanti alla reception c’era un movimento frenetico di clienti e fattorini, anche loro in quell’istante si fermarono per osservare. Mi venne naturale camminare con passo elegante, oscillando i fianchi.

Tra loro c’era mio padre. Appena mi vide entrare rimase ipnotizzato. Era elegante nel suo abito classico, con sfumature gessate. Mio padre portava bene i suoi anni. Era un uomo dall’aspetto gradevole, imponente, spalle larghe, capelli grigi e occhi castano chiaro. Se non fosse stato mio padre certamente sarebbe stato il classico uomo che mi avrebbe fatto perdere la testa.

Si avvicinò:

‘Lory! Sei un incanto! Questo abito esalta la tua bellezza in un modo superbo, sembra cucito per tale scopo!

Quelle parole mi lasciarono di sasso, ed un lieve rossore comparve sul mio viso. Dovevo riprendermi.

‘Anche tu! Sei vestito in modo elegante!
‘Grazie! Non capita tutti i giorni di ricevere dei complimenti! Quando è una donna bellissima a farli, il loro valore non ha limiti!
‘Questo incontro informale mi metti in imbarazzo!
‘Lory! Non ci devi pensare! Sono io che mi imbarazzo davanti alla tua bellezza!

Dopo aver proferito quelle bellissime parole, mi prese la mano e la baciò.

Mi mossi in avanti, come per andare via da quella situazione imbarazzante, quando lui:

‘Aspetta! Ho una sorpresa per te!
‘Che bello! Amo le sorprese!
‘E’ un regalo!

Mi prese le mani, e con voce suadente:

‘La tua bellezza è tale che qualsiasi gioiello non potrà mai essere adeguato, vorrei omaggiarti di un dono che, modestamente, non pretende di apportare nulla a quanto madre natura ha creato in modo così divino!

Parole che pronunciate con quel tono suadente mi fecero letteralmente sciogliere l’anima.
Si avvicinò fino a toccarmi, poi dalla tasca della giacca estrasse un astuccio, lo aprì. Era una collana di perle.

‘Ma dottore? Io’
‘Preferirei che mi chiamassi Mario!
‘Mario! Mi sembra troppo! Non ho fatto nulla per meritare un dono così bello?
‘Invece ti sbagli! Una creatura straordinaria come te! La semplice esistenza è sufficiente!

Accidenti, mio padre era uscito fuori di gamella. Quelle perle valevano un capitale e lui le stava regalando senza alcuna remore ad una perfetta sconosciuta.
Se fossi stato un estraneo, forse, quel regalo mi avrebbe resa euforica. Ma essendo sua figlia non potei fare a meno di notare l’inopportunità di un gesto così significativo.

Allungò le mani, ed agganciò la collana di perle attorno al collo. Io sorrisi e, con tono di voce da bambola civettuola:

‘O! che bello! Come potrei ricambiare un regalo simile?

Lui alzò gli occhi, fissandomi intensamente:

‘Un bacio!
‘Come?
‘Un casto bacio sulla guancia!

Sorrisi, con occhi felini, mi accostai a lui e gli schioccai un bacio sul viso. Solo allora mi resi conto che la gente attorno a noi si era fermata ad osservare quella strana coppia di svitati.

‘Bene! è ora di andare!

Mi porse il braccio e mi accompagnò fino alla macchina.

Dopo alcuni minuti mi accorsi che papà aveva preso la provinciale che portava verso i laghi.

‘Che bello! è un paesaggio fantastico!
‘Non hai ancora visto nulla! Vedrai che spettacolo!

Avevo capito dove stava dirigendosi. Quella strada portava al ristorante ‘Bellavista’, un magnifico castello antico, costruito su una roccia che scendeva a picco nelle acque del lago. Dal terrazzo del maniero si poteva godere una vista da mozzare il fiato.
La particolarità di quel ristorante erano i mini appartamenti, lussuosissimi, che nei periodi d’alta stagione turistica venivano dati in locazione a prezzi esorbitanti. A volte, gli imprenditori del posto, vi organizzavano le cene di lavoro.

Appena arrivammo, un solerte parcheggiatore prese in custodia l’auto e la portò nella rimessa.

‘Ciao Gino! Come va!
‘Bene dottore!

Poi passò con lo sguardo in rassegna la sottoscritta, spogliandomi con gli occhi.
Accennai ad un mezzo sorrisetto, come per dire grazie. Appena entrati ci venne incontro un signore grasso e pelato.

‘Ciao Mario!
‘Ciao Guido! è tutto pronto?
‘Si! come sempre! Non ci piece perdere i buoni clienti! Signora i mie omaggi!

Poi rivolgendosi a papà:

‘Mario! Sei un uomo fortuna! Sei sempre in compagnia di donne bellissime!
‘Scusami! Ti presento Lory! E’ ragazza Inglese, forse avremo la fortuna di averla nella nostra Azienda!
‘Non direi forse! Per me è una certezza!

Sottolineando quelle frasi con una risata disgustosa.

‘Prego accomodatevi! Vi faccio strada!

Lo seguimmo lungo un corridoio scarsamente illuminato, dopo aver salito un’imponente scale in marmo, arrivammo al primo piano, superato un enorme salone, imboccammo un altro corridoio, quindi alla fine:

‘Ecco questa e la vostra suite!

Una suite? cazzo mio padre aveva prenotato un stanza di lusso. Continuai a fare la finta tonta.
Entrammo nella stanza. Il tavolo era stato apparecchiato nel salottino. Un cameriere, in camice bianco e baffi da zorro, ci accolse con un sorriso.

‘Prego accomodatevi! L’aperitivo lo gradite alcolico?

‘Io preferirei di no! Gradirei un po’ d’acqua fresca!

Mio padre:

‘Acqua! Per carità! Devi sorseggiare l’aperitivo della casa! è una specialità di Guido!

Guido annuì, poi con un sorriso sornione,

‘Bene! vi lascio nella vostra intimità!

Guardò il cameriere, quello mosse il capo in segno di obbedienza. Dopo averci servito gli apertivi scomparve, lasciandomi sola con mio padre. Il gioco era iniziato.

Mio padre, con la solita cortesia, mi aiutò a sfilare la giacchetta in lana; dopo averla appesa ad un appendi abiti, si avvicinò da tergo e con la stesse eleganze mi aiutò a sedere, lanciando un’occhiata fugace alla scollatura a V che lasciava scoperto parte del seno.

‘Lory! L’avverto! Il cibo che ho scelto è particolarmente afrodisiaco!

Sorrisi, e guardandolo negli occhi!

‘Certamente la scelta non è stata casuale?

Non rispose, riempì i bicchieri con vino bianco, frizzante, invitandomi a fare un brindisi:

‘Brindo alla tua conturbante bellezza!

Il pranzo era a base di pesce, aragosta, scampi, langustine, e tutto quello che la cucina aveva preparato tra salsette, creme ectt.

Durante tutto il pranzo chiese informazioni sulla mia vita. Per l’occasione ho dovuta prendere in prestito quella della mia amica Lory, condendola di aneddoti personali.
Volle sapere se ero fidanzata. Quando gli disse che ero single fece un sorriso smagliante, esponendo tutti i denti. Ogni tanto mi prendeva la mano e l’accarezzava con una intensità tale da farmi venire la pelle d’oca.

Il suo modo di corteggiare cominciò a piacermi. Riccardo era un uomo pratico, giovane ed inesperto, non era abituato a trattare la donna come stava facendo papà.
Era magnifico; il suo modo di fissare mi trasmetteva un certo turbamento. Prima di allora non aveva mai incontrato un uomo come lui, vecchio stile, che osservava la donna con tanto desiderio.
Le strette di mano erano un segno tangibile del suo ardore. Le prime volte cercai di sottrarmi a quei contatti fugaci. Poi cominciai ad apprezzarli. Li considerai come dei gesti d’affetto.

Così, ogni tanto, le dita si incrociavano, lui in quei momenti muoveva il pollice sotto il palmo della mia mano, come se volesse trasmettere la passione che animava il suo spirito.
Forse quel cibo produceva realmente effetti eccitanti, perché la complicità di quell’ambiente intimo, la musica leggera e la luci soffuse, crearono una clima magico e stimolante per i miei sensi, che mi contagiarono; così iniziai a gradire le sue attenzioni particolari, reagendo con un atteggiamento oscenamente provocante.
Sorridevo alle sue battute lanciandogli sguardi maliziosi, ricambiando le sue strette di mano.
Le premure speciali di papà, il continuo contatto con le sue mani, le parole sussurrate come se fossero poesie, cominciarono a provocarmi delle vampate di calore in tutto il corpo.
Così, cominciai ad abbassare i freni inibitori, lasciandomi abbracciare da quell’atmosfera idilliaca, creata ad arte da mio padre.
Quindi mi lasciai trasportare dalle sue meravigliose frasi, che mi facevano sentire una donna desiderata.
Alla fine abbassai tutti livelli di guardia, divenni ricettiva a tutti gli stimoli provenienti da lui, ed il mio sguardo si fece più dolce ed accattivante.
Lui colse quel momento di fragilità emotiva, perché, dopo avermi fissato con uno sguardo profondo, mi afferra una mano, si alzò invitandomi a seguirlo nella stanza vicina.
Gli sorrisi e mi venne naturale seguirlo, senza alcuna resistenza.

‘Lory! Sei bellissima! Dai! Balliamo!

Appena fui tra le sue braccia, mi attirò a se serrandomi stretta contro il suo corpo. In quell’istante mi lasciai cullare dalle note musicali e poggiai il capo sulla sua spalle, lui ne approfittò subito per baciarmi il collo.
Le sue labbra erano calde e sensuali, appena lambirono il collo, la pelle si increspò come se fosse stata colpita da un brivido freddo lungo tuta la spina dorsale. Reagì, senza respingerlo:

‘O papà! Sei terribile?
‘Papà? Ho capito bene? Caspita ti eccita chiamarmi così? Fai pure! Lo trovo originale!

Cazzo! Avevo perso completamente la bussola. Quell’atmosfera mi aveva scombussolato i sensi. Papà intanto continuava a baciarmi sul collo, dietro l’orecchio, sulle spalle. Cristo mi piaceva, non riuscivo ad opporre nessuna resistenza.
Le sue mani si erano intrufolate sotto i vestiti e si davano da fare ad accarezzarmi il culo.
Mi sentì totalmente disarmata di fronte a quella furia della natura.
La coscienza si era completamente dissolta. Il corpo reagiva a prescindere dalla ragione, perché accettava quelle carezze, fremendo come un foglia. Papà mi aveva conquistato, suscitandomi una gran voglia di sesso.

Il suo grembo si era incuneato nel mio, in modo tale, che potevo percepire tutta la potenza della sua erezione. Quello fu la goccia che fece traboccare il vaso.
Alla fine fui sopraffatta dalla prepotenza dei sensi; lasciandomi trascinare da quelle straordinarie effusioni feci quello che non avrei mai potuto immaginare che potesse accadere. Ho baciato papà. Le nostre bocche si sono fuse con grande passione. Il vestito intanto si era sollevato oltre i fianchi e papà, imperterrito, continuava a palparmi il culo e le anche.

‘Dio! Sei bellissima! Lory! Ti desidero!

Non ebbi il coraggio di rispondere, perché era anche il mio desiderio, quindi preferì lasciargli campo libero.
Papà dolcemente, senza mai staccarsi da me, mi accompagnò in camera da letto. Mi fece sedere con le gambe spalancate, poi si inginocchiò in mezzo alle cosce. Ero in estasi, sapevo cosa aveva in mente, e lo lasciai fare comunque, perché era quello che volevo io.
Così spostò di lato il perizoma esponendo la figa al suo ludibrio.

‘Lory! La tua figa è magnifica! Mmm!

Dopo quella frase, sentì la bocca di papà che affondava in mezzo alle labbra vaginali. Percepivo il tocco delle sue mani che allargavano la vulva per dare la possibilità alla lingua di penetrare più in profondità.

‘Oooo! Papà sei magnificoooo! Mmmm!

Mi veniva più naturale chiamarlo papà. Per lui, inconsapevole dell’inganno, era un espediente eccitante, mentre, per me era la pura verità.
Papà si spogliò velocemente, era eccitato e la sua erezione era la prova evidente del suo desiderio per me.
Non avevo mai pensato a papà come uomo, e vederlo nudo mi diede un brivido incredibile. Cribbio!era dotato! La rigidità del suo cazzo era imponente lo faceva apparire come un uomo virile. Mi tolsi i vestiti restando solo con i collant con effetto guepière, che gli piaceva tanto.

‘Lory! Non sei bella! Sei magnifica! Una deaaaaaaa!

Papà si era alzato in piedi e la punta del cazzo sfiorava il seno. Iniziai a masturbarlo lentamente, strofinando la cappella sui capezzoli. Poi aprì la bocca e, dolcemente, cominciai un lento e piacevole pompino, curando particolarmente le linee della cappella e soppesando i testicoli con le dita. A lui piaceva tantissimo.

Dopo alcuni minuti, mi spinse supina sul letto, lui si distese sopra, tenendomi le gambe divaricate al massimo. In quella posizione, prese il cazzo come l’elsa di una spada, puntò la grossa cappella tra le labbra vaginali, poi cominciò a spingere fino a penetrare interamente nella vagina.

Appena senti il suo cazzo dentro di me, si allungò completamente sollevandomi le gambe spalancate che appoggiò sulle sue spalle. In quella posizione cominciò a scoparmi con una veemenza bestiale.
Il movimento fu subito spedito e penetrante.
Oscillava sopra di me in modo agile e veloce, facendo scivolare il cazzo dentro, con angolazioni che non avevo mai provato fino ad allora. Quel modo di chiavare era originale, perché provocava sensazioni incredibili e stimolava tutte le zone erogene della figa.

‘Oooooooo! Siiii! Mmm! Seiiii magnificooooo!
‘Cazzooo! Sei una strafigaaaaaaaaaaaa! Bellaaaaaaa inglesinaaaaa assaggia il cazzo Italianoooooooo! Tooo! Toooo!
‘Siiii! Mmmm! Amooooo l’Italiaaaaaaaaaaaaaa mmmm!

Mi venne in mente il ricordo di quando ero bambina. La segretaria che era uscita dal suo ufficio e si era tirata su una calza. Chissà la scopata che si era fatto con quella? Quel pensiero mi fece sballare.

Per papà era una chiavata normale, per me era un rapporto speciale: incesto. Vietato dalla morale comune, un tabù che stavo infrangendo da sola, con la complicità di mio padre, senza il suo consenso.
Una situazione infernale che mi provocava delle sensazioni perverse. Ero super eccitata da quel rapporto inaudito e morboso, che mi provocava sensazioni straordinarie, godendo come una pazza. Sentivo le pareti vaginali che si contorcevano come se qualcuno le stesse scuotendo con il fuoco.
Papà percepiva il mio coinvolgimento emotivo per cui si impegnava al massimo per soddisfare la mia passione, incestuosa, con possenti affondi. Sembrava che anche lui stesse sentendo le stesse emozioni che animavano quel turbinio di sensi.

Papà volle scoparmi in tutte le posizioni possibili ed immaginabili. Era un amante senza pari.
I sensi di colpa svanirono completamente, tutte le paure ed i dubbi si dissolsero come fumo nel vento, perché non erano altro che una maschera ipocrita; in realtà nel mio subconscio ho sempre provato attrazioni per papà, ma la coscienza mortificata dalla morale comune li aveva rimossi come pensiero peccaminoso.

L’ardore di papà mi aveva conteggiato, quindi presa dall’estasi di quella scopata gli chiesi di incularmi.
Lui fu felice di accontentarmi
Così, senza mezzi termini, sento la grossa cappella che comincia a spingere contro il buco del culo. Il mio compagno aveva già abbondantemente aperto la strada, per cui non fu un problema prenderlo nel culo da papà. Infatti dopo una leggera spinta, grazie agli umori vaginali, l’orlo dell’orifizio anale cedette ed il cazzo di papà sprofondò interamente nello sfintere. Fu una sensazione bellissima.
Mi ero messo sopra di lui, lo cavalcavo come un amazzone, in quella posizione lui cominciò a chiavarmi da sotto mentre io, partecipavo al suo entusiasmo andandogli incontro con movimenti frenetici del bacino e delle anche.

‘Siiii! Mmmmm! Sfondami il culoooooooooooo! Mmmm!
‘MMM! Che culo che haiiiiiiiii!

Mi aveva afferrata le chiappe e mi penetrava in modo sublime. Il suo cazzo era diventato ancora più duro.
Ad un certo punto, mi afferra dai fianchi, imprime due possenti colpi con i reni, poi si lascia andare sfogando dentro il mio culo il seme che mi aveva generato.

Fu un pomeriggio di fuoco. Abbiamo lasciato il castello in tarda serata, stanchi ma non sazi.

Fui assunta subito. Divenni la segretaria personale di papà.
Dopo una mese circa, scomparvi dalla circolazione. Avevo già raccolto prove sufficienti a mettere papà con le spalle al muro.

Ritornai a Londra. Ripresi le sembianze della vecchia Giulia. Lory mi chiese come avevo fatto a farmi assumere. Ho raccontato la mia storia, tacendo su quello che poteva mettermi in imbarazzo.
All’aeroporto di Malpensa, ad aspettarmi c’era Riccardo ed i miei genitori. Appena li vidi provai un brivido alla schiena. Tra loro c’era lui, papà, commosso che mi prese tra le braccia con una intensità incredibile. Durante l’abbraccio non potei fare a meno di pensare a quello che c’era stato tra noi. Lo guardai negli occhi era molto triste.

‘Giulia! Ti chiedo perdono! Ho capito i miei errori! Non ti ostacolerò più! Quando vuoi potrai venire a lavorare con me!
‘Papà! Dio! Sono commossa e felice!

Papà era cambiato. Non lo riconoscevo più.
Mi chiesi se la trasformazione fosse opera mia. Quando riuscì ad avere un po’ di intimità con la mamma, gli chiesi i motivi.

‘Giulia! Non lo so! E da un mese che è così! No fa altro che telefonare! Come se stesse cercando qualcosa!
‘Non capisco? Ma non sai cosa?
‘Se lo sapessi? Forse è stato un bene! Visto i risultati!
‘Già!

Povero papà, si era presa una infatuazione per Lory. La sua sofferenza era anche la mia.
Nonostante tutto dovetti riconoscere che non mi era indifferente. E’ difficile dimenticare quello che c’era stato tra noi. Avrei voluto abbracciarlo e baciarlo come faceva Lory. Ma adesso ero Giulia, sua figlia, mentre lui ignorava la verità.

Alcuni mesi dopo iniziai a lavorare nell’azienda di papà. Un po’ alla volta cambiai anche lo stile di vita.
Buttai via i vecchi vestiti e rifeci il guardaroba ispirandomi a Lory. Il cambiamento non passò inosservato. I capelli neri divennero biondi e lisci. Solo un fesso avrebbe potuto non capire l’analogia che c’era tra me e Lory. Mio padre cominciò a guardarmi con più interesse. Ogni tanto mi diceva che gli ricordavo una persona.

‘Papà! Mi piacerebbe pranzare con te? è tanto che non stiamo insieme!
‘Certo Giulia!
‘Allora penso a tutto io! D’accordo?
‘Si! Va bene!

Per la speciale occasione indossai il vestito che avevo il giorno in cui lui mi portò al castello.
Appena mi vide gli venne un colpo.

‘Bello questo vestito!
‘Ti piace! L’ho comprato in Inghilterra!
‘A! già!

Quando imboccai la strada che portava al castello il viso di papà cominciò a farsi pensieroso.
Avevo anche pensato a prenotare la stessa stanza.
Guido ci portò a destinazione.

‘Giulia! Ho l’impressione che mi stia sfuggendo qualcosa? Vorrei capire?
‘Si! Aspetta solo un minuto!

Andai nel bagno ed appiccicai le lenti a contatto di colore azzurro, poi misi la sua collana di perle. Quando rientrai nella stanza, per poco svenne.

‘Tu sei Lory! Cioè tu sei Giulia! Chi cazzo chi sei?
‘Papà sono tutte e due!

Sbiancò in volto, poi si lascio cadere come un sacco di patate sul divano.

‘Tu mi hai ingannato?
‘E’ vero!
‘Perché? E’ terribile quello che abbiamo fatto!

Presi fiato e gli raccontai tutta la storia e il motivo per cui l’avevo fatto.
Papà si prese la testa tra le mani e cominciò a fissare il pavimento. Poi alzò il capo, mi fissò negli occhi, si sollevò in piedi, mi prese una mano e mi trascinò di forza nella camera da letto.
Mi diede una spinta e caddi supina su letto. Lui intanto si era aperto i pantaloni esibendo una erezione imponente. Senza tanti preamboli mi aprì le cosce mi spostò il perizoma, quindi si allungò sopra di me penetrandomi violentemente. La figa era bagnata, per cui la penetrazione fu facilitata dagli umori secreti in abbondanza a causa della tensione emotiva scatenata da quella aggressione improvvisa.

Papà iniziò a sfogare la sua rabbia, scopando profondamente fino alla base dei coglioni. I movimenti erano veloci e concitati. Sembrava un demonio uscito dall’inferno.

‘Così ti piacere scopare con tuo padreee? Mmm tooo!
‘Siiii! Mi piaceeee! Dioooo! Ti amooooooooo!

Quelle parole lo esaltarono scatenando il suo furore fisico tra le mie cosce, in modo così sublime, da trarne il massimo piacere reciproco.

La storia finisce qui.

Papà non ebbe più bisogno di segretarie. Ora aveva me.

Leave a Reply