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Racconti erotici sull'Incesto

La storia con mia cognata Andreina

By 18 Aprile 2009Dicembre 16th, 2019No Comments

Era l’una passata quando arrivò Andreina. Vedendo il suo volto stravolto né io né mia moglie le dicemmo niente per il ritardo, anzi apprezzammo che fosse venuta a pranzo da noi come promesso anziché disdire alle undici come era capitato altre domeniche o, peggio, trovarla al telefono ancora addormentata. Pensammo che come al solito era tornata a casa dalla discoteca alle 6 di mattina ma non le chiedemmo niente, erano fatti suoi.
Pranzammo con comodo, un classico pranzo domenicale con tanto di dessert e caffè con cremina sorseggiato sul divano finché mia moglie cadde nel torpore post pranzo mentre io e l’Andreina, che contro ogni previsione col pranzo si era ripresa, sparecchiavamo. Rimanemmo a guardare un po’ la tele, poi mia moglie si riprese quasi di scatto e si congedò mormorando ‘io mi stendo un po” e si avviò verso la camera da letto. La situazione, fin lì era normale, io e Andreina sul divano a vedere la tele, come tante volte era successo in passato anche se da qualche tempo, almeno ai miei occhi, lei non era più semplicemente la sorellina dagli occhi innocenti di mia moglie Laura ma una donna fatta, bella e non poco sexy qualunque cosa indossasse, che coi suoi ventitré anni cambiava fidanzato continuamente (anche se in quel periodo non ne aveva uno ‘ufficiale’) e, insomma, si divertiva senza molti scrupoli.
Fu quel giorno però che qualcosa tra noi cambiò per via di una confidenza che mi fece, con l’intenzione o la scusa di chiedere consiglio all’unico uomo ai suoi occhi navigato con cui potesse farlo. Era per quello che era venuta nonostante morisse dal sonno, aveva messo in conto anche il solito abbiocco post pranzo di sua sorella e tutto era andato secondo i suoi piani. Si alzò soltanto per controllare che la porta della camera da letto fosse chiusa e poi si sedette vicino a me, per nulla provocante nei modi e nei gesti e cominciò:
‘Luca’ posso chiederti un consiglio?’
‘Certo Andre, dimmi’
‘Mi è successa una cosa stanotte”
‘Ahh che hai combinato Andre?’ le strizzai l’occhio con un sorriso
‘Io niente’ non pensare male di me però’
‘Tranquilla Andre, ti conosco dai’
E così, con gli occhi un po’ bassi che ogni tanto sbirciavano su di me mi raccontò che la notte passata era stata a una festa in casa di amici, dove conosceva quasi tutti ma ogni tanto arrivava qualcuno mai visto, si era divertita, aveva bevuto e scherzato con amici e amiche tutta la sera e come spesso le succedeva a un certo punto era così ubriaca che dev’essere crollata perché non si ricordava più niente. Si era risvegliata con un po’ di mal di testa su un letto in una stanza della casa, fuori era già chiaro, un paio di persone dormivano per terra e lei si era ritrovata senza slip, la mini era accartocciata intorno alla vita e aveva la chiara sensazione di essere stata scopata. E, mi disse, non c’era neanche un certo suo amico che le aveva già combinato lo scherzetto in passato, e a lei andava anche bene. Stavolta il problema era che non aveva idea di chi, di quanti, e di come, cioè era molto probabile che chiunque fosse stato non avesse usato precauzioni.
Mi chiese secondo me cosa doveva fare.
Io le diedi qualche consiglio di buon senso, le feci qualche domanda generica ma dentro di me ero sconvolto dall’eccitazione’ questa ragazza mi eccitava, era con naturalezza la troia che sua sorella, mia moglie, non era, e di cui io avevo sempre più voglia. Non sapevo, e allora non capivo, che lei era eccitata quanto me dalla situazione, dal parlarmi di questa cosa.
Quel giorno non successe altro, io non vedevo in quella confidenza secondi fini e forse Andre era un po’ turbata dal sentirsi eccitata, in casa di sua sorella e parlando con suo marito.
Ma, come detto, quel giorno qualcosa tra noi cambiò. Lei cominciò forse a vedermi come maschio mentre io che già da tempo non la consideravo più una ragazzina cominciai a fantasticarci un po’. Cosa più importante, le confidenze proseguirono, dapprima solo da parte sua poi anche da parte mia quando capii che non ci sarebbe stato il pericolo che raccontasse le mie cose a Laura, e sempre col tono segreto di quella prima volta, cercando e trovando in certi casi l’occasione per farlo all’insaputa di mia moglie, senza aspettare che venisse da sé. Una volta addirittura mi mandò un rischioso sms per chiedermi di scendere giù sotto casa per parlarmi, io dovetti inventarmi una scusa con mia moglie come se andassi da un’amante, ed era una stupidata così insignificante che non ricordo neanche di cosa mi parlò, a testimonianza del fatto che ormai era più il brivido della situazione a coinvolgerci più che la necessità di confidarsi.
Era una vicenda strana, io mi stavo mettendo in testa idee pericolose e non sapevo fino a che punto per lei fosse un gioco, e cosa avesse in mente. Probabilmente nessuno di noi due aveva il coraggio di spingersi più in là e ci eravamo costruiti una specie di giocattolo di cui non riuscivamo a fare a meno ma piano piano cominciai a sentirmi logorato, mi spaventai forse, e cominciai a negarmi. Mi dicevo: ‘Che stai facendo? Dove vuoi arrivare? è tua cognata non una puttanella qualunque..:’ cose di questo genere. Il mio scopo davvero era di calmarmi ma lei, mi spiegò successivamente, lo prese come una specie di aut aut, un se vuoi fare sul serio bene altrimenti io non ho più vent’anni.
I nostri incontri di confidenze segrete diminuirono fino a quasi fermarsi, ci furono ancora alcune confidenze reciproche ma solo in occasioni che venivano da sé, ritrovi o serate familiari in cui c’era l’occasione di qualche chiacchiera in solitudine.
Poi a capodanno Andre decise di fare sul serio e cominciò la vera storia. Fu su da noi, nella nostra casa di montagna. Io e mia moglie eravamo andati su a Santo Stefano, come ormai sempre negli ultimi anni, e sapevamo che Andreina era partita lo stesso giorno per andare col suo nuovo fidanzato da qualche parte. Ma il 29 mattina ci telefonò chiedendoci se poteva passare le feste da noi, lei da sola. Non facemmo domande perché era evidente che qualcosa era andato storto col suo ragazzo e ovviamente le dicemmo di salire quando voleva. Quel pomeriggio io e mia moglie uscimmo per una passeggiata e poi fare delle compere e al nostro ritorno la trovammo già a casa. Era tranquilla e allegra e non ci diede spiegazioni.
Visto come erano andate le cose io non immaginavo neanche lontanamente che era venuta da noi per me. Mia moglie non sospettava di nulla perché negli anni precedenti era venuta a passare il capodanno da noi già due volte, anche se col fidanzato di turno. Non erano amiche, intendo non c’è mai stata tra loro a causa dei dieci anni di differenza quell’amicizia che a volte c’è tra sorelle; ma c’era familiarità, quella semplice familiarità che si crea nelle famiglie tranquille.
Andreina, dal canto suo, credo fosse venuta a fare un tentativo diciamo. Di certo, come mi spiegò poi, era da tempo un po’ ossessionata da fantasie su di me ed aveva motivo di credere che io non aspettassi altro che una sua mossa. Aveva ragione, ma non lo sapeva ancora.
Fino alla notte di capodanno non ci fu nessuna possibilità. Quella sera stessa uscimmo, avevamo già un impegno con amici del posto e lei venne con noi. La sera dopo la passammo a casa a giocare a carte e vedere la tv e la notte di capodanno andammo in un locale in cui avevamo prenotato per la cena. Laura e Andreina erano bellissime, Andreina poi fu la star della serata. Una così bella fanciulla, libera, sexy da morire vestita al limite del volgare aveva intorno a sé decine di uomini pronti a scherzare, a farla ridere e la ricordo perfetta, di una classe fuori dal comune, allegra e gentile con tutti ma inarrivabile per tutti. Io, da parte mia, col mio carico di confidenze passate, con tutto quello che sapevo di lei, le sarei saltato addosso brutalmente ma c’erano mille motivi che mi trattenevano. Ero certo che avrebbe scelto qualcuno e sarebbe sparita per tornare dopo un po’, e temevo quel momento perché per me sarebbe stata dura ritrovarla così splendente ma in più con l’idea che aveva appena scopato. Ero già geloso? Preferisco pensare che fosse l’effetto che ormai aveva su di me la sua carica erotica.
Invece non sparì. Finimmo la cena, poi arrivò la mezzanotte, poi le due le tre le quattro finché la gente scemava e Laura propose di tornare a casa. Avevo un po’ di timori contrastanti al ritorno, timore che Andreina avesse bevuto un po’ e uscisse allo scoperto anche se nei nostri mesi di confidenze segrete aveva rischiato solo una volta con quell’sms, timore che la mia fantasia di averla fosse solo una fantasia folle, timore che davvero uscisse fuori la situazione che sognavo e dovessi decidere, scegliere in pochi secondi se agire o no. Ma non successe niente quella notte, arrivati a casa bevemmo qualcosa e poi andammo a dormire, Andreina prima di noi.
Successe la sera dopo, sera dell’1 gennaio. Quel primo dell’anno dormii fino alle due del pomeriggio e quando mi alzai trovai Laura seduta in soggiorno ancora con la vestaglia addosso e il termometro in mano. Si era svegliata con la febbre un paio d’ore prima e ancora l’aveva a 38. Non potevo immaginare che quella sarebbe stata la chiave che avrebbe aperto la porta della mia storia con sua sorella. Andreina ancora dormiva e quando si alzò chiese dov’era il termometro. Si sentiva febbricitante e dopo dieci minuti seppi di essere la sola persona sana in casa.
Passai il pomeriggio a fare tè caldi e camomille, a sistemare cuscini, a fare la spola tra i letti delle due malate e verso sera preparai un gran pentolone di minestra bollente che sorbimmo tutti insieme a tavola. Laura però peggiorava mentre Andreina sembrava riprendersi. Guardammo un po’ di tv e poi Laura volle andare a dormire, si sentiva debole.
Passai un paio d’ore con Andreina in soggiorno a vedere la tv e parlare, la sua era stata febbre da poco, stava proprio meglio; ogni tanto uno di noi andava a vedere se Laura avesse bisogno di qualcosa, facemmo anche una partita a carte, ma nessuno dei due sembrava avere voglia di scambiare qualche confidenza come un tempo. Io, ricordo, era come se sentissi il passare dei minuti, minuti che non erano mai buoni per quello che in fondo speravo accadesse, un suo cenno, un suo movimento, un qualcosa di inequivocabile. Non c’era da decidere in pochi istanti in quella situazione, in quel momento avevo già deciso, avrei risposto, sarebbe successo. Stava in lei, io non avrei mai fatto il primo passo. Ma non disperavo nello stesso tempo, perché c’erano altri 5 giorni da passare lì e chissà, se non era quella l’occasione magari sarebbe stata un’altra.
Era passata da poco la mezzanotte quando scesi giù in caldaia, lo so perché ricordo che lei guardando l’orologio disse ‘e già un giorno se n’è andato’. Prima di andare a dormire ogni notte scendevo ad abbassare il termostato per evitare sprechi, la casa lì era grande e l’impianto era stato appositamente fatto per poter escludere certi ambienti. Che io ricordi avevo lasciato Andreina su in casa in vestaglia e pigiama e ancora oggi non mi spiego come fece a presentarsi giù vestita com’era vestita: la minigonna della notte di capodanno su autoreggenti nere, con la differenza di un maglione bianco al posto della camicetta che sfoggiava quella notte. Era senza scarpe e quasi mi spaventò sentire il suo sussurro là sotto. L’ambiente giù era tiepido per via della caldaia stessa ma il pavimento di cemento doveva essere ghiacciato. Le dissi: ‘ma sei impazzita?’ ma lei chiuse lentamente e senza rumore la porta e si avvicinò e prima che potessi dire o fare qualcosa mi saltò quasi in braccio incollando le sue labbra alle mie. Ricordo solo un suo attimo di esitazione, forse per saggiare la mia reazione, ma quando trovò completa partecipazione diventammo una cosa unica, avvinghiati con le lingue a contatto, subito le mie mani su di lei – e le mutandine non c’erano – mentre lei in un lampo mi liberò il cazzo e così, lì in piedi ci salì sopra. Ormai era fatta, la stavo penetrando, la storia torbida dei cognati che si scopano per noi ora era realtà, anche se ci fossimo fermati ormai non si tornava più indietro.
In quella posizione per me così scomoda avevo delle difficoltà, lei si dimenava come un’ossessa su di me, sentivo chiaramente l’inguine e le cosce invase dai suoi umori, era sicuramente colma d’eccitazione già prima di toccarmi e in pochi minuti lei venne, pur essendo la prima volta lo capii subito, così feci due passi e la strinsi contro il muro e cominciai a tenere i ritmi miei, mentre lei si alzava il maglione ansimando silenziosamente alla cadenza dei miei colpi e mostrandomi, oltre al fatto che sotto non aveva niente, questa matta, i suoi seni stupendi che cominciai avidamente a succhiare.
Sapevo che prendeva la pillola così non chiesi niente e in poco tempo venni. Già così per me sarebbe stato il massimo, e invece lei fece di più. Sono certo che lo fece per farmi capire, se non fosse stato già abbastanza chiaro il fatto di scendere giù in caldaia vestita in quel modo, che non era stata una sbandata ma una cosa fortemente voluta. Quando il mio ritmo rallentò, quando fui quasi fermo, mi scostò dolcemente e scese e me lo prese in bocca. Lo succhiò, lo pulì con tale passione e perizia che lì per lì pensai che volesse farmi vedere quanto era brava.
Finito tutto, si alzò, mi diede un bacio appassionato e filò su in casa senza dire una parola.
Quando salii non sapevo come comportarmi. La trovai già pronta per andare a letto, mi disse soltanto che Laura era ok e mi diede un bacio sulla guancia mormorando buonanotte e prima di chiudersi in camera mi gettò un sorriso così radioso e beato che rimasi a guardarla inebetito.
Il mattino dopo mi alzai e trovai entrambe in soggiorno che parlottavano. Laura sembrava in buone condizioni e Andreina si mostrò da subito così normale con me che mi diede la forza di esserlo altrettanto. Avevo mille dubbi che mi giravano per la testa, principalmente sulle intenzioni di Andreina. Non pensavo avrebbe mai fatto cenno di quello che era successo ma devo dire che ero un po’ turbato in qualunque direzione andassero i miei pensieri. E se avesse voluto strapparmi a sua sorella? Sarebbe stato un casino tale che sapevo non avrei avuto la benché minima voglia di passare, oltre al fatto che comunque amavo Laura; di contro, se pensavo che magari per lei era già una cosa finita, un botto d’emozioni che una volta provate non le interessavano più, invece di rasserenarmi sentivo salire una punta di delusione.
Il pranzo filò liscio, eravamo tutti e tre di buon umore e vedendo Andreina così tranquilla non solo mi tranquillizzai ma mi convinsi che lei non avesse intenzione ed interesse a dar seguito alla follia notturna. Così, credeteci o no, quando venne fuori l’idea di una passeggiata pomeridiana da soli io e Andreina per i sentieri non pensai che ci potesse essere un seguito, anche perché l’idea venne proprio da Laura che non voleva tenerci ancorati in casa a causa della sua febbre, che sebbene oramai lieve non la lasciava uscire. Andreina, poi, si era dimostrata molto furba e aveva dimostrato poco entusiasmo, tale da far pensare a Laura che facesse un favore a me per non lasciarmi in casa tutto il giorno a bivaccare. L’unico pensiero che ebbi io fu che magari, essendo soli, se ne sarebbe parlato, magari per chiarire per bene che era stata una pazzia di una volta e basta. Così io mi vestii solo per ripararmi dal freddo, non sapendo che la tuta con cui uscì Andreina aveva lo scopo di facilitare me’ eventualmente.
Uscimmo e durante i dieci minuti di cammino a bordo strada per raggiungere l’inizio del sentiero che spesso in passato avevamo già percorso con amici non parlammo quasi. Appena cominciato il sentiero decisi di espormi e le chiesi: ‘Non ne parliamo?’. La risposta mi fulminò: mi guardo di traverso e finalmente ricomparve il suo sorrisetto. Mi disse: ‘Più che parlarne vorrei rifarlo. E tu?’
Borbottai qualcosa ma erano tutte sillabe che tendevano al sì’ ma le dissi subito che mi preoccupavo per Laura. Lei mi rispose che lei si preoccupava per sua sorella già quando ci vedevamo solo per confidarci. Era tutto chiaro, ma io ancora non pensavo che lei volesse rifarlo subito, e invece mi disse ‘dai andiamo alla casa del maestro’ e aumentò il passo. E io la seguii.
La casa del maestro era una vecchia costruzione in pietra mezzo diroccata che si raggiungeva prendendo un sentiero secondario che si staccava da quello principale, chiamata così perché in tempi lontani si dice fosse abitata dal maestro del paese. Il sentiero finiva proprio alla casa, che si presentava di fronte con la sua porta ormai inesistente e le due finestre alte e laterali senza traccia di infissi. Dentro era tutto cadente e la scala, anche quella di pietra, era demolita per i due terzi così che era impossibile salire al piano sopra senza una scala a pioli. Sul retro della casa c’era una specie di panca sempre di pietra che costeggiava il muro di un piccolo androne che aveva tutta l’aria di essere stato una specie di magazzino della casa nei tempi in cui era abitata.
Senza bisogno di dire nulla ci avviammo insieme verso il retro a sedere su quella panca in cui già in passato avevamo preso le nostre mezzore di riposo durante le passeggiate, contemplando il silenzio gelido del paesaggio e, che io ricordi, senza mai essere disturbati da nessuno. Ci sedemmo, e in un attimo le nostre labbra erano in contatto. Si vedeva, si sentiva che entrambi avevamo voglia di quel bacio furioso di passione che la notte prima non ci eravamo scambiati, e le mie mani senza quasi rendermene conto cominciarono ad infilarsi tra i suoi vestiti, lei cominciava a contorcersi e la mia reazione era di palpare sempre più duro, strizzare, finché sentii che mi stava liberando davanti, slacciando e poi cercando il mio cazzo che trovò già duro, lo tirò fuori e ricordo come fosse ora quel ‘mm’ che accompagnò il distacco dalla mia bocca per scendere giù a succhiare avidamente mentre mi appoggiavo in estasi con la schiena al muro; ma fu per poco perché lei si alzò e senza togliesi nulla si mise a cavalcioni su di me seduto, io non capivo che volesse fare e stavo per chiederglielo pure ma non ce ne fu bisogno, sentii il mio cazzo avvolto dalla sua fica bollente e fradicia, le sussurrai ‘se continui così ci metto meno di ieri’ ma di colpo restammo immobili, gelati da un rumore di rami spezzati che veniva dal davanti la casa. Restammo così non so per quanto tempo’ il primo pensiero mio fu che Laura ci avesse seguito ma subito pensai che era un’idiozia, non poteva essere. Però poteva benissimo essere qualcuno che mi conosceva, magari sapeva anche chi era la Andre, per cui il terrore c’era. E meno male che non volevamo far soffrire Laura! Non so spiegarlo, però’ furono pensieri dei primi istanti, cancellati dal movimento di lei che piano piano riprendeva’ era diventata una situazione terribile e terribilmente eccitante ma dopo pochi movimenti la bloccai di nuovo: si sentivano delle fioche voci parlottare, voci di uomini, furono secondi interminabili finché le sentimmo affievolirsi in lontananza. Andreina ricominciò i suoi movimenti e io tornai presto quello di poco prima, lei mi abbracciava stretto, forte, mi scopava furiosamente e in pochissimo tempo venni, di nuovo dentro di lei.
Rimanemmo ancora abbracciati un po’ ma ormai stava facendo buio, e il buio cala veloce. La presi per mano e ci avviammo e riuscimmo appena appena ad arrivare al sentiero principale prima che il buio fosse completo. Quante risate nel ridiscendere, quasi a tastoni e con la paura di scivolare, abbracciati stretti, ci mettemmo un’eternità ad arrivare alla strada. E lì ripensai a Laura, a quanto avevamo rischiato, e diventai d’umore nero.
Arrivati a casa cercai di nascondere il mio stato d’animo a Laura, mi mostrai apprensivo anche se la trovammo abbastanza in forma nonostante avesse ancora un paio di linee di febbre. Andreina però si era accorta che qualcosa non andava in me e in un momento in cui Laura era in bagno mi chiese sottovoce cosa avessi. Le spiegai che avevamo rischiato troppo e la sua risposta fu che avevo ragione e saremmo dovuti stare più attenti. Dunque era decisa a continuare! Io in quel momento non lo ero per niente ma’ dopo qualche ora già stavo pensando a come riuscire a possederla anche quella notte. In fondo dalle sue confidenze passate sapevo che era abituata a scopare quasi continuamente (cosa che mi aveva fatto preoccupare quando aveva chiamato per venire su da noi a passare un capodanno troppo tranquillo per lei) e per me era una specie di eccitantissima novità il ritorno ai ritmi serrati di quando io e Laura eravamo fidanzati o appena sposati.
Quella sera però non ci fu modo di fare nulla. Dopo cena e la partita a carte col morto Laura andò ancora una volta a letto presto ma non era possibile fare nulla perché sarebbe potuta arrivare in qualunque momento e sarebbe stato rischioso anche il solo non farsi trovare in casa. Però potemmo parlare liberamente per più di due ore e stavolta le nostre confidenze non avevano limiti dopo quello che era successo tra noi. Io mi mantenni moderato in realtà, mentre lei no. Mi parlò di cose di cui nei tempi delle nostre confidenze anche morbose non si era sentita di parlarmi. Tradimenti rischiosissimi, amicizie rovinate da una scopata, altre cose di cui si vergognava un po’ anche adesso come quando ebbe una richiesta sessuale per avere un lavoro e la accettò ‘ anche se a suo dire il tipo le piaceva ‘ finché se ne uscì fuori con la cosa che più di tutte mi sconvolse i sensi: si era masturbata moltissime negli ultimi anni pensando a me e Laura che scopavamo, e molte altre di recente su un filmato che ci eravamo fatti io e mia moglie e che Andre aveva trovato sul mio pc e si era copiato e portato sul suo. E non era finita. Scese nei particolari. Sognava me, guardava il filmato in cui Laura mi cavalcava sul nostro letto vista da dietro, si eccitava quando si vedevano gocce di sperma scendere mentre ancora lei era sopra di me, quando scendeva giù il fiotto nel momento in cui si toglieva e rimaneva nel video solo mio cazzo dritto e con la sborra gocciolante, lasciava il fermo immagine e si toccava furiosamente fissandola e immaginando di prendere il posto di Laura sopra di me IN QUEL MOMENTO. Fu tremendo perché a quel punto entrambi avevamo una voglia così grande di scoparci che avremmo potuto fare la sciocchezza di farlo lì, in soggiorno. Per fortuna riuscimmo a trattenerci. L’atmosfera era carica e l’unico modo che trovammo di smaltire un po’ la tensione fu di stare in silenzio, finché lei lo ruppe con una domanda a voce rotta: ‘Pensi che potrebbe succedere?’ Non capii. Era pazza o cosa? Voleva fare proposte a sua sorella? La guardai allibito ma risposi solo: ‘Che intendi?’. Fu la domanda giusta perché subito chiarì: ‘che lo facciamo’ sì insomma’ dopo che l’hai fatto con lei’. Non ebbi la prontezza di rispondere subito, rimasi sul vago ma l’idea mi eccitava e lei probabilmente lo sapeva per via delle mie confidenze passate. Ma non volevo che lei pensasse ad un no così le dissi che chissà, magari si sarebbe presentata l’occasione. Forse avevamo detto troppo, forse volevamo conservare quella vetta di confidenze come ultima, dopo poco comunque decidemmo di andare a letto. Alzandomi le dissi di non scendere a farmi sorprese giù in caldaia stavolta, lei mi rassicurò ridendo ma mi venne in mente una cosa cui fino ad allora non avevo più pensato, e le chiesi come aveva fatto nel pomeriggio a salirmi sopra mentre ancora aveva la tuta. Mi fece l’occhiolino e mi disse di seguirla in camera sua. Passando davanti alla mia camera aprii e diedi una sbirciatina, Laura dormiva profondamente, quindi richiusi e andai nella stanza a fianco dove Andre mi aspettava con in mano la tuta del pomeriggio. La guardai stranita e lei allora mi mostrò l’apertura a strappo che la liberava da davanti a dietro. Mi spiegò che arrivava da un sexy shop e che quando l’aveva vista le era sembrato un capo d’abbigliamento normale finché le spiegarono che si poteva aprire e se ne innamorò. Io sorrisi della sua malizia e le chiesi se nel pomeriggio non aveva le mutandine, al che mi mostrò uno stupendo perizoma grigio trasparente con la sua bella apertura. Ne sapeva una più del diavolo.
Andammo a dormire, e mi svegliai il giorno dopo con quell’idea in testa. La Andre mi stava coinvolgendo troppo forse? Era il 3 gennaio e avevamo ancora due giorni pieni per rifare qualcosa ma avevo tutte le intenzioni di proporle una pausa fin quando, tornati in città, avremmo potuto organizzarci in tutta sicurezza. E invece rischiammo di nuovo quello stesso giorno, anche se il rischio consistette soltanto nel tornare a casa, di nuovo, senza esserci potuti lavare.
Andreina se ne venne fuori con l’idea di fare una gita a uno stabilimento di imbottigliamento di acqua sorgente a una trentina di chilometri da casa dove si potevano riempire bottiglie di quell’acqua purissima da portare poi in città; io e Laura ci eravamo già stati migliaia di volte e la gita non poteva entusiasmarci, ma Andreina insisteva e finì che Laura mi chiese, in privato, di farle la cortesia di portare là sua sorella. Mi sentii un po’ vile nel fare la sceneggiata di quello che lo faceva per forza, ma ormai ero nel gioco. Solo mi turbava il pensiero che Andre venisse a chiedermi di scopare con Laura prima di uscire, non avrei saputo come gestire la cosa’ ma non lo fece.
Riempimmo il baule di bottiglie vuote e partimmo.
Andreina aveva messo di nuovo quella tuta. Era fatta così bene che non si poteva intuire che ci fosse un’apertura’ centrale. Appena partiti le chiesi di vedere che mutandine indossava e lei prontamente aprì: le stesse del pomeriggio precedente. Il futuro più prossimo era chiaro. Al riguardo dissi soltanto: al ritorno ok? Mi disse sì meglio.
Fu una gita piacevole. Riempimmo una quantità spropositata di bottiglie facendo la coda una decina di volte davanti alle fontane libere, poi girammo per il parco gelato dello stabilimento e quando il freddo e l’oscurità cominciavano a farsi seri, risalimmo in macchina. Poco dopo essere partiti vidi una stradina laterale, provai a infilarmici e proseguii per un po’. Il posto andava bene e anche se ci avesse trovati qualcuno a trenta chilometri da casa saremmo stati una semplice coppia che cercava intimità.
Ci fermammo, sedili giù, lei salì su di me e mi mormorò: ‘tu adesso mi dici che prima di uscire hai scopato con Laura’. Stavo per dire che non era vero ma capii subito che non poteva non saperlo, quindi le mormorai quello che voleva e lei ebbe un gemito che mi elettrizzò. Stavolta avevamo tutto il tempo che volevamo e la scopata fu varia, lei si tolse, me lo succhiò poi la leccai per parecchio e poi salii sopra di lei, per uscire poco prima facendole capire che stavolta volevo venirle in bocca, e lei si gettò sul mio cazzo staccandosene solo dopo aver ingoiato tutto.
Tornati a casa portammo dentro le bottiglie e trovammo Laura di ottimo umore, aveva già apparecchiato per la cena e stava cucinando qualcosa di buono. Io subito mi ritirai in bagno con la scusa che non ne potevo più e mi diedi una lavata veloce, quando uscii trovai le sorelle a parlottare in cucina così mi sistemai sul divano in soggiorno a vedere un po’ di tv.
Poco prima di cena vidi Andreina fare una cosa che senza volerlo avrebbe gettato pepe sui nostri incontri futuri. Seduto sul sofà, la vidi ad un tratto ferma in piedi davanti alla porta col cellulare in mano. Feci caso solo allora che non l’aveva ancora acceso da quando era salita su da noi, il che voleva dire quasi cinque giorni, e per una ragazza come lei che ne faceva un uso smodato la cosa era molto strana. L’unico accenno era stato la notte di capodanno, io le avevo chiesto come mai nessuno la chiamasse per gli auguri e lei mi aveva risposto brevemente che aveva lasciato il cellulare a casa. Poi la cosa mi passò di mente, in quei giorni di vacanza, in quei posti che avvolti dal gelo ti fanno pensare che sei fuori dal mondo e dal tempo, il mio cellulare rimaneva acceso ma inutilizzato se non per qualche telefonata a genitori e suoceri, così per quanto mi riguardava anche quello di Andreina poteva essere sempre stato acceso. Se ci avessi riflettuto un po’ avrei capito che se lo fosse stato, il suo, avrebbe squillato un centinaio di volte al giorno.
E infatti, appena prese campo cominciarono ad arrivare sms a raffica. A tavola, durante la cena, divertiti dal continuo gracchiare e sibilare all’arrivo di ogni sms ‘una battuta, di non ricordo chi, le diede lo spunto di spiegarci cosa succedeva: sms del suo ex (il ragazzo con cui era partito il 26 e che ora già chiamava ex), sms di alcune sue amiche che le chiedevano dove fosse finita, sms di due ragazzi che come sciacalli ci provavano già a distanza dopo aver saputo che si era lasciata qualche giorno prima.
La serata fu una di quelle normali e finì presto. Andreina e Laura apparivano stanche e l’atmosfera assopita coinvolse anche me. Intorno a mezzanotte ce ne andammo a dormire, Andreina prima di noi. Appena in camera Laura mi fece capire che aveva voglia, era anche normale visto che l’ultima volta l’avevamo fatto era due sere prima dell’arrivo di sua sorella, e il nuovo anno ancora non l’avevamo inaugurato. Io non mi sentivo molto motivato, dopo quello che avevo passato, e poi certi ritmi non li tenevo da chissà quanto tempo ormai. Diciamo che feci il mio dovere ma ricordo che ero in uno stato d’animo che mi fece sentire in colpa.
Il mattino dopo, l’ultimo giorno intero da passare lì visto che il giorno successivo saremmo partiti, io e Laura ci alzammo insieme e trovammo Andreina già in soggiorno che faceva colazione, con un buon umore e un’allegria a dir poco travolgenti. Voleva fare, uscire, girare, proponeva gite, uscite, e quasi mi imbarazzava guardarla negli occhi, come se avessi paura che leggesse nei miei che quella notte avevo scopato sua sorella, che poi era mia moglie, e per contrasto potesse rovinare la sua gaiezza mattutina.
Il suo cellulare ogni tanto vibrava, forse erano anche telefonate ma lei lo guardava e basta, premeva un pulsante e lo lasciava lì. Forse era su di giri nel vedere in quanti, tra cui sicuramente anche il suo ex, la cercassero assiduamente e probabilmente c’erano anche altre cose che noi non sapevamo. Fu solo dopo un po’ che mi venne in mente che magari già sapeva che io e Laura avevamo scopato, poteva aver sentito qualche rumore provenire dalla nostra stanza e anzi forse, visto quello che mi aveva raccontato due giorni prima, aveva anche ascoltato con l’orecchio attaccato al muro. A quest’idea mi venne una voglia matta di saperlo, avrei cercato il momento opportuno per chiederle se aveva sentito qualcosa e in caso negativo almeno le avrei fatto sapere che era successo, e chissà che reazione avrebbe avuto.
Uscimmo tutti insieme per fare la spesa, in casa non c’era quasi più nulla. Al supermercato cercai un’occasione per parlare da solo con Andreina ma non ci fu modo. Ma c’era tempo. Ancora una volta fu Laura a crearci inconsapevolmente l’occasione: tornati a casa mi chiese di fare un salto in un posto appena fuori paese in cui vendevano non ricordo se latte o cos’altro, insomma qualcosa di produzione propria, e disse ad Andreina di farmi compagnia. Non se lo fece ripetere due volte, anche se non mostrò entusiasmo, e salì in macchina con me. Per strada glielo chiesi, non so perché ma a quel punto mi aspettavo di sentirmi dire che no, non aveva sentito niente, e invece mi disse che se l’aspettava che io e Laura scopassimo e non solo aveva ascoltato ma si era anche masturbata furiosamente e precisò che quello che l’aveva eccitata non erano stati i nostri rumori ma la sua fantasia di venire in camera da noi subito dopo. Cominciò a descrivermi la sua fantasia e mi dovetti fermare a bordo strada per non doverla interrompere con l’arrivo al cascinale verso cui eravamo diretti, che era appena fuori paese, e le chiesi anche di spegnere il cellulare che vibrava in continuazione, ma mi rispose di non preoccuparmi perché neanche lo guardava. Era proprio irrealizzabile, ma fantasia per fantasia era giusto immaginarsi quella che la eccitava di più, mi disse a mo’ di premessa. Dietro mia richiesta mi spiegò che era sul letto a gambe spalancate, nuda dalla vita in giù e si masturbava con la mano destra mentre due dita della sinistra le penetravano la fica. Immaginava me sotto, come nel video, e Laura che mi cavalcava fino a venire. Poi mia moglie rallentava fino a fermarsi e dopo un poco si spostava, lasciando il mio cazzo dritto e rigato dalle gocce di sborra colate giù, quindi vedeva me che chiamavo ad alta voce ‘Andreee’ e lei si sarebbe alzata per precipitarsi da me, e senza guardare la sorella stesa al mio fianco ancora ansimante, ma sapendo di essere da lei osservata, avrebbe leccato tutto intorno il mio cazzo, lasciando sporca di sborra la punta, e mi avrebbe cavalcato. Sapeva che si sarebbe gustata gli ultimi attimi di rigidità del mio cazzo, e che lo avrebbe sentito affievolirsi dentro di lei, ma questo a suo dire era un motivo ulteriore di eccitazione, così concentrato che lei era sicura che l’avrebbe fatta venire in pochissimo tempo se avesse avuto la possibilità di provarlo davvero.
Vero, impossibile, ma troppo eccitante anche per me. Avrei pagato oro per poterlo fare.
Ripartii e dopo qualche curva fummo lì. Il racconto ci aveva in qualche modo devastati. Dovevamo fare alla svelta e tornare a casa subito dove ci saremmo dovuti calmare per forza, prima di perdere la testa e fare qualche cazzata alla luce del giorno. Da parte mia erano anni che non mi sentivo così, continuamente sessualmente affamato, e il merito era tutto di Andreina.
Ci sbrigammo, sì, ma non fu sufficiente. Non credo che rischiammo nulla ma Andre se ne venne fuori all’improvviso con una cosa che sembrava si trattasse di vita o di morte. Mi fece la domanda come se l’avesse repressa fino ad allora ma infine fosse stata vinta da una volontà a lei superiore: ‘Senti, dimmi una cosa, ma te lo sei lavato dopo la scopata?’. Tremai. Non me l’ero lavato, e l’avevo fatto di proposito dopo che al mattino mi erano tornate in mente le cose che mi aveva detto Andre, come arma da usare con lei se se ne fosse presentata l’occasione, ma non ora, non c’era tempo, non c’era il luogo, ora mi spaventava. Stetti però troppo in silenzio e lei ripeté la domanda e io risposi no. Mi disse subito: ‘Fammelo leccare un secondo ti prego.’ Risposi deciso: ‘Sei matta, c’è tempo, non facciamo cazzate dai’ ma lei cominciò ad armeggiare sulla mia patta e in pochi secondi me lo tirò fuori, mentre guidavo, sentii le sue labbra calde avvolgerlo e alla prima strada sterrata mi infilai. Lei fece il movimento un po’ di volte ma appena mi fermai certamente pensò di aver esagerato e si fermò, alzò gli occhi e vedendomi serio mi disse semplicemente: ‘Scusa’. In realtà io mi ero infilato lì e fermato perché ormai volevo lasciarla fare, ma visto che si era fermata era meglio così. Colsi l’attimo e le dissi a muso duro: ‘Andre, se dobbiamo fare cazzate allora lasciamo perdere tutto’.
Lei si ricompose e si sedette senza dire nulla. Io ripartii pensando: ‘L’ho persa, è finita’.
Non volevo. Lei mi stava ridando emozioni che pensavo di non poter più provare, emozioni che ormai relegavo alle età adolescenti, e invece erano ancora possibili. Prima di arrivare a casa ruppi il silenzio dicendole ‘Per me è tutto a posto’. Mi chiuse la bocca con un bacio, ma stavolta aveva colto l’attimo giusto, era l’ultimo tratto alberato prima di arrivare al parcheggio di fronte alla nostra abitazione, non ci poteva aver visto nessuno.
Quel giorno tra noi non successe altro, non ci fu modo. La sera uscimmo a cena tutti e tre con una coppia di amici che ci erano venuti a trovare nel pomeriggio e al ritorno ce ne andammo a letto stanchi e un po’ brilli tutti quanti.
Il mattino successivo fu di preparativi per la partenza, l’intenzione era di partire subito dopo pranzo per arrivare a casa nel tardo pomeriggio ed avere un po’ di tempo per sistemarci prima di cena. Forse era il destino che ci favoriva, ma proprio nel momento in cui stavo pensando che con Andreina lì in montagna non era possibile fare più niente (avevo l’innata convinzione che una volta tornati in città tutto sarebbe finito, come un’avventura fuori dal tempo), arrivò la telefonata della moglie della coppia con cui eravamo usciti la sera prima che invitava Laura su da lei (abitava nella parte alta del paese) per fare non so cosa insieme, un qualcosa di cui avevano parlato la sera prima a cena, e darle nel contempo certe cose che avrebbe potuto portare a casa, credo salumi del posto che aveva preso da qualche parte lì intorno. C’erano i preparativi, non se la sentiva di lasciarci lì, ma io le dissi di non farsi problemi, che avremmo continuato io e Andreina e poi ormai era quasi tutto a posto. Erano le dieci e mezza e non sarebbe tornata sicuramente prima delle 12, e fu grazie a quella telefonata che facemmo la scopata più eccitante (almeno per me) di tutta la vacanza. C’erano molti motivi che la fecero diventare la più eccitante: il poco tempo a disposizione, visto che dovevamo comunque finire di preparare valigie e borse varie e mettere a posto mezza casa, e poi mettere su anche qualcosa per il pranzo; la possibilità che Laura tornasse prima del previsto, perché a parte i venti minuti di strada tra andata e ritorno non avevamo modo di controllare o capire con certezza quanto sarebbe rimasta là; il fatto che per questi motivi facemmo tutto di corsa, e la cosa ci mise addosso una carica particolare, e scopammo sul letto di Andreina praticamente vestiti. Ma la vera elettrizzante novità di quest’ultima scopata fu che mentre la stavo scopando a pecorina in piedi, coi pantaloni abbassati a mezza gamba e la sua gonna rivoltata sulla sua schiena, il perizoma scostato a lato per far posto al mio cazzo, sul comodino il cellulare di Andre si mise a vibrare e lei lo prese in mano, guardò chi era e’ rispose. Subito capii che non voleva smettere, così dopo un attimo di esitazione ripresi ad affondarla con dolcezza e regolarità per non spezzarle la voce. Lei parlava con una voce da gattina che fece pensare chissà cosa al suo interlocutore mentre io avevo il cazzo che mi scoppiava e sentivo nelle mie cosce tutto l’umido che la situazione stava procurando ad Andreina. Dovevo venire ma non volevo farlo mentre lei era al telefono, e se Laura fosse tornata proprio in quel momento ci avrebbe come risvegliati da un sogno. La porta era chiusa, cosa innaturale in quel posto di giorno ma per quello avremmo potuto dire che uno di noi aveva sbadatamente dato un giro di chiave, abitudine cittadina, mentre non sarebbe stato facile giustificare sul momento un eventuale ritardo nell’andare ad aprire.
Dopo un po’ la sentii dire, mentre la sua voce si faceva di colpo più lasciva: ” si’ mmm’ si sente?… mah un mio amico’ sìììì molto’ Non ci voleva molto a capire che dall’altra parte del telefono in qualche modo avevano intuito che la Andre stava scopando. Così cominciai a dare dei colpi più decisi, più forti, e la voce cominciò a spezzarsi: ‘n-on’ lo’ co-no’ cono-sci’ e così via, finché lei stessa ne ebbe abbastanza e chiuse senza salutare rimanendo a gustarsi i miei colpi che a tratti, tolte le pause per non venire, erano diventati fortissimi, la sbattevo con violenza eccitato anche dall’intuire di come tratteneva la voglia di gridare che aveva soprattutto nel momento in cui mi sembrò di capire che lei venne. Ora volevo venire anche io e quando non ce la feci più la presi ai fianchi per girarla ma lei mi disse: ‘No ti prego, dentro, voglio tornare giù così.’ Mi liberai, la inondai.
Al ritorno di Laura eravamo già ricomposti e tutto era pronto, anche il pranzo oramai. Lo consumammo e neanche un’ora dopo eravamo partiti.
Come mio solito ero preda di sentimenti contrastanti. Tornare voleva dire uscire da quella situazione particolare, rientrare nella routine, e questo poteva significare la fine dell’avventura con Andreina. Dirò subito che non successe, ma la mia sensazione che le cose sarebbero cambiate era giusta, e se da una parte mi confortavo pensando che mi sarei potuto dedicare con rinnovato ardore a Laura, che continuavo ad amare, dall’altra sentivo la delusione di non poter più possedere Andreina come in questi giorni. In fondo non era poco quello che era successo: sesso intenso ed emozioni così particolari e per me inedite.
Arrivammo in città col buio e lasciammo Andreina a casa. Aveva la sola piccola valigia con cui era arrivata su da noi e io avevo troppa voglia di un’ultima occasione per vedere se mi avrebbe detto qualcosa, sia per farmi capire che avrebbe voluto continuare che il contrario. Presi la sua valigia e la portai su per le scale lasciando le due sorelle a salutarsi in strada, quindi tornai giù a passo lento e la incrociai sul pianerottolo del primo piano. Ci guardammo un istante negli occhi poi lei mi diede un bacio sulla guancia mentre sussurrava un insipido ‘ciao’, e sparì. Scesi l’ultima rampa, cercai di imprimermi un’espressione di buon umore sul viso e tornai alla macchina.
Riprendemmo così la nostra solita vita. Contrariamente a quanto mi ero immaginato, non fui né più pressante del solito con Laura nel voler scopare né, credo, più focoso e fantasioso durante le nostre scopate. Dopo i primi giorni in cui pensavo spesso ad Andreina, che non si faceva sentire né con me né con mia moglie, come era sempre accaduto d’altronde, tornai nello stato d’animo di sempre e cominciai anzi a pensare che era meglio così. Sapevo che sarei stato subito pronto e disponibile se si fosse presentata un’altra qualsiasi occasione, ma non stavo lì a sperarci. Con Laura era tutto ok e questo mi bastava come mi era sempre bastato prima.

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