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Racconti erotici sull'Incesto

L’Arch ‘n tett

By 22 Giugno 2009Dicembre 16th, 2019No Comments

L’Arch ‘n tett

Cribbio ! Non era male il putanòn; avrebbe potuto, quasi, essere una mia studentessa.
Invece, come potei accorgermi una ventina di giorni dopo, era di un altro Corso.
“Il pirla su, sesto piano, corridoio a sinistra, ultima porta in fondo !”
“E qua chi chiude, chiudi tu ?”
“Si’per forza”.
Come potrebbero volatilizzarsi 80.000 euri in un battibaleno !
Il vetro sinistro anteriore di una Merzedes, salendo, non fa nemmeno fruscio.
“Ehi, a chi devo suonare?”
“Eh, cosa hai detto ?”
Mi toccò scendere, e andarle ad aprire il portone.
“La parcheggi tu ? Dove ? Bada che non voglio storie !”
“Vado a prendermi una pizza, l’ha detto lui !”
“Ma cosa sei, il suo uomo di fiducia, il portinaio ?”
Che rompi, nemmeno fosse stata di Filosofia !
“No, ci siamo incontrati per caso nelle scale, io venivo giù lui andava su !”
“Perché, non c’&egrave nemmeno l’ascensore ?”
Non era di Filosofia. Avrei potuto scommetterci un’e-mail.
“Oltre al tuo lavoro vero cosa fai per passare il tempo ?”
“Studio !”
“Medie ?”
“Spiritoso’.E Stronzo; si proprio un bello Stronzo !”
Io e Odalisca ci conoscemmo così.
Voi capirete, miei compagnucci di viaggio, nonostante abbia insistito impropriamente sul metodo del discorso diretto quando, per raccontar fregnacce sarebbe bastato quello indiretto, quanto poté poi quest’occorrenza.
Ah, spero che fra le pochissime lettrici di questa mia non ci sia nessuna di Architettura, che non vorrei essere richiamato per e-mail, che Oddy sicuramente accorrerebbe prima di me. Salta su appena avverte una cosa in volo: ali che sbattono o planano, un trillo, qualsiasi cosa spezzi l’aria, invada lo spazio. Mio personale !
A mangiare sta benedetta Romana ci andai quindi con il macchinone che, quando lo parcheggiai nel cortiletto del “Rugantino Ristorante Pizzeria tipica Brindissina”, dovetti litigare con i due camerieri nordafricani per farmi dare il primo tavolo, quello vicino all’entrata, onde badarla dalla vetrata per tutto il tempo.
Credetti pure che, in ossequio alla loro religione, servissero unicamente birra analcolica, tanto era acquosa quella mezza alla spina.
Poi, invece, dovetti accorgermi che era una pura tedesca quando portarono il conto.
Odalisca era ancora nella doccia quando telefonai al vecchio che stavo per rientrare. E ci rimase fin quando girai la chiave nella serratura.
Il Carugati, bontà sua, mi aveva risparmiato il lungo mercanteggio fra i 900 e i 1.100 euro, avendo dovuto pagare in anticipo e in contanti prima ancora di farsi togliere pantaloni e camicia.
“Beh ?”
Papà, con aria confessionale, stava menando davanti al proprio viso la mano destra facendo le boccacce, quando la Oddy uscì con l’asciugamano in testa e niente sotto, scardinandomi la guida del box.
“Papi, e per il servizietto ? Lui chi &egrave’ il tuo autista ? Sei l’autista ?”
Non l’avevo mai visto così paonazzo, papi.
“Come l’autista’l’autista’..? Lu’lui’mio’..”.
“Io avrei da studiare’per favore, per cui’!”
Più eloquenti ancora delle parole furono, però, la mia mano ed il successivo silenzio stampa, per, in appena cinque minuti, farli sgattaiolare fuori.
Anche questa avevo dovuta vedere, anche questa: papi, quel maschione !
Volete che vi dica che tutto lo schifo che avevo dentro lo sfogai con Rosettina, gli unici tre buchi a mia disposizione quella ventina di giorni ? Volete che vi racconti che non l’ho più vista così raggiante e felice, mamma ?
Ed io ve lo dico.
Purché, poi, non mi consideriate un pochino ansioso ed immaturo per l’età che ho: che non mi critichiate né lo stile, né per avervi evitato inutili quanto prolisse descrizioni !

Bando ai ricordi, evvai !

Il fatto che Rosetta, la mia Rosetta, la dolce mammina, m’avesse inseguito come un bracco per oltre tre settimane, non era riuscito a scalfire minimamente l’arrapamento che mi stava ossessionando.
Per spiegarmi: mamma m’aveva scaricato addosso, oltre i propri umori liquidi e sottili, m’aveva trasmesso, trasmesso ?, scoperto come un nervo, tutta la foia che ci portiamo dentro e che, fin quando Egli ci dona la salute, corre come una corrente continua dal cervello al ventre, dal ventre al cervello senza fermarsi mai, tale e quale un principio della vita.
Animale.
Cervello: mente, facoltà raffinata o meno, educata o no, di elaborazione: una valvola, uno snodo tra due cifre binarie. Algebra.
Fai passare, non far passare ! Controllati, lasciati andare !
Controllati, perché ci sarà pure un’occasione migliore, porca vacca. Una più disponibile, più giovane, più bella, una che ti creerà minori ostacoli, che ti potrà accompagnare per un tratto più lungo della vita.
Lasciati andare, perché la porca, e la vacca, ha una voglia infame di leccati e succhiarti il cazzo, o già s’&egrave inginocchiata davanti a te, e lo sta facendo, e poi ti attirerà a se, per avere la sua parte.
Definizione di Porca e Vacca: una con lievi o non lievi secondo il significato che vuoi dare alla catalogazione per generi, differenziazioni funzionali rispetto a te, della tua stessa materia prima, con pulsioni identiche, sputatamente simili.
E noi ? Porci e, fino a che e se, la sorte ce la manda buona, tori.
Ma allora, fondamentalmente siamo delle bestie ? Ecco, &egrave questo il punto.
Quando, con la nonchalance che mi contraddistingueva, nell’ora buca uscii come un automa dalla Facoltà in luogo di sedermi nel mio studiolo a ripassarmi l’ “esecuzione dinamica” per la lezione successiva, quando attraversai la porta a vetri dell’ altra facoltà distante appena quaranta metri dalla mia, io, mi sentivo proprio una bestia, né più, né meno.
Percorsi, odorando pareti e soffitti con le froge all’aria, tre o quattro corridoi, finché non la incocciai fuori da una porta.
Parlottava con due sue amiche, la Nike silver appoggiata negligentemente alla parete appena ridipinta di bianco immacolato.
Passai loro davanti tre volte, senza che Oddy mi cagasse. Quando lo fece, lo fece per le amiche.
“Ce le hai due sigarette ?”
“Oddy !!??”
Eppure non mi ritenevo così’.coda di rospo ?
Per lei aveva risposto un’ amica.
“Oddy ? Chi cazzo &egrave, questo ?”
E Oddy:- un altro scemo probabilmente, che vuol farsi bello !
Comunque, ero riuscito a trovarla, e nessuno, nessuno, mi avrebbe schiodato di lì.
“Ce le hai o no ste sigarette ?”
“Non fumo’.però’.!?”
Stavolta, in luogo di lei, aprì bocca la seconda amica.
“Ma va a cagare, va !”
Se ne andavano, se ne stavano andando.
“Posso rivederti ?”
“Si, guarda, fuori di qui, a cinquecento metri a destra, c’&egrave una scuola elementare. Ecco, io studio lì !”
“Dai !”
Intanto, ero riuscito a farla rimanere indietro di due passi rispetto alle altre due.
“Almeno, dimmi come ti chiami”.
“Elly, mi chiamo Elly, sta per Eleonora !”
“Ti fai un paninazzo all’una ?”
“Un’insalata vuoi dire !”
All’una meno sette, dopo aver corso come un pazzo, ero davanti alla stessa porta dove l’avevo vista entrare.
All’una meno quattro, avevo già infilato la testa in ognuna delle sette porte di quel corridoio, scandagliando financo gli angoli di quei sette stanzoni.
Holly Elly non era da nessuna parte.
“Me l’ha data buca, la stronza !”
Fra lo sconsolato, il deluso, lo scoglionato, l’incazzato, l’ancora speranzoso, quello che &egrave lì lì per mandare al diavolo il tanto &egrave un putanòn, quello che se l’incontro la prima cosa che faccio &egrave’., mentre stavo per perdere ogni e qualsiasi speranza la scorsi in fondo al corridoio, che se ne stava andando.
In quel momento ripresi ogni dignità e, divenendo rigido come un salamelecco, accelerai il passo per dirigermi verso l’angolo con l’altro corridoio, quello dove la futura Arch ‘n tett (forse), era riuscita a bloccare, un attimo soltanto, la prossima esaminatrice.
“Ah ! Sei qui ? Dai, che ho fretta !”
Dopo che m’ebbe indicato l’insalata che voleva e sussurrato “una piccola naturale”, fui costretto, dalla ressa al bar, a perdermi nella fila per lei e per il mio panino al sesamo al prosciutto crudo per circa un quarto d’ora, rassicurato soltanto dal fatto che Eleonora, assorta nella lettura di un Cosmopolitan, ancora non avesse alzato i tacchi giudicandomi un perfetto deficiente.
Solo allo scoccare di quella penosa frazione d’ora potetti presentarmi, boccia scivolosa dell’insalata e grissini che scrocchiavano nella destra, panino e acqua nella sinistra, davanti al suo cospetto, maledicendo il tempo che avevo perso per una funzione tanto indecorosa.
Perché indecorosa nella sua necessaria utilità ?
Perché avreste dovuto vedere come mi gettai su quei poveri semi che non erano di sesamo ma vari, come per tutto il tempo della pausa pranzo cercai di evitare, mentre Elly Holly continuava a sfogliare svogliatamente le pagine della rivista, di riempire con quelli il tavolo, anche dalla sua parte.
“Cristo ! Era mai possibile che non riuscissi a trattenermi ? Avrei dovuto, al mattino, svegliarmi una mezz’ora prima, tostarmi una fetta, magari spalmarla con burro e marmellata come un cristiano invece di ingoiare facendomelo andare di traverso quel cazzo di succo di ananas senza zuccheri aggiunti del negozio bio a venti metri dalla mia abitazione, che sapeva solo di acido e, insieme, di zucchero di canna ?”
“Allora ciao !”
Come ciao. Non abbiamo spiccicato una parola, quasi non hai alzato gli occhi e ora tiri su quel tuo gran culo, lo vai a sparpagliare per due corridoi e poi semplicemente lo sbatti su un altro cazzo di sedia ! Come ciao ?
“Ciao Elly, ci si rivede !”

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