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Racconti erotici sull'Incesto

… li avessi scritti io! (madre-figlio)

By 17 Gennaio 2014Dicembre 16th, 2019No Comments

Cari lettori, tutto pensavo nella vita potesse succedere ma non mi sarei mai immaginato che mia madre Palmira potesse fare del sesso con un’altra persona; ecco perch&egrave dico che le donne sono tutte puttane, compresa mia madre, anche se devo dire che quello che vi sto per raccontare &egrave successo solo una volta (o almeno spero!).
Mia madre &egrave stata sempre una donna di sani principi, molto pudica, tanto che non si &egrave mai fatta vedere in casa mezza nuda, mai in atteggiamenti un po’ os&egrave con mio padre quando non erano da soli; e forse proprio per questo che il racconto che vi sto per raccontare mi ha sconvolto.
Nell’estate 2004 (io avevo 18 anni e mia madre 47, donna non molto alta, castano scura e con un fisico niente male, con le curve al posto giusto con un filo di cellulite, una quarta di tette ed una figa* riccia scura che durante l’inverno la tiene molto pelosa), siamo partiti in vacanza con tutta la famiglia, io mio padre e mia madre, e per farmi compagnia avevo portato un mio caro amico, F., nella casa di famiglia; la quale, oltre ad essere molto grande, ha uno splendido giardino. I giorni scorrevano tranquilli e felici fino a quando un giorno io e mio padre siamo andati a fare spesa in un grosso centro commerciale, mia madre invece era rimasta a casa per preparare la cena e F. era rimasto a casa a farsi un riposino.
Tornati a casa notai subito che il comportamento di F. non era del tutto normale, e così decisi di chiedergli cosa c’era che non andava; ma lui mi disse che la sera mi avrebbe spiegato.
Arrivata la sera fu lui a introdurre il discorso su mia madre e su i suoi atteggiamenti, facendo molto il vago. Non riuscivo a capire fino a dove volesse arrivare e alla fine glielo dissi. Un po’ vergognoso e balbettante mi disse che nel pomeriggio aveva visto una cosa che lo aveva scioccato, ma un po’ imbarazzato non voleva parlarne; io, un po’ dubbioso, gli dissi che se la cosa riguardava mia madre doveva parlarmene.
Così, senza più esitazione, mi disse che, mentre dormiva, si era svegliato, perch&egrave aveva sentito la voce del vicino di casa nel nostro soggiorno e si mise ad origliare.
Mi disse che all’inizio, il vicino di casa P. era venuto per sapere se c’era mio padre perche doveva fargli vedere il nuovo forno che aveva comprato e mia madre gli disse però che era uscito e che, se voleva, poteva aspettarlo. Lui subito accettò e mia madre gli disse che avrebbe fatto intanto un caff&egrave. F. vide mia madre che si diresse verso la cucina e subito il vicino la segui, ma appena mia madre accese i fornelli, P. le mise le mani in mezzo alle cosce e violò quel solco carnoso che era coperto solo dalla mutanda del costume.
Lei subito fece un balzo e gli disse’ma che cazzo fai, porco pervertito, lasciami!’ Lui, sempre più insistentemente, con la mano gli toccava il solco delle natiche gli disse ‘dai, ti prego, fammi scopare, da quando ti sei fatta vedere nuda in bagno mentre ti stavi depilando la sorca e mi hai fatto vedere le due labbra, non riesco a pensare ad altro che al tuo corpo e alla tua figa così nera riccioluta e ben curata; pensa che scopo mia moglie pensando a te… dai vacca, fammi infilare il mio bastone!’
Il mio amico mi disse che lei fece molta resistenza e cercò di staccarselo da dosso; ma un po’ per la forza di lui, un po’ perch&egrave la stava ormai quasi masturbando, mia madre non ce la fece più ed inizio ad ansimare e con voce sempre più roca iniziò a godere.
Ma dopo circa 5 minuti di masturbazione, il mio amico mi raccontò che lui fece rumore, facendo cadere la scopa e mia madre subito ritornò in se stessa e diede una spinta a P., dicendogli ‘no, basta, c’&egrave l’amico di mio figlio in casa. Basta, vattene, brutto porco!’ P., capendo che non poteva andare oltre, gli disse ‘Va bene, ma domani voglio continuare e finire il servizietto’ mia madre subito gli disse’basta, non voglio più sapere di questa storia, chiudiamola qua’ e lui ‘dai, lo so che ti va di scopare con me, te l’ho letto in faccia, e voglio che domani ci vediamo alle 20, nella Piccola Baia in spiaggia, in modo che non c’&egrave nessuno e possiamo stare noi due insieme’. Gli diede un bacio sulla bocca e se ne andò.
Il mio amico vide il volto di mia madre sconcertato e dopo circa 5 minuti F. usci dalla sua stanza e vide mia madre un po’ nervosa, ma lui non le disse nulla.
Alla fine del racconto io rimasi impietrito e non riuscivo a dire una parola e F. mi disse ‘dai, non preoccuparti, non &egrave successo nulla in fondo… per adesso!’ io gli dissi ‘come ‘adesso’ ?!?’ e lui ‘ eh, si! Adesso bisogna vedere se tua madre va all’appuntamento’ io risposi ‘guarda, per questo non c’&egrave problema, ne sono troppo sicuro, lei non andrà mai all’appuntamento’. F. stette un po’ zitto ma poi mi disse ‘va bene, ma forse sarebbe meglio controllare’ e io di tutta risposta gli dissi ‘Va bene vado io a controllarla se domani verso le 20 se ne va’ lui subito ‘mi dispiace, ma vengo anche io, ci sono troppo dentro’ io diedi il mio assenso, e lui mi disse ‘ma che facciamo se domani tua madre ci va e la vediamo con quel tizio?’, io risposi ‘domani ci penseremo’ e ci mettemmo a dormire.

Il giorno dopo, circa 10 minuti prima delle 20, mia madre iniziò a vestirsi, mettendosi un costume e sopra un pareo e disse a mio padre che doveva andare da una sua amica a fargli vedere come si spinava il pesce. Sentendo queste parole F. mi guardò. Ma io e F. non sapevamo se fosse vero quello che aveva detto e decidemmo di seguirla. Mentre le stavamo dietro,a debita distanza, vedemmo che invece di girare imboccò la strada del mare e subito F. mi disse ‘Hai visto che abbiamo fatto bene a seguirla…’. Io non volevo crederci e per tutta risposta gli dissi ‘Vedrai che incontrerà il vicino e gli dirà di finirla con questa storia’.
Arrivammo prima di lei alla Piccola Baia e vedemmo da lontano il vicino che stava attendendo. Decidemmo di nasconderci dietro un cespuglio. Dopo qualche minuto arrivò mia madre. Potevamo sentire bene cosa si dicevano e lei disse ‘Sono venuta solo per dirti che quello che &egrave successo ieri &egrave stato un mio piccolo momento d’incertezza, ma adesso questa storia deve finire’. Lui iniziò a maneggiarsi il cazzo e le disse ‘se volevi che fosse finita, forse sarebbe stato meglio che tu non fossi venuta… e invece sei venuta, perch&egrave ieri ti ho fatto eccitare e oggi vuoi scopare, come tutte…’. Non finì le frase che lui le saltò addosso e iniziò a toccarla sulle tette.
Lei subito cercò di liberarsi, ma P iniziò a tirarle su il pareo e a toccarle subito la fica per cercarla di farla cedere, come aveva fatto il giorno prima. Io, nel vedere quella scena, cercai di uscire dal cespuglio per andarla a liberare, ma il mio amico mi bloccò, dicendomi ‘Non andare, si sta eccitando anche lei ‘ come ieri’ mi girai a guardarla e vedevo lei che iniziava ad ansimare e dire ‘Basta, ti prego, lasciami ah ah,no ti prego’ e lui ‘dai, lo so che ti piace, lo so che sei un gran vacca… adesso ti faccio godere come non hai mai fatto in vita tua’.
La buttò a terra, gli divaricò con molta difficoltà le gambe, le strappò le mutande e gli disse ‘che gran fica nera e pelosa che hai’ Iniziò con avidità a leccare e lei ormai, troppo presa dall’eccitazione, acconsentì con il suo corpo. Lei gli prese la testa, la spinse sempre di più nella sua fossa e le disse ‘Quanto &egrave bello, non me lo aveva fatto mai nessuno, continua così, voglio godere a più non posso…” Lui continuò a leccarla e a penetrarla con le dita sempre di più, fino a che lei con uno strillo soffocato venne per la prima volta. Lui si alzò, la baciò e le disse ‘adesso voglio che la mia troia mi faccia godere’ le prese la testa e la poggiò sul suo cazzo. Lei rimase un po’ sconvolta nel vedere quel cazzo così grosso, dicendogli anche che non l’aveva mai fatto, ma lui gli fece aprire la bocca e gli disse ‘non ci credo che una troia come te non ha mai succhiato un cazzo’ e glielo fece succhiare.
Io non ci stavo capendo un cazzo e il mio amico, preso a masturbarsi, mi disse ‘per fortuna che tua madre non era troia… guarda come si comporta! Sembra una puttana!”
Il vicino poi prima di venire gli disse ‘mi dispiace, ma prima di venire voglio la tua fica, sono venuto qua solo per questo” La prese e la mise a 90’ gradi e con un sol colpo la penetrò. Durante lo stantuffamento, lui, preso dall’eccitazione, iniziò ad offenderla dicendogli ‘puttana, ti piace il mio cazzo, eh!? e pensare che non volevi scopare…’. Lei ancora più arrapata le disse ‘si dai scopami, hai un cazzo bellissimo, come godo, dai ti prego riempimi’. Non avevo mai sentito quelle parole sulla bocca di mia madre e così iniziai ad arraparmi sempre di più e non potetti non masturbarmi.
Il vicino iniziò a godere sempre di più, fino a che non iniziarono a strillare sempre di più e vennero tutti e due. Lui rimase accasciato a terra, mia madre si alzò; e io, vedendogli la fica colante di liquidi, venni, ed il mio amico mi seguì. Lei si avvicinò al bagno asciuga e si inginocchiò per lavarsela. Si rivestirono,si diedero un ultimo bacio e si lasciarono.
Io ed il mio amico eravamo sconvolti, ma F. mi disse subito ‘Certo che tua madre non &egrave proprio la santarellina che tu dici, ha una voglia di cazzo che neanche te lo immagini, forse direi proprio di provarci’ Ci guardammo e ci mettemmo a ridere…

* “se pochissimo prima hai scritto che sua madre non si faceva mai vedere neanche mezza nuda, come &egrave possibile che il protagonista possa descrivere quasi minuziosamente la sua fica?” (Taboo) Ho 22 anni, mi chiamo Bruno. Io e i miei genitori ci siamo trasferiti nella casa fattoria di zia Gloria, sorella di mia madre.
Siamo qui da lei perché casa nostra &egrave momentaneamente inagibile a casa di una disinfestazione in atto.
Cosi visto che &egrave luglio ne abbiamo approfittato per fare una settimana di vacanza anticipata.
La zia Gloria ha la fattoria immersa nel verde della maremma toscana.
Solitamente in agosto la zia apre la casa ai vari turisti per guadagnare qualche soldo extra sfruttando la casa come agriturismo.
Quindi per adesso non c’&egrave nessun ospite, in tutta la fattoria ci siamo solo io, mio padre, mia madre Anna, Gloria, mia zia, suo marito e mio cugino Daniele.
Arriviamo a casa della zia il pomeriggio sul tardi, ci sistemiamo nella camere, io ho la mia doppia e i miei la loro.
Sono molto contento di questa vacanza inattesa, sono sempre contento quando posso stare con mia zia.
Il mio sogno erotico di adolescente mai dimenticato.
La zia &egrave molto carina, e io come al solito mi isolo da tutto e da tutti e mi incollo a mia zia, nella speranza che la possa toccare, annusare, spiare.
A cena mia madre e Daniele arrivano leggermente in ritardo, la zia li guarda con un sorriso complice e malizioso, ma &egrave solo un attimo, e io per tutta la sera non posso fare a meno di fantasticare sul fatto che mia madre e mio cugino siano andati nel fienile a scopare.
Cosa che peraltro io avrei voluto fare con la zia.
Mi diverte il fatto che quando me la porterò nel fienile ci troveremo di fianco a Daniele intento ad incularsi mia madre.
Passano i primi due giorni ed io di occasioni per fare la prima mossa con la zia non ne ho alcuna, ma noto, e sembro farlo solo io e la zia, che ogni tanto Daniele e la mamma se la squagliano.
I miei sospetti diventano sempre più pesanti, ma non voglio darci troppo peso.
Daniele &egrave un bambino, ha 16 anni, certo che pero’ in effetti mia madre &egrave davvero attraente, voglio dire probabilmente se non fosse mia madre, starei attaccato alle sue sottane piuttosto che a quelle della zia.
Tutte e due hanno un bel fisico, anzi, forse la zia &egrave messa meglio, più giovane di un paio d’anni 43, 45 mia madre, un seno medio grande e decisamente sodo, più di una volta ho capito benissimo che non indossava nessun reggiseno, eppure le sue poppe non accennavano al benché minimo segno di decadenza, mia madre invece era leggermente più sproporzionata, un seno enorme, una quinta abbondante, cadente, ma molto eccitante.
Certo quando dico cadente non intendo di quei seni che ti arrivano alle ginocchia, anche senza reggiseno, lottavano bene anche loro, ma non certo come quelli della zia.
Ma in più la mamma ha una faccia che ti invoglia a sbatterla, sempre un po’ disordinata, i capelli sparsi, come se se la stessero chiavando i quel momento.
Ma nonostante questo mi sembra strano se non impossibile che lei abbia concesso certi privilegi al nipote.
La terza sera mi decido, &egrave la mia serata.
Sono tutti a letto tranne i due mariti, che rimarranno alzati fino a tardi a vedere una serie di partite di un torneo di calcio.
Mentre sono in camera a masturbarmi penso a mio zio che ignaro di tutto sta guardano la partita mentre io tra poco gli scoperò la moglie.
Una mezz’oretta dopo metto la testa fuori dalla porta di camera mia, cammino attento a non far rumore, da sotto sento le voci dei due che guadano la tele e sorrido. Ho un solo dubbio…
“Cazzo queste porte sono tutte uguali. No, sono sicuro, questa &egrave la porta della camera di mia zia.”
Apro la porta senza far rumore, entro in punta di piedi, mi spoglio e mi infilo nel letto di Gloria.
Lei dorme o sembra dormire, il buio della stanza non mi permette di vedere molto, devo affidarmi unicamente al tatto.
Sono nel letto con mia zia, io sono nudo e ho il cazzo duro, allungo un mano, accarezzo tutta la schiena della zia fino ad arrivare ai glutei e cazzo, anche lei &egrave nuda.
Vuoi vedere che questa troia mi stava aspettando?
La cosa mi eccita ancor di più, lei mi da le spalle, io la bacio sul collo, e le palpo le cosce, mentre le faccio sentire la piacevole pressione del mio cazzo duro sulle sue natiche.
La zia lancia dei piccoli gridolini.
Non sta dormendo, bene, vuole che la fotta.
Eccome se lo vuole.
Sento la sua mano muoversi furtiva sotto il lenzuolo e affermi il cazzo iniziandomelo a masturbare.
&egrave bravissima, a giudicare dai suoi gemiti con l’altra mano si sta strofinando il clitoride.
Decido d’andare a controllare. Inoltro una mano da dietro fra le sue cosce, il medio sente per primo la fessura dilatata delle grandi labbra, e seguito dall’indice si fa largo in quel lembo di carne, sditalino la zia senza ritegno, immediatamente le dita si cospargono dei suoi copiosi umori femminili, e ben presto mi accorgo che a lei due dita non bastano, allora passo a tre e poi a quattro.
Quattro dita messe di taglio, &egrave proprio una gran porca la zia, deve aver scopato chissà quanto per avercela cosi sfondata.
La zia Gloria non parla, mugola solo di piacere, e con dei semplici gemiti mi fa capire che &egrave pronta per essere presa dal mio cazzone.
Stando sempre sdraiata sul lato, allarga un po’ le gambe, mi scappella l’uccello e se lo dirige verso la sua calda fessura bagnaticcia.
Com’era ovvio aspettarsi non faccio fatica a infilarle dentro il mio cazzo, appena le sono dentro inizio a pompare energicamente, voglio farle capire con chi ha a che fare.
La cosa che mi sorprende &egrave che, al posto di urlare il suo piacere, la zia muggisce, muggisce come una mucca.
Finalmente dopo tanti anni sto realizzando il mio sogno erotico più bello: fottersi la zia Gloria.
Sono al buio, a letto con mia zia, la sto fottendo, e lei muggisce come una vacca inculata dal toro, &egrave il massimo.
Questi pensieri mi danno nuove energie, senza uscire da Gloria, la faccio mettere alla pecorina e in quella posizione la penetro con più forza.
Allungo le mani e le afferro le tette.
Cazzo, mi devo essere sempre sbagliato sulle loro dimensioni, sono molto più grandi di quello che sembrano.
Le afferro i capezzoli che sono duri come il ferro e la mungo come una vacca.
Sento che devo venire, ma voglio godermi ancora a lungo questo momento, e poi devo assolutamente fare una cosa.
Mi rialzo, rimango sempre dentro di lei, ma non mi muovo più.
Gloria sembra non capire, ma tutto le torna chiaro quando sente il mio dito giocherellare col suo buco più stretto.
Me la voglio inculare.
La troietta non oppone resistenza, cosi gli spingo dentro il dito tutto d’un colpo, iniziando a dilatargli lo sfintere, ma anche qui vedo che uno non basta, ne infilo due e la zia muggisce ancora.
“&egrave proprio una porca” penso
“&egrave vogliosa come una puttana, peccato non averci provato prima” &egrave pronta, le faccio colare un po’ di saliva sul buchetto, lei mi aiuta allargandosi le chiappe con le mani, io mi insalivo per bene anche la punta del cazzo, forse inutilmente visto quanto &egrave lubrificato dagli umori della zia, e punto il glande sul buchetto.
Spingo e come d’incanto le sono dentro. Un muggito più profondo degli altri le esce dalla bocca.
&egrave fantastico, sento i muscoli dell’intestino stringersi attorno alla mia asta pulsante.
La comincio a stantuffare senza pietà.
Sono quasi arrivato all’orgasmo quando sento bussare alla porta.
Mi blocco di colpo, il sangue mi si gela nelle vene.
“Cazzo lo zio” penso
“Adesso mi trova qui che sto sfondando il culo di sua moglie nel suo letto. Sono nella merda”
Invece no, nessuno entra, solo una voce che parla
“Ehi zia ci sei? Sono Daniele zia, ci sei? Fammi entrare se sei sveglia…Anna? Sono Daniele, dai aprimi Anna”
Un’altra bussata e poi più nulla.
…Sono Daniele…zia?…Anna?!?
Non riesco a pensare a niente, o meglio mi veniva in mente sola una cosa ma &egrave troppo, &egrave davvero troppo.
“Ma chi sei?” mi chiede la donna che sto inculando.
E non &egrave la voce della zia. Cazzo &egrave la voce di mia madre.
La mamma accende la luce del comodino, si gira a guardarmi, mentre io le sono ancora dentro col cazzo duro.
Mi guarda stupita, ma non scandalizzata. Cazzo credeva che fossi Daniele, neanche suo marito, credeva che a scoparla fosse il nipote.
E io guardando quei suoi occhi, la sua faccia sbattuta piena di piacere che le avevo appena regalato, al posto di sprofondare nella fossa della vergogna riesco solo ad eccitarmi maggiormente.
“Bruno” mi fa lei con una voce estremamente sensuale
“Oh cazzo scu… scu… ma… mamm… mamma scusa non sapevo non volevo non credevo… volevo andare dalla zia Gloria, te lo giuro.”
“Calmati, calmati Bruno, sei tutto rosso, mi fai paura, sembra che stai per scoppiare. Rilassati dai”
“Rilassarmi? Ti ho appena scopata mamma come posso essere rilassato?”
“Già, non ci riesci”
E dicendo questo si mette a muovere il culo contro la mia asta che la sta ancora riempiendo
“Oh cazzo, scusa mamma sono ancora dentro adesso esco subit…”
Le mani di mia madre si muovono rapide stringendomi i fianchi impedendomi qualsiasi movimento.
“E no Bruno, non puoi fare come tuo solito che lasci sempre a meta’ quello che hai iniziato. Questa cosa la devi finire per forza”
“Ma… mamma!”
“Se non la finisci tu, lo faccio io”
E riprende a muovere il culo.
“No, no va bene… faccio io, preferisco”
E riprendo a stantuffare mia madre nel culo.
Dopo i primi momenti di disgusto e di panico inizio a prenderci gusto e ritrovo la baldanza che mi aveva accompagnato fino a quando non s’era accesa la luce.
E quando sento che sto per venire rallento ancora il ritmo per prolungare la scopata. Ma stavolta la mamma non &egrave d’accordo
“Bruno no, non rallentare. Cazzo sei dentro da non so quanto tempo, mi sta iniziando a far male il buco del culo. Se vuoi continuare a stantuffarmi mettimelo nella fica”
L’avrei fatto, se quelle parole non mi avessero eccitato più di quanto già non lo fossi, raggiungo il limite e riempio mia madre con una eiaculata da guinnens dei primati, allagandole l’intero intestino
“Ahh… vengooo… si mamma, vengooo”
“Oh… Brunoooh… bravo cosi mi stai innondando tutta, lo sento bravo…”
Esco da mia madre e mi stendo sul letto di fianco lei.
Lei mi guarda, ma io non riesco a fissarla negli occhi, mi sento sporco.
Senza dire una parola si muove,
Sento che mi afferra il cazzo e che passa la sua lingua sul glande
“Ma… cosa fai mamma?”
“Te lo pulisco no? &egrave un peccato veder sprecare tanta buona roba”
Lei finisce la sua pulizia e si risistema al mio fianco.
“Mamma, lo dirai a papa’?” chiedo io impaurito
“No, piccolo se non vuoi non glielo dico”
“No, non voglio, e anche con te non mi scuserò mai abbastanza”
“E così volevi andare a scopare tua zia, vero?”
“Si”
“Bene bene, buon sangue non mente”
“Ma dimmi, stasera tu e Daniele… cio&egrave tu mi hai scambiato per Daniele che doveva scop… scoparti?”
“Si. &egrave da quando siamo arrivati che io e il tuo cuginetto ci troviamo per scopare”
“Sai, l’avevo pensato, ma credevo che non potesse esser vero”
“E perché tu a 15 anni non sognavi di farti tua zia?”
“Si…”
“Vedi? &egrave lo stesso, solo che Daniele essendo un semi campagnolo &egrave più diretto, meno timido, ci ha provato e gli &egrave andata bene”
“E quando &egrave successo?” chiedo curioso io, come se per un attimo dimentico dove sono e con chi.
La mamma non mi risponde, col lenzuolo si copre i seni con falso pudore e con fare scherzoso, mi caccia coi piedi fuori dal letto.
“Come sei curioso, forza vattene che tra poco arriva tuo padre. E non vuoi farti scoprire da lui, vero?”
“No, no certo che no, vado subito”
Sto uscendo dalla stanza quando mia madre mi chiama
“Bruno?”
“Si ?”
“Niente, volevo solo dirti che sei stato fantastico ho goduto davvero tanto”
“Anch’io mamma”. Mi chiamo Andrea e quello che sto per raccontarvi &egrave successo veramente.
Da anni vorrei raccontarlo a qualcuno, ma ovviamente non potevo. Sono felice di aver trovato questo servizio su Internet che permette di raccontare le proprie esperienze rimanendo nel più completo anonimato. Quello che sto scrivendo &egrave la nuda e cruda verità di quello che mi &egrave successo nel 1991.
Mio padre &egrave il direttore commerciale presso una ditta che fornisce impianti di condizionamento e gira molto per l’Europa e zone limitrofe. Nel 1991 appunto, doveva andare a Tangeri (Marocco) per discutere sul prezzo di alcuni impianti di climatizzazione con dei clienti locali che la sua ditta stava fornendo. Io a quel tempo avevo 11 anni e lui chiese a me e mia madre se volevamo fare questo viaggio insieme a lui per accompagnarlo. Doveva essere per noi solo un viaggio di piacere, una specie di gita, quindi decidemmo di accompagnarlo. Il Marocco in quegli anni aveva notevoli problemi economici (come ora del resto) e quasi ovunque regnava delinquenza e malavita. L’albergo era molto squallido, nonostante fosse il migliore della città: arredamento absoleto, scuro, tetro e puzzolente. Ricordo che i corrimano sembravano unti e ogni volta che li usavo non potevo fare a meno di pensare a quante mani di marocchini l’avessero toccato. Mia madre &egrave sempre stata una gran bella donna, nel 91 aveva 35 anni. Non molto alta, ma ben formata, con lunghi capelli biondi, una 4 di seno credo, e delle belle gambe.
Il signore dell’agenzia che ci spiegò le modalità del viaggio, ci avvertì che per le donne bianche (soprattutto se bionde), era meglio non girare da sole, che i marocchini se le mangiano con gli occhi, visto che da loro &egrave una rarità. Questo me ne accorsi subito, appena scesi dal taxi: chiunque passasse (erano tutti marocchini ovviamente) guardavano mia madre con un’espressione che non so descrivere. A lei sembrava non dasse molto fastidio, e la prendeva con umorismo. Si limitava a sorridere tra sé e sé, lievemente compiaciuta. Di tuttaltro parere era mio padre il quale guardava male attraverso i suoi occhialetti da intellettuale i personaggi loschi che fissavano mia madre. Le ore scorrevano lente in quel posto. Mio padre ogni mattina partiva verso le 8 dall’albergo per andare in un paese distante circa 60 km per negoziare con i suoi clienti. Tornava la sera sul tardi, a volte le 2 o le 3. Io e mia madre vivevamo quasi segregati in albergo visto che le circostanze locali suggerivano di non uscire. Ma verso il quarto o quinto giorno mia madre si era veramente stufata di leggere libri in hotel e decise di uscire per vedere un po’ la città (anche se io non ne avevo voglia, ma non potevo mandarla da sola, e non volevo stare da solo neppure io). Non curante delle avvertenze si vestì in modo un po’ succinto (un vestitino corto giallo fino come un’ostia che controluce lasciava intravedere le sue splendide forme). Si mise i suoi zoccoli a tacco alto e una cavigliera che le donava veramente ai suoi bei piedi sul quale aveva dato accuratamente dello smalto rosso. Io avevo solo 11 anni ma il comportamento di mia madre un po’ mi innervosiva perche’ percepivo in lei la civetteria tipica di una donna che ha voglia di farsi notare, ma non le potevo dire niente. Uscimmo, e inutile dire che aveva gli occhi di quei negri addosso ogni minuto e, mentre passavamo per le vetrine, la gente faceva di tutto per guardarla meglio. Ci fermammo a un bar e ci mettemmo seduti a un tavolo fuori. Io presi un gelato e mia madre una bibita. Su un tavolo vicino, 3 uomini di colore cominciarono a guardarla insistentemente e in modo a dir poco spregiudicato. Impossibile non accorgersene. Avevano una bella faccia tosta! Facevo finta di leggere il mio fumetto ma prestavo attenzione a quello che succedeva: i tre la guardavano e mia madre se n’era accorta. Passò qualche minuto e lei, mentre beveva la sua bibita, fece un gesto con la testa verso di me apparentemente disinteressato, per vedere se la mia attenzione era sul fumetto o su quello che accadeva. Io guardavo il fumetto. A quel punto lei girò lo sguardo verso i 3 uomini, e sempre facendo la disinteressata accavallò le gambe. Il vestito giallo salì, lo potevo vedere anche io dalla mia posizione, ma con mia somma sorpresa non se lo aggiustò, anzi, con movimenti impercettibili, si stava tirando su il lembo del vestito per mostrare ancora di più le coscie. Intanto con la gamba accavallata muoveva la punta del piede su e giù facendo dondolare lo zoccolo. Non mi scorderò mai quella scena. Loro sorrisero compiaciuti, bisbigliavano qualcosa e continuavano a guardare. Dopo qualche minuto uno di loro le si avvicinò. Il cuore mi batteva in gola ma facevo finta di essere sempre con la testa sul mio fumetto. Lui le disse qualcosa all’orecchio, lei si mise a ridere. Alzai lo sguardo come se non avessi fatto caso alla situazione che si era creata. Scrutai il tipo: era magro, alto circa 1 e 70, con una folta capigliatura nera e riccia, gli occhi piccoli e neri. La sua fronte grondava sudore e quando mi sorrise, mise in mostra una fila di denti cariati, neri e scomposti. Nell’insieme era molto brutto direi.
Mia madre si alzò e fece per darmi la mano, come per invitarmi a fare altrettanto. Mi alzai anch’io e la seguii, mentre, con la coda dell’occhio, controllavo i 3 tizi che fissavano, a qualche metro avanti me, mia madre che, sculettando, lasciava la scena.
Tornammo in albergo ma mia madre era diversa, assente e compiaciuta. Il suo sguardo privo di espressione quando le chiedevo qualcosa mi faceva pensare che stesse pensando a qualcosa che la portava fuori dal mondo reale. Nei giorni che seguirono continuammo ad uscire verso le 16 del pomeriggio e a incontrare i 3 tizi, che a volte erano 2 e a volte tutti e 3. Più tardi scoprimmo che alloggiavano nel nostro solito albergo e l’occasioni di incontrarsi non mancavano. Mia madre parlava con loro (in francese credo, visto che mia madre conosce abbastanza bene quella lingua) e questi ogni tanto ridendo mi indicavano e capivo che stavano parlando di me. Ovviamente non potevo partecipare alla conversazione ma quei marocchini cominciarono a starmi simpatici. Mi davano un senzo di protezione, forse perch&egrave quando eravamo con loro gli altri uomini guardavano meno mia madre, o perlomeno lo facevano meno spudoratamente. Si chiamavano Ajhiv, Momhar (credo che si scriva così), l’altro non ricordo. Mia madre diceva che erano amici, però si raccomandava di non dire niente a papà delle nostre uscite e dei 3 nostri amici perch&egrave sennò lui si preoccupava e non ci avrebbe fatto più uscire. E io stavo zitto.
Una sera però, verso le 21, mia madre uscì dal bagno e mi disse che sarebbe voluta uscire per andare a prendere una boccata d’aria. La cosa un po’ mi sbalordì, in quanto non eravamo mai usciti di sera. Prima che potessi dire che andavo con lei, mi azzittì, dicendomi che sarebbe tornata dopo una mezz’oretta ma che si arrabbiava se mi trovava ancora alzato. Naturalmente volevo andare con lei, e questa (astutamente) disse che non era il caso che mi fossi cambiato per uscire, in quanto avrebbe fatto 2 passi intorno al giardino dell’albergo e poi sarebbe rientrata (giardino… una sorta di aiuola di 10 m. di diametro con in mezzo 2 piante secche e una fontana senza acqua). Ma li per li non le detti molto ascolto, stavo leggendo il mio fumetto, quindi decisi di non discutere e la lasciai fare. Fu soltanto dopo, mentre la guardavo vestirsi che mi sembrava strano il suo comportamento…
Si era messa un completino viola, composto da minigonna e top, che lasciavano scoperta la parte centrale del corpo. Ricordo bene che il top a malapena copriva il suo voluminoso seno. Aveva infilato un paio di zoccoletti trasparenti e si era di nuovo data lo smalto sulle unghie dei piedi, della stessa tonalità del vestito. Mia mamma &egrave una che a queste cose ci guarda. Poi la seguii con lo sguardo mentre si truccava, molto accuratamente direi, troppo per una passeggiatina su un’aiuola, e darsi litri di profumo. La cosa mi incuriosì e mi inquietava. Lei mi salutò e mi dette la buonanotte con un bacio, assicurandosi che fossi andato a letto. Quando se ne andò, lasciò nell’aria il suo profumo dolce e femminile che lasciava una discreta ombra della sua presenza nella stanza. Ero un po’ stanco e poco dopo mi adormentai.
Verso le 22 e 30 mi svegliai e guardai verso il letto di mia madre che era ancora vuoto. Cercai di tranquillizzarmi e cercai di riaddormentarmi ma il pensiero di dove fosse e cosa le fosse successo non mi faceva dormire. Pensai allora di andare a bussare nella camera dei 3 signori per chiedere se l’avessero vista. Uscii e mi incamminai per il basso e puzzolente corridoio. Non misi neanche le ciabatte, tanto ero ansioso di sapere dove era la mia mamma. Quando arrivai davanti alla porta udii voci che ridevano e schiamazzi e mi sembrò di sentire anche mia madre che rideva… si, era proprio mia madre! Fui subito sollevato e me ne tornai in camera pensando che era al sicuro con i suoi amici e che non poteva accaderle nulla essendo in albergo in loro compagnia. Tornai in camera rincuorato e decisi di rimettermi a dormire, ma la curiosità di cosa stesse facendo mia madre mi agitava. Magari stavano giocando a qualche gioco locale e io me lo stavo perdendo perch&egrave reputato troppo piccolo per partecipare ( avevo solo 11 anni…). Mi immaginavo mia madre con una manciata di fiches che si diverte spassionatamente come l’avevo più volte vista fare quando gli amici di famiglia venivano a trovarci e giocavano a monopoli. Loro, i grandi. Io potevo solo guardare finch&egrave non crollavo dal sonno. Ma stavolta non me la sarei persa, e decisi che se stavano facendo qualcosa di divertente, volevo partecipare, ne avevo il diritto, d’altronde era una vacanza anche per me.
Mi ricordai allora che in quella bettola di hotel c’era un unico terrazzone che girava intorno che accomunava le finestre di tutte le camere. Mi alzai dal letto, aprii la finestra, scesi sul terrazzo e andai a vedere.
Arrivato davanti alla finestra dei 3 nostri amici mi accorsi che non erano in 3 ma almeno in 6 o 7. Vidi anche mia madre in mezzo ad altra gente ma era strana, rideva e stava fumando. Era seduta su uno dei numerosi letti dello stanzone che mi ricordava una caserma. In tutta la stanza c’era un fumo incredibile perche’ quasi tutti fumavano (crescendo poi capii che quella era sicuramente marjuana). L’arredamento era absoleto quasi quanto quello della mia stanza, ma c’era molta più sporcizia, cicche, lattine e cartacce erano ovunque. Ad un certo punto uno dei tipi si avvicinò a mia madre che era seduta sul letto e le disse qualcosa, notai che riprese il discorso e mentre mia madre lo ascoltava ridacchiando, il tipo le stava accarezzando una gamba con la mano, proprio sopra il ginocchio. Anche qualcun altro le si avvicinò e la stavano accarezzando. Uno di loro ricordo che le prese i capelli da dietro e glie li pettinava con le mani. Un altro le pizzicottava le guance. Lei stava li e parlava con loro, tra sorrisetti e ridolini. La cosa durò 10 minuti credo. Fui tentato di intervenire ma qualcosa mi paralizzava. Ero geloso e anche se ero un bambino intuii che quello che stava facendo mamma era brutto e sbagliato, e mio padre non ne sarebbe stato certo felice. Continuavo a guardare esterefatto, quando la vidi che si alzarsi sul letto e sulle note che emetteva una radiolina appoggiata su un mobile vecchio di dubbio gusto che ornamentava la stanza cominciò a ballare. Più che un ballo era un muoversi sinuosamente a tempo di musica. Mentre ballava rideva e sembrava che si divertisse. Poi si tolse gli zoccoli lanciandoli contro la parete, continuando a ballare, e… cominciò a spogliarsi. Il fiato mi si mozzò all’istante e d’improvviso il caldo che avevo sofferto fino a quel momento, lasciò spazio a brividi freddi di paura e vergogna. Era chiaro che non era se stessa, qualcosa la spingeva a fare cose assurde, non la riconosevo! Dapprima si tolse il top, che uno dei tizi l’aiutò a slacciare, poi il bottone della minigonna, poi muovendosi faceva scivolare quest’ultima lungo i suoi fianchi, finch&egrave non toccò la superfice del letto. Intanto i negri erano tutti vicini a lei e mia madre rimase in mutande e reggiseno. Il bianco della sua pelle contrastava fortemente in mezzo al nero delle altre pelli.
Da questo momento ho una specie di lapsus che mi fa ricordare le cose annebbiate e non ben distinte. Ricordo però che uno di quei tuzi le palpò il seno da dietro, e mentre lo faceva le slacciò il reggipetto. Le tette di mia madre furono prorompenti e sotto la mancata pressione del reggipetto si allargarono nelle loro dimensioni reali. Due popponi bianchi e sodi con le piccole strisciate che i lacci del reggipetto le avevano lasciato. Io ero pietrificato e pensavo a quando l’avrei detto a mio padre. La situazione andava avanti e i negri le erano tutti addosso, a non più di 10 cm da lei, che continuava a muoversi languidamente. Ad un certo punto qualcuno le tirò giù le mutandine molto lentamente. Lei si muoveva ancora e quasi con la mano mi sembrava che trattenesse le mutandine come a non volersele far portare via, ma durò un secondo e lasciò la presa. Chissà se si stava rendendo conto della situazione… Ormai senza pudore i marocchini la palpavano dappertutto, e non capivo come 7 o 8 persone riuscivano tutte a toccarla con entrambe le mani. Tutti quei negri che la palpavano fecero scattare in me una molla strana ed ebbi la mia prima erezione! Qualcuno poi le mise la mano tra le gambe e le stava palpando la vagina. Lei sembrava aver cambiato espressione. Strinse le gambe ma si muoveva sempre a tempo di musica. Quella grande manona nera si muoveva come per stringerne il contenuto, nascondendo il triangolino di peli d’orati e folti. Smise di ridere ma ansimava socchiudendo gli occhi. Ricordo che fu sdraiata e subito dopo il mucchio di negri nudi e sudati si accostarono a lei in mezzo a quel fumo nello schifoso letto.
La stavano leccando ma ormai non tenevano più a freno i loro calori. Avevano delle erezioni paurose, ricordo distintamente che ne rimasi impressionato. Quello con il quale ebbe il primo incontro al bar la prese per i piedi, le allargò le gambe e si distese su di lei. Si accostò col viso a quello di mia madre, mentre armeggiava in basso con le mani. Poi le leccò le labbra, e fece scivolare la sua lingua dentro la bocca di mia madre, la quale spalancò le labbra e ricambiò al bacio. Intanto l’africano cominciò ad andare su e giù, sempre più forte, con quel culo magro e sudato che si contraeva tra le morbide cosce di mia made, infine la penetrò con colpi di una tale violenza da far sbattere la spalliera del letto contro il muro, emettendo botti ritmici e rumorosi, tanto che speravo che qualcuno intervenisse per protestare e fermasse quel casino. Lei intanto gemeva ansimava, mentre balbettava parole assurde che non riuscivo a comprendere. Per me fu troppo e scappai, infilai in camera e chiusi la finestra. Non si sentiva più nulla.
Il cuore mi batteva a 1000 e fu solo dopo una mezzoretta che i palpiti si calmarono. Ero in un misto di confusione, sorpresa, imbarazzo, eccitazione, spavento. Non so descrivere quali emozioni mi stavano pervadendo. Passarono 2 lunghe ore, nelle quali di tanto in tanto pensavo di alzarmi e andare a vedere, ma poi mi trattenevo, in quanto avevo paura di vedere ancora mia madre, proprio lei, simbolo di purezza e castità, che si concedeva a un mucchio di persone sudice e schifose del più basso gradino della scala sociale. Pensai col passare degli anni che forse fù proprio quel contesto ad eccitare mia madre in quel modo, la profonda diversità della situazione. Sono comunque sicuro che non &egrave successo mai più. Che mia madre non ha mai più tradito mio padre, n&egrave con un negro, n&egrave con un bianco.
Dopo un paio d’orette, dicevo, sentii dal corridoio qualcuno che bisbigliava e degli scalpeccii come di piedi nudi sul pavimento. Sentii aprire la porta di camera e il filo di luce che ne seguì mi fece intuire che qualcuno stava entrando nella mia stanza. Feci finta di dormire profondamente.
Erano 2 dei negri, che sorreggevano mia madre la quale sembrava in uno stato di semi-incoscienza. Era rivestita alla bellemeglio e tutta disordinata. La buttarono sul letto. Il tizio di destra era quello del bar, lo riconobbi dalla voce anche se parlava a voce bassa col suo amico. Distinsi nella penombra la sua mano che accarezzava le gambe di mia madre, poi uscirono e chiusero la porta. Sentivo mia madre che respirava profondamente come chi dorme beato e tranquillo. Accesi la lampadina sul comodino e le detti un’occhiata: i capelli erano impiastricciati e appicicaticci, probabilmente di sudore e sperma. Il trucco tutto sbaffato e il rossetto non c’era più. Spensi la luce e pensavo sul da farsi: l’avrei detto a mio padre? Probabilmente no, in quanto sarebbero andati incontro a separazione certa e io questo non lo volevo. Sentii mia madre muoversi, tossire, muoversi ancora e infine alzarsi. Brancolando nel buio andò nel bagno. Chiuse la porta. Io ero stanco come se avessi lavorato in miniera, d’altronde le emozioni forti sono delibitanti. Mi addormentai aspettando che uscisse dal bagno. Fui svegliato dal rientro in camera di mio padre, il quale come ogni notte rientrava, si spogliava, entrava nel letto e abbracciava mia madre. Dopo qualche giorno mio padre concluse i suoi affari e facemmo ritorno a casa. Nell’aereo mio padre prese la mano a mia madre come faceva sempre, e lei, come faceva sempre, gli sorrise dolcemente da brava mogliettina fedele e tenera.
Fui colpito dalla sua incredibile falsità e da come riusciva a fare la sua parte con tanta naturalezza. Ciao a tutti. La storia, reale, che vi racconto vede come protagonisti chi sta scrivendo, mia madre, mio padre e il mio amico del cuore Giulio.
Mia madre, M., ha 45 anni,bel viso, fisico scolpito da 2 ore giornaliere di palestra, gran gusto nei vestiti (sempre abbastanza succinti). Mio padre ha invece 69 anni e ha sempre mal sopportato l’esuberanza di mia madre, molto dinamica nella vita sociale di una piccola cittadina della pianura padana. Mia madre sempre attiva nel sociale, nella vita mondana e culturale, mio padre, forse data l’età, &egrave sempre stato più portato ad una vita dimessa. Poi, oltre a me, c’&egrave il mio caro amico Giulio, ambedue 26enni, amici per la pelle dalla 1a elementare. Giulio ha sempre frequentato molto casa nostra, e non mi aveva mai nascosto un’ammirazione maniacale per mia madre M. Ciò durava da ormai diversi anni, frasi del tipo “Quanto &egrave figa, quanto la scoperei…”.
Il tutto prese una piega diversa circa un anno fa. Giulio continuava a rincarare la dose con me, e con mia madre si dimostrava sempre più gentile e accomodante. Va detto anche che, inevitabilmente, data l’ età, sicuramente tra i miei genitori il sesso era ormai scomparso da parecchio tempo, e ad aggravare la situazione ci si &egrave messa la prostata che colpì mio padre nel 2002 e che praticamente lo rese impotente.
Anche da attivo aveva un cosino da 9 cm in tiro. Io credo che di corna mia madre gliele abbia fatte sicuramente, ma non mi preoccupavo più di tanto e la cosa non mi interessava.
Cosa diversa era quell’ ossesione di Giulio che privo di imbarazzo, data la lunga amicizia, mi esternava, provocando in me eccitazione. Io entrai nella perversione più totale quando un giorno Giulio, evidentemente infoiato dalla visione di mia madre in minigonna con tacchi 10cm sorridente come una ragazzina, mi disse di voler tentarci dicendomi “Io lo tiro fuori davanti a lei, cosa dici, si eccita, abituata com’&egrave al vecchio??” e tirò fuori il suo membro in semi-tiro.
Una bestia impressionante di cazzo, lungo, largo e venoso. Credo 16cm in semitiro, e se aggiungete che Giulio ha un fisico molto palestrato, credo che immaginiate quanto poteva esser difficile per mia madre resistergli. Io, nonostante mi pulsasse forte il sangue nelle tempie, immaginando mia madre copulare con Giulio selvaggiamente, tendevo ancora a non scoprirmi, dicendo che era impossibile, sei scemo ecc ecc. Dentro di me ero sicuro che Giulio l’ avrebbe conquistata.
Giulio intensificò le visite a casa nostra, le cene a 4 ecc. Giulio attaccava deciso con battute a doppio senso che però mia madre sembrava, apparentemente, di non raccogliere affermando, tra l’altro, che l’amore &egrave fatto d’altro che di sesso, lei era innamorata del papà. Comunque lei capiva di essere sotto attacco e ne era orgogliosa. Io a quel punto mi schierai. Inebriato dalla storia, tifavo per Giulio perch&egrave avrei pagato una cifra per vedere mia madre sbattuta da lui, alla faccia di mio padre, col quale peraltro ho avuto sempre un pessimo rapporto. Mia madre era bella, vitale e meritava di essere soddisfatta. Giulio era l’ideale, bello, porco e con un cazzo di primissima.
Giulio, un giorno caldo d’ estate, mi “chiese” il permesso d’attacco che io concedetti con immenso piacere. I giorni e le settimane passano, Giulio continua nel “pasturare”, e mia madre, in quella fase, dimostra sempre grandissima simpatia per Giulio, replicando alle battute, ma quasi aspettando la sua prima mossa.
Buona occasione week-end in Toscana, mese di Luglio. Mia madre in forma fisica da urlo, Giulio in mini-slip per risaltare le dimensioni. Giulio, così mi disse dopo, abbozza a lei “Lei &egrave una gran figa, meglio che una ventenne per me”. Mia madre sentì molto il colpo. Traballò. Era felice ed eccitata del complimento di un giovane maschio. E cadde una sera: io e mio padre andiamo alle corse a Follonica, lei rimane con Giulio. Cena, disco-bar; poi, secondo gli accordi, sarebbero stati in hotel ad aspettarci.
Io, sicuro che quella era la sera giusta (lei era fatta ormai quanto lui), tornai prima in hotel con un amico Toscano. Mi recai fuori la camera dei miei genitori e origliai: per me fu come il rombo di una Ferrari, una musica impetuosa, violenta, direi quasi cattiva. La stava trombando selvaggiamente. A quel punto io, stordito ed emozionato, ma molto eccitato, chiamai Giulio al cellulare, loro si fermarono e lui, affannato ed imbarazzato, mi rispose che lui era al porto a bere un drink e di mia madre non sapeva nulla. Finita la chiamata sentii bene mia madre che disse lui “non deve saper niente n&egrave B. (io) n&egrave mio marito”.
Il giorno dopo, in spiaggia, loro 2 erano imperturbabili ma felici, si capiva, dopo una 2 ore di sesso. Giulio, al momento, non confessò, solo dopo le mie insistenze lo fece. Mi disse di aver “lavato” di sborra le lenzuola dopo 3 scopate e di trovare “divina” mia madre. A quel punto eravamo complici. Dimenticavo di scrivere che anche io mi segai 3 volte al ricordo della musica di quei 2 corpi inferociti sessualmente.
Mia madre era molto serena e riuscì pure, quella mattina, ad umiliare mio padre dicendogli “Io e Giulio ci siamo tanto annoiati, potevi portarci a vedere i cavalli” e Giulio a me dopo nell’ orecchio “Sapesse tuo padre quanto sgroppa sua moglie…”.
La vacanza si concluse con un nobile atto di Giulio che, sempre più nella parte dello stallone da monta, volutamente, si fece vedere completamente nudo nello spogliatoio della spiaggia da mio padre, il quale dopo, me presente, disse a mia madre “Sai che il Giulio ha un pene spropositatamente grande, quasi da equino..”, mia madre sorrise sorniona, mio padre rise di gusto non sapendo di aver perso la donna praticamente per sempre (sessualmente intendo) e che Giulio sarebbe diventato di lì a poco il suo “signore”. 1)continua….GRADIREI COMMENTI:IO SBAGLIO A COMPORTARMI COSì?? E’ GIUSTO ECCITARSI SAPENDO CHE TUA MADRE TROMBA CON UN TUO AMICO ??

p.s. le ultime note sono dell’autore, non mie. (Taboo) Estate del 1988. Io all’epoca avevo 9 anni, ero un bambino come tanti in una famiglia come tante.
I miei geitori decisero quell’anno che saremmo andati in vacanza in un villaggio turistico della Toscana, a circa 2 ore di macchina da dove abitiamo. Non sto a citare il nome della località n&egrave del villaggio per ovvi motivi.
Partimmo di domenica, era Agosto e faceva un caldo allucinante. Papà sarebbe stato con noi giusto il tempo di accompagnarci e sostare per un giorno, poi la sera sarebbe dovuto ripartire per poi ritornare da noi il martedi; era una situazione spiacevole ma doveva sbrigare alcune cose a lavoro prima di chiudere l’azienda per le ferie estive.
Il villaggio era molto bello e accogliente, l’animazione ci ricevette con entusiasmo e si respirava un clima di festa continuo. Il pomeriggio girammo per il villaggio, per prendere confidenza con l’ambiente e imparare le strade interne. Andammo all’ufficio informazioni, facemmo qualche domanda, poi l’attenzione di mia madre fù attirata da un piccolo espositore sul banco contenente dei volantini prestampati; erano inviti ad una festa in spiaggia che si sarebbe tenuta la sera stessa, una festa a tema: festa dei figli dei fiori. Lesse attentamente l’invito e ne rimase entusiasta, penso che le ricordasse la gioventù, quel clima sessantottino di libertà e trasgressione… Chiese informazioni alla signorina dell’ufficio, la quale le spiegò che &egrave una bella festa, organizzata da una comunità di giovani del posto, che fanno ogni anno e a cui partecipa moltissima gente.
Mi chiese se mi sarebbe piaciuto andare a questa festa, magari avrei conosciuto qualche bambino della mia età con il quale fare amicizia e passare le vacanze. Mio padre storse un pò il naso, magari avrebbe preferito che ce ne fossimo andati a letto alle 9 senza tanta baldoria, ma capiva che eravamo in vacanza e che bisognava divertirsi, altro che dormire… anche se per quella sera avremmo dovuto andare senza di lui…
Parlottarono un po’ tra di loro, poi papà mi guardò e mi disse di stare attento e di non allontanarmi dalla mamma se fossimo andati a questa festa. Arrivò l’ora che papà se ne dovette andare, quindi verso le 8 e 30, dopo cena, ci salutò e partì. Mia madre mi chiese ancora se avevo voglia di andare a questa festa, lei sembrava così emozionata all’idea che non potevo dirle di no, in fondo a me non importava un granch&egrave se la serata sarebbe trascorsa ad una festa in spiaggia o al tavolo del bar del villaggio, o vicino alla piscina a sorseggiare un aranciata. D’altrone nei villaggi che si fa la sera?
Ci facemmo la doccia e ci preparammo, mia madre prese i biglietti con l’invito e uscimmo dal bungalow. Stavamo passeggiando per le stradine del villaggio illuminate dai lampioni, incontravamo le gente e fu in quell’occasione, osservado gli sguardi compiaciuti degli uomini che incontravamo, che mi accorsi di quanto fosse appetibile la mia mamma: 30 anni, non molto alta, pelle chiarissima, capelli castani molto lunghi, occhi verdi, non grassa ma sicuramente non magra, diciamo formosa, forse con 2-3 kg in più che assolutamente non guastavano,anzi la rendevano ancora più sexy, un bel paio di seni bianchi lattei, credo una quarta misura. Per quell’occasione si era messa una gonna bianca con le frange in fondo, un corpetto a fiori di sopra e un paio di sandali bianchi con tacco piuttosto altino. Notai che si era data anche lo smalto alle unghie delle mani e dei piedi.
Arrivammo alla spiaggia, c’era tantissima gente, alcuni falò qua e là con gruppi di persone sedute davanti, un palco di legno con un tizio rasta che metteva musica reggae, credo che in quel momento ci fosse una canzone di Bob Marley. Sulla destra una specie di capannina dove servivano da bere…molto ben organizzata, non c’&egrave che dire. Girammo un pò in qua e là, poi ci sedemmo su delle sedie in plastica vicino a dove la gente ballava. C’era gente veramente di ogni età, sesso e razza, nel complesso un casino mostruoso, in verità cominciava a starmi antipatica quella festa.
Dopo un pò che ascoltavamo la musica, mia madre mi chiese se poteva andare a ballare un po’, io avrei dovuto aspettarla li e tenerle i sandali. “OK” risposi, lei si sfilò i sandali e me li consegnò, si aggiustò la cavigliera d’oro col ciondolino, mentre si avviava verso la folla di gente che stava ballando sulle note di quella musica che mi sembrava sempre uguale.
Rimasi li a fissare quella calca di gente, con i sandali di mia madre in mano, ogni tanto la vedevo tra la folla, mentre ballava e scambiava parole con altre persone, penso che stesse facendo amicizia, questo mi rincuorava perch&egrave in fondo avevamo fatto bene a venire a questa festa. Ogni tanto lei veniva da me, mi chiedeva se era tutto ok e se mi stessi divertendo, se avevo fatto amicizia eccetera, io per non rovinare il suo entusiasmo rispondevo sempre di si.
Ad un certo punto venne da me con un bicchiere in mano pieno di un cocktail che dall’odore dev’essere stato tuttaltro che analcolico, qualcuno le aveva anche donato una corona di fiori che portava sulla testa, caspita, ora si che sembrava una sessantottina! Scherzammo un pò su quell’affare che aveva in testa, poi mi disse di tenerle il bicchiere e tornò a ballare. Passò un altro quarto d’ora buono, io non ne potevo veramente più, per cui mi inoltrai nella folla in movimento illuminata dalla luna piena, la trovai, lei mi guardò con preoccupazione. Le dissi che sarei tornato al bungalow se non le dispiaceva in quanto avevo sonno ed ero stanco. Lei mi chiese se fossi capace di tronarci da solo, se ricordavo la strada, inoltre si raccomandò di non aprire a nessuno e di andare diritto a letto. Io annuìi a tutte le sue richieste, mi sorrise, mi diede un bacino sulla guancia e mi dette la buonanotte, il tutto un po’ urlando perch&egrave quella musica era molto alta e non si sentiva cosa si diceva.
Mi incamminai verso il bungalow, lasciando dietro di me quel casino infernale, mi sentii subito rincuorato. Camminai per circa 10 minuti quando mi accorsi di avere ancora i sandali di mia madre in mano. Cavolo, e adesso? Non avevo voglia di tornare indietro in quell’inferno ma al pensiero che mia madre rimanesse senza scarpe e probabilmente si sarebbe rovinata i suoi delicati piedini per tornare al bugalow mi sobbalzò il cuore: le volevo molto bene e mai avrei voluto che soffrisse per causa mia. Decisi di tornare indietro e mi accinsi a tornare alla spiaggia.
Arrivato li erano ormai passati 20 minuti da quando me ne ero andato, mia madre non era più tra la gente che ballava. Girellai un pochino, poi la vidi, in lontananza: era seduta ai bordi di uno dei numerosi falò con altre persone. Mi avvicinai e la sentii ridere, anche gli altri ridevano. Mi avvicinai a loro, stavano tutti fumando delle sigarette strane, che puzzavano come la muffa (crescendo poi, capii che erano canne ). Arrivato li osservai la situazione: oltre alla mamma, intorno al falò c’erano una coppia di stranieri, sui 50 anni, lei molto grassa, sembravano tedeschi, un tizio con un giacchetto di jeans tutto ingelatinato con la faccia piena di brufoli e 3 ragazzi di colore. Uno di questi era molto magro, aveva una gran cesta di capelli ricci e decine di anelli, sui 25 anni. Un altro più vecchio, penso sui 45 anni, con il sorriso sgradevole dai denti gialli tendenti al nero, storti e brutti. Il terzo era un rasta, con uno di quei cappellini colorati a righe sulla testa, vestito come uno straccione, gli orecchini e lo sguardo pungente, come se non aspettasse altro che il momento giusto in cui gli volti le spalle per fregarti. Nell’insieme erano 3 loschi individui, poco raccomandabili e sicuramente con problemi con la legge; bastava osservarli per capirlo.
Comunque ero li impalato davanti a loro e tutti mi stavano fissando con aria interrogativa. Mi rivolsi a mia madre dicendole che avevo i suoi sandali, lei mi sorrise e poi si mise a ridere ringraziandomi: era una reazione strana, non c’era niente da ridere, le avevo riportato i sandali perch&egrave mi preoccupavo per lei, tutto qua. Per quanto, quello che stava fumando, o era troppo forte, o non c’era abituata, o entrambi, fatto stava che non era in se al 100% e si vedeva. Scommetto che quella strana roba l’avevano portata quei neri, daltronde c’era da aspettarselo in questo tipo di feste…
Comunque, mentre spiegavo a mia madre il discorso dei sandali, quello rasta si alzò e si allontanò pacato. Salutai mia madre dicendole che l’avrei aspettata al bungalow. Lei mi disse di non stare sveglio e di dormire tranquillo, lei sarebbe tornata quanto prima. Mi incamminai verso il bungalow, attraversando la spiaggia rividi il nero rasta, stava portando 3 o 4 boccali di quel cocktail verso il falò, doveva essere stato a fare rifornimento alla capannina sulla spiaggia che fungeva da bar. Entrai nel bungalow, mi spogliai, mi misi la maglietta con la quale dormo abitualmente e andai a letto, ma non riuscivo a scordarmi lo strano comportamento della mamma, ero un po’ preoccupato, lo ammetto. Guardai il mio Casio: segnava le 22 e 26, di solito a casa dormo già da almeno mezzora. Ero stanco, e mi addormentai.
Fu però un sonno turbato e agitato, non dormivo bene, poi ad un certo punto mi svegliai completamente. Guardai verso il lettone matrimoniale, sicuro di vedere la mamma che dormiva, ma…non c’era. Accesi ancora la lucetta del mio Casio, segnava le 2 e 43, era tardissimo! Rimasi a rigirarmi nel letto incazzato e impaurito, ce l’avevo con la mamma, ma dove diavolo era? perch&egrave non tornava? cosa stava facendo? Basta, mi alzai deciso di andare a cercarla, magari le era successo qualcosa, o si era persa, o si era addormentata in spiaggia vicino al falò…
Mi vestii e tornai a passo molto veloce alla spiaggia. Ormai non c’era quasi più nessuno, solo lattine di birra vuote, i falò mezzi spenti, la musica molto bassa, qualche persona qua e là che fumava e le onde del mare che finalmente si facevano sentire di nuovo, senza il baccano di quella musica infernale. Girovagai in lungo e in largo per tutta l’area della festa, qualcuno mi vide e mi chiese se mi fossi perso, risposi di no e che era tutto ok, stavo per abbandonare la ricerca di mia madre quando incontrai i tedesconi che erano con lei al falò. Gli chiesi se sapessero dove fosse mia madre, rispose la signora in un italiano biascicato misto ad inglese, indicandomi la pineta, mi fece capire che era andata con i tizi che erano con loro, che alloggiavano in pineta da qualche parte. Li ringraziai e mi addentrai dentro la pineta che confinava con la spiaggia.
Era una grande pineta che divideva il mare dalla strada, in quell’occasione era colma di macchine, roulotte, tende, gente accampatasi li per la notte, quelli che erano venuti da fuori per la festa. Girai in mezzo a quei veicoli nel silenzio più completo. Dentro alla pineta il caldo era incredibile, era umido e appiccicoso, mi ritrovai completamente sudato nel giro di pochi minuti, forse anche perch&egrave stavo procedendo a passo molto veloce nell’ansia di ritrovare mia madre. Passai vicino ad ogni macchina dove vedevo che c’era gente che era sveglia o attività umana, controllai tutte le roulotte che avevano ancora la luce accesa o c’era gente in veranda a veglia, ma niente, senza risultato. Poi in lontananza vidi una lucetta molto debole, fioca. Andai in quella direzione, ormai avevo controllati dappertutto, il bosco si infittiva sempre di più, meno male che la luna piena faceva un pò di chiaro. Arrivai alla luce: veniva da un piccolo camper, molto vecchio, uno di quei rottami ricavati da un furgone, pieno di scritte fuori e disegni strani fatti con gli spray, era di color azzurro: un vero schifo. Ero a circa 2-3 metri dal camper, mi avvicinavo furtivo, non avrei voluto impaurire i suoi occupanti o destare sospetti, volevo solo controllare se la mia mamma era li. In quel momento sentii delle voci provenire da dentro e poi una risatina, era la voce di mamma!
Si, ne ero sicuro, mia madre era li dentro. Mi avvicinai ancora, ero ansioso di vedere e controllare che stava bene. Le uniche entrate possibili erano gli sportelli del conducente e del passeggero, e io non volevo aprirle, non era casa mia, per cui la curiosità mi spinse a guardare da uno dei 4 oblò laterali. C’era una lampadina attaccata al soffitto accesa, dentro era un macello di stracci, lattine, cicche, posaceneri, cuscini, coperte e altro. In tutto l’abitacolo interno un gran fumo e una gran puzza di canne. Poi spostai la visuale verso il dietro del furgone, non riuscivo a vedere bene perch&egrave quei maledetti oblò erano troppo alti, vidi un pezzetto di materasso, con delle coperte sopra che scendevano giù, sentivo parlare a bassa voce e non capivo dove fosse la gente all’interno. Guardai in basso, vidi il parafango della ruota posteriore, infilai un piede e l’appoggiai sopra alla ruota, mi tirai su e finalmente ebbi una visuale un po’ più completa.
Vidi 4 gambe nere magre e nude avvinghiate a 2 gambe femminili, bianche e morbide, riuscivo solo a vedere dalle cosce in giù: tutte e sei le gambe luccicavano di sudore, riconobbi i piedi di mia madre: piccoli, bianchi, morbidi, ben curati e con lo smalto blu, inoltre riconobbi la cavigliera dorata; quella era la mamma, non c’era dubbio, era sdraiata, intrigata, nuda con quei loschi neri della spiaggia…. Il cuore mia andava a mille, ero confuso, non ero preparato ad una scena del genere, rimasi imbambolato pe qualche secondo. Poi 2 gambe nere si districarono, era il tizio con la cesta di capelli enorme, si mise seduto sul letto, madido di sudore, completamente nudo, mi dava le spalle, si girò verso l’altro lato del furgone e si alzò. Ricordo che rimasi impressionato dal membro enorme che gli ciondolava tra le gambe, ricordava una proboscide di un elefante mentre veniva sbattuto da una gamba all’altra durante i passi.
Mia madre e l’altro rimasero nel letto ma cambiarono posizione, si misero di fianco, ora vedevo le natiche bianchissime di mia madre, nude. Stavano parlando, ma non capivo cosa dicessero, poi la mano nera di lui si appoggiò sul fianco di lei, le accarezzò il fianco e di seguito tutta la coscia per l’intera lunghezza, sempre mentre parlavano, poi risalì e trovò la natica sinistra, aprì di più la mano e la palpò, per diversi secondi.
Dopo qualche attimo fu mia madre a tirarsi su nel letto, aveva il viso sudato e i capelli appiccicati alle guance e alla fronte, quella pelle chiara in mezzo a tutto quel nero e quella sporcizia contrastava paurosamente, lei aveva un mezzo sorriso ebete, ma sempre bellissima; si vedeva che era sfinita, sfiancata, senza forze. Si tirò su e si avviò verso il davanti del camper, lasciando scoperto l’uomo che era sdraiato con lei: era ancora di fianco, molto magro e nerboruto, era quello rasta dallo sguardo cattivo che stava fissando il culo di mia madre mentre camminava dentro al camper, sorridente. Aveva un erezione a metà, anche lui dotato di un arnese spropositato, tendente vistosamente verso sinistra, con il glande viola e gonfio; il raffronto con quello di papà mi venne spontaneo: non c’&egrave nemmeno gara.
Sentii tirare lo sciacquone o qualcosa del genere, la mamma doveva essere stata in bagno. All’improvviso mi cedettero le mani e fui costretto a mollare la guarnizione dell’oblò alla quale mi ero tenuto per tutto il tempo, in equilibrio sulla ruota del camper. Mi accovacciai in terra, avevo il fiatone come se avessi fatto la maratona di New York, sentivo il cuore battere a 1000, mi sentivo le guance in fiamme: un misto tra stupore, gelosia, rabbia, paura, sdegno, vergogna, curiosità. Fu un turbinio di sensazioni e emozioni fortissime, mi passavo la mano tra i capelli e mi tenevo la fronte, pensavo di avere la febbre a 40. Dentro ancora delle voci, io avevo le gambe che tremavano. Rimasi li in quelle condizioni non so per quanto tempo, forse 10 minuti o un quarto d’ora, o forse per 2 ore, non saprei dirlo. L’istinto mi diceva di scappare via e tornare al bungalow, chiudermi dentro e non parlare più alla mamma, aspettare il babbo il martedi per raccontargli tutto, mi resi conto che avevo fatto un balzo di età di 5-6 anni, dovevo pensare come un grande, avevo visto cose che non avrei mai immaginato, tutti i miei tabù sul sesso spazzati via in pochi minuti, le curiosità, i discorsi sentiti dagli amici più grandi sulle donne, sullo scopare, tutte queste teorie astratte ora mi erano dolorosamente concrete. Realizzai che ero arrivato solo pochi minuti dopo che questi improvvisati amanti avevano fatto l’amore, come avrei reagito se li avessi colti sul fatto arrivando qualche minuto prima?
Riuscii non so come dopo un tempo indeterminato a riprendere coscienza, ero sudato e accaldato, le gambe avevano smesso di tremare, il cuore aveva rallentato. Ormai ero in gioco e volevo scoprire il più possibile. Rimontai ancora sulla ruota e guardai dentro all’oblò ma il materasso era vuoto, in quel lato del furgone non c’era più nessuno. Scesi allora e girai intorno al furgone cambiando lato, stavolta andai sull’oblò anteriore. Altra scena da infarto.
Davanti all’oblò c’era una specie di vecchia macchinetta per il caff&egrave che impallava la vista, comunque riuscii a vedere abbastanza distintamente cosa stava succedendo: c’era una poltrona da un lato del furgone, mia madre era seduta li, semi sdraiata con le mani sui braccioli, le sue gambe oscenamente spalancate. Davanti a lei il nero con i denti marci, di spalle, in ginocchio con la testa tra le sue cosce, le mani di lui sui fianchi di lei come per tenerla immobilizzata in quella posizione: sembrava dal movimento della testa che stesse leccando, e sicuramente era così. Mia madre apriva e socchiudeva la bocca, la testa reclinata all’indietro e gli occhi chiusi, l’espressione di una ricercata estasi, le sue mani stringevano quei braccioli di tela schifosa, le sue unghie smaltate luccicavano alla poca luce della lampadina al soffitto.
Ancora la sensazione di non avere più le gambe e una tremarella improvvisa, pensavo che stessi per cedere e cadere a terra. Poi uscì dal cesso o non so da dove quello con la cesta di capelli enorme, si fermò davanti a loro, guardò la scena qualche istante, passò dietro alla poltrona e si inchinò verso il viso di mia madre. Cominciò a pomiciare con lei, le sue mani nel frattempo raggiunsero i suoi prosperosi e bianchi popponi, stringevano, palpavano, spostavano di lato, su e giù, ne testavano la consistenza e infine titillavano i capezzoli. La scena durò qualche minuto, quello che la stava pomiciando da dietro mentre le palpava il seno raggiunse un erezione spaventosa: sembrava un cannellone di legno, un manganello per picchiare la gente. Era chiaro che ancora non avevano finito, forse si davano il turno essendo in tre, e ognuno voleva prendere il più possibile di quel corpo puro e candido che forse neanche nei loro sogni più bramosi avrebbero mai sperato di possedere. Che gran fortuna che avevano avuto, come suol dirsi: perle ai porci.
Di sicuro mia madre non era cosciente fino in fondo di quello che stava facendo, complici le canne e il cocktail (sangria forse?) alcolico al quale non &egrave abituata, o forse era solo volgia di trasgredire repressa, che &egrave esplosa quando ce ne &egrave stata l’occasione, o forse era stato il clima che le ricordava quel periodo così emozionante della sua vita, oppure, molto più banalmente, non aveva saputo resistere a 3 gran cazzoni neri che le avrebbero fatto provare sensazioni incredibili, il tutto nell’arco di una notte di cui nessuno avrebbe mai saputo nulla.
Poi il tipo che la stava leccando nell’interno delle coscie, si alzò, la schiena sudata luccicante e nerissima, le sue manoni nere afferrarono le gambe di mia madre, da sotto le ginocchia, le gambe le furono divaricate ancora di più, il tipo armeggiò qualche attimo con la testa china verso il pube di mamma, poi lo vidi inarcarsi, lentamente, verso di lei, la stava penetrando. La stava tenendo per le gambe e i suoi colpi erano sempre più ritmici, sempre più violenti, affondava tra quelle bianche gambe sempre più profondamente, fino a far muovere tutto il camper, la poltrona doveva toccare una delle pareti del camper perch&egrave si sentivano botte metalliche molto rumorose ad ogni pompata. Lei stava gemendo, mentre l’altro continuava a baciarla, a leccarle le labbra, il viso, il prosperoso seno…
Poi quello che la stava fottendo si inarcò un ultima volta emettendo un gemito cagnesco, rimanendo inarcato completamente verso la mamma, le natiche strette e le gambe intirizzite mentre spurgava tutto il suo orgasmo dentro di lei. Persi ancora le forze e dovetti lasciare la guarnizione di gomma che mi fungeva da appiglio, atterrai negli aghi di pino di quella umida e calda pineta, le mani mi facevano malissimo, non sentivo più le ginocchia e credo di essere stato molto vicino ad un crampo. Nel frattempo dentro, il silenzio, poi qualche parola detta sottovoce, poi ancora silenzio. Dopo circa 10 minuti di riposo e di sconvolgimento mentale ebbi ancora il coraggio di guardare dentro.
Ripresi la mia posizione e scrutai ancora dall’oblò del camper: stavolta la mamma era sdraiata supina sul materasso, il nero rasta con lo sguardo cattivo le era sopra, lei aveva la faccia sudata e colma di piacere, le sue mani stringevano il lenzuolo. Lui le era sopra e con movimenti ondulatori la penetrava da dietro, la sua faccia era indescrivibile: i denti stretti serrati, l’espressione di rabbia e foga, gli occhi luccicanti nella penombra, sembrava il diavolo in persona. I loro visi erano vicini, le gambe di lei strette tra quelle di lui, da dove ero io si vedevano le loro facce e le natiche nere che ondulavano avanti e indietro, avanti e indietro, avanti e indietro, le sue manacce nere che tastavano dappertutto, passando dalle cosce ai seni, dalle gambe alla bocca, dal viso ai fianchi, a momenti stringevano i capelli di lei e tiravano indietro, fino a farle strattonare la testa indietro, ma mia madre sembrava sempre di più in preda al piacere e al godimento più assoluto.
Decisi che avevo visto anche troppo, tornai al bungalow, mi infilai a letto, non mi addormentai subito, penso che passai almeno 2 ore a ripensare a quello che avevo visto. La mattina dopo mi svegliai col sole alto, guardai verso il letto di mamma: era li che dormiva profondamente, guardai il mio casio, segnava le 10 e 19. Aspettai qualche attimo poi andai in bagno, i vestii della mamma erano buttati per terra, come se si fosse spogliata velocemente. Frugai tra tutta quella roba, trovai le sue mutandine, le presi in mano, erano stranamente ruvide e inteccherite, le aprii, al suo interno qualcosa simile a colla secca ne aveva appiccicate le pareti interne, credo che molto probabilmente sia stato lo sperma ricolato giù dalla sua vagina mentre attraversava la pineta per tornare al bungalow.
La giornata passò normalmente, lei era naturale come sempre, il martedi arrivò papà e la vacanza proseguì, il tutto nella più completa normalità. menteblack@gmail.com

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