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Racconti erotici sull'Incesto

LISBONA

By 29 Ottobre 2018Dicembre 16th, 2019No Comments

LISBONA : L’occasione del congresso

Sono una ginecologa. Sto per partire. Devo andare ad un congresso di ginecologia. Resterò fuori una intera settimana. Il taxi che mi deve portare all’aeroporto è fuori che mi aspetta. Prima di uscire devo assolutamente fare una cosa. Vado in camera di mio figlio; lui non c’è. Mi avvicino al comodino, apro il cassetto e vi deposito un biglietto aereo ed una busta con dentro un foglio con su scritto una sola frase: – Ti amo. – Sollevo la gonna e mi sfilo le mutandine. Le annuso. Hanno il mio odore. Le piego e le deposito sotto al cuscino del suo letto. Dopo aver dato un ultimo sguardo alla stanza esco e chiudo la porta alle mie spalle. Sono all’aeroporto in attesa di imbarcarmi. Sto giocherellando con il telefono portatile. Inconsciamente apro l’APP della messaggistica imposto il nome di mio figlio e scrivo il messaggio.
“Quando torni a casa guarda nel cassetto del tuo comodino e guarda anche sotto al cuscino. Se sei d’accordo a proseguire il nostro discorso raggiungimi. Ciao. Un bacio ed un abbraccio.”
L’aereo parte. Dopo due ore di volo atterra all’aeroporto di Lisbona. Con il taxi raggiungo l’albergo dove alloggerò per il periodo del congresso. Ho anche prenotato una stanza a nome di mio figlio ed ho fatto in modo che gli venga assegnata una camera contigua alla mia e che sia anche comunicante. Prendo possesso della mia camera e la prima cosa che faccio è quella di aprire la porta che mette in comunicazione la mia stanza con quella di mio figlio. Non mi resta che aspettare. Sarà una lunga attesa. Mi faccio una doccia; poi vado a registrare la mia presenza al centro congressi. Con sommo piacere consto che fra i partecipanti non c’è nessuno che io conosco e che mi conosca. Meglio così. Sarebbe imbarazzante spiegare il perché mi sono portata dietro mio figlio. Dopo essermi registrata faccio un giro per la città che già conosco. Già ci sono stata come turista e più di una volta. È una città che mi piace. Intanto la mia mente non smette di fantasticare. Mi vedo passeggiare per le strade di Lisbona insieme a mio figlio con la sua mano che stringe la mia. I nostri volti sono sorridenti. Sembriamo una coppia in viaggio di piacere. L’aria comincia a rinfrescarsi. Faccio ritorno in albergo. Ceno e mi ritiro in camera. Sono le ventidue. Mi spoglio restando nuda; indosso una lunga camicia da notte e vado a stendermi sul letto; do libero sfogo ai miei pensieri. Quello che ho fatto prima di partire non è che un passo verso l’appagamento di un perverso desiderio ed al tempo stesso un passo verso la perdizione. Sono anni che il pensiero di giacere nello stesso letto con mio figlio mi ossessiona. L’occasione si è presentata con questo congresso. Lontana dalle mura domestiche, da mio marito: il padre del mio sogno e dalla ingombrante presenza di mia suocera, forse riuscirò a realizzare il mio desiderio. Lui verrà, ne sono sicura. Lui mi vuole; è innamorato di me. Lo so; sono anni che ho capito che brama giacere fra le mie cosce e depositare il suo falcone nel mio caldo nido. Spesso, ovvero tutti i giorni, mi gironzola intorno lanciando libidinosi sguardi alla mia persona. Quando mi sono accorta dei suoi malcelati e osceni pensieri avevo deciso di parlarne con suo padre. Non l’ho fatto per paura di scatenare una tempesta che non avrebbe portato a niente se non a rendere invivibile la vita in famiglia. Ho deciso di tacere. È stato il mio fatale errore. Con il trascorrere dei mesi ho cominciato a guardarlo con occhi di donna fino al punto di innamorarmi di mio figlio; ho cominciato a lanciargli segnali di gradimento alla sua non proprio discreta corte. Per incoraggiarlo, quando siamo a casa ed in assenza dei due: mio marito e mia suocera, assumo un comportamento lascivo e provocatorio. Spesso gli parlo usando frasi e parole a doppio senso. Ho preso addirittura l’abitudine di non chiudere più nemmeno la porta della stanza del bagno dandogli così modo di vedere il mio corpo vestito dalla mia sola bianca pelle. Ciononostante non si sbilancia. So che si masturba pensando a me. Nei suoi occhi leggo il desiderio ma il fatto di essere sua madre lo frena. Ha timore. Decido di prendere l’iniziativa. Un giorno, è domenica, suo padre è andato a vedere la partita di calcio e mia suocera è andata a trovare la sorella. Mio figlio resta in casa. Stiamo seduti entrambi sul divano a guardare la televisione. Mi sposto verso di lui. Appoggio il mio seno contro il suo braccio. Lui si gira verso di me e punta il suo sguardo nell’ampia scollatura della mia maglietta. Sono senza reggiseno e si notano i capezzoli che spingono contro la stoffa della maglietta. Vedo il suo viso arrossire. Poi i suoi occhi incontrano i miei occhi. Ci parliamo senza pronunciare parole. Lo abbraccio; mi abbraccia. Avvicino la mia testa alla sua e poggio le mie labbra sulla sua bocca. La mia lingua guizza verso l’esterno e con la punta vado a picchiettare le sue labbra che prontamente dischiude lasciando che la mia lingua entri nella sua bocca dove incontro la sua che prende a mulinare con la mia. Lo bacio come una donna bacia il suo uomo. Frullo la mia lingua nella sua bocca e dal come risponde capisco che gli piace. Ce l’ho fatta. Sento il piacere riempirmi il ventre. Sono tutta un lago. I miei umori tracimano dalla mia figa e mi bagno le mutandine. Il prossimo passo sarà decisivo. Abbiamo circa due ore a nostra disposizione prima che mio marito faccia ritorno. In due ore si può conquistare il mondo. Smetto di baciarlo. Per un attimo ho creduto che la barriera che ci separa è caduta. Allunga le mani sulle mie tette e le stringe. So che gli piacciono.
“Le vuoi vedere?”
Fissa i suoi occhi nei miei, mi guarda; veloce si alza ed esce dal salone. Va a chiudersi nella sua camera. Cosa ho fatto per farlo scappare? Eppure ha risposto positivamente al mio bacio. La giornata trascorre senza altri avvenimenti. Io resto seduta sul divano a rimuginare su quanto è accaduto. Mio marito rientra e pure mia suocera. È sera. Mia suocera propone di andare a cenare al ristorante. Acconsento. Mio marito chiama il figlio e tutti andiamo alla pizzeria che non dista molto dalla nostra abitazione. Ci arriviamo a piedi. Ci sediamo. Sto fra mio marito e mio figlio; mia suocera mi è di fronte. In attesa del cameriere un perverso pensiero mi balena nella mente. Gioco d’azzardo. Allungo il braccio sotto al tavolo e vado a posare la mia mano sulla coscia di mio figlio. lo sento irrigidirsi, ma non si sposta. Gli accarezzo la coscia e faccio salire la mano verso il suo inguine. Raggiungo la sua patta e sento la durezza del suo cazzo. Smetto di carezzarlo ed artiglio il suo sparviero. Lui mugola ed arrossisce. Lo tengo stretto fino all’arrivò del cameriere. Ordiniamo e consumiamo avendo cura di non tralasciare di portare la mia mano sul suo pacco e continuare a massaggiargli il cazzo. Lo sto masturbando. Emette un gemito. Lo guardo negli occhi. Sta venendo. Poverino. Ha scaricato la sua forza nelle sue mutande. Mi dispiace, ma dovevo farlo. È un ulteriore segnale che può osare. Lui si alza e corre nella toilette della pizzeria. Guardo mio marito e mia suocera. Non si sono accorti di nulla. Meglio così. Al ritorno, nel mentre mio marito e mia suocera camminano davanti, mi avvicino a mio figlio e gli metto una mano sul braccio. Per un attimo si ferma poi riprende a camminare. Non resisto. Devo sapere.
“Ti è piaciuto? Quello che ti ho fatto qui potevo fartelo a casa se non scappavi. Eravamo più liberi e la cosa sarebbe stata più bella.”
Mi guarda.
“Certo che mi è piaciuto. Perché l’hai fatto?”
“Oh, bella! Perché mi andava di farlo e perché sono innamorata di te.”
“Ma sono tuo figlio!”
“Ed io sono tua madre. E allora? Qual è il problema?”
“Ti rendi conto che se non scappavo ci sarebbe stato un prosieguo.”
“È quello che ho sperato accadesse.”
“Vuoi fornicare con me? Sono tuo figlio? Sarebbe incesto?”
“Non usare paroloni. Io ti amo e so che anche tu mi ami. Si, è vero! Sei mio figlio ma siamo anche un uomo ed una donna che si sentono attratti l’uno verso l’altra. Non ci vedo niente di strano se noi due ci incontriamo in un caldo e comodo letto.”
“Tu sei uscita di senno.”
“Sì, sono impazzita e tu sei la cura che mi salverà.”
“E con mio padre come la metti?”
“Ci penserò.”
In quella la voce di mio marito si fa sentire.
“Voi due là dietro vi affrettate? Cosa avete da dirvi di tanto importante da farvi rallentare. Su, sbrigatevi. Il resto ve lo direte a casa.”
Non ci diciamo più niente; arriviamo a casa ed ognuno si ritira nella propria stanza Non ho più occasione di restare sola con mio figlio. Sua nonna è sempre presente e se non c’è lei c’è suo figlio: mio marito. Questo dura fino al giorno in cui mi viene recapitato l’invito di partecipazione ad un congresso di ginecologia a Lisbona. È l’occasione che aspetto.

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Lisbona 2 : La speranza viene premiata

Sono a letto; nonostante sia stanca il sonno tarda a venire. La mia mente è continuamente colpita da lampi di flash in cui mi vedo nuda fra le braccia di mio figlio. Chissà se ha letto il mio messaggio? Sono certa che lo ha fatto e sono anche certa che quanto prima mi raggiungerà. Non può essere diversamente. Io sono la donna dei suoi sogni. Sono il suo ideale. Siamo lontani da casa e dalla presenza del padre. Questa è per lui l’occasione propizia per giacere fra le mie cosce. Forte di questa convinzione mi lascio andare ed il sonno sopraggiunge. È notte fonda allorché un raggio di luce irradia il mio letto; mi giro verso la fonte della luce e vedo che essa proviene dalla stanza riservata a mio figlio; il mio cuore batte all’impazzata. È qui. È venuto. Ha letto il mio invito e si è precipitato. Ha preso l’ultimo volo. Lo vedo. La sua figura si staglia nel vano della porta che divide le nostre camere. Riesco a capire che è nudo. Finalmente. Un pò di sceneggiata non mi danneggerà. Fingo di non averlo visto. Mi giro sul lato opposto, tiro su le gambe contro il mio petto assumendo così una posizione fetale, nel posizionarmi ho anche fatto scorrere la camicia da notte fin sulla pancia in modo da offrirgli in visione il mio bianco nudo culo. Lo sento avvicinarsi al letto; un minuto dopo sento il suo corpo aderire al mio ed il suo dardo posizionarsi fra le mie chiappe. Sento la sua voce.
“Stai dormendo?”
“Come posso dormire se tu occupi la mia mente? Sei il mio incubo, la mia ossessione. Cosa ti ha fatto decidere a raggiungermi? Ti stavo aspettando. Sapevo che saresti venuto. Ora sei qui. Voglio sperare che sei venuto per me. Mi devi dire anche perché quel giorno sei scappato.”
Un suo braccio si insinua fra il mio corpo ed il materasso. Mi abbraccia. Le sue mani sono entrate sotto la camicia da notte e mi hanno artigliato le zizze. Il suo cazzo è fra le mie chiappe ed il glande preme contro la mia passera. Miagolo.
“E per chi altri sarei dovuto venire? Io ti amo. Tu devi essere la mia donna. Quel giorno sono scappato perché ho avuto paura di quello che avremmo fatto. Lascia tuo marito e restiamo qui, in questa città. Ci rifaremo una vita solo nostra.”
“Anch’io ti amo. Se l’avessimo fatto, ora non saremmo qui. Ci avremmo parlato e ci avremmo confessato il nostro reciproco desiderio. Mi auguro che tu mi abbia raggiunta per fornicare con me nonostante sia tua madre. Mi piacerebbe molto restare a Lisbona. Lascerei tuo padre per vivere con te come moglie, ma non voglio vederlo soffrire.”
“Mamma sono venuto perché questo è il posto ideale per realizzare il mio più grande desiderio. Sono qui per possederti. Metterò il mio sparviero nel tuo nido senza preoccuparmi di essere scoperto nel mentre sto chiavando mia madre. In questo paese i rapporti fra consanguinei non sono perseguiti. Qui saremo amanti alla luce del sole. In quanto a mio padre se tu lo lasci lui non ne soffrirà “
“Ecco la ragione per cui amo questo paese. Cavalcherò mio figlio e nessuno avrà da dire niente. Qui saremmo marito e moglie. In quanto a tuo padre come fai a dire che non soffrirà?”
“Lo so. Mio padre è da prima che tu lo sposassi, che frequenta una donna di cui credo sia fortemente innamorato.”
“Non può essere. Se così fosse l’avrei capito. È sempre stato con me. Non si è mai assentato.”
“Appunto. Non aveva e non ha bisogno di assentarsi e nemmeno di fare delle scappatelle. Lui l’amante l’ha in casa. Mamma la donna di cui ti sto parlando è tua suocera. Mio padre e sua madre sono amanti. Io li ho visti mentre fornicavano. Tua suocera è una gran bella donna e credo che sia stata lei a sedurre suo figlio. In questo siete uguali. Ti dico di più. Loro hanno anche dei figli. Una femmina di 20 anni ed un maschio della mia stessa età. Io ho una sorellastra ed un fratellastro. Tua suocera oltre ad essere madre dei figli di suo figlio è anche la loro nonna perche il padre dei due è il suo stesso figlio. La femmina è nata prima che mio padre ti conoscesse. Il maschio invece è nato un giorno prima che nascessi io. Lo so perché ho ascoltato un loro discorso. Se ho ben capito mio fratello lo hanno concepito la notte prima del tuo matrimonio con mio padre. Dicevano che avevano festeggiato l’addio al celibato di tuo marito. La nonna diceva che era stata una grande notte; che il figlio l’aveva sbattuta con irruenza ma che l’aveva amata come non mai.”
“Che tua nonna avesse una figlia prima che io convolassi a nozze con suo figlio lo sapevo; come pure sapevo che era incinta un mese dopo le mie nozze. Me lo confidò lei. Non mi disse chi era il padre. Pensai ad un scopata occasionale. Ora che ci penso disse che i futuri nascituri: tu e suo figlio, avreste potuto considerarvi gemelli. Non diedi importanza alla cosa. Ero felice del mio stato. Nel mio ventre stavi crescendo tu. Sei sicuro di quello che stai affermando? Tuo padre si chiava la madre: è vero?”
Che mio marito si scopa la madre è per me un fatto positivo. Giocherà a mio favore quando deciderò di metterlo al corrente della relazione che ho con suo figlio. Quello che mi fa rabbia è che ha impregnato sua madre per ben due volte mentre a me ha sempre negato di farmi diventare ulteriormente madre. La vendetta è a portata di mano e mio figlio ne sarà lo strumento.

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Lisbona 3 – Sostituisce il padre

“Amore di mamma, ti andrebbe di fare un figlio con me? Mi metteresti incinta?”
Sento le sue mani stringere le mie gemelle ed il suo cazzo spingere contro la mia micina.
“Mamma ti confesso che da quando ho scoperto che mio padre aveva impregnato sua madre ho sempre pensato che anch’io potevo ingravidare mia madre. Veramente vuoi che io ti metta incinta?”
“Se lo voglio? Certamente. Dovrai arare la mia terra con il tuo vomere e riempirla di fertilizzante. Mi dovrai fecondare non una, ma più volte. Questo è il prezzo che dovrai pagare se vuoi che io sia tua moglie. Ci stai?”
La sua risposta non la sento; avverto, però, la spinta che il suo cazzo esercita contro la mia passera. Per favorirlo sollevo una coscia e lui entra. Stento a crederci. Mio figlio è dentro di me. Il suo cazzo è nel mio ventre. Mi sta scopando. Il sogno di una vita si sta realizzando. Mia suocera ha sedotto suo figlio ed io mi sto facendo chiavare da mio figlio. L’ho imitata. La partita per il momento finisce 1 più due figli per lei ed 1 più un figlio per me.
“Dai amore mio, datti da fare che mamma tua ha bisogno che tu la sollazzi. Sbattimi. Spaccami l’utero. Pisciami nella pancia tutta la tua forza. Inseminami. Mettimi incinta. Fammi diventare la tua scrofa.”
Lui si muove. Ritrae il bacino, sento il suo cazzo uscire e prima che esca del tutto lo affonda nuovamente nella mia pancia. Il suo glande urta contro il mio utero.
“Siiii; bravo! Continua così. Sapessi quante volte ho sognato questo momento. Dai, spingi; mettici più forza. spaccami in due. Ti amo, ti amo.”
Per tutta la notte usa la mia passera come fosse una scodella all’interno della quale fa frullare il suo cazzo. Più e più volte scarica nel mio ventre tutta la sua forza facendo diventare la mia vagina un lago dove vi sguazzano miliardi di spermatozoi che fanno a gara per impossessarsi del mio utero. Il mattino ci coglie distesi l’una sull’altro nella posizione a “smorza candela”. Sono io che lo cavalco. La mia libidine non conosce tregua. Lui ha le mani sulle mie zizze e me le sta strizzando.
“Mamma hai delle tette fantastiche. Peccato che non hai latte. Mi sarebbe piaciuto succhiarti le zizze e ubriacarmi del tuo latte.”
“Amore di mamma anche a me piacerebbe allattarti, ma non dispero di poterlo fare. Dipende dal come arerai il mio giardino. Riempi il mio ventre col tuo seme. Fecondami e ti faro bere quanto latte vuoi.”
Il congresso finì e tornammo a casa. Dopo essere sta fra le braccia di mio figlio per ben 6 notti nelle quali il mio stallone mi frullò nel ventre il suo poderoso bastone scaricando nella mia pancia innumerevoli bordate di denso e caldo sperma decisi che non avrei adottato sotterfugi con mio marito. È appena trascorsa una settimana e i miei incontri con mio figlio si sono svolti in rapide sveltine e questo non mi soddisfaceva. Ho bisogno di più tempo da trascorrere con lui. Arriva la domenica; siamo tutti e quattro nel salone. Prendo il toro per le corna. Attiro l’attenzione di mio marito e gli confesso il mio amore per mio figlio; la mia è una piena confessione alla fine della quale mi sento più leggera. Guardo mio figlio e vedo che è imbiancato come fosse una statua di marmo di Carrara. Poi sento un sospiro di sollievo. È mia suocera. Anche mio marito, dopo un momento di sbandamento, si rilassa.
“Nostro figlio è il tuo amante? Aveva ragione mia madre. Quando siete tornati da Lisbona ha letto negli occhi tuoi e di tuo figlio la bramosia che vi rodeva. Mi disse che qualcosa era accaduto fra voi due. Gli chiesi cosa intendesse. Lei mi rispose che era certa che tu e nostro figlio fornicavate. Non ho voluto crederci anche se l’ho sperato. Si, l’ho sperato perché finalmente potevo liberarmi di un peso. Sappi che anch’io sono l’amante di mia madre e sono anche il padre di due suoi figli.”
“Lo so. Tuo figlio mi ha informata. Ti faccio una proposta.”
“Spara!”
“Tu ti trasferisci nella camera di tua madre e nostro figlio si trasferisce nella nostra stanza. Tua madre diventerà tua moglie e mio figlio diventerà mio marito. Ci stai?”
Guardai mia suocera che guardava suo figlio con occhi imploranti. Mio marito accettò la mia proposta con entusiasmo. Mia suocera gli si proiettò contro e gli infilò la lingua in bocca. Quel giorno capii che non mi aveva mai amato. Che il nostro matrimonio è stato la scusa per nascondere il suo perverso rapporto con la madre.
“C’è un problema. Accetteresti che anche i figli miei e di mia madre vengano a vivere con noi?”
“Sanno che il loro papà è figlio della loro madre?”
“Sì. Lo hanno sempre saputo.”
“Spazio ne abbiamo in abbondanza; falli venire.”
Figli miei concepiti con mio figlio non ne vennero; il perché non l’ho mai saputo e ne mi interessava. L’unico motivo che mi interessava era ed è ancora quello di farmi sbattere da mio figlio. Lo amo come non ho mai amato e ne mi stancherò di amarlo. Mi auguro che anche lui senta per me lo stesso amore che nutro per lui. Ho solo paura degli anni. Ho paura che col passare degli anni il mio corpo avvizzisca e lui non mi vorrà più. Un timore che anno dopo anno si va indebolendosi sempre di più. Oggi festeggio il mio 65° compleanno e mio figlio giace, con me, nel nostro letto ed ha il suo sparviero alloggiato nel mio nido. Mi sta chiavando e lo fa con lo stesso ardore della prima volta. Lisbona è una bella e meravigliosa città..

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